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Autore: Marra Superwholocked    22/04/2019    0 recensioni
Ultimo capitolo della Trilogia delle impavide cacciatrici milanesi.
Durante il loro anno sabbatico, Catherine e Silvia avranno modo di capire se la caccia ai mostri fa realmente per loro. Tuttavia, da semplici cacciatrici in prova, si ritroveranno a dover escogitare un piano per eliminare la minaccia di Arimane, creatura malvagia scappata dalla sua Gabbia ai confini dell'Universo. Il Dottore le aiuterà anche questa volta? E Storybrooke da che parte starà?
Dal testo:
«Ed ecco a voi» disse Amnesha girando la scatolina bianca per mostrare alle cacciatrici il suo contenuto, «l'ultimo Fagiolo Magico.»
Genere: Angst, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Belle, Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills
Note: Cross-over, Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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CHAPTER XXVII
Everybody *
(OMG We're Back Again)


Una cantilena continua, sempre uguale, che si insinua nel cervello e ti confonde. Le parole cominciano ad essere più reali, fisiche, le vedi galleggiare attorno a te e prendono il posto degli effettivi oggetti nell'ambiente circostante. Quella forma di cantilena quasi clericale che ti fa pian piano assopire e perdere la cognizione del tempo avrebbe avuto lo stesso effetto sul trio magico di Storybrooke se non fosse stato per le urla provenienti dal Nodo: «Smettetela! Smettetela, fa male!» continuava a a strillare, ma Catherine era prontamente intervenuta, conoscendo Silvia come le sue tasche: «Non è Silvia, continuate!»
E così la cantilena proseguì, ma Arimane sembrava non voler cedere. Si ritrovò in ginocchio, sempre ansimante e con le orecchie tappate dalle mani. Maledisse quella gente, il suo creatore e tutti i creatori. Se lui era in quella situazione, la colpa non era tutta sua: non fu lui a scegliere di nascere, né come diventare. Mosso da queste tesi, la divinità riuscì a muovere le gambe dell'umana posseduta fino a rialzarsi, traballante, in piedi.
«Così non va bene» disse il Dottore in tono grave. «Assolutamente no. Cathy, un passo indietro.» E, detto questo, sfoderò ancora una volta il suo cacciatore sonico. «Devo riuscire a fare in modo che l'incantesimo lanciato sia più potente.»
«Invertire le polarità?» la buttò lì Catherine.
Ma il Dottore scosse la testa. «No, farei solo scoppiare il Nodo e allontanerei anni luce le onde prodotte dall'incantesimo» le rispose guardando il suo marchingegno sonico.
«Moltiplicare le onde?» accennò ora la cacciatrice mentre la cantilena andava avanti.
«Genio!» esclamò il Dottore. «Ma non per un numero qualsiasi. La formula dell'incantesimo lo sottolinea ripetutamente!»
«Per tre?»
Per risponderle, il Dottore mostrò una bellissima fila di denti splendenti. «Esatto» disse entusiasta. Puntò subitamente il cacciavite sonico verso il suo obiettivo, il Nodo. Lo azionò e l'aria vibrò facendo urlare Arimane ancora più forte.
«Ci siamo quasi, lo sento» sussurrò Catherine. Non riusciva a staccare gli occhi dal Nodo; già gioiva per quello che sarebbero riusciti a fare e soffriva per come ne sarebbe uscita ammaccata Silvia stessa. Si meravigliò dei suoi pensieri parzialmente positivi e sorrise.
Tutto apparve fermarsi per un attimo, senza preavviso. Tutto tranne loro. La cantilena si spezzò quando Arimane fissò un punto nel vuoto. Il sangue che colava dal naso e da un orecchio.
Interminabili secondi durante i quali ai presenti sembrò di morire. Arimane ancora in ginocchio ora prese a tossire e a prendere coscienza di quello che sarebbe successo. Tossì più forte e frenò la caduta in avanti con le palme delle mani. Alzò lo sguardo e fissò Catherine negli occhi. Per la prima volta in tutta la sua esistenza sentiva di provare quel sentimento umano che chiamano paura, ma era troppo orgoglioso per darlo a vedere. «È tutta colpa tua, mocciosa.»
Catherine forzò un sorriso e si avvicinò alla divinità imprigionata, appollaiandosi davanti al Nodo dopo che il trio magico di Storybrooke si fu allontanato di qualche passo. «Assolutamente» disse. «E sono in pace con me stessa.» Poi si tirò nuovamente su in piedi e sentì Arimane tossire ancora e ancora, sempre più forte finché non sembrò soffocare e lo vide mettersi le mani al collo.
«Ci siamo» preannunciò Regina. «Solitamente il nemico viene intrappolato anche fisicamente, però qui è diverso: sono curiosa.»
Catherine la annientò con lo sguardo. «E me lo vieni a dire adesso?!» Tutte le certezze che si era costruita per affrontare al meglio la situazione erano crollate come un castello di sabbia in riva al mare durante la marea. Preoccupata, d'istinto prese la mano del Dottore; aveva paura. Rivisse l'esorcismo di Rebecca nel suo liceo. Stessi brividi, stessa esaltazione nel salvare qualcuno. Però questa volta nella trappola non c'era una ragazza qualunque, ma un pezzo del suo cuore. Guardò come gli occhi di Silvia continuassero a riempirsi di lacrime, probabilmente per lo sforzo. Strinse la mano del Dottore ancora più forte, percependo il suo sguardo preoccupato. «Andrà tutto bene» gli disse, ma era rivolta più a se stessa che a chiunque altri.
Poi una nuvola di fumo scaturì fuori dalla bocca di Silvia riempiendo l'aria all'interno dei confini creati dal Nodo, come un enorme cilindro, avvolgendo così la cacciatrice e facendola sparire dalla visuale dei presenti. Il terreno illuminato dalla magia del Nodo si spense, segno che esso si era aperto, e così il cilindro di fumo nero rimase sospeso in aria, confuso come Willy il coyote prima della caduta libera giù da un burrone. E solo un attimo più tardi, come tutto era cominciato, finì: il Vaso si aprì di scatto risucchiando il fumo, intrappolando Arimane e lasciando Silvia stesa a terra.


O così pensarono. Difatti, quando il fumo venne totalmente risucchiato dal Vaso, sentirono tutti come un'onda d'urto e gli occhi di Catherine si spalancarono sconvolti. «Silvia, no» disse in un sussurro.
«Non è possibile» disse Regina. «Non capisco.»
«Regina» la chiamò Emma, «forse il Vaso non ha avvertito la differenza tra Arimane e Silvia. C'è un modo per tirarla fuori di lì?» chiese indicando il portagioie magico.
«Non senza liberare anche Arimane.»
Catherine corse più vicina a dove prima c'era il Nodo e, sotto gli occhi del Dottore, raccolse il Vaso e provò ad aprirlo, senza successo.
«Ci vuole un incantesimo, tesoro» disse Tremotino riprendendo in mano il suo bastone da passeggio.
«Aprilo!» urlò Catherine allungando il Vaso a Regina. «Tirala fuori, ti prego.»
«Cathy.» Il Dottore la affiancò e le prese una mano. «Se liberiamo Silvia, liberiamo anche Arimane.»
«Non mi interessa! Lei ha promesso di restare al mio fianco! Lo ha promesso!»
Il Dottore guardò il cielo e strinse la ragazza in un abbraccio, sottraendole il Vaso per restituirlo a Regina. Sentì Catherine non riuscire più a reprimere tutto, un urlo, un pianto, una rabbia tremenda. «Cathy...» L'alieno non sapeva cosa dire, le parole che pensava per poter rassicurare e far sentire meglio la sua amica umana sembravano tutte idiozie, così optò per un classico: «Mi dispiace.»
«Dovremmo tornare in città.» Regina lo disse in tono di scuse, si sentì a disagio a dover interrompere quell'istante, il momento in cui ti accorgi che una parte di te se n'è andata per sempre, in cui sai che ti rimangono i ricordi ma hai comunque un vuoto sotto i piedi e lo avrai fino alla fine dei tuoi giorni perché, nonostante gli sforzi fatti, da solo o assieme, chi non c'è più, non c'è più e basta. Fine.
Catherine lasciò il Dottore e in un primo momento vide di fronte a lei solo un muro di fumo, forse viola, poi nuovamente le strade di Storybrooke. Come in un sogno, la piccola cacciatrice percepiva la presenza di altre quattro persone vicine a lei, ma non le distingueva. Camminava, inoltre, senza avere la benché minima consapevolezza di essere lì. È un incubo, continuava a ripetersi.
Arrivarono al Granny's senza che Catherine se ne fosse accorta. Entrarono nella tavola calda e ad attenderli vi erano Belle che si precipitò da Tremotino, gli Azzurri e Uncino che si riunirono ad Emma e vari altri cittadini.
Regina alzò il Vaso. «È finita.»
A quelle parole, Catherine reagì rendendosi conto della realtà: il suo yang perso per sempre. Vide tutti attorno a lei sorridere. Tutti tranne il Dottore, che le rimase accanto finché non notò l'espressione persa della ragazza.
«Cathy, vuoi tornare a casa?» le chiese prendole una mano.
La cacciatrice rimase a fissare gli occhi del Dottore perdendosi nelle sue iridi stanche. Volse lo sguardo e notò che Belle aveva con sè un paio di libri sull'universo, forse quelli per comprendere tutta quella vicenda del Dottore e le crepe spazio-temporali. «No.»
Il Dottore si accigliò. «No?»
«No» ripeté Catherine. «I libri.»
«I libri? Cosa vuol dire i libri
Catherine lasciò la mano del Dottore e si fece largo tra la folla felice di essere salva – per lo meno da Arimane – e si diresse da Belle. «Belle!» la chiamò a gran voce. «Belle, dov'è la biblioteca?»
Confusa, Belle la guardò un istante senza capire. «Catherine, Tremo mi ha detto di Silvia, mi dispiace...»
«Belle, la biblioteca!»
«Ma... Perché vuoi andare in biblioteca adesso?» Nel locale scese il silenzio. Belle vide Regina avvicinarsi e ascoltare.
«È lì che si trova Silvia» esclamò Catherine. «Tra i libri, come ha detto la cartomante!»
Senza fare altre domande, Regina fece sparire Catherine in un nuvola viola con un semplice gesto della mano e il locale si ammutolì.
«Bene!» disse il Dottore sfregando l'una contro l'altra le mani screpolate. «Riportiamo a casa Henry.» Azionò il cacciavite sonico avanti a sè ed il TARDIS vacillò nel Granny's finché si stabilizzò e atterrò. Henry era tornato.


La nube si dissolse nell'aria fresca del Maine e Catherine potè vedere l'insegna della biblioteca. Col cuore in gola, entrò. Sapeva che al'interno dell'edificio non avrebbe trovato Arimane, ma non sapeva se avrebbe trovato Silvia.
«C'è nessuno?» La sua voce echeggiò lungo gli interminabili scaffali colmi di libri. Passò le dita affusolate sui dorsi impolverati e poco consultati. «Silvia?» chiamò, ma il silenzio che c'era metteva i brividi. Poi, d'un tratto, come per rispondere alle domande di Catherine, un libro cadde, aprendosi.
La giovane cacciatrice si voltò verso la fonte del tonfo cartaceo e vide il libro aperto per terra a circa dieci corridoi da lei. Lo guardò a bocca aperta per un po', il tempo necessario per realizzare, poi corse più veloce che poté , raggiunse il libro che aveva il fiatone ma non se ne accorse; si abbassò per vedere meglio di che libro si trattasse e vide se stessa in una biblioteca, accucciata a terra guardare un libro. Lo chiuse velocemente e la copertina la fece tremare, anche se non si sentì sorpresa: c'era scritto Once Upon A Time. Rieccolo. Catherine deglutì e puntò lo sguardo verso il corridoio che il libro sembrava volerle indicare. Scorse una figura femminile, riccia, stesa a terra...
«Silvia» sussurò quasi incredula di quello che le mostravano gli occhi. Camminò svelta con la paura che potesse essere tutto un'illusione, che Silvia potesse sparire all'improvviso. Quando arrivò da lei, si abbassò e la scosse. Notò che Silvia non reagiva e si allarmò; indice e medio premuti sul polso della sua migliore amica: il battito c'era e pure normale. La scosse ancora e finalmente la sentì mormorare qualcosa di incomprensibile.
«Silvia!» urlò Catherine con lacrime di gioia che le rigavano le guance che solo ora stavano riprendendo colore.
«Buon appetito» sembrò dire la cacciatrice più grande, con gli occhi ancora chiusi. Quando li riaprì, le venne da ridere.
Catherine, insospettita, le chiese: «Cosa c'è?»
«Niente» rispose Silvia tirandosi su a sedere. «È che siamo in una biblioteca» rise. «Sabrilla aveva ragione.»
Spinta dall'entusiasmo per aver riavuto parte della sua vita – volete per il Destino o perché hanno veramente ascoltato la cartomante – Catherine si lanciò in avanti per abbracciare Silvia, ributtandola ancora una volta a terra. Terminate le effusioni fra sorelle non di sangue, si ricomposero e sentirono la porta d'ingresso dall'enorme biblioteca aprirsi. Si alzarono in piedi e andarono incontro al rumore prendendo però, prima di incamminarsi nel corridoio centrale, il libro, il loro angelo custode.
Dalla porta d'ingresso fecero capolino Regina, Henry, i tre Azzurri, Uncino ed il Dottore. Questi si fermò sulla soglia e sorrise. Sapeva che ce l'avrebbero fatta; il futuro può cambiare in base alle scelte che facciamo, è vero, ma universo che vai, punto fisso che trovi.


E finì così. Con Catherine e Silvia a festeggiare con tutta Storybrooke che riempiva il Granny's e le strade. Con il Dottore che rispondeva alle domande di Henry e gli altri ragazzini. Con Tremotino sempre tirato in mezzo anche quando non c'entrava, come al solito. Con Regina che «No, Silvia, la me malvagia spetta solo a me. Salvarti è stato un piacere, ma ora il vostro universo ha bisogno di voi tre» guardando anche l'alieno.
E finì anche per me, che voi ci crediate o meno: finirono i sogni e le visioni sulle due cacciatrici più temerarie che io abbia mai conosciuto, finirono i giorni di litigi tra me e i miei genitori, finì il periodo di stress per il lavoro. Non finirono ahimè i miei giorni da single, ma quello è un altro discorso, temo.
Finì.
E finì anche bene, tutto sommato.


Alla prossima settimana,
Marra

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https://www.youtube.com/watch?v=rZSXpshaHQw (testo destro, apri altra scheda)

   
 
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