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Autore: Shade Owl    08/04/2019    2 recensioni
Orlaith Alexander ha scoperto di non essere solamente una violinista estremamente dotata, tanto da guadagnarsi un esclusivo contratto con la Lightning Tune Records, ma anche di avere dei poteri incredibili, legati alle sue emozioni e alla sua musica. Tutto ciò però ha attirato le mire di potenti stregoni che hanno tentato di usare il suo potere per scopi malvagi, cosa che l'ha obbligata a lottare per salvare se stessa e le persone a cui vuole bene.
Quasi un anno dopo questi avvenimenti, la vita scorre tranquilla per lei, ormai lontana dalle luci della ribalta e dalla magia, e il suo unico obbiettivo è laurearsi e diventare una persona come tutte le altre, dimenticando il proprio dono, troppo pericoloso per essere usato con leggerezza.
Tuttavia, Orlaith ignora gli eventi che, in un luogo lontano, sono già in moto e che presto la raggiungeranno, portandola a scoprire un mondo per lei tutto nuovo e pericoloso, ma anche le risposte che per molto tempo ha ignorato: da dove viene la sua magia? Cos'è lei, realmente? E perché non ha mai incontrato nessun altro con le sue capacità?
Ma soprattutto... saprà affrontare quello che le riserva il destino?
Genere: Avventura, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Epic Violin'
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Orlaith rimise in valigia l’ultimo paio di slip e chiuse a chiave la custodia del violino, pronta a tornare a Yale. Annie, alle sue spalle, sbuffò.
- Non intendo discutere ancora.- disse semplicemente, senza guardarla.
- Lo so!- sbottò lei - È solo… insomma…-
Non finì la frase, e Orlaith non commentò. La sera prima era tornata nella loro stanza d’albergo in silenzio, evidentemente delusa da com’erano andate le cose, ma non aveva cercato di convincerla a tornare sulla sua decisione come aveva temuto. Si era semplicemente infilata tra le lenzuola e si era messa a dormire senza nemmeno farsi la doccia, forse troppo sconfortata per preoccuparsene. D'altra parte i suoi mutismi, sbuffi e sguardi parlavano più della sua bocca: era delusa e amareggiata.
- Annie...- disse Orlaith, sedendosi sul proprio letto - Lo sai come la penso. Finché quei quattro avranno tutto sotto controllo non serve che io faccia nulla, e preferisco così.-
Annie, distesa sul suo materasso a braccia incrociate, non disse niente, voltandosi dalla parte opposta.
- Lo so che sono una fifona, probabilmente… ma non posso farci niente, la mia magia è pericolosa. È meglio per tutti.-
Annie si voltò a guardarla e fece per replicare, ma a quel punto squillò il telefono di Orlaith. Il numero sul display era quello di David.
- Ehi?- disse lei, rispondendo.
- Siete ancora in albergo?-
- Sì, vuoi accompagnarci?-
- No, accendi la TV. Ora.-
Perplessa, Orlaith allungò la mano fino al telecomando e mise su un canale a caso.
- Cosa succede?- chiese Annie, alzandosi a sedere.
Lei scosse la testa, mentre immagini e sonoro diventavano sempre più chiari: era un notiziario, e il giornalista fuoricampo parlava in tono concitato e, apparentemente, spaventato. La telecamera tremolava un po’, e ci misero entrambe qualche secondo per capire che la ripresa era fatta a bordo di un elicottero in volo sopra la Statua della Libertà. Era un po’ difficile capire le parole del reporter a causa del rumore delle pale che entrava dal portellone aperto, ma era più che evidente che stava dicendo di non avere idea di cosa stesse succedendo.
E considerando che un enorme tentacolo bianco solcato da grosse vene violacee si era appena avvolto attorno alle gambe della statua fino a risalire a metà della sua veste, era più che comprensibile.

Sfruttando le capacità della corazza per disattivarne l’antifurto, Nightmare rubò un’auto parcheggiata e mise in moto, seguendo le indicazioni di Nova fino ad un molo turistico che ben conosceva: anche nella sua realtà quella parte di New York era molto famosa per via della Statua della Libertà, l’imponente donna di cemento e metallo che sorgeva su Liberty Island. Da lì per i visitatori era possibile prendere un traghetto per raggiungerla e partecipare a visite guidate appositamente organizzate dal municipio.
Tuttavia, quel giorno difficilmente qualcuno avrebbe voluto andare fino lì.
Era già da parecchio che avevano visto il primo tentacolo, a cui poi se ne erano aggiunti molti altri, che avevano avviluppato la statua fino a serrarla completamente, trascinando fuori dall’acqua dell’Hudson una sorta di enorme calamaro bianco pieno di orride e pulsanti vene violacee che occupava da solo una grossa porzione di isola.
- Ka!- esclamò Keith dal sedile posteriore, ora che potevano guardarlo bene.
- Non apprezzo il linguaggio ma concordo.- commentò Nightmare.
- Credevo che avesse dei limiti.- disse Rin, fissando sgomenta l’enorme mostro davanti a loro - Che non fosse come Gaeliath, che non potesse diventare… così grande.-
- Ve l’ho detto, qualcuno lo aiuta.- disse Nova, torva - Forse ha fatto in modo di aumentare i suoi poteri.-
- Possibile. Magari è per questo che ti sembra così diverso.- concesse Nightmare - Va bene… questo non cambia le cose, anche se le complica parecchio. Dobbiamo ammazzarlo, e subito. Su quell’isola c’è gente, e dubito che siano tutti illesi. E se anche fosse così, non resisteranno a lungo.-
- E gli umani? Non faranno niente?- chiese Keith.
- Ovviamente. Guarda.- rispose Nightmare, indicando il cielo - Vedi quelle cose che volano? Sono elicotteri. Sono simili alle aeronavi che avete visto voi, anche se non così sofisticati. Alcuni sono civili, ma quelli verdi sono militari. Tra poco cominceranno a sparare, e hanno armi potenti a bordo.-
- Può sopportare un’offensiva del genere?- chiese Rin.
- Non so. Conosco benissimo quel tipo di armi, e sarebbero sufficienti a uccidere cose come gli Aracnoidi o i mostri che abbiamo visto nel Grande Vuoto, ma non ho idea di quanto sia resistente il Doplanker, adesso. Ha sopportato i colpi di una pistola, ma quelle sono mitragliatrici di grosso calibro, e qualche elicottero monta dei lanciarazzi. E potrebbero arrivare anche navi armate per dar loro una mano, e alcune montano armi ancora migliori. In condizioni normali potrebbero ucciderlo, tuttavia...-
- … tuttavia chiunque l’abbia mandato qui lo avrà previsto, giusto?- chiese Keith.
- L’hai detto, ragazzo.- rispose lui, rimettendo in moto e ingranando la marcia - Andiamo a cercare una barca e raggiungiamo quell’isola.-
- Non pensi che gli umani cercheranno di fermarci?-
- Oh, ci proveranno… ma non dimenticarti che ero un agente segreto di altissimo livello, nella mia realtà. Se i loro protocolli sono simili a quelli a cui sono abituato io, so come aggirare l’ostacolo.-
Detto ciò, ripartì in sgommata verso il molo.

Qualsiasi cosa avesse fatto Nightmare dal computer del molo turistico in cui si erano infilati (in quel momento vuoto a causa della chiusura settimanale), di certo funzionò e, mentre si allontanavano dalla riva invasa di curiosi che, armati di videocamere e telefoni riprendevano la scena, rimasero al sicuro dai militari, i quali concentrarono il fuoco delle loro armi sul mostro attorno alla statua, ignorandoli completamente.
La barca che avevano preso, secondo lui, si chiamava “motoscafo”, e fu Nova a prenderne i comandi: aveva già dimostrato, in passato, di essere molto abile a pilotare un’aeronave, sotto la guida di Nightmare, quindi secondo lui per una cosa banale come quella avrebbe avuto bisogno di pochissimo aiuto.
Lui e Keith, intanto, stavano caricando le rispettive armi, accertandosi di non finire troppo presto i proiettili, e Rin era china sulla sua borsa medica, tanto per essere sicura di avere medicamenti a sufficienza.
- Tanto per sapere...- chiese Keith, urlando per sovrastare il suono del motore - … ma abbiamo un piano per ammazzare quella cosa? Perché dubito di poter fare granché con solo i miei fucili!-
- Il piano è di arrivare a Liberty Island e far uscire le persone!- rispose Nightmare.
- E poi?- chiese Rin.
- Sperare che l’esercito ce la faccia, perché in questo momento noi non abbiamo possibilità!-
- Grande! Che bel piano!- sbottò Keith, sarcastico.
- Posso provare a mozzare qualche tentacolo!- gridò Nova - Le mie lame di luce dovrebbero farcela!-
- Non so se sarà sufficiente, ma tanto vale fare un tentativo!-
- E io posso usare i miei poteri per unirmi all’acqua!- aggiunse Rin - Lo sai cosa succede quando mi mescolo a cose come i fiumi o le foreste… magari sarà in grado di finirlo!-
- Speriamo!-
- Ho una domanda!- gridò Keith - Non avevamo deciso di non attirare l’attenzione?-
Nightmare gli scoccò uno sguardo penetrante e indicò il gigantesco calamaro che stritolava la statua, bersagliato dalle mitragliatrici e dai lanciarazzi degli elicotteri, che tuttavia non sembravano in grado di fargli troppi danni: ogni volta che un razzo lo colpiva, esplodendogli addosso in una piccola nube di fuoco, si limitava a produrre un modesto arrossamento sulla sua pelle senza farlo nemmeno sanguinare.
- Va bene, come non detto!- disse Keith.

Orlaith ed Annie scesero di corsa dal taxi e si fiondarono a riva, sgomitando per riuscire a passare in mezzo alla moltitudine di curiosi e giornalisti che si era radunata sul posto, nel tentativo di raggiungere il molo privato che David aveva segnalato loro.
Fu un’impresa riuscire a sgusciare tra la folla, e Orlaith fu piuttosto sicura di aver pestato qualche piede, stringendo convulsamente al petto la custodia del violino, che aveva portato con sé. Vide anche gli sguardi di una o due persone illuminarsi quando riuscirono a riconoscerla, ma la totalità dei presenti era come ipnotizzata dalla battaglia che infuriava tra la creatura e i militari, così nessuno cercò di fermare lei o Annie.
- Non capisco!- gridò l’amica, mentre faceva del proprio meglio per passare tra due uomini particolarmente robusti - Credevo che avessero tutto sotto controllo… e levatevi!- sbottò, oltrepassandoli con uno sbuffo.
- Anch’io!- rispose Orlaith, superando un paio di ragazzini con gli smartphone puntati verso Liberty Island - Ma è evidente che le cose non stanno così!-
Riuscirono finalmente a guadagnare a suon di gomitate e spintoni l’altro lato di quella massa di corpi. Ansimanti e spaventate, si guardarono freneticamente attorno nel tentativo di trovare David, che aveva detto di essere già sul posto e di aspettarle lì.
Annie lo identificò per prima, afferrando Orlaith per un gomito e trascinandosela dietro: il produttore era in piedi su un motoscafo dall’aria costosa e accessoriata, e stava accendendo il quadro per scaldare il motore. Il nome sulla fiancata lo identificava come “Princess”.
- David!- gridò Orlaith, saltando a bordo.
- Ragazze!- urlò lui in risposta - Mollate gli ormeggi, subito! E tu, chica, fuori il violino! Non hai scuse, devi suonare!-
- Lo so!- esclamò lei, posandolo a terra e aprendo la serratura della custodia.
- Di chi è questa barca?- chiese Annie, slegando le cime che lo assicuravano al molo.
- Di un cliente della Lightning! Ora è in tour, gli tengo io le chiavi!-
- Lascia a te le chiavi del motoscafo?- chiese Annie, sorpresa.
- Beh? Sono affidabile!- protestò il produttore, guardandola scocciato.
- … disse l’uomo che stava rubando la barca del suo cliente per portarci verso il pericolo.- commentò Orlaith - Annie, vieni, dobbiamo andare, forza!- aggiunse - David, dai gas a manetta, dobbiamo avvicinarci!-
- Va bene, reggetevi!- esclamò il produttore, prendendo i comandi e cominciando a portare il motoscafo fuori dal molo.
Diede quasi subito una potente accelerazione che fece perdere l’equilibrio a entrambe, tanto che ruzzolarono fino a poppa e schizzi d’acqua bagnarono quasi tutto quello che c’era a bordo (grazie a Dio non il violino, ancora nella sua custodia).
Rialzandosi, Orlaith lo raccolse e lo tirò fuori, raggiungendo David. Si sedette sulla poltroncina girevole accanto a lui, facendo del proprio meglio per controllare l’accordatura dello strumento malgrado il rumore.
- Hai qualche brano adatto? O qualche idea?- chiese David.
- Ti rivelerò un segreto!- rispose lei, pizzicando una corda - Ho smesso di suonare, ma non di scrivere! Nell’ultimo anno ho buttato giù un bel po’ di roba, non sono rimasta inerte!-
- Davvero?- chiese David, guardandola con gli occhi che scintillavano.
- Frena i cavalli, l’ho fatto solo per divertirmi!- lo redarguì lei, scoccandogli uno sguardo serio - Non voglio suonare, ma un giorno potrei venderti gli spartiti per farli suonare a qualcun altro! Posso sempre comporre per te, così magari la pianterai di darmi il tormento! Che ne pensi?-
- Io… penso che non sia il momento giusto per parlarne!- rispose, tornando a concentrarsi sulla guida - Però ti adoro, tesorino!-
- Piantala di chiamarmi così e portami da quel coso!- sbottò lei - Oggi si mangia sushi! Offro io!-

Eh, Orlaith non ha scelta, David ha ragione...
Ringrazio i miei lettori 
John Spangler, Easter_huit, Old Fashioned, Roiben e Arianna96r, e vi do appuntamento alla prossima puntata. A presto!
 

   
 
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