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Autore: Najara    06/04/2019    6 recensioni
4 storie per 1 prompt.
1 - Lacrime di sangue - "La luce emanata dal globo ondeggiava insicura dal suo palmo verso le pietre fredde dello stretto corridoio, lontano poteva sentire l’eco degli assalitori che sciamavano come locuste nel suo castello..."
2 - Solo un'altra notte - "Lena sorrise, mentre si passava le dita sulle labbra.
La notte passata che ritornava nella sua mente con vividi flash."
3 - Fuga dal dolore - "Bisbigliò sulle sue labbra per poi baciarla con deliberata lentezza. Assaporando la sua bocca, il contatto delle loro lingue, i loro corpi nudi stretti uno all’altro."
4 - Una scheggia di rosso colore - "Le tre megere non esitarono e un potente incantesimo fu scagliato: con oscuri mormorii crearono una scheggia di rosso colore, forte abbastanza da spegnere della giovane il cuore."
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Solo un’altra notte

 

Lena sorrise, mentre si passava le dita sulle labbra.

La notte passata che ritornava nella sua mente con vividi flash.

 

“Perché non avevo mai visto quanto fossi bella?”

Era arrossita nel sentire quelle parole e nel vedere gli occhi di Kara così intensamente fissi su di lei.

Aveva riso, distogliendo lo sguardo, cercando di non tradire l’emozione che quelle parole causavano.

“Forse dovremmo pensare a…”

Le mani della donna si erano posate sul suo viso. Le sue mani asciutte, forti e morbide le avevano fatto sollevare il mento. Era così vicina…

“Pensare? Perché dovremmo pensare quando abbiamo così tanto da fare?”

Non aveva mai sentito la voce della donna così bassa, così provocante.

“Kara… cosa stai facendo?”

Aveva chiesto.

 

Chiuse gli occhi questa volta cercando di ricordare esattamente l’espressione di Kara in quel momento, i suoi occhi su di lei, così…

 

“Non quello che sto facendo…” Aveva mormorato. “Quello che sto per fare.”

 

Lena si morse il labbro, mentre pensava a quel primo delicato bacio.

 

“Kara…”

Aveva il cuore che batteva troppo veloce e si era appoggiata a lei, incapace di reggersi sulle proprie gambe. Aveva visto il sorriso soddisfatto di Kara ed era rabbrividita di anticipazione.

“Sono qua.”

Aveva assicurato la giovane, poi in un solo gesto l’aveva sollevata e portata nella camera da letto.

 

Un’aria sognante sulle labbra, Lena ridacchiò, sentendosi scioccamente felice. Non credeva potesse mai succedere, ma era successo! Era successo e non solo nei suoi sogni!

Il telefono squillò e Lena, incapace di smettere di sorridere, sollevò il ricevitore.

“Miss Luthor, c’è Alex Danvers per lei.” Le comunicò Jess.

“Va bene… falla passare, grazie.” Posò il ricevitore, la fronte corrucciata. Cosa poteva mai voler dire quella visita fatta di persona? Doveva preoccuparsi?

La porta si aprì e Alex si fece avanti, il viso teso della donna non prometteva nulla di buono. Lena si alzò, preoccupata.

“Kara sta bene?” Chiese subito e Alex sospirò.

“Inutile tergiversare, crediamo che Kara sia stata contaminata.”

“Contaminata? Dov’è? Posso fare qualcosa? Ha bisogno della tuta…” Iniziò, facendo il giro della scrivania, pronta a lanciarsi in qualsiasi progetto servisse per salvare la ragazza.

È più complicato di così.” Mormorò Alex e si sedette con un sospiro. “Non sappiamo dove sia, sappiamo solo che è stata colpita da un frammento di kryptonite rossa e che non è tornata alla base, non sappiamo che intenzioni abbia, ma l’ultima volta non è stato piacevole.”

Kryptonite rossa…” Mormorò lei, Kara le aveva parlato di quella volta e lei aveva visto le immagini, anche se all’epoca abitava ancora a Metropolis, non era stato bello.

“Stiamo facendo del nostro meglio per rintracciarla, ma anche se la trovassimo il problema non cambia, quando è sotto l’effetto di quella kryptonite ragionarci è impossibile, fermarla molto difficile.”

“L’ultima volta è stata solo una questione di tempo, il suo organismo sollecitato dalla lotta ha espulso da solo la kryptonite.”

“Sì, ma si trattava di micro particelle inalate, questa volta è diverso, Brainy ha analizzato ogni fotogramma dei video sull’incidente e afferma che un minuscolo frammento si è infilato in uno dei suoi occhi. Non ha idea di cosa questo significhi, ma potrebbe rimanere lì fino a quando non lo estraiamo con la chirurgia o…”

Eve aprì la porta ed entrò nell’ufficio a passo di carica per poi bloccarsi di netto nel vedere Alex.

Eve, scusaci, ma in questo momento non posso…”

“Il nostro progetto… ehm… quello… è sparito!” Sbottò la donna, le guance rosse.

“Cosa?”

“Di cosa sta parlando?” Intervenne Alex, alzandosi di nuovo dalla sedia e guardando le due donne interrogativa.

“L’Harun-El.” Disse semplicemente Lena ignorando lo sguardo sbigottito di Eve. “Kara sa ogni cosa, do per scontato che lo sappia anche tu.” Alle sue parole Alex annuì e lei continuò. “Non può essere sparito, era custodito con un sistema criptato e biometrico, solo…” Si interruppe.

“Lena, stai bene?” Chiese Alex facendo un passo avanti nel vederla impallidire.

“Quando… quando è stata infettata Kara?” Avrebbe dovuto porre questa domanda prima, molto prima, ma era stata così distratta da non…

“Ieri sera.” Rispose Alex. “Credi che…” Si interruppe e guardò meglio Lena. “L’hai vista, ieri sera?” Domandò.

“Sì.” Lena si portò le mani al viso, incredula.

“Credi..?”

“Lei…” Prese un profondo respiro. “Deve aver aspettato che mi addormentassi e poi ha rubato i codici dalla mia cassaforte. Le mie impronte non saranno stati difficile da ottenere in casa mia, sfruttando la tecnologia del DEO al quale ha accesso.”

“Lena…” Alex esitò.

Eve, fammi avere i video di sorveglianza.”

“Sì.” La donna se ne andò quasi correndo mentre Alex scuoteva la testa.

“Mi dispiace, lei… non è  in sé, non farebbe mai nulla per ferirti.”

“Lo so.” Chiuse secca Lena e sapeva che era vero, Kara non le aveva fatto del male, si era solo presa quello che credeva fosse suo di diritto. “Dobbiamo scoprire se è davvero stata lei a prendere la pietra e cosa vuole farne.”

Alex sospirò poi annuì, aveva capito che Lena non aveva nessuna intenzione di parlare di quello che era successo la sera prima.

 

Il video scorreva davanti ai suoi occhi, Kara non aveva nemmeno provato a nascondersi e avrebbe potuto con la sua velocità, invece camminava per i corridoi con tranquillità, inserendo i codici e usando della tecnologia aliena per superare i sistemi di Lena. La ragazza sapeva che usando la sua forza avrebbe solo fatto partire il sistema di sicurezza che distruggeva l’Harun-El e le formule per replicarlo, era stata Lena stessa a dirglielo per rassicurarla sull’inviolabilità del suo sistema. Scosse la testa, sapeva che se fosse tornata a casa avrebbe trovato la propria cassaforte scardinata e i codici d’emergenza rubati.

Lena chiuse il computer con fastidio, malgrado tutte le sue precauzioni non si era aspettata un simile possibilità, era colpa sua se per Kara era stato così facile. Quella notte era stata così profondamente addormentata che rubarle le impronte doveva essere stato un gioco da ragazzi.

Cercò di concentrarsi su quello che davvero importava. Kara non era stata felice di saperla in possesso di quella pietra, ma non le aveva mai chiesto di restituirla o di consegnarla al DEO, era abbastanza intelligente da non farle scegliere tra la scienza e lei. Quindi era chiaro che non l’aveva presa con lo semplice scopo di sottraigliela, ma cosa avrebbe potuto fare con la pietra ora che ne era entrata in possesso?

 

Poco dopo Alex la contattò e lei si diresse al DEO per lavorare sulla stessa kryptonite che aveva creato in laboratorio mesi prima per salvare Sam e incarcerare Reign, ora la doveva preparare affinché servisse agli agenti a fermare Kara e ai medici a estrare il frammento dal suo occhio.

Cercò di non pensare a nulla, di concentrarsi solo sul suo lavoro e sono quando tornò da Alex con un prodotto finito comprese che era notte fonda.

“Vai a riposarti.” Suggerì Alex. “La troveremo.” Assicurò poi, prima che lei potesse obiettare. “Sarai la prima a saperlo.”

Lena annuì e tornò a casa, non vi era nulla che potesse fare a quel punto.

Era assurdo che solo quella mattina avesse lasciato l’appartamento baciando Kara, un sorriso sulle labbra, il cuore ricolmo di felicità e il corpo che ancora vibrava per la passione scaturita dai baci che Kara le aveva dato al suo risveglio.

Si infilò nella doccia e provò a scacciare i ricordi che ora erano solo più beffarde menzogne.

Quando rientrò nella sua camera avvolta nell’asciugamano percepì che non era sola. Si voltò, il cuore che batteva veloce, mentre riconosceva il profilo della donna nascosta nell’ombra.

“Vattene.” Disse, perché, malgrado la consapevolezza che la cosa migliore era trattenerla e avvisare Alex, voleva solo che la donna sparisse da davanti ai suoi occhi.

“Solo un’altra notte.” La voce era un respiro che accarezzava le sue labbra. Si era mossa così velocemente e ora era ad un solo soffio da lei.

“No.” Rispose, ignorando il rapido battito del proprio cuore a quell’improvvisa vicinanza, al suo profumo che ora l’avvolgeva, al calore del suo corpo che faceva vibrare la sua pelle.

“Solo un’altra notte…” Bisbigliò, mentre abbassava il viso e incontrava le sue labbra.

Lena la baciò perché non riuscì a farne a meno, poi si staccò da lei bruscamente.

“No!” Esigette, ma Kara scosse la testa e i suoi grandi occhi azzurri erano pieni di desiderio e di… dolcezza.

“Sto per andare via.” Mormorò e Lena comprese, finalmente, a cosa le servisse l’Harun-El. La donna se ne stava andando e aveva bisogno di una fonte di energia.

Il suo cuore sprofondò all’idea di non vederla mai più.

“Non lasciarmi partire senza un’ultima notte assieme. Abbiamo sprecato così tanto tempo.” La sua voce era solo un bisbiglio eppure era così vera, come i suoi occhi, come il suo sguardo. “Posso avere chi voglio, chiunque, ma voglio te… ancora una volta.”

La baciò di nuovo e Lena, questa volta, non riuscì, non volle, opporsi.

La sua bocca era fresca, la sua pelle era bollente. L’asciugamano cadde a terra, mentre le mani di Kara accarezzavano i suoi fianchi, con sorprendente delicatezza, fino a scendere sul suo sedere, dove si chiusero a coppa, sollevandola con estrema semplicità. La trasportò fino al letto dove la depose con attenzione, le labbra sempre incollate alle sue.

Lena si ritrovò a lottare con la tuta nera indossata dalla donna, la cerniera non era di fattura umana, ma la sua mente era troppo occupata per riflettere troppo a lungo su quel dettaglio. Quando ne venne a capo infilò le mani all’interno dell’indumento e con un solo movimento liberò le spalle della giovane.

Solo allora sciolse le loro bocche e baciò la pelle che aveva scoperto. La sua morbidezza e il suo profumo la inebriarono. Chiuse gli occhi, mentre Kara le mordeva il collo con dolcezza.

Li riaprì quando la donna si tirò indietro e iniziò a sfilarsi completamente la tuta, lo faceva con lentezza, osservando le sue reazioni, un sorriso che comparve nel vederla trattenere il respiro.

Lena si morse il labbro, poi, incapace di resistere, si sollevò sulle ginocchia e avvolse le braccia attorno al collo di Kara baciandola, gli occhi chiusi, il desiderio di rendere quel momento eterno.

Le mani di Kara tornarono su di lei ed entrambe ricaddero sul letto, i corpi ora nudi che premevano con desiderio uno contro l’altro.

Lena ansimò quando sentì la mano di Kara insinuarsi tra le sue gambe e, in un gesto spontaneo, si sistemò meglio, concedendo alla donna uno spazio maggiore.

Aprì la bocca per respirare quando la donna penetrò dentro di lei e un gemito di piacere sfuggì alle sue labbra. Ancora, urlava il suo corpo, mentre la sua mente cercava invano di ancorarla alla realtà, il piacere che lentamente aumentava.

“Kara!” Ansimò, fermandola. La donna la guardò perplessa. “È vero?” Chiese allora lei. “Questo? O è solo… la kryptonite?”

Le dita di Kara si mossero lentamente dentro di lei e lei ansimò piano, gli occhi aggrappati a quelli di Kara, temeva di apparire patetica ai suoi occhi, ma aveva bisogno di sapere.

“Ha importanza?” Chiese però l’aliena, il suo tono era duro, ma non freddo. Le sue dita non sembravano avere nessuna intenzione di ritrarsi, anzi continuavano a muoversi lentamente, come se volesse impedirle di gioire, ma al contempo mantenere alto il suo piacere.

“Sì.” Ammise lei.

“Anche adesso? Anche così?” Chiese la kryptoniana riferendosi chiaramente a quello che stavano facendo, poi, però, non la lasciò rispondere, invece incollò le loro bocche e aumentò improvvisamente il ritmo, facendola gemere sulle sue labbra.

Lena rovesciò la testa, mentre si lasciava andare nel piacere, furiosa con se stessa per aver ceduto e nel cedere, involontariamente, aver provato un piacere ancora maggiore.

“Kara…” Ansimò, ma la ragazza le appoggiò un dito sulle labbra.

Shhh” Disse e la baciò con desiderio.

Lena si lasciò andare di nuovo, facendo l’amore con lei e dandole il piacere che poco prima aveva ricevuto.

 

Ora sdraiata sul letto la osservava giacere accanto a lei. Le ricordava i dipinti rinascimentali, con Marte che dorme, nudo, dopo aver fatto l’amore con Venere, che ancora lo coccola e lo osserva. La guerra pacata dall’amore.

Ma chi era la guerra in quel letto?

Chiuse gli occhi mentre appoggiava un bacio sulle spalle nude di Kara.

“Mi dispiace.” Mormorò mentre spingeva la siringa di kryptonite nella sua pelle.

Kara le circondò il collo con la mano, ma non vi era forza nella sua stretta, malgrado ne avesse ancora abbastanza da spezzarglielo, e la rabbia che si aspettava nei suoi occhi era invece sorpresa.

“Mi hai tradita.” Comprese. “Mi fidavo di te.” Accusò e Lena sentì il suo cuore dolere.

“Ti toglieremo la kryptonite, starai bene.” Le assicurò cercando di ignorare quello sguardo ferito.

“Ti avrei portata con me…” Disse ancora lei, mentre il verde veleno si irradiava lungo la sua pelle. “Ti avrei consegnato l’universo…” Il suo capo si accasciò e i suoi occhi si chiusero.

Alex entrò nell’appartamento con un gruppo di agenti.

“Ha funzionato?” Chiese, cercando di ignorare il fatto che Lena fosse nuda e così sua sorella.

Ma Lena non la guardava, i suoi occhi erano fissi sul volto della giovane donna sul quale viso una singola lacrima stava tracciando una linea rossa sangue.

Estrasse la siringa e la gettò lontana dalla giovane, allontanando il venefico liquido che ancora conteneva.

“Mi dispiace.” Mormorò ancora posando un bacio sulla guancia della donna.

I medici sollevarono Kara e la sistemarono su di un lettino, avvolta nel lenzuolo di Lena che nel frattempo aveva indossato una vestaglia.

“Ci pensiamo noi a lei.” Assicurò Alex seguendo la sorella.

Lena, in silenzio, la lasciò andare via.

 

Era passata una settimana. Alex le aveva assicurato che Kara stava guarendo e che presto sarebbe stata in grado di riprendere la sua vita.

Lena osservava, senza vederlo, lo schermo del computer quando un piccolo tonfo dietro di lei le fece accelerare il cuore. Sperava che quell’incontro sarebbe stato rimandato ancora, ma era chiaro che Kara aveva deciso che era ora che loro due parlassero.

La donna entrò nell’ufficio indossando il costume da Supergirl, il suo volto era serio, teso.

Rimasero in silenzio entrambe per un lungo momento, poi Kara si schiarì la gola.

“Vorrei chiederti scusa e ringraziarti per quello che hai fatto.” Disse e il suo tono era terribilmente formale.

“Certo.” Si ritrovò a dire. Distolse lo sguardo cercando di non lasciare che le emozioni prendessero il sopravvento, sapeva che sarebbe successo, sapeva che quella singola lacrima era stato il segno che l’aveva persa, per sempre.

Kara annuì, fece qualche passo poi tornò a voltarsi.

“Quella notte è stata speciale per me, era speciale, sapevo di potermi fidare, sapevo che non mi avresti mai fatto del male...”

“Invece ti ho tradita.”

“So che ero pericolosa, ma non riesco a…”

“Perdonarmi.” Terminò per lei Lena. “Quella lacrima, quella che ti ha liberato dalla kryptonite, nel vederla ho capito. La persona che eri non avrebbe mai sprecato una lacrima se non fosse stato…”

“Vero.” Mormorò Kara. Dandole la risposta che aveva voluto quella notte, che aveva supplicato di avere. Ma ormai era tardi… troppo tardi.

Distolse lo sguardo dagli occhi pieni di lacrime dell’eroina di National City e tornò a guardare lo schermo del suo computer.

Il corpo caldo di Kara fu accanto al suo nello spazio di un respiro. Lena chiuse gli occhi mentre Kara posava un bacio sulle sue labbra.

“Mi dispiace.” Mormorò allora la kryptoniana, poi sparì com’era arrivata e Lena rimase sola.

 

 

 

 

Note: Se nella prima storia il mondo era fantasy, vi erano draghi, magia e cavalieri, questa volta siamo nella solita National City in una realtà solo leggermente diversa da quella che conosciamo.

Avrete ormai capito in linea generale qual è il prompt regalatomi da DarkJessy94, ma eccovi le sue testuali parole: “Però sarebbe bello se ci fosse un pezzo di kryptonite rossa nell'occhio che può andare via solo a causa di un pianto ahahah

Se la rideva lei… ma alla fine non fanno tanto ridere le storie saltate fuori! Ahahahahaha :-P

Ops

 

Importante, la frase che da il titolo alla storia e che dice Kara a Lena è tratta dalla serie “The Tunnel” la versione franco inglese, seconda stagione. Ho adorato quella scena, sapevo che prima o poi l’avrei usata per le SuperCorp ed ecco che è arrivata l’occasione giusta.

 

Spero che la storia vi sia piaciuta, anche se lascia un po’ l’amaro in bocca.

Fateci sapere!

 

 

 

 

 

  
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