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Autore: QueensOfFandom94    18/04/2019    1 recensioni
La squadra lavora ad un caso di stupro. Sembrerebbe '' ordinaria amministrazione'', ma la vittima è un'amica del detective Carisi. Sebbene si tratti di un caso relativamente semplice, le cose si complicano in aula.
La squadra inizia quindi a lottare contro il tempo per assicurarsi che il colpevole paghi per i suoi crimini.
Genere: Angst, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amanda Rollins, Nuovo personaggio, Rafael Barba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo che Carisi ebbe chiamato Olivia per raccontarle cos'era successo, lei si precipitò ad informare Barba.
- Quindi.... la vittima è un'amica di Carisi.- fece Barba.
Olivia annuì.
- Sì, era passato a farle un saluto e l'ha trovata sul pavfrcimento.- fece Olivia - l'ha portata subito in ospedale, e appena si è svegliata dall'anestesia gli ha raccontato tutto. 
Lucille dice che dopo aver ricevuto una mail da un professore che voleva parlare con lei di un progetto, le ha chiesto di raggiungerlo e lui l'ha violentata.-
- E come si chiama questo delinquente?- fece Barba.
- Matthew Cole, insegna diritto di famiglia alla Fordham.- fece Olivia.
Che per certi versi poteva anche passare per il classico bigotto ipocrita, credente del vecchio modo di pensare che l'uomo dovesse sovrastare la donna e che questa non avesse diritto di rispondergli o opporsi.
- Uno dei più stimati esperti di diritto di famiglia dello stato.- fece Barba.
- Rispettabile un corno. Questo è uno che va in giro a parlare della sacralità della famiglia, del matrimonio, della fedeltà e stupra una ragazzina di vent'anni, minacciandola di ritorsioni se apre bocca.- fece Olivia - deve andare in prigione. E' un pericolo per ogni donna del campus.- 
- Dimentichi un particolare.- fece Barba - Parliamo di un professore e di una sua studentessa. La difesa dirà che è andata a letto con lui per avere dei benefici.-
- Benefici? Quella poverina era talmente sconvolta che per quasi due giorni si è accoccolata sul pavimento senza mangiare ne bere, ha rischiato di morire disidratata.- 
- E per loro non sarà pertinente al caso.- fece Barba - nessuno le ha puntato contro una pistola dicendole che doveva smettere di alimentarsi. 
Diranno che non è colpa dell'imputato se lei ha scelto di suicidarsi.- 
- Certo che è sua: l'ha stuprata due volte, l'ha minacciata, e come se nulla fosse dopo che ha finito di fare i suoi comodi le ha detto di andarsene a casa.- fece Olivia- chiunque si sarebbe lasciato andare in quel modo.... quanto minimo è induzione al suicidio.- 
- Cioè un reato minore.- fece Barba - ma hai ragione. Deve essere punito per quello che ha fatto.-
...
...
....
Fin e Amanda, subito dopo aver raccolto la deposizione di Lucille, si diressero alla Fordham e chiesero subito del professor Cole.
Era un uomo distinto,aveva cinquantatre anni, media statura, occhi grigi e chiari protetti dagli occhiali da vista, capelli corti biondi con qualche traccia di grigiume, costituzione robusta.
- Che cosa posso fare per la polizia di New York?- chiese il docente con aria imperscrutabile.
Amanda gli mostrò la foto di Lucille - La conosce?- 
- Certo.- fece l'uomo mantenendo un atteggiamento calmo e composto - Lucille Brown. Una delle mie migliori studentesse.... oggi però non si è vista... non si è messa nei guai, vero?-
- Ha detto che l'ha violentata.- fece Finn cercando di non spaccargli la faccia.
Cole spalancò gli occhi - State scherzando mi auguro.- 
- No.- fece Amanda cercando di non cancellargli quel sorrisetto dalla faccia con un diretto ben assestato - La ragazza era piena di lividi, la faccia tumefatta, ferite compatibili con uno stupro e un principio di disidratazione. Si è cacciato in un brutto guaio.-
- E prima che possa dire non so chi possa averle fatto questo, probabilmente è sotto shock, non so perchè mi stia accusando, sappia che abbiamo il DNA dell'aggressore.- fece Finn sventolando una busta - e un mandato per il suo.-
Cole sospirò.
- Ok, lo ammetto. Ho fatto sesso con lei, ma era consenziente.- 
- Ah, ma davvero?- fece Amanda sarcastica - e allora perchè è in ospedale, conciata da far paura, e dice che l'ha stuprata e sodomizzata?-
-Ok, sentite.- fece il professore - è venuta qui, dicendomi che non si sentiva pronta per il mio esame ma che non poteva rischiare di ridarlo, e mi ha chiesto aiuto... voi capite, vero.- 
- Abbiamo la mail che lei le ha scritto.- fece Finn - ci risparmi le scuse.- 
- Sì, è vero, le ho scritto per parlare di lavoro e quando abbiamo finito le ho offerto un caffè, e lei mi ha detto che il mio corso le creava problemi e temeva di non passare l'esame. Mi ha fatto delle avances... mi rendo conto che ho violato il codice etico dell'università, ma non dico di no ad una bella donna.-
- E perchè allora Lucille dice che non voleva e che è stato lei ad aggredirla?- fece Amanda. 
- Probabilmente si è resa conto di aver fatto una sciocchezza e non vuole ammettere con amici e familiari di essersi comportata come una...- 
- Bada a come parla.- fece Finn - la ragazza presenta lesioni compatibili con un'aggressione, ha i vestiti strappati e ha rischiato di morire disidratata. Stiamo parlando di stupro di primo grado e tentato omicidio di secondo grado.-
- Se è solo per questo, la ragazza ha anche dei problemi a distinguere il bene dal male.- fece il professore - sapete che è stata mandata in analisi per la sua poca, per non dire inesistente, capacità di rispettare l'autorità e di distinguere insulti da critiche costruttive?- e nel dir così passò loro una cartellina verde con su scritto '' LUCILLE BROWN'' - Chissà cosa le dice la testa in questo momento.-
...
...
...
- Ho capito bene?- fece Barba - quel folle insinua che Lucille si sia inventata di essere stata stuprata?-
- Beh, non ha usato proprio queste parole....- fece Amanda - secondo lui Lucy è incapace di capire quando una persona la tratta male per farle del bene e quando invece la tratta male e basta.- 
- E da qui l'insinuazione, abbiamo fatto sesso consensuale, un po' rude, e lei lo ha scambiato per uno stupro.- fece Finn.
- Non crederete davvero a questa balla, vero?- fece Sonny. Aveva ancora nella testa l'immagine di Lucy in posizione fetale sul pavimento, con la camicetta aperta, gli occhi spenti e vuoti, il visto ricoperto di lacrime e make-up rovinato, tremante ed impaurita... impossibile che fosse ridotta così per un parto della sua immaginazione. 
- Non è la prima e nemmeno sarà l'ultima volta che uno stupratore cerca di incolpare la sua vittima o di sminuire l'accaduto.- fece Olivia - ma se è vero che è stata in analisi, la difesa userà questo contro di lei.- 
- Sentite, io ci parlo con lei, va bene?- fece Carisi passandosi una mano sulla faccia- e vi assicuro che  non è una mitomane visionaria. Quando apre bocca sa di cosa parla e se dice di essere stata violentata, vuol dire che è vero.- 
- E noi ci crediamo, Carisi.- fece Amanda poggiandogli una mano sulla spalla.
- Ma sai perfettamente che nei casi come questi conta solo la credibilità della vittima: e un trascorso psichiatrico, non è d'aiuto.-
- Tecnicamente...- fece Finn - la tua amica non è mai stata in cura da uno psichiatra, in compenso ha avuto parecchi colloqui con la psicologa della scuola, al liceo dove si è diplomata. Perciò i casi sono due.... o dietro la facciata da studentessa modello, responsabile e diligente c'è qualcosa che non sappiamo  o andava lì perchè voleva parlare di qualcosa che non riusciva più a sopportare ma che non poteva condividere.-
- Andate a parlare con questa psicologa.- fece Barba - scoprite se è vero o no che Lucille ha problemi di contatto con la realtà.- 
...
...
...
Un quarto d'ora dopo, Rollins e Olivia erano alla Fairfield Academy, il liceo da dove, due anni prima era uscita Lucille Brown, la loro vittima e chiesero subito della psicologa della scuola. La dottoressa Abigail Armon. Una donna di quarantasette anni non era molto alta, il viso era pulito dal trucco, i capelli color cioccolata ( tintura per capelli, senza dubbio) le arrivavano sino alle spalle, vestita con un tailleur viola, scarpe e calze coordinati con il vestito.
Rivolse un largo sorriso ai presenti, appena entrò, mettendo così in risalto i denti leggermente sporgenti, per poi rabbuiarsi al sentire nominare Lucille Brown. 
- Oddio...- fece la donna, più esasperata che preoccupata - speravo di non sentir più parlare di lei.- 
- Quindi la conosce molto bene?- fece Olivia.
- E' difficile scordarsi una che ti piomba in ufficio una volta a settimana, a frignare su quanto sia ingiusta la sua vita, e dire che tutti pensino che sia un'incapace che non combinerà mai niente di buono nella vita.... ogni volta che quella porta si apriva, stavo per per avere un crollo emotivo.-
- Può spiegarsi meglio?- fece Amanda guardando male la psicologa.
- Sentite, so che è brutto dirlo ma... quella ragazza non ha la minima idea di cosa voglia dire avere un problema.- fece la psicologa - una volta a settimana veniva qui, a piangere, dicendo che suo padre non la considerava, che la sua stima andava tutta al fratello maggiore solo perchè la pensavano allo stesso modo su tutto, che le scaricavano addosso colpe non sue e che sua madre non diceva o faceva mai nulla per difenderla.- 
- Quindi era vittima di violenza psicologica.- fece Olivia. Una forma di violenza che non lasciava segni visibili sulla vittima, ma che minava in maniera irreversibile l'autostima di chi ne era vittima e persino le sue facoltà di giudizio.
- Ma per favore.-fece la Armon - dopo il primo mese in queste condizioni, stavo per suggerire agli insegnanti di agire con discrezione per cercare di aiutarla... e loro hanno detto che a vedere i Brown, sembravano la classica famiglia felice della publicità.
Ho concluso quindi che Lucille si stesse solo sfogando per delle scaramucce avute in famiglia.... l'ho lasciata parlare.- 
- Cioè mi faccia capire....- fece Olivia - veniva qui una volta a settimana a dirle sempre le stesse cose, sulle stesse persone e lei non ha mai pensato di approfondire il problema?- 
- Senta, questa è una scuola con cinquemila iscritti, e l'adolescenza è il periodo più delicato dello sviluppo umano..... vedo ragazzi vittime di bullismo, sia dentro che fuori dall'ambiente scolastico, ragazzi disabili con forti difficoltà nell'inserirsi ed ad affrontare i loro handicap, ragazzi alle prese con il divorzio dei genitori.... non posso metterli in secondo piano per una ragazzina che frigna perchè le hanno negato un giocattolo nuovo.- 
Amanda stava seriamente pensando di appendere al muro quella pseudo-psicologa e riempirla di pugni - Quindi mi faccia indovinare.... se Lucille le avesse detto che qualcuno l'aveva molestata o aveva abusato di lei.... non le avrebbe creduto.-
- Conoscendola, prima avrebbe accusato qualcuno di stupro e nemmeno un'ora dopo ci sarebbe uscita assieme.- nel dir così la psicologa guardò l'orologio - ora se volete scusarmi, ho un colloquio con uno studente.-
- Che il cielo lo aiuti.- commentò acidamente Amanda.
...
...
...
Le due donne tornarono al distretto, furiose, per informare Barba del loro colloquio con la signorina Armon.
- Per motivi professionali ha preso appunti anche dai colloqui con Lucile...- fece Amanda - ma ha scritto che Lucille Brown non ha contatto con la realtà, che non distingue le critiche costruttive dagli insulti e dalle offese verbali.... ecco da dove ha preso l'idea Cole.- 
- Ho sempre pensato che psichiatri e psicologi dovessero stare fuori dalle aule di tribunale.- fece Barba - e avevo ragione. Ma questa tizia non dovrebbe entrarci a prescindere.... non è certo la prima volta che una vittima di abusi confida il suo calvario a qualcuno, magari un'estraneo o che per qualche motivo non può riferire all'abusante che la sua vittima parla, e poi si comporta come se nulla fosse.
- Quindi questo la rende una vittima credibile?- fece Amanda.
- Il mondo è pieno di persone che si credono superiori ad altre e quando incontrano una persona più forte e intelligente di loro, provano a buttarla giù.- fece Barba - di solito usano le botte e la violenza fisica, ma quelli furbi usano le parole. Nessun tribunale condannerebbe qualcuno per quello che gli esce dalla bocca.- 
- Uno dei motivi principali per cui in certi casi odio il primo emendamento.- fece Olivia. 
- Sicuramente le parole fanno molto più male delle botte e sentirsi ripetere gli stessi insulti ogni giorno per anni è una forma di violenza ancora più ripugnante.... ma è anche più difficile da provare.- fece Barba. 
- Quindi....- fece Olivia - la difesa potrà dire che Lucille Brown non è una testimone attendibile perchè la legge non può punire chi sminuisce psicologicamente una persona, e le darà addosso perchè non è mai riuscita a ribellarsi concretamente a degli abusi, e Cole se la caverà?- 
- Ci servirebbe almeno un testimone che possa dichiarare che era davvero vittima di abusi.- fece Barba.
Più facile dirsi che farsi.
Le vittime di abusi verbali o fisici erano quasi sempre accomunate da una forma di sindrome di Stoccolma: tendevano a proteggere i loro aguzzini per istinto di sopravvivenza, tendevano a minimizzare la cosa quando qualcuno provava a sbattere loro in faccia la verità, a giustificare.... e i rari casi in cui buttavano fuori almeno una parte dell'inferno che vivevano nelle mura domestiche era con perfetti sconosciuti che non avrebbe mai avuto tempo o modo di informare l'abusante che la sua vittima non osservava il silenzio, per la troppa paura che il loro aguzzino lo venisse a sapere e raddoppiasse il carico.
Le possibilità, quindi, che Lucille avesse confidato ciò a qualcuno... un amico, un parente lontano, un vicino, erano drammaticamente vicine allo zero. 
E considerata la scarsa attenzione ricevuta dalla psicologa a cui si era rivolta, per cercare forse non la soluzione a tutti i suoi problemi, ma almeno dei consigli di sopravvivenza, forse nemmeno con degli sconosciuti sul bus si era confidata.
- Qualcuno però avrà notato qualcosa.- fece Amanda - facciamoci un giro nel quartiere e vediamo se qualcuno ha mai visto o sentito qualcosa.-
...
...
...
Nel frattempo, Sonny Carisi era tornato da Lucille. Per il medici, la ragazza poteva tornare a casa. Unica raccomandazione, bere ad intervalli regolari e ricordarsi di mangiare, di tanto in tanto. A parte questo, per loro poteva essere dimessa e Sonny la riaccompagnò a casa.
Erano rimasti in silenzio per quasi tutto il tragitto.
Sonny  guardava la strada per guidare, ed ogni tanto si voltava verso il sedile del passeggero di fianco a lui, per assicurarsi di come stesse Lucy.
La ragazza si era abbandonata sul sedile, con uno sguardo perso nel vuoto, il segno delle lacrime ormai secco sulla pelle assieme al mascara che si era rovinato.... come se fosse quello il problema principale.
Non appena arrivarono a destinazione, la ragazza andò a  raggomitolarsi sul divano mentre stringeva un cuscino a forma di cagnolino che aveva trovato sul divano.
- Ti preparo qualcosa di buono da mangiare.- fece Sonny.
Andò ad armeggiare in cucina e per un breve attimo ebbe il sospetto che Lucy si fosse addormentata.
La ragazza non sospirava.
Non piangeva.
Non singhiozzava.
Non sospirava.
Praticamente era come essere in casa da soli.
L'uomo tornò dopo una ventina di minuti con una tazza su cui era disegnata una faccina sorridente e un pezzo di crostata alla frutta.
Dal contenitore si levava un profumo dolcissimo e si poteva intravedere della panna macchiata da della polvere di cacao.
- Ecco qua....- fece poggiando la tazza sul tavolino da caffè davanti a lei- un cioccolato così non lo hai mai assaggiato.-
- Non ho voglia di mangiare.- fece Lucille.
- Però hai fame.- fece Sonny - cerca di sforzarti un po'... hai passato quasi due giorni e mezzo senza assumere nulla di solido... e hai rischiato la disidratazione... devi recuperare le forze.-
- Per cosa?- fece Lucille - se mi mantengo in forze, sono lucida, e se sono lucida la mia mente va a quella notte da incubo....
- Ascolta...- fece Sonny sfiorandole una mano, con cautela, quasi avesse avuto paura di spaventarla - non è colpa tua, va bene?-
- Ne sei sicuro?- fece Lucy - Mi ha dato un appuntamento a casa sua, di sera, e io ci sono andata.... dovevo aspettarmelo.... ma ero così felice al pensiero che qualcuno apprezzasse il mio lavoro, che volesse farmi un complimento che non riuscivo a pensare ad altro... Dio, che stupida sono stata....- 
- No, questo non dirlo nemmeno per scherzo, ok?- fece Sonny - Tu non hai colpe. Puoi essere stata ingenua, questo sì, ma non esiste una sola valida ragione al mondo che giustifica una cosa del genere. No significa no. Puoi non averlo detto a voce forse. Ma le azioni contano più delle parole.-
Aveva sentito spesso delle vittime dire di come il terrore le aveva talmente paralizzate da non riuscire a muoversi o parlare... e molti stupratori e avvocati della difesa avevano usato quelle reazioni fisiologiche e quasi sempre involontarie per confondere le idee sia alla vittima che alla giuria, per far credere loro che in realtà desideravano quel rapporto.
Ma c'erano altri modi per dire '' No'': mostrarsi insicuri, dubbiosi, un consenso non esplicito, l'incapacità di poterlo dare perchè temporeanamente incapace di capire cosa voleva realmente....
- E per quel che mi riguarda.... per me potresti anche esserci stata, all'inizio, ma se poi decidi che non te la senti, puoi tirarti indietro e senza dare troppe spiegazioni. Tutto quello che succede dopo è stupro.- 
- Io non ero pronta...- fece Lucy tra le lacrime - non me l'ero immaginata così la mia prima volta.... pensavo che avrei incontrato una persona speciale, che ci saremmo innamorati....- e invece, la sua prima volta era stata piena di dolore, lacrime, paura, suppliche... quelle urla e quel ricordo l'avrebbero accompagnata per tutta la vita.
- Io non posso dirti che passerà.... il dolore non si supera. Non svanisce... e Dio mi è testimone, farei qualunque cosa per tornare indietro e risparmiarti questo calvario... il passato non si può cambiare, ma ti do la mia parola.... pagherà per quello che ti ha fatto.
La ragazza in risposta si avvicinò per abbracciarlo, ed una volta che ebbe circondato e stretto l'addome del suo unico vero amico, scoppiò in lacrime, di nuovo.
Davanti a quel dolore così vivo, profondo e lacerante per chiunque potesse vederlo, Sonny non potè trattenersi dal ricambiare quell'abbraccio.
E la cosa peggiore era che non aveva idea di come fare per alleggerirlo.
Senza sapere che le stava già alleviando il dolore. Per la ragazza pareva un sogno trovarsi con qualcuno che la faceva sentire tranquilla, che l'aveva tenuta stretta a se per darle un po' di conforto e calore umano e che aveva tentato di allentare la morsa che le stava stringendo il cuore fino a farlo sanguinare.
   
 
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