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Autore: Koori_chan    26/04/2019    2 recensioni
[L’Ottobre del 1703 era uno dei più caldi che la gente di Londra ricordasse.
Per strada i bambini correvano scalzi schiamazzando senza ritegno, e sul mercato si vendeva ancora la frutta dell’estate; il sole, che già aveva incominciato la sua discesa verso l’orizzonte, illuminava i dock di un’atmosfera tranquilla, pacifica, quasi si fosse trattato di un sogno intrappolato sulla tela di un quadro.]
Quando un'amicizia sincera e più profonda dell'oceano porta due bambine a condividere un sogno, nulla può più fermare il destino che viene a plasmarsi per loro.
Eppure riuscirà Cristal Cooper, la figlia del fabbro, a tenere fede alla promessa fatta a Elizabeth Swann senza dover rinunciare all'amore?
Fino a dove è disposta a spingersi, a cosa è disposta a rinunciare?
Fino a che punto il giovane Tenente James Norrington obbedirà a quella legge che lui stesso rappresenta?
E in tutto ciò, che ruolo hanno Hector Barbossa e Jack Sparrow?
Beh, non vi resta che leggere per scoprirlo!
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elizabeth Swann, Hector Barbossa, James Norrington, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Venticinquesimo









Il vapore caldo appesantiva l’aria, bagnando di lucida muffa le pietre e il bambù che rivestivano la stanza.
Non era un luogo piacevole, la puzza di sudore incollava i vestiti alla pelle e l’umido arricciava i capelli, appiccicandoli al collo. Mancava il respiro, e questo non la aiutava a pensare.
Sao Feng era in piedi davanti a loro, le sopracciglia arcuate in un’espressione di scherno, ben consapevole che presto i suoi due ospiti avrebbero capitolato e sarebbero divenuti due ostaggi. Cosa poteva avere da offrirgli quella ragazzina? Come poteva giustificare la sua presenza al Tempio del Serpente quella straniera?
Cristal cercò di ignorare la goccia di sudore che già sentiva scivolare lungo la sua fronte e si concentrò.
- Sao Feng di Singapore, Pirata Nobile del Mar Cinese Meridionale, sono il Capitano Cristal Cooper, del Mare del Nord. Confido siate al corrente degli eventi che agitano gli oceani. - esordì.
Con la coda dell’occhio percepì Will sbarrare le palpebre, probabilmente incredulo della faccia tosta che stava dimostrando, ma non vi badò. Se avevano una speranza era quella di riuscire a far parlare lui e attendere Barbossa. Fino a che avessero tenuto Sao Feng impegnato in conversazione le Carte Nautiche sarebbero state al sicuro.
E anche loro.
L’uomo le rivolse una lunga occhiata penetrante, evidentemente incuriosito.
- Le correnti del mare sono molte e varie, a quale di esse dovrei prestare il mio orecchio? - inquisì.
Cristal strinse appena le labbra, ragionando frenetica.
- Capitano, ho percorso molte miglia per giungere a voi. Una guerra si profila all’orizzonte e nessun uomo libero che batta bandiera pirata può dirsi al sicuro. -
- Caritatevole da parte vostra attraversare l’oceano per informarmi, Cristal Cooper, tuttavia temo che la vostra giovane età vi precluda alcune informazioni che potreste ritenere interessanti. - ribatté Sao Feng.
Cristal e Will si scambiarono una rapida occhiata, poi la giovane fece cenno al padrone di casa di proseguire.
- Io sono il più temibile pirata che navighi queste acque, non necessito della protezione di una ragazzina. - sibilò.
- Tanto più se si tratta di una ladra. - aggiunse con una smorfia di disprezzo.
La Figlia della Tempesta strinse i pugni lungo i fianchi e si morse la lingua per non controbattere a tono.
- Non ne dubito, eppure temo sottovalutiate la minaccia. Se definite ladra me, che non ho fatto altro che tentare di mettervi in guardia, quali parole userete per definire coloro che sono pronti a liberare il Kraken contro la vostra flotta? -
Al sentir nominare l’arcana creatura Sao Feng impallidì e ordinò un maggiore apporto di vapore alla stanza. Forse aveva fatto centro.
- Il Kraken, voi dite? E’ dunque questo il motivo per cui avete cercato di impadronirvi di ciò che è mio di diritto? -
La ragazza trattenne il respiro per un istante: l’avversario si stava dimostrando più astuto del previsto.
Stava per rispondere, ma Sao Feng parlò nuovamente.
- Il vostro volto non può recare più di venti primavere, eppure già portate un titolo impegnativo sulle vostre spalle. Non è un gingillo il gioiello che indossate. -
Non disse altro e Cristal non fu del tutto certa di come interpretare quella sortita. Che cosa voleva dire con quelle parole? Che ai suoi occhi appariva come una sprovveduta? Che a causa della sua giovane età non l’avrebbe mai presa sul serio? Oppure c’era dell’altro celato in quella frase, un’insinuazione che ancora non riusciva a cogliere?
Si fece coraggio e rizzò un poco la schiena, il mento in alto a fingere sicurezza.
- Non lasciate che il mio volto vi inganni, conosco bene la promessa del Mare e ho imparato a portarne il fardello. Ciò che agita il mio cuore dovrebbe agitare anche il vostro. -
Non sapeva nemmeno lei che cosa stesse dicendo ormai, ogni sua parola era tesa e stiracchiata fino allo spasmo, pronunciata lentamente nella speranza di poter conquistare qualche secondo.
Ma più parlava più Sao Feng guadagnava terreno, sviando la conversazione e camminandole attorno come un predatore pronto a colpire.
Quando sarebbe giunto l’attacco mortale?
L’uomo, ormai a un soffio da lei, la osservò attentamente, gli occhi scuri a scivolare lungo la scollatura fino ad incontrare la sua collana.
- E quindi il Mare del Nord ribolle ancora sotto la superficie dell’acqua… - commentò in un sussurro che le diede i brividi.
Cosa sapeva che non le stava dicendo? A cosa si riferiva?
Rapido come un soffio di vento, Sao Feng indietreggiò, portandosi verso la volta al di sotto della quale li aveva accolti.
Cristal percepì lo sguardo di Will su di sé e si voltò in fretta per cercare di infondergli un poco di coraggio. Attorno a loro, incuriositi dall’irruzione dei luogotenenti di Sao Feng, svariati uomini in ammollo in vasche d’acqua putrida li osservavano famelici.
In quale luogo erano andati a ficcarsi?
- Bene, Capitan Cooper, sarò lieto di approfondire la questione, tuttavia temo di avere un altro appuntamento a cui presenziare. - esclamò il Pirata Nobile dopo aver fatto un cenno con il capo ed essere stato avvicinato da due giovani che avevano preso a vestirlo con costosi abiti di seta scura.
Cristal sospirò appena: ce l’avevano fatta, li lasciavano andare.
- Anzi, credo proprio che assistermi durante la trattativa potrà giovare alla vostra causa: intendo che il mio prossimo ospite sia un nostro pari. Non capita tutti i giorni di ricevere ben due Pirati Nobili senza averne invitato nemmeno uno, non convenite? - la bloccò ancora prima che potesse muovere un passo verso Will.
Cristal fece appello a tutte le sue forze per non mostrare alcun tipo di espressione e si limitò ad annuire.
- Curioso, invero. Rimarrò se lo ritenete necessario. - concesse, ben consapevole di non avere alternative e incamminandosi verso di lui come le veniva indicato.
- A questo punto ritengo si possa liberare il mio Secondo, non trovate? - osservò, infastidita dal modo in cui gli uomini di Sao Feng stavano continuando a trattenere Will.
Ma a quel punto accadde qualcosa di imprevisto: il pirata ghignò, un’espressione crudele che le mozzò il fiato nei polmoni.
- Non ancora! - e ad un rapido cenno della mano i suoi sottoposti assestarono a Will un violento pugno alla bocca dello stomaco che lo fece cadere in ginocchio.
- Will! - si ritrovò ad esclamare, la compostezza perduta in un battito di ciglia.
- La prudenza non è mai troppa quando si ha a che fare con un ladro. Ma sono sicuro che avrete modo di gettare luce su questo disdicevole malinteso quando saremo al cospetto del nostro collega… - insinuò l’uomo con un sorriso mellifluo, mentre due dei suoi sottoposti portavano un grosso palo di legno e vi legavano Will bloccandogli le braccia.
- Non fategli del male. - ordinò Cristal, gelida nel tentativo di trattenere la rabbia.
- Vi ricordo che il Parlay tutela anche il mio equipaggio. - aggiunse.
Sao Feng non disse nulla, si limitò ad ampliare ancora di più il suo ghigno e a guardare in silenzio mentre Cristal veniva afferrata malamente per un braccio e condotta nell’ombra.
La fecero sedere su uno sgabello umido dove fu affiancata da due degli uomini di Sao Feng, il Pirata Nobile che tornava a farsi vestire dalle due giovani. Di tanto in tanto rivolgevano a Cristal qualche occhiata fugace, intrise di curiosità, ma lei non ne ricambiò nemmeno una.
Terrorizzata, continuava a ragionare febbrilmente in cerca di una scappatoia che potesse tirarli fuori dai guai: cosa sarebbe successo all’arrivo di Hector e degli altri? A questo punto potevano tranquillamente scordarsi il prestito che erano andati a chiedere. E le Carte Nautiche? Erano state affidate ad un omino anziano, seduto in un angolo della grande stanza, e senza una buona dose di fortuna non aveva la più pallida idea di come tornarne in possesso.
E dire che ci erano andati così vicini!
Sovrappensiero, portò una mano a sfiorare la conchiglia appesa al collo e le parole di Sao Feng aumentarono l’angoscia che le stava montando nel petto.
Si morse appena il labbro inferiore, e ancora una volta cercò lo sguardo di Will. Quello le sorrise debolmente, forse in un tentativo di darle speranza, ma entrambi dovettero rendersi conto di apparire abbastanza miserabili ad un occhio esterno: uno legato come un carcerato e l’altra prigioniera della sua stessa menzogna.
Dopo diversi minuti un altro uomo apparve da una porta nascosta e comunicò qualcosa in cinese. William fu nuovamente afferrato con malagrazia e condotto di fronte ad una grande tinozza colma d’acqua calda.
- Che cosa gli fate? - domandò Cristal con gli occhi sbarrati, ma prima che Sao Feng potesse risponderle, i suoi sottoposti spinsero il giovane nella tinozza, costringendolo a rimanere nascosto sotto la superficie dell’acqua.
Cristal inorridì e si voltò verso il Pirata Nobile, ma quello portò l’indice alle labbra e le impose il silenzio, mentre dei passi nuovi fendevano il vapore: Barbossa era finalmente arrivato.
- Capitan Barbossa! Benvenuto a Singapore… - lo accolse Sao Feng, un rispetto tutto diverso da quello dedicato a Cristal.
Hector si inchinò, ad imitarlo controvoglia accanto a lui Elizabeth, vestita solamente della sua casacca blu.
Nessuno dei due poteva vederla da quella posizione, e quasi ne fu grata. Se scorgere i loro volti l’aveva consolata per una frazione di secondo, adesso la paura di averli condannati tutti le stringeva la gola.
- Mi è stato detto che avete una richiesta da farmi… - incominciò Sao Feng.
Barbossa sorrise con impostata tranquillità, ma Cristal percepì nei suoi modi affettati un certo disagio.
- E’ più una proposta da sottoporti… - rettificò, forse nella speranza di incontrare il suo favore modificando la terminologia.
- Ho un’impresa da compiere, e il fatto è che mi trovo a corto di una nave e di una ciurma… - spiegò.
Cristal cercò di alzarsi in piedi, ma i due che la tenevano di guardia le piantarono le mani sulle spalle impedendole di muoversi. Gettò un’occhiata colma di apprensione alla vasca di Will, e si chiese quanto ancora Sao Feng avesse intenzione di lasciarlo sott’acqua. Voleva forse farlo affogare?
- Quando si dice la coincidenza… - osservò il padrone di casa con un’ironia sottile.
A quel punto fu Elizabeth ad intromettersi, per nulla spaventata dalle circostanze.
- Perché casualmente avete una nave e una ciurma che vi avanzano? - azzardò, impertinente.
- No. Perché qualche ora fa, non lontano da qui, un ladro, penetrando nel Tempio del mio zio venerabilissimo, ha cercato di portar via queste! - spiegò l’uomo, andando a recuperare le Carte Nautiche dall’anziano che le aveva conservate fino ad allora.
Al riparo del cono d’ombra Cristal vide Hector e Liz scambiarsi uno sguardo atterrito.
- Non sarebbe sorprendente se questa impresa da compiere ti conducesse al mondo più in là di questo? - insinuò Sao Feng, perfettamente consapevole di avere il coltello dalla parte del manico.
Per la prima volta in vita sua Cristal Cooper vide Barbossa annaspare.
- Direi sorprendente oltre ogni limite… - fece infatti con un sorriso tirato.
Sapeva che li avevano presi, doveva starsi chiedendo cosa ne fosse stato di lei e di Will.
La sua curiosità fu presto soddisfatta, e all’ennesimo cenno di Sao Feng, Cristal venne fatta alzare con uno strattone e spinta alla luce, mentre i due a guardia della tinozza facevano emergere Will.
Elizabeth strabuzzò gli occhi ed Hector trasalì, indietreggiando appena.
- E’ questo il ladro! La sua faccia vi dice qualcosa? -
Nessuno si azzardò a guardare Cristal, e quando non vi fu risposta il pirata di Singapore tornò a concentrarsi su Will, estraendo uno strano pugnale dalla cintura.
- Quand’è così… Credo sia inutile lasciargliela! - e senza attendere un istante di più si avventò contro il ragazzo.
- No, no! - l’urlo mal trattenuto di Elizabeth coprì quello di Cristal e fu a quel punto che ogni tentativo di bluff divenne inutile.
Seguì un silenzio densissimo durante il quale Hector e Cristal si scambiarono un’occhiata esterrefatta, poi Sao Feng prese nuovamente la parola.
- Venite nella mia città e poi tradite la mia ospitalità? - li accusò.
- Immagino di non doverti presentare il Pirata Nobile del Mare del Nord… - aggiunse con un’espressione carica di disprezzo all’indirizzo di Cristal, pallida come la morte in piedi dietro di lui.
Barbossa cercò di recuperare vantaggio mentendo.
- Sao Feng, ti assicuro, non avevo idea… -
- Che li avremmo catturati?! - sbottò l’uomo, giunto al limite della sopportazione: l’oltraggio doveva essere diventato troppo grave perché fosse tollerato.
- Voi state andando sul fondo del mare, lo Scrigno di Davy Jones! Ma quello che io mi domando è perché? - continuò, la curiosità più forte della rabbia.
Accadde qualcosa che Cristal non comprese subito.
Barbossa si fece serio come una maschera di gesso e lanciò a Sao Feng qualcosa che afferrò al volo. Se lo portò all’orecchio, come se all’interno dell’oggetto misterioso fosse contenuta la risposta alla sua domanda, e solo allora il vecchio Capitano della Perla si decise a parlare.
A mano a mano che Sao Feng ascoltava in termini diversi lo stesso discorso presentatogli da Cristal Cooper, il suo volto si mutava in una maschera d’odio e apprensione. Richiese altro vapore, ma il vapore non arrivò.
Fu quando l’uomo li accusò di tradimento che Cristal non riuscì più a tenere la lingua a freno.
- Tradire?! Mi domando se non stiate dimenticando il ruolo che ricoprite, Capitano! Lasciate che una mente giovane ve lo rinfreschi: voi, come noi, dovete fedeltà alla Fratellanza prima di tutto! Una guerra è alle porte e non staremo a guardare mentre Singapore si lascia corrompere! - esclamò in un ardito passo avanti che ottenne in cambio un’occhiata oltraggiata e stupita al contempo.
Barbossa annuì, grato dell’imbeccata, e prese ad illustrare il perché della necessità imminente di riunirsi a consiglio, Elizabeth a dargli manforte in un rimprovero appassionato che lasciò i due uomini a bocca aperta tanto quanto quello dell’erede del Faucon du Nord.
Sao Feng si mosse verso di lei proprio come mezz’ora prima aveva fatto con Cristal, serpeggiandole attorno e fissandola da vicino.
- Elizabeth Swann… C’è molto più di quanto non appaia in te. E non è che quel che appare sia poco… - sussurrò.
Will si mosse infastidito da quella vicinanza e Cristal spostò lo sguardo da lui a Elizabeth a Hector, che osservava la scena con attenzione.
Qualcosa nei modi di Sao Feng la disturbava. Perché aveva rivolto loro quelle curiose attenzioni? Cosa vedeva in loro che non riuscivano a comprendere? Se si fosse trattato di chiunque altro avrebbe creduto quello strano e inquietante atteggiamento una mera inclinazione al gentil sesso, ma c’era di più fra le parole del pirata, c’era un obbiettivo specifico che non sapeva individuare.
Erano minacce? No. Erano adulazioni. E non capiva perché.
Come si era presentata, quell’assurda parentesi svanì dalle sue labbra e il discorso tornò a vertere sulle motivazioni di Barbossa. Fu Will a rispondere una volta per tutte, ma quando ebbe nominato Jack fu chiaro a tutti che non era stata una mossa saggia.
Hector chiuse gli occhi nel tentativo di reprimere il desiderio di tirare un pugno sul naso al ragazzo e Cristal si appuntò mentalmente di farlo lei stessa in un secondo momento.
Se l’inimicizia fra Sparrow e Sao Feng non fosse stata abbastanza evidente, l’uomo si premurò di renderla chiara dichiarando che avrebbe desiderato ardentemente recuperare Jack dallo Scrigno solamente per poterlo uccidere con le sue stesse mani.
Barbossa cercò di riportarlo in ragione, spiegando per l’ennesima volta che servivano tutti i Pirati Nobili affinché la Fratellanza potesse riunirsi a consiglio, ma il padrone di casa non lo stava più ascoltando, lo sguardo fisso su uno dei suoi.
Cristal mosse un passo in avanti, incuriosita e desiderosa di potersi schierare al fianco della sua ciurma, ma quando si accorse di ciò che aveva attirato lo sguardo dell’uomo inorridì.
Sulla schiena dello sconosciuto un grande tatuaggio nero si stava pian piano sciogliendo sotto l’effetto del vapore: era un falso, si trattava di una spia.
- Così tu ammetti di avermi ingannato… - disse Sao Feng a Barbossa, che lo guardava confuso ed esasperato dall’andamento altalenante della conversazione.
Ma all’armi! improvviso del pirata anche lui fu costretto a fare un balzo indietro.
- Sao Feng, ti giuro, le nostre intenzioni sono le più onorevoli! - cercò disperatamente di acquietare la situazione, ma proprio mentre apriva le braccia in segno di pace, dalle fessure fra le assi del pavimento apparvero come per magia due coppie di spade che lui ed Elizabeth afferrarono al volo.
Cristal avrebbe voluto nascondere la faccia nelle mani e gridare e per un allucinante momento ebbe la sensazione che Hector si sarebbe messo a piangere, ma prima che i nervi di uno dei due potessero definitivamente cedere Sao Feng afferrò la spia e gli puntò un coltello alla gola.
- Deponete le armi, o uccido la spia! - li minacciò.
Ma la tolleranza agli imprevisti di Barbossa era finalmente giunta all’esaurimento e l’uomo liquidò il problema con una scrollata di spalle esasperata.
- Uccidilo! Non è uno dei miei! -
Fu Will a dare voce ai dubbi di tutti.
- Se non sta con te e non sta con noi… con chi sta? -
E proprio mentre terminava la frase Cristal si rese conto di quale fosse l’altra forza in gioco, del perché in prima battuta si fossero recati a Singapore.
- Gli Inglesi! - gridò, ma il suo ammonimento venne coperto da un’improvvisa carica di fanteria che fece irruzione nell’edificio.
Il fumo dei fucili si andò presto a sostituire al vapore, e la frenesia della battaglia li stordì come un’onda impetuosa.
- Cristal! Stai bene? - Hector la afferrò per un braccio, spingendola al sicuro dietro una colonna e la giovane annuì con decisione, prendendo la spada offertagli dall’uomo.
- Prendiamo le Carte e filiamo via! - replicò, assicurandosi che Will fosse stato liberato.
Ma di fronte al nemico comune Sao Feng aveva saggiamente deciso di schierarsi al fianco dei due Pirati Nobili e fra un fendente e l’altro li condusse verso l’uscita.
Prima di poter realmente capire cosa stesse succedendo, Cristal si ritrovò a correre verso una meta imprecisata, la spada che di tanto in tanto affondava nella carne dei nemici o parava in un sordo clangore i colpi a lei indirizzati.
- Da dove diamine sono spuntati tutti questi soldati?! - urlò per sovrastare il fragore degli spari, Elizabeth poco lontano che si liberava di un avversario facendolo cadere in acqua con una spallata.
- Qualcuno doveva sapere che Sao Feng sarebbe stato contattato! Non hanno fatto altro che aspettare pazienti! - replicò Barbossa roteando di lato e assestando un fendente a un soldato che stava per colpire Cristal.
- Beh, si dà il caso che la mia pazienza stia decisamente vacillando! Pensiamo di andarcene o vogliamo mettere radici in questa fogna di città? - replicò, l’uomo a inseguire un fante fino a un ponticello rialzato.
Un fuoco d’artificio sfrecciò proprio davanti al suo naso sotto lo sguardo attonito della ragazza e andò a colpire quella che doveva essere una polveriera in uno spettacolo di luci e colori che fece guadagnare loro qualche secondo.
- Inaspettato ma gradevole! - commentò la giovane, spingendo di lato il cadavere di cui Barbossa si era appena disfatto e correndo al fianco dell’uomo.
Finalmente il gruppo si ricongiunse, Will con in mano la refurtiva e sul volto un sorriso soddisfatto.
- Hai le carte? - berciò Hector in una domanda che celava l’ordine di consegnargliele immediatamente.
Will le lanciò al Capitano ancor prima di annuire.
- E meglio ancora! Ho una nave e una ciurma! - spiegò.
Cristal assottigliò gli occhi, stupita dal gran numero di cinesi al seguito dell’amico d’infanzia.
- Dov’è Sao Feng? - domandò Elizabeth, perplessa quanto lei.
- Ci copre la fuga e ci raggiunge alla Baia dei Relitti. - replicò Will.
Per un istante, un singolo e rapido istante, Cristal ebbe l’agghiacciante sensazione che il giovane avesse mentito, ma la nuova ciurma la sospinse verso la via di fuga e Barbossa fu svelto a prenderla per mano e trascinarla in salvo.
Salirono a bordo di una giunca dalle vele triangolari e quel gesto parve a Cristal una profanazione.
Nel nero pece del cielo, di tanto in tanto illuminato dalle esplosioni e dai colpi di fucile, rivide una notte d’estate di molti anni prima, sentì l’odore di polvere da sparo portato da vele simili a quelle.
Mentre gli amici di tutta una vita prendevano posto accanto a lei e Hector non le lasciava ancora andare la mano, le scaglie di legno del Tempio del Serpente le riapparvero alla memoria in un ultimo brivido.
C’era qualcosa che le sfuggiva, qualcosa di grave.
Come aveva fatto Will a ottenere nave e ciurma e ad andarsene da lì con le Carte Nautiche quando meno di un quarto d’ora prima Sao Feng aveva cercato di ucciderlo senza pensarci due volte?
Perché il Pirata Nobile del Mar Cinese Meridionale si era comportato in quel modo stranissimo con Elizabeth? E soprattutto, per quale motivo sembrava così sospettoso della carica di Cristal? Cosa intendeva con quella criptica sortita sul Mare del Nord?
Quando la nave fu abbastanza lontana dalla città da potersi dire in salvo, la giovane ancora non aveva risposte.
 







 
Avevano navigato a lungo, la prua puntata ostinatamente a Sud nonostante i vari imprevisti. A mano a mano che avanzavano lungo la loro rotta misteriosa il mare si era fatto agitato e varie tempeste si erano susseguite, minacciando di strappare le vele e rovesciarli.
Poi era sopraggiunto il freddo, un freddo acuto e pungente che aveva preso a divorare dita e pensieri mentre la ciurma se ne stava stretta in cerca di calore ed Hector manovrava indomito, l’ombra di un sorriso sulle labbra.
Per ingannare il tempo e distrarre gli animi Cristal continuava a raccontare le sue storie, integrando alle vicende gli scenari ghiacciati che stavano attraversando, e persino la taciturna Tia Dalma si era seduta accanto a lei, incuriosita e desiderosa di ascoltare. Sembrava che la diffidenza dei primi giorni stesse pian piano svanendo, e la giovane si era ritrovata a pensare che forse era solo questione di conoscersi meglio, che forse era stata troppo precipitosa nel giudicare la sacerdotessa. Si era sorpresa a scorgere una strana malinconia nei suoi occhi, forse addirittura una vera e propria tristezza, ma non aveva osato offrirle parole di conforto, la sua presenza sapeva ancora metterla in soggezione.
Il ghiaccio si era fatto via via più opprimente fino a sparire nuovamente nel nulla, lasciandoli a navigare in una lunga notte senz’anima in cui solo le stelle segnavano la via.
C’era silenzio a bordo, come se tutti stessero trattenendo il respiro, come se tutti avessero percepito che la meta era vicina.
- Il tuo animo è turbato, Figlia della Tempesta… -
Cristal trasalì: non aveva sentito Tia Dalma arrivarle alle spalle.
Ripresasi dallo spavento le rivolse un sorriso leggero, come a smentire le sue parole.
- Ho piena fiducia in Barbossa. - fu la sua risposta, ma la donna scosse la testa e le posò una mano all’altezza del cuore, sfiorando la collana.
- Sono ben altre le tue preoccupazioni. Un cuore sincero può riuscire a sopravvivere a tanto? La lontananza dalle tue acque si fa sentire, la strada che hai scelto ti ha condotta troppo lontano da casa. Stai per raggiungere un regno in cui la tua protezione non ha potere. All’erta, Cristal Cooper. - sussurrò, prima di lasciarla alla murata più terrorizzata di prima.
Che la donna avesse davvero inteso cosa agitava i suoi pensieri da quando avevano lasciato Singapore?
Quasi immediatamente fu Barbossa ad affiancarla, facendole segno di seguirlo alla barra.
- Ci siamo quasi. - le disse, un’occhiata di rimprovero scoccata alla sacerdotessa che però Cristal non notò.
All’improvviso Will spezzò il silenzio, correndo da prua a poppa in loro direzione.
- Barbossa! Di prua! - esclamò, ma l’espressione dell’uomo non fu quella che si aspettava.
- Sì, perduti, questo siamo! - ribatté, soddisfatto.
- Perduti?! - fece Elizabeth.
- Perdersi è l’unico modo per trovare un posto che sia introvabile, altrimenti chiunque saprebbe dove trovarlo! - fu l’assurda spiegazione, e in quell’arzigogolo Cristal ebbe la netta sensazione che fossero ormai vicinissimi a Jack.
- Acquistiamo velocità! - osservò Gibbs dopo un’occhiata alla scia della nave.
Barbossa gli accordò la ragione, ma nessuno comprese la sua gioia: di fronte a loro, troppo vicini perché una manovra potesse funzionare, il mare si interrompeva in un’enorme e roboante cascata.
Terrorizzato, Will assunse il comando e prese a sbraitare ordini alla ciurma in un disperato tentativo di salvare il salvabile, ma fu la voce tonante di Barbossa a sovrastare la sua.
- Non vi azzardate! Che si avanzi dritti, e giù! - ordinò.
Tutti presero a urlare, correndo avanti e indietro nel tentativo di fare qualcosa, Elizabeth che sbraitava contro Hector e Will che maneggiava le sartie come un folle.
Persino Tia Dalma si era rannicchiata in un angolo e adesso consultava febbrilmente il Fato pregando in un esito positivo.
Di tutto l’equipaggio della Hai Peng, solo Cristal non sembrava spaventata.
- Sei matta?! Vuoi morire?! - cercò di riportarla alla ragione Elizabeth per poi scuoterla per un braccio.
La ragazza le rivolse uno sguardo deciso che la fece indietreggiare.
- Abbi fede! - disse solamente, una mano attorno ad una cima e l’altra a stringere la sua collana.
Hector le rivolse un sorriso orgoglioso e scoppiò a ridere, mentre la nave valicava i Confini del Mondo e precipitava nell’oblio.
La risata dell’uomo fu l’ultima cosa che udì, poi l’acqua e il vento si impossessarono di tutto e fu solo buio e silenzio.
Il Mondo dei Morti non ammetteva rumore.
Fu il sapore del sale a riportarla alla luce. L’acqua di mare le era entrata in bocca e nel naso, e prima di tossire si ritrovò a spalancare gli occhi su un sole diverso, un sole che scaldava le ossa con un calore sconosciuto.
- Siamo vivi?! - esclamò, cercando di balzare in piedi e cadendo di nuovo impedita dall’acqua.
Tossì ancora, e una mano forte e salda la afferrò per un braccio e la rimise in piedi.
- Siamo arrivati. - le rispose Barbossa, facendole segno di seguirlo sul bagnasciuga, dove fra i resti spezzati della Hai Peng si stava radunando il resto della ciurma.
Sembrava ce l’avessero fatta sul serio. Erano arrivati, potevano salvare Jack!
Ma di Jack non c’era traccia.
- Non vedo nessuno… - commentò Elizabeth, gli occhi stretti a scrutare il riverbero che si infrangeva sulle alte dune di fronte a loro.
- E’ qui! Davy Jones non lascia mai andare quello che prende! - la tranquillizzò a modo suo Hector, ma Will non sembrava convinto.
- Adesso che importa? Siamo intrappolati anche noi, non meno di Jack. - sibilò, ottenendo uno sguardo di fiele da parte di Cristal.
La ragazza aggirò Barbossa fino a trovarsi a faccia a faccia con l’amico d’infanzia, scura in volto e con un dito puntato contro il suo petto.
- Cautela, Will! Barbossa aveva il compito di portarci fino allo Scrigno, e allo Scrigno ci ha portati! Il dubbio non è merce gradita su queste spiagge. - replicò, ferita dalla completa mancanza di fiducia.
Forse Will la credeva una sprovveduta, forse pensava non avesse notato la brusca virata che aveva compiuto da quando avevano lasciato Singapore, ma conosceva il suo amico e sapeva quando qualcosa in lui non era trasparente. Era da quando si erano separati da Sao Feng che i suoi scambi con Barbossa rasentavano l’insolenza, e le parole di Tia Dalma durante la traversata non avevano fatto che acuire la sua preoccupazione.
Il ragazzo alzò le sopracciglia, stupito da una simile presa di posizione, ma non ebbe tempo di replicare a tono: Tia Dalma si intromise, la voce misteriosa ad alzarsi armonica con la risacca.
- Il brillante Jack è più vicino di quanto pensiate! - ghignò, le dita lunghe e affusolate ad accarezzare la corazza di un piccolo granchio biancastro.
I presenti seguirono lo sguardo della sacerdotessa lungo i crinali delle dune e tutti quanti trasalirono quando all’orizzonte fecero capolino le vele nere che tutti conoscevano.
- E’ la Perla! - esclamò la ragazza, facendo un passo avanti per poi voltarsi verso gli amici in cerca di sostegno, vagamente preoccupata che potesse trattarsi di un’allucinazione.
In piedi sul pennone più alto della Maestra, un puntino minuscolo fra il sartiame, Jack Sparrow scrutava le onde.
Cristal sentì il nodo che le aveva stretto le viscere fino a quel momento sciogliersi di colpo e gli occhi inumidirsi, mentre un sorriso spontaneo le nasceva sulle labbra.
Ce l’avevano fatta.
La Perla Nera scivolò sulla sabbia trasportata da un’onda di piccoli granchi bianchi identici a quello con cui stava giocando Tia Dalma fino a che non ebbe raggiunto la spuma dell’onda, mentre Gibbs, incredulo, si avvicinava piano.
- Per mille palle di cannone con la barba! E’ Jack! - esclamò correndogli in contro, Elizabeth immediatamente dietro di lui ad arrestare la sua corsa dopo qualche passo.
Cristal non si accorse di nulla, troppo intenta a trattenere le lacrime nel superare Gibbs e gettarsi al collo del compagno di tante avventure.
- Jack! Jack ce l’abbiamo fatta! Sei tu! Ce l’abbiamo fatta! - esclamò stringendolo forte e affondando il viso grondante acqua nel colletto della sua giacca.
Non notò la smorfia infastidita di Barbossa, che a quella plateale dimostrazione d’affetto aveva repentinamente distorto lo sguardo, e d’altro canto fu svelta a lasciar andare l’amico, indietreggiando di un passo per poterlo guardare meglio.
Quello le rivolse un’occhiata indecifrabile, poi si indirizzò a Gibbs, che aveva abortito a metà l’abbraccio che anche lui avrebbe voluto dedicargli.
- Signor Gibbs! Fate rapporto! E spero siate in grado di dare conto delle vostre azioni! - berciò Jack, che non sembrava per nulla contento di vederli.
L’uomo, confuso, cercò spiegazioni, e Sparrow non si fece pregare, blaterando tuttavia cose incomprensibili.
Gibbs abbassò il tono, forse in imbarazzo per lui, ma quando ebbe cautamente spiegato che si trovavano all’interno dello Scrigno di Davy Jones la reazione fu ugualmente spiazzante.
Fu finalmente Barbossa ad attirare l’attenzione del pirata chiamandolo per nome.
- Ah, Hector! Da quanto tempo, vero? - esclamò Jack.
Cristal inclinò la testa di lato. Era quello il benvenuto da dare a un redivivo? Che credesse di essere spacciato? O forse li riteneva tutti quanti un’allucinazione dettata dallo Scrigno?
- Sì! Isla de Muerta, mi pare… mi hai sparato! - gli rinfrescò la memoria il suo ex secondo ufficiale.
- Non ero io! - si manlevò come se niente fosse, scartando lateralmente e andando a salutare Tia Dalma.
- Crede che sia un’allucinazione… - Will diede voce alle perplessità di tutti, ma Jack gli rivolse un’occhiata saccente che nessuno si aspettava in quel frangente.
- William, sinceramente! Sei qui perché ti serve il mio aiuto per salvare una damigella pericolosa, o una damigella in pericolo? E’ uguale… - convenne in un discorso che parve chiaro solo a lui.
Solo dopo un’altra dose di blaterare senza senso Elizabeth si fece finalmente avanti.
- Jack! E’ tutto reale, siamo qui! - esclamò.
L’uomo le rivolse un’occhiata che avrebbe potuto dirsi di terrore e fece dietrofront, cercando delucidazioni presso Gibbs.
Cristal tratteneva il fiato, spaventata da quello a cui stava assistendo.
Che Jack avesse perso completamente il senno durante la sua prigionia? Era questo il prezzo da pagare all’interno dello Scrigno? C’era una cura, o si sarebbero dovuti accontentare di quella versione sbiadita e confusa di Jack?
- Siamo venuti a soccorrerti! - cercò di spiegare la giovane Swann, avanzando ancora, ma Jack li spiazzò tutti di nuovo.
- Ma tu guarda! - esordì con una certa dose di disprezzo che Cristal non seppe spiegarsi.
Implacabile, l’uomo prese a lamentarsi del fatto che non aveva voglia di sobbarcarsi dei loro problemi a bordo della sua nave, e quando Hector replicò ad insinuare che l’unica nave in vista apparteneva a lui Cristal perse la pazienza e si sedette sulla sabbia, esasperata.
Allora era questo il problema? I due grandi capitani non avevano intenzione di mollare l’osso e giocavano a chi era più infantile?
Lasciò che fossero gli altri a sbrigarsela con Jack, conosceva bene il suo carattere e onestamente sapeva che se avesse provato lei a farlo ragionare sarebbe probabilmente finita in una scazzottata.
Ma quando, dopo aver riassunto quale fosse l’emergenza, Will gli fece notare che senza un equipaggio non sarebbe mai sfuggito allo Scrigno, Jack ebbe una reazione ancora più inaspettata delle altre.
- Perché dovrei imbarcarmi con voi, di cui quattro hanno tentato di uccidermi e una c’è riuscita? -
L’istante di silenzio che seguì le sue parole fu rapido come un battito di ciglia, rapido come il movimento di coloro che si voltarono in direzione di Elizabeth, rapido come il suo distogliere lo sguardo quando fu sfiorata da quello di Will.
Ma Cristal non stava più prestando attenzione ai dettagli.
Tutto ciò che riusciva a vedere era la colpa di Lizzie marchiata a fuoco sulle sue labbra serrate, era la Perla che si inabissava sui flutti, il dolore cupo e straziante di aver perso di nuovo qualcuno di importante, la disperazione di non essere stata capace di salvarlo, ancora, ancora, ancora.
E invece non aveva capito niente.
E invece come sempre era stata ingannata.
Ancora una volta.
Ancora da Elizabeth.
Jack riprese a parlare, parole di scherno scelte con cura per ferire, ma Cristal non le udiva, ancora stordita dalla rivelazione, ancora ferita come da una staffilata attraverso le tempie.
Con gli occhi vedeva Sparrow organizzare una ciurma, vedeva i cinesi schierarsi al suo fianco e Hector e gli altri farsi forza delle Carte Nautiche come contrappeso, come merce di scambio. Vedeva tutto quello, ma fu solo quando Gibbs le porse una mano per alzarsi in piedi che tornò a sentire la sabbia sotto le suole e l’acuto fischio alle orecchie si diradò.
- Arrivo… - sussurrò, lo sguardo sconvolto ancora fisso su Elizabeth.
Quella finse di non averla notata e proseguì verso la Perla, muta e colpevole.
- La vita è crudele, Cristal Cooper. Non era questa la marea che avevi scelto, dico bene? -
Tia Dalma le scivolò accanto prima di sorpassarla, gli occhi scuri puntati nei suoi e nella voce la vibrazione sottile di chi sa.
- La vita non deve nulla a nessuno. Sta a noi scegliere se essere crudeli o meno. - ribatté, infastidita.
Il sorriso della donna le parve un ghigno di scherno e non indagò oltre: la Perla aveva bisogno di tutti gli sforzi per abbandonare quel luogo di morte e follia e lei si era attardata fin troppo.
Se credeva che una volta a bordo sarebbe riuscita a distrarsi dalla nausea incalzante sbagliava di grosso: i due Capitani, proprio come due bambini capricciosi, avevano preso a litigarsi il comando.
Certo Cristal in quanto Pirata Nobile era una loro pari e avrebbe potuto tranquillamente assumere il comando per placare i continui battibecchi, ma onestamente non aveva alcuna voglia di agire in prima persona. Si sentiva insofferente nei confronti di tutti, ed era grata a Elizabeth di aver deciso di sparire sottocoperta e non farsi più vedere fino al tramonto.
Qualcuno che invece non sembrava aver capito il suo bisogno di solitudine era proprio Jack.
- Allora, giovane Cooper… pare proprio che alla fine tu abbia ottenuto ciò che volevi! - esclamò all’improvviso cingendole la vita con un braccio, la nebbia via via più fitta nella notte attorno a loro.
La ragazza gli rivolse uno sguardo scocciato ed esalò un lungo sospiro.
- Sarebbe a dire? - non si premurò nemmeno di scostarsi, sapeva che sarebbe stato inutile.
Jack le riservò un sorrisetto saccente e inclinò appena la testa in sua direzione.
- Hai recuperato il buon vecchio Hector, in un modo o nell’altro! Mi chiedo solo come tu sia riuscita nell’impresa…  Cosa ti ha chiesto in cambio Tia Dalma? - fece, curioso come una faina.
L’espressione cupa di Cristal però non dovette piacergli.
- Io non ho fatto nulla per riavere Barbossa. Non… non sono stata io a riportarlo indietro. - balbettò, l’ombra di un nuovo dubbio ad insinuarsi nel suo cuore.
Jack si fece serio di colpo e abbassò la voce.
- Che cosa significa che non sei stata tu? - replicò.
La ragazza si divincolò dal suo tocco in un gesto fluido e si guardò intorno, spaesata.
- Jack, non avevo nemmeno idea esistesse una simile soluzione. Nessuno di noi ha pagato Tia Dalma per questo rituale. -
L’uomo serrò le labbra e spalancò gli occhi.
- Solo noi sapevamo di Hector. A meno che il sangue… - considerò, uno sguardo sfuggente alla collana prima che un richiamo da prua li facesse sobbalzare entrambi.
Tante piccole scialuppe erano apparse nel buio della notte e illuminavano la superficie dell’acqua, procedendo lungo la corrente in direzione contraria alla Perla.
Gibbs stava già caricando il fucile, ma Will, che doveva aver intuito qualcosa, lo fermò.
Jack e Cristal si scambiarono un’occhiata preoccupata e si avvicinarono, mentre Barbossa lasciava momentaneamente il timone per unirsi a loro.
- Non siamo null’altro che ombre per loro… - fece Tia Dalma, greve.
- E’ meglio lasciarli passare. - aggiunse Barbossa con dolcezza, una mano sulla spalla di Cristal quasi a trattenerla.
Quella si voltò, gli occhi chiari ad esternare una domanda di cui già conosceva la risposta.
- E’ la flotta del Bag-Noz, vero? -
L’uomo annuì soltanto, mentre Jack accanto a loro rimaneva in silenzio a fissare la lunga processione.
- Che cosa significa? - inquisì Will, ma nessuno ebbe il tempo di rispondergli: in mezzo alla flottiglia apparve un volto conosciuto e all’apprendista del fabbro e alla Figlia della Tempesta il cuore cadde dritto in fondo ai piedi.
Weatherby Swann beccheggiava piano a babordo.
- Oh no… - si lasciò sfuggire Cristal, il respiro mozzato dalla violenza della scoperta.
Fu allora che Elizabeth decise di tornare in coperta e scorse il volto dell’uomo fra le scialuppe.
- E’ mio padre, siamo tornati! Bene! - esclamò, le labbra tese in un sorriso di pura gioia.
- Padre! Padre qui! Sono qui! - prese a saltare sul posto per farsi riconoscere, ma Swann parve non udirla.
Accanto a lei, a Cristal prese a tremare il labbro inferiore, mentre la presa di Barbossa sulla sua spalla si faceva più salda, come un monito o una protezione.
- No. - le sussurrò all’orecchio prima che potesse prendere una qualsiasi iniziativa.
- Elizabeth… non siamo tornati. - fu la spiegazione di Jack.
La ragazza si fece seria di colpo e quando per una frazione di secondo incontrò il viso cinereo e straziato dell’amica parve capire.
- Padre! - chiamò ancora, trascinandosi lungo la murata.
L’uomo finalmente udì il richiamo e la riconobbe, voltandosi in loro direzione.
- Elizabeth! - esclamò, stupito.
- Sei morta? - chiese poi, rendendo ineluttabile il motivo della sua presenza in quel luogo.
Elizabeth prese a scuotere la testa, Cristal ferma nella stessa identica posizione di prima con le mani a coprirle la bocca mentre l’amica negava l’evidenza.
- E’ stato per un forziere, sì… Che strano… in quel momento sembrava così importante! - raccontò Swann.
- Sali a bordo! - urlò Elizabeth, ancora aggrappata all’ultima briciola di speranza che l’oscurità in cui navigavano le stava offrendo.
Ma l’uomo non la ascoltava, e continuò a spiegare le circostanze del suo sacrificio.
- Qualcuno gli getti una cima, Ritorna con noi! - urlò Lizzie, precipitandosi verso un cumulo di corde abbandonate ai piedi di un albero.
Cristal si scrollò di dosso la mano di Barbossa e affiancò l’amica, le guance spruzzate di lentiggini già bagnate da due lacrime traditrici, il cuore già dimentico della violenza del rancore.
- Cristal! Sono stato ingiusto nei tuoi confronti, ti chiedo perdono… Mi perdonerai? - si rivolse poi a lei, vedendola armeggiare con la cima accanto a Elizabeth.
La giovane, che agiva ben consapevole dell’inutilità dei suoi gesti, scosse la testa con un sorriso dolce.
- Non avete nulla di cui farvi perdonare, Governatore! Io vi rispetto! - gli urlò dalla murata, mentre l’uomo ricambiava il sorriso e con un cenno del capo la ringraziava, ignorando la cima che sua figlia gli aveva gettato.
- Sono così fiero di te, Elizabeth… - sussurrò, gli occhi traboccanti amore e orgoglio.
La ragazza però non si arrendeva, le corde vocali raschiate dal tanto gridare e il busto sporto interamente dalla murata.
- Prendi la cima! Padre! Prendi la cima! - continuava a ripetere come un’ossessa, incapace di accettare il destino.
Ma la cima scivolò in acqua, lontano dalla scialuppa, e Weatherby Swann non fece nulla per mutare il suo fato.
Il Governatore tornò invece a rivolgersi a Cristal, il sorriso di poco prima inquinato dal senso di colpa, da una supplica amara nella quale ancora chiedeva perdono.
- Ti sei sempre presa cura di lei. Lo faresti ancora, per me? -
Cristal, ormai in preda ai singhiozzi, annuì e si morse un labbro.
- Sempre, Signore. Avete la mia parola! - gli promise, la vista annebbiata dalle lacrime e il cuore in frantumi.
Ma se lei si era ormai rassegnata a non poterlo salvare, lo stesso non si poteva dire di Elizabeth, già pronta a tuffarsi per recuperarlo.
- Non deve lasciare la nave! - tuonò improvvisamente Tia Dalma, la ragazza che gridava ormai fuori di sé e Will che accorreva nel disperato tentativo di bloccarla e impedirle la follia.
- No, padre! Io non ti lascio! - continuava ad urlare, dimenandosi e cercando di buttarsi.
- Darò un bacio a tua madre per te! - fu l’ultimo saluto di Weatherby Swann, prima che la corrente lo trascinasse troppo lontano perché le sue parole potessero distinguersi.
E mentre William, Elizabeth stretta fra le braccia, chiedeva invano se ci fosse speranza, Cristal Cooper rimaneva ferma alla murata, sola e superata da tutti, le guance scavate dal pianto e gli occhi secchi.
Il silenzio li avvolse di nuovo in una bolla e la notte fu ancora una volta padrona.
La flotta del Bag-Noz era passata.
Il giorno seguente li accolse senza un fiato e con la nefanda notizia dell’esaurimento delle scorte di acqua dolce. Il malcontento a bordo aumentava assieme alla noia portata dalla bonaccia, ma Cristal aveva altro a cui pensare.
Silenziosa, era andata a sedersi accanto a Elizabeth sulle scale che conducevano al cassero, e nessuna delle due aveva aperto bocca per almeno un’ora intera.
Sorprendentemente era stata Elizabeth a parlare per prima.
- Avrei dovuto dirtelo. - disse semplicemente.
- Di Jack, intendo. Non hai torto ad odiarmi. - ma non ebbe risposta e si voltò per assicurarsi che l’amica la stesse ascoltando.
Cristal la stava fissando attentamente, le sopracciglia arcuate in un’espressione severa.
- Sì, avresti dovuto. Ma non ti odio. - rispose solo.
Era ancora arrabbiata con lei, era ancora arrabbiata per il fatto che avesse preso quella decisione così, senza consultare nessuno, ignorando i sentimenti degli altri, sottraendole l’ultimo punto fermo che le fosse rimasto e fingendo che la responsabilità non fosse sua, eppure non riusciva ad odiarla, non adesso, non così.
La vita non doveva niente a nessuno, e stava a lei decidere se essere crudele o meno.
- Come fai a essere così? Come fai a perdonare tutto? - le domandò la ragazza, gli occhi bassi e le mani a tormentare la stoffa blu della casacca.
Cristal le passò un braccio attorno alle spalle e la strinse a sé in un abbraccio stanco. Non le rispose, non avrebbe saputo che dirle.
- Mi dispiace tanto, Liz. - sussurrò dopo alcuni minuti senza azzardarsi a lasciarla andare.
L’amica sorrise debolmente e poggiò il capo contro la sua spalla.
- E’ solo che papà non c’entrava nulla in tutto questo. Non se lo meritava. Non è giusto. - tacque un momento, poi sospirò.
- Vorrei avere il coraggio che hai tu… - confessò in un soffio, stremata dal dolore della notte appena passata.
Quella frase le sembrò già ascoltata in tempi remoti e Cristal sorrise amara, negli occhi il ricordo di una spiaggia al Sud del mondo, di una locanda nella vecchia Londra. E poi fu il rumore dell’oro a incresparle la pelle, fu il sapore del sangue.
Conosceva bene il dolore di Elizabeth, l’aveva già incontrato due volte.
- Non esiste coraggio di fronte alla perdita, Liz. Solo stanchezza ed inerzia. Ma un giorno sorriderai di nuovo. Un giorno… - non concluse: di fronte a loro Jack e la ciurma avevano preso a correre avanti e indietro lungo il ponte, facendo rollare la nave.
- Che diamine combinano, adesso? - fece Elizabeth, abbandonando lentamente la sua postazione e avvicinandosi in cerca di spiegazioni.
Cristal non la seguì, preferendo affiancare Barbossa dove Jack aveva lasciato spiegate le Carte Nautiche.
- Non ho capito. - dichiarò solennemente, ottenendo in cambio un’alzata di spalle da parte dell’uomo.
Quello si chinò sulle Carte, strizzando gli occhi in cerca di un indizio.
- “Sopra è sotto”… - lesse ad alta voce la ragazza, scorrendo lo sguardo lungo i disegni sulla mappa.
- Sopra è sotto! - esclamò di nuovo, incontrando il guizzo consapevole negli occhi azzurri di Barbossa.
- Sì! Ha intuito tutto! - fece lui, soddisfatto.
- Jack, sei un genio! - urlò Cristal correndo alla murata, pronta ad aiutare il resto della ciurma in un compito il cui vero obbiettivo avevano capito solo in tre per il momento.
Il carico fu liberato, casse, barili e cannoni che vagavano liberi da un lato all’altro della stiva assecondando il rollio della nave.
Ad ogni oscillazione la murata si faceva sempre più vicina alla superficie dell’acqua ed era sempre più difficile riuscire a rimanere in piedi senza precipitare in preda alla gravità. Qualcuno mancò di aggrapparsi e cadde nel vuoto, ma ormai il gioco era fatto: spinta oltre al suo limite, la nave si rovesciò, completamente capovolta al di sotto della superficie.
Erano tutti lì, aggrappati alla murata e al sartiame, gli occhi spalancati e le bocche chiuse in attesa di qualcosa, e proprio quando stavano incominciando a credere di aver commesso un imperdonabile errore una forza inspiegabile prese ad attrarli verso l’alto, l’acqua che si ritirava con un risucchio violento.
Proprio come avevano visto fare all’Olandese Volante, la Perla venne sputata dal mare e atterrò sui flutti con uno schizzo potente che inondò il ponte di coperta, rovesciandovi alghe, pesci e un’incredibile quantità di piccoli granchi.
Cristal, fradicia fino al midollo e con i capelli appiccicati al viso, si alzò in piedi e si avvicinò alla  murata, le labbra socchiuse in un sorriso incredulo.
Sulla linea dell’orizzonte, timido eppure glorioso, faceva capolino il primo sole del mattino.
Si levava l’alba.
Erano tornati a casa.









 
Note:

Per i nostri eroi uscire dallo Scrigno di Davy Jones è stato più facile del previsto, lo stesso non si può dire di me... xD
Ho le mie scuse buone per questa lunghissima assenza: come vi avevo già accennato avevo un progetto abbastanza serio per le mani che richiedeva tutte le mie attenzioni e per questo sono stata costretta a mettere in pausa i miei lavori "da fandom" per un po', ma finalmente posso dire che la parte complicata di questo progetto è giunta a termine e se avrò un briciolo di fortuna potrò presto svelarvi una volta per tutte di che si trattava!
Nel frattempo rieccomi qui, a solcare di nuovo queste acque che mi erano immensamente mancate!
Questo è purtroppo un vero e proprio capitolo di transizione, in cui nulla di nuovo sembra aggiungersi alla trama. Se fate attenzione, tuttavia, qualche piccola anticipazione è celata qua e là nei discorsi dei nostri personaggi, e fra poco (anzi, fra pochissimo) tutte le carte verranno scoperte...
Nel frattempo Cris ha un brutto presentimento che si sta espandendo a macchia d'olio nel suo cuore. Di che si tratta nel concreto? C'è davvero di che preoccuparsi, o è solo una brutta sensazione data dalle cupe circostanze in cui si è trovata ultimamente? Barbossa e Jack smetteranno mai di fare i bambini? (E soprattutto, il Pirata Nobile del Mar Caspio si sarà accorto di essere un tantinello palese per quanto riguarda il suo punto debole?)
Non aggiungo altro e lascio a voi i commenti, sappiate solo che il prossimo capitolo è IL Capitolo e lo stavo aspettando dalla bellezza di dodici anni e mezzo. Non vedo l'ora di far soffrire leggere anche a voi.
Buona fortuna. ;)

Come sempre immani ringraziamenti a voi che leggete/seguite/recensite/non mi uccidete quando torno dal regno dei morti dopo quasi due anni di assenza. Siete la mia gioia. <3

Kisses,
Koori-chan
  
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