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Autore: Yuki Delleran    12/04/2019    2 recensioni
Keith è il principe di Marmora, ha perso la sua famiglia, la sua casa e la sua patria in un modo inaspettato, violento e tragico.
Lance è un cecchino della resistenza, non ha mai avuto davvero una patria e ha rinuciato alla sua famiglia per scelta obbligata.
La Resistenza è in lotta con l'Impero da secoli per liberare l'universo dal giogo dell'oppressione e la profezia che designa colei che metterà fine al dominio galra è l'unica luce a illuminare un cammino oscuro.
Ma non tutto ciò che è stato rivelato dalle stelle è eterno e immutabile. A volte può essere riscritto.
Genere: Drammatico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Kogane Keith, McClain Lance
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 5

 

Keith non si era fermato a guardarsi alle spalle, semplicemente si era allontanato alla cieca nel corridoio con la sola intenzione di mettere più spazio possibile tra sé stesso e quello che aveva visto succedere.
L'immagine di Shiro che baciava quella ragazza gli si era impressa a fuoco nella mente, nonostante si fosse soffermato a osservarli per non più di un paio di secondi. Il gesto protettivo della protesi meccanica che la cingeva e la dolcezza delle dita di Shiro affondate nei suoi capelli rispecchiavano perfettamente ciò che Keith aveva sempre sognato per sé. Il corpo di Shiro che circondava quello minuto della ragazza, che quasi si perdeva nel suo abbraccio, era una scena che i suoi occhi avevano rifuggito ma, allo stesso tempo, i suoi pensieri richiamavano ancora e ancora.
Perso in quelle considerazioni deprimenti, si rese a malapena conto di essere finito in una parte della base che non conosceva. Si guardò attorno, in cerca di qualche segno che potesse aiutarlo a orientarsi, ma non trovò nulla. Non aveva idea di dove fosse arrivato né dove conducesse il corridoio in cui si trovava.
Si sentiva debole e vagamente stordito dal mancamento di poco prima, mentre un dolore sordo pulsava all'altezza del cuore ogni volta che richiamava alla mente le immagini di Shiro e Pidge.
Gli girava la testa.
Chiuse gli occhi e si appoggiò a una parete, lasciandosi scivolare fino a toccare terra.
Avrebbe voluto comportarsi in modo più razionale. Nella situazione in cui si trovava non avrebbe dovuto perdere tempo a struggersi su stupide questioni sentimentali. Doveva tornare sul suo pianeta, salvare sua madre e liberare la sua gente. Doveva muoversi o l'impero avrebbe fatto di Marmora una colonia, avrebbe distrutto la sua casa!
Una fitta gli attraversò le tempie e si sentì sprofondare in un abisso dove le sue percezioni si fecero indistinte.
A richiamarlo alla realtà fu una mano posata sulla sua spalla. Non avrebbe saputo dire per quanto tempo fosse rimasto privo di sensi, ma tornò gradualmente in sé quando si sentì sollevare di peso e la voce di Lance gli giunse accanto all'orecchio.
« Ecco dov'eri finito. Sei corso via e non ti ho più trovato. Coraggio, ti accompagno nella tua stanza, che, per la cronaca, è nella direzione opposta. »
Keith non si preoccupò nemmeno di rispondere. Lance era l'ultima persona che aveva voglia di vedere in quel momento e il pensiero che avesse assistito alla sua reazione lo innervosiva ulteriormente. Tuttavia l'altro non disse una parola e raggiungere la stanza fu un sollievo.
« Non è un palazzo reale, ma è un alloggio dignitoso e potrai arredarlo come ti pare. » spiegò Lance mentre apriva la porta digitando un codice sul tastierino a parete. « La password è personalizzabile ovviamente, ma ti consiglio di farla sapere almeno a un'altra persona. Sai, per le emergenze... »
Keith lo lasciò parlare, ascoltandolo a malapena. Non gli importava minimamente che la sua stanza venisse descritta come la suite di un hotel di lusso, in fondo doveva solo dormirci e sperava di rimanerci il meno possibile. Per quello che lo riguardava, sarebbe stato pronto a partire per Marmora in quello stesso momento per prendere a calci Lotor e salvare sua madre.
« Ora cerca di riposare un po'. » continuò Lance. « Ti chiameremo se ci saranno novità e quando Allura avrà stabilito i piani per la missione.»
Keith annuì e lasciò che la porta si chiudesse alle sue spalle con un sibilo, lasciandolo solo nella stanza. A stento si guardò attorno, nell'ambiente semplice e spoglio che lo circondava, e barcollò fino al letto.
Si stese con un sospiro e chiuse gli occhi, consapevole della necessità di calmarsi. Il battito accelerato martellava ancora nel suo petto e le immagini di Shiro e della ragazza si ripresentarono insistenti nella sua mente.
Faceva dannatamente male.
Ripensare alle sue ingenue fantasie lo faceva sentire indegno e, allo stesso tempo, gli stringeva la gola in un nodo di sofferenza. Si rese conto della lacrima che era sfuggita alle sue ciglia quando ormai si era persa tra le ciocche corvine.

Dopo aver lasciato Keith nel suo nuovo alloggio, Lance aveva ripercorso il corridoio, augurandosi di non dover tornare indietro di corsa da un momento all'altro perché quel principino testone aveva compiuto qualche gesto inconsulto. Era successo esattamente quello che temeva e, per un motivo che lui per primo non riusciva a spiegarsi, aveva finito per sentirsene responsabile. Era assurdo considerando che, appena poco prima, Keith lo aveva letteralmente trattato come un domestico senza nemmeno rendersene conto. Eppure aveva visto un lampo di dolore nei suoi occhi che non riusciva a togliersi dalla testa. Quello che Keith provava per Shiro andava ben al di là della semplice riconoscenza o del rapporto tra un nobile e la sua guardia, andava al di là anche di un rapporto fraterno e Lance si sentiva confuso, diviso tra il dispiacere per la delusione dell'altro e una sorta di fastidio pungente. Perché, insomma, anche lui aveva rischiato la vita per salvare quel piccolo ingrato e tutto quello che ne aveva ricavato era stato un: “non è la tua causa”. Molte grazie.
Rimuginando, non si rese conto di aver raggiunto una delle aree comuni finché non sentì chiamare il suo nome.
« Lance! Ehi, sei con noi? »
Alzando lo sguardo, riconobbe l'amica già incontrata poco prima.
« Scusa, Pidge, ero sovrappensiero. Hai detto qualcosa? »
« Dicevo che la principessa ha indetto una riunione tra mezz'ora. Pare stiano preparando una nuova missione, qualcosa che ha a che fare con Beta Traz. Tu piuttosto, hai una faccia che non mi convince per niente. Cosa stai covando? »
Lance la scrutò, chiedendosi a cosa si stesse mai riferendo.
« Eh? Nulla, perché? »
« Non fare il finto tonto, se n'è accorto addirittura Shiro, nonostante fosse in panico per il principe Keith. Gli sei corso dietro come un cagnolino, non è da te. Di solito disprezzi i nobili, quindi sputa il rospo. Cosa bolle in pentola? »
« Shiro era in panico? Quindi lo sa? » esclamò Lance, incredulo.
« Non rispondere a una domanda con altre domande. » lo redarguì l'amica, piazzandosi le mani sui fianchi con aria impaziente.
Lance sospirò: quando Pidge s'impuntava era impossibile farle cambiare idea, quindi tanto valeva darle quello che voleva.
« Non bolle nulla. » capitolò. « Semplicemente avevo intuito che il principino avesse un debole per Shiro, tutto qui. Dev'essere stato un brutto colpo per lui vedervi insieme e, siccome è ancora convalescente e ha avuto un mancamento nella sala di allenamento, mi sono preoccupato. Nient'altro. »
« Nient'altro? »
Lo sguardo ambrato di Pidge, dietro le lenti rotonde, sembrava vedere molto più di quanto non dimostrasse.
« Nient'altro. »
Lance sapeva benissimo che quella risposta non l'avrebbe soddisfatta.
« Allora suppongo che per te non sarebbe un problema se la principessa avesse deciso di assegnare il principe Keith alla prossima missione. Per dargli la possibilità di farsi le ossa sul campo. »
Pidge fece una pausa leggermente più lunga per sottolineare il pathos.
« Sotto la tua supervisione. » concluse.
Follia.
Quello era l'unico modo per descrivere un'ipotesi del genere.
Follia allo stato puro.
Keith se la cavava bene con le lame, d'accordo, ma non aveva mai visto un campo di battaglia in vita sua. Non aveva idea di come funzionasse un'uscita in missione. Avrebbe finito per mettere in pericolo sé stesso e gli altri, sarebbe stato un disastro. Avrebbe potuto scapparci il morto. Più di quanto non venisse normalmente messo in conto in una qualunque missione della Resistenza contro l'Impero, s'intende.
Lance non ne voleva sapere nulla.
« Non se ne parla. Non intendo fare da balia a qualcuno durante una missione. » protestò, ma Pidge lo liquidò con un gesto della mano.
« Per qualsiasi rimostranza, rivolgersi alla principessa Allura in sede di riunione strategica. »
Lance sbuffò e incrociò le braccia.
Avere il principino tra i piedi sarebbe stato un problema, non solo perché non aveva nessuna esperienza, ma anche perché non sarebbe stato nello stato mentale adatto ad affrontare una missione del genere.
Era universalmente riconosciuto che una persona sentimentalmente delusa tendeva a fare molte più sciocchezze e a mettersi nei guai di una serena e Lance non aveva per nulla voglia di trovarsi sul groppone un potenziale suicida.
« Posso vedere le rotelline arrugginite del tuo cervello girare a fatica. » commentò Pidge con un ghigno. « Se quello che ti preoccupa non è strettamente militare, posso provare io a scambiare due parole con il principe. Anche Shiro me lo ha chiesto, quindi non sarebbe un problema. »
Lance scrutò l'amica e valutò quanti ulteriori danni emotivi potesse fare a uno nella precaria condizione del principino: non molti, probabilmente. Anzi, forse avrebbe potuto addirittura essere d'aiuto.
« Fai come credi. » concluse. « Non sono la sua guardia, né il suo badante e di certo Shiro sa cos'è meglio per lui. Ora scusami, ma la riunione sta per iniziare e voglio essere certo di avere un posto in prima fila. »

Quando Keith sentì bussare alla porta la prima reazione che ebbe fu quella di sospirare di esasperazione. Non aveva nessuna voglia si sentire di nuovo Lance che gli spiegava come funzionava la password della camera e quanto convenisse che qualcun altro la conoscesse “per le emergenze”. Le vere emergenze erano altre, non quelle che potevano capitare in una camera da letto.
« Non hai qualche riunione a cui presenziare, signor cecchino? » esclamò, non lesinando il sarcasmo.
Trattenersi quando era in quello stato era estremamente difficile.
« Non sono Lance, altezza. » rispose una voce femminile fastidiosamente familiare.
Cosa ci faceva la ragazza di Shiro fuori dalla sua porta? Era forse venuta a marcare il territorio?
Non aveva nemmeno il diritto di starsene da solo nel suo dolore per un po'?
Keith spostò con riluttanza il braccio che aveva ripiegato a coprirsi gli occhi e si alzò dal letto, trascinandosi fino al tastierino a parete per sbloccare la porta.
La ragazza lo salutò con un sorrisetto tirato, sistemandosi sul naso i grossi occhiali rotondi e spostando dietro l'orecchio una ciocca castana di quel taglio bizzarro.
« Se pensate che sia venuta qui per un qualunque motivo poco nobile, mi dispiace deludervi. » esordì. « Non intendo fare nessun genere di rivendicazione, solo assicurarmi che stiate bene e portarvi le più sincere scuse da parte di Shiro. »
« Ti ha mandata lui? » chiese Keith, ancora diffidente pur facendosi da parte per lasciarla entrare.
La porta si chiuse alle sue spalle con un sibilo.
« Sì, si preoccupava del fatto che non voleste vederlo, ma allo stesso tempo voleva accertarsi che steste bene. » disse lei. « Sono Pidge, forse vi ricordate di me, sono quella che ha aperto il wormhole per permettervi di raggiungere Altea. »
Di quei momenti Keith ricordava solo vagamente una voce nel trasmettitore, ma annuì comunque.
« Te ne sono grato. » mormorò. « Hai altro da dire? »
Solo un lieve increspare delle sopracciglia sottolineò l'irritazione che quel tono suscitò nella ragazza.
« In questo momento si sta organizzando una missione a Beta Traz, a cui parteciperete sotto il comando di Lance. È probabile che io sia il vostro tecnico delle comunicazioni. Il motivo principale per cui sono qui è accertarmi che siate nelle condizioni ideali per partecipare a una missione che metterà in conto delle vite. Se non siete in grado di farlo, fisicamente o emotivamente, per noi è importante saperlo subito. »
Quelle parole fecero spalancare gli occhi a Keith.
Pensavano forse che non fosse all'altezza? Che fosse fragile, convalescente, con il cuore spezzato, incapace di prendere decisioni razionali? Si sbagliavano e l'avrebbe dimostrato.
« Posso fare tutto ciò che è necessario per liberare mia madre e la mia casa. Posso partecipare a qualunque missione organizzerete, non sono qui per farmi proteggere da nessuno. » rispose, suscitando un sorriso nella ragazza di fronte a lui.
« Mi fa piacere sentirvelo dire. Shiro ha sempre sostenuto che foste forte e determinato, che ce l'avreste fatta in ogni caso. »
Annuì e girò sui tacchi per uscire, fermandosi poi all'ultimo momento.
« So come vi sentite. Anche la mia famiglia è dispersa da quando l'Impero ha conquistato Olkarion, il pianeta dove vivevamo. La Resistenza mi ha dato una casa e uno scopo, confido che possa essere lo stesso anche per voi. Forse non è il momento più adatto per dirlo, ma voglio che sappiate che Shiro è molto orgoglioso di voi e vi considera il fratello che non ha mai avuto. Andrebbe in capo all'universo per il vostro bene. »
Keith rimase immobile a guardarla uscire. Parte dell'astio che provava nei suoi confronti era appena svanito grazie a quelle parole. Quella che aveva di fronte non era una rivale, ma una persona nella sua stessa penosa situazione che aveva trovato conforto come poteva. Non poteva biasimare nessuno per una cosa simile.
Forse non sarebbe stato facile, ma era tempo di lasciarsi alle spalle quel sentimento infantile e prendere in mano la situazione. Se partecipare alle missioni della Resistenza era ciò che ritenevano necessario per avvicinarsi all'obiettivo, allora l'avrebbe fatto e le avrebbe portate a termine.
Avrebbe fatto tutto quanto in suo potere per avvicinarsi allo scopo finale di riprendersi il trono di Marmora e sua madre.

Quando Lance lasciò la sala riunioni era più preoccupato di quando vi aveva messo piede. La missione che stavano preparando mirava alla liberazione di una delle menti più geniali della galassia, a detta della principessa e dei generali della Resistenza, ingiustamente incarcerata e tenuta sotto controllo dall'Impero. Beta Traz era un carcere di massima sicurezza, un luogo molto difficile in cui infiltrarsi, ben diverso dal palazzo reale occupato di Altea, dove un banale travestimento era stato sufficiente. Le piastre che azionavano l'apertura delle porte non erano dei semplici sensori a pressione o lettori di impronte digitali, bensì erano in grado di rilevare il DNA di chi vi appoggiava il palmo e si azionavano solo in presenza di geni galra. Nemmeno la rinomata abilità alteana di modificare il proprio aspetto era stata d'aiuto fino a quel momento ed era qui che entrava in gioco il principe Keith.
Lance aveva creduto, aveva sperato fino all'ultimo che il suo coinvolgimento fosse puramente marginale, un modo come un altro per mostrare a un ragazzino ignaro come fosse realmente una missione sul campo. Invece aveva scoperto che il consiglio dei generali ne aveva fatto addirittura il centro di quell'azione, come se non avesse aspettato altro che avere qualcuno come lui tra le mani per approfittarne.
« Non mi piace. » brontolò per l'ennesima volta, mentre percorreva i corridoi alla volta dell'ala degli alloggi.
Hunk, al suo fianco, si limitò a scuotere la testa.
« Francamente non capisco quale sia il problema, Lance. Hai passato tutta la riunione a borbottare quando quella che ci è capitata è un'ottima occasione. Il principe Keith, con la sua metà galra, ci permetterà di avere accesso a Beta Traz e liberare Slav. »
« Non è affatto un'occasione, Hunk! Ma non capisci? I generali non aspettavano altro che arrivasse qualcuno come lui per approfittarne. Non importa che sia Keith o qualcun altro, una qualunque creatura con sangue galra sarebbe andata bene. Questo è... è sfruttamento! »
Lance gesticolò, frustrato. Odiava quella situazione.
« Lui è venuto qui scappando dal suo pianeta conquistato, in cerca di aiuto e protezione. A quest'ora dovremmo essere su Marmora a bombardare Lotor e a restituire il pianeta ai legittimi sovrani! Perché noi siamo la Resistenza, è questo che facciamo, prendiamo a calci i cattivi! Non sfruttiamo chi viene in cerca d'aiuto per i nostri scopi! »
Hunk sospirò.
« Non per essere polemico, Lance, ma ho l'impressione che, da quando ti sei trovato davanti il tuo principino, ti sfugga la visione d'insieme.»
« Non è affatto il mio principino! E la visione d'insieme ce l'ho più che chiara e continua a non piacermi. »
Sapeva bene che la liberazione di Slav sarebbe stata di grande aiuto per la progettazione di qualunque missione futura, compresa la liberazione di Marmora, ma non gli andava per nulla a genio che Keith dovesse esporsi in quel modo. Già non approvava che partecipasse alla missione nello stato precario in cui si trovava, figuriamoci esserne il cardine! Come minimo sarebbero saltati tutti in aria.
« Scommetto che lui invece sarebbe entusiasta di partecipare. » continuò Hunk. « Da come ne parli ho l'impressione che non sia il tipo da starsene tranquillo nell'attesa che qualcuno gli restituisca casa sua su un piatto d'argento. »
« Certo che no. Sono sicuro che si butterebbe a capofitto nella battaglia come qualunque idiota dopo una delusione sentimentale. Altro che liberare il suo pianeta, ci farà ammazzare tutti. »
« Hai sentito la principessa, evitare qualunque genere di colpo di testa sarà il tuo compito. Sarai l'ufficiale superiore di un principe, dovresti essere soddisfatto. Dopotutto dicevi sempre che avresti voluto comandare a bacchetta qualche nobile. »
Invece Lance non era per nulla soddisfatto. Non aveva nessuna aspirazione di comandare Keith a bacchetta, avrebbe preferito di gran lunga saperlo alla base, al sicuro, a riprendersi e ad allenarsi in vista del giorno in cui avrebbe riconquistato la sua casa. Inoltre non aveva alcuna fiducia nel fatto che sarebbe riuscito a farsi ascoltare e obbedire da quella testa calda.
« Se ci tieni così tanto, perché non glielo dici tu? »
« E perdermi la tua faccia mentre gli dirai che sarai il suo comandante sul campo? Per niente al mondo, amico. »
Lance avrebbe voluto brontolare ancora, inveire contro Hunk che non era per nulla d'aiuto, ma avevano raggiunto l'alloggio di Keith e il tempo delle chiacchiere si era esaurito.
Imponendosi un'aria seria e marziale, bussò quindi alla porta, sperando che il giovane principe nel frattempo si fosse ricomposto.
Quello che non si sarebbe mai aspettato era di trovarlo vestito di tutto punto, con addosso il pettorale di un'armatura preso chissà dove, sull'attenti nella posa di un perfetto saluto militare.
« Sono pronto a partire al vostro ordine, comandante. » affermò Keith, davanti ai due increduli compagni.
E Lance, che aveva fatto di tutto per prepararsi un discorso volto a scoraggiare quella follia e far leva sulla razionalità, si ritrovò suo malgrado ad arrossire e a pensare che, dopotutto, avere il principino che lo chiamava comandante non sarebbe stato poi così orribile.

 

 

 

Yuki - Fairy Circles

   
 
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