Film > Alice nel paese delle meraviglie
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Autore: jarmione    10/04/2019    2 recensioni
Col passare del tempo Alice e il cappellaio, assieme ad iracebeth, il signore del tempo e mirana, hanno dato alla luce i loro rispettivi eredi.
I figli del tempo tirano brutti scherzi agli altri ma Byron, figlio maschio di iracebeth e tempo, ha una capacità ereditata dal padre, conosce il futuro e un giorno, nel volerlo sbirciare, scopre qualcosa che non intende rivelare sotto consiglio della madre, che nutre ancora rancore verso la sorella la cui figlia è amata da tutti a differenza dei suoi ragazzi. La vittima preferita dei due è tarriannah , figlio di Alice e il cappellaio. Un ragazzo timido e impacciato, grande amico della figlia di mirana e futura erede di saggezzolandia
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Alice Liddell, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rieccomi di nuovo!
Come vedete ho deciso di riprendere questa storia e intendo finirla.
Ribadisco che il merito va tutto ad Alice_Rabbit_Hole!!! Lei ha avuto l’idea e lei mi ha permesso di pubblicarla (ovviamente lei è la capa in testa…giusto mon amour???)
Buona lettura a tutti e grazie a chiunque voglia leggere e grazie a chi ha voluto riprendere la storia dopo tutto questo tempo.
 
 
Tarrant corse a perdi fiato fino al castello di Iracebeth e Tempo; il suo sguardo era serio e non lasciava trasparire la minima pazzia.
Spalancò le porte del palazzo, senza attendere alcun tipo di invito. Raggiunse la sala del trono che, in confronto a quella della regina Mirana, era vuota e priva di ogni tipo di luce e ornamenti.
“Capocciona!” urlò “Melmostosa, schifiltosa, razza di pustolosa e poco moltuosa capocciona maledetta!” sputò questi insulti con tutto il fiato che aveva in gola “Esci fuori!”
Invece che udire il passo veloce e ticchettoso di Iracebeth, udì quello pesante e ferroso del signore del Tempo seguito da quello del suo fedele maggiordomo Wilkins.
“Quanto caos!” disse Tempo, avvicinandosi a grandi passi “Non è me di fare caos! Chi osa disturbare?” poi si accorse della presenza del cappellaio “Oh…sei solo tu”
Tarrant sembrò stupirsi di quella frase e cambiò di colpo espressione “Se non lo fossi vorrei esserlo”
“Che cosa vuoi, cappellaio?” domandò Tempo in tono spazientito “Non ho me da perdere”
“Sarà difficile che ti perdi!” sorrise il cappellaio “sai meglio di me che nella vita non si PERDE tempo” iniziò a ridacchiare, anche se la battuta gli era venuta malissimo.
Tempo sbuffò “Ti concedo un minuto di me stesso per dirmi quello che hai da chiedere altrimenti sparisci, sciroccato”
“Molto bene.” Il cappellaio si ricompose, per quanto possibile “cercavo mio figlio, so che è venuto qui con il tuo”
Tempo sembrò riflettere “Non vedo Byron da ieri sera…” commentò “…dovrò verificare.” Si voltò e si allontanò “va a casa, matto” intimò Tempo “ho delle faccende da sbrigare, ti comunicherò tutto più tardi”
Il cappellaio fece pe ribattere, ma Tempo era già scomparso.
Tarrant sospirò e tirò fuori dalla giacca l’orologio da taschino; sorrise “E’ tempo di una tazza di the!” con questo pensiero in testa, uscì dal castello saltellando allegramente.
Tempo lo udì uscire e sospirò rassegnato; non sarebbe mai cambiato quel cappellaio.
Si addentrò nei bui corridoi del castello e raggiunse una stanza la cui insegna diceva –Sottomondo–
Al suo interno vi erano le mappe animate di tutto il Sottomondo, di ogni regno che esso conteneva.
Al centro della stanza vi era una colonna in pietra dorata con una sfera di cristallo posta sulla cima.
“Mostrami mio figlio” deglutì, sperando di non vedere qualcosa di strano.
Anche se era il Tempo in persona, non poteva sapere come vivevano i suoi figli ed il loro tempo in quanto avevano da se i suoi poteri; solo che Byron li aveva sviluppati…Iriza no.
Lei aveva preferito la chimica.
La sfera si illuminò di una luce potentissima ed infine un raggio di essa si puntò contro una della mappe. Quella di Fandonia.
All’interno della sfera, nel frattempo, si era creata l’immagine di Byron: lo vide in un corridoio, appoggiato al muro vicino alla finestra.
“Il castello del re di Fandonia…” si avvolse il mantello sulle spalle ed uscì dalla stanza “WILKIIIINS!”
“Zi padrone?” rispose la voce di Wilkins, che era esattamente accanto lui già da prima.
“Smettila di girovagare e trova Iriza!” ordinò “quando tornerò voglio che me la fai trovare nella sala del trono!”
“Zubito zignore!” esclamò il robottino, mettendosi subito all’opera.
 
*****
 
Taran lanciò un grido spaventato e spalancò gli occhi, facendo un balzo e trovandosi aggrappato…alle tende bianche di un enorme letto a baldacchino.
In quel preciso istante, si spalancò la porta della stanza in cui si trovava; entrò Byron.
Al primo momento aveva lo sguardo allarmato, poi scoppiò a ridacchiare “Ben svegliato, smilzo”
Taran, ancora appeso alle tende “Ho sognato che tuo padre annullava l’ora del the…nessuno può abolire l’ora del the!” poi si guardò attorno spaventato “Dove cappello mi trovo!?”
Byron sbuffò “Scendi giù, razza di idiota, nessuno abolirà l’ora del the…per ora”
Taran tentò di calmarsi e scese giù.
Una volta a terra, si accorse di indossare una lunga camicia da notte maschile bianca, ed un cappello da notte.
Emise un altro grido “Che cappello sto indossando!?” sgranò gli occhi “sembrò mio padre!” si portò le mani al volto “ditemi che non sono diventato bianco come lui!”
All’improvviso ricevette una manata sulla testa “Datti un contegno, rosso.” Disse Byron facendolo smettere “Ringrazia di essere ancora vivo.” poi si avvicinò al letto e prese una pigna di indumenti “Mettiteli e poi esci.”
Taran guardò gli abiti che Byron gli aveva passato; erano splendidi.
Tendevano al blu ed erano molto simili a quelli che sua madre aveva indossato quando era comandante della flotta marina del suo mondo.
Accanto alla sponda del letto vi erano persino degli stivali.
Byron sorrise appena ed uscì dalla stanza; una volta fuori, trovò ad attenderlo un uomo.
Questi era alto e possente, aveva i capelli castani raccolti in una coda e la barba lunga con le treccine.
Un sorriso era stampato sul suo volto “Il tuo amico si è svegliato?”
Byron sospirò, Taran non era suo amico e forse non lo sarebbe mai stato.
Non disse nulla e si limitò ad annuire “Si sta cambiando, Vostra Altezza”
“Molto bene!” annuì il re “tu ti senti bene?”
“Si, signore” rispose Byron “grazie per averci aiutato”
“Dovere, mio caro ragazzo, dovere” sorrise il re “dopo tutto, siamo parenti”
“Già…” Byron sospirò; il re era lo sposo della regina Mirana e padre di Lily, il che faceva di lui suo zio.
“Qualcosa ti turba, mio caro?” domandò il re di Fandonia in tono preoccupato.
Byron annuì “Vi ho spiegato la situazione che si sta creando nel nostro regno e…” esitò un istante, poi riprese “…vorrei poter aiutare, ma non so come fare”
“Troveremo una soluzione, mio giovane Byron”
Prima che il giovane ragazzo potesse rispondere, la porta della stanza di Taran si aprì ed uscì quest’ultimo; i vestiti gli calzavano a pennello e gli davano un tocco di classe.
Sembrava meno matto del solito.
“Wow…peccato i capelli” commentò Byron, ricevendo una piccola spallata dal re “Ehm, volevo dire…stai molto bene, ti donano davvero” disse con un sorriso…un sorriso sincero.
“Che cambiamento…tempestivo” ghignò Taran, rivolgendosi poi al re “siete stato voi a fornirmi questi abiti?” l’uomo annuì “Vi ringrazio cappellosamente, signore” Anche se non era tra i ragazzi più svegli del sottomondo, Taran sapeva di trovarsi al cospetto del re di Fandonia e, per tale motivo, fece un profondo inchino.
“Ti prego…” mormorò Byron imbarazzato “esibizionista”
Taran lo fulminò con lo sguardo.
“Mio giovane ragazzo…” intervenne il re, facendolo rialzare e mettendo le sue enormi mani sulle spalle magre del rosso “…non servono tutte queste frivolose frivolezze.” Disse sorridendo divertito “Qual è il tuo nome? Non credo proprio che sia –smilzo– o –rosso– giusto?”
Taran ebbe l’istinto di ammazzare Byron, ma si trattenne e si concentrò sul fatto che si trovava alla presenza di un re.
“Tarriannah Hightopp, Vostra altezza”
Il re riflette “Hightopp…sei il figlio della paladina e del cappellaio Hightopp, vero?” Taran annuì “mi sembrava che il tuo volto fosse familiare”
“La tua faccia è inconfondibile, smilzo” ridacchiò Byron, ricevendo un’altra spallata.
“Mio nipote mi ha spiegato cosa sta per accadere nel vostro regno.” Disse il re “la situazione è grave, io stesso ero presente il giorno Incendioso, dovevo proteggere la mia famiglia e tutti i sottomondiani del regno Marmorea…” sospirò, avviandosi lungo il corridoio verso la sala del trono “…non mi dimenticherò mai quello spettacolo orripilante”
“Vostra Altezza…” Taran si avvicinò al re “…dobbiamo impedire che si scateni una guerra”
“Io stesso ho visto cosa accadrà.” Intervenne Byron “Iriza non si rende conto delle conseguenze, lei vuole solo seguire nostra madre e ridurre il regno di Marmorea ad una landa desolata e non credo che si fermerà qui”
“Radunerò immediatamente ogni soldato del mio regno e lo metterò a disposizione del vostro.” Sentenziò il re “io stesso mi metterò in prima fila per sventare questo massacro”
“Signore…” si intromise Taran “Vostra Cappellitudine, avrei un favore da chiedervi” il re annuì ma gli fece capire che poteva chiedere quello che voleva non appena avessero raggiunto la sala del trono.
“Cappellitudine? Sei serio, smilzo?” domandò Byron.
“Porto i miei rispetti a tuo zio, razza di temperino” rispose Taran.
Byron lo guardo in tralice “Ti renderai conto, vero, che non ci azzecca un cappello di niente con il tempo?”
“Oh lo so, ma lo trovo comunque divertente”
“L’hai detto con lo stesso tono che usa tuo padre quando parla del the” rabbrividì Byron.
“In effetti, non ci starebbe male una tazza di the in questo momento”
Byron lo guardò facendo uno sguardo disgustato “Sto meditando di chiedere a mio padre di abolirla davvero l’ora del the”
“Non oserai…”
“Oh sì che oserei.” Poi lo spinse avanti, “muoviti, lumaca bavosa”
Entrarono nella sala del trono; ampia e maestosa quanto quella della regina Mirana.
Il re di Fandonia si sedette e fece avvicinare i due giovani.
“Cosa vuoi chiedermi, giovane Tarriannah”
Taran prese un profondo respiro; non sapeva come chiederlo.
Aveva riflettuto a lungo durante la sua “passeggiata” nel deserto ed era giunto ad una decisione.
“Vorrei poter portare la mia famiglia in salvo, prima che scoppi la guerra”
“E alla mia non ci pensi?” domandò Byron scioccato “Anche i miei sono in pericolo!”
“Byron!” tuonò il re di Fandonia “Ora basta! Voglio sentire che cosa ha da dirmi questo ragazzo!”
Byron sbuffò “Si, signore” lanciò un’occhiata fulminante a Taran e lo lasciò parlare.
“Non sono mai stato cappelloso per Iriza…anzi, non gli sono mai piaciuto.” Spiegò Taran “stessa cosa vale per Lily e Iriza attaccherà soprattutto per lei.” Deglutì “Io sono uno dei tanti bersagli, ma in particolare verrà presa di mira mia madre e…”
“Vorresti mettere in salvo lei” domandò il re con un sorriso. Già sapeva che cosa voleva chiedergli.
Taran annuì “Mia madre…ecco…non è sola, sono in due.” Aggiunse “Non voglio che la vita non ancora nata non…non nasca proprio.”
Byron sgranò gli occhi; non si sarebbe mai aspettato un simile discorso dal figlio del cappellaio.
L’aveva sempre considerato un codardo, un vigliacco. Taran si stava dimostrando tutto il contrario, mentre lui si stava comportando come un egoista.
Era lui il vigliacco, non Taran.
Il re posò una mano sulla spalla di Taran “Sei un giovane molto coraggioso, Tarriannah Hightopp.” Disse “Un po’ matto, certo, ma coraggioso e con un grande cuore.”
Le guance di Taran divennero dello stesso colore dei suoi capelli e, se fosse stato possibile, anche di più.
Il re si rivolse poi a Byron “Ti affido il compito di comunicarci ogni movimento di tua sorella, le sue intenzioni, le sue idee, ma soprattutto di avvisarci quando intende attaccare”
“Lo farò, signore”
“Chiamami zio!” ordinò il re “Ricordati che siamo parenti”
Byron sorrise e annuì.
“Molto bene.” Proseguì il re “Le mie guardie vi accompagneranno fino al portale che divide il mio regno da quello di Marmorea…” mentre parlava erano entrate due guardie dal naso molto lungo ed il volto molto sottile e giallo.
Assomigliavano a dei limoni con corpo e gambe.
A Byron venne da ridere, ma cercò di trattenersi.
“…Fate buon viaggio, miei cari figlioli.” Concluse il re “Raggiungerò il vostro regno non appena avrò finito alcune questioni”
I due ragazzi acconsentirono e seguirono le guardie, che li scortarono fuori dal castello e all’interno della foresta.
Nel frattempo, fuori, il sole stava tramontando.
 
*****
 
Alice si addentrò nella foresta con passo veloce, si sentiva malissimo ma doveva cercare Taran.
Voleva tentare al castello di Mirana, ma la sensazione provata appena sveglia non prometteva nulla di buono.
Stava albeggiando e neanche Tarrant era tornato.
Si fermò e riprese fiato; quella situazione non le piaceva e, in fondo, non le era mancata neanche un po’.
Quando decise di riprendere il cammino, udì la voce di Tarrant che si avvicinava.
Stava…cantando, era allegro.
“Quando in volo te ne vai, pipistrello cosa fai?” si avvicinò ad Alice saltellando e sorridendo “Alice! Mia cara, che gioia vederti”
Alice lo guardò ad occhi sgranati “Che è successo? Perché canti? E dov’è Tarriannah?!”
“Non temere, mia dolce dondolibellula, ho parlato con il signore del Tempo e mi ha detto che ci penserà lui a trovarlo”
 Alice spalancò la bocca ed il suo sguardo divenne scioccato “Tu…hai chiesto al Tempo di trovare NOSTRO figlio?”
“Certo!” rispose Tarrant come se fosse una cosa ovvia “Ho saputo che Taran si era diretto lì e quindi ci sono andato, ho parlato con il Tempo e lui mi ha detto che si sarebbe informato su dove fosse Taran, ma non temere, Alice, sta bene! Altrimenti me lo avrebbe detto se gli era successo qualcosa…non ti pare?”
Alice avvertì uno strano impulso…un impulso a cui cedette.
 
SCIAF!
 
Il suono echeggiò per tutta la foresta tanto che alcuni coriattoli, un incrocio strano di corvi con la coda di scoiattolo, volarono via gracchiando e squittendo tutto insieme.
Tarrant si portò una mano sulla guancia offesa e guardò Alice spaventato e incredulo; non l’aveva mai vista così arrabbia e mai lo aveva colpito.
“Non voglio…mai più…rivederti.” Sibilò Alice, superandolo; ma qualcosa la bloccò.
Tarrant le aveva afferrato il polso.
“Ti conviene lasciarmi, Tarrant Hightopp” il suo tono era ancora basso, ma minacciava di alzarsi entro breve.
Tarrant stava cercando le giuste parole ma non le trovò. Si limitava guardare la moglie dritta negli occhi.
Il suo sguardo era velato di tristezza.
Alice spostò il braccio e, una volta libera, riprese il cammino verso il castello di Mirana.
Quella era la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
  
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