Giochi di Ruolo > Dolce Flirt
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Autore: Iaiasdream    11/04/2019    0 recensioni
Un Serial Killer si aggira per il Campus Anteros. Le prime vittime sono due studentesse del secondo anno, violentate e uccise a distanza di poco tempo. Tre mesi dopo, lo stesso crudele destino sembra colpire anche Ambra, la quale si salva per un miracolo.
La polizia indaga, ma ciò che non sa è che l'assassino attacca solo ragazze che hanno a che fare con una certa persona. Questo, Astral Dolce lo capirà nel momento in cui il suo cuore inizierà a palpitare per l'oggetto di ossessione del criminale, diventando automaticamente la prossima preda.
Genere: Erotico, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Bondage
Capitoli:
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3.
W.T.F?
 
La cosa che rende strana Chani Willis è l’alone di mistero che si porta dietro ogni volta che esprime i suoi pensieri.
Non riesci mai a capire se sta dicendo sul serio o è un suo modo per prenderti per il culo.
Solo che questa volta nei suoi occhi leggo qualcosa di malinconico e allo stesso tempo di terrificante.
<< Chi… era la terza? >> chiedo tanto per spezzare l’assurdo e agghiacciante silenzio che ha lasciato dopo aver parlato.
Lei mi guarda e come se le mie parole l’avessero allontanata dai suoi pensieri, scuote le spalle, cambia direzione di sguardo e sorpassandomi risponde: << Adesso vuoi sapere troppo. >>
Eeh?! Ma che diavolo significa?!
Certo che ti stava prendendo per il culo!
Sto per ribattere, ma lei mi sbalordisce avvicinandosi al mio orecchio e sussurrando maliziosa: << Se te lo dicessi, non sarebbe più un mistero. >>
Il suo fiato mi solletica il lobo, provocandomi prurito. Rimango ancora una volta perplessa dal suo modo di fare enigmatico.
Se ci fosse stata Melody al mio posto, cosa altamente improbabile, si sarebbe fatta segni di croce in tutti i versi.
Ricordo ancora quando vide Chani insieme con me per la prima volta. Manco se si fosse trovata davanti Valak.
Beh, è risaputa l'educazione cattolica che possiede la segretaria di Zaidi: pari a quelli che mandarono in croce Nostro Signore.
Se Melody fosse suora, fregherebbe la fama alla monaca di Monza. Almeno quella, poverina, fu costretta dal padre ad internarsi in un convento.
L’ipocrisia di quella ragazza è grande tanto quanto il mondo.
Allora, com'è che mi sono soffermata a pensare a Miss Sono una Santa, non sono una donna?
Devo smetterla di tergiversare nei miei pensieri, dato che alla fine mi ritrovo sempre a guardare lo spazio vuoto, prima occupato dalla figura di chi mi stava parlando.
E sì, come al solito, Chani se n'è andata senza neanche salutarmi.
L'orologio centrale segna le nove e trenta. Ho mezz'ora di tempo prima di recarmi alla lezione di Ryan. Mi guardo intorno per scorgere qualche viso famigliare, ma non trovo nessuno. La piccola punk è sparita nel nulla e ha portato con sé il mistero dell’omicidio.
Devo ammettere che in un certo qual modo mi ha incuriosito. Non è più da me armarmi di cappello, lente di ingrandimento e… cos’altro cazzo aveva Holmes? Ah, sì! La pipa; quindi, pace all’anima delle due o tre ragazze uccise, io preferisco farmi i cavoli miei.
Decisa a mettere in atto i miei pensieri, mi preparo per raggiungere l’auditorium, quando a un tratto, mi sento afferrare per un braccio. Mi volto di scatto. Il viso, all’apparenza innocente, di Melody si materializza davanti ai miei occhi. Ha un sorriso nervoso sulle labbra e mi guarda come se sperasse in qualcosa.
<< Che c'è? >> chiedo semplicemente.
<< Ti ho vista sola… >> mormora e quando dice così so per certo che si riferisce al fatto che se mi avesse vista insieme con Chani, non si sarebbe avvicinata.
<< Allora? >> chiedo tenendo a bada il mio fastidio.
<< Ecco mi chiedevo se potessi… gnarmi nanio… >>
<< Che cosa?! >> insisto sporgendo il mio orecchio, dato che non ho capito una mazza di ciò che mi ha detto. Perché tutt’a un tratto fa l’imbarazzata? Che abbia cambiato sponda innamorandosi del mio dieci in storia dell'arte?
<< Io… mi chiedevo se fossi disposta ad accompagnarmi in bagno. >> ripete distogliendo lo sguardo dal mio.
<< E… perché? >>
<< Ho paura di andare sola. >>
Ok. Con tutti i cristiani che gironzolano per il campus, doveva scegliere proprio me? Ma chi sono io: Balia Bea?
 
 
<< Scusami, Astral. Non volevo disturbarti. >>
Ma l’hai fatto.
È la terza volta che lo ripete. La prima quando è entrata nella cabina del bagno, la seconda quando è uscita e la terza adesso che si sta lavando le mani.
È meglio che evapori prima che passi tutta la giornata a scusarsi.
Ma l’idiota sono io.
Come cavolo mi è venuto in mente di acconsentire?
Un momento… non ho annuito. È stato il gesto del momento interpretato male da lei. Dovevo solo starnutire, cacchio!
Ma a che servirebbe controbattere? Così, con estrema nonchalance e con malcelato disinteresse le chiedo per quale motivo mi abbia chiesto di accompagnarla qui. Lei, portandosi una ciocca castana dietro l'orecchio e arrossendo violentemente, mormora che dopo l’inquietante evento con Ambra, ha paura di recarsi da sola in bagno, poiché è stata proprio lei a trovare la modella.
Ed ecco di nuovo quella sensazione strana prendermi alla sprovvista.
È come un dannato bisogno di scoprire, di sapere… Dio! Questa sono io di cinque anni fa! Credevo che dopo le brutte esperienze avute nel volermi immischiare in fatti che non mi appartenevano, avessi definitivamente cambiato carattere, e in altra prospettiva ci sono riuscita: mi sono resa cinica e menefreghista agli occhi di tutti, ma i miei occhi vedono oltre, cose che gli altri non riusciranno mai. Non posso negare che nei meandri impolverati della mia mente ci sia ancora quell’angolino in cui ho rifilato la curiosità. Ciò significa che quest'ultima sta facendo pulizie; sta prendendo il sopravvento e se non faccio qualcosa per fermarla, sono convintissima che presto o tardi mi ritroverò in mezzo a qualche incendio.
<< Hai intenzione di andare a trovare Ambra? >> chiede a un tratto Melody riportandomi alla realtà. La guardo e non le rispondo, mentre lei è concentrata ad aggiustarsi i fermargli sui capelli squadrandosi attentamente allo specchio.
<< Se ci vai… >> aggiunge tranquilla << Posso venire anch'io? Da sola non ne ho il coraggio… >>
<< Non penso di andarci! >> esclamo interrompendola. È meglio mettere un freno a questi favori. Non ho potuto mai digerire questa ragazza e filare una matassa di amicizia con lei non è uno dei miei obiettivi di fine anno. Lo sanno tutti i nostri conoscenti del liceo che Melody ed io ci trattavamo solo per gli eventi che la Shermansky era solita programmare, perché in realtà lei mi ha sempre odiata a causa della mia breve storia con Nathaniel, avuta prima di Castiel.
Non era di certo colpa mia se il biondino delegato non la calcolava di striscio.
Le lancio un sorriso falso e, salutandola, esco dal bagno senza aggiungere altro.
Non appena poggio il mio piede sul pregiato marmo della hall, i miei occhi puntano l'entrata dell’anfiteatro e Zaidi sulla soglia che guarda il suo orologio.
Il mio cuore si ferma per un secondo e uno strano calore invade repentinamente le mie labbra.
Deglutisco respirando, come se avessi gemuto.
Ok, è il momento, Astral. Mi dico e con aria incerta mi incammino verso l’anfiteatro.
 
 
Mentre ripenso alla noncuranza che il professore sta avendo nei miei confronti da quando ci siamo incrociati sulla soglia dell’aula, sento il telefono vibrare contro la coscia.
Volevo ignorarlo, ma ho come il bisogno di distrarmi, perché sto fissando le labbra di Zaidi che si muovono a ritmo delle sue parole e non riesco a dimenticare il bacio.
Estraggo il telefono, sono i messaggi del gruppo che Rosalya, Alex ed io abbiamo creato.
Sono vignette di Rosa.
“Aah! Non riesco ancora a crederci! Ed io che pensavo in un flirt con Hyun!”
Che cooosa? Mi chiedo scuotendo il capo. Hyun? No, per favore! Da quando l'ho conosciuto al bar e abbiamo preso confidenza sembra che sia diventato alquanto… appiccicoso!
Torno a leggere i messaggi.
ROSA: “Mi dovrai dire tutto!”
ALEX: “Ho lezione! Questa continua vibrazione mi sta infastidendo!”
ROSA: “Spegni il cell, allora!”
ALEX: “Rosa, lascia in pace Astral!”
ROSA: “Ma che lascia in pace! È stata baciata dal prof più sexy dell'Anteros!”
Perché mi sto pentendo di averglielo detto? Continuo a domandarmi passandomi una mano sulla fronte ormai sudata.
ROSA: “Sarebbe un bel romanzo da proporre a Priya!”
No. Ma è impazzita?!
Mi preparo a ribattere qualcosa, ma un’ombra sul mio banco mi distrae. Alzo lo sguardo e mi blocco ancora una volta vedendo gli occhi esageratamente chiari e penetranti di Zaidi.
Ha uno sguardo contrariato. Sembra volermi fulminare.
<< Signorina Dolce, se pensa che il suo cellulare valga più di questa materia, la invito a lasciare l’anfiteatro! >> e la sua voce risuona dura, austera, totalmente diversa dalle altre volte. Sembra che abbia un estraneo davanti a me.
<< C-come? >> balbetto confusa, ma mi riprendo subito. << No, non è come pensa, io… ecco… >>
<< Non ha sentito ciò che le ho detto? >> interrompe la mia tentata, quanto inutile giustificazione, ritornandosene al suo posto.
Mi lascia praticamente esterrefatta e con un dolore al petto. È stato come avere una scudisciata dietro la schiena!
Ma perché fa così? È stato lui a iniziare quella… cosa! E adesso si comporta come se fossi la peggiore della sua classe? E poi, e poi perché mi sento come se dovessi chiedergli scusa per la mia distrazione? È lui che dovrebbe spiegarmi che cazzo gli è preso!
Delle risatine maligne in sottofondo alle mie spalle mi riportano alla realtà. Sento le guance andarmi a fuoco, afferro velocemente le mie cose ed esco dall’anfiteatro ignorando gli sguardi di Chani, Melody e l’espressione vittoriosa della mia compagna di stanza.
 
 
“Se non vuoi avere un’amica di meno, chiudi il becco e piantala!”
È stato il mio ultimo messaggio, destinato a Rosalya, che ho mandato sul gruppo, dopodiché ho spento il cellulare.
Ho i gomiti appoggiati sul bancone del bar e il viso sulle mani.
Sono sola; Clementina è alla sua stupida gara di rodeo, e che un toro la incorni! Hyun ha giornata libera. Durante la settimana ci alterniamo i turni, giacché la clientela non è troppa.
Mi sto annoiando a morte e riflettendo mi rendo conto che forse ho esagerato con la mia amica, ma non nego che sono ancora furiosa. Dopo quello che è accaduto in anfiteatro con Ryan, ho avuto poca voglia di continuare i corsi. L’imbarazzo e la rabbia mi hanno accompagnata per tutta la mattina e per la prima volta da quando ho trovato questo lavoro, non vedevo l'ora di rintanarmi qui dentro per stare lontana da quel posto, purtroppo la mia mente è ancora là, e le parole di Zaidi continuano a martellarmi nella mente senza pietà.
Perché mi ha trattata in quel modo? Sarei dovuta essere io amareggiata per ciò che è accaduto ieri sera, ma non posso negare di non esserlo. Riesco ancora a sentire le sue labbra sulle mie.
E al pensiero vi passo la punta della lingua come a voler gustare il suo sapore. Quando a un tratto lo scampanellio alla porta annuncia un cliente, trasalisco come un ladro colto sul fatto, mi preparo a salutare, ma nel momento in cui vedo Castiel avvicinarsi con la sua eterna aria strafottente, le parole mi muoiono in gola e una strana ansia, dovuta a non so che, mi pervade.
<< Che cosa ci fai qui? >> chiedo rendendomi conto solo dopo di aver fatto una domanda stupida.
<< Secondo te, che cosa dovrei farci in un bar? >> ribatte lui sorridendo beffardo.
Indispettita dal suo modo di fare, formulo subito una risposta che possa pararmi il sedere << Mi chiedevo come mai in questo bar? >> poi voltandomi verso la macchina del caffè, afferro una tazzina e preparo la sua ordinazione.
<< Non amo molto le caffetterie… >>
“E allora che diavolo ci sei venuto a fare qui?”
<< Ma devo tenermi sveglio per le prove di oggi >> aggiunge.
In modo furtivo, lancio un’occhiata sul grande specchio che ho di fronte e mi accorgo che il cantante si è seduto al bancone e mi sta guardando il fondoschiena.
Tipico di lui. E da quel che mi ricordo, gli è sempre piaciuto il mio sedere, ma questa volta non è come quattro anni fa, così mi giro velocemente senza curarmi di far traboccare la tazzina e gliela porgo davanti, linciandolo con gli occhi.
Lui guarda il contenuto allungando le labbra in un sorriso sghembo.
<< Non ti avevo chiesto di macchiarlo >> mormora poi, volgendomi i suoi occhi plumbei.
Rimango basita, chiedendomi come cavolo mi sia saltato in mente di aggiungerci del latte, poi trasalisco al ricordo di Rayan.
“Signorina Dolce, un caffè macchiato, per favore”.
D'un tratto, sento la faccia andarmi a fuoco e a giudicare dallo sguardo titubante di Castiel, capisco che devo essere violentemente arrossita.
D’istinto, afferro la tazzina e mi giro esclamando che gliene preparo subito un altro, ma il Rosso, di scatto, mi abbranca la mano ignorando il caffè che si versa sul bancone bagnandomi le dita.
<< Allora è vero! >> sussurra fissandomi con occhi tempestosi.
<< Che stai dicendo? >> chiedo desiderando ardentemente che entri qualcuno da quella dannata porta e interrompa quest’inizio di discussione.
<< Sai bene cosa sto dicendo! >> mi rimprovera come farebbe un padre alle prese con una figlia monella.
Mi libero bruscamente dalla sua presa e gettando la tazzina nel piccolo lavandino, entro in cucina fregandomene di lasciarlo solo.
Quando la porta si chiude, mi appoggio al banco e sospiro frustrata, passandomi una mano sulla fronte.
Ma che diamine mi prende? Devo trovare una soluzione, non posso andare avanti così.
La porta si apre con violenza facendomi voltare di scatto. Ho il cuore in gola, mentre vedo il mio ex avanzare nella stanza con aria furiosa.
<< Non puoi entrare qui. Esci, potrebbe arrivare la padrona, da un momento all’altro! >> esclamo con voce stridula.
Lui mi ignora e, rimanendo a pochi passi da me, incrocia le braccia e dice: << Credevo che lasciandomi, avresti avuto più giudizio! Non è ciò che diceva tuo padre? >>
Sento la mascella contrarre i denti e la rabbia fiottarmi nel cervello, stringo i pugni e, imitando il suo sguardo, lo rimbecco con voce incrinata: << Lascia che ti ricordi che a lasciarmi sei stato tu! E non immischiare persone che non sono presenti! E per quanto mi riguarda, oggi come oggi sono grata alle parole di mio padre, giacché dopo neanche due mesi dal mio allontanamento, hai avuto la sfrontata idea di andartene con un’altra! Mi avevi dato il ben servito per Yeleen? >>
<< Non dire stronzate! >>
<< E allora perché quando ci siamo rivisti mi hai detto quelle parole? >>
<< Tu! >> m'interrompe sbattendo un pugno sul tavolo di ferro, << Te ne sei andata senza aver avuto la minima preoccupazione di come sarei stato! >>
<< Ti avevo detto che i miei non potevano permettersi un altro affitto! >>
<< Saresti potuta venire a vivere da me! >>
<< Non tutti i genitori sono come i tuoi! Due mesi, Castiel. Due! Che cazzo ti costava aspettarmi? >>
<< Non eravamo più fidanzati. >>
<< Già, perché ti sarebbe mancato aprire le gambe a qualcun’altra! >>
<< Anche tu ti sei data da fare! >> urla traboccando collera << Alexie mi informò di te e di Armin! >>
Armin?
Dannato Alex! Gli avevo detto di tenere la bocca chiusa. Con Armin è stata solo una notte e via, ma arrivati a questo punto, non posso dirglielo. Così, resto al gioco. << Che cosa avrei dovuto fare? Credevi che sarei stata l’unica fra i due a soffrirne come un cane? Non venirmi a fare la morale, adesso. Non te lo permetto! >> riesco a zittirlo alzando il tono.
Rimaniamo in silenzio per qualche istante, come due soldati nemici che aspettano uno la mossa dell’altro per far fuoco.
Non so per quale motivo ho deviato la traiettoria del nostro discorso. Non era qui che volevo andare a parare. Lui non è più mio ed io non sono più sua, e questa discussione aveva un punto di fine da ormai qualche mese.
<< Io... >> riprendo con voce sommessa << avrei potuto aspettarti, se solo l’avessi fatto anche tu. E chissà, forse oggi non avrei sbagliato a prepararti il caffè. >> metaforizzo l'ultima frase rimarcando ciò di cui voleva veramente parlare: del bacio con Ryan.
Lo vedo sussultare e inarcare le sopracciglia, guardandomi duramente << Non potete stare insieme. >> dice convinto.
<< Perché? >> chiedo strafottente << Perché lui è il mio professore, o perché sei tu a non volerlo? >> aggiungo dandogli le spalle e sorridendo.
<< Perché tu vuoi me! >>
E adesso sono io a trasalire. Strabuzzo gli occhi ancora incredula delle sue parole, ma non mi volto. << Presuntuoso come sempre… >> cerco di sdrammatizzare.
<< Me ne hai dato prova con questa discussione. >>
<< Allora, anche tu mi vuoi! >> lo interrompo incrociando le braccia al petto e volgendomi verso di lui.
Il silenzio cala ancora una volta su di noi e sembra che solo i nostri occhi vogliano esprimere qualcosa di assopito da ormai troppo tempo.
Vedo il suo pomo d'Adamo scendere e salire lentamente, mentre le sue labbra carnose si dischiudono sospirando silenti. Le sue sfere grigie brillano di una strana luce, e mi perdo in esse, come osavo perdermi quattro anni fa.
Solo dopo capisco che il suo è lo stesso sguardo di quando voleva saggiare la mia femminilità.
Non è possibile! Mi dico. Io stavo solo scherzando, ma lui… lui mi vuole, ancora? E a quel punto decido di troncare la nostra pericolosa conversazione.
Mi allontano dal banco passandogli di fianco, mossa alquanto azzardata. << Ritorna da Yeleen, tra un po' dovrò dare il cambio… >> vengo fermata dal suo tocco. Il mio cuore manca un palpito e succede tutto in pochi secondi: mi trascina davanti a sé poggiandomi senza alcuna violenza contro il tavolo. Non ho nemmeno il tempo di capire quello che sta per succedere che mi agguanta la testa con tutt’e due le mani e poggia velocemente le sue labbra sulle mie, incitandomi a dischiudere la bocca per far penetrare la sua lingua.
All’inizio glielo permetto, benché ancora frastornata dalla situazione, ma quando nella mia mente si delineano i contorni dell’uomo che da ieri sera mi sta stravolgendo i sentimenti, cerco di divincolarmi.
Castiel però sembra non essere d'accordo e mi solleva per i glutei strappandomi un gridolino di sorpresa e mi porta verso la stanza dove si trovano gli scaffali con tutti i viveri del bar.
<< Non voglio, Castiel, lasciami andare! >> il mio, pur essendo un ordine, non è affatto contro il mio vero volere.
Non so perché sia restia a farlo smettere, forse perché mi ritornano in mente tutti gli sguardi vittoriosi che la sua ragazza mi ha lanciato fino ad ora o perché mi eccita sapere che questo ragazzo non mi ha affatto dimenticata, ma in contrapposizione a tutto ciò, c'è quella vocina nascosta nei meandri del mio cervello che mi esclama di non farlo, di dimenticarlo e di pensare a Ryan.
Un morso al labbro inferiore mi riporta alla realtà e solo allora mi rendo conto che Castiel ha avuto libero accesso anche alla zip dei miei pantaloni e che sta appoggiando il suo membro sveglissimo contro la mia coscia.
<< Come puoi… >> ansima al mio orecchio << Farmi ancora quest’effetto dopo anni? >>

 
   
 
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