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Autore: zefirotorna    18/04/2019    1 recensioni
Poi Julio di suo spoglie armava tutto,
e tutto fiammeggiar lo facea d'auro;
quando era al fin del guerreggiar condutto,
al capo gli intrecciava oliva e l'auro.

- Stanze per la Giostra, Agnolo Poliziano -
{Giuliano de' Medici/Simonetta Vespucci}
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Rinascimento
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Poi Julio di suo spoglie armava tutto,
e tutto fiammeggiar lo facea d'auro;
quando era al fin del guerrreggiar condutto,
al capo gli intrecciava oliva e l'auro.
- Stanze per la Giostra, Agnolo Poliziano -


La Sans Par
 
Il 29 gennaio dell'anno del Signore 1475 il torneo per festeggiare l'alleanza tra gli Stati italiani fu inaugurato. Firenze era la protagonista indiscussa: bardata a festa, salutata dal suono delle trombe e dei tamburi, con le strade e i palazzi ornati da blasoni e simboli delle famiglie alleate. Una fiumana di persone erano accalcate ai bordi delle strade per lasciare passare il corteo annunciato da tamburi e trombettieri.
Intervennero signori e condottieri da ogni corte italiana, compreso qualche nemico infiltrato. Dai balconcini e dalle finestre dei palazzi pendeva lo stemma dei Medici e i colori giallo, rosso e blu splendevano per tutta la città fiorentina.
Armature scintillanti, scudi scolpiti, spade e lance sfoderate si facevano largo tra la folla mentre sulla strada principale i Della Stufa, gli Albizi, i Guicciardini, i Peruzzi, i Cavalcanti, gli Strozzi e altre nobili e ricche famiglie di Firenze sfilavano nei loro abiti sinuosamente decorati e voluminosi per la solenne parata in piazza Stanta Croce. 
Settanta fanti, innumerevoli pifferai, tamburini, cavalli di razza delle scuderie dei Medici entrarono in scena. Tra i tantissimi condottieri di professione figurarono il figlio del marchese di Mantova, Rodolfo Gonzaga e due figli del condottiero Roberto di Sanseverino. I loro abiti e la loro eleganza suscitarono infinite esclamazioni di ammirazione.
In tutto questo fragore, Giuliano de' Medici era l'atteso eroe. Egli giunge sul suo bianco cavallo, Orso, con aria fiera e un sorriso di orgoglio. La sua armatura scintillava di pietre preziose, il vasto denaro dei Medici era stato impiegato per decorare l'abito e il destriero con gemme, perle e gioielli di famiglia per un valore di centomila ducati.
Il principe Giuliano avanzò portando con sé uno stendardo che tutti sembravano ansiosi di ammirare e dove era raffigurato l'amor cortese di lui verso la bella Cattaneo, la quale gli aveva rapito l'anima e il cuore. Un coro di sorpresa si levò assordante al suo arrivo. 
Simonetta temette che il suo cuore le uscisse dal petto tanto batteva forte dell'emozione. Ella comparve sul palco vestita di bianco, come una ninfa, ornata di perle e di rose, candida ed eterea come sempre ma visibilmente esitante e commossa. 
La famiglia Medici seguì l'eroe del giorno in un composto orgoglio. Subito dietro Giuliano cavalcò il figlio più piccolo di Lorenzo, Piero, di tre anni, seguito dal Magnifico, Pierfrancesco de' Medici e il cognato Guglielmo de' Pazzi.
Lo stendardo, che Giuliano sollevò fiero nella sua cavalcata con un'espressione solenne e la testa alta, fu commissionato a Botticelli e rappresentava un'allegoria dedicata ai due amanti e dipinta su un drappo di taffettà alessandrino. A Pallade, l'artista diede il volto di Simonetta, la rappresentò in un'armatura d'oro, con i lunghi capelli biondi che le uscivano dall'elmo per via del vento, mentre una mano proteggeva la sua castità con una corazza. La dea aveva appena sconfitto Cupido e rivolgeva il suo viso al sole. Simonetta era dunque come la dea Minerva che protegge la virtù, incatena il dio dell'amore e guarda verso la luce, la gloria, mentre intorno a lei crescevano meravigliosi fiori sporgendo un lungo ramo di olivo sul quale era riportato il motto francesce La Sans Par ("La Senza Pari").
Il Magnifico Lorenzo era soddisfatto di come la giostra di Giuliano custodisse una forza morale e un trionfo di virtù così elevati. Firenze parve riabbracciare la poesia e l'armonia in un teatro reso unico da tanti artisti e della bellezza di Simonetta, ben più di una musa ispiratrice.
Il torneo di Giuliano fu un'esplosione di eccitazione che coinvolse tutti i fiorentini, molti dei quali si sfidarono a raccogliere più pietre preziose possibili tra quelle che cadevano dalle armature e dagli abiti dei cavalieri.
Giuliano si battè con forza ed eleganza per quella vittoria da dedicare alla sua amata, una vittoria che, in realtà, le era già stata destinata.
Nell'ultimo estenuante e teatrale combattimento, in una pericolosa sfida tra lance e scudi contrapposti, Simonetta sospirò di paura e speranza per il suo Medici, tra le espressioni eccitate dei presenti e quelle traboccanti di risentimento da parte dei membri della famiglia Vespucci. Se la bella Simonetta stesse recitando o meno per interpretare la sua parte da Regina del torneo, poco importava. Certo è che ella continuasse a tremare mentre guardava l'innamorato fronteggiarsi con gli altri cavalieri.
A vittoria ottenuta il principe tolse con gesto teatrale l'elmo chiomato e lavorato mostrando gli occhi di una fiera che ha appena sconfitto la sua preda. Giuliano si diresse sudato e con il cuore in gola verso il palco dove sedeva Simonetta, inclinò la testa verso di lei in segno di grande umiltà e rispetto, mentre il pubblico nella piazza gridava i loro nomi e la Cattaneo veniva nominata "Regina di ogni bellezza".
Fu un boato, un canto, un'esplosione di libertà. Mai i fiorentini avrebbero dimenticato un simile giorno.
  
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