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Autore: Insomnia__    08/04/2019    1 recensioni
Leo la fissava con la coda dell’occhio sottile e con un ghigno divertito stampato in faccia.
“Vuoi mirare invece di guardarmi?” Sbottò Cassandra.
“Perchè? Sei molto più carina di quel bersaglio! […] e poi non riesco a concentrarmi con te nei paraggi. Puoi farmi vedere come si fa?” ammise lui con finta aria innocente.
Cassandra sbuffò sconfitta, e si mise dietro il figlio di Efesto, sorreggendogli le braccia e posizionandole nel modo corretto. Sentiva il suo profumo, sapeva di buono, con una punta di olio di motore. […].
“Visto? Centro perfetto! Sono o non sono il miglior allievo che tu abbia mai avuto? Ah, e anche il più bello, non dimentichiamoci!” Cassandra si stava già allontanando da lui prima che finisse la frase, per sua enorme fortuna, visto che le fece spuntare un sorriso sul bel viso abbronzato che non voleva dargli la soddisfazione di vedere.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leo Valdez
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hai centrato il mio bersaglio.

 

 

 

 

Cassandra entrò di fretta nella Cabina 7 per cambiarsi.

“Era ora infermiera! Come mai tutto questo tempo per un po’ di ambrosia?” Le fece suo fratello Will non appena la ragazza entrò nella loro stanza privata.

Cassandra lo ignorò, era troppo in ritardo per dare corda al sarcasmo del fratello.

“Qualche figlio di Efesto ti ha trattenuta?” Alluse Will con il tono di chi la sa lunga.

“A proposito, mi hai tradita!” Sbottò Cassandra, e dall’espressione confusa del fratello capì di averlo distratto abbastanza da mettere sotto al cuscino il cigno di filo metallico senza essere notata. 

Avrebbe sopportato il peso del cielo come Atlante, ma non una domanda di più del fratello.

“Sono entrata nella cabina e ho notato che il novellino sapeva il mio nome, la mia Cabina e chissà cos’altro! Non so, volevi che sapesse di me più di quanto non sappiano le Parche?”

Il cigno era al sicuro sotto al cuscino, ma oramai doveva reggere il gioco, altrimenti sarebbe sembrata sospetta. E, in fin dei conti, non le era andato giù del tutto Will che parlava di lei con Leo.

“Cass, ma quanto sei esagerata! Mi ha chiesto chi fossi e gli ho risposto, tutto qui. Quando poi ho aggiunto che eri mia sorella voleva sprofondare nello Stige per la vergogna!” Si giustificò Will.

Cassandra non riusciva a immaginare il sudamericano sfacciato e provocatore rosso dalla vergogna.

“Comunque” continuò Will mentre si specchiava aggiustandosi i capelli ricci e biondi “Leo Valdez, Cabina 9, origini sudamericane, del Texas, single”. 

Cassandra dovette assumere un’espressione confusa perchè Will, guardandola dal riflesso dello specchio, aggiunse: “Così siete pari in quanto a informazioni.”. 

Will si mise la felpa arancione del campus e, passandole vicino per uscire dalla stanza, le sussurrò in un orecchio: “Pensaci, è carino!”. E uscì.

Cassandra si riscosse: era in ritardo. 

Non si cambiò i suoi soliti pantaloni a vita alta, né gli anfibi che portava ogni singolo giorno; si limitò a togliersi la maglietta arancione, per rimpiazzarla con la felpa del Campo più calda.

Andò allo specchio per un ultimo check. 

Il suo riflesso aveva la pelle molto abbronzata (caratteristica tipica dei figli del Sole, anche in inverno non la perdevano), le lentiggini le spruzzavano il naso e le guance che in quel momento erano leggermente arrossate. Gli occhi blu erano l’unica cosa che aveva in comune con il fratello e in quel momento erano un po’ umidi, probabilmente a causa della lunga giornata. I lunghi capelli castani e ricci le scendevano giù fino a metà schiena in modo disordinato. Aveva sempre pensato di tagliarseli, dal momento che erano piuttosto d’intralcio con la faretra sulla schiena.

“Cassandra!” La chiamò Will.

Lei gettò un ultimo sguardo allo specchio e uscì fuori chiamando a gran voce “Cabina Sette, pronti per la cena!”.

Oltre l’uscio si erano già raggruppati i suoi fratelli: altri sei ragazzi biondi, abbronzati e dal fisico da surfista, esattamente come Will. Tra di loro scorreva buon sangue: quando si è così in pochi in una Cabina così grande si vive bene.

Il preferito di Cassandra era Michelangelo, il più piccolo tra i figli di Apollo. Era arrivato al Campo l’anno precedente, a soli sette anni, età che gli risparmiò la partecipazione alla Guerra contro Crono, con tutto il sollievo di Cassandra, che non avrebbe sopportato di perdere un altro fratello dopo Michael Yew.

Michelangelo al momento aveva otto anni, uno sguardo birichino e una passione innata per la scultura. Effettivamente era molto portato per la plastica; passava gran parte del suo tempo rintanato nel laboratorio di arte, plasmando l’argilla e dipingendola. Avrebbe voluto passare al marmo, materiale nobile per eccellenza, ma Chirone gli aveva imposto di aspettare almeno i nove anni per impugnare scalpello e lima.

Passando davanti a loro per raggiungere Will in testa alla fila, Cassandra notò che Michelangelo aveva una chiazza di argilla sulla guancia. Gli fece segno di strofinarsi con il pollice e gli fece un occhiolino, e partirono alla volta del padiglione della mensa. 

Procedevano in fila, con Will e Cassandra in testa, e Michelangelo in coda, in ordine di anzianità. 

Cassandra non poteva fare a meno di ricordarsi quando erano lei e suo fratello a chiudere la coda.

Arrivati al padiglione, presero posto al tavolo di Apollo, seguiti direttamente dalla Cabina 9 (dal momento che la Cabina 8, essendo di Artemide, era disabitata).

Cassandra notò che Leo era seduto insieme ai suoi fratelli e sorelle, con cui pareva trovarsi bene: scambiava battute, rideva e si guardava attorno sorridente. Poi il riccio notò di avere addosso lo sguardo della figlia di Apollo, interruppe a metà il discorso che stava affrontando con una delle sue sorelle per rivolgerle un caldo sorriso, tirando su il sopracciglio, come per dire -Ehi, ti ho beccata a fissarmi-.

Cassandra roteò gli occhi al cielo e si concentrò sul cosciotto di pollo che aveva nel piatto, quando una pacca sonora sulla spalla la fece tornare alla realtà.

“Terra chiama Cassandra!”. Era Edward, uno dei suoi fratelli che scandì ogni parola, come se stesse parlando a un sordo.

“Ci sei sorellina? Ti stavamo chiedendo le attività di domani!” Continuò Edward.

“Emh.. Sì! Vediamo… Io la mattina ho lezione di tiro con l’arco con non mi ricordo quale Casa, voi invece avete lezione di equitazione con Drew”. L’affermazione fu accolta da un grido entusiasta del tavolo.

“Siete degli idioti!” Asserì il capo della Casa.

“Eddai Cass, l’occhio vuole la sua parte!” fece un altro dei suoi fratelli.

Cassandra roteò gli occhi al cielo, per la seconda volta quella sera, e continuò: 

“Dopo pranzo vi voglio tutti in Cabina invece. Dobbiamo prepararci per la sfida di Venerdì. So per certo che non si tratta di caccia alla bandiera: senza Percy le squadre non sarebbero bilanciate e soprattutto pare esserci una maledizione sulla Casa di Efesto.” Fece pragmatica, accennando con il naso in direzione del tavolo dei figli del dio del Fuoco.

“Voi ci credete? Alla maledizione dico…” la vocina di Michelangelo si inserì nel discorso.

“Senza Beckendorf sono persi e danno la colpa a una maledizione! Quel Jake Mason, dovrebbe dare il titolo di Capo a qualcun altro, è a letto come uno stoccafisso!” Edward sembrava non ammettere repliche.

“Ed, ma hai visto che roba? Sono i migliori costruttori sulla piazza e in questo mese hanno distrutto più della metà dei loro progetti… Se non è una maledizione, allora si tratta proprio di sfiga.”. Will difendeva sempre tutti. Biondo com’era a volte ricordava il principe delle fiabe. 

Edward alzò le spalle.

La cena proseguì senza più fare cenno a maledizioni o alla Cabina 9, che Cassandra evitò accuratamente di guardare, per evitare di incrociare sguardi indesiderati.

Finita la cena si recarono verso il fuoco per le offerte e Cassandra vi buttò una coscia di pollo, pensando intensamente a suo padre, che era sparito dalla circolazione esattamente come gli altri dei.

Cassandra e Will avevano sempre potuto vantare un rapporto privilegiato con loro padre. Questo in parte grazie a Naomi, loro madre, che fece innamorare a tal punto il dio del Sole, da donargli ben due figli (fatto abbastanza raro nel mondo divino). I fratelli Solace non si potevano lamentare: appariva spesso in sogno per salutarli, faceva loro regali frequenti (tra cui l’arco dorato di Cassandra) e, dopo la Guerra dei Giganti, era a tal punto fiero di loro che li benedì. Entrambi infatti avevano sull’interno dell’avambraccio sinistro un tatuaggio dorato raffigurante il Sole; Will il sole che sorge, mentre Cassandra quello che tramonta. 

Ad ogni modo, nonostante questo rapporto privilegiato, Apollo era sparito dalla circolazione senza  degnarli di una spiegazione. 

 

Il falò era già acceso quando giunsero al teatro del Campo: una serie di gradini scavati nel pendio della collina che terminavano circondando un focolare in pietra, in cui ardeva il fuoco. 

Will e i suoi fratelli si misero subito a suonare e a cantare melodie in greco, sotto lo stendardo dorato recante il simbolo del Sole. Cassandra disse loro che li avrebbe raggiunti a breve.

Si recò in direzione dello stendardo con la civetta.

“Annabeth” la bionda fissò i suoi occhi grigi su di lei e le sorrise flebilmente.

“Come stai? È stata una lunga giornata per te…” aggiunse, sedendosi al fianco dell’amica.

“Cass… Non so dove sta, come sta e con chi sta! Vorrei solo ritrovarlo!” Scoppiò e poggiò la testa sulla spalla della figlia del dio del Sole.

Cassandra sapeva che non avrebbe potuto dire nulla per aiutarla, così si limitò ad accarezzarle i lunghi capelli del colore del miele, finché non fu interrotta da Chirone, che intimò a tutti di sedersi sotto lo stendardo della propria Casa.

Cassandra prese posto dall’altra parte del teatro, scoccando di tanto in tanto sguardi preoccupati verso i figli di Atena.

“Semidei” intonò Chirone, “Bentornati al Campo, per chi è già stato con noi, e Benvenuti a coloro che sono qui per la prima volta”. 

Cassandra rivolse la sua attenzione verso Leo, che però, per sua fortuna, in quel momento era concentrato su Chirone, che proseguì: “Abbiamo un nuovo figlio di Efesto…” e un boato scosse i gradini sotto lo stendardo con il martello infuocato. Leo sorrideva un po’ imbarazzato.

“Sì, sì, ora basta… Una ragazza che deve essere ancora riconosciuta e che speriamo sia questione di ore” Chirone fece cenno verso Piper, che sembrava avrebbe preferito essere risucchiata dalla terra, piuttosto che sottostare a tutti quegli occhi puntati addosso. 

“E un figlio di Giov…emh Zeus!”. Tutti si girarono verso Jason sbigottiti e si alzò una nuvola di mormorii.

“Impossibile!” Fece Edward .

“Ma il patto dei Tre Pezzi Grossi!” Disse qualcuno tra le fila di Hermes.

“Dimostralo!” Urlò una ragazza della Casa di Ares.

Chirone fece un cenno di assenso verso Jason che, impugnata una lancia d’oro massiccio, che Cassandra non capì da dove tirò fuori, evocò un fulmine. Il Campo piombò nel silenzio più assoluto.

“Bene penso che non ci siano più dubbi a riguardo. Jason potrà soggiornare nella Cabina 1, mentre Piper si accomoderà per questa sera nella Cabina 11.”

“Dove resterà per il resto del suo soggiorno probabilmente!” La voce acuta di Drew era inconfondibile.

“Drew, nessuno ha chiesto il tuo parere!” Sbottò Cassandra alzandosi in piedi, con Will che le teneva una mano sulla gamba, come per tenerla sotto controllo.

“Oh andiamo! Voglio dire, avvita-bulloni è stato riconosciuto appena messo piede qui! Vuol dire che gli dei non sono in vacanza se Efesto si è preso la briga di riconoscere quello sfigato!”

Cassandra non ci vedeva più dalla rabbia, e non era la sola: tutta la Cabina 9 stava protestando rumorosamente.

“Ergo, qualche dea si vergogna di lei e non ha intenzione di riconoscerla, ovvio!” Concluse soddisfatta, guardandosi le unghie smaltate.

Cassandra non fece in tempo a risponderle: un bagliore rosato proveniva alla sua sinistra, dai gradini occupati dalla Casa di Hermes. Piper si era alzata in piedi, evidentemente per rispondere con le rime a Drew, ma in quel momento tutti la guardavano perchè era avvolta da un’aura rosa, indossava un bellissimo peplo greco, che lasciava ben poco spazio all’immaginazione, e aveva trucco e parrucco impeccabili. Voleva dire una sola cosa: la benedizione di Afrodite.

Se Cassandra era sotto shock (mai avrebbe pensato che una tipa a posto come Piper potesse essere figlia di Afrodite), Drew era letteralmente sconvolta. 

Piper capì che qualcosa non andava e si guardò riflessa in un piccolo pugnale che aveva appeso alla vita: la sua espressione esprimeva tutto il suo disgusto. 

“N-Non sono io questa!” Balbettò evidentemente a disagio.

“Piper McLean” tuonò Chirone “Figlia di Afrodite, signora delle colombe, dea dell’amore”.

 

La serata al falò era stata decisamente sopra la media. I tre ragazzi nuovi avevano portato scompiglio al Campo.

Cassandra, mentre tornava nella propria Cabina per il coprifuoco, non potè fare a meno di sentirsi nuovamente triste per Piper: le aspettava una convivenza spietata con quella despota di Drew. Non voleva essere nei suoi nuovi e elegantissimi panni.

Con quel pensiero si addormentò nel suo letto, senza neanche augurare la buona notte a Will.

Il giorno dopo si svegliò al suono della conchiglia del Campo, che chiamava tutti a raccolta per la colazione, prima di disperdersi nelle varie attività.

Come da programma Cassandra aveva lezione di tiro con l’arco e si recò nella zona di tiro.

Lì, affissa alla parete dell’armeria, c’erano i turni delle lezioni del Mercoledì.

-Cabina 11 a lezione di scherma con Percy Jackson Clarisse La Rue-

Cassandra passò le dita sul nome barrato di Percy. Chissà dov’era. E chissà cosa ha fatto di male la Casa di Hermes per meritarsi Clarisse come insegnante.

-Cabina 9 a lezione di tiro con l’arco con Cassandra Solace-

-Ovviamente- pensò Cassandra -Non si è mai troppo scontati-.

Di lì a cinque minuti il padiglione del tiro con l’arco si riempì dei figli di Efesto, compreso Leo, che non faceva altro che ammiccare in sua direzione.

Cassandra, molto professionale, non ci badava e iniziò il suo solito discorso:

“Benissimo. Benvenuti a lezione di tiro con l’arco. Oggi ci concentreremo sui bersagli in movimento. Ecco una piccola dimostrazione.”

Cassandra si tolse l’orologio da polso che si trasformò nel suo fidato arco e fece un cenno al satiro-assistente. Quest’ultimo azionò il bersaglio meccanico, che attraversò i due estremi della zona di tiro a velocità corsa-di-un-centauro-molto-allenato. 

Cassandra lo lasciò fare su e giù per il suo tragitto un paio di volte, finché non estrasse una freccia dalla faretra, incoccò e… centro perfetto.

Si girò trionfante verso i suoi spettatori e proseguì: 

“Ovviamente inizieremo a velocità più bassa, soprattutto per chi non ha mai tirato.” e scoccò uno sguardo a Leo, che lo sostenne con aria divertita.

“Benissimo. Iniziamo! Accomodatevi in armeria e prendete arco e fre…” si interruppe bruscamente, ma nessuno ci fece caso: si erano già fiondati in armeria come farebbero le figlie di Afrodite a una svendita di Prada. 

“Ragazzi!” Cassandra li richiamò all’attenzione. Era in evidente disagio. “Visto gli avvenimenti che hanno colpito la vostra Casa recentemente, io e Chirone abbiamo ritenuto più sicuro che tiriate con dardi spuntati. Dovrebbero esserci frecce con le ventose o qualcosa del genere.” 

Un coro di dissenso si diffuse dai ragazzi, ma Cassandra lo ignorò.

Si posizionarono in fila davanti al bersaglio mobile e, uno alla volta, iniziarono a scagliare frecce nel momento in cui il satiro attivava il meccanismo.

Cassandra si elogiò mentalmente per la scelta delle frecce a ventosa… I figli di Efesto erano un pericolo pubblico. Lei si limitava a commentare a distanza:

“Non avere fretta di scoccare! Chiudi il gomito! Non trattenere il fiato!”

Arrivò il turno di Leo.

“Leo Valdez!” Intimò Cassandra con aria di sfida: “Vediamo che sai fare!”.

Leo la fissava con la coda dell’occhio sottile e con un ghigno divertito stampato in faccia.

“Vuoi mirare invece di guardarmi?” Sbottò Cassandra.

“Perchè? Sei molto più carina di quel bersaglio! E poi non riesco a concentrarmi con te nei paraggi. Puoi farmi vedere come si fa?” ammise lui con finta aria innocente.

Cassandra sbuffò sconfitta, e si mise dietro il figlio di Efesto, sorreggendogli le braccia e posizionandole nel modo corretto. Sentiva il suo profumo, sapeva di buono, con una punta di olio di motore.

“Raddrizza il gomito, non stai avvitando un bullone!” Disse lei, portandogli l’avambraccio all’altezza giusta. Emanava calore, come se fosse stato sotto al sole diverse ore.  

“Respira lentamente” sussurrò poi al suo orecchio. Leo sembrava concentrato, almeno lui tra i due. Se non fosse stato un portento con l’arco Cassandra avrebbe mandato la freccia in mezzo ai cespugli. Nonostante ciò, ostentava sicurezza.

“Ora scocca!” Esclamò lei. Lui eseguì.

“Visto? Centro perfetto! Sono o non sono il miglior allievo che tu abbia mai avuto? Ah, e anche il più bello, non dimentichiamoci!” Cassandra si stava già allontanando da lui prima che finisse la frase, per sua enorme fortuna, visto che le fece spuntare un sorriso sul bel viso abbronzato che non voleva dargli la soddisfazione di vedere.

Continuando a dargli le spalle, si era appena resa conto che c’erano una decina di ragazzi e ragazze che avevano assistito alla scena con fare complice. 

“Allora?” Scattò Cassandra “Avanti il prossimo, non ho tutto il giorno!”.

Se avesse avuto uno specchio davanti, probabilmente si sarebbe accorta di essere diventata più rossa del centro del bersaglio su cui era ancora conficcata la freccia di Leo.

 

 

 

Ciao a tutti!

Come sempre spero vi piaccia il capitolo, nonostante mi sia distaccata momentaneamente dalla storia originale, dove i tre “novellini” partono subito in missione, fatto che mi ha sempre destabilizzata, perchè non riuscivo a capire come potessero passare dall’essere totalmente estranei al mondo degli dei greci, al partire per una missione il giorno successivo.

Nella mia versione quindi dovranno fare un po’ di gavetta prima della profezia, spero non vi dispiaccia questo cambiamento.

Come sempre, vi invito a lasciare un parere/consiglio/qualsiasicosaabbiatedadire nelle recensioni, per permettermi di capire se procedo nella giusta direzione o se devo darmi all’ippica :)

A presto,

E.

   
 
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