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Autore: Asia Dreamcatcher    18/04/2019    3 recensioni
Johann Schmidt è tornato e con esso le ceneri dell'oscura Hydra, pronta a risorgere.
Ma Teschio Rosso non è solo e Steve Rogers e gli Avengers dovranno vedersela con nuovi nemici. James Barnes sarà costretto, ancora una volta, a lottare contro i propri fantasmi, sperando di non soccombere.
Mentre gli echi di una nuovo guerra risuonano, Captain America e Vedova Nera si ritroveranno ad affrontare una sfida inaspettata, che potrebbe cambiare tutto per sempre.
Terza parte di "Se il passato è alle tue costole, ti volti e lo affronti"
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Un po' tutti
Note: Cross-over, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Se il passato è alle tue costole, ti volti e lo affronti'
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Capitolo Trenta: Per aspera ad astra



We all have our scars from loving someone too deeply.

From wanting to protect someone too much”

~ Mei Tachibana



La musica avvolgeva l'intera sala, scorreva leggera, disturbata da lievi tonfi. Su quelle note una ragazza si muoveva precisa e leggiadra, compiendo passi aggraziati e senza peso; la crocchia che all’inizio fermava i suoi capelli scuri, ormai sfatta.

Ekaterina si guardò allo specchio dopo aver concluso la coreografia, il cuore che pompava velocemente il sangue, non perché fosse affaticata ma perché sensazioni a lungo sopite erano riemerse con prepotenza, scombussandola e riportandola ad una tempo che a stento riconosceva, eppure, guardandosi in quel grande specchio, con gli occhi lucidi e sgranati e il fisico teso in pose che credeva dimenticate, le parve per qualche istante, di scorgere l’antica se stessa.

«Come stai Katia?».

Natasha la fissò attentamente, senza un reale giudizio negl’occhi di giada, fra le braccia il figlio. James, avvolto in una tenera tutina bianca, stringeva un soffice orsetto di peluche con una mascherina nera sugli occhi, dono di Bucky e Sam e da cui non si separava mai.

La ragazza la guardò di rimando, senza nascondersi, poi spostò lo sguardo sul bambino e le sue labbra si sciolsero in un debole sorriso.

«E’ tuo figlio?» domandò con tremore nella voce, si sentiva leggermente a disagio, non ricordava l’ultima volta che aveva visto un bambino, era qualcosa di troppo pure e innocente per starle così vicino.

«Sì. Lui è James».

Ekaterina fissò ammirata lo sguardo di Vedova Nera riempirsi di sfumature dolci, le palpebre calare delicatamente e gli occhi diventare liquidi.

Per una persona tenuta per anni nel gelo dell’oblio e abituata a violenza, subita e commessa, quell’atmosfera era abbastanza destabilizzante, eppure non dolorosa.

«So come ti senti in questo momento... » disse Natasha continuando a guardare il figlio; Katia la osservò incuriosita.

«Il mio passato è stato molto simile alla tua vita finora, per molto tempo c’è stata solo oscurità» i suoi occhi vagarono dolcemente su di lei.

La Winter Soldier si schiarì la gola e trovò il coraggio di porle quella domanda:

«E come ne sei uscita?»

«Lottando. C’è chi mi ha dato una seconda possibilità - sorrise nel ricordare il passato, che non faceva più così paura ora - ma ho lottato contro quell’oscurità, a volte mi capita ancora adesso» il suo sguardo ritornò sul piccolo Jamie «Ma ho qualcosa, qualcuno da proteggere, ho una ragione per vivere» e mentre lo diceva si rese conto che era davvero così, da molti anni il suo desiderio di vita continuava a crescere, per Steve e per gli Avengers, la sua famiglia e ora per James, il suo dolce, forte ed innocente bambino.

«Tu hai qualcuno che vuoi proteggere?».

Ekaterina schiuse le labbra pallide e screpolate ed annuì con vigore mentre il suo sguardo si faceva timido.

«E’ un buon punto da cui partire».



*



«Buck mi spieghi che ci facciamo qui?» Jace si guardò intorno, erano in una delle zone più famose di New York, rinomata per essere la via dello shopping di lusso.

James si decise finalmente a degnarlo di attenzione, gli mise una mano sulla spalla e il suo sguardo divenne tremendamente serio. Il quindicenne deglutì, seriamente preoccupato.

«Jace. Siamo qui per una questione della massima importanza!»

Oh mamma!” si ritrovò a pensare ancora più perplesso.

Bucky non si dilungò oltre, lo afferrò per entrambe le spalle e lo guidò verso un negozio ben preciso, senza che Jace ci capisse nulla, a volte era peggio di Sasha quando lo trascinava - senza diritto di replica - nei suoi piani sconclusionati. Quando vide la vetrina davanti a cui si erano fermati, un dubbio lo assalì. Il suo cuore cominciò a battere veloce.

«Buck-!» esalò osservando meravigliato l’uomo al suo fianco.

Il soldato si aprì ad un sorriso timido.

«Vedi di consigliarmi bene moccioso».



*



Steve si appoggiò allo stipite volendo godersi la scena per una po’, prima di prendervi parte.

Natasha era seduta a gambe incrociate sul morbido tappeto, reggeva Jamie appoggiato contro il suo petto mentre la dolce Alex cantava un’allegra canzone per intrattenerlo.

Fu il bambino stesso a notare la presenza del padre agitandosi allegramente. Alexandra gli sorrise, lasciandogli una leggera carezza e poi corse ad abbracciare Steve, prima di lasciarli soli.

La bella russa gli fece segno di avvicinarsi, si scambiarono un lungo bacio, poi gli passò il figlio che sgambettava eccitato.

Il capitano lo strinse a sé, respirando il suo profumo, così dolce ed innocente. Sapeva che il tempo a loro disposizione stava per scadere e Natasha lo sapeva ancora meglio di lui.

«E’ cresciuto ancora...» constatò guardando attentamente il figlio, che per tutta risposta allungò le manine grassocce sul suo volto scaldandogli il cuore e facendolo sorridere.

«Meredith dice è per colpa o per merito del suo dna» gli rispose la russa osservando dolcemente entrambi.

«Stasera ci riuniamo. Tony dice di aver trovato un modo per rintracciare il Bus, e Coulson ha messo a punto l’attacco simultaneo alle basi segrete dell’HYDRA».

Natasha si sporse per prendere Jamie e stringerselo al petto, la sua espressione era insondabile, ma Steve sapeva che la sua mente lavorava frenetica, sapeva che dentro fremeva. Guardava il loro bambino e pensava che non avevano avuto abbastanza tempo, che fosse ingiusto, c’erano ancora così tante cose…

«Ci siamo quasi»

«Nat-»

«Non ci provare. - lo fermò dura lei - Ne abbiamo già discusso» il suo sguardo si ammorbidì e accarezzò il volto del capitano, che si era fatto mesto ma sempre soffuso d’amore «Non posso farlo. Non chiedermelo, ti prego, non chiedermi di restare a guardare. Ti copro le spalle».

Steve le prese la mano, ferma sulla sua guancia, e la portò alle labbra; annuì.

«Ora posso darti il mio benestare per quello che avevi in mente per lui» aggiunse serio lasciando una delicata carezza sul capo di James. Natasha chiuse gli occhi.

Jamie si addormentò e i due lo riposero nella culla. Natasha poggiò il capo sulla spalla di Steve, che la strinse a sè; in silenzio rimasero ad osservare il figlio.



*



La sera era scesa stellata e afosa sull’Avengers Tower.

Natasha prese posto tra Steve e Sharon mano nella mano con Bucky. Niko e Bruce parlavano piano fra loro - andavano particolarmente d’accordo, si erano trovati fin dal loro primo incontro - Jace e Alexandra avevano insistito per esserci ed erano molto tesi; Clint, Sam e Maria discutevano con Coulson e JJ, che cercava di non farsi prendere dall’ansia. Tony era concentrato sul tablet, controllando i dati per l’ennesima volta, accanto a sé Pepper, che osservava attenta. Fury col suo occhio sano controllava tutto e tutti.

Quando giunsero Niall e Ekaterina la riunione poté cominciare.

«Phil» esordì grave il colonnello scambiandosi un cenno col direttore «Inizia tu».

«Bene, come tutti sapete, grazie alle informazioni passate con estremo coraggio dalla signorina Munroe, ora siamo a conoscenza di tutte le posizioni delle basi segrete dell’HYDRA. Dieci basi, dislocate nei quattro continenti. Annabeth Munroe ci ha fornito anche una dettagliata lista sull’arsenale bellico e il numero, più o meno esatto, degli agenti presenti in ogni sede; con molta probabilità ci sono anche delle fabbriche di psychotron presenti all’interno.» fece una breve pausa, l’attenzione era alle stelle, Steve e Bucky in particolare si sentirono proiettati indietro nel tempo, in pieno secondo conflitto mondiale, le immagini virtuali si sovrapposero con la mappa delle basi HYDRA degli anni Quaranta.

«Il tuo piano quindi è di attaccare simultaneamente tutte le basi?» chiese Steve;

«Meno una» precisò Coulson e il capitano annuì.

«Sarà un attacco di massa, lo S.H.I.E.L.D. è stato completamente mobilitato e abbiamo fatto un accordo segreto con i Navy Seals per un’operazione congiunta, anche se saremo noi al comando.» completò Maria alzandosi e mettendosi tra Fury e Coulson.

«Qui entri in gioco tu, Tony. Tu e Skye avete capito come fa il Bus a sparire?» chiese Clint.

«Legolas - esordì Tony con fare teatrale - ci conosciamo forse?» il magnate attirò completamente l’attenzione «Semplicemente non lo fa. Devo dire che la giovane Muroe è geniale, quasi al mio livello - ammiccò e restò per qualche istante in silenzio aspettandosi delle conferme, che non giunsero così fece spallucce e proseguì - ogni volta che il Bus si muove manda differenti e fasulli ping in tutto il mondo, cosicché nessuno riesca a individuare il loro piano di volo, ma tutti questi fasulli segnali hanno sempre e comunque un origine. Così io e la piccola Skye abbiamo analizzato ogni singolo segnale inviato da quello stramaledetto aereo, un po’ di vecchia trigonometria, un po’ di geolocalizzazione, qualche satellite spostato nel giusto punto et… Voilà! La posizione del Bus è servita!» Tony richiamò J.A.R.V.I.S. e l’AI compitamente mostrò l’attuale posizione del velivolo.

«In Cina?» sospirò James.

«Fantastico, proprio uno di quei paese con cui possiamo dialogare senza problemi...» frecciò Sam incrociando le braccia al petto.

«Questo vuol dire che dovremmo agire illegalmente» ragionò Natasha immergendosi nei propri pensieri.

«Tony, quanto è sicura questo localizzazione?» chiese Steve, si scambiò un’occhiata d’intesa con il miliardario;

«Novantotto per cento»

«Non mi serve altro. - il supersoldato si alzò in piedi e tutti gli sguardi conversero su di lui, attenti - D’accordo. Lo sapete già quello che sto per dire: a Coulson le restanti nove basi. Noi ci prendiamo quella - disse indicando l’ologramma della Cina - se là c’è il Bus allora ci sono Teschio Rosso, Sin, Rumlow e tutti coloro che tirano le fila di quest’organizzazione. Il motto dell’HYDRA Se tagli una testa altre due prenderanno il suo posto”, ma non questa volta. Questa volta attaccheremo testa e corpo, li fermeremo per sempre.  Elimineremo l’HYDRA, nessuno sarà più minacciato dalla loro mostruosa ombra - nel dirlo incontrò gli occhi di Natasha che annuì decisa - non avrò pace finché non ce ne saremo liberati. E non permetterò che nessuno di voi ci rimetta la vita. Nessun altro dovrà morire. Jace e Alexandra resteranno con Niko, Niall proteggerà tutti coloro che resteranno qui. Per ognuno di voi è previsto un piano di fuga nel caso le cose andassero male. Maria e Coulson saranno a capo dell’operazione “Ercole”, Holden si unirà a noi. Avengers siete pronti?» nessuno fiatò, eppure avevano nello sguardo tutti una terribile determinazione. Steve si soffermò su ognuno di loro e poi fece un secco cenno col capo, fiero.

Sarebbero partiti da lì a poche ore, il gruppo si sciolse e il capitano si rivolse personalmente a Fury, appartandosi con lui per pochi istanti.

«Se non dovessi farcela proteggi Natasha e James, fa che siano al sicuro» disse solamente; e il colonnello non poté fare altro che accordargli quell’ultima richiesta.



Natasha aprì la porta e restò ferma sull’uscio, un sorriso triste ma pieno di una profonda dolcezza ad adornarle il viso.

Steve sorreggeva il piccolo Jamie, una mano sul capo per proteggerlo, le labbra premute sul suo piccolo capo; dondolava piano, volendolo cullare.

«Andrà tutto bene, te lo prometto piccolo» sussurrò dolcemente.

«Andrà davvero tutto bene?» chiese Natasha facendosi avanti; Steve si voltò e le sorrise:

«La mamma è qui. È una promessa ad entrambi, andrà bene» affermò deciso.

La spia allungò le braccia e Jamie si accoccolò placidamente sul suo petto.

«Andrà bene per tutti, giusto? - gli lanciò un lungo sguardo penetrante - Steve. Non. Ci. Provare. Non farai uno dei tuoi stupidi atti eroici, non questa volta» sibilò, il volto del compagno si fece grave;

«Ascolta-»

«No. Ascolta tu: Steve Grant Rogers non mi interessa chi sei tu per gli altri, per il resto del mondo, non me ne frega un accidenti se sei Captain America. L'unica cosa di cui mi frega è chi sei tu per me! Sei il padre di mio figlio… sei-» il fiato le si ruppe e il suo sguardo divenne liquido.

Il capitano le si avvicinò;

«Dillo»

«Sei l'amore della mia vita - bisbigliò accorata - devo sapere che combatterai non solo per salvarci ma per salvare anche te stesso. Devi giurarmi che non combatterai per sacrificarti ma per tornare a casa.» i loro occhi si incatenarono e Steve la amò così intensamente che gli sembrò di esserne sopraffatto.

«Va bene. Ma sappi che tu e James siete la mia priorità, siete il mio tutto.» il modo in cui lo disse, quel “tutto” risuonò nella cassa toracica di Natasha e la fece tremare, il modo in cui la stava guardando, il suo tono era troppo, era davvero troppo per lei. Quanto poteva crescere ancora il suo amore per lui? Esisteva un limite?

Per lei era lo stesso. Steve e James erano il suo cuore. Poteva sopravvivere se avesse perso uno dei due?

Non volle darsi risposta.

«Steve» sospirò alla fine. Il capitano le circondò il volto con le sue mani grandi e forti e fece sfiorare la fronte con la sua.

«Lo so. Lo so Natasha. Ti amo! Anch’io ti amo fino al capolinea e oltre» le mormorò innamorato.



«James? Cosa stai facendo?».

Bucky nascose rapido una piccola scatola in una delle tasche interne della giubba e poi si voltò verso Sharon. Sospirò, era bellissima.

La divisa chiara esaltava la sua figura slanciata, Stark l’aveva ideata personalmente, così come le altre, eppure vedergliela addosso gli fece anche stringere dolorosamente lo stomaco: se la indossava voleva dire che era pronta per la guerra, sarebbe scesa in campo e questo significava che poteva essere ferita o peggio.

Sharon gli andò incontro e con dolcezza sconfinata gli accarezzò il volto, e lui fremette come ogni volta. Lo fece stendere sul loro letto e lei gli si mise a cavalcioni, non fecero nulla. La bionda aveva lo sguardo perso nel suo. Sapeva cosa stava pensando, perché anche lei aveva fatto i suoi stessi pensieri, ma nessuno di loro poteva farci nulla, avrebbero combattuto, punto.

«Mi stringi?» chiese innocentemente e lui, non fidandosi della sua voce in quel momento, annuì.

Si stesero insieme, Sharon poggiò il capo sulla spalla di Bucky che la strinse al suo corpo, chiusero gli occhi.



«Papà mi raccomando non fare cose stupide!» gli stava dicendo Lila fin troppo seria.

«E vedi di non mancare il bersaglio nel momento più importante» lo rimbrottò Cooper guardando con attenzione suo padre preparare minuziosamente ogni singola freccia.

Clint riuscì persino a ridacchiare, si voltò verso i due figli e scompigliò loro i capelli.

«Che razza di impertinenti!».

«Hanno preso da te» disse disinvolta Laura prendendo fra le mani una freccia e osservandola con attenzione, forse per minacciarla di non fallire.

Marito e moglie si guardarono intensamente, la sua partenza era qualcosa a cui si era abituata fin troppo in fretta, eppure per entrambi era sempre come se fosse la prima volta, i sentimenti erano gli stessi e mai una volta che avessero smesso di bruciare.



«Cosa siamo io e te?» chiese di punto in bianco Sam steso ancora sul letto, in cui avevano appena fatto l’amore lui e Maria. Sperò che quella non fosse stata l’ultima.

Maria si stava rivestendo ma si bloccò, colpita da quella domanda. Si irritò leggermente, aveva davvero bisogno di sentirselo dire ad alta voce quell’idiota?

Stava per rispondergli bruscamente quando Falcon la fissò con quei suoi grandi occhi sinceri, inchiodandola lì sul posto. Dannazione.

La donna si abbassò su di lui, gli sfiorò le labbra con le sue, in un delicato bacio pieno di sentimenti inespressi.

Sam capì. A Sam bastò.

Per favore non morire” pensò lei.



*



Era giunto il momento.

Jace e Sasha guardavano trepidanti e col cuore colmo di preoccupazione la loro famiglia pronta a partire.

Sharon si avvicinò ad entrambi e li abbracciò stretta, quasi restia a separarsene. Il quindicenne - ancora per poche settimane - si aggrappò alla donna avvertendo quella famigliare stretta materna che lo emozionava ogni volta.

Bucky strinse le spalle ad entrambi i due ragazzi, si scambiò uno sguardo carico di sentimento con Jace, si ferì le labbra per impedirsi di piangere, si fecero un unico cenno.

Steve e Natasha si avvicinarono insieme, e la spia porse ad Alexandra, che aveva compiuto quattordici anni da un paio di giorni, un oggetto metallico, sottile e cilindrico.

«Forse non è proprio un regalo consono ad una ragazza di quattordici anni, ma non siamo una famiglia normale, giusto?» scherzò dolce Natasha.

Alexandra ne saggiò la leggerezza incuriosita, osservando la perfezione del metallo, poi lo mosse nell’aria con un gesto secco e immediatamente il cilindro si allungò: era un bastone da combattimento.

«L’ha progettato Tony per te, si azionerà solo con le tue impronte digitali» disse Steve. La giovane con gli occhi lucidi si voltò verso suo padre e Tony e gli sorrise grata. Iron Man dovette distogliere lo sguardo o si sarebbe emozionato a sua volta.

«Vi supplico, non morite!» disse con le lacrime agli occhi abbracciando la sua madrina e il suo padrino. Loro si limitarono a stringerla forte.

Pepper si avvicinò a Tony commossa, non ci furono parole fra i due: la donna si limitò a stringerlo fra le sue braccia mentre lui chiuse gli occhi assorbendo con gli altri sensi tutto ciò che lei gli stava donando: il suo amore, la sua speranza, la sua fiducia e la sua forza. L’amava, l’amava come non aveva mai amato niente e nessuno.



Per Vedova Nera e Captain America giunse il momento più doloroso.

Steve strinse a sè il figlio, inspirando il suo profumo, concentrandosi sul perché combatteva. Lo baciò piano sulla fronte, poi con espressione decisa ma colma di sentimenti contrastanti lo lasciò a sua madre.

La russa accarezzò amorevole il volto di Jamie che sorrise, quel sorriso dolce e meravigliato che faceva battere il cuore dei suoi genitori. Non ci fu spazio per altro in quell’istante, se non per madre e figlio, poi si voltò ferma verso Niall e i suoi occhi di giada divennero seri e profondi; avvertì la presa di Steve dolce sulle sue spalle e prese parola:

«Niall. Ti stiamo affidando la vita di nostro figlio, la nostra parte più pura ed intoccabile, ciò che amiamo più di quanto non possano dire le parole» Sentì l’abbraccio del capitano farsi più saldo «Se le cose dovessero mettersi male, se noi dovessimo cadere - ignorò i respiri trattenuti e gli sguardi gravi - allora Jamie si troverebbe in imminente pericolo. Ti chiediamo di portarlo al sicuro, lontano da qui. Qui c’è uno zaino, all’interno troverai dei documenti falsi per te e per lui, un conto sicuro e un cellulare usa e getta con un unico numero. Se dovessi fare quel numero… La persona dall’altro capo del telefono sa già tutto, è pronto e ti dirà cosa fare. Tu tra tutti sei l’unico che abbia la forza per farlo. Puoi farlo, Niall?».

Ekaterina accanto al Winter Soldier lo guardò di sbieco, nervosa. Quanta forza doveva avere quella donna per riuscire a parlare con quel tono calmo, totalmente padrona di sé. Come poteva scendere in guerra con la chiara consapevolezza che poteva non rivedere mai più suo figlio o il suo partner? L’ammirò moltissimo e si disse che l’avrebbe seguita fino alla fine, e avrebbe seguito fino in fondo ciò che nel suo cuore sentiva di dover fare. Ammirò anche Niall quando rispose senza incertezza alcuna:

«Lo farò. Steve, Natasha… Sharon e tutti voi mi avete restituito alla vita, il minimo che possa fare è salvare una vita» replicò serio.

«Grazie - disse Steve porgendogli la mano - ora lo possiamo fare».

Niall lo osservò impressionato.

Steve e Natasha accarezzarono il loro bambino un’ultima volta poi lo lasciarono andare fra le braccia di Miss Jenkins. Ma il bambino doveva aver intuito che qualcosa non andava, perché iniziò a dimenarsi insofferente e poi scoppiò a piangere disperato.

Natasha, con discrezione, artigliò il braccio a Steve per impedirsi di prenderlo fra le braccia e rassicurarlo e coccolarlo, farlo sentire amato e al sicuro.

Il capitano restò stoicamente fermò, ma dentro di sé le lacrime di suo figlio lo stavano dilaniando.

Il resto della squadra ne rimase sconvolto, era una scena straziante, ma uno ad uno si avviarono verso il jet decisi a lasciare gli ultimi istanti ai due genitori.

Vedova inspirò piano, raddrizzò le spalle e mai come prima di allora sperò con tutta se stessa di poter passare il resto della sua vita a farsi perdonare da suo figlio, invece di farlo attraverso la lettera che lei e Steve avevano scritto qualche tempo prima nel caso fossero periti.

Lei e Steve si voltarono insieme, si costrinsero ad ignorare il pianto del loro Jamie. Salirono nel jet, lo sportellone si chiuse alle loro spalle, facendoli precipitare in un assordante silenzio.

Era ora di chiudere la partita.

____________________________________________________________________Asia's Corner

Ce l'ho fatta! O mio dio! Sì! Dopo mesi sono tornata non ci credo, potrei piangere! So che voi lo farete se non altro perché sapete finalmente che cavolo succede, ebbene sì è giunto il momento di terminare questo gioco. Dio che tristezza scrivere l'ultima parte, spero che questo attesissimo capitolo sia stato un degno ritorno e vi sia piaciuto, quanto è piaciuto a me.
E' stato un periodo difficile, anche dal punto di vista della storia, ho avuto un blocco e non riuscivo ad andare avanti, ma sono riuscita a superarlo e ora sono qui per portare a termine questa trilogia che dura ANNI eh sì ANNI! E ringrazio tantissimo in primis chi mi ha sostenuto in tutto questo tempo, chi mi scritto via privata o commentato questo capitolo! Grazie, molti di voi sono con me dall'INIZIO ed ora... Manca poco, davvero poco!
Conto tre massimo quattro capitoli per mettere fine a questa ff, più un capitolo extra, perchè... Beh lo scoprirete strada facendo, e per farmi perdonare di questi mesi, scriverò una oneshot terminata quesa storia :)

ps. il titolo è in latino (spero di aver trovato la giusta traduzione) e significa: «attraverso le asperità sino alle stelle»

Ora io vi saluto, e vi auguro Buona Pasqua a tutti voi! Spero che mi farete conoscere la vostra opinione a riguardo!
Il capitolo 31 verrà postato con tutta probabilità tra un mese!





   
 
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