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Autore: ChrisAndreini    05/04/2019    3 recensioni
[Marichat-Spoiler seconda stagione]
Dopo un akuma particolarmente difficile e una giornata davvero stancante, Marinette riflette sulla sua vita amorosa sul balcone di casa sua. Una visita inaspettata metterà in dubbio molte cose che credeva di conoscere su sé stessa e la sua cotta.
#-Alla fine è solo un modello assoggettato al padre. Cosa ci trovi in lui?-
#-È un ragazzo gentilissimo, sempre pronto ad aiutare gli altri. Si impegna molto in quello che fa ed è sempre disponibile. E…- si interruppe, chiedendosi esattamente cosa altro gli piacesse di Adrien. Fu sorpresa nel notare che non conosceva la sua cotta bene come pensava, oltre i suoi doveri e i suoi hobby.
#-Tu, invece? Cosa ci trovi in Ladybug?-
Da questo incontro partirà una serie di eventi che scombussoleranno e scambieranno i mondi dei due supereroi parigini.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Luka Couffaine, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Papillon
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Under the bright stars

Capitolo 11

 

-…la sdraio- 

Due parole.

Due semplici parole, che ad un orecchio comune potevano significare di difficile comprensione, o di poca importanza, furono abbastanza per gettare Chat Noir nel caos più totale.

In poco meno di venti secondi, in cui rimase a fissare la supereroina davanti a lui che non era ancora del tutto certo potesse essere Ladybug, tutti i pezzi del puzzle si unirono nella sua mente, uno dopo l’altro, rendendogliela molto più limpida, lasciandolo però sopraffatto dalle informazioni.

La sdraio… era il suo collegamento massimo con Marinette, quando lui gliel’aveva rotta e poi riportata. La teneva in camera sua. Se Ladyplume l’aveva citata potevano esserci varie spiegazioni.

Forse aveva visto lui e Marinette parlare quella notte sul balcone, forse aveva visto la sdraio in camera sua e aveva fatto due più due capendo che lui era Adrien, ma in entrambi i casi, perché citarla doveva essere motivo di rassicurarlo sulla sorte della sua cotta?

Alla fine, c’era una sola opzione possibile.

L’unica a conoscenza dello scambio di sdraio era Marinette.

Quindi Ladybug era Marinette.

Marinette era Ladybug.

E ora Ladyplume.

Per tutto quel tempo aveva avuto una cotta per Ladybug, e quando l’aveva dimenticata si era preso una cotta per la ragazza dietro la maschera di Ladybug.

Aveva flirtato con la sua compagna di classe per mesi.

Era stata Marinette a baciarlo quando Kim era stato akumizzato, quel bacio che aveva scordato.

E aveva baciato Ladybug poche settimane prima.

Erano stati in un quadrilatero amoroso tra due persone, senza rendersene conto.

Per un secondo, Chat Noir si sentì il ragazzo più fortunato della terra.

Le due ragazze per cui provava qualcosa erano la stessa persona, e sicuramente questa stessa persona provava qualcosa per lui quindi il suo sogno di vivere su un’isola, avere tre figli, un gatto e un criceto sembrava decisamente realizzabile.

Poi, tornò alla realtà, alla situazione che stava vivendo in quel momento, a Papillon che aveva usato la sua conoscenza per imbrogliarlo e fargli cedere il miraculous, e la sua rabbia verso il supercattivo aumentò in modo esponenziale.

E Papillon sembrò accorgersene, perché si mise sulla difensiva, e iniziò a  cercare una nuova strategia.

-Allora, principessa…- Chat Noir lanciò a Ladyplume un’occhiata complice, tornando concentrato e molto più deciso a sconfiggere il supercattivo, senza più distrazioni -… qual è il piano?- 

Ladyplume tirò un sospiro di sollievo, e si mise pronta all’attacco a sua volta.

-Recuperare il miraculous della coccinella e allontanarci in tutta fretta in modo da elaborare una strategia. Abbiamo un vantaggio su di lui, voglio sfruttarlo al meglio, e al meglio significa “non adesso”- gli riferì, guadagnandosi un’occhiata confusa da parte del collega.

-Però se nel recuperare il tuo miraculous riusciamo a rubare anche il suo…- provò ad obiettare, ma Ladyplume scosse la testa.

-Per ora concentriamoci sul mio Miraculous. Fidati di me- gli lanciò uno sguardo intenso, e sebbene Chat Noir non fosse del tutto certo del piano di scappare via quando Papillon era alla loro portata, decise di fidarsi. La ragazza accanto a lui, dopotutto, non solo era una supereroina che era riuscita a sconfiggere decine di akuma, ma anche la rappresentante di classe migliore del mondo e l’amica più affidabile che avesse.

-Va bene, lo sai che ti seguirei in capo al mondo, insettina, o forse dovrei dire uccellino?- per la prima volta da settimane, nonostante la situazione decisamente poco adatta, flirtò nuovamente con la sua collega supereroina, che arrossì, e lo spinse giocosamente, imbarazzata ma sicuramente felice.

-Non è questo il momento, micetto! Abbiamo un supercattivo da affrontare- lo spronò.

Per la prima volta Papillon sembrò veramente in difficoltà, e si mise in posizione di difesa, indietreggiando di qualche passo.

-Dobbiamo circondarlo- Ladyplume incoraggiò il collega, che non perse tempo e con un balzo si mise alle spalle del supercattivo. Solitamente la loro strategia comprendeva lui che si buttava nella mischia mentre Ladybug elaborava un piano e alla fine di tutto salvava la situazione, perciò ricominciò ad attaccare Papillon, convinto finalmente di avere una possibilità, con la sua Lady accanto a lui.

Ladyplume cominciò ad attaccarlo a sua volta, cercando di disarmarlo, e con la situazione a loro vantaggio Chat Noir era convinto che avrebbero recuperato il Miraculous in pochi minuti.

Papillon cercava di difendere entrambi i lati con la spada e il fodero, ma il susseguirsi sempre più rapido dei colpi iniziò davvero a metterlo alle strette, bloccato in un angolo con poche possibilità di fuga.

Ma proprio quando finalmente la battaglia sembrava vinta, un nemico inaspettato arrivò alle spalle di Ladyplume.

Chat Noir notò un movimento sospetto, e con riflessi degni di, appunto, un supereroe, deviò il colpo prima che arrivasse alla sua Lady.

Ladyplume se ne accorse, e si scansò per evitare il colpo successivo, lasciando perdere per un attimo Papillon, che riuscì a scappare dall’attacco congiunto dei due supereroi e ad allontanarsi dalla battaglia. 

-Io prendo Papillon, tu pensa alla volpe- lo incoraggiò Ladyplume, cercando di raggiungere il supercattivo ma venendo attaccata dalla Volpina di turno, che sembrava volersi concentrare principalmente su di lei, forse proprio per distoglierla da Papillon e permettere al cattivo di prendere con più semplicità il Miraculous di Chat Noir?

Beh, Chat Noir non gli avrebbe reso il compito facile, poco ma sicuro. Poteva battere senza problemi Papillon, soprattutto ora che sapeva per certo che Marinette era al sicuro.

-Vado io dalla farfallina, My Lady- la rassicurò quindi, correndo da Papillon per bloccargli ogni via di fuga. 

Papillon però non sembrava volersi ritirare, così come non si sarebbero ritirati Chat Noir e Ladyplume.

La sorte di Parigi si sarebbe decisa quella notte.

E avrebbe visto i due supereroi trionfare.

Chat Noir non era mai stato così determinato in vita sua.

Purtroppo lo stesso si poteva dire per i due rivali.

Con la battaglia che vedeva i partecipanti in egual numero, la differenza di esperienza iniziava a farsi sentire. Dopotutto erano due adolescenti contro due adulti, e la potenza superiore di Chat Noir non era abbastanza per equilibrare quella fisica dei due avversari.

Inoltre Ladyplume non era molto abituata ai nuovi poteri, e sembrava stancarsi molto più facilmente.

Parando, attaccando, schivando e tenendo fuori portata il miraculous combattendo solo con la sinistra, Chat Noir non riuscì a controllare bene le condizioni della sua partner, ma aspettava istruzioni, come sempre.

Istruzioni che alla fine vennero, e lo confusero parecchio.

-Chat Noir, colpisci Papillon con il Gataclisma- gli ordinò lei, cogliendolo talmente tanto alla sprovvista che Papillon riuscì a sbalzarlo da un lato con il fodero della spada, allontanandolo di parecchi metri.

-My Lady, cosa…?- chiese, rimettendosi in piedi e in posizione di difesa, ma con l’attenzione tutta rivolta verso la collega. C’era qualcosa di strano e sbagliato nel suo ordine, e non era solo l’ordine in sé.

Anche Papillon e la volpe guardavano verso di lei, e sembravano davvero spaventati dalla richiesta che aveva fatto al collega.

-È l’unico modo. Fallo e basta- il tono della supereroina non ammetteva repliche, ma Chat Noir esitò, abbastanza da permettere a Papillon di indietreggiare, ma non troppo da permettergli di scappare.

Guardò Ladyplume chiedendole spiegazioni, senza credere che potesse davvero chiedergli di fare una cosa del genere, e fu felice di averlo fatto perché gli occhi della ragazza indicarono la sua avversaria, in particolare la sua collana, che non sembrava essere un timer, segno che era arrivata così tardi perché si era ricaricata.

E quindi doveva scaricarsi.

E quindi doveva avere un motivo per creare qualche illusione.

Capendo il piano della sua partner, Chat Noir stette al gioco, e annuì, con convinzione.

-La mia Lady ha parlato- alzò le spalle, per poi sollevare la mano.

-Gataclisma- cambiò il nome abbastanza da non attivare il potere ma da fingere di averlo fatto, e corse verso Papillon, che indietreggiò, per la prima volta decisamente spaventato.

E la Volpina di turno sembrava più spaventata di lui, perché lasciò del tutto perdere Ladyplume per precipitarsi verso il suo capo, anche se non sarebbe di certo arrivata in tempo.

-Mirage!- la sentì urlare, disperata, prima che centinaia di copie di Papillon coprissero la Torre Eiffel.

-Red Renard…- tutti i Papillon si girarono sorpresi verso la volpe, dandole anche un nome, e Chat Noir iniziò a cancellare i cloni, deciso a trovare quello vero. Dopotutto non poteva permettergli di scappare, visto che aveva il Miraculous della coccinella.

Ma quando toccò qualcosa di solido non fu un Papillon, ma Red Renard, che si era posta a difesa del suo capo pronta a morire pur di non vederlo fallire.

Chat Noir fu ammirato e allo stesso tempo preoccupato per un tale spirito di sacrificio, soprattutto indirizzato verso un criminale di quel genere. 

Avrebbe voluto aiutarla, e consigliarle un qualche psicologo con cui parlare di questo basso istinto di conservazione, ma non era quello il luogo né il momento di farlo.

E poi era un pensiero piuttosto ipocrita, effettivamente, dato che lui non avrebbe esitato un secondo a fare lo stesso con Ladybug (o Marinette che dir si volesse), e a buttarsi verso la morte se solo lei glielo avesse chiesto, cosa che aveva fatto, una volta.

In ogni caso Red Renard si riprese in fretta dal colpo, più sorpresa che sollevata, e Chat Noir si affrettò ad allontanare la mano prima che lei potesse approfittarne per rubargli l’anello.

-Ops, vedo che il gatto è uscito dal sacco. Ma insomma, che razza di supereroe sarei se distruggessi un essere umano, per quanto odioso e crudele?- con il solito tono irritante, Chat Noir si allontanò leggermente, e Red Renard sbiancò, e si voltò verso uno dei suoi capi, quello vero probabilmente, con sguardo mortificato.

Papillon strinse i denti, irritato, ma anche piuttosto sollevato, per certi versi, anche se era difficile da definire, nonostante l’espressione fosse sul volto di una ventina di copie diverse.

Copie che sparirono in fretta quando Ladyplume, capita l’ubicazione del vero Papillon, tirò il suo ventaglio come un frisbee cancellandole tutte quante, ad eccezione dell’originale, per poi affiancare il collega, soddisfatta.

-Hai cinque minuti Red Renard- la informò, indicando la collana, che iniziava già a scaricarsi.

Red Renard non si voleva dare per vinta, e si mise in posizione, pronta ad attaccare nuovamente, ma Papillon la fermò.

-Va a ricaricare il tuo kwami. Ce la posso fare anche da solo- la incoraggiò. Red Renard si voltò verso di lui, sorpresa.

-Ma signore…- provò ad obiettare, e per un attimo a Chat Noir quello scambio sembrò quasi familiare, come una strana e lontana sensazione di deja-vu.

-Ce la posso fare, vai a ricaricare il tuo kwami e controlla… hai capito- le ordinò, con tono freddo e sguardo duro e concentrato.

-Signore, andiamo via. Siamo in vantaggio, possiamo ritornare…- cercò di convincerlo lei, provando a trascinarlo via, ma trovando in lui una certa resistenza. Quella frase insinuò il primo tarlo nella mente di Chat Noir, che iniziò a riflettere un po’ meglio sulla situazione, ora che aveva un attimo per pensarci.

-No. Oggi è l’ultima battaglia. Qualsiasi cosa succeda, finirà oggi. E vincerò- la interruppe lui, scansandola. 

Chat Noir e Ladyplume condividevano ogni parola, ma sarebbero stati loro a vincere, ne erano entrambi sicuri. E non avrebbero permesso a Papillon si uscire dai giochi con il Miraculous della coccinella.

Red Renard abbassò lo sguardo, e con un balzo salì sul punto più alto della Torre Eiffel.

-Torno presto- gli promise, scappando via.

Con la volpe finalmente fuori dai giochi, erano di nuovo in vantaggio, anche se Ladyplume, per quanto forte, sembrava abbastanza provata dal combattimento.

Ma Chat Noir era ottimista che sarebbe finito presto, anche se mano a mano che la fine si avvicinava, nuovi dubbi iniziarono a riempirgli la mente ormai non concentrata al 100% sul combattimento, dato che li vedeva in vantaggio.

Papillon non conosceva la sua identità, ma quella di Ladyplume sì, ed era un enorme problema, se lo lasciavano andare prendendo solo il miraculous della coccinella, come la sua collega aveva intenzione di fare.

Papillon non sembrava disposto ad arrendersi, questo ormai era stabilito. L’aveva già rapita una volta, e Chat Noir non sapeva se lei aveva scoperto qualcosa sulla sua identità.

Se solo avesse saputo… probabilmente le cose sarebbero state più semplici. Era l’unico modo per essere davvero in vantaggio.

Ma d’altro canto… lui si fidava della sua Lady, con e senza maschera. Se lei diceva che era meglio allontanarsi il prima possibile dopo aver recuperato il miraculous rubato sicuramente aveva le sue ragioni.

Doveva solo fidarsi, giusto? Come aveva sempre fatto. Dopotutto Ladybug e Marinette non lo avevano mai deluso.

Eppure era così illogico, ai suoi occhi.

Così incomprensibile.

Papillon era lì.

Cercò di non pensarci, e tornò all’attacco, come stavano facendo prima dell’interruzione della volpe.

-Abbiamo poco tempo prima che torni, dobbiamo recuperare il miraculous della coccinella- lo incoraggiò Ladyplume, determinata.

-Non lo riavrete mai. Sarò io a prendere il miraculous del gatto nero- ribatté Papillon, con voce leggermente tremante. Sapeva che stava perdendo, e stava esaurendo le idee e le forze, ma non la determinazione.

-Sappiamo entrambi come la cosa andrà a finire? Perché non ti arrendi subito? Magari ti abbasseremo il numero di ergastoli per buona condotta- lo prese in giro Chat Noir, in tono gongolante.

Ladyplume, però, non aveva ancora abbassato la guardia.

-Chat Noir, concentrati- lo riprese.

Come al solito sembrava sapere sempre più di lui, essere sempre un passo avanti.

Lui era concentrato, solo che… era mille volte più semplice scoprire chi fosse e poi recuperare il miraculous, perché non potevano farlo?

O forse Ladyplume intendeva solo che non era la prima necessità?

Decise comunque di seguire la sua Lady.

Ma Papillon le si rivolse, con il tono trionfante di chi aveva capito qualcosa che avrebbe potuto ribaltare la situazione.

Qualcosa che ovviamente a Chat Noir era sfuggito.

Come ogni altra cosa.

Chat Noir non sapeva mai niente.

Non si era neanche mai accorto che Marinette era Ladybug.

-Tu sai per cosa combatto! E sai che è qualcosa di buono- cercò di fuorviarla.

Ladyplume esitò un attimo, e quasi venne colpita dal fodero della spada. 

Chat Noir si precipitò davanti per deviare il colpo, ribattendo e spingendolo con forza contro l’angolo.

A differenza sua, non era stanco, anzi la forza della determinazione di proteggere la sua amata lo aveva reso più forte che mai, così come la rabbia per come stesse cercando di convincerla ad entrare nel lato oscuro.

Sapeva che Marinette non avrebbe mai ceduto, ma era comunque infastidito dall’offerta, e dall’esitazione derivata da essa.

-Il fine, per quanto nobile, non giustifica i mezzi. Hai terrorizzato tutta Parigi, hai quasi ucciso centinaia di innocenti. Niente potrà mai giustificarlo! E sei l’ultima persona al mondo alla quale consegnerei il potere assoluto, non importa per quale scopo- lo affrontò, un colpo dietro l’altro, attirando tutta la sua attenzione. Ladyplume sembrò capire il suo piano, e si sbloccò in fretta, allontanandosi discretamente per prenderlo di sorpresa alle spalle.

Un colpo dietro l’altro, iniziarono ad avvicinarsi pericolosamente al bordo dell’edificio, ma nessuno dei due sembrò farci caso.

-Sto solo cercando di dare un futuro migliore a mio figlio…- sussurrò tra i denti, distrutto dalla fatica del combattimento. Adrien lo sentì a malapena.

Ma lo sentì, e nella sua mente iniziò ad infilarsi un secondo tarlo fastidioso, un dubbio atroce che iniziò a divorargli l’anima.

Ma non poteva essere lui.

Lo avevano scagionato, era stato akumizzato.

Riuscì a malapena a parare il colpo successivo, la mente invasa da mille pensieri, ma ci pensò Ladyplume a toglierlo dalle grinfie del supercattivo, arrivandogli alle spalle e prendendolo di sorpresa.

-Il miraculous è in una tasca segreta- Chat Noir gliela indicò, e prima che Papillon potesse proteggerla in qualche modo, Ladyplume riuscì a prendere gli orecchini, con un po’ di incertezza.

Era il momento perfetto.

Era fatta.

Avevano vinto.

Ora dovevano solo andarsene.

Facile, no?

Papillon aveva tutta la sua attenzione su Ladyplume e sembrava aver del tutto scordato che l’altro supereroe era a pochi centimetri da lui… dal suo miraculous.

Chat Noir avrebbe solo dovuto allungare la mano. Papillon probabilmente non si sarebbe accorto di nulla finché non fosse stato troppo tardi.

Ma doveva aiutare Ladyplume, o tutta la fatica sarebbe stata inutile.

Alla fine, l’istinto svegliato da tante incertezze che lo assalivano da mesi: il desiderio di non essere più all’oscuro, di essere importante quanto Ladybug e di far finire una volta per tutte la guerra, lo spinse a sollevare il braccio.

Era la scelta più logica, giusto?

Senza i poteri era impossibile che Papillon vincesse.

Con i poteri… aveva già afferrato il braccio di Ladyplume, e lei non riusciva a liberarsi.

Sapere la sua identità gli avrebbe impedito di nascondersi.

Era la scelta giusta, ne era convinto.

Ma quando staccò la spilla dal colletto del supercattivo, e davanti ai suoi occhi comparve l’immagine furiosa e determinata di suo padre, tutto quello che non capiva dall’inizio di quel combattimento, lo colpì come un feroce pugno nello stomaco, e tutte le sue paure e i suoi dubbi divennero realtà.

Papillon… Gabriel… suo padre, si girò verso di lui, furente e pronto a riprendersi la spilla, ma Chat Noir l’aveva già inconsciamente fatta cadere a terra, ed era rimasto ghiacciato sul posto, incapace di muoversi, la mano destra ancora sollevata verso suo padre, che fissava completamente sopraffatto, senza riuscire quasi a respirare.

-Chat Noir!- Ladyplume cercò di farlo tornare in sé, ma lui quasi non la sentì.

Dubbi, domande, confusione era tutto quello che aveva in testa, ogni cosa gli vorticava nella mente in modo talmente caotico che non riusciva più ad essere del tutto ancorato alla realtà che stava vivendo. Non riusciva a respirare, figuriamoci a muoversi.

E Gabriel ne approfittò.

Lasciò andare il braccio di Ladyplume per prendergli il polso destro, e riuscì senza troppe difficoltà a sfilargli l’anello e tirargli un calcio per allontanarlo, prima ancora che la trasformazione si fosse tolta del tutto.

Chat Noir non riuscì ad opporre resistenza, il suo mondo era crollato.

E crollò anche lui con esso, quando suo padre, l’ultimo membro rimasto della sua famiglia, con quel calcio lo fece cadere oltre il bordo della Torre Eiffel, senza rendersi neanche conto che il supereroe che aveva affrontato fino a quel momento era suo figlio, senza pensare ad altro che al Miraculous finalmente nelle sue mani.

Adrien sentì il vento contro di lui, sentì l’urlo distante di Ladyplume che si precipitava a salvarlo, lasciando perdere gli orecchini per lanciargli contro una piuma, vide un gatto nero planare su di lui per rallentargli la caduta, Ladyplume su di lui che lo prese al volo, ma ogni cosa era sfocata, ogni suono era attutito. L’unica cosa che avvertiva chiaramente era il battito forsennato del suo cuore, l’intensità del suo respiro affannato, e il sapore delle lacrime che non si era accorto stessero uscendo dai suoi occhi.

Suo padre era Papillon. Suo padre era il cattivo che aveva affrontato per mesi, che aveva terrorizzato Parigi.

Per tutto quel tempo lo aveva chiuso in casa, impedito di vederlo o di vedere i suoi amici dicendo che il mondo era pericoloso. Gli aveva dato buca quasi ogni settimana per mascherarsi in un antro malefico chissà dove ed essere la causa di quel pericolo. Per che cosa? Cosa poteva giustificare un comportamento del genere?

E se l’avessero sconfitto sarebbe diventato praticamente orfano. Abbandonato in quella casa troppo grande completamente solo. Significava davvero così poco per suo padre, come poteva fargli questo?! 

Ma mentre la sua mente iniziava ad elaborare tutte le possibilità, iniziava anche a rendersi conto che difficilmente avrebbero vinto, ora che Papillon… suo padre, aveva preso il suo Miraculous e sicuramente recuperato quello che Ladyplume aveva fatto cadere per salvarlo.

Sentì le braccia di Ladyplume circondarlo e, come se stesse assistendo alla scena dall’esterno, sentì sé stesso sussurrare, tra i singhiozzi.

-Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace- come un mantra, consapevole senza esserlo del tutto, di aver appena consegnato la vittoria nelle mani del nemico. Non la vittoria di una semplice battaglia, ma dell’intera guerra.

Ladyplume cercava di rassicurarlo, stringendolo forte. Il gatto che lo aveva salvato sparì con un miagolio, lasciandoli soli.

Un lampo di luce bianca allertò i due supereroi, che sollevarono la testa verso la cima del monumento.

Ladyplume inspirò bruscamente, preoccupata, e si alzò in piedi di scatto.

Adrien fece lo stesso, come svegliandosi da una trance.

-Dobbiamo fermarlo!- esclamò, con voce rotta. Tremava come una foglia, e il senso di colpa per essere crollato con tale facilità iniziava a farsi largo nel suo stomaco, ma voleva rimediare. Doveva rimediare.

Qualsiasi cosa volesse fare suo padre non doveva usare i Miraculous, a ogni costo.

Ladyplume sembrò capire, lo prese in braccio e con qualche balzo li trasportò sulla Torre Eiffel, ma era ormai troppo tardi.

L’aria era elettrica, fumo bianco avvolgeva l’intera zona, e a terra, al centro di tutto, c’erano i due Miraculous principali, con i colori spenti.

Ladyplume si precipitò verso di loro, e li prese in mano.

Adrien si guardò intorno, cercando suo padre, ma non si vedeva da nessuna parte.

Li aveva usati? Cosa aveva fatto? Era impossibile che non li avesse usati. Ma allora dov’era? E perché li aveva lasciati lì?

-Dobbiamo portarli da Master Fu. Non abbiamo tempo da perdere, non sappiamo quale possa essere la conseguenza. Non riesco a crederci, Papillon ha vinto- Marinette strinse a sé i Miraculous, con le lacrime agli occhi, e un senso di colpa astronomico.

Adrien la guardò, e per la prima volta da quando era comparsa su quella torre riuscì a soffermarsi su di lei. Era stranamente pallida e i suoi occhi erano spenti, ma riuscì a vedere sia Ladybug che Marinette.

Come aveva fatto a non accorgersene prima?

Come aveva fatto a non capire che suo padre era Papillon?

Come aveva potuto cedere con tale facilità il suo Miraculous e farlo vincere?

Si sedette a terra, le sue ginocchia erano troppo molli per sorreggerlo ancora per molto.

Continuò a guardare la sua cotta perdere la testa e andare da una parte all’altra.

Si fermò solo un attimo per tossire copiosamente, e questo allertò Adrien.

-Ladyplume- la chiamò, in un sussurro, che però lei udì nonostante gli scleri.

La supereroina si girò verso di lui, e solo la sua vista sembrò calmarla leggermente. Non era sola, anche se probabilmente da sola sarebbe riuscita a sconfiggere Papillon senza problemi.

Era sempre lui a rovinare tutto.

-Adrien, dobbiamo andare. Non credo che il raggio di luce sia passato inosservato, e dobbiamo parlare a Master Fu dei Miraculous- lo incoraggiò avviandosi, ancora travestita, ma sempre più pallida, verso il bordo della torre.

-Aspetta- Adrien la fermò prendendole il lembo del mantello, e lei si girò verso di lui, e lo guardò per davvero.

-Possiamo restare qui un minuto?- chiese Adrien, cercando di non risultare troppo disperato, ma con voce rotta e troppo provato dalle rivelazioni per cercare di mantenere una parvenza di dignità con la sua cotta.

Ladyplume gli sorrise tristemente, e gli si avvicinò, sedendosi accanto a lui, e rimuovendo il travestimento.

Duusu cadde a terra allo stremo delle forze, e Marinette se la mise in grembo.

Poi sollevò lo sguardo su Adrien, e i loro occhi si incrociarono.

Rimasero a fissarsi per qualche secondo, poi Marinette ruppe il silenzio, avvicinandosi e mettendo una mano sulla sua.

-Vuoi parlarne?- chiese, sottovoce, cercando col tono di risultare il meno invadente possibile.

Adrien non avrebbe saputo neanche cosa dire. La sua mente era troppo confusa. Scosse la testa, e spostò lo sguardo per puntarlo verso il cielo.

-Le stelle sono bellissime, oggi, vero?- osservò, quasi tra sé. 

Marinette provò un senso di deja-vu, e per un momento le sembrò quasi di vedere Chat Noir ancora con la maschera.

Poi il suo volto tornò quello di Adrien.

Spostò a sua volta lo sguardo verso il cielo.

-Già. Anche se la notte è un po’ fredda- commentò, citando quello che il supereroe le aveva risposto quando lei aveva fatto quello stesso commento, il giorno in cui tutto era iniziato.

Lui sembrò capire la citazione, e sorrise tristemente, con le lacrime agli occhi.

Si avvicinarono l’uno all’altra, e le loro dita si intrecciarono.

Avevano perso una delle più importanti battaglie, ma almeno erano ancora insieme, e avrebbero sistemato ogni cosa uniti come sempre.

Rimasero così per qualche minuto, stretti l’uno all’altra e senza bisogno di parole.

Soli ma insieme, sotto le brillanti stelle.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Spero che nessuno se la sia presa troppo per il pesce d’aprile. In effetti non è molto bello mancare quattro mesi e tornare con uno scherzo, ma almeno mi ha permesso di darmi una scadenza e questa capitolo è riuscito ad uscire anche grazie allo scherzo, ed è uscito anche prima dell’8 Aprile. Pesce d’Aprile 2.0 ma questa volta bello! 

In realtà volevo pubblicarlo il weekend, quando si ha più tempo per leggerlo, ma non credevo di fare in tempo perciò mi sono data l’8 Aprile come scadenza, anche perché oggi e domani avrei avuto molte cose da fare andando al Romics con mia sorella, ma alla fine ce l’ho fatta pure in anticipo, anche se poteva sicuramente uscire meglio... spero sia meglio del capitolo troll, in ogni caso, anche se onestamente mi sono divertita parecchio a scriverlo.

Ma purtroppo non so scrivere i combattimenti, e questa mia mancanza si somma alle solite scuse del perché non ho aggiornato per 4 mesi: impegnata da morire, lezioni, esami, impegni familiari, mancanza di ispirazione e altro. Non sto neanche troppo apprezzando la terza stagione e i passi indietro che stanno facendo i personaggi. Grazie al cielo hanno realizzato Oblivio, episodio stupendo.

Ma critiche a parte, spero che il capitolo vi sia piaciuto, nonostante il finale aperto e confuso.

La storia finisce così, sotto le stelle da dove è iniziata, ma come ho anticipato sarà una trilogia (ispirazione permettendo).

Ho già progettato tutta la seconda parte, di nome “Corrupted”, e anche buona parte dello spin-off “L’Ombra Oscura e la Dama Scarlatta” e in linee generali la terza parte, della quale non posso rivelare il titolo perché non è ancora certo e sarebbe molto spoiler.

Ma l’ultima decisione spetta a voi. 

Prima di pubblicare ho intenzione di scrivere almeno metà dei capitoli così da non farvi attendere troppo, quindi ci sarà uno hiatus. Poi pubblicherò un brevissimo epilogo di questa storia con il link alla storia successiva.

In breve il seguito avrebbe Marinette e Adrien ormai a conoscenza delle rispettive identità, che cercano di mettere equilibrio tra la sconfitta, la vita civile e quella di supereroi ormai senza cattivo da sconfiggere, e ci sarebbe un nuovo cattivo temibile: loro stessi, e poi beh… Nathalie è ancora in giro con il Miraculous della volpe (e la mamma di Adrien perché ho questo headcanon)

Grazie per aver seguito la storia, e per non avermi inviato minacce di morte, un bacione enorme, e alla prossima :-*

   
 
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