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Autore: Alexys_Tenshi    20/04/2019    1 recensioni
[Ispirata a Sono un gatto di Natsume Soseki|OS|Slice of Life]
Osservo il cielo grigio e nell’aria sento già il forte odore della pioggia. I baffi fremono e proprio a pochi centimetri dalla mia zampa sinistra, ecco che l’asfalto si scurisce in un cerchio perfetto. Grandi goccioloni bagnano il mio pelo bianco e decido di raggiungere il piccolo negozio fino a quando la pioggia non finirà.
Fortunatamente il vento viene bloccato e posso tranquillamente leccare la mia zampa per sistemare il pelo. È proprio quando passo alla zampa posteriore che qualcuno si precipita sotto la tettoia. All’inizio faccio finta di nulla – cosa può importarmi di un insulso essere umano? – eppure, quando il respiro rumoroso si calma alzo il muso.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tobio Kageyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: La storia partecipa alla "Challenge capricciosa" con questo prompt (bellissimo). Ho voluto usare il pov di un gatto perché ero all'università e parlavamo di letteratura giapponese, all'improvviso esce fuori il titolo di "Sono un gatto" e non ho potuto resistere.
Spero che non vi deluda troppo.

Alexys



Dalla mia prospettiva

 
Osservo il cielo grigio e nell’aria sento già il forte odore della pioggia. I baffi fremono e proprio a pochi centimetri dalla mia zampa sinistra, ecco che l’asfalto si scurisce in un cerchio perfetto. Grandi goccioloni bagnano il mio pelo bianco e decido di raggiungere il piccolo negozio fino a quando la pioggia non finirà.

Fortunatamente il vento viene bloccato e posso tranquillamente leccare la mia zampa per sistemare il pelo. È proprio quando passo alla zampa posteriore che qualcuno si precipita sotto la tettoia. All’inizio faccio finta di nulla – cosa può importarmi di un insulso essere umano? – eppure, quando il respiro rumoroso si calma alzo il muso.

È giovane, dai capelli scuri, tirati indietro dalla sua mano che poi cerca di scuoterli. Guarda verso il cielo con un’espressione mista, tra il triste e il sorpreso. È bagnato dalla testa ai piedi, le gocce cadono dalla lunga tenuta scolastica nera che si attacca alla schiena e alle spalle larghe.
La borsa a tracolla che porta sembra pensante. Mi incuriosisce e vorrei grattare su quel disegno nero e sapere cosa contiene, magari qualcosa di buono.

“Oh…” dice con una voce davvero dolce.

Osservo il suo viso che si gira verso di me, scoprendo i suoi occhi blu come il cielo notturno. Sarebbero perfetti con piccole stelle a formare costellazioni.

“Ciao piccolo, anche tu sorpreso dalla pioggia?” domanda avvicinandosi ed allungando la mano avanti al mio muso. Io ovviamente faccio un passo indietro, non abbassando mai lo sguardo dai suoi occhi.

Si blocca e il labbro inferiore esce leggermente in fuori. Resta in silenzio a guardarmi e l’unico rumore è la pioggia che cade ancora più forte. Apre lo zaino ed i miei occhi si illuminano. Cosa nasconde lì? Non riesco a fermare la curiosità che mi fa fremere i baffi e mi porta involontariamente a fare un passo avanti.

Finalmente spunta un cartoncino del latte, come quello che i bambini del quartiere bevono durante il pomeriggio passato a giocare a palla, e lo buca con la cannuccia. Lo appoggia sul pavimento e prende dalla borsa una busta bianca.

“Mh, non l’ho usata perché oggi non abbiamo fatto allenamento quindi ora metterò il latte su questa busta e potrai berlo… così il proprietario del negozio non si arrabbierà per aver macchiato avanti il suo locale…” borbotta ed io inclino la testa.

Quando il suo piano è terminato io mi fiondo sulla busta. Lecco velocemente il latte e mi pulisco i baffi ogni tanto. Il ragazzo mi guarda per tutto il tempo. Sembra sollevato.

Quando sento un urlo acuto, però, mi fermo. Un bambino dai capelli arancioni salta letteralmente addosso al ragazzo in un abbraccio scomposto.

“Kageyama! Non hai preso l’ombrello? Sei tutto bagnato! Dai, ti accompagno io… senza di me saresti perso!” continua a parlare senza fermarsi un attimo. Lo guardo male per un po’ e poi torno a bere.

“Solo perché per una volta hai tu l’ombrello non significa nulla… di solito sei tu quello che dimentica tutto” risponde Kageyama – che bel nome – al bambino.

Quest’ultimo mette il broncio e poi lo tira per la manica, facendolo allontanare da me. Li guardo andarsene e miagolo un ‘grazie’.

Kageyama si gira e mi sorride prima di sparire dietro l’angolo.
   
 
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