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Autore: LB Shadow    11/04/2019    2 recensioni
Quando avevo sedici anni mi dissero di scrivere una lettera ad "un/a amico/a che attacca il suo corpo". Sapevano che a quell'età si è fragili e volevano le prove. Io gliele fornii con questo testo.
Da brava bimba qual ero aggiunsi al titolo originale un provocatorio "Non è un temino" perché non lo era e non lo sarebbe mai stato. Era la mia prima lettera d'amore. Imprecisa, imperfetta, buttata giù come uno schizzo di sangue avvelenato, ve la riporto fedelmente per mostrare la parte più nuda di me. Abbiate pietà di lei come non ne ha mai avuta lei stessa.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ehilà sorellina.
Ti scrivo perché di parlare non ci penso nemmeno. Non più, almeno. Mission impossible, manco recuperare mate è così difficile.
Io ti voglio bene, ma tu vuoi il tuo bene?
Quando mi dici che “è tutto a posto”, è la verità o menti pure a te stessa? Guardati, Lilly, che stupida sei. Aspiri a donare il tuo sangue, a donare il tuo corpo, ma fin da ora lo stai martoriando. Pensi che all’Avis o all’Aido interessi un cadavere ambulante? Shhh, zitta, mi sibili.
E invece io continuo.
Pensi non abbia notato quelle tracce in bagno? Quelle rosse, che hai tralasciato dopo aver pulito il macello che avevi fatto? Mi guardi insofferente, ma non m’importa.
Ti sento, mentre reprimi il dolore fisico: ormai ti ci sei abituata, non fa più così male, come una volta, eh? Non ti spaventi minimamente alla vista del tuo sangue, anche se in fondo sai che ne stai perdendo troppo e così facendo diventi debole. Non muori ma ti consumi.
Vorrei darti una sberla per farti rinsavire, ma ormai ho perso la speranza. Non mi resta che abbracciarti e sentire tra le dita le tue clavicole sporgenti, le buffe e ridicole sporgenti spalle ossute al di sopra delle braccia quasi muscolose. “Eppure a me piace mangiare. Non so perché non ingrasso” sussurri, mentre affondo le labbra tra i tuoi capelli.
Sì, a te piace mangiare. O meglio, ti piace il cibo in sé. Riguardo all’ingerirlo è un’altra storia.
Cos’hai mangiato oggi? A pranzo non sei neppure riuscita a finire un piatto di bigoli con l’olio e il formaggio. Per colazione hai mangiato un Kinder Pinguì. A cena hai finalmente finito la pasta e, Dio grazia!, hai accettato di farti un hamburger. Lo hai mangiato lentamente e con solo un pezzetto di pane per fare scarpetta con l’olio fuoriuscito. La mamma era esasperata all’idea che non riuscissi a terminare un simile pasto.
È vero che ti piace mangiare, le tue compagne lo sanno e ti prendono un poco in giro. Chi lo sa, magari sono invidiose del fatto che, pur raccattando qualche pseudo squisitezza preconfezionata alle macchinette, tu non arrivi ai 55 chili. Che ne sanno loro? Il loro sogno è poter mangiare e non ingrassare.
Per te, il sogno è poter mangiare quando hai veramente fame e saper aspettare nel frattempo. In un momento di lucidità hai scritto “attenta alla fame non fame, è quella che fa male”.
Decisamente una frase da tenere a mente, no?
Ma non è lo stomaco il tuo solo nemico. Il tuo intero corpo ti delude. Troppo fragile, vulnerabile. Magro. Tu invece vorresti avere la forza di spezzare gli alberi a mani nude, di rompere lo specchio con la sola potenza di uno sguardo.
Già, lo specchio. Riflesso bugiardo e distorto. Oppure è la tua stessa visione ad essere distorta, i tuoi occhi che vogliono ingannarti? Ti illudi di essere bella davanti a quella lastra di vetro.
Il problema è che “gli altri” sembrano non pensarla allo stesso modo, vero Lilly? “Io non voglio essere bella. Io voglio fare paura. Voglio passare tra la folla ed essere osservata con timore. Con rispetto.”
Il problema è che se tu ad avere per prima una paura fottuta di te stessa. Non osi testare i tuoi limiti, entrare in competizione per paura di fallire. Anche per questo non sei caduta totalmente nel baratro. Stai lì, appesa ad un arbusto, sospesa nel vuoto, aspettando che l’arbusto ceda o qualcuno venga a salvarti prima. Aspetti. Quanto tempo dovrà passare perché ti decida a risalire da sola la china? Non cercare scuse, bimba.
Oh, sorellina mia, mio unico grande amore, se solo sapessi quanto tengo a te! Mi preoccupo anche se non te lo meriteresti: con il tuo comportamento dai già abbastanza grane a mamma e papà.
Non m’importa se fingi di non vedere quello che ti fai.
Un giorno ti farò aprire gli occhi. Con le buone o le cattive.
Nel frattempo, vedi di non combinare guai.
 
Ti voglio bene.
Tua L.B.
 

Non ho nulla da aggiungere se non grazie di aver letto questo stralcio adolescenziale rimasto nel cassetto (un vecchio Nokia dove avevo conservato le foto del testo originale) per tanti anni, prima d’ora giunto agli occhi di solo due persone che hanno immolato la loro esistenza nel salvare altre vite. A modo loro.
Voglio bene anche a voi, ragazzi
   
 
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