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Autore: Shade Owl    20/04/2019    2 recensioni
Dopo la sua disavventura a Orenthal, Lawrence Powell è andato avanti con la sua vita, ma non ha mai smesso di pensare davvero a quegli eventi e, soprattutto, allo Sceriffo Anderson. In realtà, nel profondo, è costantemente inquieto a riguardo, e non riesce a smettere di chiedersi chi sia davvero quell'uomo.
Un giorno, mentre è in attesa di vedere qualcuno, Lawrence viene avvicinato da uno sconosciuto che sembra condividere questi suoi pensieri...
Genere: Dark, Fantasy, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Sangue di demone'
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Lawrence Powell si sedette lentamente al primo sgabello libero del bancone, cercando di non sforzare troppo il braccio dolorante: la ferita infertagli da Devil’s Child sei mesi prima era ormai praticamente guarita, ma continuava ancora a dargli delle noie in giornate particolarmente umide come quella.
Massaggiandosi gentilmente la spalla con la mano sinistra, Lawrence lanciò uno sguardo fuori dalla finestra, oltre le teste degli avventori seduti ai tavoli lì attorno, solo per vedere le striature della pioggia: doveva ancora abituarsi al clima del Montana, ma sapeva bene di non esserne in grado. Dopotutto capitava a Billings solo un paio di volte al mese, quando aveva un po’ di tempo libero dal lavoro. Non molto, in effetti.
Beh… neanche lei è proprio disponibile. Pensò.
In effetti nemmeno Skadi Anderson, in quei quattro mesi, aveva avuto molto tempo. I corsi della facoltà di Storia dell’Arte la tenevano impegnata quasi tutta la settimana, e anche nei giorni in cui era accademicamente libera sembrava sempre piena di cose da fare. Probabilmente dipendeva dalla doppia vita di suo padre, dai “visitatori notturni” in cui si era imbattuto a Orenthal mentre dava la caccia a Devil’s Child. Non che sapesse davvero quale fosse la verità (lei diventava sempre molto evasiva quando accennava all’argomento), ma era un agente dell’FBI, in fondo, e sapeva cogliere segnali, indizi e leggere tra le righe. Ormai aveva capito che c’era in ballo qualcosa di più del banale ordine pubblico di una cittadina di provincia.
Venne distolto dai suoi pensieri quando il barman si avvicinò a lui, asciugandosi le mani in uno straccio umido. Era un uomo di mezza età coi capelli dritti e pieni di gel, con indosso una maglietta nera tesa su un ventre appena un po’ sporgente. Guardandolo, leggendone il portamento e la gestualità, Lawrence immaginò che fosse il tipico ultraquarantenne che ancora usciva la sera per locali per rimorchiare ragazzine con la metà dei suoi anni.
- Ehi, bel tipo.- disse in tono ilare, confermando una parte dei suoi sospetti - Che ti porto? Una birretta?-
- Una piccola, grazie.- rispose Lawrence, infilando una mano in tasca.
- Piccola? Buuuh!- lo schernì l’uomo, andando verso il frigorifero.
Mica devo per forza ubriacarmi, eh? Pensò seccato Lawrence.
Tirò fuori il telefono e scorse i messaggi, ritrovando l’ultimo di Skadi: vide che aveva ancora più di un’ora prima di incontrarla, a causa di un imprevisto non meglio specificato. Già sapeva che, se più tardi le avesse chiesto dettagli, avrebbe liquidato il tutto con qualche rapido giro di parole.
Bevve qualche sorso di birra chiedendosi forse per la centesima volta in cosa fosse coinvolta la sua famiglia: certo, il fatto che il padre di Skadi, lo Sceriffo Anderson, lo detestasse apertamente, non aiutava. In effetti non era nemmeno sicuro che sapesse che avevano continuato a vedersi dopo che aveva lasciato Orenthal.
- Agente Powell?-
Sentendosi chiamare così all’improvviso, Lawrence quasi si strozzò con la birra, sorpreso che qualcuno conoscesse il suo nome là dentro. Tossicchiando, si voltò verso un uomo sulla cinquantina, dall’aria piuttosto squinternata: indossava un frusto e sgualcito completo nero sopra una camicia abbottonata storta, e aveva dei lunghi e irsuti capelli neri, che arrivavano fino a mezza schiena. La sua faccia era nera per la barba tagliata male, e sul naso aveva un paio di occhiali un po’ storti che gli incorniciavano lo sguardo, scuro e penetrante, in netto contrasto con l’aspetto trasandato.
- Sì.- disse lentamente, aggrottando la fronte - E lei è…?-
- Oh, sono qui per parlare del suo lavoro.- disse l’uomo, sedendosi accanto a lui - Vede, ho questa situazione nello Utah, e mi serve davvero uno come lei che vada a fare qualche controllo. Ovviamente non da solo, le metterò a disposizione un’intera squadra…-
- Ehi, ehi, fermo!- esclamò Lawrence, irritato e confuso insieme - Di cosa sta parlando? Che lavoro? E lei chi è, poi?-
- Mi chiamo Rascon. Lavoro per il governo, come lei… cioè, non proprio come lei...- ridacchiò, in modo quasi isterico - Oh, cielo… forse sono quello che lei potrebbe diventare tra un po’ di anni, chi lo sa… dipende dalle decisioni che prenderà da oggi in poi.-
- Cosa?-
- Vede, come le dicevo ho una questione piuttosto delicata nello Utah, al momento, e pensavo che potesse essere una buona occasione per lei per mostrarmi cosa sa fare sul campo. So che Devil’s Child è stato il suo primo incarico, e non se l’è nemmeno cavata male, ma prima di prendere una decisione definitiva…-
- Un momento!- sbottò Lawrence, sempre più seccato - Io non devo dimostrarle proprio niente! Sono un agente federale alle dirette dipendenze del direttore Bell! Lei non so nemmeno chi è!-
In quel momento squillò il suo telefono, poggiato sul bancone davanti a lui, e leggendo lo schermo vide che era Bell in persona.
- Risponda.- disse Rascon - Le dirà quello che ha bisogno di sapere.-
Senza perderlo d’occhio, Lawrence allungò lentamente una mano verso il telefono, la mente sempre più piena di domande e di dubbi.
- Pronto?-
- Lawrence? Ciao, ragazzo.- disse il vocione di Bell, dall’altro lato della linea - Ti disturbo? Sei con la tua ragazza?-
- Io… no, farà tardi, signore.- rispose - Senta, c’è qui un uomo…-
- Cielo… è già lì?-
Lawrence lanciò uno sguardo rapido a Rascon, che gli rispose con un insopportabile sorrisetto tipico di è convinto di saperla più lunga degli altri.
- Intende il signor Rascon?-
- Diamine… speravo di riuscire a chiamarti prima che lo incontrassi.-
- Signore… cosa succede?- chiese, abbassando la voce e dando le spalle a Rascon - Chi è questo tipo? Dice di lavorare per l’FBI…-
- No, non lavora per noi. Non so per chi lavori di preciso.- rispose Bell - Ti ha detto che lavora per l’FBI?-
- Lui… beh, no, in effetti…- ammise, ricordando che aveva solo detto di lavorare per il governo - Ma chi è?-
- Uno molto in alto. Più in alto di me.- rispose Bell - Mi hanno telefonato venti minuti fa… mi hanno appena finito di spiegare che sei stato trasferito. Da oggi tu lavori per lui.-
- Come? Perché?-
- Non lo so. C’entra qualcosa Devil’s Child e quello che hai fatto a Orenthal. Ha colpito un bel po’ di persone il tuo comportamento.- rispose il Direttore - Senti, onestamente non ho idea di cosa stia succedendo, ma mi hanno garantito che questa è una promozione, non una punizione.-
- Io non… non capisco.-
- Nemmeno io. Ascolta, non so molto di Rascon, ma dal poco che ho sentito ti conviene non sottovalutarlo. Dicono che sia pazzo, pericoloso e che svolga incarichi direttamente connessi con la Casa Bianca. Per ora dagli corda, io proverò a fare qualche telefonata… vediamo se riesco a capire cosa sta succedendo. Mi farò vivo appena potrò.-
- D’accordo, io… grazie, signore.-
Riattaccò, sentendosi ancora più perplesso e confuso, e si voltò verso Rascon solo per scoprire che aveva continuato a fissarlo per tutto il tempo senza cambiare espressione. Cercando di non mostrarsi troppo seccato, Lawrence si raddrizzò, restituendogli uno sguardo risoluto.
- Ho sentito il Direttore Bell.- disse - Cos’è questa storia del trasferimento? Perché non ne sapevo niente?-
- Beh, lei era troppo in basso per sapere qualcosa.- rispose l’uomo, scrollando le spalle.
- E adesso, invece? Perché non intendo lavorare per nessuno, senza prima avere avuto qualche spiegazione.- dichiarò Lawrence, perentorio - Non può presentarsi qui nel mio tempo libero e dirmi che devo seguire i suoi ordini. Voglio che mi spieghi cosa sta succedendo: perché mi hanno trasferito?-
- Oh, l’ho chiesto io.- rispose Rascon, tranquillo - Qualche mese fa mi è giunta voce dell’arresto di Devil’s Child a Orenthal, qui nel Montana. Mi sono interessato alla cosa e ho saputo che è stato lei a condurre l’indagine sul campo.-
- Quindi è per la cattura di un serial killer che mi ha voluto?- chiese dubbiosamente lui.
- Naturalmente no.- ridacchiò Rascon - Piuttosto, per i suoi rapporti con la polizia locale.-
- Perché, cos’ha di speciale la polizia di Orenthal, a parte il fatto che è diretta da un pazzo?-
- Esattamente questo!- esclamò Rascon, animandosi all’improvviso, tanto che qualcuno degli altri clienti si voltò verso di lui, aggrottando la fronte.
Lawrence lo guardò senza capire: Timothy Anderson era un uomo irascibile, sgarbato e prepotente, che tuttavia proprio alla fine dell’indagine gli aveva salvato la vita e, nonostante ciò che dicevano i rapporti, la carriera. Stupidamente si era fiondato da solo nel covo dell’assassino, finendo in una trappola, e se Anderson non fosse arrivato sarebbe certamente morto. In quell’occasione lo aveva visto trasformarsi in un mostro, una creatura che di umano non aveva quasi nulla, terrorizzando a morte Devil’s Child.
Non aveva potuto dire niente a nessuno in proposito. Era quasi dissanguato in quel momento, e sotto shock. Se avesse raccontato che lo Sceriffo di Orenthal era una specie di creatura mutante avrebbero liquidato il tutto come un’allucinazione, e nella migliore delle ipotesi sarebbe finito in terapia.
Eppure, Rascon voleva parlare proprio di quell’uomo.
- Secondo il rapporto lei ha salvato lo Sceriffo Anderson quando si è precipitato a salvare la sua amica senza aspettare i rinforzi.- disse Rascon, frugandosi nelle tasche della giacca, da cui estrasse scontrini spiegazzati, qualche moneta e un paio di occhiali rotti, spargendo il tutto sul bancone del bar - Lo Sceriffo in persona ha dato questa versione ai suoi colleghi, attribuendole tutto il merito per la cattura di Devil’s Child. Tuttavia io so che quell’uomo non è così stupido da cadere in una trappola così banale.- proseguì, tirando fuori un cellulare con il vetro incrinato e accendendolo - Le mie fonti, anzi, mi dicono che più probabilmente è stato lui a catturare Devil’s Child, e lei ad essere salvato.-
Voltò il telefono verso di lui, mostrandogli una fotografia sgranata e fuori fuoco che ritraeva qualcosa di scuro che fuggiva rapidamente via dall’inquadratura in una strada male illuminata.
- Questa l’hanno scattata circa tre anni fa.- disse - A Portland, se non ricordo male. Non si vede quasi niente, l’ha fatta un uomo che andava a fare birdwatching all’alba, ed è stato colto alla sprovvista. Non ha avuto il tempo di preparare la messa a fuoco. Tuttavia, se si guarda bene, si riesce quasi a distinguere una forma.-
Lawrence strizzò un po’ gli occhi, cercando di concentrarsi sui contorni della figura che si intravedeva nell’immagine. A fatica riuscì a scorgere una silhouette vagamente familiare.
- La pantera…- mormorò inconsciamente.
Mentre indagava su Devil’s Child, l’assassino era riuscito a intercettarlo ed aggredirlo, attirandolo in un vicolo isolato. Si era ritrovato inerme, ma a salvarlo era intervenuta una creatura simile a una pantera, che non era riuscito a vedere bene perché era quasi svenuto, e che aveva messo in fuga l’aggressore.
- Deduco che l’ha già vista.- disse Rascon, che evidentemente si aspettava quella risposta - Il che è più di quanto possano dire molte persone. Questa creatura è comparsa sempre più di frequente un po’ dovunque, e a volte ne è stata avvistata più di una. E non solo negli Stati Uniti, ho informazioni di avvistamenti anche in Europa e in Asia, per esempio.-
- Pensa che siano collegate a quella che ho visto io?-
- Io penso che siano la stessa creatura, o al massimo che ne esistano due o tre.- rispose lui, continuando a ostentare un sorrisetto beffardo da dietro ai suoi occhiali storti - Se fossero di più, probabilmente avremmo dati certi e molti più avvistamenti.-
- Ma non capisco cosa vuole da me, o chi è lei.-
- Già. Come le ho detto, lavoro per il governo. Il mio dipartimento si occupa di casi… insoliti, diciamo. Mi dica, cosa sa di paranormale?-
Lawrence aggrottò la fronte.
- Intende dire spiriti, evocazioni e lettura delle carte?-
- Intendo dire magia, demoni e… beh, sì, a volte anche spiriti.- rispose Rascon, rimettendo in tasca le sue cianfrusaglie - E non mi dica che non ci crede. È stato a Orenthal, è impossibile non aver sentito storie strane o aver visto qualche fenomeno inquietante.-
Lui incrociò le braccia, continuando a guardare Rascon con sospetto. L’uomo non parve farci caso, e anzi allungò la mano verso la bottiglia di birra che lui aveva smesso di sorseggiare, bevendone una lunga sorsata senza nemmeno chiedergli se poteva.
- Cosa sa di quel posto?- chiese.
- Oh, beh… so che la città è al centro di qualcosa di grosso.- rispose Rascon - Poco più di vent’anni fa era banale e perfettamente inutile, dal punto di vista investigativo. Ma poi, a un certo punto, hanno cominciato ad accadere cose strane, a girare voci di misteriosi “visitatori” che di notte si aggiravano per le strade, o testimonianze di eventi inconcepibili e a volte pericolosi. Se si scava abbastanza si può far coincidere l’inizio di questi fatti con l’arrivo in città di un ragazzo all’epoca appena maggiorenne, che si stabilì nei boschi lì attorno e col tempo divenne lo Sceriffo locale.-
- Lei sta indagando sullo Sceriffo Anderson?-
- Io indago su tutto quello che accade di fuori dall’ordinario. E quell’uomo è spesso coinvolto, anche se non ho mai avuto alcunché di concreto in mano per affermarlo. Sono soprattutto sospetti e deboli indizi. Per questo sto parlando con lei.-
- Io?- ripeté Lawrence - Cosa vuole da me?-
- Beh, mi pare ovvio, no?- rise Rascon - Lei ha avuto a che fare personalmente con Anderson, e per di più esce con sua figlia. È molto più vicino a quella famiglia di quanto io possa esserlo mai. È nella posizione perfetta per raccogliere informazioni e indagare.-
- Indagare? Dovrei… tenere d’occhio Skadi?- sbottò Lawrence.
- Se non lo farà lei, dovrò dare l’incarico a qualcun altro.- rispose Rascon, mentre il sorrisetto scivolava via - Ma ormai ne abbiamo parlato, quindi… per evitare che lei vada a raccontarlo in giro… dovrò prendere provvedimenti. Mi dica, le piace l’Alaska?-
Lawrence sbuffò, girandosi verso il bancone.
- E lo Utah?- chiese - Ne parlava prima. Cosa c’entra?-
- Abbiamo notizie di qualche disordine poco chiaro. Potrebbe trattarsi di Anderson o di qualcuno collegato a lui. In ogni caso sarebbe l’occasione perfetta per lei per farmi vedere cosa sa fare per davvero.-
- E se accettassi di indagare… e non sto dicendo che lo farò…- chiarì - … di cosa vorrebbe accusarlo, di preciso? Mi risulta che i processi per stregoneria siano finiti da un po’. A parte vandalizzarmi la macchina, non ha mai fatto nulla di illegale quando ero in città.-
- Oh, non intendo certo accusarlo di stregoneria, ci mancherebbe!- ridacchio Rascon - Ma dobbiamo scoprire cosa sta combinando e quanto può essere pericoloso per le persone come lei e me. Se accetterà di lavorare al caso le passerò tutte le informazioni in mio possesso che, mi creda, sono parecchie. Scoprirà che c’è di che aver paura.-
Lawrence recuperò la bottiglia di birra, ormai quasi vuota, e la finì in un solo sorso, cercando al tempo stesso di riflettere…
L’idea di spiare Skadi non gli piaceva, ma d’altra parte suo padre non gli era mai andato a genio, né si era mai fidato di lui. Qualsiasi cosa facesse in quella città, c’era senz’altro qualcosa di poco chiaro, e non poteva dare per buone le sue parole, quando aveva asserito che stava solo proteggendo i suoi concittadini. In fondo, la cosa in cui lo aveva visto trasformarsi, non aveva esattamente un’aria rassicurante…
- Okay.- disse - Va bene, lo farò. Ma voglio che Skadi ne sia tenuta fuori, d’accordo? Lei non ha nulla a che fare con tutto questo. Non è responsabile delle attività del padre.-
- Se non ha mai preso parte ai suoi traffici, non ha nulla da temere. E comunque sarebbe un pesce piccolo. Io voglio Anderson.- rispose Rascon, alzandosi dallo sgabello - Beh, sono felice di aver fatto questa chiacchierata. Si goda il suo tempo libero, la ricontatterò io.-
Detto ciò si diresse verso l’uscita con le mani affondate nelle tasche dei pantaloni, camminando con un’andatura un po’ incerta e barcollante, come se rischiasse di perdere l’equilibrio ad ogni passo. Lawrence continuò a fissare la sua schiena mentre imboccava la porta, incerto su cosa pensare di quell’uomo, ma anche roso da una strana sensazione di disagio per quello che aveva appena accettato di fare.

Una nuova one-shot che si inserisce nella continuity di "Sangue di Demone". Mi servirà per quando, finalmente, Timmi e gli altri torneranno a calcare le scene.
A lunedì, con "Epic Violin - Trascendance"!

 

   
 
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