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Autore: _Malila_Pevensie    11/04/2019    2 recensioni
Prima storia della serie "Le Saghe di Finian"
Il mondo di Finian non conosce giustizia da quasi cento anni, fin dall'istante in cui la tirannia della Regina Mirea ha avuto inizio.
Freya non l'ha mai vissuta in modo diretto, protetta dalla quiete delle Foreste di Confine in cui sua madre l'ha cresciuta. Le è stato fatto l'immenso dono della libertà e lei non ha mai pensato di lasciare il luogo che l'ha vista diventare ciò che è.
Aran, Principe alla corte di Errania, non ha mai visto in Mirea null'altro che la propria salvatrice. La sorte gli ha concesso ogni ricchezza e privilegio, ma gli ha lasciato anche un fardello d'immense bugie in cui non sa di star affondando sempre più.
La verità, celata dietro quelle esistenze che sembrano destinate a ripetersi sempre uguali a loro stesse, si rivelerà presto in tutta la sua schiacciante realtà.
Il loro destino, racchiuso in una Profezia antica di un secolo e ultimo lascito dei draghi, si presenterà proprio nell'instante in cui le loro vite entreranno inaspettatamente in collisione.
Il Tempo del Silenzio è giunto alla fine e il momento di scegliere si fa sempre più vicino.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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PICCOLA PREFAZIONE


Ho impiegato davvero un'eternità per decidermi a pubblicare questa storia. E per un'eternità, intendo davvero un'eternità.
Il progetto delle Saghe di Finian è nato quando io avevo appena quattordici anni. La mia scrittura era ancor meno allenata di adesso e la trama originale era davvero piena di lacune. Scrivevo perché amavo farlo e scrivevo perché ero innamorata del fantasy, ma era qualcosa che pensavo avrei sempre tenuto solo per me. Il mondo che avevo immaginato nella mia mente prendeva forma insieme ai suoi abitanti, eppure non credevo che sarebbe mai andato oltre quel file sul mio computer.
Gli anni passavano e mentre la storia cresceva, io mi rendevo sempre più conto che stava diventando qualcosa di più grande che un semplice passatempo; lo intuivo dall'impegno che ci mettevo, dal fatto che, pian piano, avevo iniziato a fantasticare su cosa sarebbe venuto dopo le vicende di quella prima storia. E alla fine, districandomi fra scuola e vita in generale, in qualche modo sono arrivata a scrivere l'ultima parola dell'ultimo capitolo de La Profezia dei Draghi.
La storia era lì, lo scorrere degli eventi era in qualche modo delineato, ma sapevo perfettamente che, tornando indietro a rileggere, avrei trovato tante cose da aggiustare e che non sarei stata contenta fino a che non avessi avuto più nulla di nuovo da aggiungere. Così è stato.
Perfino dopo aver messo il punto finale a quell'ultimo capitolo, ho continuato a leggerla e a rileggerla e di volta in volta, qualcosa cambiava: una sequenza di azioni, il ruolo di un personaggio, perfino qualche nome che mi sembrava non calzasse più. Riprendevo tutto punto per punto, cercando di eliminare tutto ciò che non funzionava e lottando contro i buchi di trama che la mia inesperienza mi portava a lasciare qua e là.
C'erano periodi in cui era più faticoso portare avanti la mia infinita revisione, perché altre cose ci si mettevano di mezzo, ma non aveva importanza quanto tempo impiegassi: ritornavo sempre lì, al computer, per portare avanti quello che avevo cominciato. Nonostante tutto questo, ancora non ero disposta ad ammettere che scrivere,oramai, non era più classificabile come hobby. Penso di aver avuto semplicemente paura che fosse qualcosa di troppo grande, per me.
È dovuto passare ancora del tempo, ma, a un certo punto, le mie stesse emozioni mi hanno costretta a capitolare. Mi sentivo profondamente e sinceramente bene quando potevo mettere giù le parole, in qualunque modo potessi farlo, e quando non ci riuscivo sentivo chiaramente che qualcosa in me mancava. Più quel qualcosa mancava, più io capivo che quella passione era reale e che sempre lo sarebbe stata; capivo che se un giorno fossi riuscita a far diventare la scrittura ciò di cui sarei vissuta, avrei avuto la gioia di fare semplicemente quello che più amavo.
Penso ancora che se ci riuscissi realizzerei quello che credo sia il sogno di tutti: trasformare la propria passione in lavoro. Però, so anche che se questo non dovesse mai accadere, io non smetterei mai di scrivere; perché, qualunque cosa sia e qualunque cosa diventerà,non lascerò mai che la scrittura esca dalla mia vita.
Ora, questo racconto non è decisamente più lo stesso che era agli inizi; allo stesso modo, pur avendo solo vent'anni, io non sono più quella ragazzina che ha iniziato tutto per gioco. Ci saranno sempre cose che potrò migliorare, a partire dalla mia stessa scrittura, e sempre io cercherò di fare meglio; sono il tipo di persona che tiene tutto incostante revisione per non perdere il filo. Sono pronta ad accettare le critiche, quelle che fanno crescere, e i consigli, perché un'occhio esterno può essere sempre capace di catturare dettagli che allo stesso (aspirante, nel mio caso) scrittore, coinvolto con tutto sé stesso nella propria narrazione, possono sfuggire.
Non importa, però, quante cose possano cambiare: ne La Profezia dei Draghi ci sono sempre io, con il mio cuore e la mia dedizione, e c'è sempre quel mondo che diventa sempre più grande e concreto. Ci sono i miei personaggi, che amo e conosco come fossero membri della mia famiglia.
Spero davvero tantissimo che tutto questo possa arrivare direttamente dalle pagine che seguiranno, piuttosto che da questo fin troppo lungo monologo su di me. Spero infinitamente che saranno proprio loro,specialmente Freya e Aran, a farvi entrare in quel mondo e a raccontare tutto ciò che c'è da sapere sulle Saghe di Finian. Io sarò sempre tenacemente al loro fianco.
Un grazie enorme a chi è arrivato a leggere fin qui,

Malila Pevensie, la voce dietro queste parole.






PROLOGO
- IL CUORE DELLA FORESTA -



Il clangore delle spade ancora le riempiva le orecchie, in lontananza, mentre il rombo degli zoccoli del suo cavallo cercava di tenerla legata alla realtà.
Si sentiva lacerare dentro: continuava disperatamente a cavalcare verso il cuore della foresta, là dove avrebbe potuto proteggere il suo più grande tesoro, ma una parte di lei la tirava inesorabilmente indietro accanto alla persona che amava, sotto i colpi di quelle spade e degli incantesimi mortali.
Eleana sentì una calda lacrima solcarle il volto.
Strinse saldamente sua figlia al cuore e spronò il cavallo ad andare più velocemente.
Come aveva potuto? Confondere a quel modo bene e male era stato il suo più grande errore; aveva messo i suoi grandi poteri a servizio di forze oscure, tradendo non solo se stessa, ma anche il suo popolo.
Nulla, oramai l'aveva capito, poteva rendere meno oscuro e offuscato dalle tenebre il cuore della tiranna. C'era però ancora qualcosa che poteva impedirle di distruggere il loro meraviglioso mondo, o per meglio dire qualcuno: la piccola bambina che in quell'istante si teneva aggrappata alla sua camicia.
Avrebbe solo dovuto trovare chi condivideva il suo destino e le otto pietre avrebbero ripreso a splendere.
Alle sue spalle, un boato enorme spense improvvisamente il rumore del metallo contro il metallo, espandendosi sul terreno. Non poté continuare.
Il sangue le si gelò nelle vene mentre tendeva le redini allo spasimo. La fresca aria notturna era immobile, ma non portava con sé il solito rinfrancante profumo di tranquillità, bensì la consapevolezza di una perdita enorme.
Sentì il proprio cuore spezzarsi, poté quasi avvertirne lo schiocco sordo e i frammenti che ne restavano trafiggerla come tanti pugnali.
Harden... pensò e per un istante credette che sarebbe tornata indietro per accertarsi di una realtà che però ben sapeva.
Poi, sentì qualcosa afferrarle la manica della tunica che indossava.
Abbassò lo sguardo e i suoi occhi incontrarono quelli della sua piccola Freya, di quell'intenso azzurro screziato di verde che tanto amava. Aveva le piccole sopracciglia aggrottate e i riccioli corti e scuri ondeggiavano alla lieve brezza che si era alzata.
Fusolo questo a darle la forza di spronare il cavallo a riprendere la folle corsa.
Un giorno, quando sarebbe giunto il tempo, le avrebbe raccontato di come il suo amato padre Harden aveva combattuto e si era sacrificato per dare una possibilità a lei e a loro tutti.






   
 
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