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Autore: Inevitabilmente_Dea    14/04/2019    1 recensioni
I Radurai, o quello che ne rimane, hanno finalmente attraversato il Pass Verticale che li ha catapultati in una nuova realtà che tutti ormai avevano dato per scomparsa.
Finalmente Elena, i Radurai e tutti gli altri Immuni hanno la possibilità di ricostruire la loro vita da zero, lontano dalle grinfie della W.I.C.K.E.D. e lontani dagli obbiettivi violenti del Braccio Destro.
Torture, esperimenti e sacrifici sono finalmente terminati.
Ora esiste solo una nuova vita da trascorrere in un luogo sicuro e privo di Eruzione. Un vero e proprio paradiso terrestre.
Ma se qualcosa arrivasse a turbare anche quello stato di quiete, minacciando nuovamente i ragazzi?
Se in realtà la corsa per la sopravvivenza non si fosse mai fermata?
Dopotutto nulla è mai come sembra.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gally, Minho, Newt, Nuovo personaggio, Teresa
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Mi voltai immediatamente e ritrovai Gally fisso con lo sguardo alle nostre spalle, come se anche lui avesse percepito il pericolo e volesse osservarlo con i suoi stessi occhi. Vidi il suo volto perdere colore e i suoi occhi spalancati dal terrore rispecchiavano le fiamme del fuoco che continuava a crescere attorno a noi.

Urlai al ragazzo, ma la voce mi si incastrò nella gola, costringendomi a tossire . Strinsi gli occhi annebbiati dal fumo e li strofinai, riuscendo solamente a farli bruciare ancora di più. 
Tirai Gally per un braccio, ma lui sembrò essersi pietrificato sul posto, lo sguardo ancora incatenato alle fiamme ardenti e le gambe tremanti fisse sul terreno.

Gridai il suo nome nel panico più totale e mi voltai verso i miei amici nella speranza che almeno loro potessero aiutarmi, ma ben presto realizzai di averli persi tra gli alberi. 
Diedi uno strattone al braccio del ragazzo, poi un altro ancora, urlai il suo nome e lo scossi, ma lui sembrava non riuscire a muoversi, pietrificato dal terrore.

Solo quando un altro albero vicino a noi prese fuoco Gally sembrò mostrare segni di vita. Il ragazzo indietreggiò spaventato e mi rivolse lo sguardo, tanto terrorizzato e confuso quanto lo era il mio. 
Poi tutto accadde velocemente: un albero vicino ad entrambi scoppiettò ed iniziò a cigolare in modo sinistro, prendendo fuoco e lanciando fiamme attorno a sé come una bomba. Sia io che Gally cademmo a terra per la sorpresa, ma quando io mi rialzai, lui non lo fece.

Mi ci volle qualche secondo per processare ciò che stava succedendo, ma le sue grida di dolore erano alte e chiare. Strabuzzai gli occhi quando vidi le fiamme avvolgere il ragazzo e continuare a bruciare sulla sua schiena. La mia mente si spense totalmente, rimanendo nera e vuota mentre le urla disumane del ragazzo continuavano ad incenerire il mio cuore.

Sentii le mie gambe tremare e la confusione prendere il sopravvento. Cosa dovevo fare? 
Continuai a voltarmi a destra e a sinistra nel tentativo di trovare qualcosa da gettare addosso al ragazzo, ma trovai solo aghi secchi che avrebbero causato l'effetto contrario a quello voluto.

Poi i miei occhi si posarono su un pezzo di terra nascosto da foglioline secche: al di sotto di esse si intravedeva uno strato spesso di muschio verde. 
Bingo. Pensai abbozzando un sorrisetto.

Senza attendere oltre mi fiondai sul muschio, scacciando via le foglie secche con violenza e velocità, poi una volta fatto risalire il verde in superficie mi voltai e corsi verso Gally, che nel frattempo aveva iniziato a rotolarsi sull'erba, urlando come un forsennato.

Non appena lo raggiunsi mi chinai su di lui e tentati di chiamare il suo nome, ma tra la confusione e il dolore lancinante il ragazzo non riuscì a sentirmi. 
Tentennante e con le braccia tremante allungai le mani verso la maglia del ragazzo, mugugnando e reprimendo l'istinto di ritirare subito i palmi quando il fuoco entrò in contatto con la mia pelle, bruciando immediatamente.

Iniziai a sudare freddo e soffocando uno strillo acuto tra i denti, afferrai Gally sotto le ascelle e iniziai a tirarlo verso lo strato di muschio, incanalando tutta la forza che avevo in corpo per contrastare il dimenarsi continuo del ragazzo che di certo non mi facilitava l'impresa.

Non appena fui sopra il muschio lasciai cadere il corpo pesante di Gally, che riprese a rotolarsi come un forsennato urlando a squarcia gola in quello che era il lamento più straziante e tormentato che io avessi mai sentito. Quando trovai di nuovo il coraggio di avvicinarmi al ragazzo, iniziai a battere le mie mani sulla sua schiena, in modo di attutire il fuoco e farlo cessare quanto prima.

Continuai a battere anche quando il fuoco prese a divorare la pelle dei miei palmi e non smisi di farlo finchè l'ultima scintilla non si spense sulla schiena di Gally.
Solo a quel punto mi permisi di cadere in ginocchio accanto al ragazzo e a rilasciare un singhiozzo soffocato, prodotto del terrore e dello shock momentanei. Non persi nemmeno tempo a controllare la condizione delle mie mani e subito gattonai il più vicino possibile al ragazzo che, con mio stupore, era ancora cosciente.

Lo rigirai a petto all'insù in modo che potesse respirare meglio, poi mi guardai attorno allarmata. Non avevo tempo per controllare lo stato delle sue ferite, nè di medicarle: prima dovevamo metterci in salvo e se non avessimo iniziato a muoverci, non saremmo stati capaci di vedere la fine di quell'inferno vivente.

Alzando prima un ginocchio e poi l'altro tirai su Gally che mi ruggì contro, accecato dal dolore. "Lo so, lo so..." mormorai cercando di far nascere un po' di spirito di lotta nel ragazzo. "Dobbiamo andarcene, Gally. Ora. Se ti sorreggo riesci a camminare?" domandai nella speranza che il ragazzo comprendesse a pieno le mie parole e mi dicesse proprio ciò che volevo sentire.

Osservai il suo volto madido di sudore e storto in una smorfia di dolore in attesa di ricevere una qualsiasi risposto, poi finalmente lo vidi annuire e mugugnare controvoglia, probabilmente lottando contro ogni cellula del suo corpo che gli diceva di abbandonarsi a terra ad aspettare che la sorte facesse il resto. Senza attendere oltre lo sollevai con fatica e iniziai a muovermi passo dopo passo, un braccio attorno alle costole di Gally e una mano intenta a sorreggere il suo arto che penzolava oltre la mia spalla. Tentai di aumentare la velocità dei miei movimenti, ma non feci altro che sprecare energia preziosa per senza nulla: il peso morto del ragazzo, mischiato al fumo che bloccava i miei polmoni come cemento armato, non faceva altro che annebbiare i miei sensi.

Ben presto mi ritrovai a boccheggiare in cerca di ossigeno, colta alla sprovvista dal fiatone. Potevo sentire il sudore infuocarsi sulla mia pelle ed evaporare immediatamente prima di lasciare il mio corpo per finire a terra; i miei occhi si erano fatti sempre più secchi e infuocati, bruciando come dannati; la mia mascella serrata nel tentativo di soffocare un grido di aiuto e panico; le mie gambe tremanti e sempre più incerte nel sostenere sia il mio peso che quello di Gally.

"Forza." mormorai al ragazzo, ma prendendolo anche come un incoraggiamento per me stessa.

Trascinai le mie gambe in avanti, lottando contro la voglia di abbandonare tutto e fermarmi a prendere un minuto di riposo, poi strizzai gli occhi nel tentativo di inumidirli quanto bastasse per rendere la mia vista meno sfocata. La testa prese a girarmi, sempre più pesante, e il petto venne perforato dai colpi di tosse sempre più frequenti, ma continuai per la mia strada, decisa a non mollare.

Mi guardai attorno velocemente e il panico diramò le sue radici nel mio petto quando mi accorsi che nemmeno tutti i miei sforzi erano serviti a guadagnare un pochino di vantaggio sul fuoco. Mi voltai nuovamente all'avanti giusto in tempo per cogliere una figura scura e sbiadita muoversi verso di noi. Dopo qualche secondo la figura sparì dietro alle sagome degli alberi, poi riapparve dal nulla, ma questa volta si era sdoppiata.

Sbattei le palpebre e per poco non incespicai: dovevo stare attenta a dove mettevo i piedi, non dovevo distrarmi. Così puntai di nuovo lo sguardo a terra, focalizzata sul'evitare radici scoperte e rami caduti, almeno finchè non sentii un grido propagarsi nell'aria.

Se i miei sensi non mi ingannavano e se ancora le mie orecchie erano funzionanti, il suono non era stato emesso da Gally ma era arrivato da qualche metro di distanza da noi, probabilmente da davanti, dato che dietro di noi regnava solo cenere, portata dalla distruzione causata dall'incendio attecchito dal fulmine.

Il mio sguardo attuò una circospezione veloce dello spazio che si protraeva per metri davanti a noi e colsi nuovamente il movimento di quelle due figure che avevo notato prima. Forse quella visione non era stata solo il frutto della mia immaginazione o disperazione, forse c'era veramente qualcuno che ci stava correndo incontro.

Stremata dalla fatica, ma animata dalla speranza, tirai un urlo disperato: "Aiuto!"

Feci un altro passo in avanti quando vidi le figure avvicinarsi sempre di più, la speranza e l'attaccamento alla vita mi stavano alimentando della forza necessaria ad uscire da quella situazione. Se quelle due figure non erano solo una mia visione, ma appartenevano veramente a qualcuno che era tornato indietro per venire a cercarci, allora forse c'era davvero una speranza. Continuai a muovermi in avanti, questa volta più velocemente, fino a quando la voce sommessa di Gally mi fece sussultare. Il ragazzo, che fino a quel momento era rimasto in un silenzio di tomba, aveva iniziato a mormorare qualcosa, ancora e ancora, ma solo dopo la quarta volta riuscii a comprendere le parole che aveva pronunciato: "Basta, ti prego."

Vidi il ragazzo alzare la mano libera in avanti e, con una fatica assurda, la allungò verso di me, senza però riuscire a sfiorarmi. Il braccio ricadde morto lungo il suo fianco, ma questa volta anche il resto del suo corpo sembrò cedere e le gambe del ragazzo si piegarono, abbandonando all'improvviso tutto il peso del ragazzo su di me. Mi gettai sotto di lui nel tentativo di afferrarlo al volo e cercai in tutti i modi di sorreggerlo, ma non riuscii a rimanere in equilibrio, cadendo di schiena sul terreno duro, che mi diede il colpo finale e, mischiato al peso del ragazzo sopra di me, mi tolse il respiro.

Il dolore non venne subito, ci fu infatti un sottile momento di pace in cui, come per magia, tutto sembrò svanire nel fumo, ma quando il tutto tornò alla normalità, tutte le sensazioni si riversarono sul mio corpo partendo da un punto ben preciso: la mia testa.

Il bruciore, il dolore, la fatica, il sudore, la mancanza di ossigeno... tutto esplose dentro di me con una forza micidiale che mi annebbiò la mente. Il mondo si fece pesante, offuscato; i colori iniziarono a mischiarsi tra di loro, oscillando sempre di più verso l'oscurità; le mie labbra si aprirono nel tentativo di chiamare il nome di Gally, ma rimasero immobili, la lingua rattrappita dalla secchezza; il cuore, dopo aver raggiunto il picco della sua velocità, aveva iniziato a calare e ora nelle mie orecchie rimbombava il suono di esso, come rintocchi secchi di un vecchio orologio.

Incanalai le mie ultime energie per sollevare le mani sul volto di Gally e alzarlo verso il mio. I suoi occhi erano chiusi, contornati dalle sue ciglia scure e la sua bocca era semiaperta, ma secca tanto quanto la mia. Assottigliando gli occhi riuscii a malapena a vedere le piccole e disordinate lentiggini che partivano dal suo naso e andavano poi a scomparire sulle sue guance in quel momento prive del loro colore naturale. Il volto del ragazzo mi fronteggiava pallido come il lenzuolo della morte e imperlato di sudore.

Un ultimo pensiero attraversò la mia mente prima di cedere al dolce cullare delle tenebre: dopo tutte le battaglie e le sofferenze affrontate, era questo che il destino aveva in serbo per me?

Pensavo sarei morta corrosa dai miei stessi sentimenti, ma apparentemente sarebbe stato il fuoco esterno a ridurmi in cenere.







 

Il mio risveglio non avvenne in modo particolarmente tranquillo, nè graduale: i miei occhi si spalancarono al suono di un urlo acuto.

Prima ancora che riuscissi a capire cosa stesse succedendo scattai a sedere e il mio primo istinto fu di agitare un braccio nel vuoto, intento a colpire forse l'aria o forse la causa del dolore che sentivo provenire dalla mia mano destra. Il mio pugno apparentemente centrò qualcosa di duro e un altro grido, questa volta più profondo, fendette l'aria, unendosi all'altro grido acuto che non era mai cessato.

L'urlo non finí finchè una mano non si posò sulle mie labbra, serrandole e interrompendo quel suono, facendomi rendere conto solo in quell'istante che ero io l'artefice di quel lamento acuto.

Sbattei le palpebre pesanti e nonostante avessi gli occhi aperti da un pezzo, solo in quel momento venni catapultata nella realtà e iniziai realmente a vedere il mondo intorno a me.

Mi guardai attorno: ero stesa a terra su un prato verde e rigoglioso, totalmente in contrasto con il terreno su cui ero svenuta durante l'incendio; l'aria era fresca attorno a me o, ancora meglio, addosso a me, dato che i miei vestiti erano totalmente bagnati, in particolare la parte superiore del mio corpo; le mie narici inalavano ossigeno libero da ogni sorta di fumo, nonostante potessi ancora captare la puzza di bruciato e l'odore insopportabile carne cotta.

Mi voltai lentamente verso sinistra e incrociai lo sguardo di due occhi azzurri e premurosi: quelli di Stephen. Sbattei le palpebre e annuii leggermente, facendogli segno che ero tranquilla e che poteva togliere il suo palmo ancora appoggiato sulla mia bocca.

Come richiesto il ragazzo scivolò via e mi si inginocchiò accanto, squadrandomi attentamente. Feci per bombardarlo di domande, quando un mugugno appena accentuato attirò la mia attenzione dalla parte opposta. Mi girai a destra e notai il corpo di Minho rannicchiato di fianco a me, intento a tenersi la mascella tra le mani, come se volesse prevenire la sua caduta improvvisa.

Corrugai la fronte e mi guardai il pugno, comprendendo all'istante che ero stata io a colpire il ragazzo per sbaglio. Quando dischiusi le nocche e voltai la mano per osservare il mio palmo, rimasi allibita alla sua vista: la maggior parte del mio strato superficiale di pelle era stata corrosa, lasciando intravedere sotto una patina viscida di sangue, mista ad un'acquiccia giallognola e maleodorante.

Aprii la bocca in una smorfia di dolore e disgusto, poi allontanai il palmo, lasciando perdere quella vista orribile. Mi concentrai di nuovo su Stephen, archiviando per un secondo la "questione Minho": mi sarei scusata col ragazzo più tardi, prima dovevo sbrigare altre questioni più importanti.

Mi girai nuovamente verso Stephen, pronta a sommergerlo di domande, quando all'improvviso mi torno in mente la figura sofferente di Gally e tutte le domande che volevo fare sparirono e si fusero tutte in una: "Dov'è Gally?" chiesi preoccupata.

Stephen mi osservò per qualche istante, forse cercando le parole giuste per rispondere. Alla fine il ragazzo decise di fare un singolo cenno con il mento, indicando alle sue spalle e poi facendosi lentamente da parte, permettendomi solo di vedere la sagoma di Jorge e Brenda, girati di spalle e chini su un corpo steso a terra.

Senza attendere altro, mi sollevai in piedi cercando di non fare troppo peso sulle mani ancora doloranti, poi affrettai il passo ancora incerto e tremante verso le tre figure situate vicino ad un laghetto calmo e pulito.

Jorge mi scorse con la coda dell'occhio e subito toccò la spalla di Brenda, indicandomi con un cenno di mento. Vidi la ragazza voltarsi di profilo e osservarmi con attenzione, mordendosi un labbro forse per concentrarsi meglio. Poi il volto della ragazza si rilassò e si fece velocemente da parte, permettendomi di vedere il volto a tratti rosso e a tratti nero di Gally.

Il ragazzo aveva ancora gli occhi serrati, le labbra invece erano schiuse in una smorfia di dolore. Il petto si alzava e si abbassava velocemente, facendomi capire che stesse prendendo dei respiri corri e veloci. 
Quando il ragazzo emise un lamento soffocato, simile ad un singhiozzo, compresi che fosse sveglio.

"Non fa altro che svenire e rivenire per colpa del dolore." spiegò Jorge con un tono preoccupato. "Abbiamo provato a immergerlo nel lago per diminuire il dolore, ma sembra non funzionare. Se non lo curiamo gli prenderà un'infezione e questa è l'ultima cosa che ci serve."

*Angolo autrice*

Salve Pive!
Sí, sono viva e sí, mi dispiace tantissimo per questi mesi di silenzio assordante.
Potrei starvi a spiegare le mille cose che mi sono successe o potrei semplicemente scusarmi per quest'assenza.
In questi mesi ho cambiato molto della mia vita... dopo essere tornata dall'America ho capito tante cose su di me, su quello che voglio essere e quello che voglio fare. 
Ho preso alcune decisioni giuste, altre stupide, però diciamo che per ora sono in una fase abbastanza tranquilla della mia vita, anche se super impegnata.
Sto prendendo la patente, sto andando in palestra per migliorarmi fisicamente, sto studiando molto per arrivare a prendere un buon voto alla maturità e sto anche passando più tempo coi miei amici e il mio ragazzo. Pensate che mi sono perfino creata una nuova cerchia di amici e ho conosciuto molte persone nuove.
Insomma, ho dato una svolta alla mia vita. 
Quindi no, non sono stata tutti questi mesi a girarmi i pollici, ma ho fatto qualcosa di costruttivo.

Detto ciò, passiamo a ciò che vi interessa davvero: hai intenzione di smettere il libro? No, nope, nein, noh.
Quindi riprenderai a pubblicare come prima? Ehm, no... purtroppo tutti questi impegni mi impediscono di scrivere quotidianamente come facevo prima e di certo al momento ho la testa un po' altrove.
Peró prevedo che quest'estate le pubblicazioni saranno più rapide, almeno finché non andrò all'università.

Detto ciò... come vi sembra il capitolo? 
Qualche novitá che vi sono successe e che volete raccontarmi? 
Impressioni, domande, insulti e consigli che volete dedicarmi? 
Come sempre sono tutt'orecchi!

Dalla vostra Elena ♥️

   
 
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