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Autore: Iaiasdream    27/04/2019    0 recensioni
Nel mistico Regno del Nord, la magia viene bandita così come chi la pratica.
I maghi, stremati dalla lotta per sopravvivere alle persecuzioni, si rifugiano nella Radura promettendosi di usare la loro abilità solo per il bene.
Col passare degli anni, i maghi cancellano l'arte oscura, correggendo la parola magia con Alchimia, continuano la loro vita nella tranquillità.
Una notte, però, il fantasma del passato ritorna per ottenere ciò che brama più al mondo.
Cinque guerriere, marchiate dal potere degli elementi primordiali, si ritroveranno a lottare per la libertà e per un mondo nuovo.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3.
 
Gli occhioni vispi avevano seguito la traiettoria della farfalla senza abbandonarla per un istante. Suo padre le aveva detto che era rara e doveva ritenersi fortunata per averla trovata.
Kalisya aveva raccolto due lembi della sua gonna e si era messa a rincorrere l’insetto fino a giungere lì, proprio dov’era quel cerchio.
Ne aveva visti tanti, suo padre, lo stregone del villaggio, ne creava uno ogni giorno per sperimentare nuove formule magiche. Ma quello che decorava il prato ben curato del chiosco non l’aveva mai visto prima.
La piccola si era inginocchiata accanto a quelle pietre appuntite e l’aveva osservato dimenticandosi della farfalla che ormai era volata via, posandosi chissà su quale fiore, poi si era alzata e con passi saltellanti aveva percorso tutta la linea curva canticchiando una canzoncina inventata al momento.
«Kalisya, piccola mia! Allontanati da quel cerchio, vieni qui accanto a me!» le aveva ordinato affettuosamente suo padre sedendosi a un tavolino e aprendo un libro ne aveva iniziato a sfogliare le pagine giallastre, poi l’aveva chiamata ancora.
«Sto scegliendo il segno più bello, padre!» aveva risposto la bambina con voce squillante. Nonostante tutto sapeva che l’uomo non sarebbe stato tranquillo e, volendo allontanarla da quel posto, le si era avvicinato, l’aveva presa in braccio e l’aveva fatta sedere con sé appoggiandola sulle gambe.
«Facciamo un bel gioco» le aveva mormorato in un orecchio, notando il suo solito cipiglio capriccioso. «Adesso ti disegno lo stesso cerchio sulla mano, che ne dici?»
Il broncio sull’espressione della bambina era scomparso del tutto, lasciando il posto a un sorriso candido. Kalisya non aveva esitato a mostrare il suo palmo sporco di terra. Lo stregone glielo aveva pulito prima di passarle un pennello dalla punta imbevuta di uno strano liquido dorato. La bambina aveva seguito attenta ogni sua mossa e si era fatta promettere di non avvicinarsi a quel grande cerchio di pietre, ma annuendo col capo si era morsa le labbra: segno che non avrebbe mantenuto la promessa.
 
L’odore acre dell’aceto allontanò dai suoi sensi quelle voci lontane e dissolse le immagini dei ricordi passati. Nel buio dei suoi occhi una lama di luce comparve e si ingigantì man mano che tentava di aprire le palpebre.
Il formicolio che aveva preso il posto dei suoni andati si diradò facendole udire uno scoppiettio. Un dolce calore le invase tutto il corpo e in quel momento rientrò in scena il dolore alla testa.
Respirando a fatica, Kalisya cercò di aprire gli occhi e mettere ben a fuoco ciò che la circondava. Intravide un soffitto fatto di travi e paglia, poi muovendo le dita delle mani toccò qualcosa di ruvido che scricchiolava a ogni suo lieve movimento.
Dove sono? Pensò guardandosi intorno e portandosi la mano destra alla testa si accorse che il polso era circondato da un livido segnato da piccoli e profondi taglietti. Girò la mano per vederlo meglio, poi i suoi occhi a mandorla si posarono su quel segno circolare che lo strato di pelle del palmo metteva in evidenza. E di nuovo venne catapultata nel passato. Rivide suo padre che correva verso di lei, mentre una luce azzurra la inghiottiva rendendola cieca e sorda. Le sue grida di terrore venivano sopraffatte da un’ondata di acqua ghiacciata uscita dal nulla, l’aveva sentita opprimerle il respiro fino a farle scoppiare i polmoni, poi pian piano il dolore l’aveva abbandonata e si era sentita come galleggiare su uno strato liquido inesistente. Alla fine, quando aveva riaperto gli occhi, si era resa consapevole che più nulla sarebbe stato come prima.
Ma il respiro affannoso la riportò velocemente al presente, e si accorse di tremare come una foglia, mentre i dolori l’avvinghiavano senza darle via di fuga, ricordò quello che era accaduto in casa sua, a lei e a suo padre.
Ma cos’era successo dopo?
Distese la mano sulla coperta ruvida e ritornò a guardarsi intorno, cercando di capire dove si trovasse e se fosse ancora prigioniera dei mercenari.
Quando sentì il cigolio alla porta, volse di scatto gli occhi strabuzzati dal terrore e si sentì mozzare il fiato.
Era entrata una ragazza dai lunghi capelli neri raccolti in una treccia alta, mentre canticchiava una canzoncina, e si accorse che in mano reggeva un secchio di legno.
Si guardarono per qualche istante, poi la sconosciuta le sorrise dicendo: «Avrei dovuto bussare, non pensavo fossi sveglia.»
«Dove sono?» chiese Kalisya sforzandosi di alzarsi.
La ragazza la raggiunse e le impedì di farlo. «Resta giù. Il medico dice che devi riposare…»
«Il medico?» la interruppe «Non ho bisogno di un dottore!» esclamò mettendosi a sedere, scostando la coperta e scoprendo le gambe nude. Le fissò per un attimo accorgendosi che le ginocchia erano fasciate da bende impregnate di sangue e la pelle era chiazzata di ematomi.
«Sei ridotta male», la voce dispiaciuta dell’intrusa la riportò alla realtà. Kalisya distolse lo sguardo dal suo corpo e lo posò sulla persona che le stava accanto. «Dove diavolo sono?» ripeté passandosi una mano sulla fronte come a voler afferrare il martellante dolore che continuava a martoriarle la testa.
«Ti trovi nella radura dei Sid» rispose la sconosciuta incrociando le braccia al petto e volgendole uno sguardo titubante.
La Radura dei Sid? Si chiese Kalisya spalancando gli occhi. Conosceva quel posto. Suo padre gliene aveva parlato spesso. Era il luogo dove tutti i maghi, i guaritori e le persone che praticavano ogni sorta di magia si erano rifugiati per scampare all’ordine del Re delle terre del Nord di darli la caccia e bruciarli sul rogo.
Era lì che suo padre le aveva consigliato di andare prima di essere ucciso da quegli uomini.
Ma come ci era arrivata?
Provò a mettersi in piedi, «Che cosa ci faccio qui?» chiese più a sé stessa.
La sconosciuta scattò istintivamente in avanti per aiutarla ad alzarsi, ma Kalisya la respinse. Fu un attimo, e in quel momento la giovane dalla lunga treccia nera poté intravedere sul suo palmo il marchio.
“Il Cerchio dell’Alchimista!” si disse incredula e scoccò uno sguardo interlocutorio verso la ferita. «Ma tu chi sei?», ebbe come una sensazione di timore nel chiederglielo.
Kalisya si volse a guardarla «Chi sono io?» domandò incredula «Chi sei tu?! E che diavolo ci faccio qui?»
La sconosciuta la interruppe alzando la mano e mostrandole il marchio che ne occupava il palmo. Identico al suo ma con un simbolo diverso al centro.
La figlia dello stregone sgranò gli occhi afferrandole d’istinto la mano. “Come fa ad averlo anche lei? Solo mio padre è in grado di interpretare questa magia!” si disse guardando ora la mano della ragazza, ora la sua.
«Sei Kalisya, vero?» chiese l’altra spezzando il silenzio.
«Come fai a saperlo?»
«Sei… la figlia di Cedrom, lo stregone?» insistette facendole mollare la presa.
Kalisya barcollò all’indietro, scombussolata. «Chi te l’ha detto?»
La sconosciuta scosse la testa, poi si volse verso la porta, la raggiunse e prima di uscire disse: «Fa’ ciò che devi. Non entrerà nessuno qui dentro, non ti vedrà nessuno e…vattene», infine, sbattendo la porta, la lasciò sola.

 
   
 
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