“ Hayama? “ lo chiamò lei mentre lui ancora in classe in piedi appoggiato alla finestra pensava
“ Hm? “ fu la risposta di lui che nel guardarla come sempre rimase  imbambolato
“ Cosa ci fai ancora in classe le lezioni sono finite già da quindici minuti “ avvicinandosi  al ragazzo appoggiandosi  con il fondo schiena sul banco dinanzi a lui
“ Stavo pensando al mio esame di domani e mi sono distratto” Mentì
“ Sei preoccupato?”
“ Non più del dovuto”
Dolce come sempre, lei vorrebbe dargli sostegno e tranquillizzarlo si siede meglio sul banco accavallando le gambe, lui ha la divisa scolastica,  lei la divisa da ginnastica con body nero a maniche lunghe e gonnellina bianca
“ Kurata ci pensi mai al futuro?” dice avanzando un paio di passi verso di lei
“ Cero! Mi vedo una grande stella ” ridacchiò “E tu Hayama come ti vedi?” rispose facendo scendere la gamba accavallata
“ Perso, meccanico, freddo.” Ammise lui avvicinandosi ancora un po’
Lei lo guardò sorpresa, come poteva sentirsi così dopo tutto quello che avevano passato insieme, credeva di essere riuscita a modificare il suo carattere almeno un po’
“ Vorrei chiederti una cosa Kurata, inmodo da cambiare il mio futuro una volta per tutte” ammette audacie
No! non di nuovo non mi chiederà  mica di ucciderlo
“ Dimmi “ sussurra intimorita
Un secondo, un battito di ciglia e lui annulla quella distanza, le gambe di Lei leggermente divaricate per far posto al corpo di lui che come un ladro prende possesso di qualcosa che non gli appartiene, immobile lei con le mani a modi preghiera sul petto, lui che non le lascia via d’uscita con le mani poggiate sul bano ad entrambi i lati attorno a lei
“ Avrei potuto baciarti ancora” sussurra a due centimetri dalle sue labbra “annullala tu questa distanza Sana”
Ed è il tramonto alle spalle di lui a incantarla, e sono gli occhi brillanti i lei che punta dritto ad un mare d’ambra, non si muove non ha paura, non ne ha mai avuta
Capisce quella preghiera, capisce quel ritardo voluto, la spettava, e a tutto pensava fuorché alla gara
Vuoi un futuro diverso, che ci appartiene.
Libera le mani congiunte per avvolgere il collo di lui, “così non avrai freddo” dice
Lo avvicina a se ancora un po’ a se, “così  non ti sentirai perso” incalza
E gli sfiora le labbra con le sue , “così non sarai più meccanico” sussurra prima che anche lui la stringa forte e si perda tra le sue labbra, che sfiori per la prima volta la sua lingua
Le gambe di lei bloccano lui
La mani di lui bloccano lei
Come una morsa da non poter  lasciare 
“ Akito?” chiama timidamente lei
“ Sana? ” risponde sicuro lui
“il mio futro…”
“Il tuo futuro?”
“ lo vedo solo con te, sarò la TUA stella”
“ Mi pare ovvio…”