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Autore: Reginafenice    13/04/2019    3 recensioni
Il termine che dà il nome a questa storia indica ciò che serve come sostegno per una nuova impresa, una sorta di conforto o spinta morale utile a non lasciarsi scoraggiare dalle impervietà di un cammino appena intrapreso. Si tratta infatti di una fanfiction che vede come protagonisti i personaggi di Poldark, con i loro complessi viaggi interiori verso la scoperta della vera felicità, ma inseriti in un contesto moderno. Lo sfondo delle vicende rimane tuttavia la splendida Cornovaglia, dove vecchi e nuovi amori si ritroveranno e si scopriranno indispensabili per capirsi meglio, anche a costo di grandi sacrifici e scelte dolorose.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Ross Poldark
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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L’audacia della mossa di George Warleggan sarebbe stata ricompensata presto da un successo senza precedenti. Hugh Armitage, infatti, aveva abboccato all’amo come avrebbe fatto un pesciolino qualunque fidandosi della finta benevolenza dell’astuto pescatore e, come se non avesse nemmeno intuito cosa volesse davvero quell’avvoltoio, aveva accettato di farlo felice immolandosi alla sua causa. Forse il rampollo dei Boscawen stava soltanto approfittando dell’opportunità che farsi visitare dal team specializzato del poliambulatorio gli avrebbe dato di entrare finalmente in contatto con Demelza, una donna così sfuggente quanto affascinante che continuava a popolare i suoi sogni senza dargli tregua sin dal momento del loro primissimo incontro.

Così, quel giorno tutta l’equipe medica fu istruita alla perfezione su come comportarsi davanti agli obiettivi delle macchine fotografiche che avrebbero immortalato il momento dell’ingresso di Armitage nell’ospedale.

Ovviamente Caroline non avrebbe permesso agli specializzandi di avvicinarsi a quel prestigioso paziente senza la supervisione di uno strutturato, ma essendo il suo un ospedale universitario non poteva nemmeno privare i giovani medici di un' esperienza simile. Il gruppo alla cui direzione era stato posto Dwight Enys aspettava da tempo l'occasione di mettersi alla prova, di dimostrare al mondo intero la validità di quel progetto sperimentale che, sebbene Hugh Armitage non fosse esattamente il tipo di paziente a cui era stato stabilito offrire cure specializzate a costo zero, adesso iniziava davvero a concretizzarsi.

Così l'ospite tanto atteso entrò finalmente in scena, accompagnato da una scia continua di flash che lo seguiva ad ogni minimo movimento per non perdersi l'esclusiva, lautamente concessa ai fotografi dal fecondo portafogli di George Warleggan: non capitava tutti i giorni che una figura del suo calibro rivelasse pubblicamente la sua vulnerabilità. Tuttavia, l'abitudine a quell' odiosa conseguenza dell'essere una personalità in vista non soltanto nel panorama sociale cornico, quanto anche e soprattutto londinese, era palese dalla naturalezza con cui Hugh continuava a camminare, quasi fosse completamente indifferente al numero spropositato di occhi indiscreti che lo spiavano da dietro l'obiettivo di una fotocamera. Si trattava di sadismo spietato, sapientemente alimentato dalle ambizioni e dalle manie di protagonismo del giovane direttore finanziario del Royal Cornwall Hospitals NHS Trust, che mai avrebbe perso l'occasione di risaltare persino in una situazione spiacevole come quella.

Ciò che al giovane interessava era scorgere in quella marea di gente due occhi familiari, una bocca delicata come un freschissimo bocciolo di rosa e una chioma di capelli rossi dall'aspetto indimenticabile. Era come se Demelza fosse l'unico vero motivo per cui aveva accettato un ulteriore consulto medico riguardo la propria malattia, l'ultimo sacrificio da compiere in nome di una ricompensa che prometteva il riscatto di tutte le sofferenze fisiche e spirituali che aveva provato recentemente.

“Buongiorno tenente Armitage.” Caroline gli tese gentilmente la mano, dimostrando la sua superiorità nel far finta di aver ignorato i pettegolezzi che da tempo circolavano su loro conto, “Credo, anzi sono piuttosto sicura di questo, che il dottor Warleggan le abbia già fatto gli onori di casa... “ Si interruppe lanciando un'occhiata alquanto eloquente al suo avversario, orgogliosamente eretto nella sua postura tutt'altro che naturale e perennemente pronto a sostituire il suo capo, qualora avesse potuto approfittare di qualche sua piccola distrazione.

Al cenno di assenso di Hugh, Caroline continuò, “Ritengo, dunque, sia meglio procedere alla presentazione del mio gruppo di lavoro. Ovviamente, colui che dirige tutti gli altri medici non poteva che essere il dottor Dwight Enys. Siamo davvero fortunati a vantare la sua presenza nel nostro team, mi creda.”

Hugh accolse la stretta di mano del giovane medico con un sorriso sulle labbra, “Dottor Enys, mi fido della dolcezza che emanano i suoi occhi. Se il mio senso non mi inganna, lei è una persona capace di entrare in estrema empatia con la maggior parte dei suoi pazienti... Sono sicuro che il mio caso non sarà un eccezione.”

Dwight arrossì, profondamente commosso dall'acuta sensibilità che il giovane aveva dimostrato di possedere: quello che gli aveva appena detto rappresentava il complimento più grande che avesse mai ricevuto, anche se l'elogio fattogli da Caroline per lui valeva qualcosa che non poteva essere comparata con nient'altro, tanto era raro e onesto.

Alla fine del tour, il Presidente introdusse gli ultimi membri del gruppo, ossia Ross e Demelza. Inutile sottolineare il fatto che Hugh avesse adocchiato la sua preda già dal primo secondo, provocando in lei un imbarazzo difficile da controllare. Era molto felice di rivederlo, sebbene avrebbe preferito farlo in una situazione diversa e soprattutto in un contesto che non fosse un ospedale, ma al tempo stesso sentiva che le attenzioni ricorrenti che le rivolgeva da lontano non potevano essere confuse con una semplice e pura dichiarazione di amicizia.

“Vi conoscete, per caso?” Le sussurrò Ross all'orecchio con un tono che però Demelza fraintese del tutto, percependo la sua domanda, priva di malizia, come un'accusa che rimbombava dentro di lei simile al suono di un sasso gettato in fondo al vuoto.

Lo guardò in preda al panico, “Sì, Ross. Perché me lo chiedi?”

Nel frattempo Hugh si era avvicinato pericolosamente verso di loro, con un sorriso luminoso sulle labbra che riproduceva con assoluta fedeltà la brillantezza che aveva negli occhi mentre ammirava impudentemente il tanto agognato oggetto del suo desiderio. Ben presto la sua mano fu avvolta nella morsa possente della stretta di Ross, il quale adesso incominciava a comprendere il motivo dell'irritabilità di Demelza e a collegare lo strano avvilimento di Armitage rispetto alla voluta indifferenza con cui lei sembrava rispondere ai suoi sguardi pieni di tenerezza.

“Non riesco a immaginare come un uomo facoltoso come lei abbia scelto il nostro poliambulatorio gratuito per farsi curare. Perdoni la mia curiosità, ma si tratta di un'opera di filantropia o c'è qualche altra ragione per cui l'ha fatto?”

“Questa potrebbe essere l'ultima spiaggia per me, dottor Poldark...” Lanciò un'occhiata triste nella direzione di Demelza, con l'intento di suscitare la sua compassione, e poi continuò, “Sebbene non nego che le doti persuasive del vostro direttore finanziario abbiano influito parecchio sulla mia decisione.” Hugh mentì spudoratamente, lasciando credere a George ciò che voleva e confermando a Ross l'ipotesi che aveva formulato nella sua mente, e cioè che fosse Demelza l'unica vera autorità in grado di condizionarlo.

“Certo, d'altronde come fare a non crederle vista la fama del “nostro” direttore finanziario?” Ross sorrise sarcasticamente verso George, il quale ignorò completamente l'ironia che si celava dietro quelle affilatissime parole. Hugh, invece, sembrò aver compreso perfettamente e per evitare di infilare il coltello nella piaga decise di andare al punto della questione, rivolgendosi direttamente a Demelza, “Si ricorda di me? La prego, non mi spezzi il cuore facendomi capire che mi ha dimenticato...”

Demelza sorrise, con il viso in fiamme per l'imbarazzo, “Non si preoccupi, le garantisco che non l'ho dimenticata. Anzi, se può farle piacere ricordo anche che avevamo deciso di darci del tu. Ovviamente ora lei è un mio paziente, perciò non so come vuole essere chiamato...”

Dimentico delle persone che aveva intorno, Hugh le prese la mano e, anziché stringerla come aveva fatto con tutti gli altri, la portò alle labbra e la baciò con delicatezza. Caroline nascose sotto i baffi un sorriso di compiacimento, prevenendo come le trame della relazione appena nata tra Ross e Demelza si sarebbero complicate con l'aggiunta di questo terzo elemento e non vedeva l'ora di assistere allo spettacolo, nonostante in cuor suo sapesse già per chi tifare.

George spalancò gli occhi per la sorpresa e si affrettò a porre fine a quella scena, inserendosi tra Hugh e la sua preda con fare sbrigativo e impaziente, "Bene, ora che vi conoscete un po' tutti posso procedere a esporle le visite a cui si sottoporrà per ricevere dal nostro team la diagnosi più accurata e di conseguenza la migliore terapia possibile. Mi segua Hugh...”

L'aria di confidenza con cui George lo aveva chiamato per nome produsse in Ross uno sdegno molto intenso. Non soltanto aveva dovuto assistere alle smancerie di quel bellimbusto nei confronti della sua ragazza, ma era stato costretto a ricoprire anche il ruolo di testimone di quei patetici tentativi di adulazione attraverso cui George aveva dimostrato chiaramente l'intenzione di accaparrarsi la simpatia del fortunato paziente, a svantaggio di Caroline e di tutto l'ospedale.

Rimasti soli, Ross e Demelza non avevano idea di cosa dirsi. Il loro amore era appena sbocciato che già un insetto insistente minacciava di contaminare l'imperturbabilità di quel fiore.


   
 
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