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Autore: Ghillyam    13/04/2019    0 recensioni
[Si tratta di una raccolta di OS su Callie, avevo in mente già da un po' di fare qualcosa del genere ed è giunto il momento di far salpare queste fan fiction in porto da troppo tempo.]
1- La fine della tempesta - Calzona
2- It doesn't mean badass - Callie/Eva (Crossover)
3- Realize - Mallie
4- La volta buona - Cadie
[Dal testo]
«Che ne dici della mora vicina al bancone?» chiese Callie.
Mark si voltò leggermente per capire di chi stesse parlando l'amica.
«Troppo sciatta, meglio la rossa là in fondo.» ribatté Sloan, facendo un cenno in direzione di una donna dai corti capelli ramati che stava giocando a freccette.
«Mmm... preferisco la bionda a quel tavolo.»
«Carina.» commentò l'altro, lanciando un'occhiata interessata alla ragazza indicata da Callie.
«Ehi! – esclamò la latina – Non pensarci neanche, l'ho vista prima io.»
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash, Crack Pairing | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres, Erica Hahn, Mark Sloan
Note: Cross-over, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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La volta buona
 
Gira, gira, gira e va
Come un punto di domanda
E non si sa
Quando si fermerà
La volta buona
(La volta buona, Max Pezzali)

 
 
«La vuoi piantare di fissarmi le tette?»
«No.»
«Come scusa?»
«Non posso smettere di fissarti le tette se te ne vai in giro con vestiti del genere.»
«Andiamo, mi avrai vista nuda un milione di volte e ancora non ti controlli per un abito scollato?»
«È proprio perché ti ho vista nuda che è così difficile.» rispose Mark Sloan con un'espressione maliziosa stampata sulla faccia.
«Piantala di fare il cretino e offrimi da bere.» disse Callie Torres, dando all'amico una leggera sberla sul braccio.
«Joe, un altro giro per la dottoressa.»
«Tornando a noi – riprese il chirurgo plastico – Hai deciso di far impazzire tutte le donne e gli uomini di Seattle?»
«Nah, giusto una... o due.»
«Era ora!» esclamò l'uomo, bevendo un sorso di birra.
Da quando Erica Hahn se n'era andata, rompendo la sua relazione con Callie senza darle uno straccio di spiegazione, la latina era caduta in un vortice di auto-commiserazione che non le si addiceva affatto, ma dal quale Mark credeva che ci avrebbe messo davvero troppo tempo ad uscire perciò sentire quella notizia lo rallegrava non poco.
«Non posso continuare a piangermi addosso, è ora di rimontare in sella.»
«O su altri.» rise Sloan.
«Già, ahah. Su, andiamo a ballare.» 
«Agli ordini.»
I due chirurghi si unirono ad un altro paio di coppie al centro del locale e iniziarono a muoversi a ritmo di musica, strusciandosi l'uno contro l'altra. Era Callie a condurre i passi: sembrava essere nata per ballare tanto era sexy mentre seguiva il tempo dettato dalla canzone, ancheggiando a pochi centimetri dal corpo di Mark, che si limitava a tenere le mani sui fianchi di questa e ad accompagnare i suoi movimenti. Gli occhi del chirurgo plastico erano ancora puntati sul seno prosperoso della latina e pensieri poco puri si facevano strada nella sua mente, incoraggiati dalla vicinanza con la mora che, intanto, stava scandagliando il bar alla ricerca di qualcuno che avrebbe potuto tenerle compagnia per la serata.
«Che ne dici della mora vicina al bancone?» chiese Callie.
Mark si voltò leggermente per capire di chi stesse parlando l'amica.
«Troppo sciatta, meglio la rossa là in fondo.» ribatté Sloan, facendo un cenno in direzione di una donna dai corti capelli ramati che stava giocando a freccette.
«Mmm... preferisco la bionda a quel tavolo.»
«Carina.» commentò l'altro, lanciando un'occhiata interessata alla ragazza indicata da Callie.
«Ehi! – esclamò la latina – Non pensarci neanche, l'ho vista prima io.»
«Era meglio quando ti piacevano solo gli uomini.» borbottò Mark.
«Meglio per te, adesso hai concorrenza.» replicò la mora, sorridendogli compiaciuta.
«Ho paura di sì – ammise l'uomo, facendole l'occhiolino – Buttati, Torres.»
«Okay, vado.» disse Callie, smettendo di ballare e prendendo un grosso respiro.
Il chirurgo ortopedico si avvicinò con passo sicuro, o quasi, alla sua “preda” e prese posto sulla sedia di fronte a lei.
«Ciao.» esordì, non riuscendo a nascondere una punta di nervosismo nella voce.
La bionda sollevò lo sguardo e osservò Callie con interesse.
«Salve.» rispose, accennando un sorriso.
«Ti dispiace se ti faccio compagnia?» domandò la mora.
«Solo se non mi offri da bere.» replicò la ragazza, indicando il bicchiere vuoto davanti a lei.
«Cosa prendi?»
«Tequila.»
Callie attirò l'attenzione di uno dei baristi e ordinò due bicchieri di tequila prima di presentarsi «Callie Torres, piacere.»
«Sadie Harris, piacere mio.»
«È la prima volta che ti vedo qui.» disse la latina, cercando un modo per avviare una conversazione.
«In effetti sono arrivata da poco in città, volevo fare una sorpresa ad una persona.»
«Una persona?» chiese Callie titubante, pregando con tutte le sue forze di non averci provato con una ragazza già impegnata.
«E' solo un'amica che vive a Seattle e non vedo da un po'.» la rassicurò Sadie, sottolineando appositamente la parola solo.
Callie si lasciò sfuggire un «Ah.» che tentò di coprire con una risatina nervosa: non era il caso di farsi vedere così sollevata dalla risposta della bionda. Apparire una disperata in cerca di qualcuno che potesse risollevarle l'umore non era il modo migliore per fare colpo; per sua fortuna Sadie le sorrise, prima di bere lo shot datole dal cameriere.
«Hai un sorriso bellissimo.»
«Ehm, grazie.» rispose Callie, arrossendo leggermente. Si sentiva incredibilmente impacciata per essere una che aveva appena offerto da bere ad una perfetta sconosciuta: forse rimorchiare in un bar non faceva più per lei.
Ancora una volta, però, ci pensò Sadie a tranquillizzarla. La latina la intrigava con quell'insicurezza molto dolce, ma al tempo stesso seducente; era una persona che si sarebbe rivelata sicuramente interessante.
«È una cosa carina.»
«Cosa?»
«Il tuo imbarazzo.»
«Oddio, si nota tanto? Sono decisamente fuori allenamento.»
«Lo prendo come un complimento. Incontrare una bella donna nel primo bar di Seattle in cui entro è sicuramente un buon segno.»
«Immagino di sì – disse Callie con un tono di voce più basso – Quindi quanto hai intenzione di fermarti in città?» riprese il chirurgo.
«Per un po', inizio a lavorare domani.»
«Fantastico.! – esclamò la latina senza pensarci – Cioè, è una bella notizia per... i frequentatori di questo bar.» concluse, coprendosi il viso con entrambi le mani.
«Sei fantastica.»
«No – la contraddisse la mora, scuotendo la testa – Lo sono?» chiese poi, abbassando lo sguardo.
Sadie rise davanti alla goffaggine di Callie. La donna di fronte a lei era bellissima e vederla così impacciata di fronte a dei semplici complimenti la divertiva tantissimo, da una donna così si sarebbe aspettata una grande sicurezza e parecchia autostima non che si sentisse in imbarazzo a causa delle sue parole.
«Senti, che ne dici di uscire da qui e andare a fare una passeggiata?» domandò la bionda per smorzare la tensione.
Callie ringraziò mentalmente Sadie per quella proposta e acconsentì senza pensarci due volte, probabilmente l'aria fredda di Seattle le avrebbe fatto riacquistare un minimo di lucidità mentale e avrebbe evitato altre figuracce.
Le due si alzarono e, dopo aver lasciato un paio di banconote sul tavolo, uscirono dal locale; prima di chiudersi la porta alle spalle, la latina lanciò un'occhiata in direzione di Mark, seduto al bancone, che le mimò con le labbra un «Dacci dentro, Torres.» accompagnato da un sorriso di incoraggiamento.
 
*
 
Il sole filtrava dalle fessure delle tapparelle della camera di Callie, illuminando i visi delle donne addormentate nel letto, entrambe con un sorriso stampato sulle labbra.
Il suono della sveglia interruppe il sonno delle due, strappandole dal mondo dei sogni. Callie allungò svogliatamente un braccio e spense quell'aggeggio infernale, mentre con l'altra mano si stropicciava gli occhi per cercare di svegliarsi; con un sospiro si sollevò e appoggiò la schiena contro la testata del letto. Con piacere vide Sadie rigirarsi sotto le coperte, coprendosi gli occhi dai raggi di sole; le immagini della sera prima erano vivide nella sua mente e lei non poteva esserne più felice: il loro incontro non sarebbe potuto andare meglio – tralasciando le sue figuracce iniziali – e adesso una bellissima sensazione di serenità si era impossessata di lei.
Guardò l'ora segnata sulla sveglia e a malincuore scese dal letto: doveva prepararsi per andare in ospedale. Scosse leggermente il corpo di Sadie, che borbottò qualcosa di incomprensibile prima di aprire gli occhi e rivolgerle un sorriso luminoso.
«Buongiorno.»
«'Giorno.» la salutò Callie, mentre si infilava un paio di pantaloni neri e una maglia grigia a maniche lunghe.
Sadie si sedette sul bordo del letto, cercando di svegliarsi completamente.
«Vuoi un caffè?» le chiese la padrona di casa.
Come risposta Sadie sbadigliò sonoramente prima di alzarsi e raccogliere i suoi vestiti sparpagliati ovunque sul pavimento.
«Okay, io preparo il caffè, tu fai come se fossi a casa tua.»
«Aspetta – la fermò la bionda prima che uscisse dalla stanza – Mi sono divertita molto stanotte.» disse, prima di baciarla intensamente.
 
*
 
Callie stava osservando il tabellone operatorio con aria concentrata quando un sorridente Mark Sloan le si avvicinò, esordendo con un «Allora, Torres, ci hai dato dentro stanotte?»
«Sei sempre il solito, Mark – lo rimproverò Callie, scuotendo la testa, prima di aggiungere – E comunque sì.»
«Come è stato?»
«Mark! Smettila di fare il pettegolo e vai a fare il medico.»
«Oh andiamo, dimmi tutto.»
«Eh va bene – cedette Callie, rassegnata – È stato bello, bellissimo e ci siamo divertite parecchio. Penso proprio che ci rivedremo.»
«Tutto qua? Voglio i dettagli.»
«Ma smettila. Devo andare: ambulanza in arrivo» disse l'ortopedico, guardando il cerca-persone che aveva appena suonato.
Il chirurgo cominciò a correre attraverso i corridoi del Seattle Grace per arrivare il prima possibile al pronto soccorso dove stava per arrivare l'ennesimo trauma che l'avrebbe tenuta impegnata per Dio solo sa quante ore.
«Che abbiamo?» chiese Callie, non appena varcò la porta dell'ospedale, ai suoi due colleghi.
«Trauma da schiacciamento.» rispose, pronta come sempre, Cristina.
L'ambulanza arrivò a sirene spiegate e subito Nicole, il paramedico, prese ad informare Hunt del caso.
«Maschio non identificato. E' stato perso tempo per estrarlo dalle lamiere, era in un camion dell'immondizia, fratture multiple da schiacciamento, esposte. GCS 3 e non siamo riusciti a sganciarlo sul posto.»
«Sganciarlo?»
«Il femore si è spezzato in due e gli ha perforato il torace: è impalato.» spiegò il paramedico.
«E' impalato su se stesso.» ripeté la Yang incredula e certamente entusiasta per il caso che le era appena capitato.
«Accartocciato su se stesso.» confermò Callie prima di portarlo dentro accompagnata dagli altri due.
I tre chirurghi si muovevano velocemente intenti ad auscultare e a valutare i danni. Nessuno di loro aveva mai visto niente del genere, perfino Owen che aveva prestato servizio come chirurgo d'urgenza in Iraq non sapeva come muoversi e a conferma di questo arrivarono Mark e Derek che restarono senza parole di fronte a quell'uomo con un femore a perforargli il torace. Anche Meredith si aggiunse alla squadra, ma chi attirò l'attenzione di Callie fu la ragazza insieme a lei.
«Sadie! – esclamò – Che ci fai qui?»
«Te l'ho detto che iniziavo a lavorare oggi.» rispose l'altra con tranquillità, per niente stupita di vederla lì.
«Voi due vi conoscete?» chiese Meredith, facendo passare lo sguardo dall'una all'altra.
«Direi proprio di sì.» la informò Sadie, strizzando l'occhio in direzione di Callie.
«Molto interessante, ma è il tuo primo giorno quindi perché non ti fai da parte?» si intromise in modo brusco Cristina, allontanando Sadie.
Callie riportò l'attenzione al suo paziente, cercando di ignorare il commento di Mark «Scommetto che non pensavi di rivederla così presto. Prenoto una stanza del medico di guardia per voi.»
Tutti quanti smisero di parlare mentre Hunt dava istruzioni su cosa fare, poi ripresero a muoversi. Sembravano un unico corpo. Dopo aver fatto le radiografie necessarie, si misero intorno all'uomo per estrarre l'osso dal torace; Callie iniziò a tirare, aiutata da Mark, mentre Meredith, Cristina e Sadie lo tenevano per le spalle, ma non appena l'osso fu fuori completamente l'uomo si svegliò per il dolore tremendo, cominciando ad urlare e generando un attimo di panico generale. Si prospettava davvero una giornata impegnativa.
 
*
 
Callie uscì dalla sala operatoria esausta e con gli occhi rossi e gonfi. Aveva appena dato spettacolo davanti a metà dei suoi colleghi, ma proprio non era riuscita ad evitare di scoppiare in lacrime dopo aver lavorato tutto il giorno in modo da trovare un sistema per non far perdere la gamba al suo paziente ed avergli ricostruito le ossa col titanio solo per poi vederlo morire su quel tavolo operatorio. Inoltre non era riuscita a parlare con Sadie tutto il giorno perciò ancora non sapeva con esattezza perché fosse lì e quali fossero i suoi rapporti con Meredith Grey. Quando la sera prima le aveva detto che aveva un'amica a Seattle non si sarebbe mai aspettata che potesse trattarsi della specializzanda e ancor meno avrebbe immaginato che si sarebbe trovata a lavorare di nuovo con una donna che si era portata a letto. Le sue relazioni in ospedale non erano mai finite bene e, nonostante con Sadie avesse passato solo una notte e praticamente non sapesse niente di lei, non voleva che finisse come con George o con Erica. Mark non contava, non lo aveva mai considerato una vera e propria storia, soprattutto perché le loro scappatelle nella stanza del medico di guardia erano puro e semplice divertimento per entrambi, nessuno dei due voleva avere un rapporto serio con l'altro: la loro era una grande amicizia e sarebbe rimasta tale. Questo non toglieva che sarebbero potuti ricapitare insieme in una delle stanzette del Seattle Grace.
Callie si infilò nella prima stanza che vide e si lasciò cadere pesantemente su uno dei letti. Era stato un turno estenuante e la crisi di nervi che aveva avuto non l'aiutava di certo a stare meglio, voleva solo dormire.
Naturalmente il suo desiderio fu infranto sul nascere quando dalla porta entrò Mark.
«Tutto bene?» chiese l'uomo.
«Va via, Mark, sono esausta.»
«Avanti, fammi spazio.»
La latina si spostò contro voglia per lasciare posto sufficiente affinché ci stesse anche il chirurgo plastico poi si voltò, premendo la faccia contro il cuscino.
«Stai meglio?» domandò ancora lui.
«No.» rispose con voce soffocata Callie.
«Voltati.»
«No.»
«Torres, voltati.»
Callie si girò su un fianco e guardò Mark con un'espressione contrariata in viso.
«Non mi va di parlare, Mark. Sono a pezzi, in tutti i sensi, e vorrei solo dormire o bere, ma se iniziassi con la tequila non smetterei più quindi lasciami dormire in pace.»
«Andiamo, devi ancora finire il discorso di stamattina e poi non dirmi che non vuoi parlare della nostra nuova matricola – insistette Sloan. Poi aggiunse – E piantala di pensare a Erica, non ti meritava.»
La latina fece un verso esasperato come per dire «E come pensi che possa riuscirci?»
In risposta alla sua muta domanda la porta si aprì di nuovo, rivelando la figura di Sadie e facendo comparire un sorrisetto divertito sulle labbra di Mark che senza dire una parola si alzò e uscì dalla stanza. Subito la bionda prese il suo posto e si mise di fianco a Callie, posandole una mano sulla spalla.
«Ciao.» la salutò la mora.
«Ciao, come stai?»
«Sono stanca, tanto.»
«Non sarà stata una giornata facile.»
«Infatti.»
«Mi dispiace per il tuo paziente.»
«Grazie.»
«Immagino che tu voglia sapere perché sono qui.» disse Sadie, introducendo l'argomento che sapeva interessare Callie.
«In effetti sì. Cioè ho capito che hai iniziato la specializzazione, ma perché non me l'hai detto?»
«Non me l'hai chiesto.»
«Già...»
La latina passò in rassegna gli argomenti di cui avevano parlato la sera prima e si accorse che effettivamente non le aveva chiesto di cosa si occupasse. Beh, dopotutto erano state impegnate a fare altro.
«Come conosci Meredith?» chiese allora Callie.
«Abbiamo girato insieme l'Europa prima della scuola di medicina. Da quanto ho capito io sono stata la sua prima Cristina.» spiegò Sadie.
«Wow, eravate amiche amiche allora.»
«Direi di sì.»
«E come mai vi siete perse di vista?»
«È una storia lunga, forse un giorno te la racconterò.»
«Certo che è piccolo il mondo. Chi l'avrebbe mai detto che una ragazza incontrata in un bar fosse l'ex gemella siamese di una delle specializzande con cui lavoro?»
«Hai detto gemella siamese?» chiese la bionda, ridendo.
«Si, è così che chiamiamo la Grey e la Yang: quelle due sono inseparabili.»
Sadie annuì, ripensando a quando erano lei e Meredith ad essere unite come nessun altro: Teschio e Salma, due impavide ragazze in giro per il mondo che non avevano paura di niente e nessuno. Le mancavano quei tempi.
«Comunque – riprese la matricola, riscuotendosi da quei pensieri – Sono venuta per risollevarti il morale.»
«Ah si?» domandò Callie, a cui sembrava essere passata all'improvviso tutta la stanchezza.
«Si.» confermò Sadie prima di baciarla dolcemente.
«Mi piace l'idea.» sussurrò la latina a pochi millimetri dalle sue labbra.
«Meglio non perdere tempo allora.»
 
*
 
Erano passate tre settimane da quando Callie aveva conosciuto Sadie e tra loro sembrava essere nato un meraviglioso rapporto, in cui le parole d'ordine erano semplicità e serenità. Le due passavano numeroso tempo insieme e si divertivano un mondo; la loro era una relazione fresca sulla quale non incombeva il peso di farla diventare una storia seria e ciò sembrava andare benissimo ad entrambe.
Finalmente Callie non pensava più alla Hahn e aveva riacquistato un po' di spensieratezza, e Sadie… beh, Sadie era felice di avere trovato un'alleata in quell'ospedale dove sembrava che tutti ne avessero bisogno, e poi la sua era un'alleata decisamente molto sexy. Le loro giornate al Seattle Grace, in effetti, non mancavano mai di una pausa nella stanza del medico di guardia, che riusciva a migliorare l'umore di entrambe; Mark ovviamente non perdeva occasione per sottolineare questo fatto e ogni volta si offriva per tenergli compagnia con l'unico risultato di ottenere delle occhiatacce da parte dell'amica.
Callie si stava togliendo il camice dopo un turno estenuante di dodici ore e non vedeva l'ora di tornare a casa per potersi finalmente rilassare e spegnere il cervello per qualche ora. Stava riponendo la maglia blu nell'armadietto quando si sentì cingere per i fianchi mentre un paio di labbra si chiusero intorno a un lembo di pelle sulla sua spalla.
«Ehi.»
«Ehi.»
Sadie iniziò a baciare ogni punto possibile della schiena di Callie mentre le slacciava il nodo dei pantaloni per riuscire a sfilarglieli con più facilità; la latina sorrise per la piacevole comparsa della ragazza. Era un modo decisamente fantastico per concludere la giornata.
Sadie la fece girare e ripeté la stessa operazione di poco prima con il collo della mora, lasciandole un segno rosso vicino alla clavicola. Callie gemette e la matricola si abbassò per baciarla poco sopra i seni. Abbassò le spalline del reggiseno rosa del chirurgo ortopedico per poi slacciarglielo e farlo cadere a terra; Sadie si chinò e prese a mordere il capezzolo destro della donna, che subito si fece più duro. La latina si abbandonò a quel tocco, portando indietro la testa e sospirando; intanto la bionda fece scivolare la mano lungo i suoi fianchi fino ad arrivare all'orlo degli slip, provocandole numerosi brividi. Era incredibile l'effetto che l'una aveva sull'altra. La matricola premette il suo corpo contro quello della mora, facendo andare in corto circuito il cervello di Callie la quale dovette appoggiarsi alle ante degli armadietti per reggersi in piedi. Continuava a tormentarsi il labbro inferiore per non urlare mentre Sadie si muoveva sempre più velocemente. Quando Callie non riuscì più a trattenersi se ne uscì con un «Oh dio, grazie.» facendo sorridere la più giovane.
Sadie si separò di poco da lei e le rivolse un sorriso raggiante, perdendosi negli occhi color cioccolato della donna che la guardavano con un'espressione soddisfatta e certamente entusiasta.
«Beh, questa sì che è una bella sorpresa.»
«Come poteva essere altrimenti?»
«Giusto – affermò la mora – Senti, che ne dici di venire a cena con me? Nulla di impegnativo – si affrettò ad aggiungere, vedendo la perplessità negli occhi dell'altra – Pensavo solo che avremmo potuto variare un po'; se non ti va per me non c'è problema, era solo un'idea, non devi accetta-»
«Credo che sia una fantastica idea.» disse Sadie, interrompendo il suo sproloquio.
Callie si sentì immediatamente più sollevata: quell'idea le era venuta all'improvviso e glielo aveva proposto senza pensarci, ma temeva che alla ragazza potesse non andare.
«Allora, facciamo domani alle otto? Non sarò reperibile.» chiese il chirurgo ortopedico.
«Perfetto.»
Le due si separarono definitivamente e Callie finì di vestirsi, poi si diressero verso l'uscita dell'ospedale per tornare insieme a casa della latina dove avevano intenzione di farsi una lunga doccia per eliminare tutto lo stress accumulato durante il giorno.
Callie sorrise felice mentre varcava le porte del Seattle Grace Hospital: forse la ruota della fortuna aveva deciso di girare in suo favore.
 
 
 
NdA: questa è una versione riveduta e corretta di una One-Shot pubblicata tempo fa con il titolo “Quando la fortuna gira”. Dopo aver ascoltato la canzone di Max Pezzali citata all’inizio ho però deciso di riprenderla in mano e di apportare qualche modifica alle descrizioni più accese – una l’ho eliminata direttamente – per poterla pubblicare anche in questa raccolta, rinominandola tra le altre cose con il titolo del brano sopracitato ossia “La volta buona” (ascoltatelo se ancora non lo avete fatto perché merita).
Qui vi lascio il link per la versione incensurata, modificata anch’essa nel titolo, se vi andasse di leggerla.
Grazie a tutti per essere arrivati fin qui, baci!
   
 
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