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Autore: Tenue    19/04/2019    5 recensioni
[Tododeku] [song-fic]
“Midoriya si era sempre ritenuto abbastanza bravo nel calmare le persone, ma sinceramente non si aspettava di doverlo farlo fare con uno come Todoroki. Dopo tutto il tempo passato a rimuginare su come gli sembrasse indistruttibile, l’ultima cosa che si sarebbe aspettato di vedere era un suo crollo emotivo.
Lo aveva visto più strano del solito negli ultimi giorni, con l’aria decisamente più cupa, ma aveva pensato che si stesse semplicemente concentrando in vista degli esami. Invece si era trovato Todoroki lì, di fronte alla porta della sua stanza nel cuore della notte, che respirava a fatica e che a malapena si teneva in piedi.
“Sei l’unica persona di cui mi possa fidare.” gli aveva detto non appena Midoriya gli aveva aperto e lo aveva tirato dentro a camera sua.
“Che hai Todoroki-kun? Non stai bene? Hai la febbre? Siediti sul letto, ti prendo qualcosa?”
Todoroki sentiva le ginocchia tremare. Più cercava di prendere respiri profondi e più gli sembrava di soffocare.
“Non riesco a respirare.””
Todoroki ha un attacco di panico nel cuore della notte e Midoriya sembra essere l’unica persona in grado di calmarlo.
Genere: Fluff, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Shouto Todoroki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gravity   on me, never let me down gently
Gravity   with me, never let me go, no
Gorillaz - Sound check
 
 
-Respira.-
Todoroki serrò gli occhi, inspirò piano e cercò di concentrarsi sulle dita di Midoriya che gli accarezzavano i capelli. Izuku gli teneva la testa sul grembo, mentre stava seduto con la schiena contro il muro sul suo letto e guardava il petto del ragazzo alzarsi ed abbassarsi .
-Midoriya…
Izuku osservò i suoi occhi bicromatici aprirsi e cominciare a fissarlo, e constatò che nella voce di Todoroki c’era un tremore che non gli apparteneva.
-Shh…Va tutto bene.- rispose istintivamente. Delicatamente gli passò un mano sulla guancia per rassicurarlo.
Midoriya si era sempre ritenuto abbastanza bravo nel calmare le persone, ma sinceramente non si aspettava di doverlo farlo fare con uno come Todoroki. Dopo tutto il tempo passato a rimuginare su come gli sembrasse indistruttibile, l’ultima cosa che si sarebbe aspettato di vedere era un suo crollo emotivo.
Lo aveva visto più strano del solito negli ultimi giorni, con l’aria decisamente più cupa, ma aveva pensato che si stesse semplicemente concentrando in vista degli esami. Invece si era trovato Todoroki lì, di fronte alla porta della sua stanza nel cuore della notte, che respirava a fatica e che a malapena si teneva in piedi.
“Sei l’unica persona di cui mi possa fidare.” gli aveva detto non appena Midoriya gli aveva aperto e lo aveva tirato dentro a camera sua.
“Che hai Todoroki-kun? Non stai bene? Hai la febbre? Siediti sul letto, ti prendo qualcosa?”
“Non riesco a respirare.” gli aveva risposto, mentre sentiva le ginocchia tremare. Più cercava di prendere respiri profondi e più gli sembrava di soffocare.
 
Izuku non aveva la più pallida idea di cosa fare, così aveva semplicemente ripetuto quello che sua madre faceva quando era piccolo per calmarlo.
Da venti minuti, Izuku gli teneva testa in grembo e cercava di calmargli il respiro, anche solo parlandogli piano o accarezzandogli i capelli.
–Va un po’ meglio?-
Todoroki annuì piano –Un po’.-
Izuku si rilassò a quella risposta. –Mi dici cosa è successo?-
Todoroki si irrigidì e rispose semplicemente –Incubi.-
-Se non vuoi dirmelo è okay, però così non posso aiutarti più di tanto.-
Todoroki rimase in silenzio per un po’, aprendo e richiudendo la bocca come se fosse indeciso se lasciarsi andare con Izuku oppure no. –È solo che, ultimamente ho una brutta sensazione… che mi perseguita.- cominciò a parlare, con voce molto più bassa del solito –E ho degli incubi, ogni notte. Sulla mia infanzia. Tutto qui.-
Midoriya restò in silenzio e aspettò pazientemente che Todoroki riprendesse a parlare senza fargli pressione. –Mio padre ha sempre deciso tutto riguardo alla mia vita, anche al di fuori degli allenamenti. Non ho mai avuto il controllo su niente. E io credevo di averlo superato davvero, di essere diventato abbastanza forte da poter…- Todoroki sbuffò una risata e cercò le parole giuste –Non so perché io abbia ceduto adesso, credevo di essere più forte di così.-
-Sei umano Todoroki-kun. Hai represso tutto così a lungo che questo era inevitabile.  Ma non sei debole per questo.-
-Ho come la sensazione che mio padre continui a starmi addosso costantemente. Che ogni cosa io faccia lui possa afferrarmi come quando ero bambino e mettermi le mani addosso… e questa cosa mi terrorizza. È come se… mi stesse trattenendo con la forza. E io volessi semplicemente liberarmi da lui.-
Izuku restò in silenzio per un po’, cercando di dire qualcosa che avrebbe potuto aiutare il compagno.
-Forse devi solo lasciarti andare e uhm… non reprimere ciò che senti.-
-Con te è abbastanza facile. Non credo che sarei mai riuscito ad aprirmi con qualcun altro.-  questa volta fu il turno di Midoriya di irrigidirsi. Arrossì e si maledisse mentalmente perchè in quel momento Todoroki aveva gli occhi socchiusi ma lo stava guardando, con quello che pareva essere l’accenno di un sorriso.
-Mmh bene.- Izuku spostò la mano dai suoi capelli e la mise sopra ai suoi occhi in un gesto praticamente automatico.
-Adesso però… chiudi gli occhi e cerca di respirare.-
Midoriya sentì un formicolio percorrergli la mano e poi il braccio non appena le sue dita vennero a contatto con la pelle del ragazzo sotto di lui. –Vuoi… parlarne ancora o…-
-No, in realtà no. Però vorrei levarmi questa sensazione di dosso...-
-Bhe la prima cosa che mi viene in mente è… provare a sostituirla con qualcos’altro.-
-Sostituirla?- chiese Todoroki incuriosito.
-Si, dobbiamo trovare qualcosa che ti faccia sentire bene…uhm…-
Midoriya sussultò di colpo –Ci sono!- sollevò leggermente la testa di Todoroki e si alzò dal letto, lasciando il ragazzo spiazzato.
Si mise a frugare nel cassetto del comodino per poi tirar fuori trionfante il suo telefono.
–Ti ricordi quella volta che sei venuto in camera mia per fare i compiti, e io ho messo la musica… e ci siamo distratti...- raccontò Midoriya sedendosi sul letto accanto a lui. Todoroki arrossì all’improvviso, ricordandosi bene di quel pomeriggio. Era stata la prima volta in cui qualcuno lo invitava in camera propria per studiare, ricordava quanto si era sentito bene nel momento in cui avevano dimenticato gli esercizi di inglese e si erano messi a parlare della musica che preferivano, anche se in realtà Midoriya ascoltava canzoni un po’ a caso senza un genere definito; lui aveva preso la playlist sul suo telefono e aveva cominciato a parlarne senza sosta. Todoroki ricordava anche che dopo un po’ di tempo passato in sua compagnia non riusciva più a staccargli gli occhi di dosso, si metteva comodo e pensava che avrebbe potuto ascoltare Midoriya parlare di cosa gli piaceva anche per giorni interi.
Ma la cosa che forse ricordava meglio era il momento preciso in cui aveva sentito l’irrefrenabile desiderio di fermarlo per di poggiare la labbra sulle sue. Ed era probabilmente quello a provargli tanto imbarazzo.
-Te lo ricordi, Todoroki-kun?-
-Ricordo che c’era una canzone che mi piaceva particolarmente.-
Midoriya sembrò illuminarsi. –È vero!-
Il più piccolo allora, fece cenno a Todoroki di tornare a stendersi come prima e di poggiare di nuovo la testa sulle sue gambe.
Todoroki fece come gli era stato chiesto senza una parola, osservando Midoriya nel frattempo cercare la canzone –Dicevi che un pochino la sentivi tua.- Mormorò distrattamente passandogli le cuffiette –Mettile, sentirai meglio la musica.-
 
Todoroki rimase immobile con gli occhi chiusi, mentre Midoriya faceva partire la canzone. Gli sembrò di entrare piano in un altro mondo, in un’ altra dimensione. Era una canzone lenta, estremamente particolare. Più che lenta, sembrava diventare pian piano ipnotica. A Todoroki venne spontaneo cercare subito di analizzarla, ma venne presto risucchiato dalla parole del cantante e dal ritmo che da sottofondo aveva improvvisamente preso il sopravvento. Si alternavano così parole e musica e non era neppure più certo di cosa vedesse nella sua testa.
Tutto ciò a cui riusciva a pensare era che quella canzone gli sembrava familiare, gli dava una sensazione di tranquillità, una sensazione che aveva già provato solamente nel sentire le dita di Izuku tra i capelli.
Era davvero ipnotica, e nella sua testa gli sembrava di vedere qualcosa di azzurro, ma associava a quei suoni un azzurro particolare, come quello delle nuvole colme d’acqua prima della pioggia. Qualcosa si stava espandendo dentro di lui e che lo stava piacevolmente risucchiando, lo faceva sollevare da terra e sentire informe. Non sapeva spiegarlo nemmeno lui e non si poneva più il problema di capirlo. Vedeva azzurro, e le mani di Midoriya su di lui gli parevano di un colore più caldo, rosso o arancione. Era un miscuglio che gli piaceva.
La mano di Midoriya scivolò sulla sua cicatrice e ne percorse ogni centimetro. La pelle morbida di Izuku scorreva su quella ruvida e scura dell’occhio sinistro di Todoroki con una dolcezza tale da spingere il ragazzo dai capelli bicolore a desiderare che non smettesse mai. Non aveva mai amato tanto quel pezzo del suo viso come in quel momento. Ed era strano, e assurdo. Perché quella improvvisamente non era più una cicatrice, l’orribile ricordo di sua madre che lo feriva, ma semplicemente la sua pelle.
I tocchi ripetitivi di Izuku uniti alle parole della canzone lo fecero quasi addormentare, anche se in totale contrasto il suo petto si era alzato in un inspirazione improvvisa e Todoroki sentì che il suo cervello ne voleva ancora. Ma la canzone finì e lui si concedette un altro paio di secondi prima di aprire gli occhi.
Solo dopo qualche minuto Todoroki riprese a parlare, sentendo che c’era ancora una cosa che sentiva di voler assolutamente dire ad Izuku.
-Ho sempre… dato per scontato il fatto che una volta diventato più forte avrei potuto sovrastare mio padre e non sentirmi più in soggezione. Eppure nonostante io mi alleni fino allo stremo, continuo a sentire la pressione e la…paura. Con te è diverso. Stare con te mi fa sentire molto più forte, come se fossi in grano di fare qualsiasi cosa. E  mi dimentico del resto.-
Midoriya arrossì ancora di più e cercò di nascondere parte del viso nella felpa.
-Stare con te mi fa sentire più…leggero.-
-Todoroki-kun…- mormorò Izuku –Tu non ti rendi conto, vero, di quello che dici?- chiese, totalmente imbarazzato.
-Ti sto dicendo quello che provo.- commentò confuso Todoroki.
-Si, ma sei troppo… diretto.
-Credo che sia perché non ne capisco molto di come si parla con le persone.- replicò alzando le spalle.
Midoriya non resistette a quel viso così sincero e si lasciò sfuggire una risata –No, mi sa di no…-
Todoroki si mise seduto, mentre Midoriya metteva in pausa la playlist del telefono. Il più piccolo teneva lo sguardo basso, incapace di alzarlo, ma Todoroki gli si era avvicinato e senza preavviso gli aveva semplicemente preso il viso tra le mani e lo aveva baciato. Era stato veloce, questione di tre o quattro secondi, gli aveva carezzato le guance e aveva fatto combaciare le loro labbra.
-Buonanotte Midoriya.- disse staccandosi da lui, per poi alzarsi e tornare nella sua stanza.
Midoriya rimase immobile per qualche minuto, cercando di registrare bene nella sua testa quello che era appena successo. Poi lasciò cadere distrattamente il telefono accanto a sé e si stese nel letto premendosi il cuscino sul viso. Evidentemente era diventato molto più bravo del previsto a tranquillizzare le persone.
  
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