Mark
ha sempre pensato che la sua vita non potesse
diventare ancora più dura, si sbagliava.
★
Iniziativa: Questa storia partecipa a “Non dire gatto
se…” a cura di
Fanwriter.it!
★
Numero Parole: 982
★
Prompt/Traccia: Non dire gatto se… sei una rana.
I
can't escape this hell
<
Davvero una fortuna che fuori dal periodo dell’accoppiamento
il mio compagno avesse un lavoro parecchio remunerativo. Altrimenti
avrei
dovuto usare i nostri moschitos e avrebbero potuto capire chi era
realmente
Mark.
Non
ci tengo a farmelo ‘schiacciare’ a morte in un
lettino di ospedale, mentre è così mal ridotto da
non poter scappare. Ormai la
stagione degli accoppiamenti è passata, non potrebbero
scoprirlo in altro modo.
Così è al sicuro > pensò Rock.
Era
seduto su una sedia e giocherella con un
proiettile appeso al collo da una catenina d’argento.
Mark
mugolò, socchiudendo gli occhi.
“Russa
parecchio, moccioso” lo richiamò Rock.
Una
lacrima rigò il viso di Mark, che singhiozzò.
“Allora
è tutto vero, non è stato un incubo”
piagnucolò.
Rock
espirò pesantemente e chinò il capo, il suo viso
era in ombra. Il suo petto nudo, aveva dei villosi peli grigi sul petto.
“Avremmo
dovuto capire che con una produzione tale
avremmo attirato le ire di tutto il quartiere. Non faremo mai
più lo stesso
errore. Da oggi una parte dei soldi l’investiremo nella
sicurezza e ci
trasferiremo in un’isoletta dove la vita è meno
cara” disse con voce roca.
Mark
balbettò con voce tremante: “Pensi…
Pensi davvero
che riuscirò a mantenere il ritmo? Dopo quello che
è successo…”.
Rock
ringhiò.
“Senti,
Joseph aveva faticato per tutto questo. Aveva
studi e grafici per anni. Non lasceremo che vada tutto in
malora” disse,
serrando un pugno fino a far sbiancare le nocche.
“Non
posso credere a quello che è suc…”.
Mark cercò di
rialzarsi, ma il dolore alla schiena lo fece ricadere pesantemente sul
letto,
la sua spalla era fasciata ed entrambe le sue gambe ingessata.
“Non
muoverti, cazzo” ringhiò Rock.
“I-io…
non posso crederci. Zoe era riuscita ad
ottenere la parte come ballerina in un musical. La prima
‘transessuale’ su un
palco importante, persino la televisione la riprendeva. Aveva
realizzato il suo
sogno con fatica, in questi anni” gemette Mark, mentre altre
lacrime rigavano
il suo viso.
“Hanno
usato proprio lei come scusa. Hanno detto che
l’attentato è stato fatto da alcuni attivisti
omofobi. Non ci credo neanche per
un cazzo.
Anche
perché lei non aveva deciso volontariamente di
cambiare sesso” rispose Rock. Piegò la testa a
destra e a sinistra, facendo
scricchiolare il collo.
L’altro
si passò la mano sul viso, la pelle verde era
pallidissima.
<
Non riesco a dimenticare quando il primo
proiettile ha sfondato il vetro e trapassato la testa di Zoe da parte a
parte.
Non ho fatto neanche in tempo a rendermi conto di cosa stava succedendo
nel mio
appartamento, la mia casa che avevo sempre considerato un rifugio
sicuro da
quando i miei me l’avevano lasciato, che è partito
il secondo colpo. Se Joseph
non si fosse messo davanti a me, tirandomi via, mi avrebbe preso in
pieno.
Invece mi è morto lui, davanti > pensò.
“Come
hanno giustificato il mio rapimento, allora?”
biascicò.
“Veramente
avevano insabbiato tutto. Ufficialmente ti avevano
dato per morto” ammise Rock, poggiandosi una mano sul
ginocchio.
“Allora
cosa ci faccio in ospedale? Se non mi ha
salvato la polizia, chi…” biascicò
Mark, guardandosi intorno con gli occhi
sgranati.
“Io”
ammise Rock. Volse il capo, socchiudendo gli
occhi.
Mark
gemette, mentre uno dei mercanti lo sbatteva a terra. Lo premette con
abbastanza foga da lussargli il braccio.
Mark
singhiozzò, il suo corpo ignudo era sporco di sangue,
ricoperto di graffi e
lividi pulsanti. Affondò nella pozzanghera salmastra,
cercò inutilmente di
divincolarsi.
Altri
due mercanti di schiavi gli saltarono addosso, balzavano con tanta foga
da
fargli scricchiolare le ossa. Un quarto rapitore gli
spalancò a forza le gambe,
che Mark inutilmente dimenava, fino a spezzargliele. Gli premevano i
fianchi, li
strizzavano, uno esterno mise in funzione un aspiratore, recuperando le
uova.
Premettero
la testa di Mark per i capelli nell’acqua, appannandogli la
vista. Il suo gracidare
disperato era soffocato dal liquido.
Mark
rialzò la testa, il peso era scomparso e i rumori erano un
ovattato ronzio.
Alzò il capo, alla luce dei fuochi si vedevano le carcasse
tagliate in due dei
mercanti. I loro occhi bianchi e le loro bocche spalancate.
Un’ombra,
con una luccicante spada in mano, si stagliava a qualche metro da lui.
Mark
cercò di metterla a fuoco, brillava di luce rossa e arancio
per le fiamme.
Mugolò e perse i sensi, sopraffatto dal dolore che proveniva
dal suo corpo.
“Ti
avevo detto che è meglio non fare uscire l’anima
che c’è in me, è feroce come una
fiera” ringhiò Rock.
Mark
gli sorrise.
“Non
sapevo graffiassi per me, gatto” sussurrò
addolcendo
il tono.
Rock
si alzò e si sedette sul letto, gli prese il
mento con la mano e gli fece alzare la testa.
“Non
dire gatto se… sei una rana” ironizzò.
<
Dannazione, lo trovo così dannatamente bello.
Però devo controllarmi. Non solo perché al
momento gli farei male anche solo
sfiorandolo nonostante tutti i miei anni di terapia nei confronti della
rabbia,
ma anche perché sarei io a farlo scoprire >
pensò.
Mark
gli prese la mano nella propria e la strinse.
“Posso
nuovamente rivolgermi alla chirurgia. Ero
abituato all’estrazione. Mi è venuto in mente
parlando dei gatti proprio perché
il dottore era un uomo gatto, espulso dalla sua regione di origine
durante la
grande guerra fredda” spiegò.
<
Quando venne costruito il muro tra la sua gente e
la nostra > pensò.
Rock
gli prese la mano a sua volta.
<
Entrambi stiamo evitando parole come uova. Già il
nostro discorso è sul filo del rasoio >
rifletté.
“Non
ti permetterò di soffrire così.
M’impegnerò,
vedrai che con un po’ di furbizia ce la faremo. Joseph non
avrebbe voluto che
il suo grande amore scelto dal destino soffrisse e io non lo
farò succedere,
neanche per mano di un ‘gatto’…
E
se qualcun altro cercherà di portarti via da me,
assaggerà la mia spada”
ringhiò.
<
Vedrà l’animale che so diventare >
pensò.