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Autore: yozoranotenshi    14/04/2019    0 recensioni
criptogenètico agg. [comp. di cripto- e -genetico] (pl. m. -ci). – Di cui s’ignora la genesi, che ha origine sconosciuta.
Criptogenica. È così che si definisce Lea Moore, che ha appena completato la sua tesi di studi sulla genetica e i suoi vari campi d'applicazione. Oltre alla sua passione per le mutazioni, vi è un altro motivo per cui ha scelto di studiarle: lei, con i suoi occhi grigi, è una mutante.
Genere: Avventura, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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"Charles... è colpa mia. Angel, Darwin... è tutta colpa mia. Li avevi affidati a me ed io non sono stata in grado di proteggerli... Shawn aveva ragione: alle volte la sconfitta è peggio della morte. Come potrò convivere con questo dolore per tutta la vita? Se loro non ci sono più è solo..."

 

"Lea" 

 

Bastarono tre semplici lettere ad interrompere il mio monologo. Mi trovavo nel parco di Charles, dove la mattina i ragazzi correvano all'aria aperta, ed ero seduta ai piedi di un grande albero, rivolta verso un piccolo laghetto. Stavo parlando rivolta all'acqua, alle stelle, a qualsiasi cosa mi circondasse pur di non dovermi tenere tutto dentro. Ma quella voce l'avrei riconosciuta tra mille, l'unica in grado di calmare la tempesta che mi imperversava all'interno. 

 

Mi girai verso il suo possessore e fui grata per averlo conosciuto, nonostante tutto. Gli indicai il posto accanto a me con la mano e lui non se lo fece ripetere due volte, accomodandosi al mio fianco. 

 

"Non dovresti pensare quelle cose, Lea. Non possiamo cambiare ciò che è accaduto, ma possiamo fare in modo che il sacrificio di Darwin non sia sprecato"

 

"Lasciando andare Angel, ho già sprecato il suo sacrificio"

"Hai fatto semplicemente ciò che ritenevi più giusto per lei"

"E tu ritieni che per lei sia più giusto stare con Shawn?"

"Era una situazione complessa, Lea"

"Lo prendo come un no. Shawn mi ha detto delle cose, prima di andar via. Aveva ragione, Charles..."

"Cosa ti ha detto?"

"Alle volte la morte è meno dolorosa della sconfitta. Dalla sconfitta nasce il rimorso, la sensazione di non essere abbastanza. E tu, cara mia, finché starai qui non sarai mai abbastanza per poter difendere tutti loro" dissi con voce rotta dal pianto, mentre Charles poggiava il mio capo sulla sua spalla e mi stringeva a se. 

"Shawn ha dimenticato una cosa, Lea: la morte impedisce qualsiasi rimedio, la sconfitta no. Finché vivremo lotteremo contro di lui, esattamente come avrebbe voluto Darwin. Non possiamo permetterci il lusso di perdere, non lo dobbiamo solo all’umanità, o a noi stessi. Lo dobbiamo soprattutto al nostro amico, che ha lottato al nostro fianco ed è morto per ciò che riteneva giusto"

 

"Nonostante il casino in cui ci siamo cacciati, sono felice di averti conosciuto, Charles" gli dissi sincera, per cambiare un po' discorso e pensare finalmente ad altro, sapevo che aveva ragione eppure una voce (molto probabilmente quella di Shawn) mi faceva sentire davvero come una foglia che va in contro ad una folata di vento. 

"Questa serata ricorda molto quella della festa di John, vero?" continuò lui, intuendo le mie intenzioni, cosa per cui ancora una volta gli fui immensamente grata. 

"È vero, sta a guardare" attivai i miei poteri e tante piccole gocce iniziarono ad innalzarsi dal laghetto, dirigendosi pian piano verso la nostra direzione. Per lo sforzo i miei occhi si illuminarono riflettendo il tenue bagliore della luna piena, mentre Charles sorrideva godendosi quella visione. 

"Adesso è ancora più simile, non credi?" gli chiesi sorridendogli e lui fece lo stesso. 

"Decisamente si, Lea. E tu sei ancora più bella di quando ti ho conosciuta la prima volta"

"Mi farai arrossire così, smettila" gli dissi, portandomi una mano alle guance. Lui la raggiunse e la sostituì con la sua, fissandomi negli occhi. Io feci lo stesso, incapace di staccare lo sguardo dalle due calamite azzurre che aveva al posto degli occhi. 

"Credimi quando ti dico che non avrei voluto che tu facessi parte di tutto questo, che ti addossassi tutta questa responsabilità ed anche questo dolore, quando ti dico che non sopporterei mai che ti facessero del male e che non permetterò mai a nessuno di fartene, Lea. Sei preziosa per me"

 

Il cuore mi batteva forte, mi sentivo come una quattordicenne alla prima cotta, ignara di tutto ciò che mi circondava e di tutto ciò che accadeva intorno a me. E finalmente capii quanto quel ragazzo mi avesse fatto innamorare di lui, dei suoi occhi, dei suoi modi di fare e della sua capacità di saper dire le cose giuste al momento giusto. 

 

"Anche tu per me, Charles, non rimpiango nulla di ciò che ho vissuto con te. Non ho paura, con te"

 

"Non ti lascerò mai più sola" mi disse prima di posare le sue labbra sulle mie. Il bacio, prima casto, quasi timido, si fece sempre più intenso, quasi ripercorrendo la parabola dei miei sentimenti nei confronti del telepate.

 

“Non farlo, Charles, non so se sarei in grado di sopportarlo”

  
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