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Autore: MonicaX1974    11/04/2019    0 recensioni
[Brant Daugherty]
Kate e Brant prima di Kate e Brant
Prequel di Best friend boyfriend
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Una settimana dopo

Kate

Il telefono vibra un paio di volte, lo ignoro, come ho fatto per tutta la settimana. È un messaggio, so anche di chi è, ma sono diventata brava nel nascondermi dietro alle scuse. Jason è appena andato sotto la doccia e io non prenderò in mano quel cellulare per rispondergli.

Lui non è la mia priorità e mai avrebbe dovuto esserlo, così mi giro nel letto, dando le spalle al comodino, infilo un braccio sotto al cuscino di Jason e chiudo gli occhi, concentrandomi sul silenzio di questa stanza e sullo scrosciare dell'acqua che arriva dal bagno. Ci sono io, c'è il mio fidanzato, a casa nostra, il resto è lì fuori, e non mi riguarda più.

Brant

Il sole sta sorgendo adesso, sono uscito prima dell'alba stamattina, per correre prima ancora che spuntasse il sole: non riuscivo a dormire, non riesco a farlo decentemente da un paio di settimane. Sono nervoso e perennemente insoddisfatto.

Da quando Kate se n'è andata dall'ufficio tutto sembra diverso, come se le cose avessero meno gusto, meno significato, meno importanza. Non ha nemmeno voluto che le organizzassi qualcosa per il suo ultimo giorno di lavoro, dicendo che non c'era niente da festeggiare. Ho acconsentito alla sua richiesta perché mi sono trovato d'accordo con lei sul fatto che non ci fosse nulla da festeggiare, ma speravo di riuscire ad uscire soltanto noi due. Mi ha negato anche quello, credo abbia dei problemi con Jason, è sicuramente a causa sua se si è licenziata. Mi evita da giorni, inventa scuse per non parlarmi e io inizio a pensare che forse dovrei lasciarla in pace, solo che non ci riesco.

*******

Due settimane dopo

Kate

Chiudo gli occhi e respiro lentamente dopo aver chiuso lo sportello dell'auto. Jason sta per prendere posto sul sedile del guidatore e io sospiro prima che lui salga.

Siamo stati a pranzo dai miei, mamma era felice di vederci di nuovo insieme e io le ho mostrato il mio miglior sorriso, per dimostrarle che va tutto bene. L'ho aiutata a sistemare la cucina mentre Jason guardava la partita con papà, nel più normale dei pranzi domenicali in famiglia.

Tutti sono più tranquilli da quando ho cambiato lavoro, specialmente Jason, che sorride mentre si siede al volante.

«Ti va una passeggiata a Primrose Hill prima di tornare a casa?», mi domanda prima di mettere in moto.

«Certo», rispondo, sorridendo a mia volta, poi infilo una mano nella borsa, per prendere un fazzoletto, ma la tolgo subito, come se mi fossi appena bruciata, quando sento il mio telefono vibrare.

Brant

Mi giro a pancia in su; questo letto è dannatamente scomodo, apro gli occhi e li tengo fissi sul soffitto bianco, noiosamente bianco, illuminato solo dalla debole lampada sul comodino. La ragazza al mio fianco si muove appena - non so nemmeno come si chiama - e mi alzo, nonostante fuori sia buio pesto. Mi rivesto, poi esco dall'appartamento senza fare rumore, inspiro profondamente, e cerco di orientarmi per capire dove sono.

Resto di sasso quando mi rendo conto che dall'altra parte della strada c'è il locale dove io e Kate abbiamo passato la nostra ultima serata insieme. Quando sono arrivato qui, qualche ora fa, non me n'ero accorto.

Mi spunta un sorriso amaro sulle labbra e non posso evitare di farlo: prendo il telefono, sblocco il display e apro la conversazione con lei nell'app di messaggistica. Digito e invio. Non so se risponderà, sono le tre del mattino e sicuramente starà dormendo.

Buonanotte Leen

Blocco di nuovo il telefono e sto per rimetterlo in tasca, ma torno immediatamente a guardarlo quando lo sento vibrare tra le dita. Apro il messaggio e sorrido, stavolta davvero.

Buonanotte Brant

*****

Un mese dopo

Kate

Scendo dall'auto dopo aver parcheggiato: oggi è il mio primo giorno del nuovo lavoro e sono emozionata come una bambina alle prese con un giocattolo nuovo.

Prendo il cellulare dalla borsa e faccio per spegnerlo, quando vedo un messaggio, ancora, l'ennesimo. A volte rispondo, il più delle volte lo ignoro, e questa è una di quelle: tengo premuto il pulsante dello spegnimento, un'ultima vibrazione, poi lo schermo diventa nero, i miei pensieri restano i prigionieri di circuiti, schede di memoria, e pixel: deve stare fuori dalla mia testa, è per questo che sto rivoluzionando la mia vita... deve...

Mi avvio all'ingresso dell'agenzia viaggi, respiro a fondo, poi entro e sorrido alla ragazza che mi sta aspettando, forse la mia nuova collega, forse un nuovo inizio.

Brant

Ho firmato, è deciso: dal mese prossimo non sarò più tra queste mura che mi hanno visto spesso parlare con lei, non prenderò più il caffè a quelle stupide macchinette, alle quali, ultimamente, ero sempre da solo, e non vedrò più le facce di questi colleghi.

Cambio lavoro, cambio azienda, cambio casa, cambio vita, cambio...

C'è stato un brusco calo nel mio umore nell'ultimo mese, mi sento perennemente insoddisfatto, come se mi mancasse qualcosa, così ho pensato di rivoluzionare tutto, e forse troverò un nuovo equilibrio, o comunque ho la possibilità di cercare altrove, perché sto iniziando a detestare questo posto.

*****

Tre mesi dopo

Kate

Giro e rigiro l'anello al mio anulare, quello che mi ha regalato Jason per il nostro fidanzamento, e sembra diventare più pesante ogni giorno che passa, un peso sul cuore, che opprime il battito, la circolazione, arrivando a fermare l'ossigenazione di tutto il mio corpo, fino al mio cervello, dove i pensieri si accumulano, si ingarbugliano, diventando una matassa inestricabile, dalla quale non riesco quasi più a liberarmi.

Ho iniziato ad accantonarli in un angolo, illudendomi che sarei riuscita a nasconderli a me stessa, ma sta diventando difficile gestirli e frenarli. Devo assolutamente trovare un modo per farlo, o tutto ciò che ho fatto finora non sarà servito a nulla. 

Scaccio via quei pensieri, li spingo in fondo, più in fondo che riesco, poi mi alzo dal bordo della vasca, sul quale sono seduta da almeno dieci minuti, tolgo l'anello, mi lavo le mani, le asciugo, poi lo infilo nuovamente al mio anulare, infine esco dal bagno per tornare in cucina, dove il tavolo è già apparecchiato, la cena già pronta, devo solo sedermi accanto a lui e impegnarmi di più, ancora di più, per riuscire a renderlo felice.

Brant

L'ennesima serata, l'ennesima bevuta, l'ennesima scopata, con l'ennesima ragazza che, per uno strano scherzo del destino si chiama Kate, ma non Kathleen, solo Kate, una delle tante grandi differenze con la mia Kate.

Ho smesso di cercarla, lei ha smesso di rispondermi, forse è felice, forse no, forse dovrei tornare di là, in quel letto che non mi appartiene, con una ragazza anonima, tranne che per il nome, magari dovrei spegnere i pensieri con un secondo round, forse servirebbe, o forse no, ma la testa smetterebbe di essere incasinata, almeno per un  po'.

Tiro l'acqua del gabinetto, mi lavo le mani, esco da questo bagno, e torno da Kate, un'altra Kate, che non ha niente a che vedere con la mia, ma che può servire allo scopo.

*****

Un anno dopo

Kate

I tentativi sono stati innumerevoli, ho perso il conto di quante volte mi sono svegliata la mattina convinta che sarei riuscita ad aggiustare tutto, che avrei rimesso a posto tutti i pezzi - i miei e i suoi - che gli avrei rivisto quel sorriso sulle labbra, che i suoi occhi si sarebbero illuminati ancora, invece non ho fatto che deluderlo, giorno dopo giorno, mese dopo mese, e ora, a distanza di quasi un anno, non c'è niente per cui valga la pena lottare. Ho distrutto tutto, ho distrutto lui, che non lo meritava affatto.

Ho provato ad essere la Kate che ha conosciuto, ho tentato di dargli ciò che ha sempre meritato, ho cercato di essere quella che lui voleva, ma ho fallito, e ora il suo cuore è a pezzi, in milioni di pezzi, a causa mia, e fa male da morire, perché non merita di soffrire in questo modo, dovrei essere soltanto io a farlo.

Lo so che se n'è accorto, si accorge sempre di come sto: nell'ultimo periodo abbiamo smesso di parlare, di farlo davvero. Ci siamo limitati a convivere, come due estranei, e abbiamo finto che le cose potessero funzionare. Non ha detto niente, ha tenuto duro fino ad ora, ma non posso più fargli questo.

Mi volto a guardarlo, i suoi occhi sono persi nel vuoto, mentre fissa un punto definito di fronte a sé, le dita strette intorno al volante, la mascella serrata e le spalle tese. Non sono riuscita ad aspettare il rientro a casa e siamo fermi in auto, in una piazzola di emergenza, sulla strada del ritorno, dopo una cena dai miei. Stasera mi sono sentita soffocare, la gola stretta in una morsa, lo stomaco sottosopra, la mente risucchiata da un vortice inarrestabile...

Ho trattenuto tutto per troppo tempo, talmente a lungo, e con così tanta forza, che ora non sono più in grado di farlo, e le parole sono uscite da sole, come se un'alluvione avesse rotto gli argini. Mamma non ha fatto altro che parlare di matrimonio per tutto il tempo, papà l'ha assecondata, Jason mi guardava in cerca di una conferma, ma non sono riuscita a farlo, e quando siamo usciti, non appena lui ha messo in moto, ho capito, e l'ho detto.

«Non posso farlo».

Non ho avuto bisogno di specificare, lui aveva già capito tutto, forse anche prima di stasera. Ha ingranato la marcia come se non avessi parlato, come se niente fosse, e si è immesso in strada, nel silenzio più surreale di sempre. L'ho lasciato fare, sono rimasta immobile al mio posto, con la cintura di sicurezza allacciata, e così sono ancora adesso.

Ha accostato dopo qualche miglia, ha spento il motore, ed è rimasto fermo, in silenzio, e io non ho il coraggio di dire altro.

«Quindi è finita davvero?»

La sua voce è piatta, come mai l'ho sentita prima d'ora, e avrei preferito centomila volte che mi avesse dato uno schiaffo - che tra l'altro merito - invece di vederlo in questo stato per me.

«Mi dispiace». 

Jason si volta lentamente, nei suoi occhi c'è tutto il dolore che prova, come se fosse appena venuto a galla; il mio cuore si sgretola ancora e, istintivamente porto una mano sulla sua. Lui non si scosta, volta il palmo verso l'alto, stringe la mia, poi mi tira a sé mentre si avvicina, velocemente e mi bacia. Lo lascio fare ancora, ne abbiamo bisogno entrambi, perché sappiamo bene che questo è un addio.

Per questo motivo non protesto quando le sue mani si fanno strada al di sotto del mio cappotto, arrivando fino a diretto contatto con la mia pelle. Non lo faccio nemmeno quando sento che mi tira di nuovo a sé dopo avermi sganciato la cintura, invitandomi a salire sulle sue gambe, senza smettere di baciarmi, ma è un bacio disperato, violento, aggressivo, bisognoso di prendere tutto in una volta, perché non ce ne sarà un'altra.

Allungo una mano per girare la manopola che fa abbassare il suo sedile, i vestiti diventano presto di troppo, la sua bocca è alla continua e spasmodica ricerca della mia, le sue mani non lasciano mai il mio corpo, mentre ci perdiamo in un'unione disperata, carica di angoscia, fino a raggiungere il piacere estremo, che si trasforma in dolore, perché quando il suo respiro affannato si confonde con il mio, quando il battito del cuore sembra voglia esplodere nella cassa toracica, e il silenzio torna a regnare nell'abitacolo, entrambi sappiamo che è finita, finita per davvero, senza più alcuna possibilità di ritorni. Il mio addio per lui si è appena consumato e io non mi sono mai sentita così male come ora.

Brant

Un'altra città, un'altro contratto, nuovi clienti, nuove esperienze: è questa la vita che ho condotto negli ultimi mesi e mi piace, mi piace parecchio. Niente pensieri, nessun impegno, solo la libertà che ho sempre voluto. Il nuovo lavoro mi porta in giro per il mondo, vedo nuovi luoghi, conosco nuove persone, e ho trovato un ottimo amico, che è anche un collega

Abbiamo legato subito, siamo in sintonia, e mi sopporta più di quanto abbia mai fatto chiunque altro. Forse perché siamo simili, o forse perché abbiamo gli stessi obiettivi, sta di fatto che andiamo d'accordo su tutto, sul lavoro e fuori. 

Ed è per questo che funzioniamo bene insieme, soprattutto durante le trasferte: stasera, dopo tre giorni che abbiamo dedicato al lavoro - ormai concluso - siamo usciti a festeggiare la buona riuscita del nostro operato - lo facciamo sempre, è il nostro rituale - alla ricerca di ottimo whiskey - immancabile qui a Nashville - e belle donne.

«Che ne dici di quella?» Volto lo sguardo nella direzione del dito di Chris e osservo la ragazza che mi ha appena indicato.

«Troppo vestita», rispondo, facendolo ridere.

«Merda, hai ragione...», dice poi, continuando a far vagare lo sguardo per tutto il locale, «e quella?», chiede ancora.

«La rossa?», gli chiedo, assicurandomi di aver capito a chi si sta riferendo.

«No, cretino, quella l'ho vista prima io, sto parlando di quell'altra accanto, con il vestito blu», dice, per poi rivolgermi uno sguardo divertito.

«Troppo bionda, ma lo spacco del vestito è un invito a cui non posso rinunciare», affermo deciso, per poi finire tutto d'un fiato il poco liquido alcolico contenuto nel mio bicchiere, voltarmi, e posarlo sul bancone del bar. «Ci vediamo domani mattina», dico a Chris, rimasto seduto sul suo sgabello, che ora ride, scuotendo leggermente la testa, a causa della velocità con cui mi sono deciso a raggiungere la bionda.

Succede sempre, in ogni città in cui andiamo, e va bene così. Mi diverto, guadagno bene con un lavoro che mi piace, e non devo rendere conto a nessuno di ciò che faccio: niente potrebbe soddisfarmi di più.

«Posso sedermi?», domando alla bionda, quando sono abbastanza vicino da farmi sentire, indicando la sedia libera accanto a lei.

Non è da sola, è con due amiche, che ora la guardano divertite. «Prego», risponde lei, voltandosi nella mia direzione. Le offro da bere, lei flirta con me, rispetta il solito copione, cosa che faccio anch'io, e presto ci ritroviamo a casa sua, nel suo letto, ma come spesso succede quando mi ritrovo in queste situazione, non posso evitare di pensare a lei, a come avrebbe reagito ad un approccio così stupido, o a quanto siano espressivi i suoi occhi scuri, così diversi da quelli azzurri di questa bionda, o cosa mi direbbe se sapesse come mi comporto.

La verità è che mi manca.

*****

Due anni dopo

 Kate

Il bollitore si spegne, verso l'acqua bollente nella tazza, e la porto con me, posandola sul tavolino di fronte al divano, lasciando il tè in infusione. Rannicchio le gambe, mi copro con il plaid, poi accendo la TV, che lascio con il volume al minimo, e afferro il libro che ho quasi finito.

 

Un normale venerdì sera, per me, con i miei compagni di vita: libro, televisione, e tè. Lizzy è in qualche locale, Yuri con James, e io con il mio libro, che altro mi serve?

Brant

Corro, lo faccio tutte le mattine, spingo ogni giorno più forte, allungando sempre di più il percorso, fino a che perdo il fiato, fino a che il cervello smette di pensare quando va in carenza d'ossigeno. Sono arrivato a fare dodici miglia, ed esco sempre prima la mattina.

Dovrei finire di sistemare casa, ma non ci riesco, non riesco a sentirla come una vera casa, dopotutto non ci sono quasi mai e, alla fine, lascio che le cose continuino ad andare allo stesso modo, che facciano il loro corso, ma sento che manca qualcosa.

*****

Tre anni dopo

Kate

Un altro venerdì, tranquillo, al solito, io e il mio libro, e mi sta bene. Sono serena, sono tranquilla, ho raggiunto un buon equilibrio. Lizzy è fidanzata, Yuri e James non potrebbero essere più felici di così, il nuovo lavoro va alla grande e Lucy, la mia collega, è una ragazza con cui vado molto d'accordo.

La cosa più bella, però, è il nuovo rapporto che sto vivendo con Jason: non è stato facile, per niente, allontanarlo da me, allontanarmi da lui, è stato doloroso, non solo a livello psicologico, è stato come un dolore fisico, ma il tempo ha curato i nostri cuori, le nostre ferite non sanguinano più, e ora riusciamo di nuovo a parlare, a guardarci negli occhi, persino a ridere insieme.

Ho ripreso in mano la mia vita, adesso sto bene, non c'è più niente che opprime il mio cuore. 

Decido di aprire Facebook e aggrotto le sopracciglia quando mi accorgo di una notifica: è un invito ad una cena, un ritrovo di ex colleghi, inviato da Megan. 

Ci dovrei andare? Un breve suono mi avvisa di un messaggio in chat: è lei, che, chiacchiera dopo chiacchiera, mi porta ad accettare, e mi dico che, forse, un diversivo alla routine non può essere così stravolgente, giusto?

Brant

Sì!

Ha detto sì! Megan è riuscita a convincerla e finalmente la rivedrò. Non avrei accettato la proposta di Megan quando mi ha chiamato, le ho detto che ci sarei andato solo se ci fosse stata anche Kate, e quando mi ha richiamato dicendomi che aveva accettato, mi sono sentito come se fossi appena stato punto da una gigantesca iniezione di ottimismo.

Riavrò la mia migliore amica, l'ho persa una volta, non succederà di nuovo.

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SPAZIO ME

Buonsalve belle persone!

Ci siamo, la storia è finita, e ancora non mi sembra vero.

Credevo sarebbe stato più facile scrivere questa parte, dopotutto sapevo bene come sarebbe andata a finire, invece mi sono ritrovata con il cuore spezzato ogni volta che l'ho letto per correggerlo.

Ho ripercorso velocemente il periodo durante il quale restano separati, fino ad arrivare al momento in cui si ritroveranno. Spero davvero vi sia piaciuto

Eeeee niente, buona lettura

 
   
 
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