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Autore: EleWar    24/04/2019    6 recensioni
Tutti ci siamo chiesti, almeno una volta, come sarebbero andate a finire le cose fra Ryo e Kaori, al ritorno dalla radura.
Io ho immaginato un finale dopo il finale, perché sognare non costa nulla e perché non si smette mai di amare questi due innamorati un po' matti.
E' la mia seconda ff e spero che avrete la pazienza di leggerla fino alla fine.
Buona lettura!!
Ps: non potevo aspettare la fine per ringraziare ancora una volta le mie "Virgilie" e cioè Naco e MaryFangirl. Mi sono ispirata a loro e quando leggeranno... sapranno ^_^
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
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Siamo già al 6° capitolo e non posso non ringraziare tutte le coraggiose lettrice che si sono imbarcate pazientemente in quest’avventura… Spero che continuerete a seguirmi fino alla fine e che questa…non vi deluderà! Cmq ancora di strada ce n’è da fare...abbiate pazienza ^_^
Quindi grazie a:
MaryFangirl
shirley jane
la sempre esilarante Briz65
24giu
Kaori06081987
spero di non aver dimenticato nessuna ;-)

 
Cap. 6 Ancora un grido
 
Kaori, ancora una volta, si era risvegliata fra le forti braccia di Ryo, dentro il suo letto.
Con l’aggravante che stavolta il suo socio era completamente nudo, visto che la sera prima si era coricato con solo un asciugamano in vita, e che questo, inevitabilmente, si era sciolto e finito chissà dove.
Ritrovandosi di nuovo in quella situazione, a dir poco imbarazzante, non ci pensò un secondo di più, cacciò un “Ryoooooooo” selvaggio, giusto una frazione di secondo prima di scagliargli in testa un martello di svariate tonnellate.
Questa volta, però, Ryo riuscì a dire:
“Non è colpa mia!”, anche se troppo tardi…
In ogni caso, il nostro sweeper preferito, cercò di disincastrarsi il più velocemente possibile dal pavimento, per poter rincorrere la sua socia che, come una furia, anche quella mattina, era volata via rossa come un peperone.
La rincorreva per casa urlando:
“Aspetta… non è come pensi…aspetta, lasciami spiegare…”.
Fino a quando all’improvviso Kaori si bloccò e quasi Ryo le andò a sbattere contro. La ragazza si voltò di scatto e si ritrovò faccia a faccia con il suo inseguitore, per un attimo si fissarono negli occhi, ma quando Kaori abbassò lo sguardo, si rese conto che il suo socio era ancora completamente nudo e presa da un altro eccesso di imbarazzo scoppiò in un alto grido:
“Copritiiiiiiiiiiiiiii! Sei senza pudore”.
E prese a tirargli dietro tutto quello che le passava per le mani.
A Ryo, poco dopo, ormai sepolto da ogni sorta di mobili, suppellettili e chincaglierie varie, non restò che sospirare sconsolato:
“Non ce la posso fare, mi arrendo…” e un corvetto gli cadde in testa.
 
Contrariamente a questo risveglio traumatico per entrambi, la colazione si svolse secondo i soliti canoni, anche se un certo senso d’imbarazzo sotterraneo rimaneva.
Kaori cucinò come sempre in abbondanza, Ryo tentò di criticare la sua cucina, bisticciarono per le solite cose, fino a quando, riordinata la cucina, Kaori non disse che sarebbe andata alla stazione a controllare la lavagna.
A quel punto, poco prima di uscire, si voltò e disse al suo partner:
“Piuttosto, vedi di non passare la giornata a poltrire sul divano come al tuo solito, sempre con quei tuoi giornalacci. Esci e vai a trovare un lavoro”.
Niente di nuovo, ma evidentemente quell’osservazione fece più danno che mai perché, fu la classica goccia che fece traboccare il vaso.
Con la precisione di una pallottola sparata dalla Phiton di Ryo, quella frase andò a segno, e mandò in frantumi il fragile equilibrio che si era instaurato fra i due.
Ryo esplose con un:
“Senti mi hai davvero stufato!!”
Al che Kaori si bloccò sulla porta con tanto di occhi:
“Cosa…cosa??” fece lei.
“Sì mi hai stufato! Non ti va mai bene niente di quello che faccio, mi dai colpe che non ho poi… Insomma, possibile che ogni cosa che faccio sia sbagliata?”.
E lei di rimando:
“Cosa vorresti dire?? Non è forse vero che te ne stai lì tutto il giorno a non fare niente mentre io cerco di far quadrare i conti e mi interesso del lavoro?”.
Inconsciamente Ryo stava cercando un pretesto per litigare sul serio e sfogare la sua frustrazione.
Perché proprio non gli andava giù che, per due sere consecutive (o forse solo una, ma va be’, non ci voleva neanche pensare), lei si fosse intrufolata nel suo letto e lui avesse fatto i salti mortali per non saltarle addosso, per poi prendersi martellate di quel tonnellaggio, stavolta senza colpa.
E poi non era solo quello… lo sapevano entrambi.
Ryo disse ancora:
“Senti, non potrai far finta di niente in eterno no? Sono due sere che vieni nel mio letto, a dormire d’accordo, ed io mi comporto da perfetto gentiluomo, per poi venire malmenato come un cane alla mattina, quando tu ti trovi lì, fra le mie braccia!”
E Kaori rossa di rabbia e vergogna:
“No ..n-non è vero”
“Cosa non è vero? Che mi fai delle visite notturne o che io non ne approfitto?”
 
Il silenzio era improvvisamente sceso tra i due, poi Kaori riprese:
“Sono così poco affascinante??”
Uno stormo di libellule si abbatté sul capo sconsolato di Ryo che, ripresosi dallo sgomento, sbottò esasperato:
“Ma cosa vuoi da me, insomma, si può sapere?”
“Niente! Non voglio niente!”
E Kaori se ne andò sbattendo la porta.
 
In realtà Kaori si sentiva morire dentro perché Ryo aveva detto la verità.
Era lei che si trovava dove non avrebbe dovuto, lui non ne aveva certamente colpa, ma non sapeva spiegarsi come ci fosse finita, nessuna delle due volte.
Ad essere onesta poi, era certa che lui non ne avrebbe comunque mai approfittato, e non perché non la desiderasse…
Ricordava ancora certi episodi passati, in cui il suo mokkori aveva dato chiari segni di apprezzamento per lei.
Cioè…se ci pensava…forse un pochino la desiderava è vero.
Più che altro, fondamentalmente, lui era stato sempre corretto nei suoi confronti, la rispettava “Anche troppo!” pensò, e subito dopo “Oddio ma cosa sto dicendo??”.
Era la sorellina del suo migliore amico…era forse questo il problema?
Ma allo stesso tempo…lei era sì andata da lui però… lui non l’aveva riportata nella sua stanza, non l’aveva allontanata né respinta, l’aveva tenuta con sé, anzi…
Aveva un vago ricordo della sera prima, quando si era addormentata davanti alla tv, sul divano, e lui l’aveva presa in braccio e portata a letto.
Non era forse successo altre volte?
Si diede della stupida!
Ma come poteva spiegare il fatto, innegabile, che al risveglio si trovasse beatamente fra le sue braccia?
A pensarci bene quelle due notti aveva dormito meravigliosamente, come mai prima d’ora.
Si era sentiva protetta, il calore che Ryo sprigionava era così familiare, rassicurante.
Le era parso un sogno risvegliarsi abbracciata al suo amato socio, sembrava una cosa così tanto normale!
Poi però, ogni volta, il senso di smarrimento prendeva il sopravvento e prima di potersi fermare a ragionare, anche solo un secondo, non trovava di meglio che scagliargli un martello, strepitare e scappare in preda alla vergogna.
Era più forte di lei.
Sospirò.
 
Così mentre Kaori si dirigeva alla stazione, Ryo se ne andò al Cat’s eye.
Vi era arrivato con una faccia mogia e sconsolata, ma prima di entrare assunse la sua solita maschera da buffone, per non far capire ai suoi amici che cosa gli passasse per la testa.
In fondo non era quello che faceva sempre?
Nascondere i suoi veri sentimenti dietro mille maschere?
Appena entrato si precipitò al bancone col suo solito:
“Miki? Amore della mia vita? Come stai? Dove sei? Deciditi a lasciare questo scimmione mettiti con me”.
Per poi finire la sua ricerca affannosa della bella Miki, spiaccicato sul solito vassoio che Umi gli sbatteva in faccia ogni volta, modellandosi con i contorni della faccia.
Ricompostosi chiese a Falcon:
“Ma Miki non c’è?”
“Non devi importunare mia moglie, lo sai”
“Uhhh guarda…riesci ancora ad arrossire alla parola ‘moglie’ sei un gran tenerone”.
Falcon emise un grugnito.
Poi con aria disinteressata Ryo chiese:
“Kaori non si è ancora vista?”
“No, oggi no…perché me lo chiedi?” sogghignando sotto i baffi.
Da che aveva perso la vista, quasi totalmente, i suoi sensi si erano affinati e riusciva a percepire molte più cose degli altri.
Inoltre era presente quel giorno alla radura, sapeva che lo sweeper numero 1 del Giappone (o meglio il secondo perché il primo era lui eh eh eh eh) si era finalmente dichiarato, ma sapeva anche che, ancora una volta, le cose non erano andate per il verso giusto… non ancora.
Quindi sospettava che dietro quella domanda, apparentemente innocente di Ryo, si nascondesse ben altro, l’aveva capito dal tono della voce.
Era pronto a sfotterlo quando si sentì tintinnare il campanellino della porta del locale.
Per un attimo Ryo trattenne il fiato poi però si rilassò visibilmente quando vide entrare Mick.
Anche lui si precipitò al bancone chiedendo incessantemente della bella Miki e in breve si ritrovò incastrato tra i denti un bel piatto di maiolica, che si andò a frantumare nel suo bellissimo sorriso americano.
Ricompostosi anche lui e lisciandosi la giacca dal taglio impeccabile, si sedette accanto al suo ex socio ed esordì:
“Che faccia da funerale!!!”
“Lasciami stare..non è giornata!”.
“Lo credo bene! Sono due mattine che vi sento litigare già dall’alba!!”
E poi con fare allusivo e facendosi più vicino:
“…cos’è? La mia dolce Kaori non si sente abbastanza appagata dalle tue, diciamo così, attenzioni? Stai perdendo i colpi?”.
“La tua dolce Kaori non è affatto tua e…se non vuoi una pallottola conficcata nella testa lascia perdere questi discorsi”.
“Mmmmm come siamo suscettibili… qui gatta ci cova… Pensavo che dopo il matrimonio della Bella e la Bestia…”
grugnito di Umi
“ …le cose fra di voi si fossero chiarite una volta per tutte..”
“Non sono affari che ti riguardano…”.
Detto questo uscì senza salutare.
 
Ryo non aveva nessuna intenzione di rivelare ai suoi amici che per ben due notti di seguito aveva dormito insieme alla Sua –perché era Sua – Kaori e …non aveva combinato niente, anzi.
Meglio sarebbe morto.
Ne andava della sua reputazione di stallone di Shinjuku.
In ogni caso…loro dovevano restarne fuori.
La situazione degli abitanti di casa Saeba-Makimura era già complicata di suo, senza che altre persone ci mettessero il becco.
   
 
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