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Autore: _warofchange_    05/04/2019    0 recensioni
Certe volte mentre osserviamo in silenzio una persona ci viene d’istinto di porci tante domande sul suo conto, soprattutto se si tratta di un qualcuno di cui si sa poco e niente, qualcuno che si incontra per la prima volta in vita nostra.
Questo almeno è ciò che pensava Raven ogni qualvolta si ritrovava a conoscere qualcuno di nuovo e che alla prima occhiata le ispirava una certa curiosità, solitamente ciò accadeva al primo incontro con la tale persona ma vi fu una volta in cui tali domande non le passarono neanche per l’anticamera del cervello, fu il giorno in cui incontrò un ragazzo che alla prima occhiata le aveva soltanto ispirato rabbia e fastidio, qualcuno che non avrebbe mai voluto incontrare una seconda volta nella sua vita e che, invece, proprio a quella seconda volta le avrebbe fatto cambiare idea, le avrebbe fatto formulare così tante domande da non darle neanche la prontezza di porgliele tutte così da portarla a cercare da sola le risposte desiderate fino ad arrivare a comprendere che non tutte le persone appaiono come sono realmente e che qualcuno può essere un re anche senza la corona.
Genere: Azione, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Era notte fonda e solo le flebili luci dei lampioni a gas ancora accesi, posti ai lati delle strade, avrebbero permesso un minimo di visibilità se qualcuno avesse deciso di guardare fuori dalla finestra a quell'ora, ammesso che qualcuno effettivamente fosse ancora sveglio visto che chiunque avrebbe preferito di gran lunga rimanere al caldo nel proprio letto, sotto le coperte, immerso in un sonno profondo, cullato dai propri sogni, da cui sarebbe stato difficile risvegliarsi se non per una forte necessità.

L'aria odorava di umidità nonostante venisse rinfrescata da una lieve e piacevole brezzolina, la quale avrebbe portato ben presto con sé una delicata pioggerellina, anticipando così l'acquazzone estivo che già aveva cominciato a tormentare la campagna distante almeno due giorni in carrozza.

Anche l'ultima coppia di lampionai che stava finendo di spegnere i lampioni aveva recepito quell'avviso naturale e, stringendosi nei loro cappotti, avevano affrettato il loro ritmo in modo da poter tornare presto a casa ed evitare di inzupparsi a causa della pioggia in arrivo e prendersi un malanno, oltretutto era risaputo che una volta spente tutte le luci loschi figuri come ladri o assassini avrebbero avuto in mano tutta la città fino al sorgere del sole e di conseguenza nessuno con un po' di sale in zucca avrebbe mai tentato la propria sorte avventurandosi per le strade buie di quella cittadina che, sebbene non fosse ricca di criminalità, aveva comunque i suoi lati oscuri, celati nei vicoli più stretti e meno visitati.

Quando finalmente i due poveri uomini ebbero terminato il loro lavoro si avviarono assieme lungo la via, verso le loro case mentre, una volta lasciato spazio all'oscurità della notte, si fecero avanti, dirigendosi con fare circospetto, altre due figure ammantante di nero, una più alta dell'altra, che si diressero entrambe verso una delle case borghesi affacciate sulla strada.

Una volta saliti i pochi scalini della dimora prescelta, la figura più alta poggiò il ginocchio destro sul pianerottolo in modo da poter arrivare col viso all'altezza della serratura e cominciare, in seguito ad una rapida occhiata, ad operare con un fil di ferro che l'altra figura gli aveva passato dopo aver cercato nella bisaccia in cuoio che portava a tracolla sulla spalla destra.

Facile intuire che per lo scassinatore precedentemente introdotto non fosse la prima volta perché non gli ci volle molto per aprire la porta d'entrata della casa e lasciare via libera al cosiddetto assistente, il quale entrò non appena l'uscio fu aperto e fece qualche passo nell'atrio dell'abitazione prima di fermarsi e guardarsi intorno, facendo un giro su sé stesso, per poi rivolgere lo sguardo sul compare che si era alzato ed era anche lui entrato in casa, richiudendo con cautela la porta dietro la propria schiena.

"Visto che razza di casa che hanno? Altro che il nostro castello, qui di certo di spifferi non ne sentono."

Commentò a bassa voce la figura che era entrata per prima ma la seconda non diede l'impressione di voler perdersi in cose inutili, ecco perché ignorò deliberatamente il commento dell'altro e passò avanti, dirigendosi verso le scale che portavano al piano di sopra.

"Cerca qui sotto, nel caso tu non riesca a vedere fai un po' di luce ma presta attenzione: se quest'incarico va a farsi fottere, noi siamo automaticamente fottuti con lui."

Si raccomandò la figura che aveva provveduto a scassinare la porta con tono abbastanza esplicito nei confronti del compagno, il quale era conosciuto per essere abbastanza maldestro e impacciato in certe cose; quest'ultimo si limitò a storcere le labbra in una piccola smorfia divertita e a portarsi una mano sulla nuca, con fare imbarazzato prima di voltare il palmo dell'altra mano e far divampare in esso una piccola fiammella abbastanza luminosa da fargli intravedere i profili dei mobili e degli oggetti presenti nell'atrio e nel salone del piano terra, i quali conducevano alla cucina e alla sala da pranzo.

Dal canto suo, lo scassinatore, scosse la testa in modo rassegnato prima di cominciare a salire le scale con attenzione, in modo da evitare che uno o più dei gradini scricchiolasse una volta messo il piede su di esso e quando finalmente si ritrovò nel bel mezzo del corridoio che portava ai bagni, alle camere da letto e allo studio, non gli rimase che guardare a destra e sinistra e cominciare a cercare nelle varie stanze con massima cautela visto che di farsi scoprire dai padroni di casa non ne aveva la benché minima intenzione.

Fortunatamente, grazie alla sua natura, egli non aveva bisogno di nessun tipo di stregoneria come il suo compare perché i suoi occhi cremisi erano in grado di vedere nell'oscurità esattamente come alla luce del sole e questo era certamente un punto a suo favore in situazioni come quella in cui si trovava attualmente; oltretutto, in un certo senso, egli era più avvezzo dell'altro ragazzo nell'utilizzare il più distruttivo dei quattro elementi perché, contrariamente all'altro, quello era l'unico elemento che poteva controllare ed era parte di lui tanto quanto le sue mani facevano parte del suo corpo, non aveva dovuto studiare per evocare lingue di fuoco dalla punta delle sue dita, ci era nato con quella capacità e se si potesse già rivelare la vera natura dei due individui tutta questa spiegazione apparirebbe più che ovvia.

Aprì la prima porta a destra, quella dello studio, e vi diede una rapida occhiata notando immediatamente che i mobili che arredavano la stanza erano coperti da degli ampi teli bianchi, i quali dovevano evitare che la polvere si posasse sui suppellettili e pensò che quello sarebbe stato un problema non tanto simpatico dato che avrebbe dovuto praticamente rivoltare lo studio al fine di trovare ciò che lui e il suo complice stavano cercando.

Tirò un profondo sospiro, come per farsi coraggio e poi entrò nella camera, cominciando a passare la mano sui teli in modo da poter sentire a tatto sotto quale di quelli si potesse trovare la scrivania e quando gli parve di avvertire qualcosa simile ad un piano tirò via d'improvviso il drappo, alzando così un enorme polverone che lo avrebbe fatto tossire se non fosse stato abbastanza rapido a coprirsi naso e bocca con una mano, agitando l'altra davanti a sé per scacciare la nube di polvere; dopo ciò si fiondò immediatamente verso la scrivania e cominciò, sebbene cercando di non fare confusione, a tirare fuori i cassetti di quella e a rovistare in essi alla ricerca di qualcosa di cui solo lui e il suo compare erano a conoscenza, tolti i possessori di tale oggetto.

Tuttavia non ebbe molto successo perché dopo aver praticamente rivoltato da capo a piedi il mobile si rese conto che lì certamente non avrebbe trovato nulla di utile, neanche un minimo indizio, oltretutto chissà da quanto quei mobili erano finiti nel dimenticatoio assieme a quella stanza, la polvere ne era la conferma.

Storse le labbra in una piccola smorfia infastidita ed uscì dallo studio richiudendo la porta dietro di sé senza neanche preoccuparsi di rimettere in ordine la confusione che aveva causato tanto fu il nervoso che pian piano aveva cominciato a rodergli dentro.

Non doveva fallire.

Non poteva fallire.

Guardò alla propria sinistra e il suo sguardo si soffermò sui profili di altre due stanze chiuse, crucciò le sopracciglia in un'espressione indagatrice e si diresse verso la seconda porta con passo leggero ma allo stesso tempo deciso, come se dietro a quell'uscio ci fosse stato qualcosa che lo stesse chiamando a sé e quando allungò la mano verso la maniglia della porta non mostrò alcuna esitazione né tutta la cautela che aveva dimostrato fino a prima.

Una volta dentro la stanza si rese conto che questa era una camera da letto e che evidentemente doveva appartenere ad una ragazza di giovane età, dopotutto l'arredamento parlava da solo: le pareti erano decorate con una carta da parati di colore verde pastello, qualcosa di molto leggero e che dava quasi un senso di freschezza come il dolce profumo che aleggiava nell'ambiente e che aveva ben presto invaso le narici dell'intruso, lasciandolo stranito per una manciata di secondi prima che potesse scuotere la testa e, in un certo senso, risvegliarsi da quello stato di lieve intontimento.

I suoi occhi rubino si posarono prima sullo scrittoio posto sotto l'ampia finestra della parete di fronte all'entrata poi sul comò appoggiato alla parete alla sinistra dello scassinatore e subito si diresse verso quello, aprendo con nuova cautela uno dei cassettoni, scoprendo però con delusione che questo era pieno solamente di vestiti femminili e che di certo non ci avrebbe trovato ciò che stava cercando.

Storse le labbra in una smorfia e sbuffò scocciato prima di rimettere il cassettone al suo posto e voltare il viso verso lo scrittoio, assottigliando lo sguardo nell'avvicinarsi ad esso e facendo per allungare le mani verso il piccolo bauletto lì presente, decorato con dei piccoli disegni astratti e chiuso da un mini lucchetto che l'intruso iniziò a studiare prima di bloccarsi all'udire un movimento alla sua destra.

Che fosse stato scoperto?

Girò il viso e con la coda dell'occhio notò il letto ad una piazza posto sulla destra della stanza di cui si era accorto solo in quel preciso istante ma ciò che catturò veramente la sua attenzione fu chi ci stava dormendo in quel letto; in un'altra occasione avrebbe di sicuro fatto più attenzione ed avrebbe evitato di correre un tale rischio ma stavolta era diverso, molto diverso perché nuovamente avvertì quella specie di attrazione che lo stava lentamente richiamando verso la persona che, immersa nei propri sogni, stava dormendo tranquilla ed ignara della sua presenza.

Si avvicinò lentamente e solo quando si ritrovò abbastanza vicino al letto si chinò appena, il giusto per poter osservare meglio la ragazza dormiente i cui capelli mori e mossi, sparsi sul candido e morbido cuscino su cui il capo di lei giaceva, le incorniciavano il viso dalla carnagione bianca.

Quella ragazza aveva un nonsoché di familiare agli occhi cremisi dell'intruso, il quale pareva quasi essersi incantato nell'osservare la giovane sconosciuta, come se ella facesse in un certo senso parte delle memorie più remote dello scassinatore i cui pensieri furono improvvisamente interrotti quando udì un forte rumore provenire dal piano di sotto; a quel punto uscì immediatamente dalla stanza, senza nemmeno curarsi di chiudere la porta di quest'ultima, e si precipitò di corsa giù per le scale, giusto in tempo per vedere il suo socio rialzare una sedia della sala da pranzo su cui era caduto non avendo fatto attenzione nei suoi spostamenti nel bel mezzo della sua ricerca.

Lo scassinatore fece per dire qualcosa all'amico impacciato, il quale lo guardò con un'espressione che pareva chiaramente chiedere immenso perdono, ma entrambi non poterono spiccicare una singola parola perché, ovviamente, il rumore provocato dal socio dello scassinatore era stato udito anche da coloro che abitavano la casa, i quali avevano già acceso la luce del piano di sopra.

"Diamine!"

La figura dagli occhi cremisi imprecò a bassa voce e a denti stretti mentre l'altro gli si avvicinò quasi di corsa, attendendo in un certo senso che il compare gli dicesse di fare qualcosa, qualsiasi cosa!

E fu così.

"Andiamocene, subito!"

Detto ciò, in un attimo, furono fuori dalla casa, in strada e in corsa finché entrambi non furono inghiottiti dalle tenebre della notte, la quale fu ben presto sconquassata da un violento tuono, segno che il temporale era giunto anche sulla città.

Tuttavia tutto quello che ora preoccupava la creatura dagli occhi rossi erano le conseguenze del loro fallimento.

   
 
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