Capitolo 9
Pessime idee
Dopo
quell’imbarazzante incidente, Yoko e Josh si erano ignorati per tutta la
mattinata successiva, sforzandosi di non incrociare i reciproci sguardi e di
non finire inavvertitamente a camminare vicini. Non che per Josh fosse già così
difficile cercare di ignorare lei e Brian, ma per Yoko la questione era del
tutto nuova. L’idea di allontanarsi ulteriormente dall’amico la faceva sentire
in colpa, ma nel contempo non sarebbe stata capace di reggere l’imbarazzo.
Tuttavia, una volta giunti nella mensa della scuola, dovettero necessariamente
affrontare il faccia a faccia. O almeno sopportarlo.
«Non credevo che le
lezioni della Roskoff fossero così pesanti», esordì
Brian, massaggiandosi una spalla mentre, cauto, muoveva il braccio. L’unico
sport in cui era solito dilettarsi era il calcio e, pertanto, non era abituato
a simili allenamenti ed esercizi.
«Ti ci abituerai»,
intervenne il biondo, dandogli una amichevole pacca sulla spalla.
«Credimi, di solito
è peggio», si sbilanciò inaspettatamente Josh, il quale di solito preferiva
limitarsi a restare in silenzio quando l’intromissione in una conversazione
significava rivolgere la parola a Brian. Era però doveroso ammettere che negli
ultimi giorni si fosse abituato a sopportarne la presenza.
«Peggio di come è
stata oggi!? Allora questa scuola non fa per me!», esclamò, atterrito.
«Rilassati»,
intervenne Yoko. «Come ha detto Brett, avrai il tempo di abituartici».
«Non saprei»,
mugugnò l’altro in risposta, masticando un boccone.
ཉ
«Ragazzi! Ho
bisogno di parlarvi!»
Di fronte alla
porta della stanza dei due compagni, Yoko attendeva quasi trepidante. Aveva raccolto
tutto il coraggio di cui era capace per affrontare nuovamente Josh, nonostante
a mensa non fosse stato poi così complicato averlo accanto.
Era già passata
nell’ufficio del direttore per insistere ancora sull’argomento e, nonostante
sulle prime l’uomo si fosse mostrato abbastanza restio, doveva riconoscere di
essere riuscita a persuaderlo in poco tempo. In fondo, al posto suo, anche lei
si sarebbe preoccupata di dare un’immagine poco seria del Galaxy. Tuttavia,
alla fine il direttore aveva dovuto ammettere che l’idea della giovane non
fosse affatto male.
Bussò nuovamente.
«Ragazzi?»
«Sì, sì, arrivo!»,
la voce di Brett le arrivò quasi scocciata.
Aprì la porta,
stropicciandosi un occhio.
«Brett! Ti ho
disturbato? Mi dispiace…», si affrettò a rispondergli, mortificata.
«Figurati. Vieni
dentro», la rassicurò, aprendo di più la porta e lasciandole lo spazio per
entrare.
Yoko non poté fare
a meno di guardarsi attorno. «Josh non c’è?». Aveva bisogno che lì ci fossero
entrambi.
«È andato a…»,
Brett si bloccò di colpo. Alle spalle di Yoko, sulla soglia, era appena
arrivato Josh, che, dopo essersi accorto di aver dimenticato alcuni attrezzi,
aveva dovuto nuovamente abbandonare la sua amata moto. Piombare in camera e
trovarvi la ragazza lo sorprese.
«Yoko!»
La ragazza sobbalzò
nel sentirsi chiamare dalla voce del giovane proveniente proprio da dietro di
sé. Si voltò di scatto e se lo trovò più vicino di quanto credesse, incrociò i
suoi occhi e il cuore che iniziò a martellarle nel petto la fece sentire più a
disagio che mai. Che fosse per l’azzurro dei suoi occhi o per l’imbarazzo
dovuto all’incidente, non avrebbe potuto dirlo.
«Come mai qui?».
La domanda
dell’amico la riscosse. «Oh, bene! Avevo bisogno di tutti e due!».
Josh allora si
arrese, chiudendo la porta della stanza e andando a sedersi stancamente sul
bordo del proprio letto, imitato da Brett, mentre Yoko prendeva posto alla
scrivania del moro.
«Vi comunico in
anteprima una buona, buonissima notizia!», esordì la giovane, raggiante, di
fronte ad un pubblico che però la guardava scettico.
«Andiamo, cosa sono
quelle facce?», si incupì poi.
«Non so quanto
credere che si tratti di una così buona notizia, Yoko», si lasciò andare ad un
commento un po’ pessimistico il biondino.
«Onestamente
nemmeno io, ma ammetto di essere un po’ curioso», osservò invece il più grande,
mentre Fluffy si sedeva sul tappeto ai piedi del letto pronto ad ascoltare la
notizia della sua amica.
«Vi si deve sempre
trascinare, non vi fidate nemmeno un po’? Vi farò ricredere!», riprese
fiduciosa. «Dunque! Ho tartassato per un po’ tuo padre, Josh, ma alla fine ha
ceduto. In effetti non lo biasimo, ma fortunatamente ha deciso di darci il via
libera», iniziò a spiegare.
«In realtà non ci
sarebbe da stupirsi», la interruppe Josh. «Mio padre fa tanto il sostenuto, ma
in verità ti adora. Potresti anche proporgli di dimettersi e potrebbe quasi
darti ascolto, non mi meraviglia se alla fine cede e dà il via alle tue
proposte».
La giovane si stupì
di quell’intervento. Era vero, alla fine le sue proposte venivano accettate, ma
sentirsi dire che il direttore l’adorava le faceva uno strano effetto. Il padre
di Josh aveva una buona opinione di lei, e non seppe se si sentì avvampare
perché di fatto poteva dirsene lusingata o se a farle fremere le mani fosse la
parentela con l’amico.
«Beh, quindi?»,
esordì Brett, incitandola a continuare.
«Quindi», riprese
lei, sulle prime appena titubante. «Avevo questa idea da tempo, ma
effettivamente il programma di orientamento per i nuovi studenti mi ha dato una
motivazione in più», fece una pausa a effetto. «Per questa domenica il
direttore Kirkpatrik ci ha permesso di organizzare una festa in piscina!»,
esordì, alzandosi in piedi per l’entusiasmo.
Brett e Fluffy si
scambiarono un’occhiata e imitarono immediatamente il comportamento raggiante
dell’amica. «Davvero? È una grande idea!», esclamò il biondo, gli occhi che
brillavano.
«Trovi? E voi che
non vi fidavate di me».
«Certo, tutto molto
bello, ma, ah-ah, io me ne starò volentieri a casa, grazie», esordì Josh, che
al contrario degli altri era praticamente sbiancato.
«Josh, ma che
dici?», lo ammonì il più piccolo.
«Non starete parlando
seriamente, mi auguro! Io odio dovermi immergere completamente nell’acqua, lo
sapete benissimo, e non potete davvero sperare che sarò dei vostri!», esclamò,
in un tono che non ammetteva repliche, mentre lo sguardo sembrava per lo più
terrorizzato.
L’incidente che
aveva avuto da bambino lo aveva traumatizzato e lo segnava tuttora. Deglutì a
vuoto al pensiero dell’imbarazzo che aveva provato quel giorno.
«Andiamo, Josh!»,
cercò di farlo desistere Yoko, con scarso successo.
Probabilmente Yoko
era proprio l’unica, in realtà, ad avere una chance di fargli cambiare idea.
«Non essere
infantile, dopotutto tu stesso avevi superato questa paura, ricordi? Per
salvarci in quella missione ti sei buttato in acqua…», gli fece notare Brett.
«Certo, perché si
trattava di salvare voi, non di
trascorrere una giornata a mollo», ribatté il moro.
«Nemmeno in questo
caso, infatti. Puoi rimanere ad abbronzarti a bordo piscina», gli suggerì di
nuovo il biondo.
«Brett ha ragione,
Josh! Non fare l’asociale, sarà una giornata divertente e ci saranno sicuramente
tutti», lo sostenne Yoko. «E poi, che i nuovi arrivati si iscrivano o meno,
sarebbe bello farli sentire inseriti, non trovate?»
Josh fissava i
volti dei due, che si erano fatti speranzosi, e il muso del piccolo Fluffy, che
con le zampe anteriori si era puntellato al bordo del letto. Si ritrovò a
maledire sé stesso e il suo lato compassionevole, ma l’idea che nel comprendere
i nuovi arrivati fosse incluso anche Brian gli fece serrare i pugni per la
rabbia ed assumere una strana smorfia. Soprattutto se si figurava una Yoko in
bikini proprio accanto a quel tizio…
«Devo pensarci,
ok?», cedette infine, consapevole che quel categorico rifiuto che aveva
ostentato fosse già andato a farsi benedire.
«Grande!», aveva
gridato Yoko prima di gettargli le braccia al collo. «Josh è dei nostri!»
«Ehi, non ho detto
questo!», tentò di difendersi il moro, cercando di contenere l’imbarazzo per il
gesto spontaneo della giovane.
«Ma in realtà sarà
un sì», commentò anche Brett.
«Oh andiamo!»
Josh pareva quasi
sconsolato, mentre anche Fluffy saltava sul letto e gli si strusciava contro.
«Che ne dite allora
se domani, dopo le lezioni, andiamo a fare un po’ di shopping? Non so voi, ma a
me farebbe comodo un costume… E poi si potrebbero prendere palloni gonfiabili e
altre cose», si mise a rimuginare Yoko, scostandosi da Josh, con la mente già
proiettata alla domenica.
Alla parola
costume, Josh rabbrividì impercettibilmente, mentre era un’altra la parola che
aveva fatto gelare il sangue nelle vene di Brett.
«Ragazzi…», intervenne,
con tono serio. «Dovrei… Ecco… In verità, c’è una cosa che devo dirvi…»,
tentennò, con lo sguardo basso.
Pensare a cosa
avrebbero potuto fare il giorno seguente lo aveva inevitabilmente riportato
alla realtà dei fatti, al momento che aveva temuto più di tutti. Aveva dormito
male tutta notte, con il ricorrente incubo di vedere i suoi amici voltargli le
spalle o arrabbiarsi con lui. Come avrebbero reagito?
«Che cos’è
successo, Brett?», domandò Josh poco dopo, con aria seria e pacata, intuendo
che si trattasse di qualcosa di grave.
Anche Yoko si
ricompose, spostando lo sguardo su entrambi i compagni senza riuscire a
nascondere una certa preoccupazione.
«È da quando sono
arrivati i nuovi studenti che… Che il direttore Kirkpatrik mi ha informato di
una cosa», ammise, conscio del fatto che fosse trascorsa più di una settimana
dal loro arrivo. Brett prese un profondo respiro, guardando per un attimo le
espressioni serie dei compagni di fronte a lui. Un tale ritardo aggravava
sicuramente la sua posizione, ne era consapevole, e non poté che sentirsi in
colpa di fronte a quelle espressioni preoccupate.
«Si tratta di… Di
una proposta di una nuova scuola. Una scuola davvero prestigiosa, la Moon
Academy, che come immaginerete si trova sulla Luna», spiegò, prendendo tempo.
«E… Arriverà addirittura una sorta di tutor, proprio domani, per aiutarmi…»
«Aiutarti a fare
che…?», intervenne Josh, alzando un sopracciglio, senza capire esattamente dove
volesse arrivare il giovane, oppure temendo già il possibile scenario, come una
sorta di presentimento.
«Aiutarmi a
scegliere se… Se iscrivermi alla Moon Academy, l’anno prossimo, e non terminare
qui al Galaxy il mio percorso di studi», sentenziò.
Josh trattenne il
fiato e fu sicuro che anche Yoko, accanto a lui, aveva reagito allo stesso
modo. Anche il piccolo Fluffy si era irrigidito, accanto al padrone.
«Ma… Brett…», aveva
provato a dire la ragazza, ma lo stupore era ancora troppo. Deglutì a vuoto al
pensiero che l’amico, potenzialmente, non avrebbe continuato con loro i suoi
studi. Si sarebbe dovuto trasferire, non sarebbe più stato in squadra con loro.
Era un’ipotesi che l’aveva spiazzata.
«Perché non ci hai
detto niente, Brett?», gli domandò Josh. Non c’era alcuna ombra di accusa nella
sua voce, tutt’al più il dispiacere di non averlo potuto aiutare, di non aver
permesso all’amico di condividere quel peso con lui.
Ma era la domanda
che Brett temeva più di tutte.
«Perché… Perché
avevo paura», ammise, e i suoi occhi verdi si fecero quasi lucidi, privi del
coraggio di guardare in volto i propri amici. «Non volevo che… Non
fraintendetemi, so che avrei dovuto parlarvene, ma…»
«Brett…», pronunciò
Yoko, in un sussurro, dispiaciuta nel vederlo così scosso. Per quanto
intelligente, capace e abile, era pur sempre un ragazzino di undici anni. Ed
era un suo amico, un caro amico. Tese una mano verso di lui, ma non ebbe il
coraggio di raggiungerlo davvero.
«Volevo prendere
questa decisione da solo», confessò, alzando il capo. «Lo so che avrei potuto
contare sul vostro appoggio, e mi pento di non avervene parlato, ma… Ne va del
mio futuro e non volevo che le persone a me care potessero influenzarmi. Non lo
sanno nemmeno i miei genitori», spiegò, con voce appena tremante.
«Brett… Brett, non
dire così, non hai nessuna colpa», intervenne la ragazza, con tono
accondiscendente. Non avrebbe potuto biasimare la sua scelta, per quanto la
ferisse non averne saputo nulla, ed era sicura che lo stesso valesse per Josh.
La giovane si voltò
verso Josh soltanto per un attimo e lo trovò con un’indecifrabile espressione
intento a fissare l’amico.
«Non ce l’avete con
me?», domandò il biondo, titubante.
«Certo che no!», si
affrettò a rispondergli Yoko.
«Anche… Anche se
potrei andar via?», proseguì, sentendo la propria voce tremare. L’ultima cosa
che voleva era perdere i propri amici e pensare che potessero avercela con lui
era un’idea tanto stupida quanto terrificante.
Yoko gli sorrise
nel modo più dolce e rassicurante che conosceva, nonostante sentisse i propri
occhi inumidirsi. «Non ce l’avremmo mai con te. È una scelta importante, non
potremmo mai importi di restare solo per noi».
«Quindi era per
questo… Che in tutti questi giorni eri stanco, assente e pensieroso»,
intervenne Josh, con tono piatto, basso, quasi roco. Mentre lui si faceva mille
problemi per l’arrivo di quel Brian, Brett aveva convissuto con una simile
decisione da prendere, con un tale peso addosso, che la sua causa gli sembrò la
più futile. «Avrei dovuto capire che c’era qualcosa…»
«No, Josh!»,
esclamò il piccoletto. «Sono io che non ho mai voluto che saltasse fuori… Non
volevo che vi preoccupaste e… Non volevo che trascorressimo le ultime settimane
con l’idea che potessero essere le nostre ultime missioni insieme e…», la voce
a quel punto gli si incrinò tanto da non poter nascondere un singhiozzo.
Josh si alzò dal
letto senza dire una parola e raggiunse Brett in pochi passi. Si inginocchiò di
fronte a lui per far sì che fossero quasi alla stessa altezza e lo abbracciò.
Un gesto così inusuale, per lui, che lasciò Brett basito, ma poi ricambiò a sua
volta l’abbraccio dell’amico.
Brett era qualcosa
di petulante e fastidioso, con quell’aria da saccente che aveva certe volte, a
guardarlo dall’alto in basso come se fosse così strano che lui non sapesse
certe cose, e sapeva irritarlo così in fretta, soprattutto al mattino. Ma era
un suo compagno di squadra e, in tutto il Galaxy, Josh non aveva un amico
migliore di lui.
Yoko rischiò di
scoppiare in lacrime di fronte a quella scena. Che litigassero era la norma, ma
che dimostrassero il reciproco affetto era così inusuale. Sorrise, intenerita
dal piccolo Brett che cercava di non lasciarsi vincere dalle lacrime e che
sembrava più vulnerabile di quanto avrebbe mai voluto dare a vedere o
ammettere.
Dopo qualche attimo
Josh si staccò. Gli scompigliò i capelli, com’era solito fare quando lo
prendeva in giro. «Fai la tua scelta, nanerottolo», gli disse semplicemente,
prima di alzarsi e dirigersi verso la porta della stanza, uscendo dalla camera
senza aggiungere altro.
«Josh…»
Yoko tentò di
fermarlo, ma la porta si era già richiusa. Non avrebbe potuto prevedere una sua
reazione, ma sapeva interpretarle.
«Credo che… Volesse
dirti che, indipendentemente dalla scelta che farai, lui per te ci sarà
sempre», spiegò la giovane, con lo sguardo ancora fisso sulla porta, prima di
voltarsi a guardare il piccolo Brett che sorrideva, con le guance umide ed
arrossate. Sorrise anche lei. «Vale lo stesso per me».
ཉ
Attraversò i
corridoi con grandi falcate.
Si era lasciato
mettere da parte per troppo tempo. Aveva lasciato che, per una ragione o per
l’altra, Brett restasse solo, con i suoi timori a circondarlo, mentre lui non
aveva fatto che isolarsi a sua volta e riempirsi di paranoie. Aveva perso
tempo. Lui e Yoko avevano perso il tempo che avrebbero potuto trascorrere con
Brett.
Giunto a
destinazione, non bussò nemmeno.
Vide il direttore
sobbalzare sulla sedia girevole alla sua entrata improvvisa nel suo ufficio.
«Josh! Potresti
almeno avere l’educazione di bussare», lo ammonì l’uomo, ma il figlio parve non
sentirlo.
«Perché non mi hai
detto nulla?», Josh quasi gli urlò in faccia quando si posizionò di fronte alla
scrivania.
«Detto nulla
riguardo a cosa?», gli domandò di rimando l’altro, alzando un sopracciglio,
mentre riponeva alcuni dei fogli che aveva appena compilato.
«Di questa cosa di
Brett», sentenziò il giovane, questa volta in attesa di qualcosa che fosse una
risposta vera.
L’uomo sospirò
pesantemente, intuendo che il piccolo Brett avesse finalmente affrontato i suoi
compagni e avesse parlato loro della Moon Academy. Una situazione difficile,
doveva riconoscerlo.
«Josh, calmati. Non
potevo certo dirvelo io», si difese l’uomo con tono pacato. Capiva che il figlio
fosse semplicemente arrabbiato e frustrato, lo vedeva nei suoi occhi.
«Quante probabilità
ci sono che accetti davvero quella proposta?».
Questa volta la
voce di Josh non era dura o pretenziosa.
«Non si può parlare
di probabilità, Josh. Dipende da lui. Per il suo futuro, è un’opportunità che
non dovrebbe lasciarsi scappare», si limitò a spiegare, sapendo che quella
fosse una circostanza complicata per tutti e tre i membri del team.
Cercò gli occhi del
figlio, affinché comprendesse. Si alzò dalla sedia, in modo da essere alla sua
stessa altezza, e gli mise una mano sulla spalla, nel modo più comprensivo
possibile. «Non lasciatevi sconfortare, Josh. Non vedo così spesso team uniti
ed affiatati come il vostro. Saprete superare la lontananza».
Angolo
dell’autrice
Che io
ricordi, la Roskoff era l’insegnante di
investigazione, ma non credo mancasse di fare anche qualcosa come difesa
personale (la tipetta con i capelli corti e rossicci e lo sguardo abbastanza
severo, in stile se mi guardi un’altra
volta ti ribalto). L’incidente di Josh e la sua fobia dell’acqua sono veri,
così come il fatto che si fosse tuffato in un pianeta senza terra ferma per
andare a soccorrere Yoko e Brett. Qualcosa ancora me lo ricordo, dai xD E scherzi a parte, credo che Kirkpatrik fosse davvero un
fan di Yoko.
Questo
capitolo mi ha messo più in crisi di quanto credessi, ci ho messo davvero tanto
a terminarlo… A ogni battuta mi bloccavo, sarà che il capitolo era già mezzo
scritto da tempo immemore e per continuarlo mi sembrava di non trovare la
giusta sintonia con tutto il resto…
Ad
ogni modo, ta-daaan. I primi veri accenni di rottura,
l’incubo di distruggere il team che diventa a poco a poco più concreto. Ora
anche Yoko e Josh sanno cosa ha impensierito tanto il piccolo Brett, inutile dire
che ci sono rimasti abbastanza male. E voi? Nonostante l’idea del piscina party,
spero sia giunta anche a voi un po’ di angoscia qui, sul finale.
Spero
di riuscire a scrivere presto il resto… E spero che questa cosa continui ad
appassionarvi almeno un po’. Grazie a tutti quanti i lettori silenti ed anche ad
Anais_Pond_Williams
e MisaDom99 (spero di aver scritto
bene i vostri nomi) per aver inserito questa storia nelle preferite ^^
WolfEyes