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Autore: VeganWanderingWolf    07/04/2019    0 recensioni
questa è la seconda storia della serie '4 di picche' - Vero che Danny si aspettava di poter rivedere qualcuno dei “colleghi” dei 4 di picche, ma forse non così presto e in una situazione tanto potenzialmente grave. Non solo. Dal suo passato rispunta una vecchia conoscenza che sa essere tutt’altro che innocua. E per finire, sembra che la sua vecchia conoscenza abbia individuato con precisione uno dei suoi punti deboli per eccellenza… e che sia ad un passo dall’affondarci le zanne…
Genere: Comico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '4 di picche'
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Capitolo 57

(MISTER KAPPA)

 

Danny non protestò quando si rese conto che Kumals stava prendendo una strada particolarmente lunga per tornare verso l’appartamento. Aveva la sensazione che scambiare due parole tra loro a quel punto fosse se non altro il minimo, vista la scena alla quale aveva appena assistito.

Ma Kumals procedeva come se stesse semplicemente spensieratamente passeggiando in una tranquilla mattina estiva per le strade di una cittadina apparentemente tranquilla, e non sembrava sul punto di iniziare una conversazione seria; almeno per quanto fosse possibile intuire – dall’esperienza di Danny – quando e se Kumals stesse per iniziarne una.

Così si decise a farlo lui. Non dovette sforzarsi per trovare qualche ottimo argomento con cui iniziare, ma scelse comunque quello più leggero. Forse l’atteggiamento di Kumals era contagioso, ma si sentiva tutto sommato anche lui improbabilmente e relativamente tranquillo in quel momento.

«Kappa…» commentò solo in tono significativo, scoccandogli un’occhiata tra il divertito e l’incredulo, alzando le sopracciglia.

Kumals si accese una sigaretta con calma e rimase imperturbabilmente tranquillo. «O, quello è solo un modo per evitare che Pereira abbia l’ingannevole impressione di potersi permettere troppa confidenza…»

Danny soppesò la cosa per un momento. «In altre parole… un modo per darti un’aria di mistero tipo agente segreto e metterlo in soggezione? Non che sembri difficile, mettere in soggezione quello…»

«Hum…» rifletté pacificamente Kumals. «Credo che a metterlo in soggezione siano di solito gli elementi dei nostri casi. Il resto… beh, anche se come hai visto non gli piace ammetterlo, dev’essere gratitudine per il fatto che ci pensiamo noi a togliergli l’incombenza di gestire tali elementi direttamente. Anche perché sono abbastanza sicuro che non gli basterebbero diverse vite per riuscire anche solo ad iniziare a comprenderli.»

Danny emise un breve verso sarcastico.

Kumals gli dedicò un’occhiata divertita di sbieco e gli passò la sigaretta. «D’altro canto… insomma… tu ti fai chiamare Danny.»

Lui prese la sigaretta e lo guardò confuso. «Come sarebbe?»

«Beh… immagino non sia il tuo vero nome… che tu l’abbia scelto dopo che sei diventato un mezzo lupo o qualcosa del genere…» arieggiò Kumals, agitando appena una mano a mezz’aria.

Danny corrugò la fronte. «Kumals… Danny è il mio nome. Lo è sempre stato.»

Kumals lo fissò per un istante. «Ah.»

«Sei tu quello che si fa chiamare con nomi in codice improbabili…» celiò Danny.

«Beh…» Kumals tentò di difendersi appena «Insomma, avevo pensato che potesse essere usuale per i mezzi lupi cambiare nome o scegliersi uno pseudonimo… Dopotutto… insomma… ‘Badlands’??»

Danny rise appena, scuotendo la testa. «Non per tutti, evidentemente. Non tanto diversamente dai… ‘non mezzi lupi’… direi.»

«Okay. Okay. Ho capito. Errore mio.» alzò un poco le mani Kumals, prima di riprendergli scioltamente la sigaretta dalle dita. «E… dimmi. La tua opinione di me è cambiata molto nel corso dell’ultima ora?»

Danny sollevò le sopracciglia, guardandolo perplesso. «Per via della tua doppia identità, o per via del fatto che l’altra tua identità si fa chiamare Kappa?» ironizzò.

Kumals gli lanciò un’occhiata significativa mentre gli porgeva di nuovo la sigaretta. «Per via del fatto che all’occorrenza intrattengo conversazioni con Pereira nonostante la sua professione… e anzi, in realtà proprio per approfittare di essa.» specificò.

Danny sembrò riflettervi sopra un momento, quindi scosse la testa e sospirò appena. «Credo di poter dire che… non finisci mai di stupire, Kumals

L’altro annuì un poco, come tra sé e sé, guardando lungo la via. «Una scelta accuratamente piena di tatto per commentare il fatto che hai appena scoperto uno dei miei più vergognosi segreti, mezzo lupo…» osservò in un tono scherzosamente formale, assai simile a quello che usava tempo addietro quando ancora usava quell’appellativo accattivantemente complice, all’inizio della loro conoscenza.

Danny scosse un poco la testa con un sorrisetto che gli aleggiava sulle labbra. «Beh, sai… è un segreto abbastanza orribile da meritare parecchio tatto…» commentò. «Ma capisco perché l’hai fatto.» aggiunse in tono più sinceramente serio.

«Beh…» fece Kumals, scoccandogli un’occhiata relativamente incuriosita di sbieco «Lo immaginavo. O lo speravo, perlomeno.»

Danny alzò un poco le spalle, accennando un sorrisetto divertito.

«Posso anche sperare che ti asterrai dal parlarne con gli altri, del mio piccolo segreto?» disse ancora Kumals.

Danny gli lanciò un’occhiata sorpresa. «Vuoi dire che nessuno degli altri lo sa?»

Kumals sospirò. «Danny… Hai ancora questa assurda convinzione di essere l’ultimo che viene a sapere le cose o qualcosa del genere?»

«Hum…» fece Danny, guardandolo dubbioso.

Kumals scosse la testa con fare rassegnato. «Comunque, Zoal sa che l’ho fatto anni fa, in un’altra occasione. E Yuta credo lo abbia intuito, visto che ha sempre evitato di chiedermelo direttamente. Per quanto riguarda Uther… penso che preferisca far finta di non sospettarlo nemmeno.»

«Quindi… sostanzialmente stiamo parlando solo di Ramo…» notò Danny, significativamente.

«Beh… sì.» ammise Kumals annuendo.

«Okay. No, non sono l’ultimo a sapere le cose. Io e Ramo lo siamo, tendenzialmente.» corresse Danny.

Kumals emise un verso pazientemente esasperato, riprendendogli la sigaretta di mano. «Non è affatto vero…»

Danny lo fissò con intenzione. Kumals tentò comunque di mantenere il suo punto a suon di spensierata espressione da turista convinto.

Lasciarono ricadere tranquillamente il silenzio per un poco.

Poi Danny allungò una mano e gli sottrasse la sigaretta dalle dita. «Kumals… Perché mi hai portato con te?» domandò in tono pacifico ma attento. «Voglio dire, oltre al fatto che non ti servivo a niente in questa occasione… Per qualche motivo hai portato me?» aggiunse, prima che l’altro potesse presumibilmente tentare di rispondere assumendo una delle sue espressioni da innocente sorpreso.

Kumals lo osservò per un istante, con calma serietà. «Pensi che avrei dovuto avere un motivo in particolare?»

«Prima, con lo sbirro, hai detto una cosa.» ribatté ancora in tono tranquillo Danny «Hai detto che… dovrà fare affidamento su di me, semmai un giorno dovessi rivolgermi a lui, come se si trattasse di te.»

«Beh, ho anche specificato che forse non accadrà mai che tu ti persuada che una situazione sia così terribile da dover cambiare a tal punto la tua basilare condotta etica, non l’ho forse fatto?» specificò Kumals, come se cercasse di lasciare ad intendere di aver mal compreso quale fosse il punto.

Danny lo fissò dritto negli occhi. «Perché io, Kumals?» gli chiese, direttamente e semplicemente.

Kumals sospirò leggermente, e sorrise malinconicamente un poco, lo sguardo rivolto davanti a sé lungo la strada, a niente in particolare, come se stesse contemplando tutto e niente insieme.

«Per quanto possa piacermi pensarlo, dopotutto non sono immortale, Danny. E semmai dovesse accadermi qualcosa… o, semplicemente se non dovessi esserci quando serve, visto che ora vivo oltreoceano, o se fossi impossibilitato, o irraggiungibile, o magari in vacanza… Insomma, per qualsiasi eventualità un domani io non dovessi esserci all’occorrenza, quando serve davvero, mi piace pensare che niente potrà andare troppo storto se ci sarai tu, Danny.»

Danny quasi trattenne il fiato, e lo fissò basito, sbattendo le palpebre più volte. «Hey… Kumals? Che ti prende? Pensavo che fossi convinto che fare testamento portasse male…» tentò di alleggerire la conversazione.

Kumals emise un breve verso divertito, accogliendo lo scherzo, ma gli rivolse anche un’occhiata sorridente e particolarmente gentile e affezionata. «Beh, forse è proprio quello che sto facendo… Forse. Spero che vorrai tenerti anche questo per te.»

Danny sbatté un altro paio di volte le palpebre, quindi gli ripassò la sigaretta e scosse la testa, sorridendo un poco tra sé e sé, in parte ancora stupito, ma anche scettico ora. «In ogni caso… Non credo che tu stia parlando con la persona giusta.»

«Che cosa vuoi dire?» si informò Kumals, tranquillamente attento.

Danny tornò a guardarlo alzando un sopracciglio. «Non so… tipo che forse dovresti dire questa cosa a… non so… Zoal? Yuta? Uther?»

Kumals accennò un sorrisetto alla strada. «Prima di tutto, Yuta mi darebbe come minimo dell’imbecille.»

«Hum… probabile…» concesse Danny.

«Per quanto riguarda Zoal…» proseguì Kumals «Lei… beh, come me si ritrova spesso ad avere a che fare suo malgrado con forze molto grandi e potenti. Di quel tipo che potrebbero ingoiarti e disgregarti in un attimo… Hai visto cosa è successo a Castle MacHearty qualche mese fa… o cosa potrebbe succedere ogni volta… Oh, al diavolo. Checché io possa lasciare intendere a Pereira per fargli credere che io possa servire davvero a qualcosa, credo che tu possa sapere più che bene che è lei la nostra vera rete di sicurezza. Qualsiasi cosa possa andare storta in qualcuna delle situazioni in cui il rischio collaterale è davvero molto alto, è lei l’unica di noi che avrebbe veramente la capacità di evitare il peggio. Ma per farlo… non è sempre detto che riuscirebbe ad uscirne lei stessa.»

Danny si limitò a guardarlo impressionato. Se non tanto da ciò che stava dicendo, dal fatto che stesse apparentemente parlando così apertamente.

«Ultimamente ho avuto un po’ di tempo per riflettere su alcune cose.» continuò Kumals «E ho avuto l’impressione che troppo spesso io e Zoal abbiamo dato l’impressione a voialtri di essere… appunto, qualcosa come immortali. Quelli che in una maniera o nell’altra se la cavano sempre come se fosse praticamente garantito, quelli che riescono sempre ad evitare il peggio e a farci saltare tutti fuori da qualsiasi inferno di situazione vittoriosi. Come se avessimo sempre un piano ‘B’ a prova di qualsiasi cosa. Beh… d’accordo… in realtà abbiamo sempre un piano ‘B’, e anche un piano ‘C’ e ‘D’, e molte altre lettere… quasi sempre, in effetti. Tuttavia… decisamente non siamo a prova di qualsiasi cosa possa capitare. La realtà può essere in ogni momento molto più fantasiosa della più sfrenata fantasia di tutti noi messi assieme, come tu sai bene. E forse sono giunto alla conclusione che sia l’ora che almeno qualcuno di voi si renda conto di essere abbastanza cresciuto da abbastanza tempo da non dover più guardare a noi come una specie di genitori o… “risolutori assoluti”, che con il semplice mettere in piedi qualche trucco possono riuscire a risolvere una situazione con un elegante schiocco di dita come se si trattasse di un gioco da ragazzi. Insomma, che siete abbastanza svezzati e vaccinati da poter essere voi da soli a risolvere una situazione da cima a fondo e uscirne vittoriosi, con o senza di noi.»

Danny non riuscì ad emettere nemmeno mezza parola, continuando a guardarlo incredibiliato.

Kumals prese un altro tiro dalla sigaretta con calma. «Riguardo a Uther…» e sornacchiò una breve risata affettuosamente divertita «Non fraintendermi, gli affiderei la mia stessa vita. E lo dico con coscienza di causa. Ma a parte le sue ultime tendenza a lasciarsi un po’ troppo travolgere dai suoi… “problemi personali”… con una decisa punta di autodistruzione… Semplicemente non è la mia prima scelta, in questo caso.»

«E io sarei la tua ‘prima scelta’??» trasecolò Danny, molto più che scettico, e ancora frastornato dall’incredulità.

Kumals gli dedicò uno sguardo tra l’affettuosamente divertito e il gentilmente attento. «Ti sembra così incredibile?»

«Onestamente? Sì. Eccome! Tu sai bene che sono un mezzo lupo, prima di qualsiasi altra cosa. E sicuramente ben prima di essere un… “risolutore di situazioni paranormali”. Quello è ciò che sei tu. Non io.» ribatté Danny.

«Non intendevo che devi diventare come me.» replicò Kumals con calma «Intendevo che, a parte Zoal, essendo te stesso sarai, o sei già, quello a cui penserei se dovessi immaginarmi chi possa gestire una situazione problematica con almeno buone probabilità di risolvere le cose e uscirne vivi.»

«Kumals…» obbiettò Danny, lentamente e significativamente «Ultimamente quando ci rivediamo sono appena uscito da un momento di quasi-morte-certa, e tu sei lì appositamente per farmi una colossale ramanzina…»

«D’accordo, d’accordo…» interloquì Kumals «Ammetto che dovresti lavorare ancora un po’ su questa terribile tendenza kamikaze che hai… Ma almeno in generale… Suvvia, dai uno sguardo al quadro generale! Cosa si può vedere? Ti dirò cosa vedo io. E anche solo in quello che è successo qui negli ultimi giorni. Sei riuscito ad evitare che Uther facesse del suo peggio in una delle sue… “crisi autodistruttive” delle più significative che io ricordi. Hai tirato fuori una giovane mezzo lupa da un miscuglio di lavaggio mentale e possibile morte per scannamento da parte degli altri accoliti. Hai sconfitto la tua creatrice ed ex-mentore che voleva farti fuori e scatenare il pandemonio qui. Hai fronteggiato altri mezzi lupi tenendo tutto sommato al sicuro te stesso, Uther, Ramo e Valentine. In generale sei riuscito ad evitare che qualcuno potesse rischiare la giugulare semplicemente camminando per queste strade come stiamo facendo adesso io e te. E se non fosse stato per il fatto che hai avvertito anche noialtri di quello che stava succedendo qui, questa intera città starebbe per precipitare in uno spargimento di sangue non indifferente, così come anche quei mezzi lupi impazziti non troverebbero una felice fine ad attenderli dopo di questo, senza che nessun’altro a parte loro ne abbia idea e cerchi di evitarlo. Quello che vedo io, è che puoi considerarti il fautore di quello che, se tutto va bene, sarà il nostro evitare che avvenga una carneficina di umani e mezzi lupi qui e nei dintorni. E… beh, non so se forse hai qualche problema a vedere per un momento le cose dall’esterno, ma a mia impressione tu qui hai fatto tutto ciò che potevi e anche di più per evitare il peggio. E ci sei riuscito fino ad ora, Danny…»

«Può anche essere che me la sia cavata, ma l’ho fatto aspettando che arrivassi tu!» buttò fuori Danny, prima di rendersi conto che le implicazioni di quello che stava dicendo non facevano che confermare quello che Kumals aveva detto poco prima.

Kumals stesso l’aveva colto perfettamente, notò dalla sua espressione significativa.

Dopo qualche istante di silenzio, Kumals disse con calma paziente «Danny… non esistono i “risolutori assoluti”… per quanto possa essere più rassicurante guardare a me e/o a Zoal in questo modo qualche volta. Tutto ciò che siamo io e Zoal… è tutto quello che abbiamo guadagnato dall’essercela cavata volta dopo volta nel mentre evitando il peggio o almeno una parte d’esso… esattamente come hai fatto tu qui. Non è questione così tanto di risorse o doti particolari, è più che altro questione, credo, di riuscire un po’ a istinto, un po’ per intuizione e un po’ per fortuna a individuare dove mirare per trovare ciò che si può fare e a metterlo subito in atto senza quasi nemmeno doverci troppo riflettere. E poi mettercisi con tutti se stessi e fino in fondo. E questo, beh, penso sia quello che hai anche tu, Danny. Il tuo “lieve” problema con la tendenza kamikaze, non è forse questo, in fondo? Certo, magari col tempo potresti affinare un po’ di più le tue capacità logiche, abbastanza da trovare alternative valide al buttarti a corpo morto in uno scontro potenzialmente molto fatale… insomma, un po’ d’astuzia con cui raffinare la tecnica generale non guasterebbe per niente. Ma comunque… capisci quello che voglio dire?»

«No… non credo.» scosse la testa Danny, guardandolo ancora con una certa precauzione incredula e frastornata, come se non riuscisse a trovare un modo di avere a che fare con quello che stava dicendo.

Kumals sospirò appena.

«Che tu sei un sopravvissuto, come noi. Un sopravvissuto naturale. E no, certo che non sei e non sarai mai come me o come Zoal, questo è ovvio, è il minimo. Ma non è il diventare come me o lei il punto. Come hai detto, sei prima di tutto un mezzo lupo, e lo sarai sempre. E probabilmente questo ha aiutato generalmente il tuo essere un sopravvissuto… e i tuoi istinti sono preziosi per questo tipo di cose, e non solo dal punto di vista più pratico e tecnico. Ma, insomma, tu sei come noialtri, un sopravvissuto naturale, ognuno di noi lo è, a modo suo. Ti risulta forse di esserti mai sorbito insieme agli altri una qualche specie di “corso di addestramento” da parte mia o di Zoal o di Yuta su come tentare di risolvere questo genere di situazioni?»

«No… ma… che vuoi dire?» cercò a malapena di tenere il passo Danny.

«Come ho detto, siete sopravvissuti naturali. E significa che avete già evitato il peggio o almeno una parte d’esso la maggior parte delle volte se non ogni singola volta nelle vostre vite. Fino ad ora, certo, perché domani chissà, come si suol dire. Ma questo fino ad ora non è qualcosa che ti potresti almeno riconoscere, Danny? Si tratta semplicemente di guardare cosa traccia la linea che unisce i puntini che rappresentano tutte le singole situazioni che abbiamo fronteggiato, e anche quelle che hai affrontato prima ancora di incontrarci…» proseguì imperterrito Kumals.

«E che cosa traccerebbe…?» chiese Danny retoricamente benché ancora perplesso, ormai arreso a quel discorso, anche se non aveva la più pallida idea esattamente da dove o cosa, e soprattutto perché, fosse scaturito.

«Ciò che sei e ciò che puoi fare, Danny. Tutto qui. Niente di più e niente di meno.» rispose Kumals «E per quello che vedo, è una linea abbastanza netta. E che non potrai cambiare così facilmente, persino se ti ci impegnassi sul serio per farlo. Oppure potresti darle un’occhiata riconoscendo che questa linea ti appartiene, e che rappresenta qualcosa di simile a ciò che sei. E che la direzione è già abbastanza segnata da poter aprire uno scorcio abbastanza ampio per farsi un’idea di ciò che potresti diventare ancora più di così in ogni tuo prossimo giorno, qualsiasi siano i giorni che avrai ancora a disposizione nella tua vita. E se vedi bene e i tuoi occhi non mentono, puoi davvero stupirti così tanto del fatto che io creda che saresti un degno successore non accreditato dello spirito che abbiamo sempre messo in ciò che abbiamo fatto come ‘4 di picche’? E intendo… persino quando abbiamo smesso di essere “ufficialmente” i ‘4 di picche’…» specificò con un sorriso complicemente sentito.

Danny si sforzò di riscuotersi abbastanza dal suo stupore da poter dire scherzosamente «Stai dicendo qualcosa di simile a… ‘4 di picche’ si nasce, non si diventa, Kumals

«Beh…» sospirò Kumals, cogliendo divertito «Ammetto che non sarebbe un brutto slogan per una maglietta…»

«Non la indosserei mai.» chiarì Danny, scherzoso ma non poco convinto in proposito, e giusto per sicurezza.

«Stavo cercando di dirti…» disse ancora Kumals «Che puoi anche rifiutarti di indossarla, ma sei sempre stato un ‘4 di picche’ – qualsiasi cosa possa voler dire esattamente – ancora prima di inciampare in noialtri, mezzo lupo…»

Danny tacque. Perché aveva l’improvvisa e strana impressione che quello che gli aveva appena detto avesse una qualche obliqua e singolare attinenza – o almeno così gli pareva – con ciò che Zoal gli aveva detto in quel sogno, il primo in cui se l’era ritrovata dentro un sogno, quando ancora era a Castle MacHearty. Il sogno che non ricordava ancora così bene. Ma ricordava quella carta da gioco inesistente che lei gli aveva dato da tenere come se fosse tutto ciò di cui non si doveva dimenticare, quella sorta di asso e quattro di picche insieme. E ricordava vagamente frammenti delle sue parole… che qualsiasi cosa fosse già successa o potesse succedere, e se anche le cose fossero andate diversamente da un qualsiasi modo di cui si fosse persuasi, si sarebbero incontrati comunque. Per un momento si chiese se non fosse qualcosa del genere che lei aveva voluto dire.

«Credo che voialtri vi siate abituati davvero un po’ troppo a considerarmi il capitano della compagnia o qualcosa di simile…» disse ancora Kumals.

«Beh, togliendo Zoal… che è il cervello…» celiò ancora Danny.

Kumals emise un breve sornacchio divertito. «Esatto.»

«Mi pare che tu sia un buon capitano, tutto sommato…» ammise Danny, se non altro perché forse Kumals era diventato sul serio così contagioso che si poteva permettere di dire qualcosa del genere, giusto ed esclusivamente in un simile momento.

«Oh, lo so…» commentò pacificamente Kumals, non lasciandosi sfuggire l’occasione di rispondere ad una simile affermazione a modo suo. «Ma vedi… credo di aver capito nel corso della mia vita che… un buon capitano è qualcuno che per prima cosa si prende cura e tiene al sicuro i suoi. Ma un ottimo capitano è colui che è disposto a sacrificarli per vincere la battaglia.»

«Che intendi…?» si stranì Danny, lanciandogli un’occhiata interrogativa.

«Oh beh… che non voglio mai arrivare ad essere un ottimo capitano?» disse Kumals, come se non fosse nemmeno lui del tutto sicuro di quello che stava dicendo. Ma gli lanciò un tenue sorriso. «Ma tu, Danny, non devi nemmeno preoccuparti di qualcosa del genere. Tu non hai affatto la stoffa del capitano.»

«E non è appunto quello che stavo cercando di dire prima?» obbiettò Danny, significativamente.

Kumals sospirò un poco, divertito e tra sé e sé. E proseguì dando l’impressione di ignorare totalmente il suo commento.

«E dal momento che sei prima di tutto un mezzo lupo… se c’è qualcosa che credo di ammirare sinceramente nei lupi… anzi, due cose… ebbene, esse sono… la saggia capacità di cercare sempre come prima cosa – ove esista – la strada per la sopravvivenza. Non solo la loro. Paradossalmente, nel cercare di evitare in ogni modo lo scontro diretto e mortale, sembra quasi che cerchino anche quella per il loro avversario. Come se volessero fare di tutto per evitare sempre che finisca nel peggiore modo possibile, per quanto siano messi alle strette. E poi l’altra cosa. Forse la mia preferita. Ecco, sì, questa… che metterebbero l’incolumità di coloro a cui tengono, dei loro compagni di branco, al di sopra di qualsiasi cosa.»

«Non ti sapevo un… appassionato di documentari sui lupi…» commentò Danny, occhieggiandolo.

«Mpfh…! Ad ogni modo… se c’è qualcosa che vorrei per i ‘4 di picche’, non è la “vittoria”. Ma che alla fine potessero sempre portare tutti quanti a casa la pelle. E magari la capacità di trovare ogni volta la scappatoia più opportuna e vicina per fregare la morte. Come una riserva di assi nella manica per truccare la partita quando si mette male. Ricorda… siamo sempre stati prima di tutto dei bari che… qualsiasi cosa possa sembrare che siamo ora… che cosa poi? Una specie di… “salvatori dell’umanità” contro quei tuoi conspecifici impazziti? !» disse Kumals.

Danny lo considerò con sincera confusione.

«Oh, non fare quella faccia stupita, ora. Comunque possano ingannevolmente sembrare le cose ad una prima vista superficiale, noi non siamo una specie di “ultima risorsa per la salvezza dell’umanità”, o castronate di tal fattispecie. Ogni tipo di potere dà alla testa, prima o poi. Ed ogni causa da condurre come una specie di crociata porta prima o poi a farsi accecare dal miraggio di un sacrosanto sacrificio, piuttosto che mirare alla scappatoia più utile. E credo che nessuno di noi due abbia bisogno di dover per forza finire a meditare di notte in un cavolo di giardino di ulivi sapendo che all’alba morirà, senza nemmeno tentare di tagliare la corda, o di cercare di ottenere perlomeno la soddisfazione di far seriamente pentire a chi sta arrivando a farlo fuori di avere mai avuto una simile intenzione. E, soprattutto, credo che si rischi di essere terribilmente ipocriti a lottare contro un gruppo di mezzi lupi accecati da una fede se si è altrettanto accecati da un’altra fede.»

«Okay… credo di averti definitivamente perso, ora.» ammise Danny «Stai dicendo che cercare di impedire che quei mezzi lupi facciano una strage qui sarebbe una crociata o…?»

«Sto dicendo che io e te, Danny, e gli altri, non saremo mai l’ultima speranza dell’umanità. E per fortuna! Gli esseri umani sono dotati di eserciti e bombe e quant’altro… di certo un gruppetto di mezzi lupi impazziti non può essere una seria minaccia.» esplicò Kumals.

«E fin qui…» commentò Danny.

«Quindi, stiamo solo cercando di evitare il peggio. Come l’inizio di una guerra. Dopotutto, credo che la sopravvivenza dell’umanità non sia mai un sacrosanto obbiettivo a cui tendere. Il punto è piuttosto evitare come si potrebbe ridurre l’umanità. Non è mai, in fondo, il non morire, ma come ci si riduce finché si è vivi, la cosa più temibile di tutte.»

Dopo un momento di silenzio, Danny prese fiato con calma e disse «Sai che se non ti conoscessi abbastanza da cogliere le sottilissime implicazioni di quello che stai dicendo, ora come chiunque sarei perfettamente convinto che hai appena detto esattamente il contrario di quello che affermavi poco fa, vero? Il che mi porta a dire che… hai ragione. Sei sprecato come capitano. Dovresti fare il filosofo.»

«Oh, beh, un giorno mi troverò una montagna tutta per me da cui dispensare perle di saggezza, non ti preoccupare.» commentò salacemente Kumals.

«Non me ne preoccupo affatto.» ribatté Danny, sostenendo senza sforzo il tono complicemente scherzoso «È proprio così che immagino la tua versione di pensionamento…»

«Mhm... Già.» concesse Kumals, con un accenno di verso fintamente offeso e più che altro divertito, già distratto dal suo tornare a contemplare con aria svagata la cittadina sonnecchiante nel calore estivo. Sospirò appena, con un ché di quasi sollevato e conclusivo, e allungò un braccio attorno alle spalle di Danny tirandolo cameratescamente un poco contro il fianco mentre proseguivano, sottraendogli scioltamente con l’altra mano la nuova sigaretta che lui aveva appena finito di confezionare e accendersi.

Danny lo lasciò fare, scoccandogli appena uno sguardo divertito e critico di sbieco. Lo meravigliava ancora l’espressione di singolare serenità sul volto di Kumals, che ora sembrava persino accentuatasi. Per quello, ma non solo, si guardò bene dal rompere ancora il tranquillo silenzio con cui proseguirono verso l’appartamento.

Poco ma sicuro, Kumals sapeva sempre come essere imbarazzante, in un modo o nell’altro. Ed era una sorta di sport condiviso da tutti gli altri degli (ex)4-di-picche – o attuali ‘indefinito gruppo casuale riunito all’occorrenza o più che altro dall’occorrenza’ – il finire per cercare di fare istintivamente di tutto per non dargli l’occasione di poterlo essere ancora di più.

 

Soundtrack: Wicked Campaign (The Modest Mouse)

 

Note Inutilità dello scribacchiatore:

Sicuramente esistono diversi personaggi chiamati Mr. K qui e là. Non che li volessi richiamare, affatto, ma non potevo fare altrimenti, vista qual è l’iniziale del nome… Di sicuro c’è una Mr. K in ‘the Blacklist’, dal soundtrack della quale proviene anche la canzone di cui sopra tra l’altro.

Se vi siete persi/e più di una volta cercando di seguire il filo del discorso di Kumals, non preoccupatevi: è del tutto normale.

  
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