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Autore: rocchi68    21/04/2019    2 recensioni
Dawn era convinta, anche a distanza di anni e con una situazione non proprio rosea, che la sua fosse stata una scelta ben ponderata.
Aveva riflettuto a lungo prima di scegliere la sua futura meta scolastica. Aveva girato almeno una dozzina di licei se per questo e con un po’ di fatica i suoi desideri e le sue speranze si raccolsero tutte nello stesso liceo.
Il facile era stato cancellare quegli ambienti, classico e linguistico, che non rientravano nelle sue corde e di cui aveva un’immagine piuttosto negativa. D’artistico o tecnico non aveva nulla tra le mani e pertanto, affascinata dalle sue materie e dalle immense possibilità future, aveva virato sullo scientifico.
Come se la scelta della scuola fosse così importante, vero?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Mike, Scott, Zoey
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Dawn era convinta, anche a distanza di anni e con una situazione non proprio rosea, che la sua fosse stata una scelta ben ponderata.
Aveva riflettuto a lungo prima di scegliere la sua futura meta scolastica. Aveva girato almeno una dozzina di licei se per questo e con un po’ di fatica i suoi desideri e le sue speranze si raccolsero tutte nello stesso liceo.
Il facile era stato cancellare quegli ambienti, classico e linguistico, che non rientravano nelle sue corde e di cui aveva un’immagine piuttosto negativa.  D’artistico o tecnico non aveva nulla tra le mani e pertanto, affascinata dalle sue materie e dalle immense possibilità future, aveva virato sullo scientifico.
Già dal primo incontro d’orientamento si era innamorata di quel liceo e, durante l’estate di scambio tra medie e superiori, sperò diverse volte che arrivasse subito quel settembre tanto atteso. Con il passare delle primavere, però, pregava incessantemente che i periodi estivi si prolungassero come per magia, concedendole altre settimane di riposo.
Anche quel giorno d’ottobre liceale, però, sarebbe stato paragonato a una prigione nella quale non si sarebbe più fatta rinchiudere.
Non aveva nemmeno imparato a conoscere tutti i suoi compagni, cosa nascondesse il Preside ogni qualvolta si chiudeva a chiave nel suo ufficio, o cosa ci fosse nelle varie aule. Fin dal principio aveva dovuto fare i conti con i pregiudizi e le malelingue comuni in ogni classe.
Si passava dai segreti che svolazzavano da un’aula all’altra, ai primi segnali d’allontanamento per quegli studenti considerati dannosi per l’immagine pubblica.
Mostrarsi con uno che era grasso e flaccido, che mostrava un carattere insopportabile o che aveva un aspetto da nerd erano dei biglietti da visita che spingevano all’isolamento quasi totale.
Anche Dawn, purtroppo, era finita vittima di questo gioco.
Non ne era rimasta invischiata a causa del suo aspetto o del carattere, ma solo per essersi rifiutata di fare i compiti per una sua ex compagna, poi bocciata a metà giugno e costretta a cambiare liceo.
Quell’orribile chiacchiera messa in giro solo per screditarla la dipingeva come una matta capace di comunicare liberamente con la natura e che non aveva la minima intenzione di limitarsi o adeguarsi alla società che la circondava. A sentire quella definizione, si era pure chiesta da quando fosse diventata una rivoluzionaria che inneggia a chissà quale movimento politico e che stravede per strani comizi che parlano di diritti universali.
La sua empatia e la sua unicità erano gli unici elementi che quell’arpia aveva sfruttato per farla evitare come la peste.
Gli unici che in qualche modo riequilibravano quel trattamento infantile e che le donavano un pizzico di sollievo erano Zoey e Mike. La prima era la sua migliore amica e non si sarebbe mai curata troppo di quelle dicerie prive di fondamento, così come Mike che aveva avuto la fortuna di conoscerla oltre le apparenze.
Erano i soli, in tutta la classe, a rivolgerle la parola.
 
Anche quel giorno, non avendo motivo d’intrattenersi a scuola oltre il consueto, era già di ritorno a casa.
Le stupide malelingue le impedivano d’avere una vita sociale oltre le quattro mura costituite dal liceo e dalla sua abitazione. Mai avrebbe disdegnato un’uscita di gruppo per il centro oppure un bel film al cinema o ancora una pizza in uno dei ristorantini più semplici della città.
Tuttavia non poteva farlo.
Su Internet aveva letto che in ogni classe c’era un fantasma ignorato dall’intera comunità e di cui nessuno sapeva nulla.
Lei, purtroppo, rientrava in questo gruppetto. Aveva provato a scrollarsi di dosso quell’immagine, ma con scarsi risultati.
Più si avvicinava a qualcuno che era affine al suo carattere, più questa persona la cacciava in malomodo, aumentando il suo malessere e facendola sprofondare nel baratro più totale.
In questa lista c’erano da aggiungere quelli che si erano avvicinati solo per ferirla ancora di più e per rinforzare il suo status di fantasma scolastico.
L’unica cosa che poteva fare era quella di rassegnarsi: avrebbe ricordato il liceo come il periodo più triste e nebuloso della sua breve vita. Avvilita e stanca di quel trattamento, entrò in cucina e rivolse un sorriso alla madre intenta a preparare una torta di mele.
Girandosi verso il divano, notò il fratello impegnato con i compiti di matematica e, per non disturbarlo oltre, filò subito in stanza, non prima di aver preso un pacchetto di cracker dalla dispensa che suo padre cercava di tenere in ordine.
Dopo essersi distesa sul letto della sua camera a fissare il soffitto, i suoi pensieri caddero sull’unica attività che poteva svolgere. Non che amasse stare per ore attaccata al pc, ma quella era l’unica possibilità per far volare quelle ore di vuoto assoluto che non erano riempite da verifiche o compiti dell’ultimo minuto.
Posto sulla scrivania, l’immancabile portatile dotato di connessione Wi-Fi, le evitava d’avere troppi cavi in mezzo ai piedi.
Dopo averlo acceso, osservò la foto che i professori avevano scattato il giugno precedente, prima che tutti andassero in vacanza.
Davanti vi erano quelli definiti, affettuosamente o meno, i nanerottoli. Un termine che non aveva mai trovato eccessivamente dispregiativo e che era stato loro addossato da uno dei ragazzi più alti e presenti in seconda fila.
Dawn, anche se bassa, credeva di compensare a quella mancanza con qualcosa che gli altri non avevano, purtroppo, ancora notato.
Vicino a lei si era sistemato Cameron e subito dopo il buon vecchio Cody liberatosi dalla pazza Sierra, costretta alla seconda fila.
Davanti, inoltre, si poteva notare la figura della gotica Gwen, della bella Courtney, della strana Dakota e dell’insopportabile Anne Marie.
Dietro si ergevano quelli più alti.
Da destra verso sinistra vi era un buco per uno che in tutti quegli anni aveva sempre evitato le foto di gruppo e che, comunque, era sempre stato promosso. Il posto vacante non era mai stato riempito da nessuno e Scott, tipo alquanto bizzarro e singolare, con la sua assenza era come se fosse sempre presente. Si trascinava con fatica verso la sufficienza e al termine delle sei ore scolastiche, spesso spese in sonnellini e violenti discussioni con il Preside, tendeva a svanire in pochi attimi.
Nemmeno un minuto dal suono della campanella e la sua zazzera rossastra aveva già oltrepassato l’ampio cancello, evitando la gran baraonda.
Gli altri erano giunti a credere che i suoi impegni, urgenti o meno che fossero, gli avessero fatto trovare una qualche scorciatoia o che lo spingessero a calarsi dalla finestra del secondo piano pur di dileguarsi dalla calca che avrebbe riempito i corridoi.
I primi presenti in carne e ossa erano Mike e Zoey abbracciati, anche nella foto, come due bravi fidanzatini.
La classe era completa solo nel conteggiare, sempre alle spalle dei nanerottoli, anche Sierra, Brick, Jo e Lightning.
La prima, Sierra Wilson, all’apparenza era una ragazza come tante.
Se ci si soffermava solo sull’aspetto esteriore, nessuno avrebbe notato nulla, ma nel fissarla si notava un segno di squilibrio più che evidente. La ragazza, matta come poche, era ossessionata da Cody fin dal giorno in cui aveva aperto la porta dell’aula. Era stato il primo a mettere piede nella stanza e lei si era subito gettata tra le sue braccia, senza conoscere nulla dei suoi pregi o del suo carattere.
A quell’ora poteva anche entrare il più scorfano della scuola e non ci sarebbe stato nulla di cui sorprendersi se quell’esuberante ragazza si fosse appiccicata a lui. Quella era stata una bella fortuna per quelli entrati subito dopo e snobbati da Sierra con una fugace occhiata e con un digitare frenetico sulla tastiera per tenere aggiornati i suoi seguaci del blog.
Zoey, sbirciando sul suo monitor, era quasi convinta che avesse scritto a caratteri cubitali e con i colori dell’arcobaleno qualcosa simile a “HO INCONTRATO L’AMORE DELLA MIA VITA!!!”.
Con il passare dei mesi e degli anni la figura di Sierra come stalker si era ingigantita e per la sua sfortunata vittima quello era stato solo l’inizio di una tumultuosa storia d’amore.
Una serie di appuntamenti, di pedinamenti furtivi e di messaggi a ogni ora della notte, avevano spinto Cody al fissare sedute dallo psicologo e a informarsi tramite giudice per un’ingiunzione che vietasse alla compagna di avvicinarsi per più di 20 metri. Ci aveva riflettuto a lungo, ma poi era finito con il desistere e con l’accettare quella guardia del corpo che, negli ultimi periodi, gli faceva molto meno paura.
Vicino a Sierra, staccato di una ventina di centimetri, seppure il fotografo avesse chiesto di stringersi, vi era l’atletico, disciplinato e tranquillo Brick.
In quegli anni aveva affermato e aveva dimostrato la bontà dei suoi allenamenti in perfetto stile militare, le cui basi affondavano nel dovere di non lasciare mai indietro un compagno. Macchiarsi di un’azione così rivoltante, era un disonore che puniva con lunghe maratone, anche di decine di miglia, o con una serie infinita di flessioni e addominali.
Seppur s’impegnasse e cercasse sempre di calmare i bollenti spiriti, c’era una compagna, proprio alla sua sinistra, che non smetteva, neppure per un attimo, di stuzzicarlo e di rendere movimentate le sue giornate.
Jocelyn Grunge, chiamata da tutti semplicemente Jo per l’odio provato verso il proprio nome, era una delle ragazze meno femminili di tutto il liceo.
La prima volta che entrò in aula e che il prof alzò lo sguardo per collegare il nome sulla lista con un volto, si scontrò con la miopia dell’uomo quasi convinto che sul registro vi fosse un errore grossolano e che, in verità, la segretaria avesse intenzione di scrivere il semplice José.
Fu costretto a ripeterlo almeno tre volte prima d’essere certo che gli occhi furiosi di Jocelyn fossero abbinati a una ragazza che aveva detestato il suo nome di battesimo fin dal primo giorno della sua vita. Tutti l’avevano sempre confusa per un maschio e, nel crescere con quella brutta etichetta, lei si era animata di uno spirito di competizione che la vedeva prevalere sul sesso forte.
Era una ragazza e non si vergognava di dirlo a cuor leggero, anche se il suo scopo oltre a quello di stuzzicare i suoi compagni era di rivaleggiare e di superarli nelle loro attività preferite.
Dalla prima settimana, fino a quel pomeriggio, Jo aveva ottenuto il rispetto di Brick e dell’ultimo ragazzo nella foto che, nonostante i tanti anni passati insieme, la considerava comunque un uomo a tutti gli effetti.
Anche a distanza di tante primavere, Lightning non era cambiato per niente.
Confondeva ancora Jo per un maschio molto preparato, raggiungeva la sufficienza per puro miracolo e si confermava su livelli di stupidità che ogni anno aumentavano sempre più.
I capelli bianchi, suo segno distintivo, erano causa di un’esplosione nel laboratorio di chimica che aveva alterato irrimediabilmente il suo colorito naturale.
In una classe così sciroccata, Dawn si chiedeva come potesse sentirsi fuoriposto.
 
Stanca di rifletterci e di sprecare un altro pomeriggio, accese il portabile e iniziò con il classico giro sui siti che visitava spesso, per poi girare a casaccio in cerca di qualche notizia o informazione che rientrasse nei suoi interessi.
Dopo aver passato una buona mezzora a leggere alcuni racconti che aveva accumulato su Internet e libera dalle varie ricerche pretese dal prof di biologia, iniziò a scorrere i titoli di alcuni film in streaming che non aveva avuto ancora modo di osservare.
La sera precedente aveva terminato l’ultimo episodio di una saga lunga tre parti e avendo ancora tempo utile aveva spulciato la lista di nuove serie tv a cui dare un occhio.
Come di consueto, cliccando sul titolo, comparve una pubblicità ingannevole che chiuse frettolosamente, ignorando la possibilità di attivare il componente che le avrebbe permesso di bloccare simili seccature.
Interrottasi per un breve spuntino e per osservare la notifica di una notizia recente, era ritornata a immergersi nel sito di streaming, lasciandosi cullare dal ticchettare incessante degli orologi che scandivano quel tempo che andava sprecato.
“Che noia.” Sbuffò, puntando il cursore sul sesto episodio e aspettando il suo caricamento.
Mentre pazientava, un suono e una scheda catturarono la sua attenzione.
Allargò la visione di essa e vi trovò uno strano messaggio scritto a caratteri cubitali con una grafica abbastanza accattivante.
“SITO D’AIUTO.”
Vicino vi erano dei colori molto chiari e tenui che le donavano una sensazione di pace.
La sua mano catturata da quella situazione cliccò sul portale di accesso e in pochi minuti si ritrovò registrata a quel programma.
Era la prima volta che non studiava con attenzione ciò che aveva davanti.
Altre volte avrebbe fatto una ricerca mirata e, seguendo le opinioni degli altri, avrebbe accettato o rifiutato un invito che non le era stato nemmeno inviato.
Era solo pubblicità. Un po’ come quella che intasava i pc della scuola e che prometteva dimagrimenti rapidi in pochi giorni o che prometteva guadagni faraonici con attività di trading della durata di poche ore settimanali.
A queste sciocchezze lei non aveva mai creduto e il sito che si trovò davanti, se così poteva essere definito, era una semplice chat.
Fino a quel pomeriggio aveva sempre evitato i social network, ma in quel momento c’era cascata, catturata dai colori e dalla descrizione bizzarra.
Dopo la registrazione, su un foglio celeste comparvero quattro riquadri.
Il primo era l’home e mostrava l’aspetto generale del sito.
Il secondo era un richiamo d’aiuto, qualora qualche nuovo iscritto avesse avuto qualche dubbio.
Il terzo era ancora vuoto e Dawn intuì che si trattava della chat in sé.
Il quarto e ultimo invece era il regolamento.
Non ebbe nemmeno il tempo d’iniziare a spulciare quei pochi articoli sistemati in ordine che un messaggio con conseguente vibrazione arrivò al suo portatile.
Subito cercò di capire da dove venisse quel suono e poi notò la terza sezione muoversi appena.
Ci puntò il cursore e si spostò, credendo che fosse opera di un qualche virus che era entrato nel sistema e che si scontrava con il sistema di protezione. Iniziava, infatti, a pensare che quella situazione fosse una trappola per uccidere il pc di un qualche disgraziato smanettone.
“Benvenuto utente 0021.” 
La ragazza rilesse quelle poche parole.
Qualcuno non conosceva nemmeno il suo nome eppure nulla l’aveva già etichettata con un numero.
0021.
Manco fosse stata una qualche bestia destinata al macello.
“Sono una ragazza.” Rispose, sperando nelle sue scuse.
“Fa lo stesso.”
“Non mi sembra.”
“Prima d’iniziare è il caso che ti spieghi alcune cose. Io sono il tuo moderatore e ti consiglio di studiare il regolamento.”
“Lo stavo per fare.” Riprese la ragazza, mentre lo sconosciuto visualizzava senza rispondere.
Il loro breve dialogo era durato pochissimo e lui sembrava già svanito nel nulla.
Dawn non sapendo bene come comportarsi iniziò a sfogliare le pagine del regolamento, così come le era stato consigliato.
 
Art.1 Questo sito ha il solo scopo di consigliare le persone.
Art. 2 Qualsiasi decisione venga presa dall’utente, essa non è vincolata al futuro del moderatore.
Art. 3 Ogni utente ha diritto d’avere un moderatore, anche se il loro rapporto può cessare in ogni istante, qualora il comportamento di uno dei due non sia corretto.
Art. 4 L’utente ha il diritto di fare una sola domanda al giorno al suo moderatore e di scrivere con un linguaggio comprensibile.
Art. 5 Il moderatore ha il dovere di rispondere a quell’unica domanda.
Art. 6 Qualora l’utente facesse più di una domanda, il moderatore è libero di scegliere a quale rispondere e l’esclusa può essere ignorata o ripresa il giorno successivo.
Art. 7 Qualora sia il moderatore a rispondere con una domanda, allora l’utente ha diritto a una domanda bonus.
Art. 8 Il moderatore non può rifiutarsi, in alcun modo, di rispondere alla domanda, anche se essa risulta privata o fastidiosa.
Art. 9 L’utente non può cambiare moderatore e quest’ultimo non può chiedere o pretendere d’avere un sostituto.
Art. 10 Solo il moderatore può decidere se l’utente non ha più bisogno del sito.
 
La pagina era ancora molto lunga, ma Dawn preferì lasciare la scrivania con il pc ancora acceso.
Non aveva mai letto tante cavolate messe insieme.
Un sito che si preme d’aiutare il prossimo, manco fosse un gruppo di volontariato, senza parlare di guadagni da intascarsi non sarebbe mai esistito. Conscia di questa realtà che ormai aveva schiacciato il loro povero mondo, si distese nuovamente a letto e vi restò per una buona mezzora, prima che la chat desse segni di vita.
“Fai la tua domanda.”
Lei ignorò quel messaggio.
Perché avrebbe dovuto seguire l’ordine di un qualche sconosciuto?
Uno sconosciuto che poteva svanire qualora avesse deciso di accedere alla seconda schermata per cancellarsi da quel sito fantasioso e illuso di migliorare un mondo che, ormai marcio, non poteva essere sistemato in nessun modo.
“Qualsiasi cosa ci diremo, resterà tra noi.” Tentò nuovamente, scontrandosi con il silenzio della nuova utente.
Sapeva bene che era difficile crederci e che i novellini non avevano fiducia in quel regolamento che spesso li spingevano a cancellarsi, non prima d’aver mandato a quel paese il povero moderatore che aveva beccato quel ruolo ingrato.
Sperava, comunque, che l’utente 0021 fosse in qualche modo diversa e gli concedesse il beneficio del dubbio.
“Se il moderatore non risponde alle domande, potrebbe essere cacciato.”
“E va bene: di cosa dovrei parlare?” Chiese la giovane, battendo nervosamente quelle poche lettere e aspettando pazientemente che il moderatore rispondesse.
Sapeva che quello non era esattamente il modo migliore per fare conoscenza.
Insomma aveva solo una domanda giornaliera da poter usare e lei se ne usciva con qualcosa che non riguardava la sua guida. Poteva iniziare con il chiedere allo sconosciuto se fosse un uomo o una donna, quanti anni avesse e tutte le domande del caso.
Invece gli aveva posto un quesito esistenziale, giusto per conoscere la persona in base alla sua prima risposta.
Troppo facile per lei sentirsi dire un nome, qualche numero sparato a caso e qualcosa che poteva essere una semplice bugia. Prima voleva avere fiducia in quel moderatore e poi poteva approfondire il tutto, sbilanciandosi con nomi, età, luoghi e passioni.
“Puoi chiedere consigli, opinioni, conferme di qualsiasi cosa ti preoccupi.”
“Un po’ come uno psicologo.”
“Non proprio. Loro pretendono un tornaconto personale, mentre noi ci accontentiamo della felicità degli iscritti.”
“Che cosa nobile.” Ribatté sarcastica la giovane.
“Sei libera di parlarmi anche dei tuoi sogni: tanto non verrai giudicata in alcun caso.”
“Ci mancherebbe: nemmeno ci conosciamo.”
“Credi che abbia intenzione di rivelarti la mia identità? Siamo sulla stessa barca e non mi sembra saggio ostacolarci a vicenda.”
“Non voglio ostacolarti, ma mi hai appena fornito una domanda bonus.” Riprese Dawn con un sorriso appena accennato.
“Sembra che tu abbia seguito il mio consiglio. Strano per una che non ha molta fiducia nell’attività di un moderatore come me.”
“Mi leggi nel pensiero?”
“Fregata e anche per oggi il mio lavoro è fatto.”
“Ma tu sei…” E s’interruppe per evitare di fare una pessima impressione verso lo sconosciuto che doveva essere la sua guida.
“A domani utente 0021.”
“Sì, sì.”
“Ti consiglio di prepararti una lista delle domande da farmi che non sarà sempre così bello improvvisare con te.” Continuò lo sconosciuto, restando online per qualche attimo, quasi s’aspettasse una ribattuta da parte dell’utente, salvo poi chiudere tutto e facendo quindi comparire la schermata offline.
 
Dawn non si aspettava di finire a parlare con quel tizio.
Non sapeva niente di lui, ma l’idea di farsi aiutare da uno sconosciuto che non avrebbe mai visto e che non aveva pretese in fatto di denaro poteva essere interessante.
Aveva alcune cose da chiedere e di certo non riguardavano il futuro e l’indirizzo che aveva deciso di seguire finite le superiori.
Se era un sito d’aiuto, se oltre l’80% era soddisfatto dei loro consigli, se non avevano ancora chiuso la pagina per manifesta incapacità, se qualcuno poteva magari sfoggiare un titolo accademico in psicologia, allora i moderatori del sito dovevano essere veramente bravi e potevano aiutarla a emergere, facendola diventare una persona migliore.
Magari poteva far cambiare opinione agli altri, anche se questo significava parlare di quelli che l’avevano sempre esclusa e che l’avevano etichettata come una stramba. Ma se loro erano così fantastici e se avesse posto le domande nel modo opportuno, forse in poco tempo poteva farsi benvolere da tutti i suoi compagni, poteva accettare di uscire senza sentirsi presa di mira e poteva spiccare il volo, libera da ogni paura e dai vari nomignoli che le avevano affibbiato.
Esaltata per questa rinascita che sembrava a portata di mano, chiuse il pc che era ormai sul punto d’esplodere e si mise a scrivere le varie domande che poteva porre allo sconosciuto.
Il suo obiettivo era di riabilitarsi agli occhi degli altri in tempi record e ingenuamente contava i giorni che mancavano al prossimo ritrovo con almeno una buona fetta della sua classe.
Per rendere tutto più facile e per non farsi cogliere impreparata, decise che avrebbe racchiuso una singola persona per ogni domanda, senza considerare eventuali intoppi o difficoltà d’analisi per il moderatore. Pochi compagni significava pochi giorni e, in meno di tre settimane, sperava di diventare il collante di una sezione che era smembrata e sconvolta da pensieri divergenti.
Più sollevava lo sguardo verso il pc, più si sentiva pervasa da quel sogno innocente.
Vedendo quel foglio, una volta bianco e limpido, pieno di macchie e di strisce, si convinse che, nonostante fosse quasi impossibile, non doveva gettare la spugna. Non era da lei arrendersi dinanzi alla prima difficoltà e ora che poteva essere l’artefice di una nuova rinascita, non voleva crollare.
Solo la cena riuscì a sottrarla dal mondo virtuale che aveva attirato la sua attenzione e, durante le poche ore di veglia, ritornò su quel foglio che aveva abbandonato.
Per qualche strano motivo quel sito l’aveva conquistata.








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Ryuk: Iniziamo con l'augurarvi una Buona Pasqua e con il riprendere dalle classiche tematiche di classe.

Storia lunga, vero?

Ryuk: Esatto, anche se in questo primo capitolo c'è stata una presentazione fugace dei vari personaggi e il problema di fondo è lampante.

Una chat inverosimile dove scrivere problemi e segreti. Difficile che esista, anche perchè potrebbe trattarsi di una fregatura.
Ma non mi dilungo troppo: è già una rottura leggere tutta sta roba. Se vi costringo a leggere anche i miei scleri, rischio di ritrovarmi sulla graticola.
Alla prossima!
 
   
 
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