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Autore: killian44peeta    24/04/2019    0 recensioni
Sequel di
-Gli Elementi 1
-Gli Elementi OS- L'esterno (1.1)
-Gli Elementi 2
-Gli Elementi OS- L'interno (2.1)
"La debolezza deve essere eliminata. Devi farla fuori. Se la manterrai viva sarai... umano"
Il battito cardiaco accelerò e rallentò così tante volte che pareva quasi il tempo fosse impazzito, sbattendogli nel petto e nelle tempie come non mai, dapprima velocizzandosi, poi cristallizzandosi, con i secondi che gli scorrevano addosso, pesanti come massi che crollavano sulla sua schiena già piegata, con i respiri che gli uscivano dalle labbra in un totale disordine, il sudore che gli percorreva la fronte e le mani.
Sentiva che l'arma poteva scivolargli dalle dita per quanto i suoi palmi si stavano bagnando, bollenti a dir poco rispetto alla superficie gelida e perfetta di quella sottospecie di spada.
"Uccidila. O ora o mai più"
Vide la ragazza aprire le braccia, mostrando a pieno il petto, pronta a ricevere il colpo, guardandolo, con le lacrime del biondo che le crollavano addosso, ma senza spostarsi affatto, senza cercare di asciugarle con la mano.
Semplicemente lo guardava ed aspettava, silenziosa, con la tranquillità inscritta in ogni movimento e ogni cenno del suo corpo.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Gli Elementi- saga'
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Silver

Visualizzai la figura di Guy stesa al suolo e mi ci avvicinai quasi di corsa per l'ansia, notando le ali che accennavano fremiti distinti tra di loro.

Il punto però che non feci a meno di osservare fu concentrato sui suoi occhi, rossi carminii come il sangue sia nella pupilla che nei lati della retina, mentre il liquido vitale tra nero, viola e verde colava da essi, letteralmente spalancati, talmente tanto che pareva non battere neppure le ciglia.

La donna anziana che era affianco a lui lo osservava con plateale tristezza, i capelli grigi a chiazze bianchi che scivolavano riccioluti, lisci come seta, lungo la sua schiena, coperta da un vestito argentato che appariva più una sorta di lunga tunica.

-Ah... quanto è triste questa situazione. Il dolore ti ha portato questo, Briem- la vecchia si piegó sul corvino, come per accarezzargli i capelli neri, che di tutta risposta ringhió come un animale, strappandole un sospiro rassegnato.

-Che cosa devo fare con te- sussurró, per poi girare leggermente il capo a guardarci, spalancando appena le palpebre, alzandosi di colpo.

- Lirem, Aguàr...- fece una pausa, passando lo sguardo sull' Aria con un espressione improvvisamente dolce e felice -Aerus, anche tu-

Will la stava guardando praticamente fisso, abbastanza sconcertato, avvicinandosi di qualche passo con un che di strano, come se non se ne rendesse davvero conto

I nomi che la donna aveva pronunciato erano strani, ma per qualche motivo, sentivo che, almeno per il mio, mi appartenesse.

-Perché mi sembra di conoscerti?- chiese con voce lievemente tremante Robin, portando tentennante la mano a quella dell'anziana, la quale sorrise di nuovo.

-Perché tu mi conosci, mi hai conosciuto tanti, tanti anni fa- asserí

-Io... io non capisco, mi sento... così...-

Il Vento prese a farfugliare parole incomprensibili ed agitate, per poi interrompersi di botto al veder la donna scuotere il capo, avvicinandosi ancora.

L'anziana accarezzó la guancia di Robin, mentre continuava a sorridergli.

Erano sorrisi che parevano rassicurare Will, infatti smise di balbettare.

Io e Diana ci ritrovammo invece a guardarci tra di noi, non prive di domande per l'incontro, sentendoci quasi delle estranee che dovevano allontanarsi per dare loro spazio.

Al contrario di Warmwind, non mi sembrava minimamente di conoscerla, non avevo neppure una traccia di ricordo che la includesse.

-Lu...Ludoviques?- sussurró, ricevendo un annuire da parte della donna.

-So che non ho tempo per spiegarti, né per protendermi a lungo- prese un grosso respiro -Per quanto io voglia, trattenerti in questo momento sarebbe egoistico, e so di non poterlo fare- il fremito della sua voce era pieno di emozione che per un attimo credetti stesse per iniziare a piangere -Dovete portare via Briem da qui, anche se é impossibile in questo stato-

-Perché noi siamo... in piedi mentre lui é a terra?- mi ritrovai a chiedere, sentendo lo sguardo inquisitorio di Ludoviques che tornava a me, calando poi su Guy.

Nel momento in cui mi guardó, desiderai di non aver aperto bocca, troppo imbarazzata.

Mi sentivo in ansia sotto quegli occhi, sembrava come se mi stessero studiando, sembravano leggermi dentro come un libro aperto.

Avevano tonalità totalmente estranee, come formate da un insieme di galassie sovrapposte che scintillavano, rotando tra di loro.

Concentrarsi per cercare di rimanere solo su un astro sarebbe stato impossibile.

Spostando lo sguardo sull' Aria, il quale concordó alla mia domanda con un -Infatti- tornó tranquilla come prima.

Mi morsi il labbro inferiore, abbastanza tesa, desiderando solo di ottenere la risposta e di capire come superare la situazione.

-Le vostre anime erano libere dalla tentazione negativa quando avete raggiunto questa stanza, spinti solo dalla determinazione, per questo siete stati capaci di sollevarvi, rimuovendo il peso che vi sovrastava.

Briem invece no, perché non riesce a ritrovare la giusta strada- accennó un sorriso triste -Sta affondando e non ha ancora realizzato quello che significa essere sé stesso.

Finché non lo saprà, non sarà capace di liberarsi dalla parte più scura della sua anima.

Se non lo farà, la pressione gli schiaccerá ad una ad una le ossa, diventando così forte da placcargli il cuore contro la carne fino a perforare la sua pelle-

Un brivido di paura mi portó a sentire gli occhi bruciare e la mente in tilt, il panico che prendeva letteralmente il sopravvento.

-Io non posso farlo cambiare, esaudisco certi desideri, é vero, ma non posso purificare da me delle anime, anche se mi venisse richiesto- fece una pausa -Mi é stato vietato-

Mi tremarono le gambe, il muscolo pulsante al centro del mio petto che pareva rimbombare senza tregua alla ricerca di ossigeno.

Mi morsi le labbra, con strani mugugni che mi scappavano da esse senza che riuscissi, in un modo o nell'altro a trattenerli.

-E co...come? Come do...dovrebbe riuscirvi? É... É probabilmente colpa mia s-se é arrivato in questa fase... io... io...- inizió a balbettare Diana con un che di frenetico, quasi farneticando, sul punto di esplodere in un pianto a dirotto, portando Ludoviques ad avvicinarsi a lei, appoggiandole una mano alla testa, accarezzandole i capelli con delicatezza, mentre l'albina accennava qualche sussulto e singhiozzo mentre si asciugava gli occhi con i polsi.

-É ...colpa mia- ansimó, inghiottendo a vuoto.

-No, Lirem. Non lo é, era già perso in precedenza, sarebbe caduto in ogni caso, con o senza di te-

-Ma...-

Lei scosse il capo, strappando un ennesimo singhiozzo a Diana, allontanandosi da lei.

Subito dopo, stranamente, fece lo stesso anche con me, difatto sentii le sue dita che pattavano delicatamente sulla testa, gesto che mi lasció a fissare il suolo, tremando follemente.

-Cosa dobbiamo fare noi?- dissi in un fil di voce, vedendola inclinare il capo, tornando in direzione di Will.

Il silenzio attraversó un aria improvvisamente frizzante e piena di attesa, mentre il mio sguardo tornava a calare su Nightshadow.

La sua espressione era leggermente vitrea, boccheggiante, gli occhi rossi che zigzagavano ovunque potessero raggiungere.

-Dovete parlargli, colpire con le parole giuste, farlo tornare in sé, così facendo, la sua umanità verrà ristabilita e tutta la pressione annullata.

Avrà bisogno di qualche tempo per diventare stabile, ma non sarà più in questa situazione.

Finché non chiuderà gli occhi, non ci saranno i problemi più gravi-

Ludoviques smise di parlare, dando una lieve spintarella al Vento, incitandolo a portarsi davanti a Virgil.

Avendo detto quelle frasi precise, mi venne in mente quando avevo rinsanito Task, il quale aveva precedentemente dato fuoco a qualche persona che aveva tentato di attaccarci.

Me lo ricordavo come fosse stato il giorno prima, era quasi scritto nella mia mente.

Sembrava passato così poco da quel momento...

Anche io e Luce, come Robin, ci avvicinammo a Guy ed immediatamente, una volta raggiunto, mi misi in ginocchio davanti a lui, fregandomene dei leggeri dolori che queste mi portavano, tutti provenienti dalla caduta dalle scale.

Diana si sedette invece con tutte le gambe accasciate di lato, ben strette tra di loro, l'espressione che lasciava vedere ogni accenno di tensione.

Will invece aveva gli occhi leggermente arrossati, forse più che altro dovuti all' incontro per lui stranamente importante che alla cosa che ci era stata annunciata, anche se la tensione si leggeva anche sui suoi lineamenti.

E guardando ancora il corvino, il quale continuava ad accennare fremiti e tentativi per alzarsi, gli presi istantaneamente la mano.

Mi venne spontaneo, volevo stringerla almeno un minimo, il giusto per farmi ricordare ogni scena, anche le più stupide che avevo passato con lui.

Con lui ed il suo brontolare seccato, con lui ed il suo fiero sarcasmo.

Lui ed il suo non sorridere mai.

Lui che per me era stato il mio primo amico.

Mi ricordavo benissimo quando mi aveva salvata, quando mi ero messa stupidamente a litigare con Diana e Task, mettendoci in mezzo anche Guy.

A ripensare a quella scena, più che altro mi veniva da ridere.

E poi ? Poi Guy si era ammalato e ancora dopo era guarito dalla malattia, portandoci a partire alla ricerca di Will.

Lo stargli attaccata come una colla mi divertiva un sacco, lo vedevo irritarsi e allo stesso tempo arrendersi, sapendo che in ogni caso non mi sarei staccata.

Ricordavo quando lui stesso mi aveva abbracciata dopo che Nemes era arrivata e che ci eravamo trovati in quel negozio, ma io mi ero, diciamo, persa.

-Ne abbiamo passate tante, eh?- dissi, rompendo il silenzio imbarazzante in cui nessuno era stato capace di trovare qualcosa da dire, forse per la troppa ansia.

-Sai, a volte mi chiedo dove sarei io in questo momento se tu non mi avessi salvato quel giorno-

Tracciai un cerchio sulla sua mano, sentendo il suo sguardo rosso e folle che mi fissava.

-Forse sarei ancora là, tra la vita e la morte, incappata in una fine lenta e dolorosa, con i Demoni tutt'attorno... e sinceramente l'idea non é molto piacevole- feci una pausa che duró a lungo, prendendo un respiro.

-Se devo dirla tutta, per una cosa, io e te, siamo simili.

Nessuno di noi due capisce come comportarsi con gli altri.

Lo so, da me non sembra molto, ma é così.

Solo che tu ti comporti da Tenebroso quale sei, io invece litigo con alcuni, dando forse attenzioni di troppo agli altri.

Anche da piccola lo facevo, non solo con te e gli altri, tranquillo.

Peró... se devo dirla tutta... tu sei l'unico a cui ho sentito di poter continuare a farlo, nonostante il tuo muso e il tuo brontolare seccato, per il semplice motivo che ormai credo di aver detto fin troppe volte, anche se ogni singola ha avuto sempre un significato nuovo, per me-

Presi un grosso respiro, portando anche la seconda mano alla sua, stringendola, sentendo qualche lacrima calda percorrermi le guance senza fermarsi.

-Ti voglio bene, Tenebroso.

E sempre te ne vorró.

Non mi importa che cosa farai o cosa sceglierai, davvero.

Non mi importa, perché sei sempre tu-

Accennai un sorriso che sparí praticamente subito, lanciando uno sguardo alla Luce, dicendole di iniziare a sua volta a parlare con il Buio, il quale aveva leggermente le palpebre più abbassate.

-Ehi, Guy- inizió dunque lei, le labbra inizialmente torturate dai denti -No, io non proveró a dirti di nuovo le stesse cose che ho provato a rifilarti quando volavi davanti a noi minacciandoci di morte, anche perché so che non funzionerebbero in ogni caso.-

Strinse la bocca, alzando appena le spalle -Credo di non averti capito fin dall' inizio, davvero.

Ci provavo, ma il tuo alzare i muri mi impediva di vederci attraverso senza prendermi opinioni che non fossero ancora più errate.

Sempre, anche quando ti vedevo allenare con le armi, mi apparivi distante e impossibile da buttare seriamente giú.

Mi sarebbe dovuto bastare quando ti eri ammalato il fatto che non eri imbattibile, ma a quanto pareva dovevo vederti sul punto di crollare dall' interno, diventando ciò che non sei e non vuoi essere per capirlo.

E forse se l'avessi calcolato, mi sarei fatta più domande.

Quello che voglio ricordarti é che...-

Si interruppe, portando una mano al petto.

-Tutti sbagliano, che siano errori più o meno grossi, ma nonostante ci voglia tempo per rimediare, nessuno ti lascerà indietro se non ce lo permetterai-

Diana sorrise a sforzo, il quale diventava man mano più sincero, che, non seppi per quale strano motivo, mi fece sentire ancora di più di troppo.

"Prova qualcosa di... serio per lui? Qualcosa che va oltre all'essere amici?"

La domanda prese a pizzicarmi la mente e cercai di cacciarla via.

Non era il momento per ragionarvisi su.

Sia io che Cathy prendemmo a guardare Will per capire se avesse avuto qualcosa da dire a sua volta.

La sua espressione era parecchio confusa, forse non sapendo cosa dire, ma poi prese un respiro, cominciando a parlare a sua volta.

-Io non sono come loro, non sono né un vero proprio amico, forse, né qualcuno che ha cercato di capirti.

In cambio, penso di averti sempre rispettato, anche se per certi versi mi sembravi sospetto, un po' per i segreti che nascondevi, un po' perché fatico a smettere di farmi domande anche per le cose più inutili.

Peró so che questo aspetto che hai ora, non ti rispecchia.

Sei solo tu a darti colpe, credo che abbiamo tutti smesso di farlo.

E non abbiamo intenzione, no, non abbiamo intenzione di vederti morire perché non riesci a rialzarti, coprendoti con quello che non sei, nonostante tu te ne sia convinto.-

"Quello che non sei..."

La frase di Will prese a sbattermi sempre più frequentemente nella testa, come una litania.

La frase la avevo sentita già dire da Diana, ma per qualche strano motivo, detta da Will mi stava richiamando alla mente qualcosa.

Mi sembrava di averla esposta a mia volta, anche se in maniera parecchio diversa e forse meno comprensibile.

Strinsi i pugni, vedendo le palpebre di Nightshadow che continuavano di nuovo a scendere sempre più in basso.

"Dannazione, com'era? Quella frase! Perché non mi viene in mente"

In sottofondo Will parlava ancora, ma era come se non riuscissi ad udire ciò che stava dicendo.

Ero come isolata, isolata e alla ricerca di quelle parole che io stessa avevo detto, mentre l'ansia prendeva a tormentarmi completamente.

Non c'era una sola parte del mio cervello che viaggiasse alla ricerca di quella conclusione.

Non ne ero sicura, ma sentivo che era fondamentale.

Strinsi i pugni, lasciando alla mia testa perlustrare ogni fase, ogni dettaglio, ogni scena.

Non riuscivo a trovarla.

La disperazione mi afferró, mentre ennesime lacrime di rabbia mi scivolavano dalle guance.

"Ti... ti prego" pensai innervosita e disperata all' unisono, stringendo sempre più il braccio del ragazzo.

Era mai possibile che non riuscissi a visualizzare quella semplice frase?

Dov'era? Perché non la trovavo? Perché non la ricordavo?

Un vuoto si accalcava nella mia testa, come se le pagine di un libro scritto sbiancassero perdendo le frasi, le parole e le emozioni.

Altre lacrime crollavano lungo le mie goti in un misto di rabbia senza pari, come non mai.

Improvvisamente sentii diverse gocce che piombavano sulla mia testa, una dopo l'altra.

All'inizio credetti fosse solo la mia impressione, ma poi notai le nuvole scure che si erano formate al di sopra della mia testa.

Nuvole nere, scure, cariche di pioggia che scendeva sempre più rapidamente, sempre con più intensità.

Per un istante mi chiesi se fosse stato a causa mia, poi il mio pensiero si annulló totalmente.

Il giorno di pioggia, la malattia, la guarigione.

Appena dopo che era guarito... gli avevo detto una frase, forse un poco strana.

Mi immobilizzai, per non dire paralizzai, come se avessi ricevuto una scarica elettrica, come se un fulmine mi avesse colpito di botto.

-Ricorda come mi hai salvata- dissi in un fil di voce, percependo l'acqua bagnarmi i capelli e attraversarmi i vestiti.

-Ri...ricordalo-

Il tempo mi parve cristallizzarsi, lasciandomi lí, attenta all'espressione che aveva, concentrandomi soprattutto sul colore che gli scuriva la retina.

-Quando mi hai salvato, quello era il vero te.

Quello é il ragazzo che stiamo aspettando.

Quello... sei... tu-

Silenzio, silenzio interrotto solo dalle gocce di pioggia che rallentavano man mano.

Diventavano sempre più scarse ed irregolari, fino a non esservi praticamente più, facendo sparire perfino quelle nuvole, sostituendole ad ennesimi petali di ciliegio.

Con il cuore che batteva in accelerata, rimasi immobile, fissando la figura che ricambiava lo sguardo.

Sguardo che sembrava tremare, il rosso delle pupille improvvisamente meno smorto.

Sgranai gli occhi ad assistere alle ali che prendevano ad avere una forma sempre meno precisa, come colando, finendo con lo spargersi come un liquido.

-Cosa...- alzai la testa di scatto in direzione di Ludoviques, la quale non dava né segni positivi né negativi.

Tornai a guardare dunque il Buio, notando lo spasmo che il suo corpo ebbe a tutt'un tratto.

Sia io, che Diana, che Will ci avvicinammo, vedendolo alzare faticosamente la testa con scatti e tremolii, gli occhi nuovamente spalancati, la retina inizialmente nera il cui colore prendeva a scivolare dalle sue goti, diventando man mano più chiare, fino a lasciar spazio al bianco puro e candido come la neve.

Il colore rosso venne lentamente sostituito, prima da un nero carbone e poi da un blu.

Dal suo blu.

Blu notturno, per nulla vago e sfocato.

Semplicemente quel blu che ci guardava confuso e sviato, alla ricerca di chissà quante risposte, prima di chiudere di netto le palpebre e lasciarsi nuovamente andare al suolo.

-Le situazioni come questa devono sempre aver pieghe disperate prima di raggiungere una fine positiva?- sussurró Ludoviques con tono lievemente ironico, un ennesimo sorriso a tornare ad approdare sulle sue labbra.

-Lasciatelo dormire un po', ne ha bisogno per tornare indietro... Will... ora, posso parlarti in privato?-

Il ragazzo annuí di risposta alla donna, alzandosi e seguendola.

Io e Diana ci guardammo tra di noi, facendo delle risate nervose prima di girarci, sedute a gambe incrociate, prima di trovarci a guardare il suolo.

-Lavoro difficile, grande soddisfazione hai detto-

-Già- mi trovai a rispondere, sospirando, come se avessi buttato fuori chili e chili di tensione accumulata di troppo.

-Io mi sento solo spiazzata- ribatté passandosi le mani tra i capelli -É come se fossi invecchiata di dieci anni-

-Io direi anche di più- ribattei scherzosa -Dopotutto la chioma bianca ce l'hai già-

Lei rise -Sono proprio messa male-

-Neanche tanto, beh, non più di me- alzai le spalle, gettando il capo all' indietro, fermandomi a fissare l'azzurro del cielo e il rosa dei petali che scorrevano, finendo al di fuori della struttura, attraversando gli archi.

-Ho sonno anche io- borbottó Diana -Ma se mi addormento, non so quando mi sveglio-

-Beh, un po' di tempo per riposare ce ne vuole, dopotutto dobbiamo tornare indietro, dopo, un po' di energia ci serve-

-Già, in effetti... credo... credo di sí-

-Io faró un giretto molto corto, tu dormi, quando mi saró scocciata, torneró indietro-

-Mmmh- si appoggió man mano, sdraiandosi al suolo, col volto lasciato in direzione del Buio, i capelli che si sparpagliavano, la lunga massa che si divideva e scendeva come con una cascata luminosa.

Stranamente, come fatto, quello che fosse così vicino al ragazzo, non mi infastidiva più.


 

  
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