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Autore: _Lakshmi_    11/04/2019    4 recensioni
Quando Eros scocca una freccia, la vittima del suo diletto s'innamora inevitabilmente della prima creatura scorta dai suoi occhi, trasformando l'interesse in un morboso, malsano sentimento. Se sia vero o no, ancora non l'ho ben compreso, visto che simili pulsioni sono lontane dalla mia natura.
Però, da questa storia, ho capito che l'amore può anche sgrezzare l'animo di un guerriero millenario, abituato al massacro e al piacere più volgare, innalzandolo oltre la pura carnalità.
E tutto grazie ad un uomo folle, che è riuscito a vedere il mondo con occhi diversi da quelli di un qualsiasi altro mortale o divino.

[AresxAlectryon]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Prologo

Canto d'Oriente.

Prologo:

Alba


    Quando Eros scocca una freccia dal proprio arco, la vittima del suo diletto s'innamora inevitabilmente della prima creatura scorta dai suoi occhi, trasformando l'interesse in un morboso, malsano sentimento. Se sia vero o no, ancora non l'ho ben compreso, visto che simili pulsioni sono lontane dalla mia natura.
Però, da questa storia, ho capito che l'amore può sgrezzare persino l'animo di un guerriero millenario, abituato al massacro e al piacere più volgare, innalzandolo oltre la pura carnalità.
E tutto grazie ad un uomo folle, che è riuscito a vedere il mondo con occhi diversi da quelli di un qualsiasi altro mortale o divino.


[Follia capace di attrarre e di sedurre]


Figlio del Sole, Figlio del Sole,


    Così ti chiamava la tua gente durante i riti propiziatori prima delle grandi battaglie: si prostravano, ti offrivano doni, ti veneravano al pari di una divinità e tu,
empio, ti atteggiavi come tale, seppur la tua natura fosse ben diversa.
Amavi quelle solenni celebrazioni, amavi studiare il comportamento
umano: seduto sul tuo trono lontano dalla masnada osservavi quel mondo adulto di cui facevi anche tu parte, seppur fossi soltanto un bambino; i tuoi occhi smeraldini si posavano ora sui fiumi d'alcol versato nei calici, ora sulle orge, su quei corpi sudati, affaticati dallo sforzo, eppure così appagati.
Ciondolando sul tuo scranno, ti sentivi davvero speciale, visto che tu eri un dono, tu eri
il figlio di Helios: la tua presenza portava non solo prosperità all'interno del villaggio, ma anche la vittoria assicurata sul campo di battaglia. Era irrilevante la giovane età, bastava solamente che aprissi il palmo della mano per generare un sacro fuoco inestinguibile, capace di portare distruzione tra le fila nemiche.
Tutti ti amavano e ti veneravano per questo.
E tu eri felice.


[Perché così è l'amore: Arcano e Folle]


Giovane Figlio del Sole,


    Crescendo, crebbe la tua innata curiosità, il tuo innato bisogno di imparare.
I tuoi poteri ormai non avevano più alcun segreto, così ti concentrasti sulla medicina, sugli studi matematici, sulle discussioni filosofiche. A volte ti assistevo nei vaneggiamenti, mostrandomi a te come una vecchia, come una giovane, a volte come una bambina tua coetanea: ti insegnai parte della mia conoscenza, spronandoti sempre a nuovi pensieri, nuovi ragionamenti, nuove invenzioni.
Tu dopotutto eri il “Mago”, nessuno osava mettere freno al tuo istinto, anche se la tua mente diveniva in tal modo sempre più raffinata, sempre più pericolosa, soprattutto per gli altri dei che ti osservavano dai loro reali scranni.
Ma tu eri solo un ragazzino e riuscivi ancora a vivere con spensieratezza.


[Come quel giovane che
riuscì ad avvelenarti il cuore
]


Presuntuoso Figlio del Sole,


    Crescendo, fiorì anche la tua bellezza, tanto da diventare mito, ed insieme ad essa, maturò anche la tua consapevolezza di essere una creatura speciale, preziosa,
essenziale.
Cominciasti ad agghindarti, a truccarti, a vestirti in modo eccentrico, alle volte persino come una donna, tutto pur di testare le norme morali della comunità, ma, come avevi previsto, nessuno si oppose a questo tuo capriccio: certo, per i primi tempi ci furono per te solo sguardi dubbiosi, poi il tuo essere un elemento di disturbo diventò comune quotidianità.
I tuoi capelli raggiunsero le caviglie, il tuo fisico grazie agli allenamenti giornalieri diventò statuario, i tuoi occhi smeraldini iniziarono a mietere vittime su vittime, umane e divine.


[E a rivoluzionare la tua eterna esistenza]


Superbo Figlio del Sole,


    Raggiunto il pieno della tua giovinezza, iniziasti a sederti sul trono con una postura fiera, celestiale, esternando quello che eri: una creatura dal sangue antico, diversa da uomini e dèi.
Amavi contemplare l'ignoranza di quella stessa gente che ti aveva cresciuto, che ti osannava e ti pregava porgendoti doni per la tua benevolenza, anche se tu, in verità, non ordinavi nulla, non potevi opporti al ciclo delle stagioni, alle piogge torrenziali o alla siccità; per questo motivo, non riuscisti a rimediare alla carestia che per volere divino s'abbatté sul villaggio.
E il Terrore e la Paura ebbero il sopravvento sulle povere menti.
Così, quella stessa ignoranza che tu tanto avevi amato, alla fine ti travolse: il popolo che un tempo ti aveva venerato come un dio aveva deciso di sacrificarti alle divinità più importanti di te.
Ti legarono caviglie e polsi con strette corde, ti costrinsero a chinarti sull'altare, ti puntarono alla gola un sacro pugnale come una qualsiasi altra bestia.
Vidi però nelle tue iridi la totale serenità della morte, l'accettazione di quella condanna: dopotutto, seppur giovane, dalla tua posizione privilegiata eri riuscito a vivere senza alcun rimpianto e ciò ti spinse a non abbandonare la superbia neppure davanti a Thanatos.
Ma fu proprio la tua fortuna a condannarti: la fortuna di essere nato con una bellezza invidiabile, raggiante, così da attirare le attenzioni di Zeus, che ti strappò dal tuo nero destino.


[Senza chiedere il permesso,
lui ti cambiò la vita
]


Schiavo delle Divinità,


    Vivevi incatenato in una gabbia, al centro della grande sala principale sull'Olimpo, privato di quella volontà di vivere che ti aveva sempre contraddistinto: amavi la vita, ma la monotonia delle lunghe giornate sempre uguali, l'assoluta noia ti spinse ad adeguarti alla schiavitù. E per qualche bizzarro scherzo della sorte, grazie alla tua totale sottomissione, diventasti il giocattolo preferito del Re degli Dèi.
Ti ordinava di danzare, tu danzavi.
Ti ordinava di cantare, tu cantavi.
Ti ordinava di amarlo, tu lo amavi.
Ma ad ogni tramontar del Sole, comprendevi sempre meglio che quella vita ti stava solo prosciugando, senza donarti qualcosa di interessante che potesse risvegliarti dal torpore.
Persino l'incontro con tuo padre, Helios, generò dentro di te solamente delusione: era orgoglioso del figlio che, finalmente, aveva compreso il suo posto nel mondo. E dal tuo sguardo perplesso, capii che non condividevi i suoi stessi, nobili principi.

« Non voglio che ti accada la stessa sorte di Phaethon.» allungò una mano oltre le sbarre, quasi a carezzarti il viso, ma non riuscì a raggiungerti visto che indugiasti al centro della voliera « Continua ad onorare gli dèi, figlio mio.»

Sorridesti.


[Ares]


Creatura incatenata,


    « Padre, permettetemi di studiarlo: è un Titano
purosangue, una rarità ai giorni nostri.»

Ti squadrai per un lungo istante, poi volsi lo sguardo a mio padre, Zeus. Ero la sua prediletta, la bambina nata dalla sua stessa mente, per cui speravo di poter mettere le mani su quel suo divertimento tanto prezioso.
Tu infatti fingevi di essere debole, indifeso, malato; ma i tuoi brillanti ed inquietanti occhi smeraldini tradivano la tua falsa fragilità, mostrando stralci di una creatura ben più pericolosa.

« No, Athena. Lui è un semplice servitore degli dèi che ha finalmente capito il suo ruolo.» tuttavia, la risposta autoritaria di Zeus non ammetteva alcuna protesta « Ha già causato molti problemi nel mondo umano: sono dovuti intervenire Phobos e Deimos per riportare la ragione in quella comunità.»

Provai ugualmente a ribattere, a spiegare le mie nobili ragioni, ma un'altra divinità ben più odiosa si era avvicinata a noi, interrompendo la nostra discussione con un'osservazione altrettanto detestabile.

« Non ci credo: nostro padre nega qualcosa alla sua prediletta? Questo mondo ha ripreso a girare nel verso giusto.»

Era rozzo e indecente, eppure, incredibilmente, catturò la tua attenzione non appena alzasti lo sguardo dalla tua coppa di vino, unico tuo conforto in quella vita. Ovviamente notai la tua particolare ed improvvisa assenza di movimento, il tuo interesse per il nuovo arrivato.
Forse sarà che Ares è sempre stato diverso da tutti noi: lui è un dio, certo, ma è un'entità che porta il caos, la distruzione sul campo di battaglia.
E il tuo animo era naturalmente orientato al Chaos.
Questo lo compresi troppo tardi.

« Silenzio.» disse Zeus, sfatando l'inizio di un litigio « La discussione è chiusa, Halaktrya non si muoverà da qui: è un soggetto altamente instabile.»
« È solo una puttana agghindata da puttana. Sul campo di battaglia, uomini simili sono cibo per vermi.» Ares dovette comunque dire la sua dopo averti dato una breve occhiata.

Vidi il tuo sorriso appena accennato e solo per un attimo ebbi un dubbio: forse, neppure le sbarre forgiate col potere divino sarebbero riuscite a fermarti, ora che avevi trovato una nuova ragione di vita.


[Perché... lui era l'esatta metà della tua anima]


Folle Figlio del Sole,


    Quella stessa notte, decidesti di forgiare il tuo destino: le catene si spezzarono, la gabbia si ruppe e tu in poco tempo passeggiavi tranquillamente sul candido marmo dell'Olimpo. Le guardie che attratte dal rumore provarono a fermarti finirono a terra, agonizzanti, imprigionate nelle fiamme create dalle tue stesse mani.
Avanzasti in cerca di una via d'uscita, tra corridoi infiniti di infiniti soldati, tramutando il biancore del palazzo in una sorgente di cremisi; ti fermasti solo quando i tuoi occhi smeraldini mi notarono e ciò che mi sconcertò fu la tua assoluta sanità mentale.
Non eri impazzito: da cosciente avevi deciso di opporti alle divinità, a Zeus, per seguire il tuo istinto.
Strinsi il mio sacro scudo, pronta ad affrontarti.
Ma ti trasformasti improvvisamente in fuoco e fuggisti alla mia vista. Dopo qualche istante, riuscii a notare nella notte un bagliore lontano, che precipitava nell'oscurità delle nubi.
Fui sopraffatta da un dolore al cuore che mi fece cadere in ginocchio, con calde lacrime che iniziarono a rigarmi il volto. Era tutto totalmente irrazionale, ma la consapevolezza che, dopo tanti anni a vegliare sulla tua esistenza, ti avrei perso per quel fratello tanto abominevole, mi rendeva incapace di agire.
Per un primo momento.
Poi provai solo ira. E vendetta.


[Ma io,
illuminata dal sorgere della nuova alba,
mi armai,
intenzionata a porre fine a quell'irrazionale follia
]


Fine Prologo!


Angolo dell'Autrice:



*prende un respiro*

Ho sinceramente ansia.
E non sto scherzando: questa fanfiction mi ha accompagnato per un lungo periodo difficile della mia vita in cui ci sono stati gravi cambiamenti. Vederla completa è quasi... catartico?


Comunque, ai pochi (o tanti, ma non voglio portarmi sfiga da sola) avventori, eccomi qui con questa breve fanfiction. Se vorrete continuare a leggere alcune curiosità sulla nascita di questa idea, sarò ovviamente felice; altrimenti vi ringrazio per aver recensito o per aver soltanto letto quel che ho scritto.

Spero che continuerete a seguire i miei deliri.


Il “progetto” (o parto gemellare, fa lo stesso) è nato da una sfida con me stessa: scrivere qualcosa sulle origini di un personaggio che, durante questi anni, ha fatto breccia nel mio interesse. Inizialmente “Halaktrya” è stato ideato come aiutante di un altro mio personaggio secondario (una sorta di personaggio secondario alla seconda), ma già al tempo cercava di prendersi più spazio del dovuto all'interno della vicenda generale; così alla fine mi sono decisa a buttare giù qualche riga su di lui e...
Niente, ho iniziato ad odiarlo
.
Non sapevo davvero come “
ruolarlo”: avrò riscritto e scartato decine di incipit, perché non mi convincevano fino in fondo (dico solo che in uno di questi, lui si travestiva da ballerina e dazava per gli dèi. Il fatto del travestimento l'ho comunque tenuto, citandolo in una frase in questo capitolo).
L'errore che più detestavo nella rilettura era proprio quello a livello caratteriale, visto che da protagonista perdeva alcune di quelle caratteristiche che lo rendevano particolare. Inoltre non sapevo nemmeno come far iniziare la sua relazione con “
SPOILER” (anche se è abbastanza intuibile): inizialmente doveva essere un rapimento (che comunque in fondo è rimasto, vero Zeus?), poi un colpo di fulmine, poi un'intesa reciproca, poi...
Ho abbandonato il progetto per dedicarmi a qualcosa di più leggero, come quello dell'AU scolastica, potendo così provare diversi stili, tra cui anche la seconda persona singolare.
E mi si è accesa una lampadina.
Diciamo che la stesura del capitolo è stata molto fluida proprio grazie a questa sorta di “dialogo” tra personaggi. Non ho inventato nulla di nuovo, però sono riuscita finalmente a vomitare addosso ad “Halaktrya” tutte quelle caratteristiche che in terza persona non riuscivo a far emergere allo stesso modo (infatti sembrava sempre una dannata Mary Sue... cioè, anche adesso lo è secondo gli standard dei miei protagonisti, però per ogni suo pregio ci sono almeno tre difetti, quindi mi sento più soddisfatta).


E così eccoci qui al primo capitolo. O prologo. O... beh, introduzione.


Comunque, come sempre, di nuovo un ringraziamento speciale a tutti quelli che daranno una speranza a questa storia.


Un bacio da _Lakshmi_!

  
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