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Autore: Bloody Wolf    17/04/2019    1 recensioni
Una storia nata da una challenge sul gruppo Hurt/Comfort di Facebook, una Sterek senza pretese e senza chissà quale trama, potrebbe essere la prima di una breve serie di OS collegate tra loro
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Derek Hale, Derek/Stiles, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Teen Wolf

Coppia: Derek x Stiles ma accennata a punti che ci sono solo alcune considerazioni e basta.

Rating: Giallo perché alla fine non c’è chissà cosa

Parola chiave: SOS

Parole: 1344

 

Come ambra in un mare di lacrime.

“Soccorso alpino ad unità Alpha, chiedo conferma della vostra posizione, passo.”

Stavano camminando da alcun minuti per raggiungere quel segnale di SOS che era stato lanciato ormai quaranta minuti prima. Il gps segnava una valle remota in cui nemmeno l’elicottero si arrischiava ad arrivare e, per ciò, era stati obbligati ad arrivarci a piedi.

Dovevano essere rapidi perché non sapevano nulla di ciò che avrebbero potuto trovare una volta giunti laggiù, nel verde della natura più selvaggia ed incontaminata.

“Unità Alpha a Tana, qui è il capitano Hale, siamo quasi giunti a destinazione, passo e chiudo.”

L’uomo allontanò le dita dalla ricetrasmittente e continuò a camminare sistemandosi al meglio lo zaino del soccorso che indossava.

 

“Ehi! Ehi! Siamo qui! S-Sono stato io a lanciare il segnale e… oh mio dio, siete qui!”

Il capitano si ritrovò a parlare con tono serio e deciso che, con sorprendente velocità, sedò l’ansia del giovane che aveva di fronte.

“Calmati, che è successo?”

Il giovane si passò le mani nei capelli e fece qualche passo verso la scarpata che accompagnava tutto il lato di quel l’orrido [1] prima di ricominciare a parlare con tono disperato e angosciato.

“Stavamo camminando per trovare un modo per scendere quando dei… dei… camosci o non so cosa fossero ci sono corsi in contro,ci siamo spaventati e il mio amico è scivolato giù!”

Il soccorritore si voltò verso gli altri tre che, consapevoli della procedura che dovevano seguire, si misero all’opera mentre lui, Derek Hale, si rimise a parlare con quel ragazzo spaventato.

“Ok, siamo qui. Come ti chiami ragazzo?”

Il giovane strinse gli occhi e aprì la bocca per parlare ma si ritrovò ad indicare quegli animali dalle lunghe corna che, tranquille se ne stavano sulla parete a gustarsi il sale che su di esse si accumulava.

“S-Scott Mccall.”

Il suo sguardo era fisso su quegli animali che, nella maggior parte dei casi se ne stavano per conto proprio, ben guardinghi dall’avvicinarsi agli umani, qualcosa poteva averli spaventati e fatti muovere ma non era molto importante in quel momento.

“Come si chiama il tuo amico? Da segnali?”

Il giovane si riprese a quelle due domande fondamentali per salvare quel fratello adottivo e annuì.

“Stiles Stilinski. Sì, stavamo parlando fino a poco prima del vostro arrivo, dovrebbe avere un braccio rotto a sua detta ma… era sveglio e vigile, aveva dolori un po' ovunque ma null’altro di rotto.”

Derek annuì lasciando il giovane per imbragarsi per potersi calare in quello spazio angusto di quella montagna, Allison si preoccupò di andare a rassicurare Scott dopo un’occhiata del suo superiore mentre lui sistemava i cavi e l’imbragatura.

“Isaac, Boyd conoscete la procedura, le radio dovrebbero funzionare in caso, chiaro?”

Si assicurarono che le funi fossero tutte collegate in maniera corretta prima che Derek si calasse passo dopo passo in quella piccola grotta in cui era caduto quell’inesperto.

La luce iniziò a diminuire sempre di più fino a rimanere solo un pallido ricordo di quel solo che, al di fuori da quella fosse, splendeva. Staccò il moschettone e si spostò staccando anche la valigetta del pronto soccorso che aveva portato con sé.

“I soccorsi sono qui, Stiles, parlami se riesci.”

La luce sul casco dell’uomo fece luce ma, oltre a muschio roccia e qualche lucertola, non individuò nessun movimento o risposta da parte del giovane, stava quasi per allertare gli altri quando notò qualcosa che si muoveva a terra e a ridosso di una piccola insenatura, mosse stancamente un braccio per attirare la sua attenzione.

Aumentò il passo e lo raggiunse inginocchiandosi di fronte a lui, scontrandosi con due pozze di ambra immerse in un mare di lacrime.

Il giovane si era messo fra i denti un ramo e lo stringeva mentre cercava goffamente di mantenere il braccio rotto il più fermo possibile, il dolore glielo si leggeva in volto e, data la posizione del braccio, Derek poteva capirne il perchè.

“Ti inietterò della morfina e ti immobilizzerò il braccio, dovrai essere forte perché il dolore sarà insopportabile, Stiles.”

I denti strinsero quel pezzo di legno con maggiore forza mentre quell’uomo iniettava nella spalla quella dose con una siringa; Stiles aveva sempre odiato le siringhe e gli ospedali e mai avrebbe pensato di ritrovarne una a quasi due mila metri di altezza.

Iniziò a tremare chiudendo gli occhi con forza respirando nonostante la fitta di dolore che gli si irradiava nelle vene, aveva l’adrenalina nel sangue che gli montava la testa ma quella puntura non era stata così spaventosa, era stata un niente rispetto al dolore che aveva sentito mentre si rompeva il braccio.

“Questo farà male, ragazzino.”

Derek afferrò la stecca arancione che aveva portato con sé e, una volta guardato quel ragazzo che chiudeva gli occhi e voltava lo sguardo, si ritrovò a muovere il braccio con estrema calma per fissarlo con efficienza sulla stecca.

Fu un’operazione veloce e precisa ma vedere il giovane che si contorceva nonostante quella leggera dose di morfina fece stringere il cuore a quel soccorritore abituato a cose ben peggiori.

“Ascoltami, ora ti aiuterò ad alzarti… le gambe le senti? La schiena la senti? Ehi, parlami oppure non so come fare per aiutarti.”

Stiles si tolse quell’impedimento da bocca e, una volta respirato un paio di volte parlò con un filo di fiato.

“S-sì, penso di sì, ho camminato anche prima, s-solo il braccio.”

L’uomo annuì, lo aiutò a tirarsi in piedi e a muovere alcuni passi tenendolo dal braccio sano, passo dopo passo, i gemiti e le imprecazioni che vennero trattenute a stento tra i denti durante quel breve tragitto fecero sorridere Derek perché l’imprecare aiutava chiunque a rimanere lucido.

Oltre a quel braccio spezzato il corpo del giovane, o per lo meno quelle porzioni che poteva vedere lui, erano ricoperte di abrasioni e lividi, alcuni graffi un po' più profondi si potevano intravedere sulle braccia e, molto probabilmente, era perché il giovane aveva cercato, durante la caduta, di ripararsi il volto ma tutto sommato stava bene.

“Cerca di muoverti il meno possibile, appena saremo in superficie ti legheremo su una barella e ti trasporteremo all’elicottero. Devi cercare di rimanere sveglio quindi parlami.”

Il giovane ridacchiò nel sentire quelle parole, aveva la testa pesante ed improvvisamente si sentiva così stanco e assonnato che pensò che quell’uomo, visto alla luce del sole, era una creatura spettacolare e bellissima, aveva forse preso una botta in testa per vedere quella visione celestiale?

“Di solito la gente fa fatica a farmi stare zitto.”

Le sopracciglia dell’uomo si mossero verso l’alto e, il giovane, si ritrovò a pensare che avessero vita propria, era impossibile comunicare in maniera così concisa con qualcuno utilizzando quelle e basta.

Dopo pochi minuti di camminata, giunsero all’elicottero assieme a Scotte, una volta partiti alla volta dell’ospedale e, fatti allertare i contatti d’emergenza del giovane Stiles, Derek si ritrovò a guardare quel ragazzo che aveva lanciato il segnale di SOS.

Gli appoggiò la mano sulla spalla ed accennò ad un sorriso prima di parlare nuovamente con un tono stanco ma soddisfatto.

“Hai salvato il tuo amico, bravo.”

Derek si ritrovò a guardare quel giovane che, nel frattempo, era svenuto e si ritrovò a pensare che era stato fortunato ad avere un amico come Scott, forse perché lui non era riuscito ad afferrarla e i soccorsi non erano arrivati in tempo, forse perché lui l’aveva vista mentre scivolava a valle senza che lui potesse far nulla se non allungare una mano per cercare di afferrarla prima dello strapiombo. Non ci era riuscito ed era rimasto immobile ad osservare il suo corpo immobili a metri di distanza, la sua testa da bambino quale era non era riuscita a metabolizzare nulla, era rimasta ferma in quel momento e prima che si riprendesse le tenebre erano già calate sul monte.

Riaprì gli occhi rendendosi conto che non si era nemmeno accorto di averli chiusi, si ritrovò ad appoggiarsi comodo a quel sedile togliendosi con rammarico quel casco protettivo e passandosi una mano tra i corti capelli neri sospirò soddisfatto.

Sua sorella non c’era più ma almeno quel ragazzino dai colori dell’ambra era salvo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[1] Orrido= Profonde gole scavate nella roccia dalla forza dell’acqua nel corso dei secoli.



 

Ok, molto probabilmente questa sarà la prima di una piccola serie di OS collegate proprio da questo incipt.

La storia è nata da una challenge pasquale del gruppo Facebook Hurt/Comfort ed, il prompt era SOS, ditemi come vi sembra.

Derek può risultare OOC lo so ma questa è la prima storia che torno a scrivere su di loro quindi fatemi sapere cosa ne pensate!

Ciaoo


 
   
 
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