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Autore: Eevaa    07/04/2019    12 recensioni
...perché Kaarot, del resto, era l'unico che avrebbe potuto capirlo veramente, era l'unico il quale, per altri motivi, stava subendo il suo stesso identico destino. E, proprio come lui, aveva un'altra vita intera da vivere, da scrivere. Per un attimo, per qualche breve secondo, provò compassione per quell'uomo così come l'aveva per se stesso.
Erano entrambi sulla stessa barca e, volenti o nolenti, avrebbero dovuto cominciare a remare.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Goku, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©. 

Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale su EFP.
La fanart della copertina non mi appartiene.
Nessun copyright si intende violato.
 
 

-AFTER ALL -
CAPITOLO 76 - EPILOGO, PARTE II : L'INIZIO

 


You saw my pain, washed out in the rain
But you saw no fault no cracks in my heart
The ghosts that we knew will flicker from view
And we'll live a long life
So give me hope in the darkness that I will see the light
Cause oh they gave me such a fright
But I will hold as long as you like
Just promise me we'll be alright


Ghosts that we knew: https://www.youtube.com/watch?v=IUVCISbpHuE




 
La vita è piena di sorprese. Alcune gradite, altre meno. Ma la caratteristica peculiare delle sorprese è che, appunto, sono inaspettate.
Ventiquattrore prima, sullo stesso promontorio, nessuno si sarebbe mai immaginato cosa si sarebbe susseguito all'attacco di Gohan nei confronti di Goku. Un repentino incalzare di eventi disparati, tragici ma anche piacevoli, lotte al limite dell'inverosimile, scontri titanici in grado di mettere a dura prova l'integrità di quel gruppo di persone legate da un unico e vero scopo: vincere. Vincere e difendere la loro pace.
E se arrivati a quel punto gli eroi della Terra avevano iniziato a pensare che non avrebbero più potuto sorprendersi di niente, si accorsero velocemente che si erano sbagliati di grosso. Perché la meravigliosa sorpresa di vedere il principe dei saiyan rialzarsi in piedi dopo la morte non era stata affatto l'ultima.
«Ah! Mi sono dimenticato di dirvi che, essendo il mio corpo composto dalla fusione di due entità distinte, la mia vita valeva doppio» aggiunse Kibitoshin, ripensando al tempo in cui il suo aspetto era molto diverso. Scrutò l'orizzonte fiancheggiato da tutte quelle persone le quali, come congelate, avevano smesso di compiere qualsiasi movimento. Non una mosca volò sull'altipiano montuoso, non un sospiro. Tutti i loro occhi erano puntati verso un'unica figura che, di soppiatto, era sopraggiunta su quel letto di neve e terriccio. Silenziosa, in punta di piedi.
«Ho pensato che ci fosse una persona più di tutte che aveva bisogno di ricongiungersi con i propri cari» concluse Kibitoshin, venendo subito incalzato dalla voce squillante e acuta di un bambino.
«MAMMA!»
Goku Jr iniziò a correre velocemente verso la donna la quale, portandosi una mano sulla bocca, trattenne un singhiozzo di commozione.
«P-Pan» balbettò Trunks, tremando, ancora bloccato sul posto di fianco a Vegeta il quale, tirando un sospiro di puro sollievo, gli posò una mano sulla spalla come per invitarlo a procedere, a correre incontro alla donna per la quale aveva versato tutte le sue lacrime.
Ed egli corse, corse dietro al figlio il quale saltò tra le braccia di Pan stringendola forte, fortissimo.
«Pan... oh, Pan!» sussurrò Trunks. Le prese il volto tra le mani per asciugarle le lacrime, poi strinse lei e il figlio con vigore. La sua famiglia, finalmente, era tornata unita come un tempo. Non ci avrebbe mai più sperato ma, in un futuro, avrebbe potuto raccontare ai suoi nipoti del giorno in cui aveva iniziato a credere nei miracoli.
Gohan, stretto alla sua adorata Videl, iniziò a piangere. La morte della sua bambina l'aveva distrutto nel corpo e nello spirito - e l'aveva ampiamente dimostrato. Vederla lì in piedi, bellissima e splendente nell'abito giallo fiorato con il quale era stata seppellita, era una vera e propria stretta al cuore.
Tutti i combattenti e i civili si radunarono intorno a lei, abbracciandola e ringraziando Kibitoshin per averle concesso quel privilegio, quell'onore. Ed era sul serio un grande onore! Con tutte le persone che erano morte quel giorno, Kibitoshin aveva deciso di dare la sua vita a lei, lei che non aveva contribuito in nessun modo per fronteggiare i nemici. Ma la divinità aveva giustamente pensato che tanti, troppi esseri umani viventi fossero ancora legati a lei. Gohan, Trunks, il piccolo Goku, Vegeta, Videl, Mr. Satan. Persino Bra, la sua migliore amica, suo zio Goten, suo nonno Goku. La loro vita non sarebbe più stata la stessa senza di lei, nulla togliendo agli altri combattenti dipartiti i quali, però, non avevano una vera e propria famiglia a cui badare. Questo Kibitoshin l'aveva compreso stando a stretto contatto con gli umani; specialmente quegli umani, terrestri o saiyan che fossero. L'importanza dell'amore, della famiglia, della fratellanza, di tutti quei sentimenti e sensazioni che non erano propri del suo essere divino ma che erano stati proiettati sulla sua pelle e aveva imparato a fare propri, in qualche modo. Per quel motivo aveva scelto proprio Pan, oltre a Vegeta.
«Mi dispiace! Non ho potuto aiutarvi» disse affranta lei, dopo essersi staccata dal lungo e calorosissimo abbraccio dei suoi genitori. Aveva percorso il lungo serpentone nell'Aldilà, si era allenata a lungo sul pianeta di Re Kaioh e grazie ai suoi poteri di telecomunicazione aveva vegliato sui suoi cari ma, dal momento in cui era iniziata la guerra, non era più riuscita a vedere nulla. Era stata lasciata lassù, insieme a quella stupida scimmia e un irritante cavalletta ad attendere riscontri e aggiornamenti che nessuno si era degnato di darle. Non fino a quando Re Kaioh era finalmente tornato sul suo pianeta raccontandole l'accaduto ma, proprio durante quel racconto, si era sentita improvvisamente scivolare verso il basso e aveva visto tutto buio. Buio e umido. Uno spazio talmente stretto e angusto da toglierle il fiato. Aveva capito di essere viva solo nel momento in cui, con una potente onda di energia, era riuscita ad aprirsi un varco tra il legno, la terra e il marmo. Era emersa dal sottosuolo come un fiore di campo, in un cimitero.
«Sai, la morte è un effetto collaterale piuttosto influente sulle prestanze fisiche» puntualizzò Bra, scompigliando i capelli della sua migliore amica, scatenando l'ilarità tra tutti i civili. Risate, risate vere e serene.
Pan, abbracciando con vigore lo zio Goten, spiò attraverso l'incavo della sua spalla i due saiyan rimasti in disparte. Suo nonno e suo suocero. Li guardò e sorrise, fiera e felice che avessero salvato il mondo ancora una volta, insieme. Ma quella volta non avrebbe dovuto guardare il suo amato nonno andarsene via sulle spalle di un drago, quella volta non avrebbe tenuto stretta la sua tuta da battaglia contemplando il cielo. Quella volta Vegeta non si sarebbe avvicinato a lei con un macigno nel cuore, intimandole di aver cura di quella casacca azzurra che avrebbe tenuto nascosta nel ripiano più basso del suo armadio per quindici lunghissimi anni.
Quel giorno sarebbero andati via insieme, tutti insieme verso casa. Pan sorrise ai due saiyan e poi, presa sotto braccio dallo zio, venne accompagnata a conoscere Eva, la cugina di secondo grado che mai aveva sospettato di avere.
Goku e Vegeta, rimasti leggermente in disparte, guardarono le loro famiglie unite in festa. Avevano creato qualcosa di meraviglioso in tutti quegli anni, e quel giorno l'avevano salvato. Si scrutarono di sfuggita e arrossirono: era finalmente giunto il momento di coronare la loro promessa.
Finalmente la dura lotta per la pace era finita sul serio e ancora una volta avevano ottenuto la vittoria tanto bramata. Una vittoria con non pochi compromessi, ma che avrebbe segnato l'inizio di una nuova, nuovissima storia. La loro storia.

 
But the ghosts that we knew
made us black and all blue
But we'll live a long life
 


Ci era voluto un po' di tempo per mettere a posto le cose, tutti i pezzi di quel puzzle lasciati in disparte. Una volta avrebbero chiesto al drago delle sette sfere di porre rimedio a tutto ciò che di soluzioni non ne aveva, erano sempre stati abituati a non considerare la morte qualcosa di irrimediabile. Ma, quella volta, non c'era stato alcun desiderio che aveva fatto alzare dal terreno i loro amici sconfitti. Non ci sarebbe stato nemmeno nessun desiderio che avrebbe potuto cancellare dalle menti dei terrestri quel giorno di totale oscurità e terrore.
I combattenti della nuova squadra Z erano stati messi presto di fronte a quella lucida verità e si erano resi conto finalmente di quanto la vita fosse preziosa e indomabile.
Avevano onorato tutti i loro morti con le cerimonie funebri, uno per uno. Tensing e Riff erano stati commemorati con una bellissima statua sulla cima più alta di quell'altipiano, raffigurante i due amici e valorosi guerrieri nel fiore dei loro anni. Il Genio delle Tartarughe, invece, era stato sepolto sotto la sabbia bianca della sua paradisiaca isola ove Oscar, Puar e la Tartaruga avrebbero vegliato su di lui ogni giorno delle loro vite. La cerimonia era stata parecchio toccante specialmente per Goku il quale, ripensando all'inizio della sua carriera da combattente, era riuscito persino a elargire un discorso serio e commovente nei confronti del suo prezioso primo maestro di arti marziali e, soprattutto, di vita.
I namecciani salvati dall'esplosione di Neo Namek invece - dopo essere stati ospitati qualche giorno sulla Terra per potersi riprendere dal combattimento - erano stati trasferiti sul pianeta Namirah ove, da quando il tiranno era stato ucciso da Gogeta, la guerra civile era finalmente terminata. Lì avevano pouto seppellire i loro morti e avevano ricevuto asilo e ospitalità.
Kibitoshin aveva fatto in modo di rivedere tutti i contratti di Re Yammer scavando in ogni postilla, stipulando un nuovo patto con tutti i namecciani di tutti i pianeti che prevedeva la pena di morte per chiunque si fosse azzardato a creare delle nuove Sfere del Drago. Nessuno di loro, ovviamente, aveva avuto da obiettare a riguardo.
Il tempo dei Draghi dei desideri, infine, era giunto davvero al termine.
Juno si era trasferito immediatamente sul pianeta dei Kaiohshin con il Sommo, il quale lo aveva sottoposto a estenuanti allenamenti fisici ma soprattutto mentali e, anche se in alcuni momenti aveva quasi pensato di gettare la spugna e arrendersi al fatto che quel vecchietto talvolta era assolutamente insopportabile, era stato veramente felice di sapere di essere stato scelto per divenire suo discepolo e aiutante.
Gohan e Junior, purtroppo, avevano dovuto salutarsi di nuovo una volta scadute le ventiquattro ore di permesso del maestro. Al super guerriero namecciano, però, fu concessa definitivamente la grazia del Regno dei Cieli.
Era stato un duro colpo per Gohan lasciare andare una seconda volta il suo maestro, il suo migliore amico. Con l'aiuto della sua famiglia e dei suoi amici, però, era riuscito a cavarsela e affrontare di nuovo quella perdita. Prima che se ne andasse, però, aveva promesso a Junior e a se stesso che avrebbe ripreso ad allenarsi e così era stato, poiché un nuovo compagno di allenamenti ed avventure si era fatto avanti.
Mirai Trunks, infatti, aveva deciso di rimanere in quell'epoca. Non c'era più nulla nel futuro per lui e, inoltre, la sua decisione aveva generato parecchia gioia nella sua famiglia, in Gohan e soprattutto nel principe dei saiyan - anche se Vegeta, naturalmente, non era esattamente il tipo da dimostrare felicità. Mirai Trunks, però, aveva deciso di non trasferirsi alla Capsule Corporation - un Trunks in quella casa era più che sufficiente - ma si era trasferito sull'isola del Genio per essere il successore dell'eremita della tartaruga e dare così inizio a una nuova generazione di allievi. Gohan gli aveva dato una gran mano e, così, allievo e maestro erano tornati di nuovo insieme, anche se parte di due mondi diversi.
Gli androidi gemelli, come pronosticabile, erano spariti dalla circolazione. Tuttavia erano riusciti a rimanere in buoni rapporti tra di loro e finalmente, dopo tanto tempo, C18 aveva di nuovo qualcuno con cui passare le sue giornate. Così, un bel giorno d'estate, per la prima volta dopo tanti anni Diciotto si dimenticò di recarsi sulla tomba del defunto marito.
Goten e Trunks erano tornati a frequentarsi. Fecero di tutto per recuperare il loro rapporto di amicizia e, con enorme piacere da parte delle loro rispettive consorti, avevano iniziato nuovamente a combinare le loro scemenze. Ad esempio mettere a soqquadro un'intera città nel tentativo di allenarsi insieme. Era dovuto intervenire un Vegeta piuttosto inferocito e trascinarli per il collo in un luogo più consono per l'allenamento, così che non dessero nell'occhio.
Martha, Alphonse ed Eva - la quale aveva dovuto dare tutte le spiegazioni del caso a tutti i membri della sua famiglia in un comizio piuttosto agitato – avevano ripreso la loro vita normale, ma con una marcia in più. Evangeline aveva scoperto che, in fondo, era bello avere dei cugini e degli amici che potessero comprendere la sua natura. Goku, inoltre, le aveva raccontato di ciò che aveva fatto Radish per loro durante quella battaglia, del suo desiderio di conoscerla e battersi con lei, di come li aveva aiutati perdendo però tragicamente di nuovo la vita. E, per la prima volta nella sua vita, Eva aveva iniziato a pensare a suo padre senza provare odio nei suoi confronti.
Goku Jr e Martha erano diventati così amici che non passavano due giorni senza che, di nascosto, si trovassero il pomeriggio nella Gravity Room per allenarsi insieme e inscenare grandi battaglie come quella che avevano affrontato per difendere Dende.
Quest'ultimo, una volta ricostruito il tetto del suo palazzo distrutto in seguito a quello scontro, era tornato a vegliare pacificamente su tutti loro con serenità in compagnia dei fedeli Popo, Karin e Jirobei.
Ub e Majin Bu avevano ripreso le loro attività di volontariato e Mr Satan, finalmente, era tornato a godersi la sua pensione e la sua vecchiaia nella grande casa ai sobborghi di Satan City, circondato dall'affetto dei figli e dei nipotini. La resurrezione della sua adorata Pan sembrava quasi avergli donato altri dieci anni di vita.
Bra, Trunks, Pan e Goku Jr avevano ripreso la loro quotidianità alla Capsule Corporation. I due figli di Bulma erano tornati alla consueta routine lavorativa tra impegni con clienti difficili e progetti scientifici avanzati. Pan, invece, era finalmente riuscita a trovare più tempo per sé da quando il figlioletto passava gli interi pomeriggi d'estate a giocare con Martha. E Pan aveva trovato in Eva una nuova, preziosissima amica – oltre che cugina - e insieme erano tornate ad allenarsi.
I ragazzi della Capsule Corporation avevano mantenuto la promessa fatta a Gil di non spegnerlo più, ma Bra aveva saggiamente provveduto a inserire tra i suoi comandi la modalità silenziosa. Una vera manna dal cielo nei momenti in cui il robottino attaccava briga con i suoi lunghi sproloqui!
Il principe dei saiyan teneva spesso monitorati i miglioramenti dei due bambini e, talvolta, rimaneva assai sorpreso dalla grinta e la tenacia con le quali combattevano in coppia contro lui e Kaarot.
Tra gli impegni del quotidiano non era sempre facile trovare il tempo di stare insieme, ma il cuore di tutti si riempiva di gioia anche solo per un saluto, una cena, un pomeriggio domenicale passato al parco.
Goku e Vegeta, invece...


«KAAROT! Siamo due idioti!»
Il principe dei saiyan scattò a sedere, una piccola goccia di sudore scivolò lungo la linea del suo collo e morì sulla stoffa bordeaux della canottiera strappata.
«Cosa? Perché?» domandò Goku il quale, non troppo allarmato, sollevò la testa piano per poi aprire un occhio solo.
Sua maestà recuperò la maglietta verde dell'altro saiyan gliela lanciò addosso, poi saltellò sul posto per rimettersi uno degli stivali.
«La festa, deficiente!» si limitò a dire Vegeta, lasciando impronte disordinate sulla bianca sabbia di quella laguna a largo della Città del Sud che, fino a poco prima, aveva ospitato uno dei consueti allenamenti pomeridiani dei due saiyan.
Goku sgranò gli occhi e si diede lo slancio con la schiena e il bacino per scattare in piedi.
«Urcaaaa! È oggi!?» domandò, con la mascella completamente spalancata, venendo poi colpito in pieno stomaco da una delle sue scarpe da ginnastica lanciata distrattamente da Vegeta.
«Sì, dannazione. Muoviti! Non ho assolutamente voglia di sentire le lamentele di Bra se arriviamo in ritardo!» lo esortò sua maestà e, senza attenderlo, poggiò due dita sull'ampia fronte e sparì in una folata di vento. Goku ridacchiò e, dopo aver recuperato l'altra scarpa buttata distrattamente vicino a uno scoglio, lo raggiunse.

Era passato un mese dalla battaglia che aveva messo a repentaglio le sorti dell'intero pianeta e, finalmente, tutte le cose sembravano essere tornate alla normalità. Si erano dati tutti tempo per vivere il lutto dei loro morti, per sistemare le loro vite e rimettere in ordine il quotidiano. Era stato un mese intenso, frenetico per alcuni versi, ma assolutamente meraviglioso. Bra, degna erede della madre, aveva deciso di organizzare una festa per celebrare la vittoria e trovarsi tutti insieme senza ansia e godersi la serenità tornata a risplendere sulla Terra. Una festa alla quale Vegeta e Goku avrebbero dovuto partecipare senza lamentele perché altrimenti, a detta sua, “maledetti scimmioni, in qualche modo ve la farò pagare per il resto delle vostre vite”. Senza troppo entusiasmo avevano accettato, corrotti soprattutto dalla frase “mangiare fino a scoppiare”. Una cosa era assolutamente certa: il catering assunto dalla Capsule Corporation era uno dei migliori di tutta la regione dell'Ovest.

«Ma si può sapere cos'è questo macello?» gridò Vegeta, aprendo di scatto la porta bianca della camera, vestito solo di un asciugamano bianco girato attorno alla vita. I lunghi capelli appiattiti dall'umidità della doccia gli gocciolarono sui pettorali.
Goku, arrossendo visibilmente, gettò sul letto il decimo paio di pantaloni eleganti e incrociò le braccia.
«Uffa, Vegeta! Non so proprio come ci si debba vestire per andare a una festa!» si lagnò, gonfiando le guance per sbuffare.
«Tu non sai proprio come ci si debba vestire, punto! Ti ho comprato un armadio pieno di vestiti e li vuoi rubare a me?!» gli gridò contro il principe con un ringhio, ma l'idiota sorrise.
Goku, con la scusa di non voler più disturbare in casa dei suoi figli, con l'aiuto economico di Vegeta si era trasferito nell'appartamento di sotto a quello del principe - o, almeno, quella era la copertura per non dare nell'occhio. La verità era che in quel secondo loft Goku ci entrava solo per accedere all'armadio. Peccato che quel giorno non aveva trovato proprio nulla da mettersi e, dopo aver messo a soqquadro la stanza dell'appartamento di sotto, aveva deciso di proseguire il disastro in casa loro. Quella vera, quella in cui effettivamente vivevano da un mese.
«Beh? Si può sapere che hai da ridere tanto!? Muoviti a trovare qualcosa di decente e sistema questo macello! E se ti lamenti che i miei abiti ti stanno corti te li faccio ingoiare!» concluse il principe. Afferrò una camicia e dei pantaloni, scavalcando i cumuli di vestiti tirati fuori dall'idiota nel tentativo di trovare qualcosa che andasse bene.

Avevano deciso di tenere per sé ancora per un po' la loro relazione, così da non sconvolgere le loro famiglie in un momento così delicato. Sarebbe stato davvero strano - specialmente per i più grandi come Gohan, Goten e i due Trunks - scoprire che i rivali di una vita avessero in realtà una relazione romantica. Essi erano sempre stati abituati a vederli darsele di santa ragione; scoprirli intenti in atti amorosi avrebbe potuto sconvolgerli non poco.
Il principe aveva persino dovuto recitare la parte del “con tutto il mondo a tua disposizione proprio sotto al mio appartamento dovevi trasferirti!?”, non risparmiandolo dalle sanguinose botte di conseguenza pur di rendere credibile il cambio di casa del suo rivale. Aveva inoltre finto di acconsentire solo alla prospettiva di poterlo picchiare ogni qualvolta che lo volesse senza doversi nemmeno scomodare. “Un antistress a portata di rampa di scale”, aveva detto. Sarà stato perché tutti avevano avuto delle altre grane alle quali pensare, sarà stato che forse oramai si erano abituati ai litigi peculiari dell'amicizia dei due saiyan, ma nessuno si era fatto molte domande a riguardo.
Goku e Vegeta avevano deciso che gli avrebbero indorato la pillola a poco a poco, magari un giorno avrebbero persino iniziato a sospettarlo da soli, o almeno così sperava il principe dei saiyan. Il solo pensiero di doversi mettere a tavolino e spiegare ai suoi figli - e figliastri, a quel punto - la storiella della farfalla che si posa sul fiore (o la farfalla che si posa sulla farfalla, in quel caso) gli faceva salire la bile.
Tuttavia, nonostante i soliti battibecchi, le grandi azzuffate, i litigi per chi dovesse sistemare e le ramanzine di Vegeta per i comportamenti inappropriati del suo coinquilino, la loro convivenza stava procedendo nel migliore dei modi. Un po' come avevano fatto nei cinquanta giorni precedenti alla battaglia, ma senza drammi, segreti e crisi isteriche. Nessun pensiero riguardo alla morte, a doversi uccidere, a dover partire per sempre. Erano sereni, felici e, a modo loro, anche complici.

«Io sono pronto! E tu?» domandò Goku, impacciato.
Vegeta, con le braccia appoggiate distrattamente sulla ringhiera fuori dalla grande vetrata del salotto, girò a malapena la testa per osservarlo. In fin dei conti non era nemmeno così ridicolo con quella camicia bianca e i pantaloni verde scuro abbinati a una cravatta annodata alla bell'è meglio.
«Tsk...» sbuffò sua maestà, roteando gli occhi, contemplando poi il tramonto tingere il cielo della Città dell'Ovest con colori caldi e intensi.
«E dai, Vè! Sarà divertente! È la festa per la nostra vittoria!» lo spronò Goku, con un largo sorriso a trentadue denti.
Si appoggiò anch'egli con la schiena alla ringhiera per poter guardare il principe negli occhi neri, ed egli rispose allo sguardo con espressione eloquentemente omicida.
«Punto primo: ti ho già detto di non chiamarmi con quel nome ridicolo. Punto secondo...» lo minacciò Vegeta puntandogli un dito contro, poi abbassò il capo con uno sbuffo. «Punto secondo: ricordare quella battaglia mi rende nervoso».
Goku arricciò le labbra, sconsolato ma anche rassicurato dal fatto che non fosse l'unico a odiare il dover festeggiare quella vittoria.
«Lo vedo» sospirò quindi. E, come sempre da quando si erano ritrovati, al principe risultò impossibile non essere completamente sincero con quell'idiota di terza classe che, punzecchiandolo con un dito sulla stoffa della sua camicia nera, lo costrinse a incrociare il suo sguardo.
«Ripensare a quella guerra mi mette i brividi! Ripensare a tutto quel periodo mi mette i brividi, Kaarot. Ho pure rischiato di doverti uccidere! Voglio dire, prima o poi lo farò se non la smetti punzecchiami con quel dito, ma è un'altra cosa...» ammise con estremo impaccio Vegeta, diventando bordeaux proprio come i suoi pantaloni.
Non ne avevano più parlato. Avevano accuratamente evitato l'argomento dalla sera successiva alla battaglia, ripromettendosi di non pensare più a quell'orribile esperienza. Eppure... eppure le immagini erano chiare e nitide nella mente di entrambi. Si capivano quando, assorti nei propri pensieri, si ritrovavano a tremare dalla rabbia o con gli occhi lucidi, ma il principe era stato categorico: avrebbero dovuto fare il possibile per lasciarsi alle spalle quella storia. La sua morte, la Dimora dei Draghi, l'incontro con i loro genitori, la redenzione di Radish, la finta Bulma che li aveva persino fatti allontanare, la morte di tutti quegli innocenti, la distruzione del pianeta Tahab da parte di Goku... era stato tutto così travolgente e asfissiante! 
«Questa storia ti mette i brividi? A me lo dici?!» commentò Goku. Gli poggiò entrambe le mani sulle spalle e le strinse con forza. «Non hai idea di quello che ho provato quando... quando ti ho perso». Goku chiuse gli occhi per un attimo, e nella sua mente un lampo fece rivivere in lui quell'orribile, orrenda sensazione. Le labbra pallide, quello squarcio nel torace. Il suo peggiore incubo in quelle settimane, incubo che non gli aveva mai raccontato. Goku si svegliava troppo spesso nel cuore della notte madido di sudore e, accendendo la lucina sul comodino, controllava che il principe stesse bene, che respirasse.
«Un'idea in realtà ce l'ho. Ti ho visto morire una volta! E c'è mancato poco che ti uccidessi, quel giorno sul pianeta satellite quando ho imparato a teletrasportarmi» ricordò Vegeta, senza muovere un solo muscolo. Odiava affrontare quel tipo di conversazione.
«La mia effettiva morte è avvenuta tempo fa! Non eravamo ancora...» interruppe Goku, ripensando a quando si era fatto esplodere insieme a Cell. Anni e anni erano passati da quel momento, era pronto a scommettere che Vegeta non avesse di certo sofferto come aveva sofferto lui un mese prima. Insomma, a quel tempo tra di loro non era ancora successo niente.
«Ancora cosa?» lo incalzò il principe corrugando la fronte, attendendo quella frase per potergliela ricacciare in bocca con tanto di pugni. Goku sollevò finalmente lo sguardo e tornò a sorridere. 
«Lo so che non ti piace che io lo dica!» lo rimbeccò il ragazzo inarcando le sopracciglia, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.
«Già, non mi ci abituerò mai!» commentò Vegeta. Gli diede le spalle e fece per andarsene, ma la voce maliziosa di Goku lo trafisse come una lama.
«A cosa? A essere il mio fidanzato o a essere innamorato di me?» incalzò Goku e, di tutta risposta, si guadagnò un pugno sul pettorale. 
Sua maestà sarebbe esploso di rabbia da un minuto all'altro, se lo sentiva.
«Ti strappo la lingua se non la smetti di parlare!» lo minacciò nuovamente Vegeta, aggrappato alla sua cravatta, ringhiandogli a un centimetro dal volto. Non che avesse problemi a ritenerlo il suo fidanzato, ma sentire quella parola pronunciata ad alta voce ancora lo metteva non poco a disagio.
«Ehehe!» ridacchiò Goku tentando di allargarsi il colletto della camicia nella speranza che il principe si calmasse e la smettesse di strozzarlo.
«Non ho bisogno di sentirmi dire queste inutili smancerie. Solo...» disse Vegeta interrompendosi per qualche secondo prima di continuare, e finalmente allentò la presa. «Solo devi farmi una promessa».
Goku sgranò gli occhi. Cosa avrebbe voluto chiedergli il principe di tanto importante? Non era da lui comportarsi in quel modo.

 
•••
Il principe si chiuse la porta della camera di Bra alle spalle, accertandosi che non si fosse svegliata. Proprio come quando era una bambina, la sua piccola principessa saiyan. Quella sera non se l'era sentita di lasciarla sola, di stare lontano dalla propria famiglia. Non dopo tutto quello che era successo, non dopo tutto lo stress del giorno precedente, anche se le cose si erano risolte nel migliore dei modi. Goku Jr si era addormentato nel lettone insieme al suo papà e, finalmente, la sua adorata mamma; mentre Vegeta si era seduto sul davanzale della finestra di Bra a contemplare il cielo scuro, lanciandole di tanto in tanto qualche occhiata mentre dormiva rannicchiata tra le lenzuola profumate. Sulle sue braccia pallide aveva visto risplendere alla luce delle stelle le argentee cicatrici di quella guerra. Dende aveva guarito tutti dalle ferite, ma le cicatrici... quelle sarebbero rimaste per sempre.
Vegeta camminò a piedi nudi lungo il corridoio della casa illuminata solo dalle pallide lucine di cortesia, raggiungendo finalmente quella che era la sua vecchia stanza. Sospirò, poi vi si addentrò senza accendere la luce. La luna e le stelle della Città dell'Ovest rendevano a malapena visibile il grande letto a doppia piazza al suo interno, ma non ci sarebbe voluta alcuna luce per accorgersi di una presenza estranea in quella stanza, la sua aura riempiva la camera così come il suo odore.
«Sapevo che saresti venuto» sussurrò Vegeta fermando i suoi passi appena vicino alla porta. Dalla penombra, compiendo un'unica falcata, il suo interlocutore si posizionò proprio sotto un raggio di luna che gli illuminò solo metà del suo volto stanco ma sorridente. Una leggera brezza proveniente dalla finestra gli solleticò le braccia scoperte.
«Non sono riuscito a stare lontano da te. Non stanotte» ammise Goku, rosso in volto, percependo le gote andare quasi a fuoco. Tra una cosa e l'altra, quel giorno non erano più riusciti a stare un secondo da soli.
Il principe dei saiyan scosse la testa e sbuffò. Che razza di sdolcinato! Eppure, indubbiamente, si sentì davvero felice che avesse deciso di raggiungerlo.
Si guardarono a lungo, colti da un'improvviso senso di quiete. La pace, la serenità, il silenzio. Era finita per davvero, erano al sicuro. Erano loro due alla fine di una corsa, pronti a iniziarne un'altra. Una meno pericolosa, meno spaventosa, ma sicuramente ricca di sorprese.
Vegeta sospirò e percepì uno strano groppo in gola. Non sapeva cosa fosse... commozione, forse? Kaarot non sarebbe più andato da nessuna parte. Sarebbe stato lì con lui per tutto il tempo che il destino gli avrebbe concesso insieme, e non riuscì proprio a trattenere dentro di sé l'emozione positiva che quel pensiero gli provocava.
«Io...» sussurrò Goku, con un lieve tremore del labbro inferiore, venendo però interrotto dalla voce a malapena sussurrata del suo eterno rivale.
«Taci, idiota!» lo ammonì Vegeta con un sorriso sghembo. 
Poi compì quattro passi frettolosi nella sua direzione e nello stesso istante, come uno specchio, Goku si mosse in egual modo. Insieme si scontrarono al centro di quella camera da letto. Due corpi in collisione.
Si abbracciarono come due amici che si incontrano per caso dopo anni e anni, o come due innamorati alla stazione dei treni. Si strinsero come se il bisogno di stare a contatto l'uno con l'altro fosse più impellente che respirare.
Il principe dei saiyan lo abbracciò con vigore, nascondendo il proprio volto contro i suoi pettorali. Al diavolo, chi mai avrebbe potuto vederli in quella stanza!? Al diavolo anche il suo orgoglio, tanto oramai era già tutto andato a farsi friggere per colpa di quell'imbecille, tanto valeva approfittarsene di quel momento per fare esattamente quello che sua maestà aveva assoluto bisogno di fare: tenerlo stretto a sé.
Goku fece lo stesso. Lo strinse forte e non riuscì più a trattenere le lacrime, a celare quell'ingarbuglio di emozioni complesse vissute nella giornata precedente, quella giornata d'inferno. Pianse, pianse a lungo, e Vegeta non lo fermò. Non gli diede dell'imbecille, non lo scansò e, anzi, sperò con tutto il cuore che Kaarot non avesse sentito la propria maglietta inumidirsi proprio lì, dove aveva appoggiato il suo regale viso. Piansero insieme di gioia, di dolore, di paura, ma soprattutto di felicità.
Rimasero stretti l'uno all'altro a lungo, proprio come durante il loro primo abbraccio, sul terrazzo illuminato dalla luna crescente. Stettero abbracciati fino a quando le gambe affaticate di Vegeta non cedettero lievemente al sonno e, tentando di ricomporsi, si ricordò che effettivamente erano svegli da almeno quaranta ore.
«Sei stanco?» domandò Goku cullandosi ancora appoggiato alla spalla del principe. Questi, con fatica, sciolse quella stretta e alzò il volto per contemplare quello del suo rivale.
«Sai, morire e risorgere ti fa consumare un sacco di energie!» commentò sua maestà con sarcasmo, storcendo la bocca in uno sghembo sorriso.
«Oh, Kami...» sussultò Goku. Avvertì i propri occhi inumidirsi ancora e appoggiò la fronte contro quella di Vegeta, trattenendo a stento un singhiozzo. Solo il pensiero di ricordarlo immobile - con le labbra bianche e il petto sfondato - gli fece girare la testa.
«Kaarot, dai, non fare la mammoletta» lo spronò Vegeta, arrossendo violentemente in volto. Una volta, se solo si fosse azzardato a piangergli addosso così spudoratamente, gli avrebbe fatto saltare tutti i denti davanti. Una volta.
«Non... non so cosa avrei fatto se tu...» soffiò Goku, cercando il più possibile di non far tremare la voce, di non dare adito ai possibili insulti che sua maestà avrebbe potuto elargirgli nel vederlo così sconvolto.

 
So give me hope in the darkness that I will see the light
Cause oh they gave me such a fright


Tuttavia il principe non parlò, lo ammonì con occhi gravi ma con il cuore spezzato in due. A chi voleva darla a bere? Se fosse successo a parti invertite non riusciva proprio a immaginarsi quanto avrebbe potuto dare di matto. E gli dispiacque, gli dispiacque sul serio di averlo lasciato da solo in quella battaglia, di essere morto e non potersi prendere i meriti del gran finale, per altro.
«S-sono... sono qui adesso» tentò di rassicurarlo con un fievole balbettio, poi provò a recuperare il discorso in modo più fiero, virando in un campo a lui più congegnale. «E poi te la sei cavata bene con Loraymo, in fin dei conti. Te ne devo dare atto».
Goku sorrise. Oh, certo che se l'era cavata bene, ma non era stato affatto solo merito suo!

«È successa una cosa strana, sai? Io... io ti ho visto. Era successo anche su Namek quando eri morto per via di Freezer, ma lì era diverso. Sei stato tu a darmi la forza di sconfiggere Loraymo e... e poi ad un certo punto ho sentito come se fossi accanto a me» spiegò accuratamente Goku, guardandosi entrambe le mani come per ricercare dei segni di quella strana forza, quella sensazione che l'aveva attanagliato proprio nel momento più difficile.
Vegeta deglutì e, proprio in quell'istante, una memoria sfocata gli passò davanti agli occhi. Ma come diamine era possibile?
«Sai qual è la cosa più strana, Kaarot?» disse Vegeta, incredulo, chiudendo ancora una volta gli occhi per potersi scrutare dentro alla ricerca di quell'immagine. La vide più nitida. «È che io me lo ricordo».
«Com'è possibile?» 
Goku sbarrò gli occhi e incrociò quelli scuri del principe i quali, però, iniziarono a brillare ed emettere un bagliore al limite del divino.

«Non ne ho idea... ma ero lì. Ma non ero vicino a te. Io ero dentro di te» spiegò Vegeta trovando tra i propri ricordi l'immagine di un attacco letale, luminoso.
Si guardarono increduli, ma compiaciuti. Non avrebbero mai potuto immaginare che, effettivamente, ciò che dall'esterno Kibitoshin aveva visto era stato proprio Gogeta.
«Sì, è proprio quello che ho sentito. Allora... allora era vero! Tu c'eri davvero! Sei sempre stato tu» constatò Goku, e nuovamente percepì i propri occhi inumidirsi. Diamine, da quand'è che era diventato così fragile e sentimentale?
«Come vedi non è facile liberarsi di me. Dovresti averlo capito, oramai» commentò Vegeta, beffardo.
«Oh, è proprio l'ultima cosa che vorrei» rispose Goku, convinto. Non avrebbe mai voluto liberarsi di lui, mai nella vita. Non sapeva come sarebbero andate le cose da quel punto in avanti, ma dentro di sé percepì il più roseo dei presentimenti. Lui era lì, l'avrebbe protetto e si sarebbe lasciato proteggere.
«Tsk... ora però smettila di piangere» lo redarguì Vegeta.
«Anche tu» soffiò Goku. 
«Io non sto-» ringhiò Vegeta interrompendosi però quando, con delicatezza, il suo rivale raccolse dalla sua guancia una perla trasparente, lasciandosela scivolare lungo le impronte digitali del pollice.
Senza dargli tempo di replicare, di sentirsi un imbecille, un debole, Goku si tuffò su di lui con dolcezza.

Le sue labbra premettero su quelle di sua maestà il quale, frastornato, non riuscì assolutamente a fare a meno di lasciarsi andare. Si lasciò trasportare da quel bacio per un attimo, qualche secondo prima di apprendere qualcosa che l'avrebbe cambiato di nuovo.
Perché si ritrovò a pensare che, forse, non aveva mai avuto una connessione così profonda con nessun'altra persona nella vita. Una connessione che era persino riuscita a superare la barriera della morte, dell'imponderabile. Qualcosa che nessun essere divino avrebbe saputo spiegare ma che poteva sentire ancora tra di loro. Una sensazione di totale interdipendenza l'uno dall'altro, che andava quasi oltre l'amore e la ragione. Non riuscì a comprendere cosa fosse, ma si sentì completo. Completo solo insieme a lui.
•••


«Una promessa?» domandò Goku, invitandolo a procedere.
Vegeta volse il proprio sguardo verso il tramonto e strinse le spalle nella sua camicia nera, intimidito. Rivelargli ciò che aveva in mente sarebbe equivalso a spogliarsi un'altra volta delle sue paure più profonde. Ma oramai, più di così, quanto sarebbe potuto cadere in basso? Con quel mentecatto ogni giorno era un nuovo attentato al suo orgoglio, ma cosa poteva farci se solo parlare con lui lo faceva stare bene con se stesso?
«Non metterti mai più in una situazione del genere, ok? Non vorrei doverti salvare di nuovo il culo da draghi incazzati o altre bestie simili» sputò fuori tutto d'un fiato il principe, con le braccia strette al petto. Sarebbe sprofondato fino al pian terreno, se solo avesse potuto. Specialmente quando, con un sorriso quasi commosso, Goku gli prese il volto infuocato tra le mani e lo avvicinò al suo.
Le sue mani bruciarono, così come i suoi occhi quasi inceneriti dallo sguardo torvo del principe il quale, però, non fece assolutamente niente per scansarsi. Come ogni giorno, ogni notte e ogni mattina.
«Niente colpi di testa, promesso. Abbiamo una grande famiglia da proteggere... e non mi allontanerei da te per nulla al mondo» sussurrò Goku, stampandogli poi un bacio violento sulle labbra, quasi a tradimento.
Vegeta smise di respirare e rimase fermo per qualche secondo godendosi il sapore di quell'idiota, poi riaprì gli occhi. Dannazione! Quel depravato la doveva smettere di coglierlo così alla sprovvista se ci teneva alla pellaccia. Aspettò ancora un attimo poi, con un movimento brusco delle braccia, lo spinse poco lontano e ruggì debolmente.
«Sei proprio sdolcinato!» lo rimproverò, cercando in tutti i modi le forze di non staccargli la testa dal collo. O strappargli i vestiti di dosso.
«E tu sei scontroso!» lo accusò Goku, con un mezzo sorriso. Maledettissima festa. Sapeva benissimo come sarebbe andata a finire se non avessero avuto alcuna fretta di andarsene, ma avrebbe dovuto fare di tutto per resistergli. In fondo avrebbero avuto tanto di quel tempo, poi!
«Hah! Oramai mi conosci da una vita» disse fievolmente Vegeta, allontanandosi finalmente da quella situazione compromettente per darsi un'ultima sistemata prima di andare, sciacquarsi la faccia e riportare la sua temperatura a un livello socialmente accettabile.
Goku, sospirando, lo guardò sparire dietro la porta, poi sorrise dolcemente e si sistemò il nodo alla cravatta.
«Già... una vita». 

 
But I will hold as long as you like
Just promise me we'll be alright



La Capsule Corporation non era mai stata così luminosa e piacevole. Nel grande giardino era stato allestito un grosso gazebo con il tetto addobbato di glicini e lampade pendenti con le candele, sotto al quale un immenso banchetto ricolmo delle più disparate leccornie era stato preso d'assalto da una mandria di saiyan affamati. Gli addetti al catering erano stati prontamente informati e, appena fuori dal cancello sul retro, erano arrivati con cinque camion stracolmi di scorte. Majin Bu aveva dovuto lottare con tutte le sue forze per non divorare tutti i dolci da solo, e soprattutto per lasciare che Jirobei si mangiasse l'ultimo cannoncino.
C'erano tutti, proprio tutti. Ed erano tutti elegantissimi e impacciati nei loro abiti da cerimonia, persino i bambini, i namecciani e i Kaiohshin, i quali erano stati invitati a prendere parte alla festa. La mancanza del maestro Muten si era sentita in particolare durante il brindisi a fine pasto - durante il quale avrebbe senza dubbio dato il meglio di sé – ma la tristezza era stata presto scacciata via dall'inizio del concerto fuori dal gazebo.
Il tramonto aveva lasciato il posto a una notte calda e stellata, resa ancor più luminosa da una fitta manciata di lucine fievoli appese e disposte su tanti fili a partire dall'alto palcoscenico. Bra era riuscita a convincere Eva, Alphonse e i loro amici musicisti a prepararsi una serata e, dopo un rifiuto categorico iniziale, la timida musicista aveva accettato di suonare di fronte a tutti i suoi amici e famigliari.
Quando ebbe inizio la prima canzone, tutti si radunarono sopra a quella pista da ballo in legno chiaro allestita appositamente per l'occasione in mezzo al giardino.
«Ti ricordi del ballo d'estate alla fine del liceo?» domandò Trunks al suo migliore amico, con il cuore martellante nel petto che palpitava a ritmo della batteria. Effettivamente quel luogo gli ricordava quello del loro ballo di fine anno.
«Solo fino a metà serata!» ammise Goten, ridacchiando, ricordando a fatica cosa fosse accaduto e soprattutto con chi fosse tornato a casa quella sera.
«Non dirmi che vuoi fare quella fine anche oggi!» lo ammonì scherzosamente Trunks.
«... beh! Alla salute!» rispose Goten e, sollevando il calice di champagne, brindò in compagnia di quell'amico finalmente ritrovato. Ma, proprio una volta scolatosi alla goccia il suo bicchiere, una Marron piuttosto contrariata lo trascinò via per le orecchie con in braccio la loro figlia di pochi mesi, minacciandolo di lasciarlo fuori casa se solo si fosse azzardato ad alzare troppo il gomito. Trunks rise a crepapelle e volse il proprio sguardo altrove.
Suo padre e Mirai Trunks, seduti su due sedie a bordo della pista, stavano distrattamente chiacchierando di qualcosa, mentre Goku e Pan ridacchiavano facendo ballare il piccolo Goku Jr sul ritmo funky di un brano conosciuto. Trunks sorrise. Era tutto così strano, ma tutto così normale.


La festa procedette carica di gioia per ore. Gohan era riuscito a non parlare mai di libri e lavoro, Goten aveva conservato la sua dignità, mentre Vegeta e Goku si erano rincorsi e picchiati per il giardino solo una volta – quando l'idiota aveva tentato di rubare la fragola sulla torta di sua maestà; Kaiohshin il Sommo era riuscito a trattenere la bava nell'osservare tutte quelle scollature profonde, e Juno si era sfogato a lungo con Kibitoshin riguardo alle manie del suo nuovo maestro.
Quando la musica rallentò ed Eva imbracciò la sua chitarra acustica, gli occhi delle persone si illuminarono dei fari color ciano del palcoscenico. Un ballo lento. Il classico ballo dove tutte le coppie si abbracciano e ciondolano come rami scossi dal vento.
Tra le luci soffuse e il ritmo rallentato della batteria, Eva e Alpshonse al basso iniziarono a cantare in duetto, guardandosi complici nell'osservare come tutte le coppie di quella strana squadra di combattenti avessero improvvisamente lasciato da parte la loro forza, iniziando a ballare piano, lentamente.
Gohan e Videl, Goten e Marron. Persino Pan, la quale non era esattamente la ragazza sdolcinata amante delle danze, si era lasciata convincere da Trunks a dondolarsi per un po'. Martha e il piccolo Goku Jr, seduti l'uno dalla parte opposta all'altro sulla panchina, si guardarono di sfuggita, arrossendo come due peperoni.
Goku guardò i due bambini e ridacchiò divertito, voltandosi poi per osservare una figura appoggiata con le spalle contro un albero poco distante. Accertandosi che nessuno lo stesse osservando, gli sorrise.
Vegeta arrossì violentemente e gli fece segno che se solo si fosse azzardato ad avvicinarsi per chiedergli di ballare gli avrebbe reciso la carotide. Ma Goku non si sarebbe mai sognato di fare una cosa del genere, quindi si limitò a sorridergli dalla distanza fino a quando, impercettibilmente, non vide un timido sorriso farsi largo sul volto del suo rivale di una vita. Gli bastò e, anzi, non avrebbe potuto essere più felice di così.
Vegeta, arrossendo ancor di più, scosse il capo per poi volgere il proprio sguardo altrove, lontano. Sorpreso, mise a fuoco una figura femminile allontanarsi di soppiatto con le scarpe con il tacco in mano, per nascondersi dietro ad una siepe. Il principe, guardandosi intorno per essere certo di non essere visto, staccò la sua schiena dall'albero e inseguì quella persona senza farsi vedere.

La musica si fece più lontana e, seduta su un sasso appoggiata con le braccia sulle ginocchia e la testa piegata di lato, Bra sussultò nel vedersi piombare di fronte l'ultima persona che si sarebbe aspettata di vedere.
«Papà!» disse sorpresa la ragazza. Aveva i capelli corti adornati di fiori rosa antico, esattamente come il suo abito lungo con un ampia scollatura sulla schiena.
«Beh, che ci fai qui? Mi hai stressato l'anima per farmi partecipare a questa pagliacciata e poi te la svigni?» la redarguì Vegeta, accigliato, osservandola dall'alto verso il basso.
Lei arrossì e sospirò, gettando distrattamente i suoi tacchi sull'erbetta appena tagliata. Suo padre non era esattamente il tipo con il quale avrebbe dovuto lagnarsi per le sue paranoie, ma come avrebbe potuto mentirgli?
«Ecco... io mi sento un po' fuori luogo» ammise Bra, appoggiando il mento tra le mani.
«Ah, tu?! E io come dovrei sentirmi!?» farneticò Vegeta, con le braccia larghe in protesta.
Sua figlia era tutto il contrario di lui dal punto di vista sociale: era estroversa, bellissima, sempre con la battuta pronta proprio come sua madre. Perché mai avrebbe dovuto sentirsi fuori luogo? L'aveva organizzata lei quella festa!
«È che siete tutti così... così carini. E felici! Goten e Marron, Videl e Gohan, Trunks e Pan, persino Martha e Goku Jr e... e tu e Goku» disse Bra, piano, alzando lo sguardo a malapena per vedere il volto di suo padre cambiare colore almeno una decina di volte in pochi secondi.
«CHE COSA!?» gridò lui, con la mascella quasi rasentante il terreno. Pregò il cielo che un fulmine lo colpisse proprio in quell'istante. No, no, no! E quando l'aveva scoperto, quell'impicciona?
«Oh, andiamo, papà! Potete nasconderlo quanto vi pare e piace a tutti gli altri, ma io l'ho capito dal primo giorno che vi ho visti. Mi hai preso per stupida?» chiese Bra sbuffando. Li aveva visti dormire vicini, scambiarsi occhiate che erano tutto fuorché uno sguardo tra amici. Aveva capito che ci fosse qualcosa di strano tra quei due dal momento in cui suo padre le aveva chiesto di mantenere il segreto che fosse tornato, e ne aveva avuto la conferma quando, tornando a tarda notte dopo il lavoro, aveva visto Goku dormire beato sulla spalla di suo padre davanti alla televisione. E la reazione di Goku alla morte del principe era stata un'ulteriore riprova. Il modo in cui l'aveva tenuto tra le braccia, le sue lacrime di dolore e poi di gioia nel vederlo tornare in vita.
Vegeta deglutì, con il volto dello stesso colore dei suoi bei pantaloni bordeaux. Negare, a quel punto, sarebbe stato inutile e persino controproducente. Cosa avrebbe potuto dirle? Non sembrava arrabbiata, in fondo, e nemmeno delusa, ma forse avrebbe dovuto accertarsene. Non che se gli avesse detto di smetterla di frequentarlo l'avrebbe fatto, sia chiaro, ma con l'approvazione dei suoi figli avrebbe affrontato tutto molto più serenamente e, per inciso, già era difficile così.
«E... e a te sta... sta b-bene?» domandò il principe, impacciato come non mai.
Bra rise. Suo padre era sempre stato burbero, cinico, impenetrabile e serio. Non l'aveva mai visto così imbarazzato in vita sua, e doveva proprio ammetterlo: le faceva una gran tenerezza.
«Sono anni che non ti vedo così sereno» confermò lei, felice. «E si vede lontano un miglio che anche lui ti ama proprio tanto».
«I-io...» balbettò Vegeta, stringendo i pugni. Dannazione, aveva ragione! Ma non l'avrebbe ammesso, chiaramente.
«La mamma sarebbe contenta di saperlo. E io sono davvero felice per voi, sul serio. Non c'è altra persona al mondo che potrebbe essere così perfetta per te. Voi due... voi due vi completate a vicenda» concluse Bra incrociando il suo sguardo dal basso verso l'alto.
Vegeta cambiò colore ancora una volta, dal bordeaux al rosso carminio. Cielo, che imbarazzo!
«Ok, ok. Cambiamo discorso, per favore? Stavamo parlando di te, non di me e del decerebrato. Perché ti senti fuori luogo in mezzo a quella marmaglia di imbecilli?» si affrettò a portare il focus della loro conversazione più lontano possibile dalla sua relazione con l'idiota.
«Beh, perché... perché sono l'unica a non avere una persona con cui ballare... un cavaliere, insomma!» ammise la donna, con un sospiro.
Vegeta sgranò gli occhi. Lei era la ragazza più bella e intelligente dell'intero pianeta, con tutta probabilità. Davvero era in crisi per una cosa così sciocca? Tsk. Donne! Eppure... eppure, come da quando era nata, il principe non riusciva proprio a fregarsene della sua tristezza.
«Sai, Bra, non dovrei proprio dirtelo, ma ho visto che Ub non ti ha scollato gli occhi di dosso per tutta la sera. Devo ucciderlo?» domandò sarcastico Vegeta, guardando le labbra della figlia piegarsi finalmente all'insù.
Lei rise sottovoce. In effetti non ci aveva fatto caso, ma quel ragazzo era davvero simpatico! Forse un po' troppo timido per invitarla a ballare, ma poco importava. Forse, in futuro, avrebbero potuto conoscersi meglio. Magari lo avrebbe invitato a cena, un giorno di quelli.
«Forza, vieni qua» disse Vegeta, imperativo, porgendole una mano.
Bra lo squadrò imbambolata, quasi ammaliata dalla serietà nei suoi occhi nel proporle quella cosa semplicemente assurda.
Il principe strinse le labbra. Era la sua bambina, dopotutto. E lui era un padre decisamente molto protettivo con lei, protettivo fino al punto di perdere la sua facciata dura pur di vederla sorridere.
«Come dici?» domandò la ragazza, poi allungò la sua mano bianca verso quella ambrata del padre.
«Non farmelo ripetere due volte. E, che Re Kaioh mi fulmini...» mormorò Vegeta arrossendo nuovo. Trascinò la figlia in piedi vicino a sé e le poggiò una mano sul fianco «... sarò io il tuo cavaliere!»
«Oh, papà!» singhiozzò lei appoggiando la guancia sul suo pettorale, iniziando a dondolarsi insieme a lui trascinati dalla musica oramai lontana. Vegeta grugnì e sospirò. In fondo non era la prima volta che ballava: sul pianeta Vegeta faceva parte della famiglia reale. Oltre a un'istruzione impeccabile aveva anche ricevuto una formazione aristocratica sulle usanze a corte.
«Dillo ad anima viva e potrei non rispondere delle mie azioni» la minacciò il principe, incrociando il suo sguardo chiaro come il cielo d'estate. Lo sguardo di sua madre. Forse quanto aveva detto era vero: Bulma sarebbe stata orgogliosa di lui, e felice. Felice di vederlo così sereno.
«Non potrei desiderare un cavaliere migliore di te» ammise Bra. Si alzò sulle punte dei piedi nudi per poter raggiungere il volto di suo padre, poi gli schioccò un bacio sulla guancia rovente.
Egli serrò la mandibola, poi guardò il cielo. Era cambiato tutto in quegli anni, da quando era giunto su quel pianeta. Si era spesso sentito fuori posto, un pesce fuori d'acqua, un cattivo tra i buoni, quello diverso, quello spaventoso. Per qualche strana ragione gli era persino piaciuto, per un certo periodo. Ma mai come in quel momento si sentiva così bene con se stesso. Aveva affrontato pericoli, sfide che nessun altro avrebbe potuto fronteggiare, aveva dovuto sconfiggere persino il suo inconscio, la parte peggiore di sé per riuscire ad arrivare fino a quel punto. Fino ad arrivare a sentirsi veramente amato.
E così, dopo aver annusato il profumo di brezza marina nei capelli di sua figlia, chiuse i suoi occhi neri per un istante. Il sorriso di Kaarot brillò in quell'oscurità e lui si sentì completo, la versione migliorata di se stesso. Le voci nella sua testa avevano smesso di gridare.
«Certo! Dopotutto io...» si interruppe Vegeta, lasciando che un consueto sorriso beffardo si facesse largo sul suo volto nell'osservare il firmamento dal quale circa settant'anni prima era provenuto «... sono il principe dei saiyan».

 

But the ghosts that we knew will flicker from view
And we'll live a long life

 


Fine.
 



ANGOLO AUTRICE:
… ed è finita per davvero. 76 capitoli. 376 pagine. Ho iniziato a scrivere questa storia ad agosto del 2017, portandola alla luce il 3 gennaio 2018. Da allora non mi sono mai fermata, è stata forse la prima storia che ho scritto tutta di getto, senza alcuna difficoltà, senza mai avere crisi di creatività. Vi dirò di più: inizialmente tutto ciò avrebbe dovuto essere una One Shot :D incredibile, no? La situazione mi è sfuggita giusto un poco di mano.
Non avete idea di quanto sia stato difficile ed emozionante per me scrivere la parola “Fine” a questa storia. Spero davvero che questo ultimo gigantesco capitolo vi lasci un bel ricordo di essa, che vi sia piaciuto e che vi abbia fatto emozionare. Ho cercato il più possibile di non tralasciare alcun dettaglio, di dare un minimo di spazio a tutti i personaggi, di rispondere a tutte le domande che ho lasciato aperte. Se avete dubbi, curiosità o altre domande non esitate a scrivermi!
E' stato un viaggio lungo e ricco di emozioni, a partire dal ritorno di Goku, ai primi giorni di forzata convivenza con il principe, al loro avvicinamento ed infine al coronamento della loro bizzarra ma meravigliosa storia d'amore. Ovviamente tutto ciò con non poche difficoltà! Eppure Bra ha ragione: sono perfetti. Ma quanto sono WOW *_* li adoro, e li adorerò per sempre. E' stato veramente bello poter scrivere la loro storia e devo dire che sono soddisfatta del risultato.


Che dire... sto prolungando sempre di più l'agonia di questo arrivederci :D Eh sì, arrivederci... perché pensate per caso che io mi sia fermata qui? Col cavolo. Come molti di voi già sapranno avevo in corso già da parecchi mesi un altra long, incentrata però sul rapporto tra i bei figli dei nostri protagonisti :) una storia molto diversa, ambientata in un periodo diverso e sulla linea temporale di Super, a differenza di questa. E, proprio oggi, questa storia ha appena visto la luce.
Insomma, questa è senza dubbio la fine di After All, ma è l'inizio di una nuova grande avventura che prendere il nome di “It takes a fool to remain sane”. Correte sulla mia pagina autrice per vederla!
Spero davvero di ritrovarvi tutti lì ad iniziare questo nuovo viaggio con me :)


Ringraziamenti:
Di certo non mi sarei mai aspettata tutto questo seguito, tutto questo entusiasmo che mi avete dimostrato in questi quindici mesi di pubblicazione. Vorrei ringraziarvi e abbracciarvi uno ad uno per la fiducia che mi avete dimostrato, per tutte le belle parole spese per i miei capitoli, per i consigli, o anche solo per aver seguito la storia in silenzio.
Ci tenevo in particolare a ringraziare i miei lettori più fedeli, a partire da FairyCleo. E' solo grazie a lei che mi sono appassionata a questa meravigliosa coppia. La sua storia “When you least expect it” è stata una vera ispirazione, consiglio a tutti di correre immediatamente a leggerla! E' addirittura più lunga della mia :D grazie, grazie cara per tutto ciò che mi hai dato con quella storia e per avermi sempre sostenuta e seguita durante questo luuuungo viaggio.
Un grazie speciale a Summer_Moon, che con i suoi 75 deliri negli scorsi capitoli ha tenuto alto il morale anche nei momenti più drammatici. Praticamente ha scritto la parodia della mia storia sotto ogni capitolo!Grazie di cuore per tutte le risate :D spero che tu sia riuscita a perdonare tutte le mie malefatte con questo capitolo ricco di gioie.
Grazie infinite a Luu, la quale mi ha sempre dato dei riscontri meravigliosi e che con il suo entusiasmo mi ha spronata ad andare avanti dritta come un treno (Spero davvero che la tua sanità mentale dopo il capitolo 73 sia tornata integra come un tempo!). Sapete, anche lei ha in corso una long meravigliosa su questa coppia, correte tutti a leggere “Burning Paradise” perché è davvero fantastica.
Un grazie speciale a GhostFace (aka VirusImpazzito), il quale ha realizzato dei bellissimi disegni dei miei personaggi originali con cura e passione, oltre ad avermi dato sempre dei pareri costruttivi e informazioni importantissime. Se volete rivedere tutti i disegni potete seguirlo sulla pagina Instagram @GiosuèGraci. E' un portento!
Grazie a Biohazard, una scrittrice meravigliosa che ha seguito la mia storia. E' un vero onore essere seguite da persone che scrivono molto meglio di me XD Vi consiglio caldamente di leggervi la sua long in corso “The Legend of Saiyan Knights”, perché è davvero commovente e scritta benissimo.
Grazie a Kamehamegoku che ha recensito con dedizione tutti i capitoli, non ne ha mai saltato uno! Grazie, sei stata una compagna di viaggio meravigliosa.
Grazie a GiovaneStella per esserti letta 68 capitoli in 3 giorni ed esserti portata in pari con la storia in tempi davvero da record! Sei stata fantastica!
Grazie ad AsiaSaphira per aver seguito la mia storia in silenzio per lungo tempo, ma per aver poi deciso di farti conoscere e scrivermi i tuoi preziosissimi pareri. Grazie di cuore!
Grazie a Shanley per aver avuto il coraggio di iniziare a leggere questa storia due settimane prima della sua conclusione, trovasi davanti un malloppo di 70 capitoli farebbe spavento a chiunque, ma tu non ti sei lasciata intimidire e mi stai lasciando pian piano dei meravigliosi rimandi. Mi domando quando e se riuscirai a giungere fino a qui, ma ti lascio comunque un grosso ringraziamento per aver scelto di iniziare questa avventura.
Grazie a tutti coloro che hanno letto silenziosamente, spero comunque di avere a fine corsa un piccolo parere, anche solo un saluto in modo da conoscervi! Grazie anche a chi ha seguito per un po' e poi si è perso per strada, spero che riusciate a riprendere ed arrivare alla fine :) Spero di non aver dimenticato nessuno.
Arrivederci e a presto!
Eevaa-chan
  
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