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Autore: corvonero83    18/04/2019    2 recensioni
[Tom Hardy]
Questa sottospecie di storia è nata dalla mia testa che ha voluto dare una “spiegazione” al quadro Il maggiordomo cantante. Ho amato subito quel quadro e ho voluto dare un senso ai due ballerini e alle due figure di contorno. Ho scelto di dare il volto di Tom Hardy al Conte, perché ce lo vedo bene e soprattutto perché lo amo!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Die Liebe ist ein wildes Tier

(L'amore è un animale selvaggio...)

(Il maggiordomo cantante di Jack Vettriano)


 

-Madame? Il conte Hardy la attende in salotto-

Una visita improvvisa che la distolse dal libro che stava leggendo.

-Avete detto al Conte che mio padre non c'è?- gli occhi verdi fissarono ansiosi il maggiordomo.

L'uomo di mezza età ricambiò quello sguardo con dolcezza. L'aveva vista nascere e dire che la considerava come una figlia era poco. Non lo avrebbe mai detto ad alta voce, per ovvie ragioni, ma era così e vederla persa nella sua malinconia lo faceva sentire impotente.

-Si. Il Conte però vuole vedere lei-

-Io?- era stupita. Piacevolmente stupita.

Gli sguardi che si erano scambiati in quelle settimane erano stati eloquenti ma tutto, tutto sembrava remare contro di loro.

-Va bene Leonard, comunica al Conte che scendo subito-

-Certo Madame- l'uomo fece per uscire ma la ragazza lo trattenne.

-Leonard?- si era alzata dalla poltrona e si stava sistemando la gonna dell'abito -Come sto?-

Leonard sorrise dolcemente -Siete incantevole. Come sempre- e uscì.

Il Conte stava studiando i libri contenuti nella grande libreria in mogano che occupava quasi del tutto la stanza. Le mani in tasca, il fisico muscoloso fasciato perfettamente nel completo grigio. Un completo fatto su misura che lo avvolgeva sinuosamente. Sartoria italiana senza dubbio.

-Conte Thomas?-

L'uomo si voltò.

La trovò incantevole nel suo abito nero a fiori viola e rossi. Il collo nudo, le mani curate. Il volto pulito, screziato dalla sua perenne malinconia.

-Madame- le sfiorò la mano con le labbra.

-Le ho già detto di chiamarmi solo Matilda-

-Molto bene, Matilda- occhi azzurri. Occhi di ghiaccio pronti a sbranarla.

-Mio padre non è in casa, tornerà domani mattina. Mi spiace siate venuto per nulla-

-Non sono qui per vostro padre. Sono qui per voi- senza giri di parole.

-Ah!- rimase impassibile. Ci provò almeno. Erano soli. Per la prima volta erano davvero soli, senza persone attorno a loro.

-Posso?- il conte indicò il divano e lei con un cenno affermativo si avvicinò all'angolo bar.

-Vuole qualcosa da bere?-

-Un mate1?-

-Lo faccio preparare subito da Edith-

La tensione era palpabile. Una tensione fisica, sessuale, un desiderio reciproco di assaporarsi dal primo momento in cui si erano visti. Quell'uomo era entrato nella sua vita poche settimane prima. Straniero in terra straniera. Giunto dall'Inghilterra per sistemare una hacienda2 nel sud al confine con la Patagonia ed ora era lì, nella periferia di Buenos Aires per comprare dei cavalli purosangue per il suo allevamento. I cavalli di suo padre. I cavalli che lei aveva visto nascere e crescere.

Dalla prima stretta di mano si erano legati in un gioco di sguardi impudenti.

Ma quell'uomo, bello, di una bellezza sporca ma oggettiva, era sposato.

Quindi ora cosa voleva da lei?

Lei che aveva il cuore rotto, distrutto in mille pezzi a causa della guerra.

-Posso chiederle perché vuole parlare con me?-

Il conte sorseggiò il suo mate bollente. Ci mise un po' a risponderle, fissandola negli occhi con dolcezza insistente.

-Mi raggiungerebbe stasera?-

-Dove?- le brillarono gli occhi.

-Non posso dirglielo. E' una sorpresa-

-Mi sta provocando?-

-Forse...-

Matilda prese il mate che il conte le stava porgendo. Il gesto di ritualità indigena fu causa di un impercettibile contatto tra le loro dita.

-potrei accettare ma Edith verrà con me-

L'uomo sorrise soddisfatto. Le labbra piene, carnose, ben disegnate e incorniciate da un accenno di barba incolta.

-Stia tranquilla. Verrà anche Leonard, è già stato informato di tutto- Matilda alzò un sopracciglio a quelle parole.

-Davvero?-

-Si!-

Thomas si alzò dal divano.

-La aspetto per le 7-

Matilda si alzò con lui e accennò un sorriso accompagnandolo alla porta. Lui si voltò di scatto.

-Le chiedo solo un favore- era incerto. Per la prima volta lo trovò titubante.

-Mi dica- meccanicamente si morse le labbra, lo faceva sempre quando era nervosa.

-Si metta quello che lo ho fatto trovare in camera- la ragazza lo guardò sorpresa. Non capì ma lui non le diede il tempo di avere spiegazioni. Sgattaiolò via da lei, dalla casa, dal suo cuore.

 

 

-Edith!!!- l'urlo disperato non sorprese la cameriera che la stava già aspettando in camera.

-Signorina venga- appena la vide entrare trafelata per aver fatto le scale di corsa le indicò il pacco che era sul letto. Una scatola quadrata, abbastanza grande, chiusa da un enorme fiocco verde. Un biglietto. Semplice:

L'ho fatto fare su misura per lei. Spero di aver indovinato la taglia. Le starà d'incanto.

Thomas”

Matilda guardò l'anziana donna che l'aveva cresciuta e allevata da quando sua madre era morta.

-Lo apra- il volto sereno di quella madre surrogata la tranquillizzò un poco.

Si sedette sul letto e con cautela sciolse quel fiocco verde alzando il coperchio di quella scatola del mistero.

Sotto una velina bianca il rosso. Un rosso fuoco, anzi tendente al sangue. Un rosso brillante su una stoffa impalpabile e morbida.

Un abito da sera. Da ballo, da tango.

Con guanti coordinati.

-Le starà benissimo!-

Matilda fissava quella stoffa meravigliosa. La sua pelle, pallida quasi diafana, avrebbe fatto a pugni con quel rosso accesso. Cosa voleva quell'uomo da lei? Umiliarla? Farle capire che non era abbastanza per lui? Che si era sbagliata su tutto?

All'improvviso tutte le sue misere sicurezze crollarono.

-Se lo provi!-

Ma lei lo trovava eccessivo. Lungo fino ai piedi, uno spacco spropositato, la scollatura sulla schiena e le spalline sottili. Si sentiva nuda. Completamente. Forse quell'uomo voleva farla sentire davvero nuda.

-Sto malissimo- si fissava allo specchio. E si vedeva inadeguata.

-No! Siete meravigliosa invece. Era ora che qualcuno le facesse indossare un abito simile-

Matilda fece un sorriso tirato. Non aveva mai osato tanto. Non si era mai messa così a nudo e la stoffa poi, era impalpabile. Come non avere nulla addosso. Un velo, un velo profumato. Profumo di uomo.

-Le preparo il bagno. Così abbiamo tempo per preparala-

Si tolse quella seconda pelle. Rosso. Rosso sangue.

Thomas voleva il suo sangue?

Si sentiva stranamente più al sicuro nuda che con quell'abito.

Non riuscì a rilassarsi e quando salì in auto con Leonard ed Edith si sentì trattata un po' da bambina.

-Dove andiamo?-

-Non si preoccupi signorina. Stia serena. Il Conte Thomas è un galantuomo e tiene molto a voi-

Leonard sorrise e dopo aver messo in moto l'auto, partì.

Sola, abbandonata sul sedile posteriore dell'auto si perse in mille pensieri tutti concentrati sulla figura del conte. Il Conte Thomas. Edward Thomas Hardy.

Lo aveva conosciuto un mese prima ad un party organizzato dal circolo di equitazione di suo padre. Affascinate, dai modi galanti, bello. Era tanto che non incontrava un uomo così bello. Avevano ballato, lei non voleva ma lui aveva insistito con dolcezza. Jazz che permise loro di studiarsi a debita distanza, per questo quando iniziarono a suonare il tango lei si scostò malamente. Per istinto, lo fece solo d'istinto. Lei il tango lo aveva sempre e solo ballato con Flavian.

Il suo Flavian, morto in guerra in Spagna.

Il conte era gentile, raffinato ma molte volte la metteva in difficoltà. Era riuscito a farla ridestare dal suo torpore di giovane donna che aveva perso l'amore della sua vita nel modo più orribile. Le aveva sussurrato all'anima, con i suoi occhi maliziosi, le battutine provocanti e mani impertinenti che non mancavano mai di sfiorarla. Solo quello, sfiorarla, mai un tocco concreto ma solo gesti impercettibili.

Si sentiva impreparata. Per mille motivi.

Lei erano anni che non aveva un uomo vicino. Erano anni che non si lasciava toccare da nessuno. E lui, questo conte, all'improvviso le aveva rimesso in moto le emozioni più nascoste.

Solo che questo conte aveva moglie e figli.

“Matrimonio di convenienza” si giustificava lui. Ma pur sempre matrimonio, legame sancito davanti ad un misero dio.

 

 

Arrivarono alla spiaggia. Se ne accorse quando la macchina si fermò. E percepì l'odore del salmastro.

Una figura in lontananza vicino al batti-asciuga, dove l'acqua del mare si mescolava alla sabbia in un reciproco gesto d'amore.

Lei amava il mare.

-Il conte l'aspetta-

Scesero tutti, Leonard le tenne la portiera e lei appena mise piede sulla sabbia si tolse i sandali dal tacco alto. Il contatto con la sabbia sottile le diede un brivido di piacere, la trovò tiepida. Si avvicinò a lui con calma ed eleganza.

Edith teneva un ombrellino nero a ripararla dal vento che si era alzato in folate birichine. All'orizzonte il sole che stava tramontando offriva uno spettacolo di colori accesi.

Il conte si voltò e per un attimo restò immobile. Quasi incantato.

-Siete stupenda- la voce roca le diede il benvenuto e gli occhi la divorarono in un secondo -Sono felice che siate qui. Con questo abito-

-Non capisco ancora il senso di tutto questo-

-Non ha un senso- sorriso sornione -Ora brindiamo-

Leonard porse loro due bicchieri di vino. Solo allora Matilda si rese conto che vi era una cesta, insabbiata, posta vicino all'uomo.

-A noi-

-Ne siete sicuro Thomas?-

-Si. A noi due- le si avvicinò pericolosamente –Ti prego!- un sussurro.

Lei alzò il bicchiere e gustò il vino dolce che le scivolò lungo la gola a scaldarle il cuore.

-Perché siamo qui?-

-Perché mi devi un tango- era passato al tu senza mezzi termini, con naturalezza –Quello che mi hai rifiutato la prima volta che abbiamo ballato. Mi devi un contatto fisico, intimo- deglutì a fatica -E' dalla prima volta che ti ho visto che ti desidero!-

Lei cercò di rimanere impassibile, finì il vino d'un fiato. Non ragionava e per questo gli permise di toglierle il bicchiere di mano e di stringerla a se.

-Leonard?- la voce del conte era un ordine che il maggiordomo eseguì subito.

Nel silenzio di quella spiaggia deserta, dove solo il rumore del mare e del vento la facevano da padroni, la voce di Leonard esplose con dolcezza.

Non era un solito tango. Era una canzone tedesca, la canzone dell'Amore3, che l'uomo, date le sue origini, sapeva e più volte cantava alla piccola Matilda per farla felice.

Thomas la trascinò in un ballo intenso, sotto la guida di quelle parole infuocate che parlavano si di amore, ma un amore feroce, a tratti dolce ma pericoloso, un animale pronto a sbranarti.

Amore a cui tutti siamo costretti a sottometterci almeno una volta nella vita.

Matilda ebbe paura. Paura di cadere. Cadere tra le braccia di quell'uomo.

-Ti voglio. Ti desidero tanto che sto impazzendo. Vorrei portarti via con me. Mi mancherai Mi mancheresti anche se non ci fossimo mai conosciuti-

-Non ditemi questo. Così ci facciamo solo del male-

-Voglio che tu sappia che mi hai rubato l'anima. Mi hai rubato tutto. Anche la voglia di tornare dai miei figli-

Matilda abbassò lo sguardo.

Forse l'amore era davvero una bestia feroce pronto a sbranarli. Forse lei doveva solo farsi sbranare.

Non parlarono più, si strinse a lui abbandonandosi a quelle mani che la sorreggevano e la toccavano guidandola in quella danza sensuale che li rendeva un unico essere.

Il vestito troppo sottile non lasciava nulla all'immaginazione dell'uomo.

Quando Leonard finì la canzone si fermarono di colpo.

Fissandosi negli occhi.

Il conte la baciò e lei non oppose resistenza. Voleva quelle labbra come un assetato voleva acqua da bere. Voleva il sapore di quella bocca, il sapore della sua saliva.

Nascosti dagli ombrelli neri. Due anime perse che appena ritrovate dovevano già lasciarsi.

-Mi mancherete- Matilda se lo lasciò scappare.

-Venite con me. Passerò dei giorni al sud prima di tornare in Inghilterra-

-Non voglio essere l'amante dimenticata dall'altra parte del mondo-

-Non potresti mai esserlo. Tu sei la donna che vorrei la mio fianco, sempre. Sei bella, intelligente, arguta, sei sensuale senza saperlo. Vorrei averti conosciuta 5 anni fa-

-Dobbiamo salutarci-

-Lo so!- era contrariato.

-Dobbiamo farlo ora- lei sembrava abbastanza decisa.

Thomas sospirò -Permettimi di accompagnarti a casa-

Lei annuì stringendosi nelle spalle. Thomas le mise la giacca sulle spalle.

-Andiamo-

 

Non si scambiarono parole in auto. Non servivano. Semplicemente si tennero per mano. Come due adolescenti. Matilda si era tolta i guanti e Thomas le stringeva le dita accarezzandole la pelle morbida.

Quando arrivarono a casa di lei, Matilda si sentì morire. Non voleva scendere. Non voleva lasciarlo andare.

Ma doveva.

-Leonard mi accompagna all'hotel. Parto domani con il treno. Vado all' hacienda per qualche giorno, porto giù i cavalli. Vorrei tu venissi con me...-

-Trattali bene-

-Staranno benissimo, lo sai. Ma se tu venissi con me sarei più tranquillo- le lanciò un'occhiata rapida ma lei rimase impassibile.

-Ricordati di me Matilda. Tu mi mancheresti anche se non ci fossimo mai incontrati, ricordatelo!-

Lei uscì veloce dall'auto, senza guardarlo. Le lacrime le stavano bruciando gli occhi. Si chiuse il portone dietro di se scuotendo il capo incredula. Lo aveva perso definitivamente, senza neanche averlo mai avuto veramente.

-Signorina Matilda- la voce di Edith la ridestò.

-Ho bisogno di dormire Edith. Non disturbatemi fino a domattina, per favore-

La donna annuì.

Ma non dormì. Mille dubbi l'assalirono. Quanto contava per lui il suo matrimonio? Ed i suoi figli? Com'era questa fantomatica moglie che gli rendeva la vita impossibile ed odiava cani e cavalli, le sue più grandi passioni? Si era davvero innamorata di lei?

Lei non voleva essere una semplice amante. Non se lo meritava.

Si alzò tardi e di malumore.

-Perché sei così triste?-

Suo padre era rientrato presto. Non trovandola a colazione l'aspettò per il pranzo.

-Sai che il conte andrà al sud per un paio di giorni? Credo che poi rientrerà in Inghilterra. Sei malinconica per lui?-

-Non dire sciocchezze. E' un uomo sposato e con figli che vive dall'altra parte del mondo- lo disse non convinta e vide che suo padre era preoccupato.

Davvero preoccupato per lei.

-Matilda ascolta: vai al sud con lui! Liberati di tutto il tuo dolore. Ho visto come vi guardate, come vi desiderate...-

-Papà?- era incredula.

-L'ho conosciuto. E' un uomo in gamba e di sani principi. E' caduto in un matrimonio che lo rende solo ed infelice. Ora però si è arricchito con i cavalli, i suoi cavalli. Ascoltami. Se la guerra non avesse portato via il nostro Flavian anche tu ora saresti sposata e felice. Forse sarei nonno- rise al pensiero di un pargoletto per casa -Ma la vita ti ha messo davanti scelte difficili. Non voglio vederti rinchiusa in questa casa per sempre. E' arrivato un uomo che ti ha riacceso le emozioni, lo vedo. Lo vedo nei tuoi occhi! Quindi ti prego, vai con lui al sud. Vivilo e poi deciderete cosa fare....-

Matilda aveva le lacrime agli occhi -Io non voglio essere una semplice amante, papà! neanche tu lo vorresti-

-Lui non ti vuole come amante. Lui ti vuole come compagna di vita. Io l'ho capito. Se no non ti direi di andare da lui-

L'uomo le prese la mano -Io voglio vederti felice. Di nuovo, come la eri con Flavian. E quando sei con lui sei felice. Ti brillano gli occhi...-

Lei ripensò per un attimo al bacio che si erano scambiati sulla spiaggia, solo il giorno prima. Alle mille sensazioni provate, al calore che le aveva provocato quel contatto, quell'assaporarsi di lingue.

Flavian non le aveva mai trasmesso tali emozioni.

-Papà?- lo guardò incerta.

-Vai!- Leonard ti aspetta in auto. Ed Edith ti ha già preparato la valigia-

Matilda si alzò e corse a stringere a sé il padre.

-Ti voglio bene papà!-

-Anche io. Sei la mia vita!- la baciò in fronte -Vai! E vivi la tua vita!-

 

P.s: questa sottospecie di storia è nata dalla mia testa che ha voluto dare una “spiegazione” al quadro che ho messo all'inizio. Ho amato subito quel quadro e ho voluto dare un senso ai due ballerini e alle due figure di contorno. Ho scelto di dare il volto di Tom Hardy al Conte, perché ce lo vedo bene e soprattutto perché lo amo!

 

1Si chiama mate l'infusione preparata con le foglie di erba mate, una pianta originaria del Sud America. Seguendo lo stesso procedimento de tè, la yerba Mate è essiccata, tagliata e sminuzzata. Il suo sapore si sposa tanto con cibi dolci, quanto con quelli salati. Tradizionalmente questa infusione si beve calda.

2 Hacienda è il nome spagnolo di una struttura tipica dell'Andalusia diffusasi in seguito nell'America Latina, consistente in una grande azienda agricola, con terreni per il pascolo, per l'agricoltura e talvolta persino miniere e fabbriche.

 

3Amour dei Rammstein. Non è un tango ma ha un testo che trovo adatto a questa storia.



 
  
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