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Autore: LatersBaby_Mery    23/04/2019    15 recensioni
Dopo aver letto numerose volte gli ultimi capitoli di “Cinquanta sfumature di Rosso” ho provato ad immaginare: se dopo la notizia della gravidanza fosse Christian e non Ana a finire in ospedale? Se in qualche modo fosse proprio il loro Puntino a “salvarlo”?
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anastasia Steele, Christian Grey, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 78

POV ANASTASIA


Il battito del cuore di Allie riempie la stanza, forte, galoppante e meraviglioso.
Il mio sguardo si posa sulle pareti dai colori tenui, ricche di poster e immagini sulla gravidanza e sul parto; sugli armadietti e sulle cassettiere piene di presidi e farmaci accuratamente ordinati: sulla finestra da cui si intravede il cielo notturno; e infine sulla mano di Christian intrecciata alla mia e poggiata sulla mia coscia.
Mio marito è seduto su una sedia accanto al mio lettino, ha il viso stanco e il ginocchio che dondola continuamente. So che è preoccupato, glielo leggevo negli occhi mentre Taylor percorreva il tragitto fino al Seattle Hospital; non ha mai smesso di stringermi e ripetermi che sarebbe andato tutto bene.
Nel frattempo abbiamo telefonato alla dottoressa Greene e per fortuna proprio lei è di turno questa notte. Non appena siamo arrivati, mi ha fatto una visita molto accurata e mi ha rassicurata sul fatto che il collo dell’utero è assolutamente chiuso e attualmente non c’è alcun rischio di un parto prematuro; dopodichè un’ostetrica ha applicato sulla mia pancia le sonde per il monitoraggio per valutare l’eventuale frequenza e entità delle contrazioni.
Devo ammettere che adesso non sento più fitte, solo un leggero dolore alla schiena, e poi sentire il battito del cuore di mia figlia mi rilassa e mi rende felice. Christian, però, nonostante le rassicurazioni della dottoressa, è ancora teso.
“Ohi” sussurro, stringendogli più forte la mano.
Lui mi guarda.
“La smetti di stare con quella faccia? Hai sentito la dottoressa, no? Va tutto bene..”
Sospira e si porta la mia mano alle labbra, ne bacia il dorso e poi vi appoggia la guancia. “Ho avuto paura” mormora, con un’ombra negli occhi.
Sciolgo l’intreccio delle nostre mani e sposto la mia verso i suoi capelli. “Lo so, anche io ho avuto paura. Un parto a 34 settimane comporta dei rischi, ma credo che Allie ci abbia fatto solo un piccolo scherzo, e voglia restare lì dov’è ancora per un po’”
Christian accenna un sorriso e posa una mano sul mio pancione, nello spazio libero tra la sonda superiore e quella inferiore.
“Lo senti come batte forte?” faccio un cenno con il capo verso il macchinario del monitoraggio da cui fuoriesce un nastro di carta.
Il sorriso di mio marito si allarga. “È il suono più bello del mondo” si alza e mi bacia teneramente la fronte.
Mezz’ora più tardi fa ritorno la dottoressa Greene insieme all’ostetrica. Quest’ultima si appresta ad osservare con attenzione il lungo nastro con il tracciato.
“Non si rilevano contrazioni, dottoressa” comunica poi alla mia ginecologa.
“Molto bene” afferma la Greene con un sorriso, poi si rivolge a me “Lei come si sente, Mrs Grey?”
“Stanca, ma non ho più dolori”
“Perfetto, allora possiamo staccare il monitoraggio. Si rivesta con calma e poi mi raggiungete nella stanza accanto”
Esce dalla camera, mentre l’ostetrica mi libera la pancia dalle sonde e dalle fasce che le tenevano ferme; mi porge alcuni fogli di carta per pulire la pelle dal gel e poi mi aiuta a scendere dal lettino. Mi sistemo la tuta e la felpa, poi Christian mi prende per mano e usciamo dalla stanza per entrare in quella accanto, che è simile a quella di prima per colori e disposizione dei lettini e dei mobili.
La dottoressa Greene è ad una delle due scrivanie a compilare alcune carte. Ci invita ad accomodarci e poi inizia a parlare. “Allora, signori Grey, come ho già detto prima durante la visita, non avete nulla di cui preoccuparvi: la bambina sta benissimo, il collo dell’utero è perfettamente normale per le sue settimane di gestazione, e il monitoraggio non ha rilevato contrazioni anomale”
“Dottoressa, quindi a cosa sono dovuti quei dolori che mia moglie ha avvertito?” interviene Christian.
“Io credo che si tratti semplicemente di stanchezza, Mr Grey. Voi stessi mi avete raccontato che la signora è appena tornata da un viaggio di lavoro”
“Ma si è trattato solo di un giorno, e tra l’altro sono stata quasi sempre in hotel” provo a giustificarmi.
In qualche modo mi sento in colpa, non avrei mai pensato che questo viaggio potesse avere ripercussioni sulla mia bambina.
“C’è da dire che tre settimane fa c’è stato il matrimonio di mio cognato, poi il viaggio a Detroit, poi la scorsa settimana mio figlio ed io siamo stati influenzati, ed è stata mia moglie ad occuparsi di noi” spiega Christian.
“Ecco, Mrs Grey, è questo il punto. Non dobbiamo attribuire la colpa, se così vogliamo chiamarla, al viaggio in sé, ma semplicemente lei viene da un periodo abbastanza intenso sotto diversi punti di vista, e il suo corpo in questo momento è più sensibile, e in qualche modo le sta dicendo di frenare un po’..”
Annuisco, con il capo basso e gli occhi lucidi.
“L’unica cosa che deve fare è stare un po’ a riposo”
Sull’ultima parola sollevo di scatto il viso. “Dottoressa, cosa intende esattamente per riposo? Perché mio marito sarebbe capace di relegarmi in casa fino al parto..”
La dottoressa si lascia andare ad una risata divertita, e anche Christian ride, scuotendo la testa.
“No, Mrs Grey, lungi da me volerla relegare in casa, anche perché non gioverebbe al suo stato d’animo. Per riposo intendo dormire abbondantemente, uscire ma evitare di camminare molto o stare tutto il giorno fuori, evitare in generale stress fisici e psicologici. Insomma, lei ha già due figli e quindi credo di dirle tante cose che sa già molto bene”
Annuisco.
La dottoressa firma un paio di fogli e me li porge. “Questi non sono altro che la diagnosi d’ingresso al pronto soccorso, il resoconto della visita e degli esami strumentali e la prescrizione, che, ripeto, è semplicemente di riposarsi e rilassarsi” spiega, poi si rivolge a mio marito “Mi raccomando, Mr Grey, non voglio essere la responsabile di una denuncia per sequestro di persona” scherza, facendoci sorridere.
“Non si preoccupi, dottoressa, la terrò io sotto controllo”
“Non ho dubbi, Mr Grey. Per qualsiasi dubbio o problema non esitate a telefonarmi”
Quando usciamo dall’ospedale sono quasi le tre del mattino. Le strade sono poco trafficate e il flusso è molto scorrevole; in auto appoggio il viso alla spalla di mio marito, cercando un qualche conforto, ma la verità è che mi sento molto irrequieta. Non faccio altro che pensare che quello che è successo questa notte sia colpa mia: ho tirato troppo la corda in questo periodo, perché mi sentivo energica, euforica, piena di voglia di fare; è normale che il mio corpo sia arrivato al limite e mi abbia fatto capire che devo fermarmi un po’, devo comportarmi come una donna incinta di otto mesi e devo pensare un po’ di più a me stessa. Non so se Christian sia arrabbiato con me, ma, se così fosse, lo capirei. In questo momento anche io sono arrabbiata con me stessa: non riesco a togliermi dalla testa l’idea che se quello di stanotte non fosse stato solo un falso allarme, avrei messo mia figlia in pericolo. La dottoressa Greene ci ha spiegato che un parto a 34 settimane di solito non comporta rischi per la vita del nascituro, ma è pur sempre un parto prematuro, e il bambino potrebbe avere nei primi giorni qualche problema di respirazione, di alimentazione, di termoregolazione, oltre ad essere sottopeso. Ad ogni dettaglio sentivo il cuore affondare sempre di più; non posso immaginare di vedere mia figlia in un’incubatrice, e peggio ancora con un tubo che la aiuti a respirare bene.
Non mi rendo neanche conto che siamo arrivati a casa fino a quando Taylor non ferma l’auto davanti alle scale del portico. Christian scende per primo e poi viene ad aprirmi la portiera, porgendomi la mano.
“Amore, va tutto bene?” domanda, quando siamo davanti alla porta di casa.
Vorrei dirgli di sì, ma sarebbe una bugia. E mio marito intuisce sempre quando mento.
“Tu pensi che sia colpa mia?” chiedo a mia volta, con un filo di voce.
Lui mi guarda negli occhi, perplesso. “Cosa?”
“Quello che è successo stasera..”
“E perché dovrebbe essere colpa tua?”
“Non lo so.. perché sono partita in quarta, ho preteso troppo da me stessa.. E non riesco a non pensare che per colpa mia rischiavo di fare del male a nostra figlia..” sull’ultima frase sento la voce incrinarsi, e scoppio definitivamente a piangere quando Christian mi attira a sé e mi stringe forte.
“Ssshh, ma cosa dici??” mormora, baciandomi più volte la testa. Mi prende il viso tra le mani e mi guarda negli occhi. “Amore, non è stata colpa tua. Certo, non nego che avrei preferito non facessi il viaggio a Los Angeles, ma non è stato solo quello il problema. È stato un periodo un po’ impegnativo e sei troppo stanca. Tutto qui, non è successo niente”
Quest’uomo mi sorprende ogni giorno di più: da buon Maniaco del controllo qual è, mi sarei aspettata una qualche sfuriata, urla, recriminazioni. Invece è qui a rassicurarmi e a scaldarmi il cuore.
“Lo pensi davvero? O lo dici solo per non farmi star male?”
“Ma certo che lo penso davvero. Sei stata tu a dirlo a me: va tutto bene” mormora, stringendomi ancora una volta “Adesso devi solo pensare a riposare e a goderti quest’ultimo mese, anche perché, considerando il caratterino che ha già nel pancione, temo che questa piccola peste non ci farà riposare molto”
Rido ed estraggo le chiavi per aprire la porta di casa. Saliamo in cameretta, trovando Gail sul divanetto che sorveglia Teddy, Phoebe e John che dormono.
“Gail, mi dispiace tanto averti fatto restare sveglia fino a quest’ora”
“Ma non dirlo neanche per scherzo! Piuttosto, cos’hanno detto in ospedale?”
“Va tutto benissimo. Devo solo riposare un po’”
“Gail, conto su di lei perché mi aiuti in quest’ardua impresa” sopraggiunge Christian.
La nostra governante ride sommessamente. “Non si preoccupi, Mr Grey, quando lei non c’è, ci sono qua io”
“Oddio, mi fate paura. Devo riposare un po’, non sono mica una bomba da disinnescare che dovete controllarmi al secondo” sbuffo e incrocio le braccia sotto al seno.
Gail sorride e ci augura la buonanotte, portando suo figlio con sé. Christian ed io diamo un bacio ai bambini e poi ci spostiamo nella nostra camera, indossiamo i pigiami e ci mettiamo subito a letto.
“Vieni qui” dice mio marito, allargando le braccia.
Accetto il suo invito e mi accoccolo subito al suo petto, il mio posto sicuro nel mondo.
“Sai una cosa?” dice ad un tratto Christian “Quasi quasi domani non vado in ufficio. Che ne pensi?”
“Per controllarmi meglio?”
Sento allentarsi la stretta delle sue braccia intorno al mio corpo e sollevo il viso, incontrando l’espressione contrariata di mio marito.
“Cioè tu pensi che il mio obiettivo adesso sia unicamente quello di controllarti? Secondo te io mi diverto a fare il cane da guardia o mi impegno per proibirti di fare qualcosa?” scherzavo, non è contrariato, è proprio incazzato.
“No, io..”
“Volevo restare a casa solo perché è tardissimo, non mi va di alzarmi all’alba e vorrei stare un po’ con te. Ma se ti senti troppo oppressa, troppo controllata, me ne vado a lavorare” detto questo, si volta sul fianco, dandomi le spalle.
Sospiro, e mi rendo conto che in fondo ha ragione lui. Sì, è un maniaco del controllo; sì, a volte è un tantino apprensivo, ma questa notte lo sto praticamente demonizzando. Talvolta dimentico che, nonostante il suo carattere, in tutto quello che fa, Christian pensa al mio bene e a quello dei nostri figli.
Scivolo più vicino a lui e mi accoccolo alla sua schiena, per quello che il pancione mi consente.
“Dai amore, non fare così, non volevo..” gli accarezzo i capelli e gli bacio l’orecchio “Sono un po’ nervosa, scusa” uso un tono più dolce possibile e gli bacio più volte la tempia.
Lo sento sospirare, segno che vorrebbe resistere ma non ci riesce, e poco dopo si distende di nuovo di schiena, puntando gli occhi nei miei.
“Come devo fare per essere arrabbiato con te più di tre minuti?”
Rido e lo bacio ancora, poi mi accoccolo di nuovo tra le sue braccia.
“Vorrei tanto che tu capissi che.. a me non piace fare la parte del cattivo, dell’uomo possessivo, quello che proibisce... Io.. semplicemente mi preoccupo per voi” mormora, con le labbra che sfiorano la mia fronte.
“Vorresti negare di avere un carattere un tantino possessivo e tendente al controllo?”
Lui ci riflette per qualche istante. “Beh.. no, ma solo per non deluderti”
Sollevo il viso e lo fisso, perplessa.
“Altrimenti come faresti a definirmi il tuo Maniaco del controllo?”
Inizio a ridere e mi allungo per strofinare la punta del naso contro la sua. Poi torno seria. “Lo so che lo fai per noi, è solo che io non sopporto di sentirmi relegata in casa”
Mi stringe più forte. “Lo so piccola. Cercheremo di trovare il giusto equilibrio, per te e per la nostra principessa” dice, con quel tono dolce che mi fa sciogliere il cuore.
Gli bacio il petto e poi vi appoggio la guancia.
“A proposito” aggiunge Christian, staccandosi dal mio abbraccio e scostando leggermente le coperte “Come sta la mia stellina?” scende all’altezza del mio pancione e vi lascia un tenerissimo bacio, poi lo circonda con le braccia e vi appoggia l’orecchio.
Intrufolo le dita tra i suoi capelli. “Alterna momenti di tranquillità ad altri in cui balla con le mie coste”
Mio marito ridacchia. “Adesso è tranquilla” osserva.
Mi accarezzo la pancia. “Sì, solo un calcetto ogni tanto”
Christian inizia a parlare a nostra figlia, come fa da quasi otto mesi; come se lei potesse capirlo e potesse rispondergli.
Poi, ad un tratto, si addormenta così, con le mie mani tra i suoi capelli e i movimenti di Allie a fargli da ninna nanna. Io non oso muovermi e, cullata da tanta perfezione, lentamente sprofondo anche io nel mondo dei sogni.



POV CHRISTIAN

Quando apro gli occhi mi rendo conto di essere disteso sul cuscino più morbido che esista: la pancia di mia moglie, proprio ad un battito di cuore dalla mia bambina.
Sollevo lo sguardo e scopro che Anastasia dorme profondamente, una mano sul pancione e l’altra ancora tra i miei capelli. Mi sottraggo lentamente al suo tocco e mi metto a sedere; mi allungo verso il comodino per prendere il cellulare e controllare l’ora: le 7:45. Ho dormito a malapena quattro ore, eppure sono state profonde, mi fanno sentire riposato.
Mi volto verso mia moglie e mi perdo ad ammirarla. È bellissima. Ha il viso rilassato, incorniciato da quei capelli bruni che si spargono a ventaglio sul cuscino, le ciglia che tremolano impercettibilmente e le labbra a cuore che invogliano a baciarle. Ad un tratto si muove nel sonno e si gira su un fianco, abbracciando il cuscino; ha un’espressione dolcissima. Mi sporgo verso di lei e le do un tenero bacio sulla fronte, dopodichè, facendo meno rumore possibile per non svegliarla, mi alzo dal letto.
Scendo in cucina, dove trovo Gail intenta a preparare la colazione.
“Buongiorno Gail!” esclamo, sedendomi su uno degli sgabelli del bancone.
“Buongiorno Mr Grey. Come si sente Anastasia?”
“Molto meglio. Ha dormito come un angioletto, e adesso dorme ancora. Non vorrei svegliarla”
“Assolutamente. Non si preoccupi, penserò io a svegliare e preparare i bambini per andare a scuola”
“Le do una mano. Ma prima ho bisogno di un super caffè”
Gail sorride e prontamente versa la bevanda scura in una tazzina, facendo diffondere un profumo paradisiaco per tutta la cucina.
Dopo aver preso il caffè, mentre la nostra governante finisce di apparecchiare la tavola per la colazione, salgo in cameretta per svegliare i miei bambini. Mi siedo sul bordo del letto di Phoebe, che è quella che fa più fatica ad alzarsi presto. La sveglio dolcemente, accarezzandole i capelli.  
“Cucciola” la chiamo più volte, mormorando.
Lei inizia a muoversi e a mugugnare, ancor prima di aprire gli occhi. Mi chino su di lei e le bacio una guancia. “Dai piccola, è ora di alzarsi”
Phoebe apre gli occhi e mi rivolge un’espressione scocciata.
“Buongiorno!” esclamo, facendole il solletico per farla svegliare definitivamente. Lei ride e si dimena, facendo svegliare così anche Teddy.
“Papà” mi chiama il mio bambino, con la voce impastata dal sonno.
Mi avvicino al suo letto e gli do un bacio sulla fronte. “Buongiorno tesoro”
“Dov’è la mamma?”
“La mamma sta ancora dormendo perché era un po’ stanca e aveva tanto sonno. E noi la lasciamo riposare, vero?”
Li guardo entrambi, e loro annuiscono.
Dopo averli convinti ad alzarsi, li porto in cucina e ci sediamo a tavola per fare colazione.
“Papà, ma la mamma ha la febbre?” domanda ad un tratto Teddy, addentando un biscotto.
“Ha la bua?” aggiunge Phoebe, con gli occhioni tristi.
Sono tenerissimi.
“No, tesori miei, no” mi affretto a rassicurarli, accarezzando i capelli ad entrambi. “Adesso vi spiego una cosa: voi vedete che la pancia della mamma è molto grande”
“Enorme!” puntualizza Teddy.
Ridacchio. “Esatto. La pancia della mamma è molto grande perché Allie sta crescendo, e quindi è più pesante e tira calci più forti..” mi fermo e prendo un respiro: non è facile semplificare il concetto in modo che possano capirmi. “Insomma, la mamma è un po’ più stanca in questo periodo, per cui noi dobbiamo essere bravi a non farla stancare e non farla arrabbiare. Capito?”
Loro annuiscono.
“Noi siamo bravi!” ribadisce mia figlia.
Sorrido e mi alzo per schioccarle un bacio sulla guancia. “Ma certo che lo siete”
Una volta finita la colazione, Mrs Taylor ed io pensiamo a lavare e vestire Teddy e Phoebe; controlliamo gli zainetti e poi li accompagniamo in macchina, dove li attende Sawyer.
“Ma dopo la mamma va a lavoro?” chiede mio figlio, mentre gli allaccio le cinture del seggiolino.
“No, tesoro. Quando tornerete da scuola, troverete qui sia me che la mamma”
Lui sorride e mi circonda il collo con le braccia. Faccio il giro dell’auto per salutare anche Phoebe e poi li lascio andare a scuola.
Rientro in casa e chiedo a Gail di preparare un vassoio con la colazione per Anastasia, voglio che sia pronta per quando si sveglierà. Nel frattempo, salgo in camera da letto e mi distendo di nuovo accanto a lei.
Adoro non avere alcun impegno imminente questa mattina, adoro poter restare qui a guardarla e a godere di quel senso di tenerezza e di pace che mi trasmette mentre dorme.
Adesso mi sento rilassato, ma la scorsa notte ho davvero temuto per lei e per la nostra bambina. Non mi intendo molto di ginecologia, però quando Ana era incinta di Teddy mi piaceva informarmi un po’ su tutto, e ho continuato anche con Phoebe ed Allie; per cui sapevo bene che un parto alla trentaquattresima settimana è prematuro e potrebbe arrecare dei problemi al nascituro. Quando la dottoressa Greene ha parlato delle varie problematiche a cui un bimbo nato alla trentaquattresima settimana può andare incontro, credo di essere sbiancato. Al solo pensiero che la mia bambina potesse essere messa in un’incubatrice e potesse avere delle difficoltà nella respirazione o nell’alimentazione, mi sono sentito morire. Non oso immaginare come possano sentirsi i genitori di tutti quei neonati prematuri che versano in condizioni gravi e restano in terapia intensiva neonatale anche tre o quattro mesi.
Per fortuna la nostra piccolina ci ha solo fatto un piccolo scherzetto, e preferisce starsene ancora al calduccio nel pancione della mamma. Infilo una mano al di sotto del piumone e lo accarezzo delicatamente, avvertendo qualche leggero movimento al suo interno. In questi istanti rubati in cui me ne sto da solo ad ammirare la mia bellissima moglie o i miei figli, mi soffermo sempre a pensare a quanto sia fortunato, e a quanto la mia vita sia stracolma di amore. Anastasia, Teddy, Phoebe ed Allie rappresentano l’incarnazione più pura e più spettacolare di questo amore, sono i pilastri della mia vita, il motivo per il quale mi alzo al mattino, la ragione di ogni mio respiro.
Sfioro con il dorso delle dita il viso di Ana, e poco dopo la vedo muoversi e sorridere nel sonno. Sorrido a mia volta, non appena incontro i suoi occhi che mi guardano e il suo sorriso angelico.
“Buongiorno” mormora, accoccolandosi al cuscino.
Mi chino verso il suo viso e la bacio. “Buongiorno amore mio” sussurro sulle sue labbra.
“Sei sveglio da molto?”
“Abbastanza. Lo sai che adoro guardarti mentre dormi”
“Ma che ora è?”
Mi volto verso il comodino e mi allungo per prendere il telefono. “Le nove”
Lei sgrana gli occhi. “Oddio come le nove?? Devo svegliare i bambini!”
Ridacchio, posandole una mano sulla spalla. “Tranquilla, ci abbiamo pensato Gail ed io. Teddy e Phoebe sono già a scuola”
“Perché non mi hai svegliata? Volevo salutarli” dice, scocciata.
“Beh.. questa notte ci siamo addormentati tardissimo; quando mi sono svegliato, ho visto che dormivi così bene e non me la sono sentita. Comunque tranquilla, loro erano d’accordo con me”
“In che senso?”
“Ho spiegato loro che eri stanca e loro sono stati d’accordo nel non svegliarti”
Sorride. “Amori della mamma” sussurra con tenerezza.
“Li ho rassicurati sul fatto che, quando torneranno a casa, troveranno sia mamma che papà ad aspettarli. Ricordi? Avevo promesso che oggi non sarei andato a lavoro. Mi sento un po’ stanco e poi voglio stare con te”
Lei sorride ancora e allaccia le braccia intorno al mio collo, allungandosi per baciarmi. Accarezzo le sue labbra con le mie, prima dolcemente, poi con una passione sempre maggiore. Ana schiude le labbra, facendo incontrare le nostre lingue. Dio, quanto amo il suo sapore!
Poco dopo sento la mano di mia moglie lasciare il mio collo e accarezzarmi il torace, poi il ventre e raggiungere l’elastico dei pantaloni del pigiama.
Mi stacco dalle sue labbra. “A-ana, non.. non possiamo..” mormoro, quasi ansimando.
Peccato che il mio amichetto dei piani bassi non la pensi allo stesso modo, perché, non appena le dita di Ana oltrepassano anche l’elastico dei boxer, si fa trovare sull’attenti. Vorrei conservare un briciolo di lucidità, ma le carezze audaci di mia moglie mi mandano fuori di testa.
Le afferro il polso. “Ana..”
“Perché non potremmo?”
“Perché la dottoressa ti ha raccomandato un po’ di riposo”
Lei ride. “Non intendeva di certo questo..” sposta la mano e mi stringe un gluteo.
Che qualcuno mi aiuti! Come faccio a resistere quando fa così?
Mia moglie approfitta del mio momento di incertezza e in pochi secondi mi spinge di schiena sul materasso e si siede a cavalcioni su di me.
“Sono due giorni e due notti che non facciamo l’amore, ho gli ormoni a mille e ho bisogno di sentirti dentro di me” afferma, annientandomi completamente “Per cui adesso decidi: sesso o colazione??”
Sorrido, ripensando a quante volte le ho detto e le dico questa frase.
In un attimo le sfilo la camicia da notte, comunicandole con i fatti la mia risposta.

Dopo due orgasmi e una dose infinita di coccole a lei e al suo pancione, porto a mia moglie la colazione a letto, e per una volta ci concediamo il lusso di alzarci dal letto alle 11. Facciamo una doccia e poi ci rintaniamo nel nostro studio, io lavoro sul divanetto con il portatile sulle ginocchia e i piedi appoggiati sul tavolino, mentre Ana legge un libro sulla poltroncina accanto alla mia, con le gambe appoggiate sulle mie. Di tanto in tanto sollevo lo sguardo dallo schermo del computer e la osservo: è bellissima. Indossa un semplice jeans premaman con una felpa, ha i capelli raccolti sulla spalla sinistra, una mano a reggere il libro e l’altra ad accarezzare distrattamente il pancione; ha un’aria così rilassata e tranquilla che sento una sensazione di pace pervadermi l’anima.
Riporto l’attenzione al computer e ritorno al mio lavoro, quando rialzo lo sguardo, oltre mezz’ora più tardi, scopro che Anastasia mi sta fissando, con il viso appoggiato al palmo della mano e uno sguardo sognante.
“Cosa c’è?”
“Mi piace guardarti mentre lavori, hai sempre un’espressione concentrata, quasi potente. Sei più bello del solito”
Non posso fare a meno di sorridere compiaciuto. Ancora adesso, dopo più di sei anni, i complimenti di mia moglie mi inorgogliscono e mi fanno arrossire.  
Anastasia controlla l’orologio e si alza. “Tra poco tornano i bambini, vado a dare una mano a Gail per il pranzo” mi passa accanto e mi bacia amorevolmente la fronte prima di uscire dalla stanza.

Nel pomeriggio mi limito a lavorare solo in quel paio d’ore durante le quali Teddy e Phoebe dormono, perché poi voglio dedicare a loro tutto il mio tempo.
“Papà” Teddy richiama la mia attenzione, mentre sto aiutando Phoebe a costruire il castello delle principesse “Mi disegni un cuore?” chiede, porgendomi un foglio e un pennarello rosso.
“Sì, tesoro”
“Però molto bello” puntualizza.
Eseguo diligentemente il mio compito e gli restituisco il foglio. “È abbastanza bello?”
“Sì”
“È per la mamma??”
Lui scuote la testa. “No, è per Anabelle”
Anastasia, impegnata ad aiutare il piccolo John con le sue macchinine, solleva lo sguardo di colpo. “Chi è Anabelle?”
“Una mia amichetta”
“E perché vuoi disegnarle un cuore?”
“Perché è la più bella di tutte: ha i riccioli biondi e gli occhi azzurri” 
Sorrido fiero: il mio bambino è davvero intraprendente, non c’è dubbio. Ma, d’altronde, buon sangue non mente.
Lo prendo in braccio e lo faccio sedere sulle mie gambe. “Dimmi un po’, tesoro, vorresti che diventasse la tua fidanzata?”
“Christian!!” urla mia moglie “Cosa gli metti in testa??”
“Sono discorsi tra maschi, non ti impicciare!” la ammonisco, e lei mi rivolge uno sguardo inceneritore.
“Papi, cosa devo fare per farla diventare la mia fidanzata?” domanda serio il mio bambino.
“Beh, devi essere gentile con lei, farle dei complimenti..” gli rispondo in modo altrettanto serio.
Non so cosa voglia dire provare quell’affetto e quella tenerezza tipici di questa età, perché quando io avevo cinque anni, il mio cuore era spezzato, annerito, ammaccato e spaventato. Voglio che il mio bambino se le goda tutte queste prime piccole emozioni.
“E se le faccio un disegno?”
“Non potrà che esserne contenta”
“Oh mio Dio” interviene Anastasia, sventolandosi il viso con un foglio “Ricordavo di avere un figlio di cinque anni e mezzo. Quando è cresciuto così tanto?”
Trattengo a stento una risata. “Cos’è, sei gelosa?” la provoco.
Lei afferra un giocattolo a caso e me lo scaglia contro.
“Sì, direi che la mamma è proprio gelosa”
Teddy ride e scende dalle mie gambe per raggiungerla. “Non devi essere gelosa. Anche se Anabelle diventa la mia fidanzata, tu sei sempre la mia mamma” afferma, con una dolcezza e una semplicità disarmanti, come se volesse rassicurarla del fatto che il suo amore per lei non cambierà mai.
E basta questa semplice frase perché gli occhi di mia moglie diventino lucidi, mentre stringe a sé il suo bambino. “Amore mio” mormora, riempiendogli il viso di baci.
“Phoebe, il tuo fidanzato invece chi è?” chiedo.
Mia figlia si alza e mi raggiunge. “Papii!!” esclama, gettandomi le braccia al collo.
Sorrido, perché ero sicuro della risposta che mi avrebbe dato.
Non credo sarò mai pronto a sentirne una diversa.
 


Quattro giorni dopo...

POV ANASTASIA

Oggi è sabato e abbiamo la penultima sessione fotografica prima della nascita di Allison e sono emozionata come sempre! L’ultima sarà il prossimo mese, pochi giorni prima del parto, e poi, sperando di rimettermi presto in forma, vorrei cercare di organizzare qualche scatto prima di Natale anche con la nuova arrivata. Al solo pensiero ho già le lacrime agli occhi: lei sarà il più bel regalo di Natale della nostra vita.
Per la sessione di oggi, Christian ha chiesto di organizzare qualcosa di “tranquillo” per non rischiare che mi stanchi. Mrs Brixen ha colto subito la palla al balzo per organizzare qualcosa che era già nei suoi piani: il belly painting. Sono stata subito entusiasta: mi ha sempre affascinata tantissimo l’idea dei disegni sul pancione.
Il set fotografico viene allestito nel nostro salone, mentre una delle assistenti di Mrs Brixen mi aiuta con i capelli, il trucco e l’abbigliamento: un paio di pantaloncini di velluto rosa, un top bianco che copre solo il seno e un paio di stivaletti. Anche Christian, Teddy e Phoebe si stanno preparando, perché saranno loro a creare qualche capolavoro sulla pelle della mia pancia, dopo che mio marito ha esasperato la fotografa chiedendo almeno una decina di volte se i colori fossero atossici e sicuri.
Il salone di casa nostra non è cambiato poi molto: su uno dei divani è steso un copri divano bianco e sopra sono adagiati alcuni cuscini dai colori tenui, dall’azzurro, al lilla, al rosa; sul pavimento c’è un tappeto bianco; sul tavolino sono riposti, con studiato disordine, colori e pennelli.
Christian indossa un semplice paio di jeans con una t-shirt bianca che si tende deliziosamente sui suoi pettorali, Teddy è vestito come suo padre, e Phoebe ha una gonna di jeans, una maglietta a maniche lunghe bianca e rosa e un paio di stivaletti simili ai miei.
I miei figli non vedevano l’ora che arrivasse “il giorno delle foto” e quando hanno saputo che il tema di oggi era disegnare sulla mia pancia, hanno fatto i salti di gioia.
“Allora, siamo tutti pronti??” domanda Ariana.
“Sìì!” esclamiamo in coro.
Lei si rifugia dietro la sua macchina fotografica e ci dà il via.
Io sono seduta sul divano, i bambini sono seduti ai miei lati e Christian davanti a me sul tappeto. “Prima di iniziare dobbiamo scegliere cosa disegnare” afferma mio marito.
“Una principessa!” propone Phoebe.
“Beeh, penso sia un po’ troppo difficile da disegnare” ammette Christian, poi si rivolge a me “Tu hai qualche idea??”
“Ah no, mi affido completamente a voi”
“Io ho un’idea!” esclama Teddy, poi si alza per suggerirla all’orecchio solo a suo padre e a sua sorella, che annuiscono convinti.
Per i minuti successivi iniziano a giocare con i pennelli, mescolare colori e decorare la mia pancia. Io ho lo sguardo rivolto a loro, anche se non so cosa stiano architettando, però amo osservarli, amo vederli così concentrati e al contempo divertiti, amo le loro espressioni curiose e soprattutto spontanee, completamente incuranti di Mrs Brixen che si muove felpata e continua a scattare.
Pensavo che Christian potesse trovare noioso tutto questo, invece si sta divertendo esattamente come Teddy e Phoebe. Vederli così felici fa davvero bene al cuore.
Allie, nel frattempo, scalcia senza sosta, facendo cambiare forma alla mia pancia e scatenando le risate dei miei figli.
“Adesso la faccio spostare” dice Teddy, picchiettando leggermente nel punto in cui il gomito di Allie ha formato un piccolo bozzo. “Allie! Ci sei?”
Pochi secondi dopo, con un movimento oscillatorio, Allison si sposta, creando un bozzetto un po’ più in alto.
“Visto??” Teddy sembra alquanto soddisfatto.
Christian ed io cominciamo a ridere e non riusciamo a fermarci.
“Povera piccolina” mormora mio marito, accarezzandomi la parte superiore della pancia, dove ancora non c’è alcun colore.
“Spero non la sfratterete in questo modo anche quando nascerà” osservo.
“No mamma, noi vogliamo bene ad Allie” mi rassicura mio figlio, abbracciando il mio pancione e poggiandovi la guancia.
Subito dopo sua sorella lo imita, e a me si scioglie il cuore. Abbasso lo sguardo su Christian, che ha sul volto un’espressione innamorata e dolcissima.
Dopo questo momento di tenerezza, i miei tre artisti riprendono a disegnare e colorare sulla mia pancia. Ad un certo punto inizio a capire cosa verrà fuori, ma preferisco tenerlo per me: non voglio togliere ai bambini la soddisfazione di farmi una sorpresa.
Non appena mi danno il permesso, mi alzo e mi posiziono davanti allo specchio a figura intera che gli assistenti di Mrs Brixen hanno portato nel nostro salone. Osservo la mia pancia e quello che vedo mi lascia letteralmente senza parole: su uno sfondo di un prato verde e un cielo azzurro spicca un bellissimo arcobaleno di sette colori, con accanto un grande sole giallo e sotto, nell’elegante corsivo di Christian, la scritta Allison in rosso.
È semplicemente meraviglioso.
Lo è perché tutti questi colori sono esplosivi; lo è perché l’arcobaleno per me ha sempre simboleggiato luce, rinascita, bellezza; e, soprattutto, questo disegno è meraviglioso perché lo hanno realizzato le persone che amo di più al mondo, e che, oltre me, amano alla follia questa piccola principessa che cresce dentro di me.
“Ti piace mamma??” domanda impaziente Phoebe.
Mi volto verso di lei, con gli occhi lucidi.
“È il disegno più bello che abbia mai visto” affermo, facendo accendere degli splendidi sorrisi sui loro visi, e anche su quello di mio marito.
Mi accomodo nuovamente sul divano e seguiamo qualche cenno di indicazione da parte di Mrs Brixen per fare diversi scatti. Come al solito ci divertiamo tantissimo, e il pomeriggio trascorre in una bellissima atmosfera di armonia e serenità.
Quando salutiamo la fotografa insieme al suo fantastico staff, non posso fare a meno di pensare che, alla prossima sessione, mancheranno pochissimi giorni al parto, e noi, semplicemente, non vediamo l’ora che quest’ultimo mese voli via.
 

Due giorni dopo...

Mi appoggio allo stipite della porta e faccio vagare lo sguardo tra le pareti di un colore rosa tenue, il soffitto bianco con le stelline fluorescenti, la greca con gli orsetti che corre sulle pareti lungo tutto il perimetro della camera, le tende chiare, e infine sui mobili appena montati dagli operai del mobilificio. La culla grande, la cassettiera, l’armadio... ogni singolo componente sembra essere esattamente nel suo posto, e tutto l’insieme risulta semplicemente perfetto. È da quando abbiamo scelto i mobili che immaginavo come sarebbe stata la futura cameretta di Allie, e adesso che è pronta davanti ai miei occhi, sento un groppo in gola e il cuore che accelera la sua corsa.
Entro in cameretta, respirando quel classico profumo di legno nuovo, e mi siedo sul divanetto, accarezzandomi la pancia. “Amore della mamma, manca proprio poco, eh?” mormoro “Spero tanto che ti piaccia la tua cameretta”
“Mammaaaa!!” sento urlare all’improvviso dal corridoio.
“E mi auguro che riuscirai a dormire in santa pace, nonostante le urla dei tuoi fratelli” proseguo, divertita, dopodichè urlo di rimando un “Sono in cameretta di Allie!!”
Poco dopo vedo entrare Phoebe, che viene subito a sedersi accanto a me.
“Amore, ti piace la cameretta di Allie?”
Lei si guarda intorno e annuisce, sorridendo. “Ma Allie dorme qui?”
Le scosto una ciocca di capelli dietro all’orecchio. “Per qualche mese dormirà in camera con me e papà”
“Perché?”
“Perché è molto piccolina e non può dormire da sola. Anche tu e Teddy avete dormito in camera con noi quando eravate piccoli piccoli”
“Davvero?”
“Certo!”
La vedo riflettere per qualche istante. “Ma.. qualche volta posso dormire di nuovo con voi, anche se c’è Allie?”
È così tenera che mi fa venire quasi le lacrime agli occhi. Christian ed io abbiamo notato che abbastanza frequentemente, in quest’ultimo periodo, i nostri figli, soprattutto Phoebe, attraverso queste domande apparentemente banali, cercano quasi una conferma di come sarà la nostra vita dopo la nascita di Allison. Ho quasi la sensazione che temano che il loro posto nel nostro cuore possa cambiare, e noi vogliamo fare di tutto per convincerli e per dimostrare loro che, pur dovendo dedicare necessariamente qualche attenzione in più alla piccolina, il nostro amore per loro non cambierà mai, o forse sì, rafforzandosi ancora di più.
“Piccola mia” mormoro, facendola sedere sulle mie gambe “Certo che potrai dormire con noi qualche volta, tutte le volte che vuoi”
Lei sorride e mi abbraccia, facendomi rabbrividire. “E anche Teddy?”
“Ma certo! A proposito, dov’è tuo fratello?”
“In cucina a fare una torta con Gail”
“Vogliamo andare anche noi?”
“Sììì!”
Ridendo, mi alzo e la prendo per mano. Scendiamo in cucina e ci mettiamo all’opera per preparare una torta; oggi Christian aveva una riunione e tarderà un po’, così i bambini hanno pensato di fargli trovare, al suo rientro, uno dei suoi dolci preferiti: la cheescake con base di biscotti Oreo, crema alla stracciatella e copertura di Nutella.
È sempre divertente cucinare insieme ai miei figli; questi momenti così semplici hanno per me un valore inestimabile.
“Papà sarà contento di questa torta?” chiede ad un tratto Teddy.
“Tantissimo!” lo rassicuro, poi lo squadro da capo a piedi “La tua maglietta un po’ meno..”
Lui abbassa lo sguardo e fa un sorrisetto birichino, scoprendo la sua felpa completamente imbrattata di polvere di biscotti, chiazze di crema e cioccolato sparse un po’ ovunque.
Stiamo stendendo il topping alla Nutella quando sentiamo un’auto nel vialetto.
“Sta tornando papà!” esclama Phoebe.
“Sbrighiamoci allora, così gliela facciamo vedere già completa” li esorto, e riusciamo a riporre il vassoio in frigo proprio nel momento in cui mio marito urla “Sono a casa!”.
Non appena fa il suo ingresso in cucina, i bambini, come al solito, gli corrono incontro per salutarlo, e ogni volta gli leggo in viso quanto sia felice di questa accoglienza, nonostante la stanchezza della giornata.
“Cos’hai portato?” domanda curioso Teddy, alludendo ai sacchetti che mio marito ha tra le mani.
“Fatemi salutare prima la mamma e poi ve lo dico” viene verso di me e mi dà un dolcissimo bacio prima sulle labbra e poi sulla pancia. “Oggi ero in vena di fare regalini” dice poi, facendo esultare i nostri figli.
Porge loro una busta ciascuno: in quella di Teddy c’è un nuovo pallone per giocare a basket, in quella di Phoebe una nuova Barbie per la sua collezione.
Entrambi sono felicissimi e praticamente gli saltano al collo. Christian adora sorprenderci, e adora farlo con questi piccoli gesti inaspettati e improvvisi, e questo è un lato di lui che amo profondamente, perché non ha bisogno di gesti eclatanti, ma gli basta un messaggio, una parola o un piccolo dono per dire, in qualche modo “Vi penso continuamente”. E so che le urla felici ed entusiaste dei nostri bambini lo rendono immensamente orgoglioso: mio marito è un uomo potente, e può avere tutto ciò che chiede, materialmente parlando, eppure per lui è fondamentale educare i nostri figli in modo che capiscano che nella vita tutto ciò che otteniamo dobbiamo in qualche modo guadagnarlo. Ama viziarli, su questo non c’è dubbio, ma ponendo sempre dei limiti, perché i nostri bambini sappiano sin da ora apprezzare il valore delle cose.
“Ma c’è qualcosa anche per la piccola stellina di casa” dice poi Christian, porgendomi una busta di carta color argento.
La apro e scopro all’interno un bellissimo quadretto di legno a forma di orsetto, colorato di beige e rosa, con sotto la scritta “ALLISON”.
“Questo potremmo appenderlo fuori alla porta della sua cameretta” propone, ed io lo bacio.
“Devi venire a vederla, è magnifica”
“Sì, ma prima devo dare l’ultimo regalo” mi porge un pacchetto avvolto in una carta rossa con un nastrino dorato.
Lo scarto con la stessa euforia di una bambina, e al suo interno scopro una piccola scatola di velluto, la apro e trovo due meravigliosi orecchini a forma di mezzaluna con all’interno uno zaffiro blu.
“Si abbinano ai tuoi occhi” sussurra Christian.
“Amore io non.. non ho parole..” balbetto, non sapendo in che modo descrivere quei due piccoli splendori. “Grazie” aggiungo, attirando il suo viso al mio per baciarlo.
“Anche noi abbiamo un regalo per te!” dice Phoebe, saltellando, non appena Christian ed io ci stacchiamo.
Mio marito li guarda sorpreso. “Un regalo per me? E dov’è?”
“In frigo!” esclamano i bambini in coro, dopodichè lo prendono per mano e lo accompagnano al frigorifero.
Christian lo apre e sbircia all’interno. “Uaaaaau!!! E chi l’ha preparata questa torta??”
“Io, Gail, Phe e la mamma” lo informa Teddy.
“Sei felice papi?” chiede poi nostra figlia.
Christian si china e li abbraccia entrambi. “Ma certo che sono felice. I vostri regali sono sempre i più belli del mondo”.

Dopo un’ottima cena suggellata con una strepitosa fetta di torta e dopo aver messo a dormire i bambini, Christian ed io siamo pronti per iniziare a riempire i mobili della cameretta di nostra figlia. In realtà è qualcosa che avrei potuto tranquillamente fare domattina da sola o con l’aiuto di Gail, ma mio marito ci teneva particolarmente a darmi una mano. E non posso negare di esserne felice, perché ha un’aria così dolce e al contempo così sexy mentre piega body e bavaglini.
“Ti sei incantata?” dice ad un tratto, destandomi dai miei pensieri.
“In un certo senso sì” ammetto, avvicinandomi a lui e attirandolo a me per baciarlo “Sei bravissimo, sai?”
“Per così poco?”
Mi appoggio con il fianco al mobiletto del fasciatoio. “Non è poco. La maggior parte degli uomini trova noiose e poco virili tutte queste faccende..”
Lui solleva le spalle. “Evidentemente io non sono come la maggior parte degli uomini” ripone nel cassetto l’ultimo bavaglino rosa e punta gli occhi nei miei “Non nego che, prima di sposare te e di aspettare Teddy, non avrei mai immaginato di trovarmi immerso tra culle, passeggini, biberon, vestitini e prodotti per il bagnetto” indica la stanza, con un sorrisetto divertito “Ma da quando sei rimasta incinta per la prima volta.. tutto questo è diventato parte della mia quotidianità, del mio essere padre, e non vi rinuncerei per niente al mondo”
Come al solito le sue parole sono in grado di colpire dritte al mio cuore e farlo sciogliere, facendo spandere un meraviglioso tepore nel mio petto.
Gli allaccio le braccia intorno al collo e lo bacio. “Lo sai che sei il papà più straordinario che i nostri figli potessero desiderare?”
Christian sorride, emozionato, e mi bacia a sua volta, accarezzandomi contemporaneamente il pancione.
“Suggerirei di rimetterci a lavoro, sento la signorina un po’ nervosetta stasera” commenta, divertito.
Dopo i body e i bavaglini, ci dedichiamo alle tutine e ai calzini.
“Sai, oggi pomeriggio Phoebe mi ha chiesto se, dopo la nascita di Allie, potrà dormire qualche volta con noi” dico ad un tratto.
“E tu cosa le hai risposto?”
“Beh, di sì” affermo, con i pensieri che mi vorticano nella testa.
Mio marito abbandona per un attimo le diverse scatole con le scarpette di vari modelli e si avvicina a me, abbracciandomi da dietro. “Sei ancora preoccupata che i bambini possano essere gelosi di Allie e possano sentirsi trascurati?” domanda, leggendomi nel pensiero.
Annuisco. “Cerco sempre di convincermi che devo stare tranquilla e che andrà tutto bene, ma.. più si avvicina il parto e più mi chiedo come sarà per loro..”
Mi fa voltare verso di sé e mi prende il viso tra le mani. “Amore mio, credimi, anche io ho i tuoi stessi dubbi, le tue stesse preoccupazioni, ma non possiamo sapere come andrà. Tutti i bambini mostrano sempre un pizzico di gelosia verso i fratellini più piccoli, è normale. Noi stiamo preparando Teddy e Phoebe da sette mesi, e credo che lo stiamo facendo nel migliore dei modi, loro sono entusiasti all’idea della sorellina, e vedrai che la adoreranno”
Sospiro e mi accoccolo al suo petto, inalando il suo profumo. “Lo spero tanto”.
Quando terminiamo di riempire cassetti e armadio con tutto ciò che abbiamo acquistato fin’ora, accendiamo il piccolo lumetto a forma di orsetto appeso al muro, che espande in tutta la camera una luce calda e leggera.
“È proprio bella, vero?” domando a Christian.
Lui mi attira a sé e mi avvolge con le sue braccia. “Sì, è davvero bellissima. Manca solo la sua protagonista, e sarà davvero perfetta”
 

Tre giorni dopo...

Verso in una padella un po’ di olio extravergine d’oliva e uno spicchio d’aglio e lascio rosolare per qualche minuto. Sollevo lo sguardo verso l’orologio: sono quasi le 20, e Christian non è ancora rientrato dalla GEH. Non sono preoccupata, perché mi ha telefonato un paio d’ore fa, avvisandomi che aveva indetto una riunione straordinaria con Ros e alcuni ingegneri informatici e che quindi sarebbe tornato a casa tardi. Mi dispiace solo vederlo stanco, perché in questo periodo rientra spesso più tardi del solito, ma so che è normale, perché a poche settimane da Natale la priorità dell’azienda è chiudere tutte le varie pratiche in corso, prima di partire con nuovi progetti all’inizio del nuovo anno.
Mentre l’aglio e l’olio scricchiolano nella padella, controllo la cottura al forno degli spiedini di verdure, con patate, melanzane e zucchine. Questa sera avevo una gran voglia di cucinare, ragion per cui ho dato la serata libera a Gail e ho iniziato a sbizzarrirmi tra i fornelli. Una delle cose che mi regala più gioia al mondo è prendermi cura delle persone che amo, e uno dei modi che preferisco per farlo è preparare la cena a mio marito. Forse per molti sarà un gesto scontato e banale, ma per me non lo è; per me significa regalare attenzioni e coccole al mio uomo e fargli sentire il calore di casa dopo un’intera giornata di lavoro.
I bambini, straordinariamente, sono già a letto. Oggi pomeriggio sono stati invitati a giocare a casa di un’amichetta di Teddy, o forse dovrei dire la mia futura nuora; all’uscita dall’asilo, la mamma di Anabelle mi ha chiesto se fossi d’accordo nel far andare i bambini a casa sua nel pomeriggio, perché la sua bambina le chiedeva da giorni di giocare con Teddy, Phoebe e un altro paio di compagni di classe. Ho subito acconsentito, felice che i miei figli avessero degli amici e che potessero trascorrere un po’ di tempo insieme a loro. Si sono divertiti moltissimo, a detta della mamma di Anabelle, e quando sono tornati a casa erano stanchissimi; hanno voluto cenare subito e ho avuto appena il tempo di fargli indossare il pigiama prima che crollassero. Sono felice di averli visti felici, soprattutto Teddy, che pare innamorato perso di Anabelle: le fa dei disegni, gioca con lei, e addirittura ieri ha chiesto a Gail di preparare una doppia merenda per poterla offrire anche a lei. Il mio cucciolo è proprio un romantico, c’è poco da fare.
Non appena sento il rombo di un’auto nel vialetto, mi precipito all’ingresso e apro la porta di casa proprio mentre Taylor si ferma davanti al garage. Christian scende e dirige subito lo sguardo verso di me, regalandomi un sorriso stanco ma dolcissimo. Scendo le scalette del portico e mi avvicino al SUV per avvisare Taylor che sua moglie è già a casa. Lui mi ringrazia con un sorriso e poi si affretta a portare la macchina in garage.
“Come mai hai dato a Gail la serata libera?” domanda mio marito.
Incrocio le braccia sotto al seno e lo guardo contrariata. “Che ne diresti di salutarmi invece di fare domande inutili?”
Lui ridacchia e mi posa le mani sui fianchi e le labbra sulla guancia, percorrendola lentamente fino ad arrivare alle labbra. Sa bene come farmi sciogliere, infatti un istante dopo ho le braccia avvolte intorno al suo collo e la lingua nella sua bocca.
“Comunque, questa sera mi andava di cucinare, e soprattutto di stare un po’ da sola con te” lo informo, mentre entriamo in casa.
Il suo sguardo si addolcisce. “Sai sempre come rendermi felice” dice, baciandomi di nuovo e lasciandomi una dolce carezza sulla pancia. Si sfila il cappotto e la sciarpa, appendendoli all’attaccapanni in atrio e poi mi segue in cucina.
“Dio, che profumo paradisiaco” mormora, quasi in estasi “Cos’hai preparato?” cerca di sbirciare sui fornelli, ma glielo impedisco.
“Lo scoprirai dopo!”
“I bambini dove sono?” chiede poi.
“Dormono”
Sgrana gli occhi, stupito. “Di già?”
Rido. “Erano stanchi dopo aver giocato tutto il pomeriggio a casa di Anabelle. Hanno cenato presto e sono crollati non appena hanno toccato il materasso”
“Devi raccontarmi tutto, ma prima vorrei fare una doccia al volo. Ho tempo?”
Annuisco. “Sì, tranquillo”
Christian fa il giro del bancone, mi passa accanto e mi bacia dolcemente sulle labbra, per poi salire a fare una doccia e, sicuramente, a dare un bacio ai bambini.
Io, nel frattempo, metto sul fuoco l’acqua per la pasta e aggiungo nella padella i funghi lavati e tagliati a pezzetti. Mentre attendo che l’acqua bolla, mi dirigo in salotto con l’intento di apparecchiare la tavola, ma poi il mio sguardo si posa sul divano e per una sera decido di tornare ragazzina e abbandonare le buone maniere e l’etichetta: stendo la tovaglia sul tavolino davanti al divano e poi vi sistemo sopra bicchieri, posate, tovaglioli, acqua, vino e condimenti. Accendo un paio di candele profumate sul tavolino e qualcun’altra su altri mobili del salone, e in aggiunta accendo il lume nell’angolo, così da ricreare un’atmosfera rilassata e soffusa.
Quando torno in cucina, l’acqua sta bollendo, così calo la pasta e, mentre questa cuoce, verso la panna nella padella con i funghi e faccio saltare il tutto per qualche minuto. Non appena la pasta è cotta, la scolo e poi la passo nella padella, così che il sugo possa amalgamarsi al meglio tra le fettuccine, e poi la divido in due piatti.
Mi volto per chiamare Christian, e lo scopro appoggiato allo stipite della porta ad osservarmi, con una tuta aderente addosso e un sorrisetto sul viso.
“Hey, da quanto sei lì?”
“Da qualche minuto. Mi incanto nel guardarti muovere in cucina, sei così bella” mi viene incontro e mi bacia.
Prendo un piatto e glielo passo. Lui se lo avvicina al viso e annusa. “È fantastico” mormora.
Ci spostiamo in salotto e studio l’espressione di mio marito quando scopre dove ho apparecchiato.
“Questa sera mi andava così. Ti dispiace?”
Lui sorride e appoggia il piatto sul tavolino. “Assolutamente no. È tutto bellissimo, piccola” afferma, guardandosi intorno.
Ci sediamo su due cuscini sul tappeto, con la schiena appoggiata alla parte anteriore del divano. Christian prende un piatto e le posate e allunga le gambe davanti a sé, io faccio altrettanto e appoggio le gambe sulle sue.
“Oddio, sono buonissime!” esclama, dopo aver assaggiato il primo boccone di pasta.
Assaggio anche io una forchettata di fettuccine, e non posso che essere d’accordo con lui. Credo che anche Allie apprezzi, perché, come fa sempre a quest’ora, scalcia come una pazza.
Riporto a Christian ciò che mi ha raccontato la mamma di Anabelle quando sono andata insieme a Sawyer a prendere Teddy e Phoebe. Mio marito mi ascolta attento e di tanto in tanto sorride, soprattutto quando mi soffermo sui progressi della love story tra nostro figlio e Anabelle.
“E tu non hai ancora dato in escandescenza?” mi prende in giro.
Sbuffo, alzando gli occhi al cielo. “La smetti? Come se io fossi una di quelle mamme chioccia gelose dei propri figli..”
Lui finge un colpo di tosse. “Perché, non lo sei?”
Lo fisso con le sopracciglia aggrottate e il broncio. “Ma lui è il mio piccolo” mormoro.
Christian scoppia a ridere e si allunga per baciarmi. “Sei troppo tenera”
“Comunque, giusto perché tu lo sappia, anche Phoebe oggi si è innamorata di un bimbo, è stata molto tempo con lui...”
Il suo sorriso si spegne subito. “In che senso?”
Mi godo per qualche istante la sua espressione seria e corrucciata, poi scoppio a ridere anche io. “Scemo, parlo di Luke, il fratellino di due mesi di Anabelle!”
Christian sbuffa e ride, scuotendo la testa. “Assassina” grugnisce, facendomi divertire ancora di più.
Quando terminiamo la pasta, con un pizzico di fatica mi alzo e porto i piatti vuoti in cucina. Apro il forno ed estraggo gli involtini di pollo e gli spiedini di verdure; sistemo tutto in due piatti e li porto in salone.
“Uaaauu, ma sono fantastici!” esclama Christian. E il suo entusiasmo è la soddisfazione più grande che possa ricevere quando cucino per lui.
“La tua giornata invece com’è andata?”
Lui sospira. “Un po’ pesante. Quella riunione straordinaria non ci voleva proprio”
Bevo un sorso d’acqua. “È successo qualcosa di brutto?”
“No no, assolutamente. Però è stata una settimana molto impegnativa, e siamo ancora a giovedì, sinceramente protrarre la giornata fino alle 20 passate non era proprio l’ideale”
Si legge sul suo viso tutta la stanchezza di questo periodo. Intrufolo una mano tra i suoi capelli e glieli accarezzo lentamente, so che è un gesto che lo rilassa molto. “Si trattava di qualcosa che non potevi rimandare?”
Christian annuisce, mentre strappa l’ultima fetta di melanzana dallo spiedino; dopodichè beve un sorso di vino, si tampona gli angoli della bocca con il tovagliolo e si affretta a spiegare. “Ricordi che ti avevo detto di avere una conference call molto importante questa mattina?”
Faccio mente locale e annuisco.
“Beh.. il mio interlocutore era.. Tim Cook”
Sgrano gli occhi e lascio cadere la forchetta nel piatto.
Ho sentito bene?
“Tim Cook?” ripeto, sorpresa “L’amministratore delegato di Apple?”
“Proprio lui”
“E cosa.. come.. perché??” balbetto.
Christian ridacchia. “Vogliono realizzare un nuovo modello di I-Phone, utilizzando la nostra strategia di risparmio energetico e ricarica attraverso la luce solare. In poche parole, la Apple e la GEH si muoverebbero insieme dal progetto al lancio del nuovo modello”
“Ma è fantastico!!” esclamo “Cioè, ti rendi conto, un progetto a braccetto con la Apple, una delle più importanti industrie tecnologiche del mondo!”
Christian ride, contagiato dal mio entusiasmo. “Sì, ma dobbiamo restare con i piedi per terra, perché non c’è ancora nulla di certo. Ho dovuto indire una riunione straordinaria perché i tempi sono stretti: entro il 22 dicembre dobbiamo presentare un progetto, entro il 31 dicembre avremo il responso e, se questo sarà positivo, si avvierà quanto prima la progettazione dei software e tutto il resto, perché puntano a lanciare questo nuovo gioiellino entro l’estate”
Cavolo, il 22 dicembre è praticamente tra un mese e sei giorni!    
“Pensi che il tuo reparto informatico possa farcela a mettere su un progetto in così poco tempo?”
“Ne abbiamo discusso a lungo in riunione, includendo costi, tempi, risorse umane, materiali e fisiche. Mi hanno garantito di poterci riuscire, ed io mi fido di loro. Sono lo staff migliore che potessi avere”
Sorrido, intenerita dal suo tono di voce ricco di soddisfazione e orgoglio quando parla dei suoi dipendenti. Mio marito non è un tipo molto avvezzo a complimenti ed elogi, sul lavoro, ma a modo suo dimostra quanto sia fiero dei membri del suo staff e quanta fiducia riponga in loro.
Tuttavia, mi sembra un po’ teso, come se ci fosse una qualche questione irrisolta che lo preoccupa.
Gli poso una mano sul braccio. “Amore, c’è qualcosa che non ti convince?”
“No.. è solo che.. Cook mi ha proposto un incontro insieme al responsabile dello staff informatico nella loro sede principale in California”
“Non capisco dove sia il problema”
“A fine mese”
“E quindi?”
Sospira. “Non.. non mi va di lasciarti sola. Mancheranno pochissimi giorni al parto..”
Oh, adesso sì che mi è tutto chiaro.
“Christian, non puoi rifiutare, è una proposta di quelle che arrivano una sola volta nella vita. Non puoi perdere l’occasione di andare lì e vedere, capire, scoprire”
“Ana perché non rifletti? Come fai a restare qui da sola con due bambini per tre o quattro giorni?”
Sbuffo. “Ma non sono sola, c’è Gail!”
“Gail ha una miriade di faccende da sbrigare, ha un marito e un bambino, non può di certo stare tutto il giorno con te, e soprattutto dormire con te”
Sbuffo ancora; lui invece sembra divertito. “Dai, cucciola, non ti arrabbiare”
“È che mi dispiace. Quando io ho avuto un’importante occasione di lavoro, l’ho vissuta e sviscerata fino in fondo, e tu nonostante tutto mi hai sostenuta. Io voglio fare lo stesso con te..”
Christian sorride e mi attira a sé, avvolgendomi tra le sue braccia. “Amore, per me non è un sacrificio. Io voglio restare qui con te, e se Cook è davvero interessato al nostro progetto, di certo non cambierà idea perché io rifiuto il suo invito”
“Ma perché devi rifiutare?” insisto, e se non fossi seduta sul pavimento, batterei i piedi a terra come una bambina.
“Facciamo così” dice Christian, guardandomi negli occhi “Per adesso non do ancora conferma, né disdetta. Ci penso fino a domenica e poi lunedì confermo se eventualmente il lunedì successivo sarò in California, okei?”
Annuisco, anche se ci credo molto poco. Siamo una bella coppia di testardi e so che mio marito è come me: quando si mette in testa qualcosa, è molto difficile che cambi idea.
“Adesso però basta discutere” sentenzia, carezzandomi teneramente le guance “Non ti ho ancora ringraziata per questa cena meravigliosa”
Mi rilasso e sorrido, inclinando il viso. “Non devi ringraziarmi. Lo faccio perché ti amo”
Attira le mie labbra verso le sue e mi bacia. “Ti amo anch’io” sussurra.
Poco dopo mi alzo per prendere il dolce. Ho preparato dei bignè con panna ricoperti di cioccolato fondente, li estraggo dal frigorifero e li sistemo in due piattini, aggiungendo qualche ciuffetto di panna per abbellire e poi torno in salone.
Christian non è più seduto sul pavimento, bensì al pianoforte, sul quale ha trasferito anche le due candele che erano sul tavolino.
“Non so se la mia musica sarà all’altezza della tua cenetta, ma ci provo” dice, aprendo uno spartito.
Sorrido e poso i piattini sulla cassa del pianoforte, e poi mi appoggio a mia volta con gli avambracci e ammiro il mio meraviglioso uomo. Le luci delle candele si riflettono nei suoi occhi, mentre le sue mani si muovono sapienti e sinuose sui tasti bianchi e neri.
Una dolce melodia si eleva nella stanza, e dopo poche note riconosco la base di Perfect di Ed Sheeran, una delle mie canzoni preferite.

I found a love for me
Darling, just dive right in and follow my lead
Well, I found a girl, beautiful and sweet
Oh, I never knew you were the someone waiting for me

(Ho trovato l’amore per me
Piccola, tuffati e seguimi
Beh, ho trovato una ragazza, bellissima e dolce
Oh, non ho mai saputo che tu fossi quel qualcuno in attesa di me)

Christian canticchia sottovoce, facendomi sciogliere il sangue nelle vene. La mia piccola principessa si muove piano nel mio pancione, come se volesse godersi la musica del suo papà.
Mi avvicino a mio marito e mi chino per abbracciarlo da dietro, appoggiando il petto alla sua schiena e baciandogli la guancia; lui non stacca le mani dal pianoforte e, con musica e parole, porta a termine la canzone. Si volta verso di me e mi posa le mani sul pancione, guardandomi dal basso.
“Mi sa che anche a lei è piaciuta tantissimo” affermo, accarezzandogli i capelli “Potrebbe diventare la sua ninna nanna”
Christian sorride e mi solleva la maglietta, scoprendo il mio pancione e sfiorandolo con le labbra, con una dolcezza che mi fa venire i brividi.
“Stellina” sussurra “Non puoi immaginare quanto ti amo”
“Anche noi, amore mio. Anche noi”
 

Due giorni dopo...

“Capisci, mamma? Non so proprio come convincerlo!” sbuffo, portandomi poi alla bocca il cucchiaino di yogurt e cereali.
Sono in videochiamata con mia madre e contemporaneamente faccio uno spuntino; certo, avrei preferito una deliziosa ciambella al cioccolato, ma non posso accontentare tutti i giorni i miei vizi, anche perché sono sempre vizi supercalorici, e in queste ultime settimane ancor di più devo tenere sotto controllo il peso.
Di tanto in tanto mi arrivano in sottofondo le urla di Christian e Teddy che giocano a basket in giardino, approfittando dello splendido sole che è spuntato oggi.
Vedo mia madre scuotere la testa e fare una risatina rassegnata, attraverso lo schermo del computer. “Tesoro, c’è poco da fare secondo me, lo sai che tuo marito è testardo”
Proprio in quell’istante, l’oggetto del nostro discorso rientra dalla porta-finestra e viene verso di me, bellissimo in jeans e felpa sportiva, il suo tipico abbigliamento del sabato.
“Cosa fai di bello?” domanda.
Batto la mano sul divano e lo invito a sedersi accanto a me. Lui mi accontenta e mi dà un bacio sulla tempia, dopodichè sposta lo sguardo allo schermo del computer. “Oh, buonasera Carla!” esclama, e mia madre, come sempre, gli sorride come una quindicenne davanti al proprio cantante preferito.
“Ho appena raccontato a mia madre della tua ostinazione nel non voler andare in California”
Christian sbuffa e solleva gli occhi al cielo. “Manca solo il telegiornale nazionale, e poi lo sapranno tutti” commenta, scocciato.
“Scusami tanto se mi preoccupo per il tuo lavoro e cerco di farti ragionare” replico, indispettita.
“Scusami tu se mi preoccupo per te e nostra figlia e non voglio lasciarti da sola”
“Ragazzi!!!” esclama mia madre, riportandoci all’attenzione “Scusate, forse ho io la soluzione”
Christian ed io ci guardiamo negli occhi, perplessi, e poi torniamo a guardare nella web-cam.
“In che senso, mamma?”
“Bob non potrà muoversi da qui prima del 20 dicembre, purtroppo, perciò io avevo pensato di venire da sola la prima settimana di dicembre, per essere sicura di esserci quando nascerà la bambina. Potrei anticipare il viaggio a domenica prossima, così starei io a casa con te e i bambini 24 ore su 24, e Christian lunedì potrebbe partire”
Al solo pensiero che la mia mamma possa venire qui tra pochi giorni e restare con noi oltre un mese, sento il cuore battere forte e gli occhi inumidirsi.
“Lo faresti davvero, mamma?”
“Ma certo! Non desidero altro che stare con te e i miei nipotini”
“Grazie per la considerazione” interviene Christian, fingendosi offeso.
Mia madre ridacchia. “Desidero vedere anche il mio genero preferito, ovviamente”
“In realtà sarei l’unico”
“Oh, insomma, pesantone, sei d’accordo? Se io arrivo domenica, tu parti lunedì?” fa una piccola pausa, poi prosegue “Guarda che, se insisto, è perché ho capito quanto sia importante questo viaggio e quanto Anastasia ci tenga che tu lo faccia”
Mio marito alterna lo sguardo tra me e mia madre per diversi secondi, tenendoci sulle spine, dopodichè sorride e annuisce. “Beh, siete due donne, anzi..” mi tocca la pancia “..tre donne contro un povero uomo indifeso, non posso che arrendermi”
“Ooh, finalmente!” esclama mia madre, battendo le mani, mentre io gli getto le braccia al collo e lo bacio.
“Bene, ragazzi, adesso scappo perché qui sono le sette di sera, e devo prepararmi per andare a cena con alcune amiche” dice poi mia madre.
Dopo i vari saluti, chiudiamo la videochiamata e spengo il computer, lasciandomi poi andare tra le braccia di mio marito.
“Sei contenta?”
“Sì, moltissimo. Voglio che tu vada lì e spacchi tutto!”
“Ci proverò, per te” mi bacia una tempia.  
“Teddy dov’è?” domando.
“Sta giocando a palla con Sawyer. È stato così persuasivo che il povero Luke non ha saputo dirgli di no”
Rido. “Beh, in fondo vede tutti i giorni nostro figlio da quando è nato.. anzi, in realtà da prima che nascesse, è normale che in qualche modo gli sia affezionato”
“Comunque, io ero rientrato per chiederti se dobbiamo iniziare a prepararci. La festa inizia alle 18 e dobbiamo ancora svegliare Phoebe, dopo pranzo è crollata neanche fosse sotto effetto di sonniferi”
Ridacchio. “Lo sai che è una dormigliona. Comunque io direi che possiamo prenderci ancora qualche minuto” mi accoccolo contro il suo petto “Sto così bene”
Christian mi stringe forte e mi accarezza il pancione. “La data presunta del parto è il 17 dicembre. Oggi è 18, ti rendi conto che manca meno di un mese?” mormora ad un tratto, baciandomi la fronte.
Sollevo il viso fino ad incontrare i suoi occhi e rilascio un lento sospiro. “Già. Manca così poco, Christian.. ed io ho una paura..”
Appoggia la fronte sulla mia, e il suo sguardo si addolcisce. “Andrà tutto bene, piccola” sussurra, e la sua voce ferma e tenera mi infonde calma e ottimismo.
L’ultimo mese di gravidanza è allo stesso tempo il più bello e il più terribile: nell’animo di una mamma albergano continuamente l’emozione, la voglia irrefrenabile di conoscere il proprio bambino, e al contempo l’ansia e la paura che qualcosa possa non andare bene. Di solito, quando mi soffermo a pensare, cerco sempre di far prevalere l’ottimismo, e mio marito e i miei figli sono fondamentali nella riuscita dell’intento.
Ma oggi non voglio pensare a nulla di negativo, tra meno di due ore c’è la festa di Roxy, una sorta di baby-shower anticipato per annunciare il sesso del nascituro, per cui sono felice e soprattutto impaziente di scoprire se avrò un nipotino o una nipotina.
Mentre Christian è sotto la doccia, io trascorro circa venti minuti a vagare in cabina armadio per scegliere cosa indossare, impresa ardua con il pancione che cresce sempre di più. Alla fine opto per un abitino premaman di lana leggera color vinaccia, a cui abbino un paio di calze nere e degli stivali neri senza tacco.
“Sei bellissima” dice Christian, non appena entra in cabina armadio.
Mi volto e mi perdo nell’immagine del mio splendido uomo con solo un asciugamano intorno alla vita, i capelli umidi e una miriade di goccioline d’acqua che viaggiano dal suo collo al torace e all’addome. Il mio spettacolo riservato. Mio marito nota il mio sguardo incantato, perché si avvicina a me e mi prende il viso tra le mani. “Lo sai che impazzisco quando mi guardi in quel modo, per cui o la smetti, o credo che faremo molto tardi alla festa”
Benché preferisca di gran lunga la seconda opzione, so che purtroppo non è il momento, in primis perché abbiamo un impegno, e poi perché i bambini sono in giro per casa. Per evitare distrazioni, lascio Christian a prepararsi e raggiungo i bambini per vestirli; inizio da Phoebe, perché Teddy vuole fare compagnia al suo papà e vuole prepararsi con lui. Uomini.
Sono le 18 in punto quando arriviamo al locale che Roxy e Thomas hanno scelto per la festa. La sala principale ha le pareti chiare e grandi finestre che affacciano su un delizioso scorcio del Sound, opposto rispetto a quello che si vede dalla nostra casa. In fondo alla sala ci sono enormi palloncini rosa che formano la scritta GIRL e altri azzurri che formano la scritta BOY. Il tavolo principale è diviso a metà: a destra c’è una tovaglia di carta rosa, con sopra giare di vetro con confetti, lecca-lecca e muffin ricoperti di pasta di zucchero con disegni di biberon, carrozzine, tutine, tutto in rosa, e sulla sinistra l’allestimento è speculare, ma in azzurro. Al centro c’è una torta a tre piani con un fondo bianco e sopra diverse decorazioni in rosa e azzurro, sulla sommità c’è una targhetta di zucchero con la scritta “Boy or girl?”. Davanti al tavolo c’è un piccolo scatolo color argento con un fiocco rosa e uno azzurro, ai quali è collegato il filo di un grande palloncino bianco che reca la stessa scritta della torta.
Tutta la sala è allestita con decorazioni e leccornie bicolori, è davvero tutto incantevole.
“Ana! Christian!”
“Zioooo!!” i miei bambini corrono verso Thomas, che si china e li acciuffa al volo, baciandoli sulle guance e godendosi il loro abbraccio.
“Dov’è Lucas?” domanda poi Teddy.
“Vicino alla zia Roxy a mangiare patatine” Thomas li mette giù e indica loro il tavolo, e i miei figli si fiondano dal loro cuginetto.
Mio fratello saluta Christian con una pacca sulla spalla e me con un abbraccio.
“Allora, sei emozionato?” chiedo.
Lui quasi balla sul posto. “Altro che! Sono giorni che non penso ad altro, e mia moglie è una vera stronza, perché adora vedermi soffrire e non fare nulla”
Non posso fare a meno di ridere: Thomas, nonostante il suo lavoro, non sa cosa svelerà quel palloncino, perché Roxy ha voluto che fosse una sorpresa anche per lui. Ha fatto l’ecografia da sola, con la dottoressa Greene, e l’ha nascosta dalle grinfie di suo marito. Lei è l’unica a sapere il sesso del bambino ed ha organizzato tutto in prima persona. Non vedo l’ora di scoprire quale sarà la reazione di Thomas, anche se sono sicura che lui sarebbe felicissimo in entrambi i casi: è innamorato perdutamente di Roxy, di Lucas e del bimbo o bimba che sta per nascere, a prescindere dal sesso.
Christian ed io salutiamo Roxy, Lucas e alcuni invitati che sono arrivati prima di noi; mi complimento con mia cognata per la scelta della sala e il gusto originale e raffinato nell’allestire tutto. Come ci capita spesso ultimamente, finiamo a chiacchierare di gravidanze, allattamento e creme per le smagliature; veniamo interrotte dall’arrivo di Kate e Mia, con mariti e pargoletti al seguito. I bambini se ne stanno tutti allo stesso tavolo a giocare, mentre noi ci godiamo il buffet e parliamo di tutto e niente.
Quando sono arrivati tutti gli invitati, Roxy e Thomas decidono che è giunto il momento che tutti stiamo aspettando. Si posizionano ai lati del palloncino, con Lucas accanto alle gambe della sua mamma; Thomas tiene in mano un taglierino e, dopo un count-down di dieci secondi urlato da tutti noi, con un gesto netto fa scoppiare il palloncino.
Una miriade di coriandoli azzurri e blu si sparge nell’aria e cade lentamente sul pavimento, tra le grida euforiche e l’applauso di tutti gli invitati, lo sguardo estasiato e scioccato di mio fratello e il sorriso radioso di Roxy.
Sarà un maschietto. Sono felice che nella nostra famiglia arriverà un nuovo piccolo principe.
Thomas, dopo qualche secondo di trance, scoppia a ridere e abbraccia forte sua moglie, sollevandola e facendola volteggiare. Le dice qualcosa all’orecchio, qualcosa di bello, a giudicare dalla risata e dalle lacrime di commozione di mia cognata. Non appena la mette giù, Thomas le prende il viso tra le mani e la bacia, poi prende in braccio Lucas e lo stringe forte.
“Cucciolo, avrai un fratellino. Sei contento??”
Il mio nipotino osserva i coriandoli sparsi a terra e annuisce, con un grande sorriso.
All’interno della scatola che faceva da base al palloncino, c’è un paio di minuscoli calzini azzurri con la scritta I love Dad, un body con la stessa scritta e un altro con lo stemma dei Mariners, la squadra di baseball per cui mio fratello tifa.
Terminato il momento di incredulità iniziale, corro ad abbracciare i futuri genitori.
“Oddio ragazzi è meraviglioso!” esclamo, e insieme a me si congratulano anche Mia e Kate.
“Sono davvero contento che sia un maschio, così cerchiamo di ristabilire un po’ la parità dei sessi in questa famiglia. Siamo schiacciati dalle donne” interviene Elliot, ed io sono felice che pronunci la parola famiglia includendo anche mio fratello con sua moglie e i loro bambini.
“Potresti farlo anche tu un maschietto, fratellone” lo prende in giro Mia.
“Noi per adesso stiamo benissimo così” dice Kate “Della carenza demografica globale si occupano Ana e Christian”
Ridacchio, mentre mio marito mi avvolge le spalle con un braccio. “Ci divertiamo un mondo. E poi a noi i figli vengono così bene!” afferma, facendomi arrossire.
“Su questo non posso darti torto” dice Mia, spostando lo sguardo verso Teddy e Phoebe, e in generale a tutto il gruppo dei bambini.
Quando si ritrovano tutti insieme sono rumorosi, corrono, urlano e qualche volta litigano, ma sono quanto di più bello potessimo fare in questa vita. Loro sono la vita, il domani, il futuro. La nostra famiglia è ricca di vita, e tra pochi mesi, io prima e Roxy dopo, porteremo nuova vita in questa famiglia di matti, nuova luce, nuove emozioni, nuovi occhietti che guarderanno il mondo e manine che stringeranno quelle di tutti noi.


Otto giorni dopo...

“Quando arriva la nonna?” chiede Teddy per la quinta o sesta volta nell’arco di mezz’ora, cioè il tempo da quando lui e sua sorella sono con il naso incollato alla finestra, in attesa dell’arrivo di mia madre.
“Dovrebbe essere qui tra poco, tesoro” risponde Christian, senza distogliere lo sguardo dal computer.
Domani partirà per la California e in questi giorni ha organizzato in tutti i particolari questo viaggio, studiando carte e progetti. Ogni sera non rientrava prima delle 20, e anche a casa ha trascorso gran parte del tempo al pc.
“Lo avete già detto” puntualizza mio figlio, che a pazienza non è messo un granchè bene, proprio come suo padre.
Ridacchio e mi avvicino ai miei bambini. “Bimbi, la nonna sta arrivando, è in macchina con Sawyer, ma per strada probabilmente c’è un po’ di traffico e le macchine camminano molto lente”
“Guarda cosa abbiamo fatto” Phoebe mi mostra alcuni disegni che lei e Teddy hanno fatto per la nonna. “Dici che le piacciono?”
Le accarezzo i capelli. “Ma certo che le piaceranno. Sono meravigliosi”
I miei bambini sono davvero emozionatissimi di rivedere la loro nonna; questa mattina si sono svegliati presto, ad un orario insolito per essere domenica, e durante tutta la mattinata erano euforici, non hanno facevano altro che zampettare da un punto all’altro della casa senza sapere esattamente cosa fare. Dopo pranzo si sono calmati un po’ e si sono messi tranquilli in cameretta a realizzare disegni per la nonna.
Anche io sono emozionatissima all’idea di riabbracciare la mia mamma; sono passati tre mesi e mezzo dall’ultima volta che ci siamo viste, escludendo le videochiamate su Skype ovviamente, e mi manca da morire. Vorrei tanto che fosse più vicina, che potessimo vederci più spesso, perché quei giorni rubati qua e là di tanto in tanto sono sempre troppo pochi e corrono via troppo velocemente. Non mi sembra vero che da oggi resterà qui per oltre un mese e mi sarà accanto per il terzo appuntamento più bello della mia vita.
“Eccola eccola!!” urlano i miei figli, ancor prima che io riesca ad udire il rumore dell’auto lungo il vialetto di casa.
I bambini schizzano come lampi dal salone all’atrio e saltellano impazienti; sanno bene che non devono mai aprire da soli la porta d’ingresso.
“Dai mammaaa” mi incita Phoebe, non calcolando la mia andatura un po’ lenta.
Li raggiungo in atrio e apro la porta d’ingresso, usciamo tutti e tre sul portico, nonostante il freddo, e osserviamo il SUV che avanza lungo il vialetto e rallenta fino a fermarsi davanti alle scale del portico. Sawyer scende dall’auto e va ad aprire la portiera posteriore; Teddy e Phoebe non danno a mia madre neanche il tempo di uscire dalla macchina e le corrono incontro, accerchiandola.
“Amori miei” mormora mia madre, chinandosi e stringendoli a sé.
Mi basta ascoltare quelle due parole pronunciate dalla sua voce, e i miei occhi iniziano a riempirsi di lacrime. Sussulto quando avverto il tocco di due mani che si posano sui miei fianchi.
“Hey” sussurra Christian “Cosa c’è?”
Tiro su con il naso. “È qui. Sono così felice”
Lui ride piano, poi mi bacia una guancia. “Dai, va’ da lei” dice, dandomi una leggera pacca sul sedere.
Scendo le scale del portico e aspetto che i miei figli liberino mia madre per fiondarmi tra le sue braccia. In questo abbraccio che da ventotto anni mi fa sentire al sicuro da tutto e amata in ogni singola parte di me, scoppio definitivamente a piangere, e la mia mamma insieme a me.
“Piccola mia” la sento mormorare, con il viso immerso tra i miei capelli.
“Mamma” mugugno, stringendola più forte.
Lei si stacca da me e mi prende il viso tra le mani. Ci ritroviamo a ridere e piangere allo stesso tempo.
“Sei bellissima” dice, scostandomi i capelli dal viso umido, poi abbassa lo sguardo sul mio pancione e lo accarezza con dolcezza “Dio, quanto è cresciuta”
“E quanto pesa!” aggiungo, facendola ridere.
“Sai, nonna, la sorellina tira un sacco di calci” interviene Teddy.
“Spero che si faccia sentire anche da me”
“Posso salutare la mia suocera preferita?” Christian sopraggiunge alle nostre spalle.
Mia madre inclina il viso, sorridendogli, e lo abbraccia.
“Bentornata a Seattle, Carla”
“Grazie, Christian. Non sai quanto sia felice di essere qui”
“Anche noi siamo felicissimi. Ma entriamo in casa, fa freddo qui”
I bambini prendono per mano la nonna e la conducono in casa, Christian ed io entriamo dietro di loro, mentre Sawyer si occupa dei bagagli di mia madre.
Entrati in casa, Teddy e Phoebe sono impazienti di dare alla nonna i disegni che hanno fatto per lei, e raccontarle così tante cose che non sanno neanche da dove cominciare.
“Bimbi, però lasciamo un po’ tranquilla la nonna, che è stanca per il viaggio e ha bisogno di riposare un po’” li ammonisco “Poi più tardi potrete farle vedere tutto ciò che volete”
Loro, seppur un po’ dispiaciuti, accettano le mie condizioni e semplicemente si siedono sul divano accanto a mia madre, che non vedeva l’ora di sbaciucchiarseli e coccolarli, oltre a dare loro diversi regalini portati da Savannah, che i miei figli non vedono l’ora di scartare e scoprire.
Dopo uno spuntino e qualche breve racconto sul viaggio, e dopo averle mostrato le nuove camerette dei bambini, accompagno mia madre nella sua stanza e la lascio riposare un po’; Christian torna a concentrarsi sul computer e Teddy e Phoebe se ne stanno tranquilli nella loro cameretta a guardare un cartone animato. Io mi stendo sul divano con l’intento di leggere un libro, ma i calci di Allie nello stomaco e nelle coste mi rendono molto complicato stare distesa o seduta, così abbandono il libro e mi sposto in cucina; vorrei preparare qualcosa di buono per la cena di questa sera, per coccolare al meglio la mia mamma. Decido così di realizzare, o almeno ci provo, alcuni dei suoi piatti preferiti: ravioli ripieni con salsiccia, funghi e provola; filetto di salmone con panatura croccante; contorno di patate e piselli e, per dolce, bacetti al cocco, alcuni con aggiunta di limone e altri con aggiunta di cioccolato.
Prima di mettermi all’opera, taglio un po’ di frutta a pezzetti e la metto in un piattino, e, insieme ad un bicchiere di succo analcolico, la porto a Christian.
“Oh, amore, grazie” dice in un sospiro, appoggiando il laptop sul tavolino e afferrando il piattino che gli porgo.
Mi siedo sul bracciolo della sua poltrona e gli cingo le spalle con un braccio, lasciandogli un bacio tra i capelli. Amo coccolarlo, in tutti i modi che mi sono possibili. Lui mugugna qualcosa e mi prende la mano. “Piccola, so che in questi giorni sono molto assente, torno sempre tardi, sto attaccato al computer” sbuffa, sollevando lo sguardo verso di me “Mi dispiace tanto, scusami”
Gli tappo la bocca con la mia, accarezzando le sue labbra. Non voglio che si senta in colpa, non ne ha motivo. “Non ti devi scusare di nulla; mi sono innamorata di te anche per la tua dedizione al lavoro. Solo mi dispiace vederti stanco, ma sono sicura che ne varrà la pena”
Mio marito sorride, appoggiando il viso sul mio seno. “Solo tu riesci sempre a darmi la carica giusta” solleva il viso e mi bacia. Io aspetto che lui mangi tutto il suo spuntino e poi faccio ritorno in cucina.
Chiudo la porta che separa la cucina dal salone, per non disturbare Christian, e accendo l’impianto stereo, tenendolo ad un volume basso. Imposto la riproduzione casuale della mia playlist, e mi immergo nella musica mentre mi destreggio tra pentole, padelle e alimenti di qualsiasi tipo. Perdo completamente la cognizione del tempo, e torno alla realtà solo quando si materializza mio marito in cucina, facendomi sobbalzare.
“Oddio Christian!” spengo l’impianto stereo, mentre lui si siede su uno degli sgabelli davanti al bancone, con un sorriso sul volto.
“Non sai quanto sei sexy” dice, facendo vagare lo sguardo sul mio corpo.
Faccio il giro del bancone e gli cingo il collo con le braccia, facendomi spazio tra le sue gambe divaricate. “E tu non sai quanto necessiti di una visita oculistica”
Lui sospira e alza gli occhi al cielo. “Perché non mi credi?”
Immergo le dita tra i suoi capelli. “Non è che non ti creda, è che.. mi viene difficile vedermi sexy in questo periodo”
“Mmm.. allora mettiamola così: per me tu sei incredibilmente sexy. Se non ti è ancora chiaro, te lo dirò con parole ancora più esplicite: mi ecciti da morire”
Mi bacia ed io sento ardere un fuoco dentro di me. Rispondo al suo bacio con passione, assaporando e mordendo le sue labbra; mi stringo a lui, per quello che riesco, spalmandomi praticamente sul suo corpo. Ci stacchiamo quando i nostri polmoni reclamano aria, Christian mi prende il viso tra le mani e mi guarda negli occhi con desiderio, amore e dolcezza.
“Ti amo” sussurra, regalandomi un altro bacio.
“Ti amo anch’io” rispondo.
A fatica mi allontano da lui e torno a dedicarmi ai fornelli. Mentre cerco di ultimare le varie portate per la cena, Christian si occupa di aiutare i bambini a fare la doccia e a mettere i pigiami. Sono le 19:30 quando mia madre scende dalla sua stanza.
“Uau!” esclama, entrando in cucina e guardandosi intorno “Ma quante cose hai preparato?”
“Vedrai, vedrai”
Mi affianca e mi accarezza i capelli. “Tesoro, non dovevi affaccendarti tanto, non voglio che ti stanchi”
“Ma io non mi stanco! Anzi, in questo periodo cucinare mi piace più del solito, mi diverte! Tu, piuttosto, hai riposato?”
“Sì, e ho fatto anche una bella doccia rigenerante. Mi sento decisamente meglio, e voglio darti una mano..” fa per aprire i mobili, ma la blocco subito.
“No, no, no. Questa sera non devi alzare un dito!”
“Anastasia, sono qui per aiutarti, non per farmi servire e riverire” mi riprende.
“Da domani potrai fare tutto ciò che vuoi, questa sera voglio coccolarti un po’”
Lei mi rivolge un sorriso dolce e mi abbraccia. “Piccola mia, sono io che devo coccolare te. Sapessi quanto mi sei mancata..”
Mi stringo di più a lei. “Anche tu mi sei mancata tanto”
Ci stacchiamo non appena sentiamo le voci allegre dei bambini e i loro passi sulle scale.
“Nonna!” esclamano, non appena entrano in cucina. La prendono per mano e la fanno sedere a tavola, si siedono accanto a lei e iniziano a riempirle la testa di chiacchiere.
“In bocca al lupo, mamma” sussurro tra me e me, divertita.

Come prevedibile, durante la cena l’attenzione di mia madre è completamente rapita dai miei figli, che vorrebbero racchiudere tre mesi e mezzo di scuola, giochi, amici, esperienze in poco più di un’ora.
“Bimbi, lasciate respirare un attimo la nonna. Avrete tantissimi giorni per raccontarle tutto ciò che volete” li riprende mio marito.
Mia madre ride. “Ma no Christian, lasciali fare. Non sai quanto desiderassi tutte queste chiacchiere” dice, sfiorando le guance dei miei bambini.
Dopo cena mia madre esige di potermi dare una mano a sparecchiare e riporre i piatti in lavastoviglie, dopodichè ci accomodiamo in salone per chiacchierare un po’. Come avvenuto a tavola, i bambini si attaccano come koala a mia madre e ne catalizzano l’attenzione. Sono immensamente felice di vederli così euforici, e anche mia madre ha gli occhi che brillano. È bellissimo vedere quanto i miei figli siano legati a lei, nonostante la vedano poche volte durante l’anno, ma ogni volta è come se si fossero lasciati il giorno prima: adorano giocare con lei, raccontarle tutto ciò che fanno a scuola e a casa, e adesso si sono aggiunti i vari racconti sui preparativi per la nascita di Allie.
Pian piano i loro discorsi iniziano a rallentare, fino a quando si addormentano con le teste appoggiate sulle gambe di mia madre.
“Quanto sono belli” sussurra lei, con la voce colma d’amore.
Christian prende in braccio Teddy e lo porta a letto, poi riscende e fa lo stesso con Phoebe.
“Vado a dormire anche io, domattina devo svegliarmi molto presto” annuncia.
“Vuoi che venga con te?”
Lui mi sorride e mi prende il mento tra le mani. “No, amore mio. Resta con tua madre, ne hai bisogno” dice con dolcezza, chinandosi a darmi un dolce bacio sulle labbra. Lo ringrazio con lo sguardo, perché come sempre è riuscito a capire cosa sento, senza che io abbia avuto bisogno di dirglielo. Dà la buonanotte a mia madre e sale in camera.
Io mi alzo dalla mia poltrona e mi stendo sul divano, poggiando la testa sulle gambe di mia madre, come quando ero piccola. Lei mi accarezza i capelli con una mano e il pancione con l’altra, guardandomi negli occhi.
“Adesso che siamo da sole, possiamo parlare un po’. Come stai?”
Sospiro. “Bene. Sto davvero bene. Sono felice, e sono impaziente che passino queste ultime tre settimane. Anche se.. non posso negare di avere un po’ di paura”
“È normale averne, ma dobbiamo essere ottimisti: andrà tutto bene. E poi, ci sarò io con te!”
Ridacchio. “Non sai quanto questo mi renda felice”
Ci perdiamo nel nostro mondo per ore, parlando di tutto, di Christian, dei bambini, di Allie, del lavoro, di Savannah, di Bob, dei progetti futuri, del Natale imminente. Mia madre ed io ci sentiamo quasi ogni giorno e ci raccontiamo tutto, eppure, quando finalmente ci vediamo, sentiamo l’esigenza di parlare ancora, a lungo, perché niente può sostituire la bellezza di parlare guardandosi negli occhi, stringendosi le mani, perdendosi in un abbraccio.
Solo quando sono con lei mi rendo conto di quanto davvero mi manchi la mia mamma, e adesso che so di poterla avere tutta per me per molti giorni, mi sento felice, mi sento un po’ più forte.
 

Il giorno seguente...

“Questa o questa?” Christian mi mostra due camicie.
“Quella azzurra” decreto.
Lui corre in cabina armadio per indossare la camicia prescelta e rimettere a posto l’altra. Io me ne sto comodamente sdraiata a letto ad ammirarlo, con la schiena appoggiata alla testiera e una mano ad accarezzare il mio pancione.
“Buongiorno principessa” mormoro, avvertendo i calci di Allie.
“Con chi parli?” urla mio marito dalla cabina armadio.
“Con tua figlia, che ha già iniziato a torturarmi”
Lo sento ridacchiare, e poco dopo lo vedo uscire con addosso i pantaloni del completo, la cintura blu lucida, la camicia e due cravatte in mano. “Quale metto?”
“Quella blu”
Lui lancia l’altra sul letto e si affretta ad annodare la cravatta blu.
“Non potevi scegliere ieri sera il tuo outfit?” gli faccio notare.
“Hai ragione, ma ero troppo stanco. Non ho neanche sentito quando sei venuta a letto”
“Ho fatto piano per non svegliarti, erano le due inoltrate”
Sgrana gli occhi. “Le due?”
Ridacchio. “Sì, mia madre ed io siamo inarrestabili quando cominciamo a chiacchierare”
“Perché non dormi un altro po’? Sono appena le sette”
“Aspetto che tu esca, e poi provo ad addormentarmi di nuovo”
“Ah, dimenticavo, ieri sera, mentre facevano le docce, ho accordato ai bambini il permesso di non andare a scuola oggi; volevano stare un po’ con la nonna”
Sorrido, perché avevo pensato esattamente la stessa cosa. “Hai fatto benissimo”
Christian finisce di prepararsi, mentre io mi incanto a guardarlo: è bellissimo, ed io rischio seriamente di iniziare a sbavare. Dopo aver indossato orologio e fede, mio marito si siede sul bordo del letto e mi prende la mano.
“Devo andare adesso. Mi raccomando: fai la brava, non stancarti, non agitarti e non darti troppo alla pazza gioia in mia assenza”
“Promesso!” esclamo, posandomi una mano sul cuore.
“Dico sul serio, Ana”
“Christian, sta’ tranquillo, starai via solo sei giorni. Io ho mia madre, Gail e Sawyer qui con me, sono costantemente coccolata e monitorata”
Lui ridacchia sulla mia ultima parola e si china per baciarmi, poi sposta le labbra sul mio pancione. “Ciao stellina di papà” sussurra.
Lo afferro per il bavero della giacca e lo bacio di nuovo, cingendogli il collo con le braccia e attirandolo a me ogni volta in cui cerca di allontanarsi.
“Se fai così, non parto più però” mormora Christian, contro le mie labbra.
Sospiro, e, con molta fatica, lo lascio andare. “Hai ragione” gli sistemo il nodo della cravatta “Telefona appena atterri, e ricorda la promessa che mi hai fatto: fai vedere chi è Christian Grey”
Lui ridacchia e mi dà un altro bacio, immerso in un dolce “Ti amo”. Dopodichè esce dalla nostra stanza, lo sento percorrere pochi passi ed entrare in cameretta dei bambini; Christian non esce mai di casa senza salutarli o dare loro un bacio nel sonno. Pochi minuti dopo lo sento scendere le scale.
Mi alzo e mi avvicino alla finestra, scosto la tenda e abbasso lo sguardo nel vialetto, dove scorgo Taylor in piedi accanto all’Audi; apre la portiera non appena vede uscire Christian. Mio marito solleva il viso, come se avvertisse il mio sguardo su di lui, e non appena mi vede, mi rivolge un sorriso che scalda il cuore e mi soffia un bacio. Ricambio e attendo che l’auto parta prima di ritornare a letto e provare a dormire un po’.
La prima cosa che noto non appena apro gli occhi è il generoso fascio di luce che filtra attraverso le tende; con uno sbadiglio mi stiracchio e controllo l’ora sul cellulare: le dieci. Sgrano gli occhi: non credevo di aver dormito così tanto. Conto fino a tre e poi finalmente mi alzo; vado alla finestra e, aprendo le tende, mi perdo ad ammirare un bellissimo cielo azzurro, governato da un sole spettacolare, insolito per questi giorni di fine novembre.
Indosso la mia vestaglia di seta ed esco dalla stanza; vado a controllare se i bambini sono svegli, ma i loro lettini sono vuoti, così scendo in cucina e li trovo con le mani impiastricciate a fare non so cosa insieme a mia madre.
“Buongiorno!!” esclamo, raggiungendoli.
“Mamma!!”
“Buongiorno tesoro”
Do un bacio ai miei figli e poi sbircio sui fornelli. “Cosa state combinando?”
“Stiamo facendo i pancake con la nonna!” risponde Teddy.
“Come piacciono a te” aggiunge Phoebe.
Sorrido, felice e fortunata di essere così coccolata.
“Guarda lì” mio figlio mi indica la tavola, che solo adesso mi accorgo essere apparecchiata con ogni ben di Dio, dal caffellatte alla spremuta, dalle fette biscottate alla frutta, e in più due crostate e biscotti fatti in casa; riconosco la mano di mia madre.
“Mamma ma.. quando.. come hai preparato tutto questo?” domando, quasi scioccata.
“Diciamo che ho ancora qualche piccola difficoltà con il fuso orario e questa mattina mi sono svegliata molto presto; non riuscivo a riaddormentarmi così ho pensato di coccolare un po’ i miei quattro bambini” mi accarezza dolcemente la pancia “Poi Teddy e Phoebe si sono svegliati e ci siamo messi a cucinare insieme”
Sorrido. “Loro adorano cucinare”
“Infatti ci siamo divertiti tantissimo, adesso direi che è arrivato il momento di assaggiare tutte queste cose, giusto??”
“Sìì!” urlano i bambini, e in un istante sono già seduti a tavola.
Ci godiamo una strepitosa colazione, ed io mi godo la gioia di avere mia madre a casa con me e per una volta sono felice di non dover andare a lavoro.
“Stavo pensando che questa mattina potremmo fare una passeggiata al centro commerciale, e magari pranzare fuori, c’è un sole splendido oggi” propongo ad un tratto.
Teddy e Phoebe si mostrano subito entusiasti, mentre mia madre appare dubbiosa.
“Ana io non.. non saprei. La dottoressa ti ha detto di non stancarti...”
Alzo gli occhi al cielo e sbuffo. Non so perché, ma ho la sensazione che ci sia lo zampino di mio marito.
“È stato Christian ad indottrinarti?” domando.
Mia madre scoppia in una risata che rischia di farle andare la spremuta di traverso. Anche se vorrei concentrarmi per apparire scocciata, non riesco a non ridere a mia volta.
“Nessun indottrinamento” puntualizza “Solo che non voglio andare contro le raccomandazioni della tua ginecologa”
“La mia ginecologa non ha di certo detto che devo restare chiusa in casa. Ha detto che devo dormire abbondantemente, non camminare troppo ed evitare stress fisici e psicologici. Non c’è motivo per non uscire a fare un po’ di shopping”
“E va bene! Ma facciamo un giro breve e poi andiamo a pranzo, non voglio che ti stanchi troppo”

E così, quasi due ore più tardi, stiamo passeggiando lungo la galleria principale del centro commerciale: il soffitto in vetro e acciaio consente ai raggi del sole di filtrare e illuminare il corridoio centrale e quelli che si diramano a destra e sinistra.
Come spesso mi capita ultimamente, finisco per restare incantata davanti alla vetrina di un negozio per neonati; ad attirare in particolare la mia attenzione è un completino costituito da una gonnellina in stile scozzese bianca e blu, una minuscola camicetta bianca con il colletto e i polsini nello stesso stile, e uno scalda cuore blu.
“Ti piace?” domanda mia madre, individuando l’oggetto del mio sguardo.
“Sì, è bellissimo”
“Dai, entriamo, voglio fare un regalo alla mia piccolina”
Mia madre entra senza neanche attendere la mia risposta, per cui non mi resta che seguirla e assecondare la sua voglia di viziare Allison, anche se non è ancora nata. Dopo il completino che tanto mi ha affascinata, mia madre decide di comprare anche qualche body, due paia di scarpine, una coperta e altri due completini.
“Grazie, mamma. È tutto incantevole” dico, stringendomi al suo braccio, non appena usciamo dal negozio.
“Non devi ringraziarmi, tesoro. Voglio solo viziare un po’ i miei nipotini, e anche te”
“Mamma, entriamo quii??” Teddy mi indica il negozio di giocattoli.
Come prevedibile, restiamo per più di venti minuti a girare tra gli scaffali, e anche qui mia madre non viene meno al suo proposito di accontentare i suoi nipotini, regalando un gioco ciascuno.
“Bello!” esclama Phoebe, osservando un peluche a forma di unicorno.
“Ti piace, amore?” domanda mia madre. Tira leggermente il corno dell’animale e questo produce la tipica musichetta da carillon.
“Per Allie!” suggerisce mia figlia.
Mia madre si china davanti a lei. “Lo vuoi regalare alla tua sorellina?”
Phoebe annuisce, con un grande sorriso. La mia bimba dolcissima.
Quando usciamo dal negozio, siamo tutti e quattro soddisfatti e felici, anzi, direi tutti e cinque, considerando il balletto che Allie sta facendo nella mia pancia.
Camminiamo ancora un po’ e, dopo la sosta in un negozio in cui mia madre quasi mi costringe a scegliere un paio di scarpe per me, decidiamo di accomodarci al ristorante del terzo piano, ad uno dei tavoli esterni sulla terrazza principale. Anche se fa abbastanza freddo, stare al sole è molto piacevole. Mi lascio andare contro lo schienale della mia sedia, chiudo gli occhi e lascio che i raggi del sole mi accarezzino il viso, con la voce di mia madre e le risate dei miei bambini in sottofondo e i calci della mia principessina che mi fanno compagnia.
Mi sento bene. Mi sento meravigliosamente bene.
 

Quattro giorni dopo: venerdì 1 dicembre 2017

Mi rigiro nel letto per l’ennesima volta, abbracciando il cuscino. È tutta la notte che vado avanti così, dormo a piccoli spezzoni di venti o trenta minuti e poi mi sveglio di nuovo, avvertendo una sensazione di peso e inquietudine che mi avvolge. Mi metto a sedere nel letto e controllo l’orario sul cellulare: le cinque del mattino. Vorrei provare a riaddormentarmi, ma non ci riesco, così decido di alzarmi e scendere in cucina per preparare una tisana.
Mentre sono davanti ai fornelli in attesa che l’acqua nel bollitore bolla, sento un dolore forte e netto all’altezza del basso ventre, che mi costringe quasi a piegarmi in due. Altre contrazioni più lievi mi colpiscono mentre verso l’acqua bollente nella tazza e aggiungo la bustina della tisana. Sento lo stomaco contorcersi e inizio a sudare freddo: queste contrazioni non sono le stesse dei giorni scorsi, quelle che avvertivo comunemente la sera, quelle che si alleviavano semplicemente riposando un po’ sul divano. Queste contrazioni sono più nette, più forti, e soprattutto di mattina presto; da qualche parte dentro di me sento che sta per accadere qualcosa, e ho quasi paura di scoprire cosa. Sento il panico attraversarmi la spina dorsale e non so cosa fare.
“Calma, calma, va tutto bene” mi ripeto in un sussurro.
Piano piano salgo al piano superiore ed entro in camera di mia madre. Mi siedo sul lato del letto libero e la scuoto leggermente. Lei apre gli occhi e, non appena mette a fuoco la mia figura, sobbalza e si mette a sedere di scatto.
“Tesoro, che succede?”
“Non lo so, mamma. Ho delle contrazioni, però non so se..” lascio cadere la frase, perché non so cosa dire.
“Vuoi andare in ospedale?”
“N-no, non voglio rischiare di fare viaggi inutili. Vorrei aspettare e vedere se le contrazioni aumentano o no. Solo che.. non voglio stare da sola” sull’ultima frase i miei occhi si inumidiscono.
“Piccola” mormora mia madre, sporgendosi ad abbracciarmi “Stai tranquilla. Adesso vediamo come va, okei? Però mi devi promettere che, se senti le contrazioni intensificarsi, me lo dici subito, e andiamo in ospedale. Va bene??”
Annuisco.
Mia madre si alza e insieme scendiamo in salone, mi siedo sul divano e finisco di bere la mia tisana, tenendo il cellulare a portata di mano per monitorare il tempo tra una contrazione e l’altra. Per adesso sono molto distanziate e irregolari, ma dopo aver vissuto due parti posso dire che anche questo è uno dei modi in cui può iniziare il travaglio, e questa consapevolezza mi fa tremare di paura.
Mancano ancora due settimane alla data presunta, ma non è questo a preoccuparmi. Ciò che mi spaventa più di tutto è che Christian non c’è, ed io non posso immaginare di affrontare il travaglio e il parto senza di lui, al solo pensiero inizio a piangere.
“Ana” mia madre si siede accanto a me, preoccupata “Tesoro cosa succede? Stai male?”
Scuoto la testa. “No, è solo che.. so che potrebbe.. potrebbe essere arrivato il momento.. e Christian non è qui”
“Vuoi che lo avvisi? Se partisse ora, sicuramente arriverebbe prima che, eventualmente..”
“No!” la blocco subito “Il progetto che sta portando avanti Christian è troppo importante per lui. Non posso chiedergli di tornare senza neanche essere sicura che sia arrivato il momento..”
Mia madre sospira. “Va bene, allora aspettiamo”
Nelle due ore successive, mia madre ed io ce ne stiamo in salotto a chiacchierare, esattamente come facciamo ogni sera da quando lei è arrivata, dopo aver messo a letto i bambini. Lei ha un modo unico di farmi distrarre e tranquillizzarmi. Ho un leggero dolore latente che coinvolge tutta la circonferenza tra il basso ventre e la parte bassa della schiena, a cui si aggiungono delle contrazioni più forti, all’incirca ogni venti minuti.
Poco dopo le sette del mattino, la situazione inizia a cambiare: le contrazioni si fanno più intense e leggermente più ravvicinate. Mia madre e Gail, arrivata da poco per preparare la colazione, mi fissano con le braccia conserte.
“Su, parlate, che c’è?”
“No, Ana, devi dirci tu cosa c’è” risponde mia madre “Si vede che non ti senti bene, non capisco perché ti ostini a startene seduta lì invece di prepararti per andare in ospedale”
Sbuffo e abbasso lo sguardo. La verità è che non so neanche io perché me ne sto qui.
La mia mente, ma soprattutto il mio cuore, lo sanno, sanno che sta per arrivare il momento che attendo da otto lunghissimi mesi; non posso ignorare i segnali del mio corpo, i dolori, le contrazioni, e una sensazione che prende origine semplicemente dal mio istinto di mamma. Ma una parte di me è come se non riuscisse ad accettare di dover vivere ciò che mi attende nelle prossime ore senza Christian, senza l’altra metà di me. Non credo di essere forte abbastanza per affrontare tutto da sola. E poi ho paura, quella paura che ti assale quando sai che affronti una sfida in cui ti giochi tutto, tutta la tua vita.
“Sarebbe inutile andare in ospedale adesso; probabilmente mi attaccherebbero al monitoraggio chissà per quanto tempo e ciao. Io voglio stare qui, e soprattutto non voglio far spaventare i bambini”
“Tranquilla, a loro penso io” mi rassicura Gail “Tra poco vado a svegliarli, faccio fare loro colazione, li vesto e li accompagno io a scuola, tanto John è da mia madre”
“Grazie Gail” dico, con gli occhi pieni di lacrime “Ma non voglio muovermi da qui prima che siano usciti loro”
Mentre Gail va a svegliare i bambini, telefono alla dottoressa Greene, spiegandole la situazione. Lei mi comprende e non mi costringe ad andare subito in ospedale, ma mi consiglia di continuare a monitorare le contrazioni e muovermi quando queste raggiungono intervalli inferiori ai sette/otto minuti; e poi mi consiglia di fare una colazione molto leggera, così da non appesantirmi, ma avere le forze necessarie per affrontare, eventualmente, il travaglio e il parto.
Mi alzo dal divano e mi siedo a tavola per mangiare qualcosa e stare un po’ con i miei bimbi prima che vadano a scuola. Quando arriva una contrazione, mi aggrappo al bordo del tavolo e stringo leggermente gli occhi, cercando di non far notare loro la mia smorfia di dolore. Teddy e Phoebe sono piccoli, ma avvertono sempre quando qualcosa non va, sono molto bravi a captare le nostre espressioni.
Quando vengono a salutarmi, prima di uscire, li stringo un po’ più forte e devo lottare contro me stessa per non scoppiare a piangere: molto probabilmente al loro rientro non mi troveranno qui, e al pensiero sento la paura spaccare a metà il mio cuore. Non appena la porta di casa si chiude, comincio a piangere e non riesco a frenare le lacrime.
“Tesoro mio” mia madre mi abbraccia, con la voce roca, e poi si china davanti a me “Cosa ne dici di fare una bella doccia calda, così poi andiamo? Dirò a Sawyer di mettere la valigia in auto..”
Annuisco e, con il suo supporto, salgo in camera e mi infilo nella cabina doccia. Miriadi di pensieri mi attraversano la mente mentre l’acqua calda accarezza il mio corpo. Abbasso lo sguardo e mi accarezzo la pancia, che nello specchio ho notato essere molto più bassa.
“Piccola mia, mi sa che ci siamo. Non so se mi stia facendo un altro dei tuoi scherzetti o se questa volta hai deciso davvero di venire al mondo. Io spero ancora che sia un falso allarme, ma mi sa che tra poche ore ci conosceremo. Sapessi quanto ho aspettato questo momento, amore mio, e quanto grande è la paura che non mi lascia respirare. Da adesso in poi dobbiamo essere una squadra, più che mai. Ci aspetta la sfida più importante”
Il mio discorso viene interrotto da una nuova contrazione, ancora più forte delle precedenti. Mi appresto ad uscire dalla cabina doccia e asciugarmi; indosso un paio di comodi pantaloni Adidas, una t-shirt con una felpa e un paio di sneakers. Raccolgo i capelli in una semplice coda e, con l’aiuto di mia madre, scendo le scale.
“Chiamiamo Christian?” propone la mia genitrice, mentre mi aiuta a salire in macchina.
“No, aspettiamo di sapere cosa ci dicono in ospedale”
“Ana.. mi sembra alquanto ovvio..” mi fa notare.
“Mamma, ti prego..”
Lei sospira e annuisce. “Come vuoi..” sussurra.
“Possiamo andare?” domanda Sawyer, sistemando lo specchietto retrovisore.
“Sì, andiamo. E non è necessario correre, sto benissimo”
Perché in fondo è così: fisicamente, negli intervalli tra le contrazioni mi sento abbastanza bene, e non voglio di certo rischiare un incidente.
Durante il tragitto verso l’ospedale, continuo a monitorare la distanza tra le contrazioni, che è ancora intorno ai dieci minuti e in una piccolissima parte di me, spero che, una volta arrivata lì, come quasi un mese fa, mi dicano che è tutto chiuso e mi facciano tornare a casa.
Ma, all’improvviso, a poche centinaia di metri dal Seattle Hospital, una particolare sensazione spazza via ogni dubbio.
“Mamma?”
“Sì, Ana, cosa c’è?”
“Mi si sono rotte le acque”
 


Angolo me.
Buonasera/notte mie splendide ragazze!!
Questa volta non voglio iniziare l’Angolo me con delle scuse, perché, in fondo, ho aggiornato dopo “appena” un mesetto (giorno più, giorno meno), e con solo due giorni di ritardo rispetto a quello che mi ero prefissata. Voglio farvi, seppur con un po’ di ritardo, gli auguri di Buona Pasqua, spero abbiate trascorso delle belle giornate. Io ho qualche giorno di pausa dall’Università e mi sto riposando un po’, oltre a scrivere, ovviamente.
Per cui veniamo subito al capitolo: come avrete scoperto, la piccola Allie ha solo voluto fare un piccolo scherzetto a mamma e papà; il malessere di Ana era dovuto ad un’eccessiva stanchezza dell’ultimo periodo. Qualcuna di voi l’aveva intuito, qualcun’altra si aspettava un colpo di scena. Spero di non avervi deluso con questo capitolo che è un insieme di tanti piccoli momenti familiari, semplici e zuccherosi (come piacciono a noi); sono i momenti che preferisco, quelli incentrati sulla quotidianità, sugli ultimi preparativi, sui gesti semplici, sull’intimità della famiglia. Famiglia che sta ufficialmente per allargarsi, e questa volta non è un falso allarme. Secondo voi Christian riuscirà a prendere l’aereo e ad arrivare in tempo per la nascita della sua bambina?
Immagino quanto siate impazienti di leggere il prossimo capitolo e, credetemi, anche io sono impaziente di scriverlo, ma, come vi dico sempre, non posso dare certezze su quando riuscirò ad aggiornare, perché sapete molto bene che devo dare precedenza allo studio e alla tesi.
A questo proposito, volevo ringraziarvi con tutto il mio cuore per le bellissime parole che mi riservate, per la vostra comprensione e il vostro affetto. Ogni recensione che leggo mi regala un pizzico di felicità e soddisfazione e mi sprona a cercare di fare sempre meglio.
Spero davvero tanto che il capitolo vi sia piaciuto, e come sempre attendo con ansia di sapere il vostro parere.
Vi mando un enorme abbraccio e vi do appuntamento al prossimo capitolo per dare il benvenuto alla piccola Allison.
Un grande bacio.
Mery.






 


 
   
 
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