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Autore: oxygen00    26/04/2019    1 recensioni
Soltanto i pensieri del nostro caro rosso quando Mickey lo contatta durante la 7x10, secondo la mia interpretazione personale. Spero vi piaccia ^^
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella mattina Ian si svegliò un po' intontito a causa dei farmaci che aveva preso la sera prima, e ringraziò il cielo che non fosse uno di quei giorni no, uno di quelli in cui i pensieri della sua mente malata iniziano a prendere il sopravvento e gli impediscono di comportarsi e agire come una persona normale.

"Una persona normale?" pensò, un po' frastornato, mentre si alzava dal letto preparandosi per andare a lavoro.

Sì, le medicine di certo facevano il loro effetto, e gli permettevano di avere una vita che poteva essere considerata  normale, ma lui sentiva sempre un senso di vuoto che non sapeva nemmeno da dove nascesse.

O forse lo sapeva, ma non ci voleva pensare.

Si sentiva fortunato poiché aveva ottenuto un nuovo lavoro come paramedico, si trovava bene con i colleghi e doveva ammettere che gli piaceva molto quel che faceva.

Aveva lottato duramente per quel posto di lavoro, e nonostante i colleghi avessero saputo del suo bipolarismo li aveva convinti che lui fosse adatto, che lui meritasse di stare lì, assieme a loro, a svolgere ciò che lo faceva evadere dalla realtà, anche solo per qualche ora.

Ma la realtà è che la sera prima era successa una cosa che lo aveva scosso, qualcosa che non si aspettava di sentire, soprattutto in quel periodo della sua vita in cui tutto sembrava andare quasi per il verso giusto: stava parlando tranquillamente con Trevor sul divano, il suo attuale fidanzato, quando Fiona all'improvviso lo chiamò dalla scalinata all'ingresso di casa, fuori, ed una volta raggiunta la sorella trovò un poliziotto ad aspettarlo.

"Che ha combinato stavolta Carl?" fu il primo pensiero di Ian, ma poi il poliziotto parlò.

"Secondo alcune verifiche hai visitato Mykhailo Alexander Milkovich un po' di volte in prigione"

 E finalmente sentì pronunciare quel nome che aveva cercato di dimenticare, quel nome di quella persona che aveva aveva cercato di cancellare dalla sua testa assieme a tutti quei ricordi che lo legavano ad essa.

"Mickey?" Fu la reazione di Ian. Il cuore sembrava volesse fuoriuscirgli dal petto, sgranò leggermente gli occhi cercando di capire che cosa avesse combinato quel folle del suo ex ragazzo, di cui era ancora dannatamente innamorato, ma che non avrebbe mai ammesso.

"Ti ha mai contattato?" Continuò il poliziotto, osservando Ian.

"No..." riuscì a dire il rosso, un po' sorpreso per quella domanda decisamente fuoriluogo, soprattutto posta davanti a Trevor, ma ormai voleva sapere che cosa fosse successo a Mickey.

Doveva saperlo.

"È scappato ieri sera" esordì finalmente il poliziotto, continuando a fissare Ian negli occhi, il quale in quel momento non sapeva come reagire rimanendo per alcuni secondi fermo, immobile, metabolizzando le parole pronunciate dall'uomo davanti a sé.

Mickey era scappato.

Dalla prigione.

Che cosa sarebbe successo nei giorni seguenti? Lo avrebbe contattato? Ma soprattutto, quali erano esattamente i suoi piani? 

Ed ora, la mattina dopo, si sentiva allo stesso modo della sera prima.

Sorpreso, scioccato, e anche un po' emozionato.

Sperava che Mickey lo contattasse: sapeva che fosse sbagliato, ma c'era sempre una parte di lui che ci sperava.

E proprio quella mattina, mentre usciva di casa dirigendosi a lavoro, si imbatté in un uomo che, in modo piuttosto rude, fece scontrare le loro spalle mentre lo sorpassava andando nella direzione opposta, facendo cadere un cellulare sul marciapiede.

Ian stava per mandare a fanculo quella testa di cazzo che gli è andato addosso quando all'improvviso sentì quel cellulare squillare.
Essendo curioso, rispose immediatamente.

"Ti sono mancato?" Disse una voce fin troppo familiare. Era lui.

"Mickey? Dove sei?" Ribattè Ian, cambiando quasi subito espressione, diventando leggermente ansioso.

Doveva sapere dove fosse.

Non ci poteva credere che lo avesse contattato, soprattutto per il fatto che non è andato mai a trovarlo in prigione.

Era egoista solo a pensarlo, ma sperava che non fosse arrabbiato con lui per il fatto che l'avesse lasciato. 

"Troviamoci ai moli sulla riva sud tra un'ora. Butta il telefono in un tombino." concluse Mickey, riagganciando.

Inutile dire che Ian obbedì, gettando il telefono nel primo tombino che gli capitava a tiro, mentre si dirigeva a lavoro con lo stomaco in subbuglio per le troppe emozioni che stava provando al momento.
 
 
Ansia, paura, e adrenalina. 
 
Non si sentiva così da molto tempo, e gli è bastato soltanto sentire il suono della sua voce per scatenare in lui quel qualcosa che in fondo cercava in tutti i suoi partner, ma che non riusciva mai a trovare in nessuno che non fosse Mickey, perché soltanto lui era capace di colmare quel senso di vuoto.

Sapeva sarebbe stato l'inizio della fine per lui,soprattutto dopo tutto ciò che aveva costruito, ma al momento poco gli importava: doveva raggiungerlo al più presto.

Perché era inutile quanto cercasse di nasconderlo, ma quel coglione di un Milkovich gli aveva sconvolto l'esistenza.

E non riusciva a toglierselo dalla testa.
   
 
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