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Autore: Moonalym    26/04/2019    1 recensioni
Questo è un monologo di Dimensio che racconta in breve di come sia arrivato alla follia e che "spiega le sue ragioni". Tutto quello che c'è scritto qui è puramente Haedcanon, quindi nulla di ufficiale. Spero gradiate la storia.
Genere: Dark, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dimensio, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Me lo ricordo… me lo ricordo ancora bene. Ogni volta che provo a chiudere gli occhi per assopirmi li vedo: quei simboli, quei numeri. Mi scorrono davanti agli occhi ed io non posso fare a meno di leggerli, non riesco a non tradurli e leggo… le focalizzo nella mia mente. Quelle vite di gente ignota che non ho mai nemmeno visto di sfuggita. Non so chi siano, dove si trovino, ma li ho conosciuti. So cosa hanno passato, cosa li aspetta e cosa stanno facendo ora.

Non mi è mai interessato conoscere queste patetiche vite, io volevo solo aiutarla e conoscere. Volevo aiutare lei e me ad avere una vita felice. Una delle poche volte che ho agito per il bene di qualcuno che non fossi io, mi ha corrotto irrimediabilmente, certo, non poi così male, non sono più incatenato e costretto a seguire schemi di pensiero che, limiterebbero il mio genio solo perché ritenuti troppo “al limite”… ahahahahah… che pena mi fanno. Non ci arrivano, non sanno cosa si prova e mai lo comprenderanno per colpa di quei lucchetti mentali che non sono mai stati spezzati. Forse è quasi comprensibile: “impazzire”, come molti definirebbero questo passaggio, è doloroso, molto, molto… DOLOROSO. Ma è un giusto prezzo da pagare se si vuole avere una più ampia comprensione di questo universo.

Io ho sempre ricercato questa maggiore comprensione del mondo, con i miei studi, le mie ricerche, i miei calcoli ed i miei esperimenti, ma ad un certo punto della mia vita sono stato traviato dai sentimenti verso la mia prima moglie, che di conseguenza mi ha fatto perdere di vista su quale fosse il mio principale obiettivo con l’arrivo di mia figlia. Lo ammetto, ero felice in quel periodo, ero sentimentalmente appagato e per questo lasciai da parte le mie ricerche per continuare a drogarmi di quell’amore che ricevevo dai miei cari, questo fino a che non le persi entrambe. Loro erano morte, le loro vite erano arrivate alla fine, come giusto che fosse, mentre io, ero ancora lì, ancora giovane, ancora nel pieno delle mie facoltà. Ancora una volta grazie, madre. Ed in quel momento mi accorsi che quella non era altro che una effimera assuefazione che nella mia condizione non sarebbe mai durata ed anzi, avrebbe continuato a distrarmi dai miei lavori, dal mio obiettivo, dalla domanda che da sempre mi aveva tormentato: ma le nostre azioni, sono frutto del libero arbitrio?

Ogni volta ricevevo le stesse risposte: sì o no. Ma alla mia successiva domanda: “perché” pochi azzardavano una risposta che poteva essere, quanto meno accettabile, come ipotesi personale. Allora smisi di chiedere anche a chi sarebbe dovuto essere più saggio di me, ai grandi maestri ed anche dopo essere diventato il più Grande dei Maestri ed il più venerato, almeno nel campo conoscenze s’intende, non sapevo darmi una risposta.

Ormai avevo chiuso i contatti con la mia famiglia e mi ero liberato di tutte quelle persone che non fossero state utili per le mie ricerche. Potevo finalmente dedicare tutto me stesso a rispondere al mio martellante quesito, fino a che i Pixl, quei preziosi strumenti, non si ribellarono. Il mio fidato compagno impazzì e mi tradì, consegnandomi alla sua regina che mi condannò ai lavori forzati o almeno, ci provò. Scappai dopo poche ore, senza particolare fatica a dire il vero.

Volevo mettere fine a quella rivolta perché volevo riprendere le mie ricerche, solo per quello, non mi importava del resto del mondo, se non mi era utile, allora poteva anche sparire, per quello che mi riguardava. E fu allora che ci ricascai, che caddi nuovamente in quel tunnel luminoso che portava a lei: Shezen. Maledetta donna, maledetto il tuo carisma, maledetto il tuo bel volto, maledette le tue idee, maledetto il giorno in cui ti ho conosciuta e mi sono innamorato di te!

Non credo di essere mai stato attratto da qualcuno in questa maniera, mentalmente e anche, perché no, fisicamente. Di lei amavo il suo modo di pensare: non era utilitarista come me, lei teneva veramente alla sua gente anche se non la voleva governare. Il sentimento era sincero senza secondi fini. Era diametralmente opposta a me, però so solo che mi emozionavo quando le stavo vicino e quando la sentivo parlare. Per un momento, pensai che fosse tutta opera di un filtro d’amore che mi aveva fatto assumere di nascosto, ma non era affatto così.

Un giorno, durante una perlustrazione in una delle città Antiche distrutte trovai un tomo nero, con al centro una grande pietra blu, che emanava una strana energia oscura. Ne ero spaventato, ma allo stesso tempo incuriosito, non avevo idea di cosa fosse quel libro, del perché si trovasse lì e che cosa contenesse, non lo avevo ancora aperto. Lo mostrai a Shezen e lei ne era terrorizzata, mi spiegò che era un potente tomo che al suo interno conteneva verità ed incantesimi che avevano fatto impazzire molti maghi curiosi, e mi aveva supplicato di starne alla larga e di non aprirlo, io la ignorai, la mia curiosità era implacabile in quel momento, se quel tomo era tanto potente dovevo sapere cosa celavano le sue pagine.

Attesi che tutti si addormentassero ed aprii il libro. Mi lasciai pervadere da quell’alone tetro e misterioso che lo avvolgeva e lo lessi. Quello che descriveva al suo interno era pura magia nera di ogni tipo, era così affascinante ed inebriante. Prima di quel giorno mi ero sempre tenuto lontano dalla magia nera, mi avevano sempre insegnato a rifuggirla, ma ora ero attirato da essa come una falena è attirata dalla luce. Lo lessi tutto e sentì che dentro di me il primo di quei lucchetti si era spezzato, e mi aveva permesso di salire ad un livello di comprensione maggiore. Mentre compivo ricerche e creavo incantesimi che potessero essere utili alla resistenza, mi impegnavo a studiare approfonditamente quel tomo. In quel periodo ero ingordo di conoscenza e volevo sapere quanto più possibile, ma dovevo stare attento, Shezen si era accorta che qualcosa in me era cambiato e più di una volta mi aveva chiesto di rallentare il ritmo e di rilassarmi, ma io non volevo ascoltarla ero troppo fomentato ed in balia di quel libro. Poi venne il giorno in cui l’ultima battaglia ebbe inizio, Shezen mi affidò un compito: cercare il modo per distruggere la Regina dei Pixl, mi chiese di viaggiare e di trovare un incantesimo o un arma capace di sconfiggere una volta per tutte quel mostro. Io accettai senza indugio e la salutai. Sul libro non c’era scritto il modo per distruggere la regina, altrimenti glielo avrei detto.

Partii alla ricerca di ogni mezzo che potesse agevolare la nostra causa, ma il mio viaggio pian piano mi portò a dimenticare il vero motivo della mia avventura e mi portò a trovare quello che io chiamo Il Codice.

 

La prima volta che lo vidi non capivo cosa fosse, sembrava essere una dimensione a sé, relativamente piccola a forma di grande stanza cubica che mostrava sulle sue superfici un mix di numeri, simboli e lettere di uno strano alfabeto che si alternavano, svanivano e cambiavano sotto i miei occhi. Capii subito che tutto quel codice aveva un senso che esisteva per una ragione, anche perché il tomo sembrava reagire alle energie di quel luogo, non poteva essere un caso. Impiegai un anno intero a decifrarlo e mi accorsi di un fatto sconcertante: quel codice descriveva, passato, presente, e futuro di ogni persona o essere esistente in quel momento nell’universo. La mia più grande domanda aveva finalmente trovato risposta: le nostre azioni non sono frutto del libero arbitrio. E sapevo anche dare un senso a questa risposta, lo avevo visto ma ciò ebbe su di me un effetto indesiderato: subito dopo realizzai che tutto ciò che mi è accaduto, tutte le azioni che ho realizzato, non sono state compiute per mia sponte.

Non avevo messo in conto che realizzare una simile verità mi avrebbe scioccato così tanto. Non era ammissibile che io non  fossi il vero autore delle mie azioni. Il codice in oltre si mise a canzonarmi, mi impediva di sbirciare nel mio futuro, perché ovviamente c’era anche la mia cronologia, ma dopo un certo punto si anneriva e mi rendeva impossibile leggere il continuo  di quella autobiografia già scritta. Poi accadde qualcosa però, un avvenimento che mi scioccò, che mi fece accapponare la pelle: la linea nera stava lasciando il posto ad una linea di codice che si riferiva a me… in seconda persona, come se il codice volesse comunicare con me e ancora peggio, mi leggeva nella mente:

«Che ti succede? Non era la risposta che ti aspettavi?», mi chiese con un tono ironico che riuscivo quasi a percepire come reale, come se fosse una persona molto poco simpatica. Lui continuava a scrivere e rispondermi ma io lo ignorai volutamente, ero troppo spaventato e incredulo per poter tollerare quel peso. Avevo appena realizzato che il modo in cui vivevo era finto: era un copione, una sceneggiatura che mi imponeva di essere e di comportarmi in un certo modo. Non volevo limitarmi ad essere un semplice personaggio di una storia già scritta, io avevo le capacità, io potevo essere il GIULLARE, che narrava quella storia. Quindi istintivamente mi gettai sul tomo nero che mi ero portato dietro e lo aprii. Da questo si sprigionò un’energia che annerì completamente le pareti del codice, impedendomi di vedere quello stava accadendo ed in quel momento mi accorsi di una cosa: il tomo aveva la facoltà di intaccare quel codice, come un virus informatico che sovrascrive e distrugge le componenti di un sistema. Un senso di onnipotenza si impossessò di me portandomi a scrivere su quel tomo. Le parole sembravano uscire da sole dalla mia penna ed una sensazione paragonabile ad un orgasmo mi pervase, mentre condannavo quel patetico universo, per riscriverlo da zero per dare a me la possibilità di decidere del mio futuro e, perché no, anche di quello degli altri…



Nota dell'Autrice
Ok, scuramente vi sarete chiesti chi cacchio sia sta Shezen, ve lo spiego: secondo la mia versione, Shezen Darkside è la fondatrice principale della Tribù dell'Oscurità, quindi colei che ha sconfitto la Regina dei Pixl e quindi prima "custode" del Profeticus Tenebrae, ergo è l'antenata di Blumiere (aka Conte Cenere) e fondatrice della sua casata. Insomma una tizia importante.
Prima che la vostra mente faccia viaggi strani: no, Blumiere e Dimensio non sono imparentati, Dimmy non ha avuto figli con Shezen.
Perdonatemi se non l'ho scritto prima, ma temevo che una simile spiegazione spezzasse eccessivamente il ritmo del racconto. Ora però lo sapete! Io vi ringrazio per la lettura, se vi è piaciuta la storia RECENSITE e vi saluto!

 
   
 
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