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Autore: Itsamess    24/04/2019    3 recensioni
"La guardi chiudere gli occhi, ma sai bene che Sansa non dormirà, questa notte. Nessuno di voi due lo farà. Non con gli Estranei alle porte, non con un paio di draghi nelle cripte.
Chissà, forse per addormentarti potresti provare a contare i tuoi errori. Sei abbastanza sicuro che crolleresti di sonno ancora prima ancora di arrivare al tuo ridicolo assedio di Grande Inverno, quando hai cercato di guadagnarti l'affetto di un padre che non ti aveva mai amato tradendo la memoria di quello che invece lo aveva fatto.
"
Sansa e Theon passano insieme la notte prima della battaglia.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Sansa Stark, Theon Greyjoy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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 L’armatura di perla



Non morire così lontano dal mare.
Non morire così lontano dal mare.
Non morire, non così lontano dal mare.

 

Yara ti ha chiesto una cosa soltanto e neanche in questo sei riuscito ad accontentarla. No, hai voluto lasciare le Isole di Ferro - inattaccabili dagli Estranei, come qualsiasi isola - per tornare a Grande Inverno e morire, a miglia e miglia da qualsiasi distesa d'acqua che non sia ghiacciata. Ora la preghiera di tua sorella è una risacca instancabile che sciaborda nei meandri della tua testa.

Ma non cambierai idea.
Non ti tirerai indietro, non stavolta. 
Combatterai fino all’ultimo istante - come gli eroi delle ballate - contro un nemico che non hai neanche mai visto.
Ti piacerebbe poter dire che il tuo è coraggio, ma la verità è che si tratta di un atto di espiazione.
Non hai ancora pagato per tutti gli errori che hai commesso. Considerato quanti sono, è molto probabile che morirai prima di aver saldato questo debito.
Dopotutto sei nato Greyjoy, non Lannister.

---

Fa uno strano effetto tornare.
Cammini per i corridoi del castello e ti chiedi con quante maschere ancora varcherai le porte di Grande Inverno.

Prima sei stato l'Ostaggio, il figlio di un lord ribelle, strappato alla propria famiglia solo per avere un'arma di ricatto.
(Che sciocco, Ned Stark, a pensare che a tuo padre importasse qualcosa di te. Ti verrebbe quasi da ridere, se non fosse così deprimente)

In seguito, l'Usurpatore. Un barbaro disposto a bruciare i propri fratelli pur di issare i propri vessilli stranieri. Un Kraken dorato che strangola il lupo che lo ha allattato.

Infine Reek, un relitto d'uomo. Stai cercando di non pensare a quella parte della tua vita, ma la risata crudele di Ramsay appesta ancora i tuoi incubi.

Soltanto ora, di ritorno a Grande Inverno, ti sembra di essere davvero te stesso. Theon, e basta. Non rappresenti le Isole di Ferro, non sei un principe, né un lord. Sei un soldato semplice pronto a combattere per una giusta causa e – presumibilmente - a morire per essa. Non nutri la minima speranza di tornare a casa.
Che poi, casa.
Sapessi dove si trova.

---

Entri a testa alta nella sala del consiglio.
Tutta questa spavalderia non ti si addice, anche perché davanti a te siedono eredi di antiche casate e leggendarie regine straniere, eroi e cavalieri. Ma non ci fai quasi caso. I tuoi occhi sono fissi su una persona soltanto.

Sansa corre ad abbracciarti non appena ti vede e per un attimo hai di nuovo dieci anni e sei appena tornato da una lezione di equitazione con un rametto di vischio per lei.
Sembra passata una vita, eppure se chiudi gli occhi riesci ancora a vederla, china sul tavolo della biblioteca, intenta a trapassare con ago e filo le bacche eburnee della pianta. Ne faceva una collana lunghissima e mostrandotela orgogliosa insisteva a chiederti tutte le volte: “Sembrano delle perle, non è vero?”

In effetti ci assomigliavano abbastanza, ma tu non potevi darle questa soddisfazione: era pur sempre una femmina, nonché la figlia dell'uomo che ti aveva ingiustamente rapito. E ogni volta così alzavi le spalle e replicavi: "Le perle vere sono più grandi e lucide di così. Lo sapresti, se fossi stata sul mare anche soltanto una volta".
Non c'è da stupirsi che - con il tempo - Sansa avesse smesso di mostrarti le sue creazioni, delusa dal poco entusiasmo che dimostravi.

Adesso è cresciuta. I giochi non le interessano più. È lady di Grande Inverno e potrebbe farti giustiziare con uno schiocco di dita anche solo per essere tornato, ma per qualche oscuro motivo ha deciso di perdonarti.
Non ti sembra il momento di farle notare che non lo meriti.
La stringi a tua volta e il vostro abbraccio ha tutta la disperazione di quello dei naufraghi a malapena scampati alla tempesta.

---

"Puoi restare qui, stanotte"
La voce di Sansa è ferma, ma non osa comunque guardarti negli occhi.
Non puoi biasimarla: nemmeno tu sopporti la vista del tuo volto allo specchio, tre giorni su due.

"Non- non credo sia il caso, mia lady. Domani ci aspetta una lunga battaglia e non vorrei farvi perdere temp-"

"Theon". Sansa ti prende il viso fra le mani. Vuole essere sicura che tu la stia ascoltando davvero. Ripete le stesse parole, ma questa volta la sua voce si tinge di una leggera inflessione di supplica. "Puoi restare qui, stanotte?"

Annuisci, anche se non capisci perché lo stia chiedendo a te e non ad un membro della sua famiglia, o ad un amico. Di certo tu non appartieni a nessuna delle due categorie: da adolescente hai fantasticato troppo spesso su di lei per rientrare nella prima e ad oggi l’hai delusa troppo spesso per poter pensare di rientrare nella seconda.
Forse ti vuole lì soltanto perché ha paura di restare sola e tu sei la prima persona a portata di mano.
Ti stringi nelle spalle. “Lascia almeno che vada a prendere una spada. Al momento non ho armi con me e sarei in grado di proteggerti, se gli Estranei irrompessero nel castello”.

Non avresti dovuto dirlo. Non appena pronunci quelle parole Sansa ti lancia uno sguardo indecifrabile, in bilico fra la rabbia, il disprezzo e lo sbigottimento.
“È per questo che credi che ti voglia qui?” ribatte furiosa “Per protezione?!”

“Ho pensato-”

“Hai pensato che avrei avuto bisogno di un uomo. Che non avrei saputo difendermi da sola, in caso di pericolo”.
Sansa si avvicina al letto e infila la mano sotto al cuscino. Ne tira fuori una scheggia di ossidiana lunga quanto il suo avambraccio e affilata quanto una spada. Il vetro di drago riflette la luce della luna.
“Non sono più la ragazzina sciocca e impaurita di un tempo, Theon. Pensavo che almeno tu, fra tutti, lo avessi capito.”

Si siede sul letto, la lama di ossidiana ancora in grembo. La guardi passare un dito sulla punta con aria assorta. Anche a Ramsay piaceva trattare le armi con questa stessa lasciva noncuranza, accarezzandole come se fossero state le cosce di una donna.
Ti chiedi se anche Sansa stia pensando a lui, o se abbia mai smesso di pensare a lui.

I ricordi tornano a galla come tappi di sughero e per un attimo ti sembra di risentire le sue grida mentre Ramsay si forza su di lei, costringendoti a guardare. Rivedi il suo volto rigato di lacrime e i suoi occhi, fissi su di te, a supplicarti di salvarla.

“Theon?” ti chiama Sansa. È ancora seduta sul letto, ma non sta più giocando con la lama di ossidiana.
Se la sta conficcando nel cuore.
Dal vestito sta sgorgando un anemone cremisi e il volto di Sansa è devastato dall’angoscia, ma il suo grido è senza suono, come se stesse urlando sott’acqua. Nella penombra della stanza, anche i suoi capelli hanno il colore e la lucentezza del sangue e le colano sulle guance e oh mio Dio come hai potuto lasciare che qualcuno le facesse del male di nuovo-

Sbatti gli occhi.
Sono solo capelli rossi.
La lama di ossidiana deve essere semplicemente tornata sotto al cuscino.

“Theon, va tutto bene, non sono arrabbiata”
Sansa corre verso di te e ti passa una mano sulla guancia con fare materno.
Non te ne eri reso conto, ma stai piangendo, tanto per cambiare.
“Non sono più arrabbiata con te da molto tempo” mormora e forse se lo ripete altre mille volte finirai per convincertene anche tu.

Vi sedete sul letto. Sansa ti racconta di quell’odiosa regina dei draghi che pensa che tutto le sia dovuto, dal trono di spade alla stanza più lussuosa, al cuore di Jon. Tu le racconti di Yara, tralasciando tutte le parti in cui ti comporti da codardo e preferisci buttarti in mare che salvare tua sorella e tutti i punti in cui gli Uomini di Ferro ti pestano a sangue sulla battigia, per cui la tua storia è piuttosto breve.
“E ora eccoci qui” concludi, tanto per dire qualcosa.

“A casa” mormora Sansa, con un sorriso sulle labbra.
Non le deve sembrare vero avere finalmente ripreso Grande Inverno.

“Già...”

“Ma tu non l’hai mai sentita come casa tua, non è vero?”

Non riesci a mentirle. Non sei mai riuscito a mentirle. Scuoti sommessamente la testa.
“No. Sono sempre stato un… un ospite, in questo castello”.
In altre circostanze, avresti usato una parola diversa – qualcosa come “ostaggio” - ma non ti sembra il momento di tirare fuori rancori appartenenti al passato.
“Ma su una cosa devi credermi, Sansa… Nonostante tutto quello che ho fatto e ho detto contro la tua famiglia… io sono stato felice, qui”

“Possiamo ancora essere felici" risponde lei.

Dalla voce sembra sincera e tu vorresti crederle, davvero. Lo vorresti con tutto te stesso, ma non puoi fare a meno di pensare che – anche se voi due siete stati spezzati nello stesso punto – non siete guariti allo stesso modo. Sansa ha attraversato l’inferno e ne è uscita rafforzata, come una lama temprata dalla fiamma. Tu hai attraversato l’inferno e ne sei rimasto soltanto bruciato.

"Questa potrebbe ancora essere casa tua, se lo vuoi" mormora lei, prendendoti la mano. È calda e viva. È vera. “Parlerò io con Jon. Sarà anche il Protettore del Nord, ma questo castello è suo quanto mio e se lui può portare qui una biondina del Sud, io ho tutto il diritto di riaccogliere te. Non sarebbe un problema…. potresti riavere la tua vecchia stanza. Ci tengono le scope, ora”.

Senti gli occhi bagnarsi ancora di lacrime, ma non sai se stai piangendo per la generosità della proposta o per la certezza che non potrai accettarla.
“Non tornerò vivo dalla battaglia” sussurri, più a te stesso che a lei. Devi tenerlo a mente.

“Non sapevo che anche tu ti intendessi di profezie” cerca di scherzare Sansa, senza riuscirci. La verità è che è troppo intelligente per non averlo capito: sei qui per combattere, non per vincere sul serio. Non sei mai stato troppo bravo a maneggiare la spada, non lo sei mai stato.

“Ma non ho paura, comunque” menti. “Non ho paura di morire”

Di nuovo, Sansa ti prende il viso fra le mani. Sembrerebbe quasi il momento prima di un bacio, se non fosse che lei ti disprezza e in ogni caso non hai mai avuto una possibilità.
“Stammi bene a sentire” dice, con la voce che le trema di rabbia “Tu domani combatterai e farai del tuo meglio e metterai in pratica gli insegnamenti di nostro padre e sarai intelligente e sopravviverai. Mi hai capito? Sopravviverai anche a questo. Tu ed io ne abbiamo viste di peggio”.

Ed è in quel momento che capisci. Sansa ha bisogno che tu sopravviva. Ha bisogno di credere che la vostra fuga da Ramsay non sia stata del tutto vana. Ha bisogno di sapere che c’è ancora speranza per quelli come voi, spezzati e bruciati e incompleti.

“Sansa, io-”

“Lo so" risponde lei, prima di lasciarti finire "Anche io”

---

Siete entrambi sdraiati sul suo letto, ma non c’è niente di lascivo nel vostro giacere fianco a fianco, al contrario - assomigliate alle spoglie degli sposi che scelgono di farsi seppellire insieme, perché le vostre braccia si sfiorano appena.

La guardi chiudere gli occhi, ma sa bene che Sansa non dormirà, questa notte. Nessuno di voi due lo farà. Non con gli Estranei alle porte, non con un paio di draghi nelle cripte.
Chissà, forse per addormentarti potresti provare a contare i tuoi errori. Sei abbastanza sicuro che crolleresti di sonno ancora prima ancora di arrivare al tuo ridicolo assedio di Grande Inverno, quando hai cercato di guadagnarti l'affetto di un padre che non ti aveva mai amato tradendo la memoria di quello che invece lo aveva fatto.

“Non ho mai sopportato le notti prima delle battaglie” ti accorgi che sta iniziando a dire Sansa “da bambina non riuscivo mai a prendere sonno, e quelle rare volte che ci riuscivo facevo degli incubi su mio padre così tanto spaventosi che non riuscivo nemmeno a parlarne”

”Sognavi che morisse?”

Sansa scuote la testa. “Al contrario, sognavo che vivesse. Negli incubi, abbandonava di nuovo la mia famiglia e tornava dopo mesi con un bastardo avuto da un’altra donna”

“Dai, Jon non è così male” mormori con un sorriso.

Lei fa finta di non averti sentito: “Per questo, prima di ogni battaglia, gli facevo un regalo. Una cosa qualsiasi, una punta di freccia, una pietra dalla forma perfettamente sferica... Speravo che in questo modo si sarebbe ricordato di casa sua e sarebbe tornato.” Sansa si passa la mano sul viso in un gesto stanco, e aggiunge: “E il mio incantesimo funzionava, perché lui tornava sempre.”

Non c’è nessun incantesimo, ovviamente.
A dispetto del colore dei suoi capelli, Sansa non è la Donna Rossa, e se Ned Stark sceglieva sempre di tornare a casa alla fine di ogni battaglia era semplicemente perché amava la sua famiglia più di se stesso.

“E se anche non fosse tornato,” continua Sansa “se anche fosse caduto nello scontro, almeno avrebbe avuto un pezzo di casa con sé. La sua anima, se non il suo corpo, avrebbe saputo di appartenere ad un posto”

Tu questo posto non lo hai mai avuto. Sul tuo corpo, domani, in battaglia, non troveranno nessuna effigie e nessuno stemma, perché sei sempre stato troppo Greyjoy per diventare uno Stark e troppo Stark per tornare ad essere un Greyjoy. Il tuo cadavere finirà nella fossa comune. Nessuno piangerà la tua scomparsa, anche perché nessuno la noterà.

“…pensato ad un incantesimo anche per te, lo sai?” sta intanto dicendo Sansa mentre tu affogavi nella tua spirale di auto-commiserazione e disprezzo per te stesso.
Si è issata su un gomito per guardarti meglio, anche se nel buio della stanza entrambi siete solo due sagome scure.
“Ma non potevo donarti niente che venisse da qui, perché anche allora mi rendevo conto che non ti saresti mai sentito a casa nel Nord. E così ho pensato alle perle”

“Alle perle?” ripeti stupidamente, senza capire.

“Non erano proprio perle, in realtà, erano solo bacche di vischio. Ma da lontano potevano anche sembrare perle, non trovi?”

È la stessa domanda che ti faceva da bambina, dopo averle infilate l’una sull’altra per ore ed ore.
Stavolta le darai una risposta diversa.
“Sì. Ci assomigliano molto, in effetti”

“Anche secondo me” sorride lei “Per questo ne raccoglievo a centinaia, e facevo fili e fili di collane di bacche. Nella mia testa, le avrei cucite insieme per creare una sorta di... cotta di maglia, per te, per quando saresti andato in battaglia. Un’armatura di perla, riesci ad immaginarla? Era un’idea davvero stupida, ma non volevo che morissi senza avere un pezzo di mare con te - anche se soltanto per finta.”

Senti gli occhi riempirsi di lacrime.
Non avevi capito niente, come al solito.
“Quando le ho detto che avrei combattuto nel Nord, Yara mi ha chiesto soltanto una cosa” le confidi “Di non morire così lontano dal mare

“E tu non morirai”
Sansa si porta le mani al collo.
Se questo fosse uno dei tuoi incubi, si stringerebbe le mani intorno alla gola e premerebbe con forza, strangolandosi davanti ai tuoi occhi, invece è la realtà e Sansa semplicemente si toglie la collana che portava.
È un filo di perle. Vere, stavolta.
Infila la collana nella tua tasca.
“Non così lontano dal mare, almeno”


 


A chiunque sia arrivato fino in fondo, grazie. 
Amo Theon e Sansa con tutto il mio cuore, e spero solo che possano trovare un po' di felicità, alla fine della serie.
Questa è la prima storia che scrivo su di loro, nonchè su Game of Thrones in generale, quindi mi scuso per ogni errore di caratterizzazione o continuità. 
Un abbraccio

  
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