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Autore: ONLYKORINE    15/04/2019    0 recensioni
Gideon informa Gwen di aver trovato una lettera che parla di loro alla corte del Re Sole. Quindi, per garantire il continuum, devono assolutamente andare in Francia per vedere cosa è successo...
Contest di 3000 parole.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlotte Montrose, Gideon de Villiers, Gwendolyn Shepherd
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-I personaggi sono di proprietà dell'autrice Kerstin Gier  e l'opera, di mia invenzione, è stata scritta senza scopo di lucro

Finalmente soli

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“Carissima mon ami Amelie,

quanto ci sei mancata, ieri, al ballo in maschera a Versailles!

Il nostro sovrano è stato incantevole e quando ha aperto le danze ballando la gavotta, io mi sono addirittura commossa.

Le maschere, che da voci di servitù sembra fossero più di tremila, erano di una bellezza inaudita e il ballo veramente ben riuscito.

…ti scrivo anche per narrarti di un fatto così bizzarro a cui abbiamo assistito io e Monsier Pontcarrè mentre eravamo in giardino ad assistere ai fuochi …”

29 settembre 2018

Gideon era pensieroso. Lo era da giorni.

“Potremmo programmare tre ore sulla luna per il prossimo salto, cosa dici?” quando Gideon annuì alla mia proposta, capii che non mi stava ascoltando. Cosa stava succedendo?

Xemerius ridacchiò mentre dondolava sul lampadario. Non alzai neanche lo sguardo e lui si offese. “Pensa a un’altra. Lo so.” Gli lanciai un’occhiataccia e il doccione rise svolazzando sulla libreria. “Sapevo che mi avresti guardato! Lo sapevo!” non potei fare a meno di sorridere e tornai a guardare Gideon, seduto sul divano.

“Tesoro…” iniziai sedendomi accanto a lui. “Mi sembri un po’… pensieroso” gli accarezzai i capelli e cercai di metterlo a suo agio. Gideon si sporse verso di me e mi prese il viso fra le mani. Quando mi baciò non opposi resistenza, ma non riuscii a lasciarmi andare. “Ti va di raccontarmi ciò che ti preoccupa?” lui sospirò e si passò una mano fra i capelli, scompigliandoli. Sentii Xemerius sbuffare rumorosamente e abbandonare la stanza attraverso il muro, lasciando una macchia d’umidità sull’intonaco.

“Prometti che non ti arrabbierai?” mmm, se iniziavamo così… Annuii più per curiosità che per rassicurarlo. “I Guardiani…” iniziò. Doppio mmm.

I Guardiani, ossia quella congregazione segreta che da quasi mille anni monitorava i viaggi nel tempo e i portatori del gene che permetteva di trasmigrare nel passato, erano per me l’equivalente di una setta satanica.

Quando si scoprì che fossi io l’ultima viaggiatrice e non mia cugina Charlotte, i Guardiani avevano iniziato a parlare di segreti, cronografi rubati, potere superiore e talmente tante altre cose che il mio primo mese da viaggiatrice nel tempo fu veramente stressante. Quando poi abbiamo smascherato il Conte di Saint Germain che era tutt’altro che il nobile uomo che proferivano i Guardiani, loro si sono sentiti un po’ spaesati. Effettivamente, dover rendersi conto che ciò che voleva il Conte non fosse il bene bel mondo, ma solo il proprio, li aveva messi in crisi.

Il Conte aveva tentato di uccidere me e Gideon, era subdolo, cattivo e altamente misogino, ma aveva una gran mente ed era sempre un passo avanti a noi, nonostante vivesse nel diciottesimo secolo, così quando morì qualche sospiro di sollievo l’avevo tirato anch’io.

Solo che da quel momento, decaduta la loro priorità, ossia salvare il mondo, i Guardiani si ritrovarono senza nulla da fare e iniziarono a starci addosso ancor di più. Se prima dovevamo render loro conto di tutto ciò che facevamo, dopo divenne peggio. Non poteva succederci più niente, con il Conte fuori dai giochi, ma due adepti ci seguivano dappertutto ed erano costantemente fuori dalla porta di casa mia, dall’appartamento di Gideon, dall’università e dallo studio dove lui faceva praticantato. Anche in quel momento c’erano due adepti poco lontano da noi, non eravamo mai soli. Io li odiavo più di prima. Non potevamo fare niente.

Gideon continuò “Sono venuti a conoscenza di una lettera in cui si parla della nostra presenza a Versailles, quindi vogliono che andiamo là per...” in Francia? Ma se non potevamo mai andare da nessuna parte! Non ci muovevamo mai da Londra, non potevamo essere noi. Probabilmente qualcuno doveva aver visto Gideon quando… “Forse la lettera si riferisce a quando sei andato da Madame d’Urfé per prelevare il suo sangue, per via del secondo cronografo…” ma lui scosse la testa.

“No, è stato prima. Nella lettera si parla del 1669” La geneportatrice francese doveva esser nata dopo quella data, ma non ne ero sicura, così non dissi niente. “Mmm, prima della rivoluzione francese, giusto?” Dopo aver studiato a scuola con il professor Whitman, alias il Conte di Saint Germain, storia non era proprio il mio argomento preferito, anche se avrebbe dovuto essere proprio il contrario.

Gideon annuì “Sì. Il regno di Luigi XIV, il Re Sole” per fortuna, lui, come mia cugina d’altronde, era cresciuto fra lezioni di cultura, storia, scherma, portamento, balletto e tutte quelle cose lì che dovevano servire a non smascherarli. Annuii anch’io. Non che conoscessi il Re Sole bene quanto lui.

“Quindi dobbiamo andare in Francia?” mi stavo già elettrizzando all’idea di quel viaggio fuori programma, quando mi ricordai come avesse introdotto l’argomento.

“Perché dovrei arrabbiarmi?” chiesi quindi sospettosa. Gideon si morse il labbro inferiore. Lo faceva sempre quando era nervoso “Perché è Charlotte che ci ha contattato dicendo che ha trovato la lettera. Vuole che andiamo là…”

Charlotte! Mi innervosii e mi alzai di scatto dal divano. Charlotte, la mia carissima cugina, quella bella, colta, che sapeva parlare otto lingue, campionessa di arti marziali e, nondimeno, innamoratissima di Gideon, voleva che andassimo in Francia dove lei viveva da cinque anni? Mai!

Ma se lei aveva capito così bene di non farsi più vedere, perché avremmo dovuto andare noi da lei? Però la Francia… Non ero mai stata fuori dall’Inghilterra e la storia dei salti nel tempo erano una scocciatura per organizzare una vacanza. Sarebbe stata un’occasione d’oro. Però vedere Charlotte…

“E tu come lo sai che è stata lei a trovare questa lettera?” ero convinta che fosse un modo per farci perdere tempo e cercare di rivedere Gideon. Nessuno sapeva quanto Charlotte fosse insulsa, a parte me. Loro avevano sempre visto il suo lato ‘carino’ e non la conoscevano veramente.

“Mi ha scritto una mail” confessò Gideon. Continuava a guardarmi senza abbassare lo sguardo. C’è da dire che l’educazione da principino superiore che aveva ricevuto aveva il suo fascino. Non riuscivo mai a dirgli di no. Ma non mi aveva detto che Charlotte gli aveva scritto! “Una mail?” chiesi quindi, alzando un sopracciglio.

Lo sguardo di Gideon traballò e lui non fu così sicuro. “Diciamo più di una” oh, più di una? Alzai ancora un sopracciglio. Lui scattò in piedi. “Le ho detto di no, all’inizio. Che non avremmo preso in considerazione la cosa, ma poi…” oddio, poi cosa? “Poi?” chiesi quindi “Lei… È stata insistente. Ha detto che avrebbe convinto i Guardiani e…” cioè? Lo aveva ricattato? “Quindi hai ceduto?” lui alzò le spalle.

“Hai sempre detto di voler andare in Francia” si difese lui. Ma mica da Charlotte! Però non potevo dirlo ad alta voce, sarei sembrata un’immatura. E poi, era vero: volevo andare in Francia. “Non può spedirci la lettera?” così giusto per essere sicuri che non fosse una trappola. Stavolta alzò lui un sopracciglio. Oh, cavolo!

“Se parliamo noi con i Guardiani, possiamo organizzare il viaggio. Potremmo fare i turisti. DA SOLI. Se invece ci costringono, bisognerà fare come vogliono loro” Sì, Gideon aveva perfettamente ragione. Purtroppo succedeva spesso. Non volevo cedere, ma l’idea di passare un po’ di tempo da soli, mi piaceva.

“Ci penserò” dissi alla fine. Mancava una settimana al mio compleanno, ma non volevo passarlo con Charlotte! Che poi era anche il suo di compleanno e io non volevo farmi, di nuovo, mettere in ombra dalla ‘perfetta’ Charlotte.

***

Il giorno dopo ricevetti una mail da Charlotte. C’era da dire che era tenace. Lessi le poche righe che mi scriveva dove mi chiedeva di non opporre resistenza al viaggio e si dimostrava persino felice di incontrarmi. Felice! Non ci sarei cascata.

I Guardiani erano tutti convinti del fatto che fosse una cosa di elevato interesse e continuavano ad insistere sull’importanza di questo salto temporale proprio adesso. Parlavano di Continuum e di quanto fosse importante non interferire con il passato. Anche mia mamma, secondo me convinta da zio Falk, cercò di convincermi a partire e alla fine, ebbi tutti contro: anche i miei fratelli e Leslie mi chiesero di assecondare i Guardiani per non sentire più nominare la Francia.

***

Quando partimmo, dopo un’organizzazione degna di una operazione a cuore aperto, io ero ancora arrabbiata con Gideon. Mi sentivo ingannata ed ero altamente infastidita da tutti. Neanche l’improvvisa gaiezza di Madame Rossini, riuscì a smuovermi dalla mia posizione. Neanche quell’abito fantastico che mi faceva sentire una principessa… Ma in fin dei conti stavo andando in Francia e lì i reali non è che avessero fatto una bella fine…

“Gwenny!” Charlotte alzò una mano per salutarci quando la limousine si fermò davanti ad una villetta alla periferia di Versailles. Era casa di Charlotte? Cioè, eravamo a casa sua? “Perché siamo qui?” chiesi a Gideon che si mordeva ancora il labbro e ai due adepti che pensarono bene di guardare per terra. Oh, stupendo.

Scendemmo tutti e Charlotte, con la sua chioma rossa di capelli che svolazzava neanche fosse la pubblicità del balsamo, ci venne incontro sorridendo. Ero già pronta a fulminarla con lo sguardo se si fosse avvicinata troppo a Gideon, quando dietro di lei mi apparve Mr. Marley, l’adepto che avevo conosciuto e mi aveva scortato per Temple quando avevo iniziato a viaggiare nel tempo.

“Marley?” quasi gridai. Ero contenta di vederlo. Aveva lasciato i Guardiani e io non lo vedevo da tantissimo tempo. Lui mi sorrise, di un sorriso molto più rilassato di otto anni prima e mi porse la mano. “Come stai, Gwendolyn?” subito dopo averlo salutato anche Charlotte mi raggiunse per salutarmi. Feci buon viso a cattivo gioco ma effettivamente non ce ne fu bisogno, in quanto mia cugina mi sorrise di un sorriso che non le avevo mai visto e mi abbracciò affettuosa. Ci rimasi quasi male. Chi era questa qui? E che fine aveva fatto la vera Charlotte? Il mio sguardo doveva essere trasparente perché Marley mi disse sottovoce “Da quando non vive più con Mrs Glenda, Charlotte sembra un’altra persona.” Cavolo, bastava allontanarla dalla madre per far sì che fosse una persona normale?

Venni così informata che avremmo soggiornato a casa di Charlotte e Gyles, ossia Mr Marley, e che loro stavano insieme da due anni. Sorrisi. Era fantastico. Charlotte stava con un altro. Non voleva provarci con Gideon. Non ci avrebbe provato con lui. Ma il mio sorriso sparì quando ci dissero che avremmo fatto il salto temporale quella sera, ossia il giorno del mio compleanno. Sbuffai. Perché doveva essere proprio il giorno del mio compleanno? Perché subito? Nessuno mi diede risposta se non ‘è giusto così’. Era sempre così. Pensavano che bastasse informare Gideon e tutto era a posto. Come quando avevo sedici anni.

***

“Poi dovrete spiegarmi come riuscite ad accedere anche a posti impossibili come questo” dissi al Guardiano Maggiore che ci accompagnava, attraversando un salone dentro la Reggia di Versailles. Gli adepti ci seguivano con il cronografo. “Chi avete corrotto stavolta?” nessuno mi diede risposta anche perché, me ne accorsi da sola, ero piuttosto infantile.

Il mio vestito, come già sapevo, era fantastico, aveva tantissime sfumature di azzurro e si intonava con i miei occhi. Quando mi ero guardata allo specchio, nel camerino improvvisato di Madame Rossini, non ero riuscita a non esaltarmi. Mi stava davvero bene. E immagino che anche Gideon stesse benissimo. Anche il suo costume doveva essere intonato all’azzurro, ma aveva ancora il mantello con il cappuccio, che si sarebbe tolto poco prima di saltare.

Io dovevo essere la solita sorella putativa di Gideon, visto che chiamarla ‘parente povera’ era troppo gravoso per l’epoca, così nessuno si sarebbe sorpreso a vederci insieme per tutta la sera. L’etichetta era una cosa che ancora non mi entrava in testa, così avevo annuito e non avevo fatto domande.

Sarei stata chiunque volessero loro. L’importante è che fossi riuscita a vedere Parigi il giorno dopo, da sola, con Gideon. Avevo una gran voglia di fare la turista. Potevo accettare di essere Miss Germary o Mademoiselle Germary, per tre ore, sorridere alle matrone e anche ballare il minuetto. Si ballava il minuetto in Francia? Speravo di sì. Era l’unico ballo che avessi imparato.

Quando Gideon mi prese la mano e mi guardò negli occhi, mi scordai di essere arrabbiata con lui. Ok, avrebbe potuto essere una bella serata. Era il mio compleanno, dopotutto. Il mio umore svanì quando vidi entrare nel salone anche Charlotte e lei, dopo averlo cercato con lo sguardo, si diresse verso di noi e Gideon si allontanò da me per avvicinarsi a lei. Li osservai scambiarsi qualche frase sottovoce e poi vidi Gideon annuire e sorridere. La gelosia si impossessò di me. Mi diressi velocemente verso il cronografo e pigiai il mio dito nell’incavo giusto e sentii l’ago bucarmi la pelle. Quando la stanza si illuminò di rosso, vidi Gideon voltarsi sorpreso verso di me prima di sparire nel 1669.

Mi ritrovai nello stesso salone da dove ero partita. Solo che alle pareti c’erano lampade con candele vere e sui muri dei veri affreschi. Mi avvicinai per guardarne uno. Sbuffai quando quel maledetto vestito mi impedì i movimenti. Passavo i pomeriggi trasmigrando a casa di Lucy e Paul, i miei veri genitori, e non c’era mai bisogno di indossare vestiti d’epoca, così era passato un bel po’ di tempo da quando avevo avuto a che fare con corsetti e ampie gonne e non mi sentivo proprio a mio agio.

Dopo neanche due minuti, Gideon comparve dietro di me. Aveva un vestito stranissimo: una specie di calzamaglia con un gonnellino azzurro e un sacco di pizzi intorno, anche la sua blusa era piena di pizzo. Oddio, dovetti trattenere una risatina, perché era davvero buffo. Per non parlare delle scarpe! Avevano un tacco più alto di quelle che portavo io tutti i giorni! E poi la sua parrucca! Oh, mamma mia, era un ricettacolo di boccoli stretti stretti che gli cadevano sulle spalle ma, dannazione, stava bene anche così!

“Dovevi aspettarmi. Devo saltare prima io per assicurarmi che la strada sia libera” dichiarò un po’ nervoso. “Ce l’abbiamo fatta lo stesso, no? Sei carino addobbato così, penso che mia sorella Caroline avesse una bambola con un vestito come il tuo, da piccola” ridacchiai guardandolo mentre lo indicavo con il dito e lui sbuffò. So che odiava i vestiti d’epoca ed effettivamente, stavolta, non potevo dargli torto. Ma questa volta era colpa sua. Mi guardò senza dire niente e insieme ci incamminammo verso il corridoio.

Prima di seguire la musica e il baccano della festa, Gideon tirò fuori due maschere e mi aiutò ad indossare la mia. Lo sentii sospirare mentre legava il nastrino dietro la mia testa, dove Madame Rossini aveva insistito per mettere del pizzo, e io sorrisi perché sapevo cosa stava pensando della scollatura del mio vestito. Già, questa volta ero stata più fortunata io con l’autenticità dei costumi: scollature generose con corsetti che mi avrebbero ucciso se non fossero stati fabbricati con materiali del XXI secolo, mentre lui sembrava una ballerina con tutti i pizzi e le trine che aveva addosso.

Quando entrammo nel salone della festa rimasi senza parole. Il locale era grandissimo, ma nonostante ciò, gremito di gente, gente mascherata. La musica, suonata da una vera orchestra, era deliziosa e vidi anche il re, dopo che Gideon me lo ebbe indicato, aprire le danze ballando con una dama che non ero sicura fosse la sua consorte.

Il Re Sole era un gran ballerino: eseguì delle coreografie da far invidia a molta gente del nostro tempo e quando finì il ballo dovetti trattenermi dal battere le mani, da tanto ero colpita.

Scendemmo in pista anche noi e ballammo un minuetto insieme ad altri ballerini e io constatai con sollievo non solo di ricordarmi i passi ma di saperlo ballare anche molto bene. Non sbagliai niente, anche quando ci scambiammo di posto, e nel minuetto succede più volte, non mi misi mai in ridicolo. Alla fine del ballo ero accaldata, ma contenta.

Quando Gideon andò a prendere da bere, lasciandomi sul bordo della pista, mi scontrai con una dama con una maschera rosa. “Oh, mi perdoni, sono piuttosto sbadata.” Non ero sicura di poter parlare con qualcuno che non mi fosse stato presentato, ma essendo una festa in maschera, pensai che l’etichetta fosse meno rigida del solito e scambiai qualche battuta con quella giovane donna che mi sembrava così simpatica.

Gideon ci trovò a chiacchierare come vecchie comari e la salutai nel migliore dei modi, chiamandola ‘mademoiselle’, lei rise e si presentò come ‘Madame Pontcarrè’ e mi indicò addirittura il marito.

Non volendo sembrare maleducata dissi “Noi veniamo dall’Inghilterra, sono Miss Ger…” mi scordai il nome che dovevo dire e quando mi passò davanti una donna che assomigliava tantissimo a lady Gaga, mi sfuggì un ‘Miss Germanotta’ senza volere. Lei mi guardò in maniera curiosa, giustamente, e poi guardò Gideon.

“Lui invece è un mio vecchio amico d’infanzia, Mr… “ guardai Gideon che mi guardava stranito scuotendo la testa. Quasi mi arrabbiai. Non avrei detto di nuovo di essere la parente povera, avevo cambiato idea, non avremmo rivisto quella donna, potevamo essere chi volevamo. Così dissi il nome con cui lo chiamava Caroline. “Lui è Mr Gollum” vidi lo sforzo che fece lui per restare serio.

“Scusate, raggiungo mio marito in giardino, sono accaldata.” Madame Pontcarrè ci scaricò con nonchalance, sventolandosi il viso arrossato.

Gideon rideva ancora quando mi porse il bicchiere. “Andiamo in giardino anche noi? Fra poco ci saranno i fuochi…” i fuochi? Cioè, era il 1669 e facevano i fuochi artificiali? Il Re Sole era un grande.

“Sei ancora arrabbiata?” scossi la testa. Era vero. La serata era piacevole e io mi stavo divertendo. E poi eravamo da soli dopo tanto tempo.

“Allora pensavo… Visto che è il tuo ventiquattresimo compleanno e che finalmente siamo soli…” fuori in giardino, quando i primi fuochi esplosero in cielo, Gideon si inginocchiò davanti a me e mi mostrò l’anello più bello che avessi mai visto.

“… avresti dovuto vedere, Amelie, come Mademoiselle Germanotta pianse e abbracciò Monsier Gollum dicendo di sì.

Chissà come devono essere affollate le feste in Inghilterra per considerarsi ‘finalmente soli’ ad un ballo del nostro sovrano!”

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*** Fanfiction scritta per un contest riguardante un ballo in maschera del Re Sole. Spero vi piaccia :-)
   
 
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