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Autore: fumoemiele    11/04/2019    10 recensioni
Phil e Asal erano personaggi, eppure erano veri e venivano messi di fronte a una marea di possibilità. Fermi, fino all’arrivo della svolta. Dell’illuminazione, la decisione finale, lo schema. Venivano buttati giù fiumi di parole e loro subivano, incapaci di ribellarsi. E quanti drammi, quanti problemi, quanti fottuti deliri affrontavano?
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Silenzio e paranoie
 
 
 

Asal era muta, lo era sempre stata. I suoi diciassette anni erano trascorsi nel silenzio, all’esterno, e nel trambusto soffocante della sua testa.
Phil era un paranoico del cazzo, era talmente ipocondriaco da aver paura di qualsiasi cosa, anche del suo respiro. Aveva paura delle scelte binarie, aveva paura delle varie strade, delle opzioni.

Phil si era innamorato di Asal perché in lei ci vedeva il silenzio e Asal si era innamorata di Phil perché in lui ci vedeva un modo per distrarsi dai pensieri insistenti e fastidiosi. Le occupava la testa con le sue paure, e allora Asal si crogiolava negli incubi dell’altro e sentiva meno i suoi, la voce nella sua testa taceva e la sua identità inesistente e spezzata smetteva di funzionare. Ascoltava e basta, annuiva, si annullava, e sotto ai cieli di piombo e catrame si sentiva un po’ meglio.

Phil, quando le raccontava le sue paure, non sentiva quel fastidioso nodo allo stomaco, lo stesso che aveva avvertito nel parlarne con lo strizzacervelli che Sally, sua madre, lo aveva costretto a vedere per un po’. Non aveva paura di lei perché non poteva parlare, non poteva esprimere ciò che pensava, e questo lo portava a vedere solo una strada. Una sicurezza, un’ancora a cui aggrapparsi quando i demoni lo tagliavano a pezzetti per mangiarlo, masticandolo con i denti aguzzi. Qualunque cosa le avesse detto sapeva che Asal sarebbe rimasta in silenzio, l’avrebbe ascoltato e avrebbe fatto quei racconti un po’ suoi, si sarebbe aggrappata ai suoi problemi per surclassare il resto.

Erano sbagliati e complicati, erano distrutti e lacerati, forse per questo stavano bene, insieme, e riuscivano a sentire il silenzio. Il silenzio e le paranoie.
Qualche volta fumavano, condividevano una sigaretta scroccata in giro.
Era sempre la stessa storia. Asal non poteva chiederla e lui era costretto a superare le sue paure. Mentre ne chiedeva una a un passante sorgevano tutte le varie possibilità. L’avrebbe potuto pestare poiché gli arrecava fastidio, o avrebbe potuto donargliela con gentilezza, per sentirsi meglio con se stesso dopo la buona azione quotidiana. Phil non sapeva mai cosa sarebbe successo e le sue ipotesi, le sue paranoie, si rivelavano sempre lontane da ciò che prevedeva.
Qualche anno dopo Phil non avrebbe trovato il coraggio di rifarlo, sarebbe stato troppo spaventato. Sarebbe passato allo stato successivo, quello in cui i deliri prendono forma e sono reali e illusori.
In quel periodo, però, prima che finisse il loro tempo, Phil riusciva a rimanere lucido e ad affrontare la vita per quella che era, tangibile e piatta.
A Phil non piacevano gli accendini e Asal, sebbene non potesse parlare, era perfettamente in grado di accendere quelle sigarette. Non aveva paura di farsi esplodere una mano. Secondo Phil erano davvero pericolosi, quegli affari.

In qualche modo si completavano. Erano in sincronia, compensavano ai punti deboli e sistemavano la situazione. Stavano bene, insieme, anche se sapevano che non sarebbe durata. Erano troppo instabili, troppo schizzati, deviati. Due bombe ad orologeria pronte a esplodere nelle storie future.
Stavano bene, però, nel loro mondo fatto di carta, con i deliri che gli erano stati cuciti addosso da una mano sinistra e sadica.
Erano personaggi, eppure erano veri e venivano messi di fronte a una marea di possibilità. Fermi, fino all’arrivo della svolta. Dell’illuminazione, la decisione finale, lo schema. Venivano buttati giù fiumi di parole e loro subivano, incapaci di ribellarsi. E quanti drammi, quanti problemi, quanti fottuti deliri affrontavano?
Talvolta venivano cancellate un paio di righe, e allora dovevano subire ancora quella lenta tortura, quel click asfissiante e monotono. Alcuni pensieri venivano ripetuti fino all’estremo, in cerca di una forma piacevole da leggere.
Poi, quando il foglio di word veniva salvato in una cartella disordinata, finalmente potevano stare da soli. Stavano bene, e talvolta speravano che non gli venisse più imposto un futuro. Sarebbe stato meglio rimanere lì per sempre piuttosto che comparire per l'ultima volta e morire, spegnersi.
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Tecnicamente, questa storia è un cross-over fra Asal e Phil, due storie che ho scritto. Dovreste riuscire a comprenderla anche senza aver letto le altre storie. 
Ho pensato di scrivere qualcosa mescolando due personaggi a random... e giuro che non doveva finire così. lol
In ogni caso, vi ringrazio per essere arrivati fino a qui <3 
 

 

   
 
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