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Autore: Bloody Wolf    16/04/2019    5 recensioni
[FrostIron | Death!Character | Angst | Hurt!Comfort ]
Una storia dalle note cariche di dolore e di sofferenza, una storia senza un lieto fine in cui Stark si ritroverà ad affrontare qualcosa di addirittura più grande degli dei, affiancato da un Dio che, a differenza di altri, non lo guarda con pietà.
Chiunque decida di leggere questo scritto lo prego di leggere le note iniziali per farsi un'idea di che cosa leggerà.
Grazie.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Tony Stark/Iron Man
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Note a fine capitolo perchè se arriverete fino in fondo piangerete assieme a me T.T
| Parole: 4957 | The End |
 
6.

“I vigliacchi muoiono molte volte prima della loro morte.

L’uomo coraggioso non ha l’esperienza della morte che una volta sola.”

-Shakespeare-

 

Tony era rannicchiato nel letto, sotterrato da coperte di ogni genere mentre, seduto comodamente di fianco a lui, c'era Loki.

Era passato un intero giorno da quando era andato a fare visita a quel posto che osannava la potenza degli dei e, se il suo corpo continuava a deperirsi a vista d'occhio, la sua mente correva a ricordare quelle guglie dorate e a quel poco che aveva potuto vedere in quelle poche ore che era rimasto lì, uno spettatore silenzioso e senza alcuna domanda di fronte all'architettura degli dei.

“Piccolo cervo ora capisco il perché dei tuoi dispetti da diva…”

Loki distolse lo sguardo dal libro che stava leggendo con attenzione, portò per un attimo lo sguardo di fronte a sé per poi, lentamente, spostarlo sul corpo ormai inesistente del moro.

Alzò un sopracciglio e aspettò che l'altro continuasse a parlare.

“Asgard è bellissima: fiori ovunque, oro a perdita d'occhio e la magnificenza di un regno che era stato immenso, sparsa in ogni singolo angolo ed edificio…”

L'uomo si fermò per tossire un paio di volte, cercò di restare calmo prendendo dei bei respiri prima di continuare quel discorso che il dio non voleva interrompere.

“C'è qualcosa che stona in tutto quello, tutto troppo a mio avviso… sei cresciuto in un posto triste, un luogo in cui il passato fa più rumore del presente. Sei cresciuto dove le gesta fanno più di qualsiasi altra cosa ma immagino che tu sia sempre stato differente… più ragionevole che abile a compiere gesta di alcun tipo.”

Stark spuntò dalle coperte per girare il volto e puntare gli occhi in quelli verdi che lo guardavano con un cipiglio divertito in volto.

Il dio alzò gli occhi al cielo e tornò a leggere, posando distrattamente, una mano sul fianco del malato.

“Da quando tutta questa profonda introspezione nei miei confronti, Stark?”

L'umano ridacchiò girandosi in quelle coperte per poter, sotto a quel caldo peso, guardare quella creatura che lo stava lentamente accompagnando verso la morte. Era difficile muoversi con quelle maledette flebo attaccate al braccio, era difficile stare perennemente attenti che quell’ago non si sfilasse oppure che quelle cannette si piegassero impedendo al cortisone di scorrergli nel sangue come l’acqua di un fiume che scorre inevitabilmente verso il mare.

Era difficile perché non aveva più la forza per farlo, per sopportare tutto quello schifo…

Il suo corpo stava cedendo ma la sua mente cercava, attraverso quella presenza inaspettata, di rimanere ancorato a quella realtà carica di sofferenza focalizzandosi sui quei piccoli gesti a cui non era abituato ma che, inspiegabilmente, gli scaldavano il cuore.

Sbuffò divertito a quella battuta che l’altro gli aveva lanciato come una provocazione, sapeva quanto il dio amasse giocare a fargli scoprire le carte, così si ritrovò a chiudere gli occhi prima di fare la sua mossa; una leggera fitta allo stomaco lo obbligò a farlo gemere di dolore prima di permettergli di parlare nuovamente.

“Sono certo che sia colpa della malattia, non credi Bambi?”

Loki guardò nuovamente quell'odioso vendicatore e si ritrovò ad annuire a quell'idea, decidendo di ribattere nonostante che le loro mani si fossero sfiorate e che, momentaneamente, i loro indici fossero intrecciati.

“Una malattia che dura da sempre quindi… se lo avessi saputo prima non mi sarei nemmeno soffermato qui...”

Il genio ridacchiò con gli occhi lucidi, non aveva nemmeno più la forza di alzarsi da quel letto ma loro rimanevano quelli del loro primo incontro: strafottenti e con la battuta facile.

I loro sguardi si incatenarono per alcuni secondi, secondi dove sembrava che il tempo si fosse fermato, dove non c’era nulla oltre a loro due, non c’era quella malattia, non c’era Iron Man e non c’era nemmeno il Dio delle Menzogne, c’erano solo loro, due anime maledette che solo alla fine del percorso di una delle due si erano accidentalmente scontrate, fondendosi alla ricerca di quel calore che le univa.

“Loki...”

L’uomo negò spostando lo sguardo e sospirando addolorato, era una verità, era una sensazione che permeava l’aria fin dal loro ritorno da Asgard, come una matassa di filo che si era posata sullo sterno di entrambe come a ricordargli che il tempo delle fiabe era finito, era scomparso, svanito come la cenere che da lì a pochi giorni avrebbe ricoperto la bara di Stark.

Il dio si ritrovò a chiudere il libro con un rumore secco, le pagine che sbattevano tra loro con una violenza quasi inaudita, fissò quelle pagine con ardore prima di respirare e parlare evitando accuratamente quello sguardo debole e vacuo.

“Lo so, Stark… lo so, lo percepisco.”

Tony strinse gli occhi resi umidi da alcune lacrime che, lente, stavano cercando di scivolare dalle sue lunghe ciglia. Tossì nuovamente ma, prima di parlare, allungò una mano e la appoggiò con una debole stretta su quella del Dio che distava a pochi millimetri dalla sua.

“FRIDAY voglio che tu elimini tutte le registrazioni che hai eseguito da qui agli ultimi tre mesi, nessuno deve sapere di Loki, nessuno deve vederlo nella sua forma originale, nessuno deve sentire quelle parole oltre a me…”

Il dio si ritrovò a spalancare leggermente gli occhi e fissare le iridi chiare in quelle del moro che, deliziato da quella leggera sorpresa disegnata su quel volto bellissimo, si ritrovò a sorridergli in maniera rassicurante.

“Non mi importa se vorrai dire agli Avengers ciò che hai fatto per me o meno, non mi importa che loro sappiano perché non ti crederebbero mai e...”

Tony ricominciò a tossire spostando il volto contro il materasso cercando di darsi un contegno per riuscire, in qualche modo, a finire quelle frasi che sentiva di dovergli dirgli dal profondo del proprio cuore.

“…So che non è molto ma, voglio morire sapendo che io ho infranto un po' di quella corazza che circondava lo spesso cuore di quel tessitore di menzogne che non sei altro.”

L’angolo della bocca del Dio si innalzò in un chiaro segno di divertimento, quella battuta, quel semplice volersi mostrare per l’ennesima volta bravo e utile a qualcosa portò la mente di Loki a porsi una domanda semplice quanto veritiera:

Se non fosse stato malato, le loro anime tormentate e le loro storie così differenti si sarebbero mai scontrate ed intrecciate?

La risposta pareva nascosta in quei loro sguardi e sorrisi rubati, la morte li avrebbe già divisi e il Valhalla avrebbe accolto quel guerriero con calore, grandi banchetti si sarebbero consumati ma come in un presagio, nella mente del dio si fece largo l’immagine dell’umano che, seduto ed immobile in mezzo alla sala, si guardava attorno alla ricerca di qualcosa o di qualcuno.

Un’immagine dolorosa di un uomo che se ne rimaneva lì, una lugubre figura grigia in mezzo alla moltitudine dei colori del cielo e della terra.

Loki si ritrovò a ricambiare quella stretta, strinse le proprie dita su quella mano accertandosi di non fargli troppo male, era caldo contro il suo palmo e le ossa erano pronunciate anche su quelle mani che avevano creato così tanto per quella razza umana…

“Voglio andare in ospedale, non voglio che vengano qui, che rovinino tutto ciò che abbiamo creato… assieme.”

Il dio si mostrò impassibile a quella richiesta, Stark stava davvero decidendo di lasciarsi tutto alle spalle? Quell’improvviso cambio di rotta lo fece riflettere sulle parole dell’umano.

Stava cercando di conservare al più lungo possibile quel loro incontro, scontro forse, quel qualcosa che insieme in quei pochi mesi avevano creato. Era un’emozione fortissima perchè qualcuno di così fragile e debole era riuscito dove in millenni tanti avevano fallito, Tony era riuscito là dove solo la sua amata Sigyn era giunta.

Si specchiava in quelle iridi morenti e nel ricordo di quelle di lei poteva rivedere quella forza che gli stava facendo affrontare quella morte, una forza che andava oltre ad ogni cosa, una potenza inaudita di spirito che li portava a combattere fino alla fine per non lasciarlo completamente da solo.

Era doloroso per il dio ricordare la sua amata ed affiancarla al genio, avevano entrambe quello scintillio vivace negli occhi un guizzo che sebbene le Norne li avesse affiancati ad un mostro come lui, loro non erano per nulla spaventati da esso…

“Stark non devi farlo per me, so badare a me stesso.”

Tony ridacchiò con occhi resi scavati e circondati da un alone scuro e rossastro vicino alle palpebre, sbuffò aria dal naso prima di rispondere a quelle parole che era consapevole fossero solo un modo per ripararsi da quel dolore che, comunque, sarebbe arrivato.

“Lo so perfettamente vossignoria, ed è per questo che vorrei che per una buona volta sia qualcun altro ad occuparsi di te.”

Si preoccupava davvero di lui, ci teneva davvero…

Si spostò posando le proprie labbra sulla fronte del moro, stirò le labbra in un leggero sorriso prima di annuire e parlare senza lasciare quella mano calda.

“E sia se è ciò che desideri.”

FRIDAY si mise a parlare chiamando l’ambulanza per il trasporto in ospedale del miliardario.

“Voglio che tu sia in grado di andare avanti, Loki...”

Il dio ridacchiò mostrando quella dentatura perfetta e annuì a quella leggera preoccupazione che velava ogni singola parola che veniva sussurrata dalla bocca del miliardario.

Il momento di serietà venne interrotto da un'ultima frecciatina da parte dell'uomo.

“Se fossi in salute, Piccolo Cervo, non saremmo qui a parlare… meglio che io non ci pensi.”

Loki alzò per l'ennesima volta in quell'ultimo periodo, gli occhi al cielo mentre un leggero sbuffò lasciava la sua bocca, divertito ed annoiato da quel modo di fare nella stessa misura.

“Verrò con te.”

Tony si ritrovò a specchiarsi in quegli occhi e, non senza alcuna fatica, sì ritrovò a negare con la testa.

“Non preoccuparti, se Thor ti vede….”

Loki bloccò quelle parole rubandogli un leggero bacio a fior di labbra, uno sfregamento di pelle ruvida e secca, un semplice quanto sofferto contatto.

“Il pentapalmo non mi riconoscerà, sono bravo con le illusioni.”

Stark strinse le sopracciglia incuriosito da quell'affermazione ma si ritrovò a negare con la testa, era strano avere a che fare con Loki ma lo riempiva di brio.

“Ti prego solo di non trasformati in un muscoloso virile vichingo…”

Loki si alzò dal letto abbandonando quel loro covo fatto di dolore e sentimento, le loro mani si accompagnarono seguendosi fino a quando il dio non fu ormai ad un passo dal letto con il capo verso di lui, atto ad imprimersi quell’ultimo leggero contatto tra loro. Era straziante sentire il distacco e sapere che quello sarebbe stato davvero l’ultimo e sofferto tocco tra loro.

Camminò lungo tutto il corridoio cercando di darsi un contegno, arrivò alla porta della casa dove, qualcuno, stava bussando con insistenza.

Loki aprì la porta spalancando la porta e, sorridendo all'infermiere che si stava accomodando, ascoltò le parole dell'uomo.

“Signorina siamo stati chiamati per trasportare un malato terminale in ospedale. Lei è?”

Loki si spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e annuì prima di muoversi facendo il percorso a ritroso fino a giungere nuovamente al limite di quella stanza decidendo di non entrare per dare spazio a quelle persone.

“Mi segua, sono un'amica che era passata a trovarlo.”

***

Erano passati due giorni da quando Tony era stato portato in ospedale, la stanza aveva le pareti bianche, i macchinari che gli avevano collegato producevano un continuo e fastidioso ronzio, l'avevano attaccato anche ad una macchina per aiutarlo a respirare che gli copriva il volto con una mascherina trasparente.

Tony era stato sedato ma riusciva, nei pochi momenti in cui riusciva a tenere gli occhi aperti, a parlare e a pensare ritrovandosi pentito di ogni singolo secondo che stava sprecando lì dentro, lì dove era solo un mero numero, lì dove non c'erano mani fresche ad aiutarlo e a salvarlo.

Una lacrima solitaria solcò la sua guancia e cadde sul cuscino producendo, nelle orecchie dell'uomo, un rumore straziante e doloroso forse in maniera maggiore di quel cancro che ormai lo aveva ucciso.

“Stark… devo sapere che fare con tutto….”

Fury era entrato nella stanza con il suo classico passo militare eppure agli occhi del malato c'era qualcosa in lui che stonava, una sorta di peso che quelle parole dovevano portare, come se non volesse trovarsi in quel posto ed affrontare quell'eroe che, infine, era caduto.

Tony stirò dolorosamente le labbra in un sorriso e cercò di parlare ingoiando un po’ di saliva.

“FRIDAY sa già tutto, monocolo.”

L'uomo portò le braccia ad incrociarsi sul petto e, sbuffando addolorato, tornò a parlare verso quell'eroe su cui nessuno avrebbe mai scommesso all'inizio.

“Non sei cambiato eh, non mi aspettavo che tu durassi tanto nella tua folle crociata contro la malattia eppure…. Sei riuscito a durare tre mesi in isolamento.”

Il genio ridacchiò consapevole che quello fosse solo ciò che gli aveva fatto credere, aveva visitato Asgard ed aveva convissuto con quel Dio dispotico e facilmente irascibile quale era Loki.

Non era mai stato solo altrimenti non avrebbe mai resistito così tanto, non avrebbe avuto un motivo per resistere così tanto.

Un'infermiera entrò in stanza invitando l'uomo ad andarsene, i parametri vitali di Stark stavano scendendo, lentamente ed inesorabilmente andavano a spegnersi.

“Ha espresso il desiderio di rimanere solo e i monitor parlano chiaro, signore. Deve uscire dalla stanza, qui rispettiamo gli ultimi desideri dei malati, la prego.”

I due uscirono e la porta venne chiusa con un rumore sordo ed ovattato, come se nemmeno lei avesse voluto disturbare quegli ultimi respiri.

Loki apparve nella stanza, decidendo di restare nella penombra che creava quella porta chiusa, rispettoso di quel desiderio che Tony aveva sussurrato ai medici mentre veniva sistemato su quel lettino d'ospedale.

Incrociò le braccia al petto e rimase lì, statuario ed immutabile come lo scorrere del tempo.

Passarono alcuni minuti che parvero infiniti, gli occhi del dio non si spostarono mai dall'osservare quel pavimento che, improvvisamente, risultava più interessante degli occhi del moro, mai avrebbe pensato che affrontare la dipartita di qualcuno fosse così difficile…

Quando Sigyn si era spenta aveva dato la colpa al suo essere giovane per quel tumulto di emozioni che gli avevano scassato il petto per la loro intensità ma ora, secoli dopo che Morte gliela aveva strappata dalle sue braccia che scusa si sarebbe inventato per affrontare tutto quello?

Il suo amabile cervello doppiogiochista cosa avrebbe elaborato per nascondere quella morte a se stesso?

Niente.

La scena si ripeteva simile ma differente ma rimaneva allo stesso modo dolorosa, li aveva assistiti entrambe, li aveva visti spegnersi in quegli ultimi barlumi di serenità che restava loro.

“Avvicinati...”

Gli occhi verdi del dio si puntarono immediatamente su quelli stanchi e distrutti dell’umano, si ritrovò a sorridere malinconico portandosi a sedere vicino a lui.

“Non prendo ordini da te, Stark… non ti entrerà mai in quel cervello poco evoluto che ti ritrovi.”

Stirò le labbra semplicemente a quella frecciatina mentre con una mano resa debole dalla malattia cercava quella fresca del Dio.

Loki si ritrovò a stringere quella mano fra le sue, chiuse gli occhi e poggiò la fronte contro quella dell’uomo, i loro respiri erano gli unici suoni oltre al rumore incessante delle macchine.

Grazie.

Il dio non seppe dire se disse o meno quella parola ad alta voce, non percepì il proprio tono e la propria lingua che si muoveva ma il leggero sorriso stampato sul volto di Tony sembrava ricordargli che le aveva dette, che le aveva sussurrate in quel breve lasso di distanza che separava le anime dei due.

Due guerrieri, due anime perse, due incompresi e due emarginati.

Tu tum. Tu tum. Tu tum…

Tony chiuse gli occhi sospirando stanco di quel corpo che non aveva la resistenza per restare lì, a godersi quei momenti rubati a quella creatura millenaria che lo aveva accompagnato lungo tutto quel tortuoso labirinto di morte.

Loki si ritrovò immobile fronte contro fronte ad ascoltare quel leggero battito che si stava spegnendo, era straziante sentirlo così forte e chiaro, sembrava quasi che esso fosse all’interno di sé, delle sue di carni.

Tu tum. Tu tum…

La mano libera di Loki andò ad artigliarsi al letto e semplicemente rimase lì, mentre l’altra ancora reggeva, con attenzione e dedizione, quella di Stark che, anche se di poco, stava cercando di stringerlo a sé come a volersi sincerare che anche in quell’ultimo momento lui ci fosse.

Quante volte aveva finto di morire solo per ingannare chi gli stava accanto? Due? Tre? O forse quattro?

Come aveva potuto essere così tanto cieco da non sentire quello che faceva?

Tu Tum…

L’immobilità circondava ogni singolo oggetto all’interno di quella spoglia stanza, tutti gli Avengers erano seduti fuori da quella stanza con gli occhi puntati sul medico che osservava i parametri vitali del grande Iron Man.

Non mancava nessuno, erano tutti disarmati, senza alcuna divisa a nasconderli, nessuna maschera a proteggerli da quel dolore…

“No, no, no, no! Non posso! Lasciatemi vedere il signor Stark!”

Peter si era lanciato verso quella porta mentre le lacrime stavano solcando il suo volto da alcuni minuti; erano giunti lì, in quella desolata località tutti assieme, consapevoli di ciò che stava per succedere, erano rimasti lì per quei due lunghi giorni senza poter fare nulla, inermi contro qualcosa di troppo potente anche per tutti loro riuniti.

Happy si era messo in mezzo tra Peter e quella porta, lo aveva afferrato e, semplicemente, lo aveva abbracciato cercando inutilmente di farlo calmare.

Il giovane Spider Man scoppiò a piangere, sfogandosi contro quell’uomo che lo stava abbracciando, quell’appoggio che per Tony era importante. C’erano davvero tutti…

Steve era seduto su una delle poltroncine, aveva la testa bassa e fissava il pavimento con sofferenza, Natasha e Barton se ne rimanevano affianco al loro capitano, anche loro in silenzio e con il capo chino; Banner era poggiato ad una delle finestre e guardava fuori, incapace di trattenere le lacrime e di impedire a se stesso tremare ricoperto di quel dolore straziante che anche Hulk avvertiva; Thor era immobile mentre fissava quel legno che li divideva dal loro amico ma nonostante tutto glielo si leggeva in volto il dolore che stava patendo…

Erano davvero tutti lì per il signor Stark.

Tum.

Loki spalancò gli occhi nel percepire quel freddo e silenzioso ultimo rumore che proveniva dal cuore di Tony, aprì la bocca cercando qualcosa da dire ma si ritrovò ad avvertire la leggera pressione della mano dell’umano che veniva a meno, ricadeva su quelle candide lenzuola con leggero tonfo.

Raddrizzò la schiena allontanandosi da quella fronte distesa e si ritrovò a scontrarsi con l’espressione di un uomo felice: i tratti erano distesi, soavi nel richiamo della morte…

Qualcosa di bagnato gli cadde sulle mani e lo obbligò a guardare in basso, lasciò che le proprie mani scivolassero verso le proprie guance ritrovandosi ad asciugarle da quelle lacrime che erano sfuggite alla maschera del dio degli inganni.

Addio.”

***

Peter si mosse con passo lento e doloroso per andare a posare una rosa sulla bara di quell’uomo che lo aveva reso ciò che era diventato.

“Grazie mille, Signor Stark… Non la deluderò, vedrà.”

Tornò al suo posto vicino a sua zia May piangendo lacrime silenziose ritrovandosi ad osservare quanta gente stesse commemorando quell’uomo che aveva fatto di tutto per risanarsi da una vita di crimini di guerra e di produzione di armi.

Tony aveva fatto tanto per tutti, era rimasto quando tutti avevano mollato la spugna, aveva combattuto anche quando nessuna mossa sembrava quella giusta ma il destino era stato avverso con lui e lo aveva semplicemente fatto cadere da quel posto privilegiato che occupava nel cuore di tutti loro.

Peter si ritrovò a guardare una donna dai lunghi capelli neri e dai grandi occhi verdi mentre si chinava e lasciava cadere la propria rosa bianca in quella fossa, non seppe spiegare il perché con precisione ma alla vista di lei gli occhi di Peter si riempirono nuovamente di lacrime incapace di trattenere quella malinconia che lo aveva colto all’improvviso.

 

Tornò a mettersi dove era stato fino a quel momento, in piedi a lato di tutta la funzione ad osservare ed ascoltare cercando di rimanere distaccato da tutto, cercando di non lasciare crollare quella maschera perfetta che era riuscito a rimettersi.

“Pensavi che non ti avrei riconosciuto, fratello?”

Thor si sedette sullo scalino vicino a Lady Loki, si passò una mano tra i corti capelli ed imprecò negando con il capo, era stato un duro colpo anche per lui ma mai avrebbe immaginato ciò che correva nel petto e nell’animo del fratello.

In fondo non lo aveva mai messo a nudo, Thor non era mai riuscito a guardare il suo vero volto eppure era diventato piuttosto bravo a capirlo…

“Non devi fingere con me. So che ci tenevi a lui ma so che mancherà anche a me.”

Loki chiuse gli occhi, avrebbe voluto rimanere da solo, lontano da tutta quella pietà e perbenismo da cui l’uomo si era giustamente allontanato ma in quel preciso momento la presenza fisica del biondo portò conforto nella mente confusa del dio.

“Stark, non è lui, è Tony Stark.”

Thor si ritrovò ad alzare lo sguardo osservando il profilo dell’illusione che suo fratello aveva costruito in maniera perfetta, era una donna bellissima ma aveva comunque gli occhi lucidi mentre fissava quella fossa dove la bara e il corpo di quell’umano valoroso erano stati adagiati.

“I morti non sono tali fino a quando qualcuno li chiama per nome, Thor.”

Si voltò il dio degli inganni per fronteggiare quel fratello tanto odiato, si ritrovò a prendere un bel respiro prima di parlare con tono deciso.

“Riportami ad Asgard, sono un fuggiasco dopotutto.”

Thor si alzò in piedi e annuì nonostante si fosse accorto che, negli occhi del fratello mancava quella scintilla di combattività e di ingenio che lo caratterizzava, i suoi occhi sembravano essersi spenti assieme a quell’uomo che stavano piangendo.

Loki ci aveva pensato e l’unica saggia soluzione a cui era giunto era quella di farsi trovare, di farsi riportare là dove almeno aveva un tetto sopra la testa, là dove avrebbe potuto leccarsi quella ferita che si ostinava a nascondere anche a sè stesso.

***

La cella era accogliente per il Dio, forse perché aveva deciso spontaneamente di tornare ad Asgard, consapevole di ciò che stava per affrontare.

Non sapeva quantificare quanto tempo fosse passato da quando Thor lo aveva portato lì senza alcuna catena od obbligo, il tempo nelle segrete si perdeva nei meandri di esse, rimaneva una sfumatura grigiastra su quei muri scoloriti.

Non era sicuro che gli mancasse, non ne era certo ma qualcosa lo tratteneva dall’impazzire e quel qualcosa era il ricordo del sorriso di scherno di Tony. Quel ricordo che ora sapeva di amaro sulla sua bocca con quel loro leggero sfiorarsi di labbra, carne contro carne.

Si passò una mano sugli occhi stanchi e doloranti per le notti insonni che stava passando, il suo stomaco rifiutava il cibo facendoglielo capire attraverso una perenne e leggera nausea alla vista di esso.

Ogni volta che chiudeva gli occhi ripassava con lo sguardo il profilo dell’umano, ogni singolo suo modo di fare, ogni sfumatura di quella mente acuminata e geniale, ogni tortura che aveva patito in quei mesi per orgoglio e si ritrovava a gemere prima di aprire nuovamente gli occhi colmi di lacrime.

Una guardia si ritrovò a comandare al figlio adottivo di rendersi presentabile a Padre Tutto per un’udienza e lui semplicemente ubbidì, si mosse con calma, passo dopo passo facendo arrabbiare quella guardia che, di per sé, non c’entrava nulla. Gli sfuggì un leggero sorrisetto, soddisfatto di quel suo “dispetto”.

“Loki Odinson, figlio mio.”

L'ingannatore ridacchiò a quel cognome ma si mise eretto, fiero di fronte a quel Dio che doveva chiamare padre.

“Fuori tutti. Voglio parlare da solo con mio figlio.”

Le guardie ubbidirono ma Thor rimase lì, titubante e incerto su quell'ordine impartito con decisione e con un tono quasi severo.

“Non hai forse udito il mio ordine, Thor?”

Impassibile la figura di Odino, il biondo si ritrovò ad annuire chinando un poco il busto ed uscendo dalla sala del trono con l'angoscia che gli attenagliava le membra.

Il silenzio strisciò tra unici due occupanti della stanza, un sibilo freddo risalì la schiena di Loki ma rimase comunque immobile ad osservare con occhi seri quell'uomo che lo fissava senza scrupoli.

“Pensavi di riuscire davvero a nasconderti da me?”

Il mago sostenne quell'occhio vigile e scrupoloso, si leccò le labbra e sorrise prima di rispondere con tono seccente e ilare.

“Mi sono consegnato a voi, non ti basta Padre? Volete forse che mi inchini di fronte a voi?”

Si alzò dallo scranno e abbandonò Gungnir poggiandola con cura alla seduta.

Camminò scendendo quei pochi scalini che lo dividevano dal figlio adottivo e, una volta giuntogli di fronte, lo guardò con rammarico attraverso quell'unico occhio sano che gli rimaneva.

“Muninn ti ha trovato, ti ha seguito e mi ha riferito tutto…”

La maschera che componeva il volto del Dio si incrinò mostrando per pochi secondi uno sguardo turbato e addolorato mentre gli occhi saettavano sulla figura di quell’odioso uccellaccio che sedeva comodamente poggiato sul trono.

Non aveva fatto caso ad esso, aveva abbassato le difese quando aveva incontrato Stark ma allora perché non erano venuti a prenderlo subito?

“È tornato da me solo pochi giorni fa… mi ha mostrato le ultime sue memorie, Loki.”

Il corvo non aveva riferito subito a Padre Tutto ciò che aveva visto perché, dall'alto della sua posizione, aveva intravisto qualcosa che lui stesso non aveva compreso se non all'ultimo secondo.

“Mi ha mostrato che sai ancora provare qualcosa…”

La maschera che stava indossando sembrava impermeabile a quei commenti ma se da fuori sembrava integra, al suo interno era tenuta assieme da lembi di pelle e sangue, dolore e ricordi.

“È forse sbagliato, Padre?”

Non era mai cambiato da quell’abile giovane che, se messo alle strette, usava la lingua e le parole come una delle armi più pericolose e infide che ci fossero.

Si proteggeva mettendosi sulla difensiva attaccando chi gli stava di fronte come una bestia che veniva messa all'angolo.

Stava per aprire bocca per tornare a parlare e sputare un po’ di quel veleno che gli scorreva nelle vene contro quell'uomo che fin dall'inizio lo aveva solo che ingannato ma la voce del Padre lo obbligò a fermarsi.

“Tua madre sarebbe fiera di te.”

Loki non riuscì a sostenere quello sguardo che, al nominare la defunta moglie, si era ammorbidito come lo sguardo di un innamorato.

Chiuse gli occhi per respingere quella tristezza che, labile, si stava insinuando sotto la sua pelle velandogli lo sguardo di lacrime.

Negò con il capo rimanendo in silenzio ed attendendo che le parole di Odino risuonassero in quel palazzo fatto d'oro e di tristezza.

“Va da lui, figlio. Non sarà Hel a dividervi, non sei più quel giovane freddo e scostante che non si è reso conto di aver perso una moglie e un figlio, ora sei un uomo, un Dio che sono certo sia capace di ingannare anche Morte per riprendersi quel midgardiano.”

L'ingannatore si ritrovò a guardare quell'unico occhio con cipiglio serio, scherzava forse nel dargli il permesso per quell'azione?

“Spero che tu stia scherzando, Odino? Le trame delle Norne ne risentirebbero…”

Il dio di ogni cosa osservò quel figlio che mesto gli poneva una domanda tanto vera e realistica.

Sorrise rispecchiandosi in quel giovane che faticosamente aveva cresciuto, doveva essere grato alla propria moglie per avergli impedito di crescere quell’infante come un gigante di ghiaccio spietato e senza remore. Lei lo aveva nutrito con tutto l'amore che possedeva ed ora, in piedi di fronte a lui, c'era un Dio che nonostante tutto, combatteva per quella breve scintilla che Frigga aveva saputo infondergli.

“Mi pareva di aver capito che nessuna legge venisse temuta da te, figlio. Non ti mentirò sulla mia preoccupazione riguardo a codesta impresa ma non posso oppormi, dopotutto le Norne sono state crudeli con te.”

Loki abbassò il capo, non aveva più parole da sprecare lì, in quella sala del trono, circondato da quell’oro che Stark gli aveva rivelato essere “triste” e mai parola più adatta trovò per quel preciso istante.

Non aveva saputo combattere per Sigyn, non era arrivato in tempo per salvare nè lei nè quel figlio che non aveva neppure potuto stringere tra le proprie braccia.

Diede le spalle a quell’uomo che lo aveva raccolto come una semplice reliquia, diede le spalle a quel trono che aveva per tanto tempo ambito; si voltò semplicemente portando gli occhi oltre a quell’orizzonte che per loro era giorno e notte, lo guardò senza alcun vero interesse prima di stringere i pugni e lasciare le braccia lungo il busto, sconfitto.

“Se questa era una prova, Odino, sono lieto di annunciarti il mio fallimento. Andrò da lui ma infine sarà lui a decidere.”

Portò il busto in avanti iniziando a muovere le gambe per muovere alcuni passi verso quell’uscita che sapeva di salvezza e di condanna, gioia e dolore, potere e umiltà.

Toccò con le dita quella porta accarezzandone le incisioni senza veramente percepirle sotto i propri leggeri tocchi.

“E’ strano come due midgardiani nel corso di questi ultimi anni siano riusciti a far maturare entrambe i miei figli… loro, un’etnia inferiore, sono riusciti dopo un popolo divino come il nostro ha fallito.”

Un leggero sorriso si mostrò sul volto di Padre Tutto, sospirò e tornò a sedersi sul proprio scranno mentre continuava, con voce bassa e calda, a parlare a quel figlio che aveva perso con lui ogni contatto.

“Quella volta che tu portasti loro il fuoco, io dovetti punirti ma solo ora mi rendo conto di quanto quel capriccio non fosse altro che l’ennesimo filo delle Norne che lentamente si stava intrecciando.”

Loki si ritrovò a chiudere gli occhi aprendo quella porta senza voltarsi indietro, ci avrebbe provato, avrebbe portando quel fuoco che, una volta diede speranza all’intera razza umana, all’unico umano di cui ora gli importava: Tony Stark.

 

[Fine.] by Bloody Wolf




 

Note finali:

Partiamo con il ringraziare chiunque abbia avuto il coraggio e la perseveranza per arrivare alla fine di questa lettura pesante e dolorosa, grazie davvero.

Questa storia era nata per un mio periodo abbastanza brutto e sono certa che in essa si sia riversata un po' della mia malinconia e del mio dolore, so che non è perfetta e a volta incongruente ma sarò sincera nel dirvi che è stata una specie di liberazione quindi spero solo di non aver urtato qualcuno nel toccare un argomento così delicato e difficile da trattare.

So che i personaggi possono essere OOC ma giuro che ci ho provato a renderli il più possibile IC quindi chiedo venia se sono troppo fuori dagli schemi…

Doveva essere un capitolo corto ma si è allungato srotolandosi su ben quasi cinque mila parole e di questo devo chiedervi davvero scusa perché vi avevo detto che sarebbe stato molto più corto degli altri ma mi risulta difficile mettere la parola fine alle storie anche se a dir la verità, questa è la prima “long” che porto a termine, mi sono sempre persa in qualche pezzo, mi sono sempre stufata, rifiutandomi di continuarle e arrivando ad eliminarle dal sito e dal PC perché insoddisfatta di tutto ciò che non riuscivo a portare a termine quindi ora posso dire che è bello essere riusciti a mettere per la prima volta una parola Fine ad una storia.

Orribile e tragica fino a livelli impressionanti ma ha un inizio, uno sviluppo e una fine. E’ una storia vera.

Spero di aver reso in questo ultimo capitolo tutto il dolore e la sofferenza che le persone che stanno vicino a qualcuno devono sopportare, reggere sulle proprie spalle nonostante tutto.

Mi sono servita di Spider Man (e qui un ringraziamento speciale va a Miryel perché il tuo Peter mi ha ispirato qui <3 quindi grazie donna) perché in entrambe i due casi in cui appare è quello più fragile, quello più giovane di tutti gli Avengers e di conseguenza è quello che, nonostante le grosse perdite che lui stesso ha dovuto affrontare, non si capacita di quella morte.

Diciamo che è un po' la voce di tutti loro, l’unico che trova quel coraggio per combattere quell’inevitabile fatto.

Un’altra importante menzione va a Shilyss alla quale non smetterò mai di chiedere scusa per aver ucciso in maniera spudorata la sua amata Sigyn (per la cronaca, la trama di questa storia è da quando ho scritto il primo capitolo che è scritta e, mi sono accorta rileggendo la tua mini-long che Sigyn aveva dato alla luce il primo figli odi Loki ma giuro che è stata una coincidenza, ma ti chiedo comunque scusa di ciò).

Vi ringrazio con tutto il cuore ragazze, siete state un faro di luce in questa storia con i vostri aggiornamenti <3

Ringrazio anche tutte quelle persone che hanno recensito questa storia, le vostre parole mi hanno spronato a continuare portandomi a pensare che,forse, non sia così pessima come la vedo io questa storia.

Sapete perfettamente quanto sono negativa e pessimista quindi grazie è poco per quello che avete supportato in me <3

Ora che questa storia è finita posso solo che chiedervi un commento generale di tutto, una breve recensione da parte di quelle persone che, silenziose, hanno letto le mie parole disprezzandole o amandole, vi sarei molto grata di ciò.

Ok, basta perché sto piangendo e non riesco a mettere una vera e propria parola fin a tutto ciò!


 

PS: Per la verdura da lanciarmi evitate sempre i pomodori <3

   
 
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