Anime & Manga > Sailor Moon
Segui la storia  |       
Autore: Urban BlackWolf    24/04/2019    3 recensioni
Spaccati di vita quotidiana in casa Kaiou/Tenou
Legato alla trilogia: "l'atto piu' grande-Il viaggio di una sirena-La vita che ho scelto"
1- Quattro ante per due
2- Apologia felis
3- Sliding doors
4- La prima di mille notti
5- Il cosplay di Haruka
6- Elona Gay
7- La dissacrante ironia della mia donna
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Altro Personaggio, Haruka/Heles, Michiru/Milena | Coppie: Haruka/Michiru
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il cosplay di Haruka

 

Legato ai racconti:

l'Atto più grande”

Il viaggio di una sirena”

La vita che ho svelto”

 

I personaggi di Haruka Tenou, Michiru Kaiou e del gruppo Sailor appartengono alla fantasia della scrittrice Naoko Takeuchi

Sviluppo della storia ed altri personaggi sono idea di Urban Blackwolf

 

 

Ringrazio Arwen297 per la chicca di avermi informata di questo evento appena svoltosi a Bellinzona ed avermi suggerito di far passare ad Haruka un brutto quarto d’ora hahaha.

 

 

 

Bellinzona - Aprile 2019

 

 

Haruka voltò il busto sterzando il volante con cinica indolenza. Possibile che anche quella strada fosse chiusa? In retromarcia provò ad addolcire il piede evitando l’ennesima coppia di folletti dalle folte acconciature turchesi.

“Porca di quella puttana!”

“Amore…” La redarguì una Michiru tranquillamente seduta lato passeggero con l’Iphone nelle mani.

“AMORE questo cavolo, Michi! E’ mezzora che giriamo! Per la miseria… ,voglio tornare a casa! Lo sai che c’è il Gran Premio oggi!”

“Certo che lo so, ma montar su rabbia non servirà a nulla.” Sottolineò serafica continuando a far scorrere il pollice destro sul display.

“Ma di un po’, il sito del Comune non dice proprio niente su tutto sto' casino?!” Chiese una bionda esasperata compiendo un plateale gesto con la mano per poi tornare a concentrarsi sulla guida.

“Ma che. Qui danno solo le date del Festival, ma di strade interdette ai mezzi privati neanche un cenno.”

“Potevamo starcene a casa e invece no!”

“Adesso sarebbe colpa mia Haruka?!” Staccando definitivamente lo sguardo dal sito chiuse per poi fissare la compagna armeggiare con la leva del cambio.

In effetti era stata sua l’idea di una colazione in uno dei locali più graziosi del centro, ed approfittando del fatto che anche Tigre avesse finito il latte e del sole splendido di quell’inizio di primavera che sembrava invitare ad una passeggiata domenicale, era riuscita a schiodare un’abitudinaria Haruka dal consueto rito pre gara per trascinarla con orgoglio fuori dalle quattro mura domestiche. Ma mai scelta si era rivelata più nefasta ed ora, riuscite chissà come ad entrare nella zona rossa, si ritrovavano a non poter più uscire a causa d’improvvisi blocchi municipali saltati fuori ad ogni dove.

Respirando sonoramente, Tenou strinse con frenetico istinto omicida il volante di pelle puntando un Pokemon di specie acquatica piantatosi proprio al centro della carreggiata. Chissà quanti punti guadagnerei se lo mettessi sotto, pensò prima di rispondere stizzita.

“Non ho detto che la colpa sia tua Kaiou.”

“Bene, anche perché vorrei ricordarti che ieri sera era tuo il compito di…”

“… di prendere il latte per Tigre. Si, lo so, lo so. Va bene, scusa.”

“Meglio.” Soffiò tornando a guardarsi in torno.

Nervosismo a parte stavano vivendo una situazione al limite del paradossale. Il centro storico di Bellinzona, con i suoi palazzi ottocenteschi, le strade curate dal verde pubblico, le piazze ingentilite dalle fontane barocche, le mura delle sue rocche medioevali, erano state letteralmente prese d’assalto da un’orda di simpatizzanti cosplayers venuti da tutta la Svizzera, Italia settentrionale compresa, per partecipare all’annuale Festival Giapponese e lei, assolutamente avulsa dal mondo degli anime e dei videogiochi, non si era neanche presa la briga di verificare dove e quando la kermesse si sarebbe svolta. E la ciliegina sulla torta era stata quella di portarsi dietro una compagna in piena astinenza da televisione. Nelle ultime tre settimane Haruka aveva lavorato talmente tanto in scuderia che il Gran Premio d’Argentina per lei era veramente diventato un premio, una medaglia alla dedizione per un periodo particolarmente stressante che Michiru, inconsapevolmente si intende, stava rovinando.

Accidenti, questa volta credo proprio di averla combinata grossa, si ritrovò a pensare la donna abbassando leggermente la testa. Forse sarebbe quanto meno il caso di comprarle un dolcetto, anche perché non credo che ne usciremo tanto presto.

“Senti amore, parcheggiamo un attimo. Vado a parlare con uno dei vigili.” Optò sperando che una rapida capatina in una pasticceria e delle buone notizie viarie sarebbero bastate per raddrizzare la situazione.

“Come vuoi, ma fa presto. Ho come l’impressione che ci guardino tutti.”

“Non essere paranoica. E’ la macchina che guardano, non te mia splendida bionda.” Concluse languida come solo lei sapeva fare e schioccando un bacio sulla guancia di Haruka, si sciolse dalla cintura di sicurezza per uscire dall’abitacolo borsetta alla mano.

Si, si… la macchina. Ghignò l’altra squadrandole il lato B mentre si allontanava nella sua gonna fluttuante per inserire poi le quattro frecce ed iniziare a messaggiarsi con un paio di tecnici della sua squadra.

Una decina di minuti dopo, una ventina di guerrieri di diverso ordine e grado, quattro elfi e sette bambini travestiti da Hobbit, Tenou iniziò a dare di matto fulminando qualsiasi cosa si muovesse intorno alla sua Mazda. Inforcando i Ray ban ed aprendo la portiera al sole, piantò le suole sull’asfalto alzandosi pronta a guerreggiare con il primo drago di turno. Letteralmente. Una cosa a forma di lucertolone gigante le passò accanto osando darle un mezzo spintone.

“Hei! Stai attento! - Abbaiò sentendosi chiede scusa dalla pancia del costume. - “E che diamine, ma non ce l’hai una casa!”

Intollerante fino alla nevrosi, la bionda iniziò a scrutare tra quella informe folla colorata fatta di personaggi allegri di ogni forma e natura in cerca della sua compagna, ma di Michiru neanche l’ombra. “Dove sei Kaiou?!” Si domandò mentre poggiando entrambi gli avambracci sulla carrozzeria del tettuccio prendeva a scuotere la testa sconsolata e fu allora, tra tante voci, che ne saltò fuori una dall’accento squillante.

“Scusi?!” Ed una pacca sulla schiena la costrinse a voltarsi di scatto.

“Si?” Rispose sulle sue inquadrando il soggetto.

E qui si trovò di fronte una batteria di sette ragazze in minigonna e body attillati, con acconciature al limite dell’assurdo, grandi fiocchi appuntati al petto ed armate, per così dire, chi di lunghe aste, chi con spada o scettro. Rosso, verde, azzurro, in pratica ognuna di loro aveva un colore specifico che ne caratterizzava quella specie di divisa pseudo marinaresca ed alquanto succinta. Sbattendo le palpebre Haruka si tolse gli occhiali mandando in visibilio la piccola truppa.

“E’ identica!” Urlò una di loro portandosi le mani alla bocca mentre quella che l’aveva fatta voltare le arpionava con fare sicuro il braccio fasciato dal chiodo.

“Uranus!” Giubilò dilatandole contro due fari azzurrissimi imbevuti di una sorta di rispetto.

“Chi?”

“Potrebbe anche essere.” Sottolineò un’altra figurante dall’aspetto leggermente più maturo delle altre. Alta, magrissima, con lunghi capelli neri ed una specie di alabarda con una grossa sfera vermiglia all’estremità stretta fra le mani guantate di bianco e nero.

“Ma dai Pluto… è lei!” Continuò la più giovane stringendo con maggior forza il braccio della bionda.

“No… guardi signorina che qui ci deve essere un errore.”

“Nessun errore. Noi ci conosciamo da tanto!” Se ne uscì scherzosamente.

Il panico. Il panico vero! Tenou iniziò a pensare di stare facendo una colossale gaffe. Mentalmente scorse con meticolosa accortezza tutte le storie di una sera e non, avute prima d'incontrare la sua Michiru, poi, vista la giovane età della ragazza, prese random i ricordi degli ultimi anni non trovando però alcun collegamento con quella buffa faccia paffuta dai capelli acconciati in due grossi odango biondi.

“E Neptune?” Continuò senza alcuna pietà gettandola ancora più in confusione.

“Dai Usa, non credere che ci sia anche lei, sarebbe troppo bello.” Ne convenne un’altra dall’aria leggermente meno frivola dell’amica.

“No Mina, io sono sicura che ci sia anche una Sailor Naptune, vero?” E rivolgendosi direttamente ad una bionda ormai completamente fuori fase logica, attese conferma.

In tutta onestà Haruka non poté che ammettere che un’altra donna ci fosse. “Dovrebbe tornare a momenti, ma non credo proprio si tratti di questa Sailor non so ché di cui state parlando…”

“Uauuuu.” E i decibel esplosi da quella piccola bocca contornata da un leggero velo di lucidalabbra ebbero il potere di polverizzarle l’udito.

“O Dio del cielo, ma ti sei drogata?!” Abbaiò strattonando via il braccio.

“Lascia perdere l’entusiasmo della nostra amica e cerca di capire che la tua somiglianza con Uranus è davvero impressionante.” Scusò glaciale quella con l’asta mettendo maternamente una mano sulla spalla della più giovane.

“Mi fa tanto piacere per voi, anche se non so assolutamente di chi stiate parlando.” Haruka lo vide, la percepì lampante la delusione che innescò in alcune componenti del gruppo e ne provò inconsciamente vergogna. In fin dei conti non le avevano chiesto nulla e lei le stava trattando male senza alcun motivo.

Provando a recuperare uno straccio di decenza stirò le labbra scusandosi spiegando loro di capirne molto più di albi Marvel che del mondo anime.

“Io non so di cosa stiate parlando, mi dispiace. Vorrei avere il vostro stesso entusiasmo, ma non…”

"Guarda.” L’interruppe quella vestita d’arancio mostrandole un disegno raffigurante il gruppo al completo.

Ed in effetti. “Tu sei tale e quale alla guerriera del sistema solare esterno che noi chiamiamo Uranus. Stesso viso. Stessa corporatura. Stesso sguardo.”

E stesso caratteraccio, ne convenne mentalmente la donna dal nome Pluto bloccando la sua arma tra le braccia conserte.

“Cosa stai guardando di tanto interessante… amore?” Michiru riemerse tra il fusto di un grosso albero ed un gruppetto d’inquietanti Shinigami.

La Sailor arancione e la piccola Usa, che fino a quel momento erano state le uniche del gruppo a provare tanto interesse per Tenou, si voltarono all’unisono sgranando gli occhi.

“O porca…” Grufolò la prima mentre l’altra tirava indietro il collo colpita ed affondata.

“Michi, dov’eri finita?” Chiese la compagna speranzosa nel potersi finalmente liberare del gruppo.

E come in una sottile vendetta di coppia, Kaiou, che da lontano aveva assistito a tutta la scena non cogliendo però il succo della conversazione, per la faccia leggermente intimorita della compagna si sentì soddisfatta come dopo un buon punto di stoccata. Haruka era per natura una donna riservata, ma non disdegnava affatto, di tanto in tanto, fermarsi ad attaccar bottone con qualche ragazza particolarmente graziosa o interessante. Non lo faceva per ottenere qualcosa, perché nulla voleva da altre che non avesse già dalla sua dolce metà, ne caricava di malizia i suoi approcci, ma pur sapendo quanto la cosa infastidisse una Kaiou piuttosto gelosa, se la rideva innescando spesso e volentieri musi lunghi e discussioni di varia natura.

“Dopo aver parlato con i vigili ho pensato di fare una capatina in pasticceria per prenderti questi. - Sorniona sventolò leggermente il sacchetto bianco continuando. - Ho trovato parecchia fila alla cassa, ma vedo che hai comunque avuto modo di passare il tempo in piacevole compagnia.”

Colpo di taglio ed Haruka serrò la mascella con vittimismo lasciandola quasi intenerita. “Si, vedi…, ecco no è che le signorine qui mi stavano dicendo che assomiglierei ad un certo personaggio di… quale anime sarebbe?” Chiese alla Sailor arancione sempre con gli occhi fissi su Michiru.

“Sailor Moon…” Soffiò lei puntando l’attenzione alla frezza acquamarina che s’intravedeva sul lato destro della folta capigliatura castano chiara di Michiru.

“Interessante. - Ammise mentre Tenou le porgeva il disegno. - Ma non conosco.”

“O cribbio… E’ Neptune!” E quella chiamata Usagi ripiombò stivali e scettro nel loop interrotto qualche secondo prima.

“Ci risiamo. - Sbuffò Haruka mentre la compagna alzava le sopracciglia divertita. - Ok, è stato un piacere, ma adesso dovremmo andare. Buona prosecuzione e…”

“Aspetta!" Tornando a bloccarle il braccio, la ragazzina si voltò verso le altre chiedendo loro d'invitarle a partecipare al concorso.

“Cosa?”

“Perchè no, Pluto?" A quella innocente domanda, che ad ogni singola persona amante di quella particolare opera nata come molte altre da un manga e poi sviluppatasi in un anime dalle fortunatissime vicende, sarebbe nata spontanea nel vedere quelle due donne, tutto il restante gruppo iniziò a prendere in esame la cosa.

“A quale concorso vi stareste riferendo?” Chiese Michiru immaginandosi qualcosa.

Fu allora che Setsuna, la più matura, al secolo Sailor Pluto, iniziò a spiegare alle due l’idea di Usagi. “Vedete, noi rappresentiamo le Sailor, ovvero le guerriere del Sistema Solare, sia esterno, che interno. Siamo venute qui per partecipare al concorso indetto dal Comune per il Festival Giapponese. Ci stiamo preparando da sei mesi, ma proprio all’ultimo due di noi hanno dovuto rinunciare.”

“Fatemi indovinare… - L’interruppe Haruka. - Sailor Neptune e Sailor Uranus?!”

“Esattamente. Per carità, siamo intenzionate a gareggiare lo stesso, ma sappiamo di partire svantaggiate rispetto ad altri gruppi sailor.”

Ma perché… ce ne sarebbero altre come queste qui? E mentre una dissacrante bionda sfotteva mentalmente la cosa, in Michiru iniziava a formicolare per la testa una fantasia.

“Credi davvero che potremmo essere all’altezza delle vostre compagne?” Chiese umile.

“Michi?”

“Lasciami fare Haruka.” La zittì con un gesto permettendo a Setsuna di proseguire.

“Non potete neanche immaginarvi quanto.”

“Ma vi siete viste?” Rincarò la Sailor arancione con il simbolo di Venere bene evidenziato tra il fiocco.

“Alla luce di questo devo ammettere che potremmo anche essere convincenti, ma… i costumi?”

“Michi!” Continuo' a guaire Haruka.

“I Fuku li abbiamo noi!” Confermò Usagi guardando adorante una Tenou terrorizzata dalla piega che stavano prendendo le cose.

“I che? Occhio, vediamo di non scherzare! Ma poi… chi vi conosce!”

“Haruka non essere maleducata. E’ solo un concorso dai, potrebbe essere divertente! Cerca di essere elastica ogni tanto. In fin dei conti la nostra Bellinzona è piena di gente spensierata, vorrà pur dire qualcosa, no?!”

“Si, che si sono tutti pippati funghetti allucinogeni!”

“Ruka!”

“Ruka un accidente!” Liberandosi da quei piccoli artigli che erano le mani della biondina dall’acconciatura a polpetta, fece dietro front aprendo lo sportello dell’auto per sedersi pronta alla ritirata più fulminea della storia dei cosplay.

“Aspetta… - Michiru si sporse all’interno avvicinandole la bocca all’orecchio. - Mi concedi almeno il diritto di replica,... per favore?!”

“Io me ne vado a casa, Kaiou. Se vuoi rimanere qui a farti prendere per il culo da mezza città, fai pure. Ho un GP da vedermi ed una scura da gustarmi. Verrò a prenderti non appena avrai finito di giocare alla guerriera planetaria con queste quattro sgallettate in minigonna.”

“Vorresti lasciarmi qui da sola?” Sottolineò offesa.

“Vorresti farmi indossare quel costume?” Controbatté viso a viso.

Haruka non poteva saperlo, perché Michiru non aveva mai osato confessarglielo, ma era da quando l’aveva vista gironzolare la mattina dopo aver fatto l’amore per la prima volta vestita solamente di una camicia, che sognava di guardarle le gambe accarezzate da una plissettata minigonna. Ora che vedeva tra i chiaroscuri di un’innocente gara il succo dolce di quella perversione, non si sarebbe fatta scappare l’occasione avesse dovuto giocar sporco per ottenerla. E così fece. Giocò sporco e sotto sotto, ci provò anche un discreto gusto.

Soffiandole sadica nel timpano le rivelò di avere una cosa che la bionda stava desiderando e cercando da tempo.

“Scambio equivalente Tenou.”

“Non c’è nulla che tu possa offrirmi che non riesca già a prendermi almeno un paio di volte alla settimana… mia cara Michiru.” E si piantò gli occhiali sul naso pronta ad accendere il motore.

“Non essere volgare e comunque sei tu che dovresti ammettere che spesso e volentieri sono IO a prendermi il dovuto tra le pieghe del nostro letto, mia cara Haruka.”

“Tzs… Cosa potresti offrirmi per costringermi a fare quello che non voglio?”

“Una cosa che potrebbe chiudere una volta per tutte la tua spasmodica ricerca da nerd…”

La bionda si riportò allora gli occhiali sulla testa girando il collo per guardarla con freddezza. “Stai bleffando! Non può essere quello che penso….”

“Chi può dirlo?! Forse si. Forse no.” Disse sottovoce come in un confessionale.

“Non giochi con me, mia bella signora. - Sbuffò sonoramente stringendo tra pollice ed indice la chiave già inserita nel cruscotto. - Ma si può sapere cosa avrei fatto di male per meritarmi tutto questo?”

“Nulla, è solo che vorrei fare questa cosa con te amore. Il tuo regalino te lo darò comunque…, magari tra una settimana o… a Natale. Perciò sta a te scegliere.” Concluse sfiorandole il lobo dell’orecchio con un bacio gentile per poi uscire dall’abitacolo e tornare dalle ragazze.

Tra una settimana? A Natale?.... No! Io lo VOGLIO SUBITO, CAZZO! Sbattendo il palmo contro al volante uscì di scatto chiudendo violentemente lo sportello. “Ma sia ben chiara una cosa e lo dico a tutte! Ho una reputazione da difendere, perciò non mi metterò nulla se prima non mi garantirete l’anonimato!”

“Ti daremo una mascherina…” Suggerì Setsuna di malavoglia. Che bisogno c’era di fare tante storie poi.

“Come Tuxedo Masc!” Esplose Usagi e ad Haruka vennero le lacrime agli occhi.

“Cosa sarebbe un Tuxedo Masc?” Chiese lamentosa sapendo di stare per fare una delle più grandi figure di M della sua vita.

 

 

Tornarono a casa in un orario indecente. Saltarono il pranzo, saltarono la gara GP, saltarono il riposino pomeridiano e i lavoretti domenicali ai quali erano abituate. Saltano tutto.

Strusciando i piedi come dopo un turno in miniera, Haruka accese la luce dell’ingresso mentre la compagna richiudeva la porta alle loro spalle intimamente soddisfatta del buon risultato della loro performance. Avevano vinto. Paradossalmente erano riuscite a sbaragliare la pur eccelsa concorrenza. Ma se da un lato il risultato aveva inorgoglito tutte, Michiru in testa, dall’altro aveva innescato un retroscena fatto di foto in pose plastiche, autografi e ritiro del premio. La bionda, nei panni della guerriera di Urano, aveva accettato tutto, parlando poco e grugnendo anche meno, aspettando con pazienza quasi orientale il momento nel quale, arrivata in zona franca, sarebbe eruttata come se non peggio di un super vulcano. Kaiou sapeva per esperienza che la quiete avuta durante il ritorno si sarebbe ben presto evoluta nella più temibile delle tempeste, come sapeva che quella finta bonaccia nascondeva la certezza quasi matematica di una litigata epocale e preparandosi alle folate, sgattaiolò nel suo studio prima dell’accensione della miccia.

“Batti in ritirata Kaiou?” Esordì la bionda sfilandosi la giacca di pelle per togliersi poi le scarpe.

“Fai bene! Non avrei mai creduto che un giorno saresti arrivata a farmi fare una cosa tanto umiliante. Sei stata… “ Cercò la parola giusta non trovandola.

Meschina? Dittatoriale? Egoista? Respirando pesantemente calzò le pantofole provando un irrefrenabile voglia di sfasciare qualcosa.

Passando accanto al piano della penisola, baciò la testa del suo piccolo Tigre accettando il miagolio di bentornato. “Mi fa salire il sangue alla testa e ti ho vista sai, come mi hai guardata una volta uscita dal camerino con quello striminzito costume addosso. Il mantello… La mascherina… - Prendendo una ciotola di vetro iniziò a versarci il latte comprato al ritorno. - Ma che senso ha?!”

Dallo studio nessuna replica. “E quella piccoletta poi! Mi è stata incollata addosso tutto il tempo! - Aprendo e riponendo il cartone del latte nel frigo, guardò sconsolata le poche provviste rimaste. - Non sono mica fatta di pietra! Poi t’incazzi se guardo le altre!” Rimuginò volando con la mente al succinto costumino indossato dal gruppo.

Che palle, ho una fame. Neanche la spesa abbiamo fatto! “Michiru... allora! - Urlò per farsi sentire. - Che scuse abbiamo?!”

Ancora nulla e questo le fece saltare la vena del collo ancora di più. Afferrando birra e bicchiere, stappò e si versò da bere per poi andarsi a sedere sul divano. Al sentore di una brutta discussione, Michiru faceva sempre così; la lasciava sfogare sapendo che troppo spesso la lingua tagliente della sua bionda poteva far male, poi, una volta finito d’inveire contro il soggetto di turno, le si piazzava davanti pronta ad un dialogo costruttivo. La maggior parte delle volte finiva tutto in una bolla di sapone.

E così avvenne. Passata più di mezz’ora, Kaiou venne fuori dalla stanza tenendo un pacchetto tra le mani. Mettendosi a cavalcioni sulle gambe della compagna le sfiorò le labbra con le sue chiedendole scusa.

“Ti sei comportata in un modo orribile Michi.” Sentenziò l’altra continuando a tenere gli occhi sullo schermo attaccato al camino che aveva acceso per cercare di calmare i nervi.

“Lo so. - Le alitò al lato del collo provocandole un brivido. - Ma se ti fossi vista bene non…”

“Mi sono vista benissimo ed è per questo che mi fumano a mille!” La bloccò per i fianchi guardandola seria.

“Mi hanno fissato tutti per tutto lo stramaledettissimo pomeriggio.”

“Erano ammirati Ruka!”

“Ma piantala…”

“Fammi parlare. - Pregò posandole un palmo sulla guancia. - Ho mancato di tatto lo riconosco, ma è da sempre che sognavo di vederti in gonna. Sei così bella. Lo so, è stata un’azione sleale, ma quante volte ti ho chiesto d’indossarne una e tu mi hai dato il due di picche?”

“È per questo ti sei sentita in diritto di ricattarmi!”

“Haruka mi conosci troppo bene per non sapere che questo pacchetto te l’avrei dato comunque questa sera, concorso o meno.”

“E’ il gesto che non mi è piaciuto Michiru!”

“Hai ragione scusa… - Disse pentita. - Lo vuoi aprire?”

Sbirciando per una frazione di secondo il pacchetto marrone, mantenne il punto per un altro paio di secondi. “Vorrei ben vedere!” E lo accettò leggendo la bolla d’accompagno.

“Fa che sia quello che spero…”

“Non credo ci siano dubbi… mia bella guerriera.” Sogghignò stuzzicandola prendendo a massaggiarle una coscia.

“Bada Michiru! Non giocare con la bestia… Se non lo avessi capito sono incavolata nera!”

Strappando via le graffette di chiusura la bionda si trovò così a tu per tu con l’oggetto dei suoi desideri ludici. Il modellino di un sidecar verde militare.

“Era questo che desideravi, no? Un Zündappks 750 in uso alla Wehrmacht durante la Seconda Guerra Mondiale, motore due cilindri boxer, tutto in metallo satinato, ruote gommate, sedile in pelle e che con molta probabilità sarò io a spolverare ogni tre per due come faccio già con tutti gli altri?" Un singulto come risposta e Michiru capì di aver fatto centro.

“Come hai fatto? Dove lo hai trovato? E’ una vita che lo cerco per finire la mia collezione.” Chiese illuminata come una bambina di fronte ad un nuovo gioco.

“Un’asta militare su wiki, ed accontentati del colore, perché sabbiato non c’era.”

Accontentarsi?! Haruka la guardò con un misto di riconoscenza, amore e gioia infantile. Lasciando il modellino su uno dei cuscini del divano se la strinse contro stampandole un bacio sulla bocca.

“Mmmm, posso considerarmi perdonata?” Pigolò fra le labbra.

“Ti perdono tutto! Gli urletti della biondina, gli sguardi di sfida lanciati da quella vestita di rosso, Pluto o vattela a pesca che mi diceva come muovermi e cosa fare. Il Gran Premio perso. Il frigo vuoto… Tutto!”

Michiru capì così che la compagna intimamente, molto intimamente, si era divertita anche se non lo avrebbe mai ammesso, perché se si fosse trattata di una cosa davvero seria, non sarebbero bastate quattro coccole o un pensierino, anche se agognato come quello, per farla sbollire tanto in fretta.

Un ciuffo di capelli raccolti dietro l’orecchio della compagna ed Haruka finalmente sorrise. ”Sai Michi, devo ammettere che quella parrucca acquamarina ti dava un certo non so che.”

“A... un certo non so che?”

”Si.” Ammise rauca.

”Sei stanca?” Chiese stuzzicandole la nuca bionda con una mano.

“Perché? Che intenzioni abbiamo?”

“Portami di la e ti farò vedere... mia bella guerriera di Urano.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Sailor Moon / Vai alla pagina dell'autore: Urban BlackWolf