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Autore: Ellie_x3    06/04/2019    7 recensioni
[Contesto Post-Shinsengumi; Nagakura Shinpachi]
Sugimura Yoshie non era lo zio proprio di nessuno; un padre a malapena decente, sì, ed un figlio adottivo privo d'onore, ma non aveva fratelli degni di nota – non di sangue, almeno. Ma quando Shigeru lo guardava, Yoshie vedeva la polvere che si alzava in un quartiere fuori Kyoto il giorno in cui il suo migliore amico si era sposato.
Harada Shigeru era un uomo, ormai, ma nella sua mente rimaneva solo Rucchin.

Genere: Malinconico, Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Contesto: Meiji Era, Post-Shinsengumi.

Acquerello
 

[Meiji 16 - Tokyo; former Edo]


Ah, zio! Che bella sorpresa!”
“Sugimura-san, è bello vedervi,” Harada Masa manteneva la forma cortese dei tempi passati, retaggio di un’educazione antiquata che i tumultuosi anni della rivoluzione Meiji non avevano incrinato, ma il modo in cui gli sorrideva versando sakè era senza tempo. “Se mi aveste scritto, vi avrei accolto preparata. Vi fermerete a lungo?”
Sugimura Yoshie scosse le spalle. 
“No, non credo,” ignorò la protesta di Shigeru, posandogli invece una mano sul capo, “con il lavoro alla prigione e Yocchin che inizia le scuole quest’anno non mi rimane molto tempo libero. Volevo controllare che—“
Che steste bene. Non riuscì ad articolarlo, ma la luce grata che sembrò ringiovanire il volto della donna gli fece capire che l’aveva udito ugualmente: era un fiore dipinto ad acquerello, Masa, lo rimaneva dopo aver perso il marito durante la battaglia di Ueno e il conseguente tsunami politico che li aveva travolti.
“Noi ce la caviamo più che bene, Sugimura-san, ma grazie del pensiero. Rucchin è sempre felice di vedervi.”
"Ah sì?" Yoshie scoccò al ragazzo un'occhiata divertita, compiacendosi di vedere le sue guance diventare scarlatte, "allora, Rucchin, potresti scrivere più spesso. O venirmi a trovare
 Yone mi chiede di te tutto il tempo e, chi lo sa, potresti imparare qualcosa di sensato."
Con una risata, Masa annuì.
"Rucchin ha la scuola...ci credereste? Chi l'avrebbe mai detto, solo pochi anni fa. Ma sono sicura che potrà venirvi a trovare in estate."

Chi l'avrebbe mai detto davvero; un tempo, per quelli come lui e come il padre di Shigeru l'unico modo comprensibile di passare il tempo sembrava in un dojoGli anni non avevano intaccato la bellezza di Masa e a Yoshie piaceva illudersi che non avessero incurvato nemmeno la sua schiena, che non avessero disegnato rughe sul suo volto, ma era uno sciocco. In compenso, avevano trasformato il bambino che era stato Harada Shigeru in un giovane uomo.
"Aspetterò quel giorno con ansia; non è bene far viaggiare troppo un uomo anziano," replicò, scoppiando in una risata.

“Zio, in questo periodo mi sono esercitato con la shinai! Posso farti vedere, posso?”
Yoshie non era lo zio proprio di nessuno; era a propria volta un padre a malapena decente di un figlio avuto da una donna meravigliosa, un patetico figlio adottivo che altro non sapeva fare se non combattere, un capitano riscattato da un rispetto mostrato troppo tardi.
Ma quando Shigeru lo guardava, Yoshie vedeva la polvere che si alzava in un quartiere fuori Kyoto il giorno in cui il suo migliore amico si era sposato. Quando lo chiamava zio, Sugimura Yoshie sapeva di essere fortunato, che gli si rivolgeva in quel modo per onorare la loro conoscenza e perché sapeva, lo sapeva, Masa doveva averglielo detto, che il suo spirito non avrebbe sopportato di essere chiamato con il suo vecchio nome.
Nagakura Shinpachi non era più, dunque a Shigeru non era rimasto che 'zio'.
“Certo, Rucchin. Va’ a prendere due spade, ti aspetterò nel giardino.”
 
Cosa sei diventato, Nagakura Shinpachi? Ti nascondi dietro un nome, dietro una statua che dovrebbe lavare il sangue sulle tue mani. Dietro un lavoro in una prigione, dietro un dojo di Edo— no, no, si chiama Tokyo ora.
Cosa sei diventato, Sugimura Yoshie?


L’unica fiammella che rimaneva di Nagakura Shinpachi si accendeva tra gli ampi spazi di un dojo, o in un giardino se a fargli compagnia aveva una spada di bambù ed un valido avversario: caduto a terra nel tentativo di schivare, la spada rotolata fuori dalla sua presa, a sedici anni Shigeru era ancora ben lontano da essere un avversario capace o anche solo un allievo promettente. Tuttavia, se Yoshie era infastidito dalla mancanza di tecnica, Shinpachi ne era segretamente grato.
Erano altri tempi; non servivano spade, non servivano lance.
“Tutto bene?”
“Sì, sì; mi sono distratto un momento.”
Mi sono distratto.
Conosceva dieci capitani che non avrebbero accettato quella scusa, che avrebbero colpito ragazzi con la metà degli anni di Shigeru solo per punirli di essere 
caduti a terra ed aver aperto la bocca per protestare; Harada Sanosuke era uno di quelli. Gli occhi di Yoshie si strinsero, due fessure scurite dalla frustrazione.
“Distratto? Avevi detto di esserti allenato.”
“Evidentemente non abbastanza.”
Quel ragazzino aveva tutta la sfacciataggine di suo padre alla sua età, ma non si sarebbe mai scontrato con il temperamento di Hijikata, con la gentilezza di Kondou, con la subdola ironia di Okita né con il sadismo di Takeda. Non avrebbe mai conosciuto Heisuke Todou e non l’avrebbe mai chiamato fratello, perché Shigeru non era Sano e Yoshie era solo un vecchio idiota sentimentale.
“Non abbastanza? Cosa sei, Shigeru?” lo guardò dall’alto; un’altra recluta col culo per terra. Un’altra recluta. L’ultima in un battaglione che non esisteva più. “Sei un ragazzo o un uomo? Se sei un ragazzo, vattene; non alzerò la spada contro di te un’altra volta. Ma se sei un uomo, combatti come tale.”
Vedeva la smorfia di dolore sul suo viso paffuto e lo sentiva come proprio. Ogni centimetro del volto di Shigeru era un ritratto a carboncino di sua madre: di Masa aveva il mento tondeggiante, la fine massa di capelli neri, gli zigomi e le guance tonde. Ma gli occhi, neri e lucidi, brillavano della folle tenacia del padre.
“Zio—" sembrò esitare.
Yoshie sperò esitasse, perchè non gli avrebbe fatto la scortesia di trattenersi in combattimento ma era doloroso alzare la shinai contro chi aveva gli occhi di un soldato, di un amico.
 Non era una recluta, Shigeru, ma era un altro capitano sprecato: la sua fortuna era di non essere finito nel loro stesso tritacarne.
“Non vorrei offenderti, ma hai la stessa predisposizione alla spada di tuo padre: nulla ed imbarazzante,” la nostalgia ammorbidì le sue parole, ma Shigeru non ricambiò il sorriso. “Per oggi smettiamo, basta così.”
Le labbra del ragazzo si piegarono in un sogghigno.
“No, zio. Intendevo dire che mi spiace di non aver dato del mio meglio fino ad ora; permettimi di rimediare.”
“Sei sicuro? Sanguini.”
Il commento sembrò divertirlo.
“Non è nulla.”
“Se ti riporto a casa sanguinante è con me che se la prenderà tua madre, Rucchin,” replicò Yoshie, con un vago sorriso.
Solo un altro capitano. E Shigeru era un capitano persino quando si rimetteva in piedi e Yoshie era costretto a muovere un passo indietro per lasciargli spazio: vedeva le gocce di sudore, la mano che si allungava alla cieca nel cercare la spada mentre i suoi occhi scuri non si distoglievano dai suoi, e si chiedeva se non avesse esagerato, se non avesse esagerato negli allenamenti per tutta la sua vita. 
“Mia madre non se ne accorgerà nemmeno.”
"Non dovresti farla preoccupare, Rucchin."
"Sono il suo unico figlio, zio," gli ricordò il ragazzo, con una risatina leggera; era la risata di un bambino, ancora, ma aveva in sè il seme di un adulto senza paura, il cui spirito era protetto dal padre nell'aldilà, "farla preoccupare è mio dovere."

No, no.
Shigeru non è suo padre, e tu sei solo un istruttore di Kenjutsu in una vecchia prigione costretto ad insegnare a guardie pigre con cuori vuoti.

Eppure Shigeru assomigliava così tanto a Sanosuke, mentre scivolava nella posizione di guardia con un rigagnolo di sangue sulle labbra; il ragazzo se lo asciugò con il dorso della mano in un gesto che strinse lo stomaco di Yoshie, ed il mondo girò vorticosamente per un istante di fronte ai suoi occhi.
Chi ti credi di essere, Nagakura Shinpachi, Sugimura Yoshie, per prenderti il lusso di far finta che non sia mai successo nulla?
Quando la luce del sole sfiorava la pelle di Shigeru, quando tingeva i suoi capelli neri di riflessi color inchiostro, la figura del ragazzo aveva gli stessi colori freddi di quella che Shinpachi aveva visto per anni, fianco a fianco in pattuglie e combattimenti.

Sveglia, Shinpachi: Shigeru non è Sano.
Proprio come suo padre, Shigeru non rimaneva fermo a lungo; quando le sue mani stringevano la spada, con una ferocia in cui Yoshie distingueva tracce di Sanosuke, le sue spalle si raddrizzavano e non tradiva che la voglia di cadere un’altra volta, e un’altra ancora, finché non sarebbe stato lui a far cadere gli altri. 

No, ma gli assomiglia spaventosamente.



Note Storiche:

Non ho trovato prove che Shinpachi andasse a trovare Shigeru e Masa, è una What If? totale sotto questo punto di vista, ma non potevo lasciar perdere questo prompt. Di Sugawara Masa non c'è molto, in inglese, e ho dato per scontato che fosse rimasta a Tokyo mentre il buon Harada combatteva a Sendai; per chi fosse perplesso dalla menzione a Kyoto, Harada fu l'unico capitano a sposarsi quando era ancora in servizio, nel 65, e viveva a Mibu.

 

   
 
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