Storie originali > Storico
Ricorda la storia  |      
Autore: Freya Crystal    25/04/2019    8 recensioni
I demoni avevano ragione su una cosa, io sono un cavallo.
I demoni ridevano di me. Sospiro –e rido.
Abbiamo vinto.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Olocausto
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Nel tempo dei faggi
 





Ridono di me.
Ridono, come demoni stregati. E urlano "Canta, lurido pazzo!"
Non posso fermarmi. Sfinito, sono sfinito, ma non devo fermarmi.

Se chiudo gli occhi sento i loro latrati sguaiati. Annego nel fango, nella terra che devo spaccare – sono spezzato, morto, è finita, perché nessuno viene a prendermi?

Il pianto dell'umanità impregna l'aria, gronda dall'asfalto, s'aggroviglia sanguinante ai rovi di filo spinato. Una volta – forse ieri? – ho provato a correre loro incontro. Ma i demoni – volti di pietra, uomini, uomini come me – mi hanno fermato.

Volevo morire.
Ecco, una pallottola e via, ho pensato. Ma loro hanno detto che ero il cavallo più utile, che avrei dovuto continuare a cantare. I cavalli dovrebbero essere liberi, liberi di correre via, nel vento...
Io dovevo lavorare e cantare cantare cantare per i miei demoni, mentre le lacrime mi soffocavano la voce e mi sfregiavano la vista.

"Andrà tutto bene."
Nessun Padre, nessuna luce all'orizzonte. Il pianto dell'umanità s'innalza al cielo, una cortina di ferro l'opprime e lo rispedisce giù. Giù dove sono io, dove siamo noi, fantasmi di ossa dimenticati dal mondo.

"...nome. Mi senti, come ti chiami?"
Ho smesso d'esistere quando il tempo è diventato carri da trainare, fosse da scavare, fratelli sepolti da abbandonare.

"È finita. Sei salvo."
I demoni ridono di me. Li sento ancora, ma forse sono soltanto nella mia testa, perché la ciminiera ha smesso d'emanare fumo. La sua grossa bocca larga è una voragine senza ritorno che ha inghiottito migliaia di vite, eppure

"Resta sveglio. Sei salvo, capito?"
Non parlano tedesco. Chi sono? Chi siete? Le risate delle SS diventano i pianti dei miei fratelli. I carri continuano ad avanzare, ma non siamo più noi prigionieri a trainarli.

"Bella ciao bella ciao bella ciao, ciao, ciao..." sento ripetere con un accento diverso dal mio. Non sono più l'unico a cantare, ora. Devo – voglio – continuare a...
"Dario. Si chiama Dario" risponde uno di noi.
Allora piango più forte, perché capisco che ci hanno salvato – che mi hanno salvato. Siamo sui carri dei salvatori. È finita, stiamo andando via.
I demoni avevano ragione su una cosa, io sono un cavallo.
I demoni ridevano di me. Sospiro – e rido.
Abbiamo vinto.

"Ciao" sussurro al volto dell'uomo che canta con me, al tiepido sole che gli incorona il viso, al cielo.

Io sono un cavallo. Libero di correre via, nel vento.
"Ciao" ripeto – la mia ultima nota.
Il mio sospirato epilogo.









~●~









Spazio dell'autrice
Il protagonista di questa storia è ispirato a una persona realmente esistita, un uomo italiano che ha vissuto nei campi di concentramento durante la Seconda Guerra Mondiale. Il suo nome è Dario. Il 18 novembre 1944 è stato trasferito dal campo di Dachau a quello di Buchenwald (letteralmente campo di faggi). Liberato dai soldati dell’esercito americano il 4 aprile 1945, purtroppo è morto in quello stesso giorno. Nella flash ho cercato di ricordarlo, immaginando per lui una sorta di vittoria finale.

Passo ora alle note inerenti esclusivamente alla storia. I "demoni" sono i soldati tedeschi. Le fatiche a cui il Dario della flash è sottoposto sono quelle dei cosidetti "cavalli cantanti", definizione attribuita ai prigionieri del campo, che con le minacce erano obbligati a cantare mentre trainavano carri pesantissimi (fonte storica).
Dario, provato dalla denutrizione e dai lavori forzati, è in fin di vita e non si rende realmente conto di quello che sta succedendo. La confusione generata dall'irruzione delle truppe americane nel campo lo disorienta. È il 4 aprile 1945 e lui continua a cantare perché cantare è ciò che le SS gli hanno sempre ordinato. Ho immaginato che capisse in parte i loro comandi in tedesco.
"Bella ciao" è una canto popolare italiano che è stato identificato simbolo della Resistenza contro i nazisti. Internazionalmente si è diffuso alla fine degli anni 40, perciò ho pensato che Dario potesse cantarlo in presenza delle SS senza che queste lo riconoscessero, e che questo fosse il suo modo di resistere alle torture. Ho inoltre immaginato che un primo contatto internazionale sia avvenuto proprio in quel 4 aprile, quando uno dei soldati americani ha iniziato a cantare "Bella ciao" insieme a Dario.
Grazie per aver letto.
  
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: Freya Crystal