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Autore: Emmastory    20/04/2019    7 recensioni
Dopo essersi unita al suo Christopher nel sacro vincolo del matrimonio, Kaleia è felice. La cerimonia è stata per lei un vero sogno, e ancora incredula, è ancora in viaggio verso un nuovo bosco. Lascia indietro la vecchia vita, per uscire nuovamente dalla propria crisalide ed evolvere, abituandosi lentamente a quella nuova. Memore delle tempeste che ha affrontato, sa che le ci vorrà tempo, e mentre il suo legame con l'amato protettore complica le cose, forse una speranza è nascosta nell'accogliente Giardino di Eltaria. Se avrà fortuna, la pace l'accompagnerà ancora, ma in ogni caso, seguitela nell'avventura che la condurrà alla libertà.
(Seguito di: Luce e ombra: Essere o non essere)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Luce e ombra'
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Luce-e-ombra-III-mod

Luce e ombra: Il Giardino segreto di Eltaria

Capitolo I

Ali e radici

Era ancora notte, e l’unicorno che ci accompagnava si era ormai lasciato andare, abbandonandosi ad un trotto sciolto e privo di esitazioni. L’andatura perfetta per passeggiare dopo il galoppo che ci aveva condotto fuori dalla foresta. Lesti, i suoi zoccoli colpivano ritmicamente il terreno, e di attimo in attimo, complici forse le emozioni del momento, mi sentivo più leggera. Con gli occhi pieni di meraviglia come una bambina, il sorriso più luminoso delle stelle appena sopra di noi, e nel cuore la stessa gioia che un lupo o un’altra bestia della notte prova nel fissare la luna, esibendosi poi in un ululato segno di assoluta devozione. Inspirando, mi privai della capacità di vedere per assaporare meglio il momento, e nel farlo, mi tenni stretta a Christopher, che pur non tenendo ferme le redini del nostro baldo destriero, appariva calmo, mostrando un’assoluta fiducia nei confronti dell’animale. L’aria della sera mi lambì gentilmente i polmoni, scostandomi prima una e poi più ciocche ribelli dal viso. Nella quiete della notte, il mio amato si voltò a guardarmi, e stringendomi la mano, sorrise. “Sei felice adesso, vero? Questa vita sarà nostra, te lo prometto.” Disse poi, dando voce all’ennesimo e dolcissimo contratto orale che con una lacrima intenta a sfuggire  al mio controllo, firmai con un bacio. In quel momento, quello fra di noi fu un tocco lieve e quasi impercettibile, ma ad essere sincera, almeno allora la cosa non mi toccava. “E io ti credo. Ti credo e ti amo, custode mio.” Soffiai con dolcezza, non riuscendo quasi a parlare e dovendo sforzarmi per riuscire a farlo. Felice e orgoglioso, Christopher mi sfiorò la guancia con la mano, e per tutta risposta, quasi tremai. I miei non erano gesti né reazioni volute, dettate infatti unicamente dai sentimenti che da due lunghi anni ci legavano, ma lui, calmo come sempre, mi lasciò fare, pazientando perché mi sfogassi. “Ti amo anch’io, fatina. Ora e per sempre.” Rispose soltanto, stringendomi a sé in un delicato abbraccio mentre il paesaggio attorno a noi scivolava via. A quella frase, sorrisi, e riaprendo gli occhi tenuti chiusi per assaporare meglio il momento, lo vidi. Non più il sentiero che percorrevamo, ma una strada lastricata di ciottoli di ogni forma e dimensione. Sicuro di essere giunto a destinazione, l’unicorno nitrì nel fermarsi, e abbassando il capo, ci invitò a scendere dalla sua groppa. Annuendo, Christopher ed io smontammo senza una parola, e avvicinandomi, accarezzai piano il muso di quella così docile bestia. “Grazie, e a presto, bello.” Sussurrai, parlando dolcemente al solo scopo di non spaventarlo. A quelle parole, il cavallo si voltò a guardarmi, e puntando su di me i suoi grandi occhi scuri, nitrì con forza, come infastidito. “Buono, buono! Che ho detto?” quasi urlai, alzando bruscamente il tono della voce e non badando a quello che usai nel parlare. Stranamente divertito dalla scena, Christopher non trattenne una risata, e posandosi una mano sulla pancia per lenire un leggero dolore, si impose di calmarsi. Scottata da quel comportamento, misi il broncio e incrociai le braccia come una piccola pixie arrabbiata, poi mi decisi. “Si può sapere che hai da ridere, protettore dei miei…” sbottai, lasciando che le emozioni avessero di nuovo la meglio su di me. “Stivali? Amore, detesto contraddirti, ma con questo caldo porti i sandali.” Continuò lui, ignorandomi e non accennando a smettere di ridere. Ovvio era che non lo facesse con cattiveria, né che si stesse approfittando delle mie insicurezze, ma nonostante tutto la cosa mi irritava. Al suo fianco avevo imparato molto, ma ero ancora giovane, e in ambienti nuovi come quello i miei poteri sembravano spesso aver vita propria, e quella distrazione ne era una prova. “Va bene, scusa, sai che non volevo.” Replicai, vergognandomi di me stessa e di quell’insulto fortunatamente lasciato a metà. “No, scusami tu. È stato divertente, ma non avrei dovuto, e in ogni caso, quest’esemplare ha un nome. Se ha nitrito era per fartelo notare, ma in realtà è buono e dolce come i suoi simili. Vero, Xavros?” fu la risposta del mio amato, che lungi dal ferirmi, mi fece sorridere, riportando in un soffio la felicità sul mio volto. Per tutta risposta l’animale nitrì ancora, e nel farlo, strofinò il muso umido contro la mano di Christopher, avvicinatosi a sua volta per accarezzarlo. Mantenendo il silenzio, assistetti a quella scena senza interromperla, e muovendo delicatamente una mano sul fianco sensibile dell’animale, lo sfiorai piano con le dita, notando che sembrava aver impresso una sorta di marchio sottopelle. Leggero ma visibile, aveva la forma di un fiore, e abbandonandomi ad un pensiero, annuii ragionando e parlando con me stessa. A quanto sembrava, le fate non erano gli unici esseri magici a possederne, e sicura che un giorno avrei scoperto altro al riguardo, tacqui quella scoperta. Facendo poi saettare lo sguardo in più direzioni, osservai ciò che avevo intorno, scoprendo solo allora un altro villaggio simile a quello che io e il mio ragazzo ci eravamo lasciati alle spalle. Non proferendo parola, restai muta come un pesce, non potendo comunque negare che quel pensiero mi intristisse non poco. Ci eravamo trasferiti a cavallo di Xavros per iniziare una nuova vita, ma allo stesso tempo era lì che avevamo lasciato praticamente ogni cosa. I nostri ricordi, i nostri affetti e le abitudini di quella vecchia, che sforzandomi di sorridere ancora, non dimenticai ma sistemai in un angolo della mente, dando quindi inizio nel cammino o nel volo sulle mie piccole ma stabili ali all’esplorazione di quelle che per entrambi sarebbero state in breve profonde e importanti radici.



Salve di nuovo, cari lettori! Dopo la pausa rappresentata dalla raccolta ad essa collegata, la saga di Kaleia ritorna con la sua terza parte, e spero davvero che questo inizio vi piaccia. Ci rivedremo nel prossimo capitolo, ma ancora grazie a tutti per l'incrollabile supporto,


Emmastory :)  
 
   
 
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