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Autore: NyxTNeko    14/04/2019    2 recensioni
Napoleone Bonaparte, un nome che tutti avranno letto almeno una volta sui libri di scuola.
C'è chi l'ha adorato, chi odiato, chi umiliato e chi glorificato.
Ma siamo sicuri di conoscerlo veramente? Come si sa la storia è scritta dai vincitori e lui, il più grande dei vincitori, perse la sua battaglia più importante.
Dietro la figura del generale vittorioso e dell'imperatore glorioso si nasconde un solitario, estremamente complesso, incompreso che ha condotto la sua lotta personale contro un mondo che opprime sogni, speranze e ambizioni.
Un uomo che, nonostante le calunnie, le accuse, vere e presunte, affascina tutt'ora per la sua mente brillante, per le straordinarie doti tattiche, strategiche e di pensiero.
Una figura storica la cui esistenza è stata un breve passaggio per la creazione di un'era completamente nuova in cui nulla sarebbe stato più lo stesso.
"Sono nato quando il paese stava morendo, trentamila francesi vomitati sulle nostre coste, ad affogare i troni della libertà in mari di sangue, tale fu l'odioso spettacolo che colse per primo il mio occhio. Le grida dei morenti, i brontolii degli oppressi, le lacrime di disperazione circondarono la mia culla sin dalla nascita".
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore, Periodo Napoleonico
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Capitolo 12 - Chi dice concorrenza, dice rivalità -

20 febbraio 1785

Nonostante l'atmosfera fosse più tranquilla, anche in quell'istituto, però, non mancavano gli aristocratici di turno che gli creavano non pochi fastidi, tra cui un certo Antoine Le Picard De Phélippeaux, di due anni più grande e suo acerrimo rivale - Vi sfiderò alla corsa, Buonaparte, e questa volta avrò la meglio su di voi - sbottò un giorno quell'aristocratico altezzoso, piombando come un fulmine nella biblioteca. Sapeva di trovarlo lì.

- Siete privo di fantasia, De Phélippeaux, non proponete nulla di nuovo - gli riferì atono il corso, alzando solamente gli occhi grigi - Ma accetto comunque la sfida, se questo vi soddisfa - rispose infine dopo un lungo e meditato silenzio. Si alzò in piedi, sollevando la testa, per via della differenza d'altezza, seppur minima, e lo guardò con aria di sfida.

- Sapevo che avreste accettato, è il vostro orgoglio da patriota corso ad impedire di rinunciare alle sfide - ridacchiò divertito il rivale, evitando di tenere troppo a lungo lo sguardo su di lui - Vi aspetto nella cavalerie tra dieci minuti - gli puntò il dito con l'intenzione di intimorirlo un po'.

- Posso seguirvi anche ora! - precisò il corso sicuro e freddo, senza mostrare alcun tentennamento - Non c'è bisogno che vi scaldiate così tanto

- Meglio per entrambi, così accorciate il momento della vostra sconfitta - esclamò convinto il rivale lanciandogli un'occhiataccia.

" Che illuso" pensò quasi ridendo il corso. Ricambiò il suo sguardo, fugace ma intenso, capace di ammutolirlo. Quel ragazzo lo aveva sfidato tantissime volte, ma non era mai riuscito a batterlo, seppur Antoine non fosse né uno sprovveduto, né tantomeno un incapace, tutt'altro, era senza dubbio uno degli studenti migliori dell'istituto. Provava una leggera invidia verso di lui, per i privilegi di cui godeva a causa dell'elevata condizione sociale da cui proveniva, per la sua popolarità, oltre che per le sue abilità straordinarie.

Pure Antoine ricambiava gli stessi sentimenti, specialmente da quando scoprì le elevate capacità di quel corso squattrinato, all'apparenza insignificante. Infatti non esitava a prenderlo in giro riguardo allo scarso profitto di alcune materie. Riusciva ad essergli alla pari se non addirittura superiore in altri determinati campi, nonostante fosse più giovane e ciò lo rendeva nervoso come non mai. Non ammetteva concorrenti. La rivalità era sempre aperta e quando c'era l'occasione di sfidarsi non si tiravano indietro, seppur consapevoli delle conseguenze successive.

Giunsero al luogo indicato da Antoine, Napoleone notò che l'arena di equitazione era completamente vuota, appena sistemata il suo sguardo, poi, si spostò e piantò verso i loro due cavalli, sellati, uno nero ed uno bianco, di razza araba, una delle razze equine più apprezzate per la resistenza, potenza e velocità.

Napoleone sapeva delle caratteristiche di quel destriero, l'incredibile lealtà nei confronti del padrone con il quale instaurava un forte legame. Tuttavia il suo carattere nevrile e vivace permetteva solo a pochi di poterlo cavalcare e chi meglio di un ribelle corso poteva farlo. Conosceva a fondo tutte le razze di cavallo ed ogni loro caratteristica, dalle origini di razza, pura o ibrida, fino ai trattamenti e attrezzature da utilizzare per renderli sempre sani, puliti, resistenti, per sellarli e curare il loro aspetto al meglio. 
 

- Come mai non avete portato con voi i vostri amichetti? - emise beffardo il corso, sulle labbra sottili si formò un sorrisetto - Avevate paura di mostrarvi ancora una volta un perdente di fronte a loro?

- Questa è una sfida che riguarda soltanto noi due, ecco tutto - si giustificò subitamente Antoine - Siete pronto Buonaparte ad assaggiare la polvere del mio splendido esemplare? - domandò, infine, con il suo stesso tono mordace.

- Non vedo l'ora, De Phélippeaux, anche se sarete voi a subire quella sorte!  - esclamò Napoleone montando a cavallo con grande sicurezza. Era deciso più che mai ad umiliarlo e toglierselo dai piedi una volta per tutte.

Prima di passare al galoppo vero e proprio, entrambi, al passo di trotto, eseguirono un paio di giri di prova intorno all'arena. A quel punto iniziò la sfida vera e propria, De Phélippeaux estrasse la pistola e sparò un colpo all'aria. Napoleone partì alla carica e, in completa sintonia con il suo arabo, si mise subito in vantaggio rispetto al rivale che, nonostante tutto, riusciva a tenergli testa.

- Siete migliorato, De Phelippeaux, i miei più sinceri complimenti - ammise stupito Napoleone.

- Mentre voi vi dedicavate alle vostre passioni più recondite, io mi sono allenato duramente per umiliarvi, per mostrarvi la mia superiorità - precisò l'altro.

- Fossi in voi non canterei vittoria prima del tempo - lo interruppe Napoleone stimolando il cavallo con gli speroni degli stivali - La sfida è appena iniziata - gli ricordò e si allontanò dal rivale sorridendo quasi sinistramente. Constatare i miglioramenti di De Phélippeaux lo stimolava a dare il massimo, infatti nelle precedenti sfide si annoiava perché vinceva con troppa facilità. Una scossa di eccitazione, mista ad un inebriante entusiasmo crescente lo invase e continuava a correre sicuro sul suo cavallo, il quale sembrava percepire e condividere il suo stato d'animo.

Il professore d'equitazione mentre sistemava i cavalli, si accorse che mancavano due arabi, uno bianco ed uno nero, ebbe dei sospetti e avvicinatosi alla zona di allenamento, udì provenire, scalpitii di cavalli in corsa. Intuì chi fossero i due ragazzi e li raggiunse per cercare di farli smettere. Napoleone e Antoine Le Picard non si resero conto della presenza del professore fino al momento in cui non se lo trovarono davanti, fermarono improvvisamente i cavalli per farli riposare e  per parlare con l'uomo, visibilmente nervoso. Non era la prima volta che coglieva in flagrante quei due scavezzacollo.

- Perché non mi avete riferito di queste vostre "sfide" come le denominate voi, i cavalli sono in vostra custodia, ma non vi appartengono - li rimproverò fissandoli entrambi, mentre questi si fulminavano a vicenda.

- È stata un'idea di De Phélippeaux, credevo avesse avuto un'autorizzazione da parte vostra, monsieur - rispose Napoleone senza mostrare un minimo di paura per quella situazione - Alla quale ho accettato, seppur controvoglia, almeno inizialmente... - ammise maliziosamente.

- Ah, se le cose stanno così, è ancora più grave, De Phélippeaux, non mi aspettavo un atteggiamento così sfrontato ed arrogante da parte vostra

- Il mio desiderio più grande è di voler schiacciare l'orgoglio irriducibile di Buonaparte fino a quando ne ho la possibilità, non posso sopportare che un parvenu corso mi umili in questo modo, è un affronto - spiegò il nobile gonfiandosi di vanità tipicamente aristocratica.

- Monsieur, è difficile da spiegare, ma è come se il mio istinto avesse preso possesso delle mie facoltà, era da tanto che non mi impegnavo così tanto in una sfida - si giustificò Napoleone, sovrapponendosi al rivale, oltraggiato dalla totale sfacciataggine del corso.

Il professore rimase colpito dall'affermazione di Napoleone in quanto conosceva l'incredibile agilità e abilità di quel giovane corso a cavallo: per quel ragazzo solitario e taciturno non era solamente un animale da trasporto, ma un vero amico di compagnia, di avventure, lo trattava con profondo rispetto, zelo e il destriero gli ubbidiva ciecamente. Era un vero appassionato, più e più volte ha voluto chiarimenti e spiegazioni su di essi. 

Inoltre era estremamente meticoloso e preciso nel colpire il bersaglio con il fucile o la pistola, per esempio durante le esercitazioni al tiro. Un po' meno, invece, quando si trattava della caccia nei boschi vicini alla struttura. Era in grado di usare sia la parte destra che sinistra del suo corpo senza grande fatica. I suoi risultati, dal punto di vista pratico, erano eccellenti. Gli aveva riferito di aver ricevuto le basi, specialmente nella sfera dell'equitazione, da suo padre, in quanto eccellente cavallerizzo, fin da bambino. Però voleva superarlo, essere migliore di lui, in quanto futuro ufficiale.

- Inoltre stavo quasi per superarlo - esclamò De Phélippeaux sbuffando - Questa è un'ingiustizia nei miei confronti e della mia famiglia!

- Sì certo, non sapete più dove appigliarvi e mettete in mezzo la famiglia, riferite piuttosto che non ce la facevate più...

- Come vi permettete! Sapete chi sono io o devo ripetervelo?

- Un grasso maiale seduto su di un mulo vecchio e malaticcio, ecco cosa siete

- Cosa?! Ripetetelo se ne avete il coraggio!

- Ehi, voi due, comportatevi da gentiluomini - s'intromise il professore tentando di fermare un probabile assalto fisico con le braccia.

- Il maiale più grasso mai apparso in Francia - ripeté Napoleone sogghignando, vederlo ribollire nel suo stesso brodo era una goduria. 

- E voi un ramo secco...un morto di fame - rinfacciò crudelmente, evidenziando la sua abitudine di mangiare poco o nulla.

- Sempre meglio di essere un suino non credete?

- Non è da uomini interrompere una sfida - sospirò infine il professore, cercando di mantenere la calma, quei due non riuscivano proprio ad andare d'accordo e l'unico modo per evitare qualche guaio era di non bloccare queste "competizioni" - Continuate pure, ma vi ricordo di non stancare troppo i cavalli! - ammonì per poi allontanarsi.

De Phélippeaux era decisamente migliorato nelle ultime settimane, Napoleone lo aveva in qualche modo "svegliato" dalla sua proverbiale pigrizia fisica, questo il professore lo aveva scorto immediatamente. Ma, se pure quest'ultimo avesse ottenuto un vantaggio notevole su Buonaparte, non sarebbe durato molto, poiché non aveva la resistenza fisica e mentale del corso, abituato a compiere sforzi e fatiche fin dalla tenera età, ritenuti oltretutto spregevoli agli occhi dell'alta nobiltà francese di cui Antoine Le Picard faceva parte.

Napoleone era ben conscio di ciò, per questo lasciò che il suo rivale acquistasse terreno e abbassasse la guardia gonfiandosi d'orgoglio e di presunzione, iniziando a lodare le sue straordinarie doti e i miglioramenti, ottenuti con il sudore della sua fronte e il sacrificio alle frivolezze e divertimenti mondani. Nel frattempo il corso attendeva, in silenzio, il momento propizio per superarlo, sapeva che a breve si sarebbe stancato e avrebbe rallentato, illudendosi di avere la vittoria in pugno. La situazione di svantaggio durò per una buona mezz'ora, come previsto il rivale rallentò, seppur per poco. Napoleone evitò di accelerare bruscamente pazientando ancora qualche istante.

- Vi siete stancato, Buonaparte?! - esclamò con presunzione De Phélippeaux - Sono diventato più veloce di voi, non è vero?

Il corso non rispose, ma colpì delicatamente, con lo sperone, il cavallo, accelerando leggermente il passo. Antoine, intuì che in realtà lo stava favorendo e si allontanò. Napoleone gli si mise dietro e continuava a galoppare a ritmo sostenuto. "A che gioco sta giocando?" si chiese osservandolo con la coda dell'occhio "Non devo sottovalutarlo neppure per un istante, è un tipo imprevedibile ed incredibilmente furbo" Anche Antoine rallentò al passo di galoppo e si ritrovò sulla destra il rivale che guardava dinanzi a sé - Vi conosco ormai, Buonaparte - precisò ghignando.

"Non credo proprio" si disse Napoleone che accennò un timido sorriso. Antoine stava cadendo inesorabilmente nella sua trappola.

- Che gara di corsa è se non corriamo? - chiese poco dopo Le Picard, stufo di quel ritmo da lumache.

- Avete ragione - confermò Napoleone - Penso di aver fatto riposare abbastanza i nostri cavalli

De Phélippeaux colmo di furore accelerò bruscamente sollevando un grande polverone, anche Napoleone fece altrettanto, ma a differenza sua non perse il controllo, rimase sempre cauto e pronto per superare il rivale e vincerlo. Nella confusione che si era generata con la terra sollevata Antoine, trascinato dall'euforia non lo vide più, credette di essere lontanissimo e corse a tutta birra per poi fermarsi stanchissimo.

- Siete arrivato, De Phélippeaux - esclamò il corso fermo poco più avanti rispetto a lui - Finalmente...

- Non...non è possibile! - bisbigliò Antoine furibondo saltando giù dall'animale - Eravate dietro di me!

- Vero, ma poi nel momento di caos avete perso il controllo delle vostre azioni e ciò vi è costato la vittoria - constatò Napoleone saltando agilmente da cavallo.

- Mi avete giocato una delle vostre tattiche, maledizione! - esclamò De Phélippeaux.

- Non ho fatto proprio nulla, stavolta

- Non prendetemi in giro - urlò inferocito e lo sollevò per il colletto della divisa - Avete rallentato ed accelerato di proposito per confondermi le idee...

- Io vi dato molte occasioni per vincere - s'infervorò Napoleone togliendo bruscamente le sue manacce di dosso - Invece di vantarvi del vostro indubbio miglioramento avreste dovuto restare prudente e approfittare degli eventi

- Tutti i miei allenamenti sono stati inutili! - sbraitò - Ma questa volta non finirà così, non vi lascerò la soddisfazione della piena vittoria - Un lampo brillò per un istante nei suoi occhi e poi gli lanciò un calcio al fianco con tutta la rabbia in corpo. Colto alla sprovvista Napoleone si toccò dolorante il punto colpito - Questo lo avete previsto, genio? - ridacchiò il rivale abbozzando un ghigno sinistro.

- Maledetto francese - sussurrò tra i denti, si riprese in fretta e gli rispose con un calcio al calcagno che fece cadere malamente a terra De Phélippeaux.

Questi si rialzò subito dopo e disse con aria provocatoria - Avrete anche vinto, Buonaparte, ma la vostra condizione non migliorerà mai, non sarete mai veri aristocratici, così come la vostra insulsa famiglia di provincia, dei veri eletti, seppur vi spacciate come tali, i vostri sforzi sono completamente inutili, mettetevelo in testa

Quell'insinuazione fu un affronto più bruciante della sfida appena conclusa, per il giovane corso, il quale sentì l'ira annebbiargli la mente e accecarlo, gli si buttò contro al pari di una belva che tenta di difendere il suo clan dagli attacchi nemici, e nel mentre lo colpiva ripetutamente con pugni in faccia, sul resto del corpo alternati ai calci, inveiva dicendogli - Azzardatevi un'altra volta a nominare la mia famiglia e non mi farò più scrupoli con voi francesi

Antoine riuscì a bloccare un pugno che gli avrebbe di sicuro spaccato i denti e lo fissò terrorizzato, non riusciva a capire da dove provenisse tutta quella forza e quella furia che aveva in corpo: era piccolo e gracile. Riuscì a contrattaccare e continuarono a picchiarsi per un bel po'. Era una vera e propria prova di resistenza, in cui avrebbe vinto solo chi avesse subito colpi meno potenti. Dal punto di vista fisico era decisamente robusto De Phélippeaux, ma Napoleone non gli risparmiò nulla, nonostante si fosse 'calmato' dalla sfuriata.

Avrebbero lottato fino a notte fonda se non fosse stato per un altro cadetto passava lì per caso Pierre-Marie-August Picot de Peccaduc, uno dei migliori studenti, il quale li vide azzuffarsi, si intromise fra loro per farli smettere. I due si voltarono all'unisono - Impicciatevi degli affari vostri! - gli urlarono, trovandosi d'accordo per una volta. Il giovane militare non intendeva muoversi, né allontanarsi, così picchiarono violentemente anche lui. Per puro miracolo riuscì a districarsi dai continui colpi e corse ad avvisare i professori che arrivarono in fretta e furia, riuscirono a staccarli non senza fatica e furono acquietati a suon di sberle.

Tuttavia la rivalità tra i due acerrimi nemici non si estinse finché rimasero nello stesso istituto, e seppur con minor frequenza, le sfide tra i due non diminuirono, seppur tenuti d'occhio costantemente. Circostanze storiche molto più complesse e decisive li faranno rincontrare dopo diversi anni.

   
 
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