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Autore: heliodor    19/04/2019    2 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Mantelli viola
 
"Dimmi la verità, vorresti essere altrove adesso?" gli domandò Shani.
Stavano attraversando il passo tra due montagne, largo appena per far passare due cavalieri affiancati.
Oren sospirò. "No."
"Preferiresti andare a cercare Sibyl, vero?"
"No."
"O la tua principessa?"
"Ti ho già detto che..." Si fermò. "E comunque la risposta è sempre no."
Shani scrollò le spalle. Il suo sguardo vagò per il sentiero coperto di neve che si attaccava agli zoccoli dei cavalli. "È bello qui. Anche se è silenzioso."
Oren annuì, distratto dai pensieri che gli affollavano la mente. Shani non aveva tutti i torti. Ogni giorno pensava a Sibyl e a Joyce.
Alla principessa Joyce, si corresse.
Non voleva pensare a lei in altro modo.
"Scusami" disse Shani.
"Per cosa?"
"Non dovrei tormentarti."
"Non mi tormenti" mentì Oren. In verità voleva che la smettesse di parlare di Sibyl e Joyce.
Della principessa Joyce, si disse.
"Parlami di nuovo del tuo piano" lo esortò lei, forse per cambiare discorso.
"Non è un piano" disse Oren sulla difensiva.
"Parlamene lo stesso."
Oren sospirò.
Quell'idea gli era venuta poco prima di raggiungere le prime pianure innevate e già iniziava a pentirsi di averne parlato con Shani.
"Sto aspettando" disse lei impaziente.
"Cos'altro vuoi sapere?"
"Possiamo fidarci di questa tua amica?"
"Deliza non è mia amica" si affrettò a dire Oren.
"Però le hai salvato la vita."
"Le cose non sono andate esattamente così."
"Non importa" disse lei. "Ciò che conta è che possa darci una mano a trovare Mirka."
"Su questo non ho dubbi" disse Oren sicuro. "Ma quello che temo è ciò che Mirka potrebbe farle, ora che è diretto a Nergathel."
"Tra di loro le cose non vanno come tra buoni fratelli?"
"Mirka incolpa Deliza di avergli rovinato la vita."
"Perché?"
"Ti ho detto che può resuscitare i morti, vero?"
Shani annuì. "Rianimati. È questo il loro nome."
"No" disse Oren. "Il potere di Deliza è più grande. Lei non si limita a rianimarli. Li riporta in vita, solo che non può ridare loro un'anima."
Shani annuì grave. "Che differenza c'è?"
"Non lo so, ma per gli inquisitori di Nergathel contava molto. Suo padre si accusò al suo posto e venne mandato a Krikor."
"È un luogo maledetto" disse Shani. "Spero che abbia avuto una morte rapida."
"E se invece fosse ancora vivo?" chiese Oren.
"Da quello che si sente dire in giro, pochi sopravvivono a Krikor."
"Persym è sopravvissuto" disse Oren.
Prima di superare il confine con il nord, avevano incontrato una carovana di mercanti in viaggio verso l'oriente.
Avevano scambiato qualche parola.
"Veniamo da Berger" aveva spiegato il capo della carovana. "Al porto continuano ad arrivare navi da Malinor."
"Malinor?" aveva chiesto Oren sorpreso.
L'uomo aveva annuito. "Sì, proprio da lì, ragazzo. La città è stata attaccata dall'armata di Malag."
Il cuore di Oren aveva perso un battito.
"Davvero non sapete niente?" si era stupito il capo della carovana. "Eppure avete detto di venire da lì."
"Siamo partiti prima dell'attacco" aveva spiegato Shani.
"Continua, ti prego" l'aveva esortato Oren. "Dicci che cosa è accaduto alla città."
"I colossi di Persym, l'arcistregone, l'hanno rasa al suolo."
"Colossi?" fece Oren stupito.
L'uomo aveva annuito. "I colossi. Così li chiamano. Dicono che si tratti degli antichi giganti che costruirono le fortezze ora ridotte in polvere. Sono alti come montagne e potenti come divinità. Hanno annientato l'armata di re Alion e poi la sua città. I pochi che sono riusciti a scappare non intendono tornarci."
Quando la carovana era ripartita, Oren aveva fissato a lungo la via appena percorsa.
"Se vuoi tornare indietro fallo adesso" gli aveva detto Shani.
Forse dovrei farlo, si disse. Sibyl stava tornando a Malinor quando ci siamo salutati. Pensavo che sarebbe stata al sicuro e invece...
"No" disse voltandosi. "Proseguiamo."
Shani non aveva detto altro sull’argomento per tutto il giorno e quello seguente.
La neve aveva iniziato a scendere la mattina del secondo giorno. All'inizio in piccoli fiocchi leggeri e poi con più decisione.
"Le ultime nevicate di fine inverno" disse Shani. "Proprio come a casa."
Oren aveva fissato i fiocchi con curiosità.
"È solo neve" l'aveva canzonato lei.
Oren se l'era scrollata di dosso. "È appiccicosa e umida. Non è come la immaginavo."
"Non hai mai visto la neve prima?"
Oren scosse la testa.
"Da te non nevica nella stagione fredda?"
"Al villaggio non ha mai nevicato" spiegò lui. "Al massimo ci sono le piogge due volte all'anno."
"Da me invece la stagione fredda è bellissima. I prati si coprono di bianco e i boschi si fanno silenziosi con tutti gli animali nascosti al caldo nelle loro tane, in attesa che il freddo passi e tornì il bel tempo."
"Nemmeno tu vorresti essere qui, vero?" le chiese Oren.
"Perché lo pensi?"
"Dal modo in cui parli di casa tua. Deve essere un bel posto."
"Lo è" disse Shani sorridendo. "Le isole orientali sono bellissime. Un giorno devi visitarle. Ovviamente dovrai venirci accompagnato da me e anche così non sarà facile farti entrare. Gli stranieri non sono ammessi."
"Non me l'hai mai detto."
"Lo avrei fatto" disse lei. "Un attimo prima di sbarcare."
"Grazie, ora mi sento molto più tranquillo" disse Oren fingendosi offeso.
"Non fare quella faccia. Dico sul serio… sarei onorata se tu venissi con me sulle isole orientali. Ti farei vedere la mia casa, i giardini, persino il mio corredo da matrimonio."
Oren si accigliò. "Corredo?"
Shani annuì. "Le donne anziane della famiglia cuciono da sole gli abiti per le loro figlie e nipoti. È una tradizione."
Oren stava per ribattere a quella frase quando dagli alberi giunse un grido.
La testa di Shani scattò nella stessa direzione. "Lo hai sentito anche tu?"
Oren strinse le briglie del cavallo. "Veniva da quel bosco" disse indicando la loro destra col braccio teso.
"Andiamo a vedere" disse Shani.
"E se fossero rianimati?"
"Loro non gridano."
Lasciarono i cavalli vicino al sentiero dopo averli legati ed entrarono nella macchia di alberi, spada alla mano.
Shani si muoveva silenziosa, spostando appena l'erba che calpestava. Nonostante ciò a Oren sembrava facesse un baccano enorme.
Si chiese se i rianimati avessero un buon udito.
"Veniva da qui" disse Shani a bassa voce. "Non ce lo siamo immaginati."
Da un cespuglio emerse una figura umana. D'istinto Oren fece per scagliarsi verso di lei, ma Shani lo trattenne per un braccio.
Oren si ritrasse e la figura si fermò, fissandoli con occhi sbarrati. Indossava una pelliccia ridotta a brandelli e aveva i capelli scarmigliati e sporchi. Il viso era coperto di fango e neve, ma poteva ancora riconoscere quel volto.
Lo aveva imparato bene quando era stato prigioniero a Vanoria e ancora prima, al palazzo di Valonde.
Era quello del principe Roge.
Oren fu tentato di colpirlo con la spada, proprio lì.
"Chi sei?" chiese Shani.
Roge balbettò qualcosa mentre si guardava le spalle.
"Lo so io chi è" disse Oren.
Shani lo guardò perplessa. "Lo conosci?"
Annuì. "È un rinnegato."
"Dobbiamo andare" disse Roge con voce tremante. "Li ho distanziati ma saranno qui tra poco."
"Chi?" chiese Shani.
"Loro. I rianimati. Sono centinaia. Mi hanno seguito dalla fortezza delle ombre."
"Sta delirando" disse Oren. "O mente."
Shani guardò oltre la spalla di Roge. "Lo scopriremo." Afferrò il principe di Valonde per il braccio e lo trascinò via.
Raggiunsero i cavalli. Oren ringraziò l'Unico che fossero ancora lì.
Roge continuava a voltarsi indietro. "Ci stiamo mettendo troppo. Dobbiamo allontanarci. Saranno qui tra poco."
"Lo hai già detto" disse Shani con voce ferma. "Ora dicci chi sei e da dove vieni."
"Ti ho già detto chi è" disse Oren.
Roge sembrò vacillare. "Io ti conosco" disse stringendo gli occhi. "Tu sei la guardia del corpo. Bren o qualcosa del genere."
"Oren. Mi chiamo Oren" disse spazientito.
"Giusto, Oren" fece Roge. "Sei sopravvissuto all'attacco."
"Non certo per merito tuo."
"Ne sono comunque felice. So che anche Joyce è sopravvissuta."
"Meglio se non tocchi quell'argomento" disse Shani. "Oren è piuttosto sensibile al riguardo."
Oren lo guardò torvo. "Che cosa ci fai qui? Credevo ti avessero mandato a Krikor. O che fossi morto."
"Giusta la prima" disse Roge.
Sembrava più calmo e parlava senza tremare. "Siete solo voi?"
Shani allargò le braccia. "Vedi qualcun altro qui?"
"Non avete per caso incontrato due cavalieri, una strega dal seno generoso e un ragazzo dall'aria malaticcia? No, non potete. Sono andati nell'altra direzione, immagino."
"Hai detto di venire dalla fortezza delle ombre" disse Shani. "Sai dirci dov'è? È un posto sicuro?"
"Niente affatto" disse Roge scuotendo la testa. "È da lì che vengo. Sono fuggito dopo che quel tizio dai capelli rossi ha iniziato a far risorgere i morti e..." Scosse la testa. "A quest'ora saranno morti tutti."
Dal bosco giunse un ruggito.
Roge sobbalzò. "Che vi dicevo? Eccoli, stanno arrivando. Vengono a prenderci." Cercò di afferrare le redini di uno dei cavalli, ma Shani lo allontanò dall'animale con uno strattone deciso.
Dal bosco emersero una dozzina di figure umane.
Oren rabbrividì alla loro vista. Occhi privi di vita, abiti sbrindellati, carne marcia che si reggeva a stento sulle ossa ben visibili.
"Eccoli" sussurrò.
I rianimati esitarono un istante prima di gettarsi di corsa verso di loro.
Roge emise un singulto. "Moriremo tutti. E poi diventeremo come loro."
"Non oggi" disse Shani. Fendette l'aria con le due spade.
"Sei uno stregone" disse Oren. "Usa i poteri per evocare lo scudo magico."
"Lo scudo non li tiene lontani" disse Roge. "Serve solo a proteggere dai proiettili magici."
"Allora usa quello che puoi" disse Oren esasperato.
"Userò le mie gambe" rispose Roge.
"Se lo farai, ti ucciderò io stessa" disse Shani.
I rianimati si gettarono su di loro in maniera disordinata.
Oren scelse quello più vicino e mulinò la spada all'altezza del petto. Il fendente penetrò nella carne putrida e ne strappò via grossi pezzi insieme a ossa frantumate.
Il rianimato non indietreggiò ne accusò il colpo. Continuò ad avanzare verso di lui, le mandibole aperte e pronte a mordere.
Oren ruotò il polso e calò la spada di taglio sulla testa del rianimato, sfondandogli il cranio all'altezza della tempia sinistra.
La creatura stramazzò al suolo. Dietro di lei, un secondo rianimato scavalcò il corpo del compagno caduto e si avventò su di lui.
Oren arretrò di un passo e con calma lo colpì al collo, staccandogli la testa di netto. Non perse tempo a guardare dove finiva che già un terzo rianimato si stava avvicinando.
Un altro, una donna il cui sudario era strappato in più punti rivelandone il corpo livido, gli si avventò addosso da destra.
Oren balzò all'indietro e la respinse con la spada messa di piatto. I denti della donna si chiusero sulla lama, frantumandosi.
L'altro rianimato gli afferrò il braccio sinistro e cercò di portarselo alla bocca. Oren gli diede uno spintone mandandolo schiena a terra.
Mentre il rianimato si rialzava, la donna cercò di afferrarlo con mani scheletriche. Oren la colpì con un affondo deciso all'addome, passandola da parte a parte.
Quando cercò di estrarre la spada, si accorse con orrore che era rimasta incastrata tra le costole della donna.
Il rianimato a terra si rialzò e si lanciò contro di lui, ma la sua mandibola esplose quando Shani lo trapassò con un colpo preciso.
"Riprendi la tua spada" disse la ragazza.
Oren si avventò contro il cadavere della donna e, dopo aver afferrato l'elsa con entrambe le mani, fece leva col piede sul suo ventre per estrarla.
Quasi cadde a terra, ma mantenne l'equilibrio e si raddrizzò giusto in tempo per evitare l'ennesimo attacco della donna.
Con un rapido movimento del bacino evitò l'attacco e si ritrovò alle spalle della donna. La colpì alla base del collo staccandole la testa.
Cominciava a sentire la spada pesargli tra le mani. Lo scontro andava avanti solo da un minuto ma era già madido di sudore.
Davanti a lui i rianimati avevano formato un muro compatto di carne putrescente. Da quella distanza il fetore era nauseante.
Shani era ancora al suo fianco, il respiro regolare. "Come andiamo?"
"Male. Sono troppi."
"Ci siamo allenati per questo" disse la ragazza. "Muoviti solo il necessario. Colpisci solo se sei sicuro. Risparmia le forze."
Oren annuì.
Cercò Roge con lo sguardo, ma il principe era scomparso.
Lo ucciderò con le mie mani, pensò. Se sopravvivrò a tutto questo.
I rianimati si strinsero attorno a loro. Schiena contro schiena, Oren e Shani mulinarono le spade per abbatterne il più possibile.
Oren tagliò in due il volto di quello che una volta doveva essere stato un ragazzo piuttosto piacevole. Trapassò il viso di una donna già anziana quando era morta, i capelli lunghi e raccolti in una vistosa treccia. Decapitò un guerriero dalla testa calva e bitorzoluta, che doveva essere morto poco tempo prima. Mani cercarono di afferrarlo ma lui le respinse continuando ad agitare la spada. Gridò, ma non riuscì a sentire la sua voce in quel frastuono di urla e mandibole che scattavano ansiose di richiudersi sulla sua carne.
Qualcosa di caldo e luminoso si accese sopra le loro teste. Un vento rovente gli scompigliò i capelli, costringendolo a chinare la testa di scatto.
Vide i visi dei rianimai contorcersi nelle fiamme e poi liquefarsi mentre il fuoco li divorava.
Dardi magici calarono dal'alto trafiggendo quei corpi e costringendoli a una danza ridicola e macabra.
I corpi si ammassarono ai suoi piedi mentre cadevano, di nuovo privati di quella parvenza di vita.
Infine, nessuno di loro si mosse. Solo allora Oren osò sollevare lo sguardo oltre il cerchio di cadaveri che li circondava.
Vide i cavalieri in armatura cavalcare verso di loro e mantelli viola e neri agitarsi nell'aria.
Vinto dalla stanchezza e dalla paura, Oren crollò in ginocchio. I cavalieri lo raggiunsero che stava ancora ansimando, incapace di sollevare la testa.
Vide stivali imbrattati di sangue e carne putrida farsi strada tra i resti dei rianimati. Quando sollevò gli occhi, incrociò gli sguardi severi degli stregoni dal mantello viola e nero.
"Chi è il responsabile di tutto questo?" chiese uno di essi, il viso dai lineamenti sottili incorniciato da capelli biondo cenere.
Accanto a lui, una ragazza si fece avanti. "Non lo so, ma lo scopriremo" disse.
Oren aveva già visto quel viso prima di allora. "Tu sei Deliza" disse alzandosi a fatica.
La ragazza gli rivolse un sorriso. "E tu sei carino come al solito, Oren di Pelyon. Che cosa ci fai così lontano da casa?"
Oren stava per rispondere ma Shani fu più veloce.
"Stiamo cercando un pericoloso rinnegato di nome Mirka" disse.
Il viso di Deliza si rabbuiò. "Questo spiega molte cose. Anche noi lo stiamo cercando."
"Allora lo avete trovato" disse Roge apparendo al fianco di Deliza.
Oren gli rivolse un'occhiataccia. "Sei scappato."
"Sono andato a cercare aiuto" si difese Roge.
"Come facevi a sapere che stavano arrivando?"
Deliza sorrise. "Non lo poteva sapere, ma lo abbiamo incontrato per strada e ci ha portati qui."
"Credo che tu mi debba delle scuse" disse Roge.
"Mi scuserò con te quando farai qualcosa per rimediare ai guai che hai combinato" disse Oren. Guardò Shani.
La ragazza stava pulendo la spada su uno dei corpi. Sembrava stare bene, a parte una macchia di sangue all'altezza del braccio sinistro.
"Ti hanno ferita?" chiese Oren preoccupato.
Lei scrollò le spalle. "È solo un graffio. Uno di quelli mi ha dato un morso."
"Principe Roge" disse Deliza. "Che cosa ci fai qui a valle? Ti credevo al sicuro nella fortezza."
"Era un luogo sicuro" disse Roge. "Prima che arrivassero il tizio dai capelli rossi e il suo amico a risvegliare tutti i morti sepolti lì attorno."
"Mirka" disse Deliza. "Non può essere stato che lui."
"Erano in due hai detto?" chiese l'uomo dallo sguardo severo.
Roge annuì.
"Era come pensavamo noi, lord Vamyr" disse Deliza.
Vamyr annuì grave. "Se è così, dobbiamo muoverci in fretta. La strada verso valle è piena di cimiteri. Entro pochi giorni Mirka avrà un piccolo esercito al suo servizio."
Oren si avvicinò a Deliza. "La mia amica è ferita."
Deliza esaminò il braccio di Shani. "Dici che ti hanno morsa?"
Shani annuì.
"È grave?" chiese Oren.
Deliza sorrise. "No, è una sciocchezza. Se ne occuperanno i nostri guaritori" disse Deliza. Prese da parte Oren. "Devo dirti una cosa" sussurrò.
"Che cosa?"
"Tieni molto a quella ragazza?"
"È mia amica" disse Oren restando sul vago.
"Te lo chiedo perché non le rimane molto da vivere. Entro tre giorni al massimo diventerà una rianimata."

Note
La prossima settimana sarà piena di impegni per me, quindi il Prossimo Capitolo è per Lunedì 29 Aprile dove ritroveremo finalmente Joyce e Bardhian.
Auguri di una buona Pasqua e una felice Pasquetta a tutti!
Heliodor
  
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