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Autore: Fede_98    19/04/2019    2 recensioni
L sta cercando di capire chi sia Kira e per farlo deve capire che tipo di persona sia, ed è qui che entra in gioco Ingrid, una criminale italiana che ha una dolorosa storia alle spalle, il suo ruolo nello scoprire l'identità di Kira è quello di essere una cavia in uno degli esperimenti di L. Ma cosa succede se si inizia a provare affetto per una semplice cavia?
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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The one and only day has come,
I'll pay for all the bad things I've done.
It's gonna take me, you don't know tragedy
I've been to hell and back, and can't ya tell it?
(Sum41 – Pull The Curtain)

 
Senza dir nulla mi avvicinai a passo lento a quel gruppetto di persone. Notai che quasi tutti si irrigidirono e, con la coda dell’occhio, vidi che uno di loro aveva la mano sulla sua pistola. Una mossa sbagliata e avrebbe sparato.
Non ero spaventata, e comunque, anche se lo fossi stata, non avrei potuto mostrarlo, non in un momento del genere: c’era da contrattare
Il ragazzo che non si era voltato era l’unico a sembrare molto calmo, come se nella stanza non ci fosse un’assassina. Ancora una volta, fu lui a parlare. «Siediti.»  mi disse in inglese e non potei fare a meno di notare il suo accento inglese molto marcato. Non me lo feci ripetere una seconda volta e mi lasciai cadere sulla poltrona proprio di fronte a lui.
La prima cosa che notai di L fu il modo in cui era seduto:  rannicchiato in posizione fetale. Teneva in mano un piattino su cui era poggiata una fetta di torta e, quando ne tagliò un pezzo, portandoselo alle labbra, riuscii a scorgere il suo viso oltre i capelli neri: il volto era terribilmente pallido e gli occhi neri come la pece erano accerchiati da vistose occhiaie.
“Bene, sarò anche un’assassina, ma di certo non sono la persona più strana qui dentro” pensai quasi divertita dalla situazione.
«Credo che Watari già ti abbia spiegato alcune cose, giusto?» Disse L
«Si, mi ha detto che vi serve il mio aiuto e che potrei morire nel darvelo. Il solito insomma!» esclamai non nascondendo il mio solito sarcasmo
Gli agenti presenti nella stanza si irrigidirono ancora una volta, non si aspettavano battute in un momento del genere: il piano a cui avrei dovuto prendere parte doveva essere grosso!
Watari, fu l’unico insieme ad L a non mostrarsi interdetto, mentre, quest’ultimo mi lanciò un’occhiata divertita, che sparì subito dopo, lasciando spazio ad un’espressione più dura. Probabilmente si era rimproverato mentalmente per essersi divertito su un qualcosa di così grave. Scherzare sull’argomento, almeno per il momento, era fuori questione.
L si portò un altro boccone di torta alla bocca e, una volta finito, parlò : «Ti spiego meglio, Ingrid, credo che tu abbia sentito parlare di Kira…»
Si, ne avevo sentito parlare eccome!
«Vengo da un carcere, se non si sente parlare lì di un pazzo che uccide i criminali, non so dove altro si possa sentire»
Nelle scorse settimane, Kira aveva scatenato il panico generale: chi commetteva un crimine così cruento da diventare una notizia internazionale, non viveva a lungo. E anche chi anche chi aveva commesso crimini minori viveva nella paura. Kira era diventato l’incubo di tutti lì dentro, più della legge, più di una vita passata tra le stesse quattro mura.
«Ma non capisco cosa c’entri con me» continuai. Insomma, ero una criminale, un’assassina, ma il mio crimine non era stato così efferato da diventare una notizia mondiale, e inoltre, era stato commesso due anni fa, se Kira avesse voluto uccidermi, lo avrebbe già fatto.
«E qui arriviamo al punto» disse L con un tono piatto, che, a quanto capii, era il suo solito tono  «Come ben sai, Kira uccide i criminali i cui reati vengono trasmessi al telegiornale. La loro storia non viene nemmeno menzionata, e lui li giustizia senza nemmeno conoscerli. Ma tu, Ingrid, hai una storia ed io voglio scoprire come si comporterà Kira dopo averla sentita, mi aiuterai a delineare il suo profilo psicologico» concluse L
«Sono una cavia.» Il tono con cui lo dissi non fece trasparire alcun tipo d’indignazione, non ne provavo. Dal momento in cui avevo accettato la proposta di Watari, avevo immaginato che avrei avuto un ruolo simile.
Se io non mi agitai quando mi dissero di essere solo un esperimento, neanche L si scompose quando lo chiarii in modo esplicito.
Con una calma che avrebbe messo i brividi a chiunque, posò il piattino che aveva tra le mani, ormai vuoto, sul tavolino che divideva noi due e con tono apatico disse «Si, sarai una cavia. Verrai spostata in un penitenziario qui in Giappone. Verrai prelevata per fare l’intervista che verrà messa in onda e che mostrerà il tuo nome e il tuo volto solo alla fine, in modo tale che Kira ascolti prima la tua storia. Se sopravvivrai, ti verrà scontata metà della pena, ovvero 15 anni»
Queste ultime parole mi tolsero l’aria dai polmoni in un sol colpo. In carcere anche qui. Non era molto meglio della mia situazione precedente. Fu l’unico momento di tutto il discorso in cui riuscirono a strapparmi un’espressione preoccupata, quasi terrorizzata.
Con repentinità, feci un profondo sospiro e decisi di rischiare tutto.
Ripresi la mia espressione sicura e dissi «Hai detto bene: se sopravvivo. Anche i condannati a morte hanno un ultimo desiderio. Le mie condizioni sono queste: non andrò in nessun carcere, voglio restare qui» accompagnai le mie parole ad un gesto della mano che invitava tutti i presenti ad osservare la stanza in cui ci trovavamo. «Potete sorvegliami, anche privarmi di telefoni e computer se proprio avete paura che possa mettere su una piccola gang mafiosa, ma voglio uscire, anche in quel caso sorvegliata, ma non ho intenzione di scambiare una gabbia per un’altra, per quanto dorata. Inoltre, sto rischiando la mia vita per cosa? Passare altri 15 anni in cella? No grazie, preferisco tornare a casa.»
Pregai con tutte le mie forze che credessero a quella colossale bugia: non m’importava della mia vita, volevo solo non rimettere mai più piede in una cella, se avessero rifiutato, probabilmente li avrei pregati di ritornare a quegli accordi, ma loro non ne avevano idea, quindi…
«Se sopravvivo, voglio essere libera» continuai mentre L riempiva una tazza da tè fino all’orlo
«Impossibile» disse uno degli agenti nella stanza
«L… mi sembra troppo…» disse Yagami al ragazzo
Sapevo che potevano fare questo e ben altro: erano riusciti a farmi uscire e farmi arrivare dall’altra parte del mondo in mezza giornata, avevano la possibilità di fare ciò che volevano.
Rimasi a fissare L, avevo capito che la decisione spettava a lui.
Quel ragazzo dallo strano atteggiamento nascose un sorriso dietro la tazza da tè
«Allora? Accetti?» non riuscii a nascondere la mia impazienza
Prima che L potesse proferire parola, un agente dai capelli neri si intromise «L, sai che è troppo…»
L spostò pigramente lo sguardo sul ragazzo che sembrò volersi rimangiare tutto, poi tornò a guardare il suo tè e iniziò a parlare «Ci serve un crimine grave, con motivazioni altrettanto gravi. La persona che l’ha commesso dev’essere giovane e deve venire da un paese in cui non è prevista la pena di morte, in caso contrario Kira potrebbe decidere di non agire e lasciar fare alla legge» poi alzò lo sguardo verso di me e disse «e l’unico motivo per cui sto dicendo questo in tua presenza è che accetto le tue condizioni, Ingrid, purché tu accetti la mia»
Assunsi un’espressione interrogativa e chiesi «E quale sarebbe?»
L tornò a concentrarsi sulla sua tazza mentre mi parlava. «Vedi, la stanza nella quale ci troviamo è quella in cui alloggio io. Quindi, adesso o decidi di alloggiare in una camera normale o dovremo convivere»
Tutti i presenti, fatta eccezione per Watari, mostrarono per l’ennesima volta un’espressione stupita e non mi lasciai sfuggire l’occasione di infliggergli il colpo di grazia.
«Ho sempre desiderato un coinquilino.» Sorrisi. Avevo vinto.
   
 
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