Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
Segui la storia  |       
Autore: Kuro Nekomiya    23/04/2019    6 recensioni
«Che diavolo stai cercando di fare?» Tuonò la ragazza dagli occhi di fuoco, tenendolo d’occhio.
Kisshu non disse nulla e, in risposta, si lanciò su di lei come un felino, cogliendola di sorpresa.
La fece arretrare di pochi passi fino a farla scivolare sul letto alle sue spalle, immobilizzandole prontamente i polsi.
Lei grugnì, fissandolo con astio. Ogni scusa era buona per metterle le mani addosso...
«Che faccio? Fraternizzo con te...» Mormorò l'alieno, con voce che a Suguri parve a tratti arrogante. «...ormai siamo complici, no?» Le chiese allusivo, puntando gli occhi nei suoi.
«Che cosa intendi dire?» Soffiò la ragazza, sorpresa.
Lui ridacchiò divertito a quella domanda.
«Che ne dici...ti va di far parte del terribile duo
**Storia soggetta a cambio di rating**
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kisshu Ikisatashi/Ghish, Nuovo Personaggio
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
** Buongiorno! ^^
Quest’oggi volevo fare uno strappo alla regola per fare due parole con voi.
Di solito non metto mai introduzioni ai capitoli perché mi piace che sia la storia a parlare, e generalmente penso che non siate interessati a leggere amenità varie che mi riguardano ^^”
Dunque mi pongo come narratore invisibile, il quale si ritaglia un po’ del suo spazio nelle note più demenziali a fine capitolo e morta lì. Tuttavia, negli ultimi giorni ho riflettuto a lungo, e ho necessariamente bisogno del vostro contributo per fugare un paio di dubbi.
Mi aiutate per favore? ^^

Domanda n° 1:
Nell’Intro di questa Long ho esordito dicendo (lo ripeto, nel caso qualcuno non se lo ricordi o non l’abbia letta!) che questa fic avrebbe ruotato attorno ad una forte componente introspettiva e sarebbe stata di genere per lo più action. La mia idea era quella di richiamare l’atmosfera dell’opera originale ma con una serie di elementi What If e, soprattutto, un taglio più maturo, alcuni contenuti più forti ed adulti rispetto alla commedia sentimentale con cui siamo cresciuti/e e la prospettiva di un'ampia evoluzione psicologica per i protagonisti e cooprotagonisti della storia, inseriti all'interno di un percorso di crescita diciamo 'corale'.
Finora, vi ritrovate in questa descrizione?

Domanda n° 2:
2. Un uccellino mi ha detto che forse non riesco a caratterizzare al meglio la mia Long e a delineare dei punti di riferimento, e che per questo i lettori possano risultare confusi. La fic, infatti, non ha come obiettivo primario la realizzazione di ship (che comunque ci saranno) e risulta un po’ lenta proprio per l’approccio introspettivo e descrittivo che adotto. ^^”
Dunque vi chiedo...
Faticate a capire dove voglio andare a parare?
Qual è, secondo voi, il valore aggiunto che riesco a darvi?
Cosa vi aspettate dai prossimi capitoli?


Invito tutti/e ad esprimere la propria umile opinione. Siete in tanti/e a seguirmi e leggermi in silenzio, quindi mi domando se non ci sia qualcosa che vi lascia perplessi/e ^^”
Noto, a volte, la stessa sensazione anche da chi mi recensisce con affetto dall’inizio.
Pertanto, ci tengo a comprendere meglio cosa ne pensate voi, il mio pubblico ^^”
Sono un’autrice, ma prima di tutto sono una persona. La scrittura per me è una cosa molto personale, per questo ogni vostro contributo è importante per migliorarmi e migliorare così anche il livello di intrattenimento. Non pensate che ciò che dite non apporterà niente di nuovo e non abbiate paura di esporvi. Io non vi mangio ^^”
Sarei anzi felicissima di conoscere lettori nuovi.
Anyway, fatemi sapere se vorreste o preferireste più spesso avere un’intro di questo genere ai capitoli postati. In ogni caso, vi reindirizzo alla mia pagina, dove si parla di questa Long ma anche di altri contenuti e cavolate varie xD (soprattutto queste ultime)
Se siete interessati/e a conoscermi meglio o a comunicare con me, quello non è l’unico mezzo, ma potrebbe essere uno dei migliori ^^
Detto ciò, buon capitolo! ^^






XII.
On the Wrong Side.







Masaya immerse le bacchette nella ciotola e mescolò lentamente la zuppa di miso, amalgamando sommariamente tutti i sapori.
Infilzò un pezzetto di tofu e se lo portò alla bocca, assaporandone la consistenza morbida e il lieve retrogusto dato dalle cipolle verdi*.
Inclinò la ciotola e diede una sorsata al brodo, passando poi alla frittata.
Afferrò il piattino sul quale era poggiata e ne afferrò un pezzetto, mettendoselo in bocca. Lo masticò con gusto, prima d’inghiottire il boccone e portarsi alla bocca la tazza contenente il té.
Il té verde rinfrescò il suo palato all’istante, dissetandolo quel che bastava per continuare la colazione.
Lasciò vagare distrattamente lo sguardo sulla finestra di fronte al tavolo del soggiorno, la quale permetteva al bel sole primaverile di penetrare nella stanza.
Sorrise, di discreto buonumore, fino a quando sua madre adottiva spuntò alle sue spalle.
«Tieni pure caro.» Gli disse con pacatezza, servendogli un filetto di sgombro appena grigliato. Masaya s’appropriò immediatamente del piatto, spezzando la carne morbida del pesce con le bacchette.
«Ti ringrazio, Okaa-san.» Replicò lui, rivolgendole un sorriso gentile. «Otou-san?» Domandò poi, curioso.
La madre, una donna di mezza età con capelli ormai grigi raccolti in uno chignon dietro la testa**, lo guardò.
«Sta riposando. Visto che oggi è domenica, preferisco lasciarlo dormire ancora un po’.» Gli rispose, prima di lasciarlo solo in salotto e tornare in cucina con il passo lento e leggero che gli era tanto familiare.
Dopo aver ingurgitato con gusto una parte del pesce, il ragazzo poggiò il piatto sul tavolo e s’alzò in piedi, dirigendosi verso il televisore posto a pochi metri da lui. Allungò un braccio ed agguantò il telecomando, pigiando il tasto d’accensione.
L’apparecchio si sintonizzò automaticamente sul notiziario mattutino di NHK*, il primo canale in ordine d’elenco.
In sovrampressione spiccava un annuncio tanto drammatico quanto singolare, scritto in caratteri neri su sfondo giallo:
‘Clinica di Tokyo attaccata da un mostro, intervengono misteriose supereroine. 9 morti e 22 feriti, di cui 5 gravi’
Il giovane lesse quel titolo e storse il naso.
Supereroine…
Seriamente?
Che si trattasse di un’iperbole, o…
Rimase in ascolto, perplesso ma curioso.
Per sua fortuna, di lì a pochi secondi il telegiornale aprì un servizio dedicato alla notizia, e Masaya incollò gli occhi allo schermo.
Immagini di un complesso di edifici in fiamme s’alternarono a quelle degli idranti dei Vigili del Fuoco e delle ambulanze giunte sul posto per trasportare altrove i pazienti portati in salvo.
La voce del giornalista in sottofondo informò i telespettatori riguardo i dettagli sulla vicenda. La clinica coinvolta era la Yamazaki e, a detta dei testimoni oculari, questa sarebbe stata data alle fiamme da un drago volante sputafuoco.
Drago volante…
Ancora più assurdo
, pensò Masaya.
Il moro si mise in bocca il riso in bianco col sesamo e qualche altro pezzetto di sgombro, senza distogliere troppo l’attenzione dal televisore.
Proprio in quel momento, le immagini ufficiali lasciarono spazio a quelle di un video amatoriale girato dal telefonino di uno visitatori della clinica.
Un drago dalla testa enorme era chiaramente visibile, così come le fiamme che esso emetteva dalla bocca. Decisamente meno chiara, per via della bassa qualità del filmato** e della camera in continuo movimento, era la fisionomia di una delle ‘eroine’, così come definite dall’autore del servizio.
Certo era che, a detta delle immagini, le fiamme sputate dal drago si fermavano stranamente a mezz’aria, come se si scontrassero contro un muro invisibile che ne impedisse la propagazione. Il video mostrava poi un improvviso fascio di luce e la repentina scomparsa del mostro, dissolto nel nulla come se non fosse mai esistito.
Il giovane si fece passare sotto gli occhi tutte quelle sconvolgenti sequenze, incapace di formulare una parola o un commento.
Era incredulo. Sembravano gli effetti speciali di un film, ma dubitava fortemente che il notiziario facesse circolare notizie false.
Doveva trattarsi della verità.
Il cronista proseguì nella sua disamina, informando i telespettatori di alcuni dettagli decisamente poco incoraggianti. A seguito dall’attacco del mostro la clinica era stata quasi completamente distrutta, e si contavano sia morti che feriti.
Fortunatamente, la struttura sorgeva vicino ad una stazione dei Vigili del Fuoco, i quali erano riusciti ad intervenire tempestivamente, limitando danni che avrebbero potuto essere molto più gravi.
Masaya masticò con foga i chicchi di riso e il pezzetto di frittata che s’era appena infilato in bocca, mischiando tra loro i sapori.
Com’era possibile che un drago fosse comparso a Tokyo?
Nessun documento scientifico ne attestava la reale esistenza.
Si trattava di creature appartenenti al mondo fantastico…
Eppure i fatti parlavano chiaro.
Proprio mentre inclinava la ciotola con la zuppa di miso verso di sé, andando a svuotare tutto il brodo ivi contenuto, la sua attenzione venne attirata nuovamente, questa volta dalle interviste a caldo comprese nel servizio.
Il sottotitolo aveva ora cambiato focus, concentrandosi non più sui tragici avvenimenti accaduti, ma sulle vere protagoniste della notizia.
‘Supereroine a Tokyo?’ era la domanda che campeggiava in grassetto, mentre le immagini mostravano una giornalista porgere il microfono a due ragazze abbagliate dai riflettori.
Entrambe parevano disorientate e confuse.
Dal loro aspetto, era evidente quanto fossero provate dalla battaglia.
A sinistra della telecamera, una ragazza che non sembrava avere più della sua età osservava l’obiettivo con sguardo estremamente accigliato.
La sua carnagione appariva molto pallida e la pelle era lucida, smunta.
I capelli, corti e di un acceso color lattuga, ricadevano bagnaticci e disordinati sul viso e sulla fronte.
Indossava un vestitino verde scuro, decisamente troppo succinto per combattere, il quale lasciava le gambe completamente scoperte, ad esclusione degli stivali al ginocchio.  
La porzione destra dello schermo, invece, era occupata interamente da una seconda ragazza. Lievemente più bassa rispetto alla prima, indossava un vestitino a palloncino di un bel rosa caramella.
Sulle sue braccia nude v’erano bruciature e contusioni, così come sul viso. Un paio di grandi occhi rosa facevano capolino sulle sue guance, rosse per l’imbarazzo. Il caschetto corto e mosso che portava pareva ormai un ammasso di capelli impiastricciato di sudore e polvere.
Due splendide quanto curiose orecchie da gatto spuntavano da sotto la sua voluminosa chioma rosa.
Masaya strabuzzò gli occhi.
Erano vere orecchie da gatto?
«Ma dai...sembrano cosplayer!» Commentò tra sé e sé, sorridendo.
«Allora, potreste dirci chi siete? È vero che siete supereroine?» Domandò la giornalista, allungando verso quest’ultima il suo microfono.
Masaya continuò a seguire interessato, infilzando con una bacchetta una fetta di tamagoyaki.
La ragazza gatto fece un ampio sorriso, scoprendo un canino appuntito sotto il labbro superiore. Indietreggiò di un passo, come intimorita, e la sua coda felina s’arricciò su sé stessa.
«B-beh, noi siamo...» Cominciò a balbettare, mentre la ragazza lattuga al suo fianco guardava di sottecchi l’obiettivo, spostando di tanto in tanto lo sguardo nervoso sulla compagna in rosa. «S-si, è proprio così!» Esclamò a gran voce. »Siamo combattenti che vestono alla marinar-uhooa!» Pronunciò allora, gesticolando in maniera sconnessa e confusa, prima di sbilanciarsi troppo e rischiare di cadere.
La ragazza lattuga accorse in suo soccorso immediatamente, trattenendola per un braccio e ritirandola in piedi.
A quelle immagini, il ragazzo si mise a ridere di gusto.
«Che carina...quanto è maldestra!» Mormorò divertito, prima di svuotare anche la ciotola del riso.
Gli ricordava qualcuno in quei gesti impulsivi, e in quel modo imbarazzato di parlare...
Ma non riusciva bene a capire chi...
«Come? Quindi siete delle combattenti? Come avete sconfitto quel pericoloso mostro?» Chiese a quel punto la giornalista, stordendo del tutto la sua interlocutrice.
La ragazza gatto boccheggiò nuovamente, guardando fissa le telecamere.
Sudò freddo mentre i suoi occhi si spalancarono, esprimendo un grandissimo disagio. Alzò una mano ed andò a sbattere contro il microfono, prima di grattarsi la testa e ridacchiare nervosa.
«Chi siamo? N-noi...ebbene...» Cominciò a dire. «...ebbene...» Biascicò ancora, abbassando lo sguardo. Poi prese la ragazza lattuga per le spalle con grande irruenza. «Siamo guerriere che combattono per la giustizia! Proprio così, nya!~» Miagolò tutta d’un fiato. «Siamo le Tokyo Mew Mew! Il nostro compito è proteggere i più deboli!» Esclamò infine, ammiccando energicamente alle cineprese. «Ci vediamo!» Aggiunse infine, prima di afferrare l’amica lattuga per un braccio e fuggire via alla velocità della luce.
Il video spostò a quel punto l’attenzione sui commenti e le testimonianze dei presenti che avevano assistito allo scontro.
L’opinione degli intervistati era unanime su due punti: l’esperienza vissuta era stata spaventosa, e le...‘Tokyo Mew Mew’ erano state spettacolari.
Forti e coraggiose, s’erano battute faccia a faccia con un enorme drago...
Parevano tutti impazziti per questo nuovo fenomeno.
«Ora sono quasi curioso di vederle in azione...» Pensò a voce alta, portandosi nuovamente alla bocca la tazza di té verde...
Anch’essa vuota.
Lanciò uno sguardo sulla tavola, rendendosi conto di aver completato la colazione senza che se ne fosse accorto.
Ma che strano…
Forse i cronisti avevano ragione.
Era rimasto totalmente rapito dalle Tokyo Mew Mew.
E per uno come lui non era nemmeno facile*...
«Sarà meglio andare...» Disse tra sé e sé, senza rimuginare troppo su quel fatto.
Spense immediatamente il televisore e prese le ciotole ed i piatti usati, incolonnandoli ordinatamente uno sopra l’altro in modo da afferrarli tutti con entrambe le mani. S’alzò dalla sedia e la ripose a fianco delle gambe del tavolo prima di dirigersi direttamente in cucina.
Con passo incalzante ma controllato raggiunse il lavabo in fondo alla stanza e poggiò gli oggetti di fianco ad esso.
«Okaa-san, mi spiace lasciarti queste stoviglie da lavare, ma ora devo andare. Se desideri posso pensarci quando torno...» Le disse, rivolgendosi a lei in maniera estremamente garbata.
La donna sorrise, e gli occhi le si illuminarono di una gioia semplice e spontanea.
«Che bravo ragazzo che ho! Non preoccuparti, è una sciocchezza. Va pure a prepararti, caro...» Gli raccomandò la madre.
Il figlio fece per allontanarsi ed uscire dalla stanza, ma lei lo bloccò poco dopo, chiamando il suo nome.
«Esci con gli amici del club?» Gli domandò, sinceramente curiosa.
«Questa volta no, ho un appuntamento con un’amica.» Rispose.
Masaya ebbe la tentazione di concludere lì la conversazione, ma si sentì subito in dovere di aggiungere ulteriori informazioni.
«Ricordi quella ragazzina coi capelli rossi che stava in classe con me alle scuole elementari? Momomiya-san?» Chiese.
La signora Aoyama rimase in silenzio, pensandoci un attimo su.
«Ah, Momomiya-san. Quella ragazzina vivace!» Commentò non appena il suo viso le balzò alla mente, accompagnato dagli immancabili codini rossi.
«Mi piaceva molto. Si trova a Tokyo?» Replicò.
Il ragazzo annuì con la testa. «Si è trasferita da circa due settimane e mezzo. Abbiamo ripreso a frequentarci.»
Nonostante la neutralità con cui il figlio le avesse comunicato quelle parole, la donna si lasciò scappare un sorriso sornione piuttosto eloquente.
«Ah si? Beh, va a divertirti allora. Lascia a me la cucina.» Mormorò infine, suggerendogli di andare in camera sua a prepararsi.
Masaya la congedò con un grazie ed un sorriso, prima di avviarsi al piano di sopra.



 
***  



Ichigo si mordicchiò nervosa l’unghia del pollice e si dondolò senza sosta contro l’arco d’accesso allo Zoo Parco, ripercorrendo mentalmente gli infiniti avvenimenti del giorno prima.
Ultimamente non faceva che andarle tutto storto.
Ci aveva quasi rimesso le penne contro un Chimero spaventoso, e a seguito dello scontro aveva riportato una brutta contusione sotto le costole e una bruciatura sul braccio sinistro.
Shirogane aveva assicurato che, in quanto Mew Mew, il loro corpo si era rafforzato a seguito della mutazione genetica e dunque quel genere di lividi o ferite sarebbe stato destinato a scomparire molto più in fretta della norma, specie se trattate con pomate o altri medicinali tradizionali.
Tuttavia, secondo il suo parere, quelle parole non erano altro che un tentativo di indorare la pillola.
Come poteva andarsene in giro con delle ferite visibili, specie con la bella stagione alle porte?
Sarebbe stata costretta a nasconderle, con il rischio costante che qualcuno le scoprisse.
Come se ciò non bastasse, dopo il combattimento era stata intervistata dalla tv pubblica nazionale!
Non solo aveva rischiato la vita per colpa di qualche alieno cretino, ma era persino apparsa su tutte le tv del Giappone in condizioni del tutto impresentabili.
In seguito s’era trascinata a casa, psicologicamente distrutta, e aveva recuperato il cellulare che aveva lanciato nella borsa ore prima.
Con mostruoso ritardo, lesse un paio di messaggi lasciati dalle sue amiche, le quali l’avvisavano che lo Zoo di Ueno** aveva programmato l’entrata gratuita per quella stessa domenica.
‘Un’occasione perfetta per invitare il ragazzo dei tuoi sogni ad un appuntamento!’
Le avevano scritto. Con un po’ d’impegno, avrebbe quasi potuto sentirle cinguettare allegramente sull’argomento...
Era rimasta a fissare per trenta secondi buoni quelle parole, il cervello completamente vuoto, prima di pensare che si trattasse effettivamente di una buona idea.
Così, senza nemmeno sapere come, aveva fatto scorrere la rubrica e aveva pigiato sul contatto di Aoyama-kun, aveva premuto su ‘Nuova mail’* ed aveva buttato giù due semplici righe nelle quali proponeva al ragazzo di andarci assieme.
Tempo pochi minuti e lui le aveva risposto, accettando con gioia l’invito e suggerendole luogo e ora in cui si sarebbero dovuti incontrare il giorno seguente.
S’era stupita della sicurezza e risolutezza che aveva dimostrato.
Combattere contro il Chimero le aveva lasciato addosso tanta di quella stanchezza che persino l’imbarazzo di sempre era sparito.
Forse avrebbe dovuto agire alla stessa maniera, in futuro…senza starci a pensare troppo su.
Quella mattina, quando s’era alzata dal letto, non aveva ancora realizzato il tutto.
Aveva fatto colazione come sempre e aveva suo malgrado assistito al servizio del tg che la vedeva protagonista della più grande figuraccia mondiale mai vista.
Irritata da quelle immagini aveva ingurgitato ciò che rimaneva sulla tavola ed era andata a prepararsi, riuscendo a condensare tutto in pochi minuti.
Subito dopo era uscita di casa di corsa, diretta verso la stazione, ed era riuscita ad arrivare in anticipo all’appuntamento con Aoyama-kun.
Utopico.
Eppure, era tanta la voglia di vederlo.
Il lavoro al Caffé e le responsabilità da eroina avevano ridotto ad un lumicino il suo tempo libero, e più d’ogni altra cosa voleva passarlo assieme a lui.  
Si portò le mani al viso, continuando a giocherellare con le punte dei piedi.
«Aoyama-kun...» Bisbigliò tra sé e sé, arrossendo tutta.
«Momomiya-san?» Afferrarono le sue orecchie e la ragazza saltò in aria, spaventata.
Alzò gli occhi castani ed incrociò immediatamente quelli scuri dell’amico.
«A-Aoyama-kun! Non t’avevo sentito arrivare!» Balbettò, indietreggiando di mezzo passo ed andando a sbattere contro il muro alle sue spalle.
«Ahia...» Si lamentò lei, ben attenta a non farsi sentire.
«Sei arrivata in anticipo!» Commentò con stupore il moro, rivolgendole un sorriso.
Le guance di Ichigo s’imporporarono lievemente.
«Non...n-non volevo perdermi nemmeno un minuto di questa giornata!» Replicò lei, raddrizzando la schiena come un soldatino.
Lui non cambiò espressione.
«Allora entriamo!» La esortò, oltrepassando l’arco d’accesso.
Lei lo seguì a ruota, osservandolo di sottecchi.
Indossava una camicia color rosso mattone, un paio di jeans slavati e una felpa chiara color beige.
Incredibile come riuscisse ad essere bellissimo con qualunque tipo di look.
Aoyama-kun…
Mormorò ammirata nella sua testa, senza smettere di fissarlo.
Le era mancato così tanto…
Sembravano essere passati secoli dall’ultima volta in cui erano usciti assieme o avevano avuto occasione di parlarsi.
Ora che era lì con lui, voleva lasciare tutte le sue preoccupazioni e i suoi malumori fuori da quello zoo. Voleva solo rilassarsi e godersi il bel sorriso che solo lui sapeva farle.
Mossa da quelle convinzioni, avvicinò d’istinto un braccio a quello di lui, lasciato lungo sul fianco.
Voleva toccargli la mano, anche solo per un po’…
Arrivò quasi a sfiorarlo, quando…
«È una vera fortuna che abbiano organizzato questo evento, non trovi?» Le domandò lui, volgendosi nella sua direzione.
Ichigo si ritirò come un’anguilla nella tana.
«Già, una...una vera fortuna!» Rispose lei, sorridendo e ritraendo le braccia dietro la schiena. Si misero in coda per l’entrata e passarono rapidamente i controlli di sicurezza, approfittando del fatto che fosse un momento di poca affluenza.
Gli addetti consegnarono loro un biglietto di carta plastificata valido per la visita e li lasciarono passare attraverso i tornelli.
«Cosa...cosa vorresti vedere per prima?» Squittì Ichigo, cercando di distogliere l’attenzione dall’imbarazzo di poco prima.
Masaya le riservò il suo solito, splendido sorriso, indicando uno dei recinti poco lontano, posto in uno dei percorsi percorribili a sinistra.
«Andiamo a vedere gli elefanti?» Le propose. «Per i panda al momento c’è troppa coda.» Le fece notare poi, facendo riferimento al percorso principale a destra dei tornelli, gremito di turisti.
La ragazza coi codini annuì con un cenno della testa.
«Non ho mai visto gli elefanti dal vivo, sai?» Lo informò, riportandosi al suo fianco.
«Se oggi sono qui è solo...»
All’improvviso, Ichigo divenne tutta rossa e la lingua le si attorcigliò in bocca, impedendole di continuare la frase.
Abbassò la testa, sentendosi di colpo troppo codarda per guardarlo.
Agire senza essere tesa? Quando era con lui?
Utopico!
Commentò, maledendosi mentalmente.
Proprio non ce la faceva. Era così frustrante!
Quando era in sua compagnia, si sentiva così nervosa che il cuore le batteva forte e non riusciva ad esprimere al meglio i suoi sentimenti.
«C’è qualcosa che non va? Non ti senti bene?» Le chiese lui, prendendola per una spalla, nel tentativo di sincerarsi delle sue condizioni.
Lei s’irrigidì e scosse energicamente la testa, sudando per l’imbarazzo.
«...N-Nono! È tu...tutto apposto…» Mugugnò non molto convinta, non appena le sue labbra tornarono magicamente a muoversi.
Rialzò allora gli occhi cioccolato su di lui, e si ritrovò addosso il suo sguardo indagatore.
Vi si perse irrimediabilmente.
Era serio ma al tempo stesso rilassato, diverso dal solito sguardo pacato e gentile che le riservava. Le sue sopracciglia scure erano abbassate, disegnando sul suo viso un’espressione estremamente concentrata.
Le sue labbra, invece, erano lievemente socchiuse, ma immobili.
«Aoyama-kun?» Mormorò piano, senza ricevere risposta.
La stava fissando
Un ragazzo che fissava una ragazza in quel modo…
Poteva significare solo...
Che gli piace…
A quella riflessione la ragazza cambiò colore in mezzo secondo, diventando rossa in viso.
«Oh mio dio!» Si fece sfuggire dalla bocca, e a quel commento Aoyama si ridestò dal suo torpore
«Momomiya-san?» La richiamò, dandosi un tono con un gesto del capo.
«Aoyama-kun!» Replicò lei a sua volta.
Non riusciva ancora a crederci.
Aoyama-kun s’era distratto...
Anzi, lei l’aveva distratto.  
Un dettaglio di poco conto che cambiava tutte le carte in tavola.
 «Perdonami, sono stato sfacciato a guardarti in questo modo.» Mormorò dispiaciuto.
Lei abbassò gli occhi dietro la frangetta e si fece piccola piccola, sorridendo intenerita. «Non è necessario che ti scusi, Aoyama-kun.» Cinguettò, sospirando contenta.
«Tu stai bene?» Le domandò il ragazzo, facendo scivolare la mano dalla spalla al suo braccio. Lo sentì afferrarlo tra le dita, ma a quel gesto la ragazza tremò senza volere.
L’aveva stretta proprio lì, dove s’era procurata quella dannata bruciatura…
Ora mi scoprirà!
Pensò, trattennendo un’espressione di dolore.
Masaya sembrò accorgersente e lasciò immediatamente la presa, facendole tirare un sospiro di sollievo.
Lo guardò con un filo di preoccupazione, aspettandosi un ulteriore commento da parte del ragazzo…
Per fortuna, le labbra di lui rimasero serrate.
«Sto bene» Affermò a quel punto, come a cambiare in fretta discorso.
Allungò una mano verso la manica della sua camicia e vi ci si aggrappò con due dita, teneramente. «Riprendiamo il nostro giro?» Lo intimò, indicando il recinto degli elefanti.
Il ragazzo annuì e le sorrise con dolcezza, sfilando il braccio dalla presa della ragazza e afferrando la mano di lei appesa alla sua camicia.
La strinse nella sua e a quel gesto Ichigo s’ammutolì, limitandosi a diventare più rossa dei suoi capelli.
Dopo qualche secondo chiuse a sua volta le dita sulla sua mano, estraniandosi completamente dall’ambiente circostante.
Quanto aveva sognato di potergliela afferrare, un giorno o l’altro!
Era così calda e rassicurante.
«Così sono sicuro che non ti perdi o inciampi da qualche parte!» Replicò, facendole l’occhiolino e tirandola dolcemente verso di sé, riprendendo a camminare.
Lei si coprì la bocca con una mano, trovando impossibile guardarlo anche solo con la coda di un occhio.
Si sentiva svenire!
Era così dolce, sicuro di sé...
Fece vibrare le dita, fecendole aderire per bene alla sua mano: voleva godersi al massimo ogni contatto con lui per preservarne un perfetto ricordo.
Tirò un sospiro leggero e abbassò le palpebre con sguardo sognante.
Era apposto così. Poteva già dirsi soddisfatta…
Era completamente diverso dal loro primo appuntamento alla mostra.
In quell’occasione, Masaya era rimasto del tutto rapito dagli Animali Codice Rosso.
Ora, invece, era lei a trovarsi al centro della sua attenzione…
Non le avrebbe riservato tutte quelle gentili premure, altrimenti...
Chissà che cosa pensi di me?
Si domandò, alzando lo sguardo su di lui.
Quando era in sua compagnia il tempo rallentava, rimaneva come sospeso in aria...e ogni sua preoccupazione, ogni cattivo pensiero volava via.
Anche per lui era lo stesso?
«Guarda lì!» Le sorrise, fermandosi nuovamente e facendole un cenno con la mano libera. Ichigo si voltò nella direzione indicata dal ragazzo e incrociò il gruppetto di pachidermi che avevano visto da lontano.
Un piccolo branco di esemplari adulti pascolava con calma all’interno di un grande recinto comprendente un’ampia area verde.
Alcuni di loro strappavano del cibo dagli alberi con la proboscide, mentre altri aiutavano i cuccioli a cibarsi delle foglie poste ai rami più alti.
«Non sono carini, Aoyama-kun?» Domandò la rossa, accucciandosi per osservarli meglio.
Le labbra le si incresparono in un leggero sorriso.
Aveva proprio fatto bene a chiedere in ginocchio a Shirogane un permesso al Caffé.
«Tu cosa ne pensi degli zoo, Momomiya-san?» Chiese a bruciapelo il ragazzo alle sue spalle, rivolgendosi a lei.
La Mew gatto si girò a guardarlo con espressione stupita.
«Perché questa domanda?» Replicò lei, leggermente intimorita. «Non ti piace questo posto, Aoyama-kun?»
Alle parole della ragazza lui non cambiò espressione, e non disse nulla per qualche secondo. «Non fraintendermi, Momomiya-san...mi chiedevo solo se trovi giusto che gli animali restino chiusi in un recinto come questo, invece di stare nel loro habitat naturale...» Mormorò.
Ichigo incurvò le sopracciglia in modo strano, brontolando sommessamente.
Già concluso l’interesse per lei?
Prese un ampio respiro e si calmò, concentrandosi sulla sua domanda.
Forse se chiedeva la sua opinione su questioni per lui così importanti significava qualcosa...
«Forse...non è poi così giusto, però...» Esitò per un attimo, giocherellando con una ciocca di capelli. «...Però qui sono accuditi...non rischiano nessun pericolo. In natura, invece...vengono...cacciati dai...bracconieri, giusto?» Farfugliò imbarazzata, col timore di dire qualche strafalcione.
A quella risposta il moro rilassò lo sguardo, facendole un lieve sorriso.
«Si. Hai ragione...» Le disse, lanciando lo sguardo oltre il recinto, in direzione dei grossi erbivori. «Qui sono al sicuro...»
La rossa lo guardò con gli occhi dolci.
«Che ne dici se andiamo a prenderci qualcosa da bere prima di riprendere il giro?» Gli propose, abbassando la voce. «Laggiù c’è un chiosco.» Lo informò poi, indicandone uno poco più avanti, a ridosso del percorso pedonale.
«D’accordo» Rispose cordialmente lui, avviandosi.
Ichigo fece per seguirlo, quando un brutto presentimento le serrò la bocca dello stomaco all’improvviso.
Si voltò di scatto verso il recinto degli elefanti e le sue orecchie individuarono immediatamente il barrito forte e lamentoso di uno degli esemplari in posizione più arretrata. Una luce abbacinante lo avvolse...
Oh no, un Chimero!
Pensò tra sé e sé, spalancando la bocca e paralizzandosi sul posto.
L’animale, sotto l’influsso del parassita alieno, modificò le sue sembianze, diventando più imponente e massiccio.
Le sue zanne s’ingrandirono e il suo temperamento ne venne stravolto, passando da placido ad aggressivo e bellicoso.
Il Chimero cominciò ad ululare e a muoversi in tondo, scatenando il panico nel recinto.
Alcuni grossi maschi tentarono invano di attaccare il compagno, divenuto ormai una minaccia, mentre il resto del branco si lanciò spaventato sul lato opposto della palizzata nel tentativo di fuggire.
Ichigo deglutì. Le stavano per venire addosso.
«Momomiya-san!» Sentì gridare da Aoyama-kun, e i suoi occhi si posarono su quelli di lui.
Lo vide lanciarsi in sua direzione con grande coraggio, afferrandole il braccio con più forza del dovuto. «Andiamo via di qui!» Le urlò preoccupato, cercando di tirarla verso di sé.
«Aoyama-kun!» Lo richiamò lei, le lacrime agli occhi.
Avrebbe tanto voluto andarsene via di lì, ma…
Non poteva farlo.
Solo lei poteva intervenire.
Solo lei poteva proteggerlo…
Per un istante, Masaya notò un cambio di sguardo nella ragazza, prima che il branco di pachidermi sfondasse il recinto, dirigendosi di corsa verso di loro.
Ichigo approfittò di quell’attimo di distrazione per spingerlo via dalla loro traiettoria, allontanandolo da sé.
Gli animali imbizzarriti penetrarono nel varco lasciato aperto, coprendo completamente la visuale di entrambi.
Ichigo s’infilò immediatamente la mano in tasca, afferrando la sua spilletta per la trasformazione.
Per fortuna l’aveva portata con sé…
Quello era il momento adatto per scappare via.
«Scusami, Aoyama-kun!» Disse, mischiandosi alla folla di visitatori in fuga e facendo perdere le sue tracce.
Si lanciò tra i cespugli che delimitavano i percorsi guidati dello zoo, assicurandosi di essere al riparo da occhi indiscreti.
S’accucciò contro l’ampio tronco di un albero e si portò la spilla alla bocca.
«Mew Mew Strawberry Metamorfosi!» Sussurrò, e il suo corpo venne avvolto dalla luce iridescente che, ogni volta, la trasformava nella sua controparte felina.
«E ora a noi, stupido Chimero!» Esclamò, sbucando dalla vegetazione con un balzo atletico.
Non l’avesse mai fatto.
Si ritrovò nel bel mezzo del caos.
Gli elefanti, atterriti dalle reazioni del Chimero, erano ormai sconfinati nelle zone pedonali riservate ai turisti e correvano a grande velocità in ogni direzione, alzando nuvole di polvere e terra.
MewIchigo si coprì il naso con un braccio, lanciando lo sguardo ovunque e stando attenta ad individuare un qualsiasi, potenziale pericolo per i visitatori del parco.
I pachidermi, infatti, non erano gli unici animali dello zoo ad essere agitati.
Ruggiti, ululati e latrati d’ogni tipo riempivano l’aria, mischiati alle urla terrorizzate dei presenti.
La situazione s’era fatta improvvisamente drammatica...
Non poteva permettere che un altro momento di spensierata quotidianità venisse rovinato dagli alieni.
«Mettetevi in salvo, presto! Uscite di qui!» Gridò la Mew rosa all’indirizzo dei presenti, compiendo ampi gesti con le mani.
Li vide fuggire alla bell’e meglio, imboccando le uscite del parco di fretta e furia.
Tirò un sospiro, cercando di calmarsi e studiare la situazione.
Non poteva pensare a tutti...doveva dare fiducia al prossimo e augurarsi che tutti ne uscissero sani e salvi senza farsi male.
La sua priorità poteva essere solo una...il Chimero.
Quest’ultimo scalpitava da una parte all’altra dello zoo, devastando le panchine ai lati del sentiero, facendo crollare alberi e sfondando i recinti delle altre bestie con la potenza delle lunghe zanne.
Sembrava una specie di grosso tir impazzito…
«Fermati, bestione!» Esclamò a denti stretti compiendo un giro dell’area, in modo da tenerlo all’interno del suo perimetro d’azione.
Era inutile inseguirlo: il suo schema di movimenti era troppo imprevedibile. L’avrebbe sfinita e, ancora peggio, avrebbe rischiato di essere caricata.
Pronunciò la formula magica e fece comparire in un batter d’occhio la sua campanella.
Avrebbe aspettato, lo avrebbe colpito al momento giusto...
Fortunatamente, sembrava essere un avversario piuttosto stupido.
Anche una strategia così semplice poteva funzionare.
Lo vide portarsi vicino a lei pochi secondi dopo, del tutto inconsapevole della sua presenza.
«Ci siamo! Ribon...» Esclamò, facendo brillare di luce Ia sua campanella.
Fu in quel momento che il suo udito percepì un colpo proveniente dall’alto, diretto verso di lei.
MewIchigo indietreggiò istintivamente con un balzo, evitando per tempo un proiettile.
Quello andò a vuoto, impattando a terra in un’esplosione elettrica.
«Perché tanta fretta, Gattina?» Tuonò una voce maschile.
La Mew Mew alzò la testa e vide sbucare un alieno da un varco dimensionale aperto.
Capelli scuri, occhi dorati...MewIchigo lo riconobbe al volo.  
Aprì la bocca, pronta a dirgliene quattro, quando s’accorse che non era solo.
Accanto a Kisshu, che ella aveva malauguratamente conosciuto durante lo scontro con Miky a casa di Minto, v’era una ragazza.
L’alieno la portava in braccio, cingendole le ginocchia nude con una mano e la vita con l'altra.
Quest’ultima se ne stava aggrappata alle sue spalle con il braccio destro, mentre nella mano sinistra impugnava una pistola color nero pece, esattamente come l’abito corto che indossava e i lunghi capelli che le incorniciavano il viso, scendendo delicatamente sulle spalle nude.
Intensi occhi color ciliegia, uniti al sorriso beffardo sulle sue labbra, vagliavano con attenzione la sua figura; le dita della sua mano destra, avvolte da un guanto scuro, ticchettavano impazienti sul collo dell’alieno.
Orecchie e coda feline, dal manto acceso e striato, sbucavano dalla sua testa e da sotto la sua gonna, manifestando in maniera inequivocabile la sua identità**.
MewIchigo sgranò gli occhi e rimase impietrita mentre i suoi avversari scendevano lentamente fino al suolo, piombando nel mezzo del campo di battaglia con la leggerezza di una piuma.
Nonostante non l’avesse mai vista nelle sue sembianze di guerriera, non aveva nessun dubbio.
Moriyami Suguri, o meglio...MewSuguri, era lì davanti a lei.   
E stava combattendo dalla parte sbagliata.   



 
***  



La Mew gatto deglutì ed abbassò la sua arma, stringendosi nelle spalle.
Era come se le avessero sparato per davvero e il proiettile l’avesse colpita in qualche punto vitale.  
Non riusciva a staccarsi da quell’immagine...i suoi occhi ritornavano continuamente su MewSuguri, ripetendosi al pari di un disco rotto.
In piedi di fronte a Kisshu, le dava parzialmente le spalle.
Entrambi la guardavano di sottecchi, confabulando tra loro, come se stessero studiando le prossime mosse.
Le mani di lei erano poggiate sul corpo dell’alieno e i loro visi era molto vicini.
Fin troppo vicini.
«Moriyami-san…» Balbettò tra sé e sé.
Non riusciva a capire.
Perché se ne andava in giro con gli alieni?*
Eppure l’aveva vista.
La persona che aveva incontrato sulla metro, la ragazza riservata e gentile che l’aveva aiutata...
Aveva provato per lei un’ammirazione istintiva.
Non le era mai capitato prima, se non con Aoyama-kun.
Poteva scommettere che non era un caso...
C’era un legame tra loro che non poteva spiegare.
Non voleva credere che fosse tutto una bugia, frutto della sua immaginazione...
Non voleva credere che le avesse tradite.
Lei era una Mew Mew. Lei era una sua compagna...
Con lei era destinata a condividere la responsabilità di essere una supereroina e il dovere di salvare il pianeta Terra.
Scosse il capo.
Non doveva andare così.
Era tutto sbagliato...
«Moriyami-san!» Gridò ad un certo punto MewIchigo, decisa.
Doveva farglielo capire. Doveva farle cambiare idea...prima che fosse tardi.
La Mew tigre la guardò, ma non disse nulla né cambiò espressione.
«Attenta!»
Una voce accorata alle sue spalle la scosse, attirando la sua attenzione.
Si voltò in quella direzione, ruotando la testa ad ore otto, ed incrociò il grosso Chimero elefante pronto ad attaccarla.
Accanto al mostro, un ragazzo dai capelli e la carnagione scura correva con tutto il fiato che aveva in corpo. Indossava una camicia color mattone, un paio di jeans slavati e...
Aoyama-kun!
Sobbalzò lei, stringendo nervosamente le labbra.
Che volesse avvisarla del pericolo?
Stava rischiando la sua vita per aiutare una Mew Mew...perché?
Se gli stava così vicino, quel Chimero avrebbe potuto ferirlo…
Non se lo sarebbe mai perdonato.
A quell’eventualità, MewIchigo decise di dare un brusco stop a tutti i suoi interrogativi e di scattare rapidamente verso di lui.
«Non avvicinarti, è pericoloso!» Lo avvisò, più preoccupata che mai.
Tuttavia, il giovane ignorò volutamente il suo avvertimento e lanciò uno sguardo al Chimero, attirandone l’interesse.
Virò verso il viale alberato a perimetro del parco, con l’intenzione di distoglierlo dall’intento di attaccare MewIchigo…
Ma purtroppo per lui, quel bestione era piuttosto veloce.
Nonostante tutti i suoi sforzi, stava avendo serie difficoltà a seminarlo come avrebbe voluto. Pochi istanti e sarebbe stato raggiunto, schiacciato dalle sue zampe...
Masaya cominciò a rallentare, sentendosi ormai spacciato, quando con la coda dell’occhio vide la Mew rosa spiccare un lungo balzo verso di lui.
Con le braccia portate in avanti, la ragazza riuscì ad afferrarlo per l’addome e a spingerlo via dalla traiettoria del Chimero, evitando per un soffio una tragedia.
Ruzzolò malamente al suolo per qualche metro prima di perdere del tutto la presa sul corpo del ragazzo, venire sbalzata via con violenza e fermarsi a non molta distanza da lui, faccia a terra e pancia in giù.  
Dopo lunghi secondi di immobilità, MewIchigo lanciò un sommesso gemito di dolore, ma rifiutò di dichiararsi sconfitta. Alzò la testa e si tirò immediatamente sulle braccia, strisciando a rilento sullo sterrato.
Cercò Aoyama-kun con lo sguardo e lo trovò a pochi metri da lei, in posizione più arretrata e sicura.
Le iridi scure di lui incrociarono quelle rosa di lei, e il suo cuore fece un balzo per l’emozione non appena s’accorse dell’apprensione che bagnava i suoi occhi, lucidi e provati per il timore di poterla perdere per sempre.
La Mew gatto tirò un sospiro impercettibile e sentì le sue guance scaldarsi.
Era certamente arrossita...ma all’improvviso non le importava.
Allentò la tensione sulle sopracciglia e dimenticò per un attimo le fitte di dolore, ricambiando quei sentimenti con sguardo ricolmo di dolcezza.
Ricambiando quei sentimenti nel modo in cui aveva sempre desiderato...
Masaya sembrò recepire il suo messaggio ed accolse le sue emozioni, senza staccare gli occhi dai suoi.
Cosa...stava accadendo, quale magia?
Dovevano quasi rischiare di morire a quel modo per riuscire a comunicare in maniera così intima?
Le emozioni erano così intense, adesso…
Era come se volesse parlarle, pur senza aprire bocca.
Era come se volesse dirle ‘Non ti lascio sola, sono qui con te’.
A quell’idea, la Mew Mew si sentì ribollire di lusinga in ogni cellula del suo corpo.
Pareva un bel sogno...o una splendida fiaba.
Ma quello non era il momento...
Non era più Ichigo Momomiya.
Ora era MewIchigo…e solo lei poteva proteggerlo.
Toccava a lei salvarlo...ricambiare il meraviglioso favore che lui aveva cercato di farle.
«Mettiti in salvo...» Gli sussurrò, scandendo lentamente ogni parola e riservandogli uno sguardo pieno d’amore.
Si puntellò con le braccia e si tirò in piedi, stringendo vigorosamente la Strawberry Bell nella mano.
Grazie, Aoyama-kun.
Pensò tra sé e sé, portandosi una mano al petto.
Non attese oltre e partì alla carica, cercando di raggiungere il Chimero bloccato a ridosso di uno dei percorsi pedonali.
Mentre era rimasta a terra, infatti, il pachiderma alieno era andato a sbattere contro la facciata di uno degli info point presenti nella struttura, procurandosi dei danni alla testa. Vide l’animale barrire furiosamente e girare su sé stesso, stordito e pazzo di dolore.
MewIchigo intuì che quella fosse l’occasione perfetta per sconfiggerlo e vi s’avvicinò di corsa. Si fermò ad una certa distanza da lui, abbastanza da farlo rientrare nel suo range d’azione.
«Ribon Strawberry Check!» Esclamò, e il mostro venne avvolto in pieno dal suo fascio di luce.
Non appena lo vide tornare alle sue normali dimensioni abbozzò un sorriso, convinta che fosse tutto finito, ma…
Contrariamente a ciò che accadeva di solito, l’animale non smise di brillare, come se la procedura di trasformazione faticasse a concludersi.
«Cosa succede?» Si domandò, con tono di voce incerto.
Non passò che un istante e una sfera luminosa fuoriuscì dal corpo dell’erbivoro, lanciandosi rapida verso un cucciolo di leone poco distante, fuoriuscito assieme ai fratelli dalla propria area recintata.
La Mew Mew rimase impalata a guardare mentre il piccolo felino si lamentava, rotolando a terra e lanciando striduli guaiti. Le sue dimensioni si moltiplicarono in un batter d’occhio e il suo manto cambiò colore, prendendo una sfumatura violetta.
«Che te ne pare del mio parassita speciale, Gattina?» L’apostrofò provocatorio l’alieno dagli occhi dorati, comparendo sopra il Chimero che assunse ben presto le dimensioni di un enorme leone adulto.
«Kisshu! Che significa tutto questo?» Sputò senza garbo, rivolgendogli occhi pieni di rabbia.
Il ragazzo dalle orecchie a punta ridacchiò senza scomporsi.
«Questo parassita è in grado di cambiare ospite quante volte lo desidera!» Esclamò sicuro di sé. «L’ho studiato appositamente per attaccare in un posto come questo...» Concluse, stringendo gli occhi in due fessure**.
MewIchigo fu atterrita dalle sue parole.
Quel luogo era pressoché perfetto per il suo piano...e, contemporaneamente, una splendida trappola per lei.  
«Da sola non ce la farai mai!» Rincarò la dose lui, sguinzagliando infine il Chimero all’attacco.
MewIchigo non si fece cogliere impreparata ed evitò la zampata del felino nemico con prontezza di riflessi.
Tuttavia, la creatura cominciò ad inseguirla con ferocia, come se volesse condurre un simpatico gioco al massacro.
Il suo comportamento era identico a quello del pachiderma…
«Possibile che questi Chimeri non sappiano fare altro?!» Protestò la Mew gatto, tentando di distrarre o seminare il nemico alle sue spalle.
Non un compito facile...il parassita aveva preso possesso di un corpo ben più agile e prestante del precedente.
Il felino, infatti, compì un lungo balzo e la prese in contropiede, bloccando la sua corsa. La Mew Mew cercò di scappare di nuovo, cambiando direzione, ma subì un attacco che la gettò più indietro.
Riuscì ad atterrare in piedi, ma traballò nel mantenere la sua posizione.
I colpi incassati durante lo scontro con il Chimero elefante e con il drago del giorno prima iniziavano a far sentire i loro effetti…
«Sta arrivando...» Sospirò affaticata, tenendosi le costole indolenzite.
Impugnò la sua arma e se la portò al petto, pronta ad attaccare, ma le parole le si fermarono in gola.
Se l’avesse colpito, il parassita sarebbe finito nel corpo di un altro animale...e lei avrebbe dovuto combattere ancora.
Lanciò uno sguardo in aria, in direzione nord ovest.
Kisshu l’osservava attentamente, pronto a dare manforte al Chimero se non ad ostacolarla nel suo contrattacco.
Abbassò poi gli occhi al suolo, incrociando la figura di MewSuguri.
La scrutava immobile, le gambe incrociate, un braccio stretto sul torace e lo sguardo penetrante fisso su di lei.
«Aiutami...» Sussurrò al suo indirizzo.
Perché non interveniva?
Quali erano le sue intenzioni?
Le sue amiche tardavano ad arrivare.
Da sola non poteva sconfiggere quel Chimero leone…
Si voltò scoraggiata verso di lui e abbassò il peso del corpo sulle gambe, preparandosi a schivare.
L’unico modo era cercare di prendere tempo...
«Ribon Purin Ring Inferno!» Gridò una voce femminile, poco distante da lei.
MewIchigo compì un balzo per allontanarsi dal Chimero, ma questo venne raggiunto da un lampo di luce giallo e si paralizzò, venendo inglobato dentro una sostanza gelatinosa trasparente.
La ragazza dai capelli rosa sgranò gli occhi incredula, studiando più da vicino la grossa bolla gialla.
«Un...budino?» Balbettò sorpresa.
Un budino comparso a seguito di una formula…
Poteva essere...
«Niente paura!»
MewIchigo si voltò in direzione di quella voce e vide avvicinarsi, con passo incalzante, una ragazzina dai biondi capelli corti e il sorriso entusiasta stampato in faccia. Indossava una tutina a pagliaccetto di un color giallo sgargiante, e tra le mani stringeva un paio di tamburelli magici che dovevano presumibilmente essere la sua arma.
Ai lati della testa, coperte da alcune ciocche di capelli, sbucavano un paio di piccole orecchie color marroncino caldo, mentre dal posteriore faceva capolino una coda sottile e arricciata all’estremità, tipica delle scimmie.
La raggiunse in quattro e quattr’otto e si fermò di fronte a lei, rimasta a bocca aperta.
«Tu sei la ragazza gatto che ho visto stamattina in tv!» Esclamò esagitata.
Poi si profuse in un profondo, rapidissimo inchino e si ritirò su con la schiena, facendo il saluto militare.
«Piacere di conoscerla! Io sono MewPurin!» Disse a voce alta, prima di afferrare la sua mano e stringerla energicamente.
«P...piacere...il mio nome è MewIchigo!» Replicò la Mew rosa, un filo di perplessità nella voce. «Ti ringrazio, sei intervenuta nel momento giusto!» Le comunicò poi, sollevata.
«Hai visto che figata di poteri?!» Dichiarò con enfasi, indicando con orgoglio l’opera appena compiuta.
A quel punto, però, MewIchigo scattò all’improvviso e si spinse verso di lei, impedendole di aggiungere altro.
«Attenta!» L’avvertì, tirandola giù al suolo e riuscendo a farle evitare un proiettile lanciato da MewSuguri.
Nello stesso momento, Kisshu sferrò una delle sue sfere d’energia e penetrò il budino lanciato da MewPurin, annullandone immediatamente gli effetti e liberando il Chimero dalla gelatina.
«Scappiamo!» Intimò a quel punto la Mew gatto, aiutando la nuova Mew Mew ad alzarsi e riprendendo a correre.
«Dobbiamo attaccarlo!» Le suggerì MewPurin, affiancandosi a lei.
MewIchigo la guardò con espressione accigliata.
«Se lo attacchiamo, il parassita entrerà nel corpo di qualcun altro! Dobbiamo trovare una soluzione!» Le spiegò, alternando le parole al fiatone.
«Ribon Minto Echo!»
«Ribon Retasu Rush!»
Le formule d’attacco echeggiarono nell’aria e il Chimero leone alle loro spalle venne colpito in pieno, agonizzando.
Come in precedenza, l’animale fu avvolto da una luce che lo fece ritornare alle sue normali dimensioni, prima che il parassita venisse espulso dal suo corpo.
Una sferetta di luce schizzò fuori dal felino e strisciò raso terra, andando alla ricerca di un nuova preda in cui infilarsi.
Raggiunse in pochi attimi un esemplare di pavone maschio che beccava vicino ad alcuni cespugli, e se ne servì come contenitore.
«Ragazze!» Esclamò MewIchigo, correndo incontro alle amiche.
Si lanciò verso MewMinto e le gettò le braccia al collo, piagnucolando.
«Sono così contenta di vedervi!» Biascicò, stringendola forte a sé.
«Vedi di mollami!» Si lamentò la Mew bird, stizzita.
«MewIchigo, lei è…» Mormorò MewRetasu, indicando la ragazzina in giallo.
«Sono MewPurin, piacere!» Proruppe lei, alzando una mano in aria.
«Già, lei è una dei nostri. Invece, quella laggiù...» Annunciò sommessamente la Mew rosa, attirando la loro attenzione su due figure poste al centro del piazzale, là dove prima dell’attacco si trovava il recinto degli elefanti.
Le ragazze si voltarono nella direzione da lei indicata e ciò che videro le lasciò sconvolte.
Una Mew Mew dall’abito nero s’accompagnava a quello che era il loro odiato nemico.
«Non è la Mew Mew che mi ha salvato ieri...» Mormorò MewMinto tra sé e sé.
MewRetasu sobbalzò preoccupata, portandosi le mani strette al petto.
«Si tratta di Moriyami-san!» Affermò turbata.
La leader le rivolse uno sguardo abbattuto e annuì con la testa.
«Perché se la fa con quello lì?! Non dovrebbe combattere con noi?» Domandò ingenuamente la Mew gialla, indicando i due con poco garbo.
«Non ne ho idea...» Le rispose MewIchigo, sinceramente in difficoltà.
Mentre le ragazze parlavano, nella direzione opposta a quella di MewSuguri e Kisshu emerse dagli alberi quello che era un enorme pennuto dall’imponente coda piumata e gli occhi color arancio vivo.
«Quel Chimero...» Riprese a spiegare la Mew neko, «È infettato da un parassita che continua a cambiare ospite. Non basta colpirlo per neutralizzarlo...» Mormorò mortificata, rendendosi conto di non essere riuscita a fare gran che.
«Troveremo un modo per batterlo!» La incoraggiò la Mew scimmia, pronta alla lotta.
«Beh, serve pensarci in fretta...siamo circondate!» Fece notare la Mew azzurra, lanciando uno sguardo in entrambe le direzioni.
MewIchigo avvicinò a sé la Strawberry Bell, stringendola con entrambe le mani.
Non sapeva che fare...
Era preoccupata per le condizioni di Aoyama-kun.
Provava angoscia per il suo ruolo nella squadra...
E infine, era turbata per il voltafaccia della misteriosa Suguri.
Sarebbe davvero riuscita a raddrizzare la situazione?
      








 
***

* Quella che mangia Masaya è la tradizionale colazione giapponese, che si compone generalmente dei due elementi principali, ossia riso bianco bollito (gohan) e zuppa di miso, che consiste in un brodo caldo in cui viene fatto sciogliere il miso (una pasta di soia fermentata) e può essere arricchita da cipolle verdi, tofu, alghe nori e pesce essicato. In aggiunta vengono serviti salmone o sgombro alla griglia, il natto (semi di soia fermentati), la frittata arrotolata (tamagoyaki) generalmente non farcita, e infine verdure e frutta sottaceto, il tutto accompagnato da té verde. Insomma...roba per stomaci forti >.>
Le famiglie generalmente la preparano la domenica mattina, quando non sono di fretta per la scuola, il lavoro o altri impegni quotidiani. QUI un esempio in foto.
** Come ben sapete, Masaya ha dei genitori adottivi che però non vengono mai mostrati né nel manga né nella serie animata. Ho provato ad immaginarli tenendo conto degli ipotetici criteri da soddisfare per poter adottare un bambino. Vista la grande abnegazione che Masaya prova nei loro confronti, ho supposto che si trattasse di una famiglia molto tradizionale, con il padre direttore o vicedirettore di un’azienda e la madre casalinga, entrambi sulla cinquantina o alla loro soglia.
* NHK (Nippon Hōsō Kyōkai) è un’emittente televisiva pubblica che trasmette in tutto il Giappone.
** Ragazzi/e! Ricordiamoci che questa Long è ambientata nel 2004. Questo significa che internet è poco diffuso, i cellulari fanno schifo e i social network e le app di messaggini non esistono. Sappiatelo :)
* «Hai la passione per il furry? A me puoi dirlo, manterrò il segreto! ^.-» nd Kuro ridacchiando
«Come? ^^;» nd Masaya
«Secondo me l’appassionato di furry è quello là.» nd Suguri indicando un Kisshu selvatico svolazzante nei dintorni
«^^?» nd Kisshu
«SIGH» nd Kuro guardandolo
** Lo Zoo di Ueno è uno zoo all’aperto all’interno del quartiere Ueno, in pieno centro Tokyo. È molto grande ed ospita numerose varietà di animali, tra le quali spicca anche il panda gigante. Date le foto che ho visto sul web per poter contestualizzare la scena, è molto plausibile che nel manga, come nell’anime, lo zoo parco nel quale Ichigo e Masaya trascorrono del tempo sia proprio questo, visto che oltre agli animali presenta una piccola area adibita a Luna Park e altre strutture come bar o ristoranti.
* Lo preciso a tutti coloro che non sono esperti mangofili: quando si vedono personaggi scambiarsi messaggini al cellulare, in realtà si scambiano mail. Di preciso non so bene come funzioni, ma in Giappone le usano al posto degli SMS.
** Piccolo aneddoto divertente: quando ho fatto leggere il capitolo alla mia amica e beta MewLeemoon, è saltata fuori questa immagine QUA (VI PREGO GUARDATELA x°) proprio mentre si stava parlando dell’entrata in scena di sti due deficienti.
E niente, la posa che ho descritto evidentemente non è questa, ma è talmente tamarra e IC per entrambi che la dovevo postare e far fare due risate pure a voi :DD
* «No cara, io sono QUINDICI FOTTUTI ANNI che mi chiedo perché a nessuna di voi salti per la mente di seguire uno STRAFICO che ti promette la LUNA, le STELLE e l’UNIVERSO INTERO porca di quella santissima CIPOLLA!! E tu, piccola ed insignificante salsiccetta, ti permetti di farmi queste domande!? TI FACCIO ARROSTO SULLA GRIGLIA E TI MANGIO!!» nd Autrice in modalità Berserk
«Ma che ho fatto? TwT Aiuto» nd MewIchigo
«Attenzione!» nd Suguri prendendo la mira e sparando una siringa con un fucile
* L’Autrice viene colpita e s’accascia a terra addormentata in pochi secondi *
* Suguri s’avvicina e la tira su di peso *
«Sta più attenta alle belve pericolose la prossima volta, Gattina.» nd Suguri guardandola, prima di balzare via e sparire con Kuro svenuta in groppa
«Dove sono finita? Voglio tornare dalla mia mamma TwT» nd MewIchigo
** Il concetto richiama quello del Capitolo 5 nel Volume 2 del Manga. Andate a rileggerlo se avete bisogno di rinfrescarvi le idee :)   

(PS. Ma quante note ho messo?!)



** NOTE DI FINE CAPITOLO **
Non aggiungerò nient’altro, se non una piccola targhetta celebrativa: oggi, infatti, RorD compie un anno di pubblicazione.
Grazie per il vostro affetto!


 
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Tokyo Mew Mew / Vai alla pagina dell'autore: Kuro Nekomiya