Solo un’altra notte
Lena sorrise, mentre si passava le
dita sulle labbra.
La notte passata che ritornava nella
sua mente con vividi flash.
“Perché non avevo mai visto quanto fossi bella?”
Era arrossita nel sentire quelle parole e nel vedere gli occhi di Kara
così intensamente fissi su di lei.
Aveva riso, distogliendo lo sguardo, cercando di non tradire l’emozione
che quelle parole causavano.
“Forse dovremmo pensare a…”
Le mani della donna si erano posate sul suo viso. Le sue mani asciutte,
forti e morbide le avevano fatto sollevare il mento. Era così vicina…
“Pensare? Perché dovremmo pensare quando abbiamo così tanto da fare?”
Non aveva mai sentito la voce della donna così bassa, così provocante.
“Kara… cosa stai facendo?”
Aveva chiesto.
Chiuse gli occhi questa volta
cercando di ricordare esattamente l’espressione di Kara in quel momento, i suoi
occhi su di lei, così…
“Non quello che sto facendo…” Aveva mormorato. “Quello che sto per fare.”
Lena si morse il labbro, mentre
pensava a quel primo delicato bacio.
“Kara…”
Aveva il cuore che batteva troppo veloce e si era appoggiata a lei,
incapace di reggersi sulle proprie gambe. Aveva visto il sorriso soddisfatto di
Kara ed era rabbrividita di anticipazione.
“Sono qua.”
Aveva assicurato la giovane, poi in un solo gesto l’aveva sollevata e
portata nella camera da letto.
Un’aria sognante sulle labbra, Lena
ridacchiò, sentendosi scioccamente felice. Non credeva potesse mai succedere,
ma era successo! Era successo e non solo nei suoi sogni!
Il telefono squillò e Lena, incapace
di smettere di sorridere, sollevò il ricevitore.
“Miss Luthor,
c’è Alex Danvers per lei.” Le comunicò Jess.
“Va bene… falla passare, grazie.”
Posò il ricevitore, la fronte corrucciata. Cosa poteva mai voler dire quella
visita fatta di persona? Doveva preoccuparsi?
La porta si aprì e Alex si fece
avanti, il viso teso della donna non prometteva nulla di buono. Lena si alzò, preoccupata.
“Kara sta bene?” Chiese subito e Alex
sospirò.
“Inutile tergiversare, crediamo che
Kara sia stata contaminata.”
“Contaminata? Dov’è? Posso fare
qualcosa? Ha bisogno della tuta…” Iniziò, facendo il giro della scrivania,
pronta a lanciarsi in qualsiasi progetto servisse per salvare la ragazza.
“È più complicato di così.” Mormorò
Alex e si sedette con un sospiro. “Non sappiamo dove sia, sappiamo solo che è
stata colpita da un frammento di kryptonite rossa e
che non è tornata alla base, non sappiamo che intenzioni abbia, ma l’ultima
volta non è stato piacevole.”
“Kryptonite
rossa…” Mormorò lei, Kara le aveva parlato di quella volta e lei aveva visto le
immagini, anche se all’epoca abitava ancora a Metropolis,
non era stato bello.
“Stiamo facendo del nostro meglio per
rintracciarla, ma anche se la trovassimo il problema non cambia, quando è sotto
l’effetto di quella kryptonite ragionarci è
impossibile, fermarla molto difficile.”
“L’ultima volta è stata solo una
questione di tempo, il suo organismo sollecitato dalla lotta ha espulso da solo
la kryptonite.”
“Sì, ma si trattava di micro
particelle inalate, questa volta è diverso, Brainy ha
analizzato ogni fotogramma dei video sull’incidente e afferma che un minuscolo
frammento si è infilato in uno dei suoi occhi. Non ha idea di cosa questo
significhi, ma potrebbe rimanere lì fino a quando non lo estraiamo con la
chirurgia o…”
Eve aprì la porta ed entrò nell’ufficio a
passo di carica per poi bloccarsi di netto nel vedere Alex.
“Eve,
scusaci, ma in questo momento non posso…”
“Il nostro progetto… ehm… quello… è
sparito!” Sbottò la donna, le guance rosse.
“Cosa?”
“Di cosa sta parlando?” Intervenne
Alex, alzandosi di nuovo dalla sedia e guardando le due donne interrogativa.
“L’Harun-El.”
Disse semplicemente Lena ignorando lo sguardo sbigottito di Eve.
“Kara sa ogni cosa, do per scontato che lo sappia anche tu.” Alle sue parole
Alex annuì e lei continuò. “Non può essere sparito, era custodito con un
sistema criptato e biometrico, solo…” Si interruppe.
“Lena, stai bene?” Chiese Alex
facendo un passo avanti nel vederla impallidire.
“Quando… quando è stata infettata
Kara?” Avrebbe dovuto porre questa domanda prima, molto prima, ma era stata così
distratta da non…
“Ieri sera.” Rispose Alex. “Credi
che…” Si interruppe e guardò meglio Lena. “L’hai vista, ieri sera?” Domandò.
“Sì.” Lena si portò le mani al viso,
incredula.
“Credi..?”
“Lei…” Prese un profondo respiro. “Deve
aver aspettato che mi addormentassi e poi ha rubato i codici dalla mia
cassaforte. Le mie impronte non saranno stati difficile da ottenere in casa
mia, sfruttando la tecnologia del DEO al quale ha accesso.”
“Lena…” Alex esitò.
“Eve, fammi
avere i video di sorveglianza.”
“Sì.” La donna se ne andò quasi
correndo mentre Alex scuoteva la testa.
“Mi dispiace, lei… non è in sé, non farebbe mai nulla per ferirti.”
“Lo so.” Chiuse secca Lena e sapeva
che era vero, Kara non le aveva fatto del male, si era solo presa quello che
credeva fosse suo di diritto. “Dobbiamo scoprire se è davvero stata lei a
prendere la pietra e cosa vuole farne.”
Alex sospirò poi annuì, aveva capito
che Lena non aveva nessuna intenzione di parlare di quello che era successo la
sera prima.
Il video scorreva davanti ai suoi
occhi, Kara non aveva nemmeno provato a nascondersi e avrebbe potuto con la sua
velocità, invece camminava per i corridoi con tranquillità, inserendo i codici
e usando della tecnologia aliena per superare i sistemi di Lena. La ragazza
sapeva che usando la sua forza avrebbe solo fatto partire il sistema di
sicurezza che distruggeva l’Harun-El e le formule per
replicarlo, era stata Lena stessa a dirglielo per rassicurarla
sull’inviolabilità del suo sistema. Scosse la testa, sapeva che se fosse
tornata a casa avrebbe trovato la propria cassaforte scardinata e i codici
d’emergenza rubati.
Lena chiuse il computer con fastidio,
malgrado tutte le sue precauzioni non si era aspettata un simile possibilità,
era colpa sua se per Kara era stato così facile. Quella notte era stata così
profondamente addormentata che rubarle le impronte doveva essere stato un gioco
da ragazzi.
Cercò di concentrarsi su quello che
davvero importava. Kara non era stata felice di saperla in possesso di quella
pietra, ma non le aveva mai chiesto di restituirla o di consegnarla al DEO, era
abbastanza intelligente da non farle scegliere tra la scienza e lei. Quindi era
chiaro che non l’aveva presa con lo semplice scopo di sottraigliela, ma cosa
avrebbe potuto fare con la pietra ora che ne era entrata in possesso?
Poco dopo Alex la contattò e lei si
diresse al DEO per lavorare sulla stessa kryptonite
che aveva creato in laboratorio mesi prima per salvare Sam e incarcerare Reign, ora la doveva preparare affinché servisse agli
agenti a fermare Kara e ai medici a estrare il frammento dal suo occhio.
Cercò di non pensare a nulla, di
concentrarsi solo sul suo lavoro e sono quando tornò da Alex con un prodotto
finito comprese che era notte fonda.
“Vai a riposarti.” Suggerì Alex. “La
troveremo.” Assicurò poi, prima che lei potesse obiettare. “Sarai la prima a
saperlo.”
Lena annuì e tornò a casa, non vi era
nulla che potesse fare a quel punto.
Era assurdo che solo quella mattina
avesse lasciato l’appartamento baciando Kara, un sorriso sulle labbra, il cuore
ricolmo di felicità e il corpo che ancora vibrava per la passione scaturita dai
baci che Kara le aveva dato al suo risveglio.
Si infilò nella doccia e provò a
scacciare i ricordi che ora erano solo più beffarde menzogne.
Quando rientrò nella sua camera
avvolta nell’asciugamano percepì che non era sola. Si voltò, il cuore che
batteva veloce, mentre riconosceva il profilo della donna nascosta nell’ombra.
“Vattene.” Disse, perché, malgrado la
consapevolezza che la cosa migliore era trattenerla e avvisare Alex, voleva
solo che la donna sparisse da davanti ai suoi occhi.
“Solo un’altra notte.” La voce era un
respiro che accarezzava le sue labbra. Si era mossa così velocemente e ora era
ad un solo soffio da lei.
“No.” Rispose, ignorando il rapido
battito del proprio cuore a quell’improvvisa vicinanza, al suo profumo che ora
l’avvolgeva, al calore del suo corpo che faceva vibrare la sua pelle.
“Solo un’altra notte…” Bisbigliò,
mentre abbassava il viso e incontrava le sue labbra.
Lena la baciò perché non riuscì a
farne a meno, poi si staccò da lei bruscamente.
“No!” Esigette, ma Kara scosse la
testa e i suoi grandi occhi azzurri erano pieni di desiderio e di… dolcezza.
“Sto per andare via.” Mormorò e Lena
comprese, finalmente, a cosa le servisse l’Harun-El.
La donna se ne stava andando e aveva bisogno di una fonte di energia.
Il suo cuore sprofondò all’idea di
non vederla mai più.
“Non lasciarmi partire senza
un’ultima notte assieme. Abbiamo sprecato così tanto tempo.” La sua voce era
solo un bisbiglio eppure era così vera, come i suoi occhi, come il suo sguardo.
“Posso avere chi voglio, chiunque, ma voglio te… ancora una volta.”
La baciò di nuovo e Lena, questa
volta, non riuscì, non volle, opporsi.
La sua bocca era fresca, la sua pelle
era bollente. L’asciugamano cadde a terra, mentre le mani di Kara accarezzavano
i suoi fianchi, con sorprendente delicatezza, fino a scendere sul suo sedere,
dove si chiusero a coppa, sollevandola con estrema semplicità. La trasportò
fino al letto dove la depose con attenzione, le labbra sempre incollate alle
sue.
Lena si ritrovò a lottare con la tuta
nera indossata dalla donna, la cerniera non era di fattura umana, ma la sua
mente era troppo occupata per riflettere troppo a lungo su quel dettaglio.
Quando ne venne a capo infilò le mani all’interno dell’indumento e con un solo
movimento liberò le spalle della giovane.
Solo allora sciolse le loro bocche e
baciò la pelle che aveva scoperto. La sua morbidezza e il suo profumo la
inebriarono. Chiuse gli occhi, mentre Kara le mordeva il collo con dolcezza.
Li riaprì quando la donna si tirò
indietro e iniziò a sfilarsi completamente la tuta, lo faceva con lentezza,
osservando le sue reazioni, un sorriso che comparve nel vederla trattenere il
respiro.
Lena si morse il labbro, poi,
incapace di resistere, si sollevò sulle ginocchia e avvolse le braccia attorno
al collo di Kara baciandola, gli occhi chiusi, il desiderio di rendere quel
momento eterno.
Le mani di Kara tornarono su di lei
ed entrambe ricaddero sul letto, i corpi ora nudi che premevano con desiderio
uno contro l’altro.
Lena ansimò quando sentì la mano di
Kara insinuarsi tra le sue gambe e, in un gesto spontaneo, si sistemò meglio,
concedendo alla donna uno spazio maggiore.
Aprì la bocca per respirare quando la
donna penetrò dentro di lei e un gemito di piacere sfuggì alle sue labbra.
Ancora, urlava il suo corpo, mentre la sua mente cercava invano di ancorarla
alla realtà, il piacere che lentamente aumentava.
“Kara!” Ansimò, fermandola. La donna
la guardò perplessa. “È vero?” Chiese allora lei. “Questo? O è solo… la kryptonite?”
Le dita di Kara si mossero lentamente
dentro di lei e lei ansimò piano, gli occhi aggrappati a quelli di Kara, temeva
di apparire patetica ai suoi occhi, ma aveva bisogno di sapere.
“Ha importanza?” Chiese però l’aliena,
il suo tono era duro, ma non freddo. Le sue dita non sembravano avere nessuna
intenzione di ritrarsi, anzi continuavano a muoversi lentamente, come se
volesse impedirle di gioire, ma al contempo mantenere alto il suo piacere.
“Sì.” Ammise lei.
“Anche adesso? Anche così?” Chiese la
kryptoniana riferendosi chiaramente a quello che
stavano facendo, poi, però, non la lasciò rispondere, invece incollò le loro bocche
e aumentò improvvisamente il ritmo, facendola gemere sulle sue labbra.
Lena rovesciò la testa, mentre si
lasciava andare nel piacere, furiosa con se stessa per aver ceduto e nel cedere,
involontariamente, aver provato un piacere ancora maggiore.
“Kara…” Ansimò, ma la ragazza le
appoggiò un dito sulle labbra.
“Shhh”
Disse e la baciò con desiderio.
Lena si lasciò andare di nuovo,
facendo l’amore con lei e dandole il piacere che poco prima aveva ricevuto.
Ora sdraiata sul letto la osservava
giacere accanto a lei. Le ricordava i dipinti rinascimentali, con Marte che
dorme, nudo, dopo aver fatto l’amore con Venere, che ancora lo coccola e lo
osserva. La guerra pacata dall’amore.
Ma chi era la guerra in quel letto?
Chiuse gli occhi mentre appoggiava un
bacio sulle spalle nude di Kara.
“Mi dispiace.” Mormorò mentre
spingeva la siringa di kryptonite nella sua pelle.
Kara le circondò il collo con la
mano, ma non vi era forza nella sua stretta, malgrado ne avesse ancora
abbastanza da spezzarglielo, e la rabbia che si aspettava nei suoi occhi era
invece sorpresa.
“Mi hai tradita.” Comprese. “Mi
fidavo di te.” Accusò e Lena sentì il suo cuore dolere.
“Ti toglieremo la kryptonite,
starai bene.” Le assicurò cercando di ignorare quello sguardo ferito.
“Ti avrei portata con me…” Disse
ancora lei, mentre il verde veleno si irradiava lungo la sua pelle. “Ti avrei
consegnato l’universo…” Il suo capo si accasciò e i suoi occhi si chiusero.
Alex entrò nell’appartamento con un
gruppo di agenti.
“Ha funzionato?” Chiese, cercando di
ignorare il fatto che Lena fosse nuda e così sua sorella.
Ma Lena non la guardava, i suoi occhi
erano fissi sul volto della giovane donna sul quale viso una singola lacrima
stava tracciando una linea rossa sangue.
Estrasse la siringa e la gettò
lontana dalla giovane, allontanando il venefico liquido che ancora conteneva.
“Mi dispiace.” Mormorò ancora posando
un bacio sulla guancia della donna.
I medici sollevarono Kara e la
sistemarono su di un lettino, avvolta nel lenzuolo di Lena che nel frattempo
aveva indossato una vestaglia.
“Ci pensiamo noi a lei.” Assicurò
Alex seguendo la sorella.
Lena, in silenzio, la lasciò andare
via.
Era passata una settimana. Alex le
aveva assicurato che Kara stava guarendo e che presto sarebbe stata in grado di
riprendere la sua vita.
Lena osservava, senza vederlo, lo
schermo del computer quando un piccolo tonfo dietro di lei le fece accelerare
il cuore. Sperava che quell’incontro sarebbe stato rimandato ancora, ma era
chiaro che Kara aveva deciso che era ora che loro due parlassero.
La donna entrò nell’ufficio
indossando il costume da Supergirl, il suo volto era
serio, teso.
Rimasero in silenzio entrambe per un
lungo momento, poi Kara si schiarì la gola.
“Vorrei chiederti scusa e
ringraziarti per quello che hai fatto.” Disse e il suo tono era terribilmente
formale.
“Certo.” Si ritrovò a dire. Distolse
lo sguardo cercando di non lasciare che le emozioni prendessero il sopravvento,
sapeva che sarebbe successo, sapeva che quella singola lacrima era stato il
segno che l’aveva persa, per sempre.
Kara annuì, fece qualche passo poi
tornò a voltarsi.
“Quella notte è stata speciale per
me, era speciale, sapevo di potermi fidare, sapevo che non mi avresti mai fatto
del male...”
“Invece ti ho tradita.”
“So che ero pericolosa, ma non riesco
a…”
“Perdonarmi.” Terminò per lei Lena.
“Quella lacrima, quella che ti ha liberato dalla kryptonite,
nel vederla ho capito. La persona che eri non avrebbe mai sprecato una lacrima
se non fosse stato…”
“Vero.” Mormorò Kara. Dandole la
risposta che aveva voluto quella notte, che aveva supplicato di avere. Ma ormai
era tardi… troppo tardi.
Distolse lo sguardo dagli occhi pieni
di lacrime dell’eroina di National City e tornò a guardare lo schermo del suo
computer.
Il corpo caldo di Kara fu accanto al
suo nello spazio di un respiro. Lena chiuse gli occhi mentre Kara posava un
bacio sulle sue labbra.
“Mi dispiace.” Mormorò allora la kryptoniana, poi sparì com’era arrivata e Lena rimase sola.
Note: Se nella prima storia il mondo era fantasy, vi erano draghi, magia e cavalieri, questa volta siamo nella solita National City in una realtà solo leggermente diversa da quella che conosciamo.
Avrete ormai capito in linea generale qual è il prompt regalatomi da DarkJessy94, ma eccovi le sue testuali parole: “Però sarebbe bello se ci fosse un pezzo di kryptonite rossa nell'occhio che può andare via solo a causa di un pianto ahahah”
Se la rideva lei… ma alla fine non fanno tanto ridere le storie saltate fuori! Ahahahahaha :-P
Ops…
Importante, la frase che da il titolo alla storia e che dice Kara a Lena è tratta dalla serie “The Tunnel” la versione franco inglese, seconda stagione. Ho adorato quella scena, sapevo che prima o poi l’avrei usata per le SuperCorp ed ecco che è arrivata l’occasione giusta.
Spero che la storia vi sia piaciuta, anche se lascia un po’ l’amaro in bocca.
Fateci sapere!